Milano, Palazzo Reale – MONET. Opere dal Musée Marmottan Monet, Parigi

Dal 18 settembre, a inaugurare la stagione autunnale di Palazzo Reale Milano, è arrivata l’attesissima esposizione dedicata al più importante rappresentate dell’Impressionismo: CLAUDE MONET. Promossa dal Comune di Milano-Cultura e prodotta da Palazzo Reale e Arthemisia, la mostra è curata da Marianne Mathieu ed è realizzata in collaborazione con il Musée Marmottan Monet di Parigi, da cui proviene l’intero corpus di opere, e l’Académie Des Beaux – Arts – Institut de France.
La mostra rientra nel progetto museologico ed espositivo “Musei del mondo a Palazzo Reale” nato con l’intento di far conoscere le collezioni e la storia dei più importanti musei internazionali.

Claude Monet (1840-1926)
Ninfee, 1916-1919 circa
Olio su tela, 130×152 cm
Parigi, Musée Marmottan Monet,
lascito Michel Monet, 1966
Inv. 5098 © Musée Marmottan Monet, Académie des beaux-arts, Paris

Un percorso espositivo dove ad accogliere il pubblico ci saranno 53 opere di Monet tra cui le sue Ninfee (1916-1919), Il Parlamento. Riflessi sul Tamigi (1905) e Le rose (1925-1926), la sua ultima e magica opera: un prestito straordinario non solo perché riunisce alcune delle punte di diamante della produzione artistica di Monet, ma anche per l’enorme difficoltà di questo periodo nel far viaggiare le opere da un paese all’altro. Il percorso cronologico segue l’intera parabola artistica del Maestro impressionista, letta attraverso le opere che l’artista stesso considerava fondamentali, private, tanto da custodirle gelosamente nella sua abitazione di Giverny; opere che lui stesso non volle mai vendere e che ci raccontano le più grandi emozioni legate al suo genio artistico.

Il Musée Marmottan Monet – la cui storia è raccontata nel percorso della mostra – possiede il nucleo più grande al mondo di opere di Monet, frutto di una generosa donazione di Michel, suo figlio, avvenuta nel 1966 verso il museo parigino – che prenderà proprio il nome di “Marmottan Monet”.
Suddivisa in 7 sezioni e curata da Marianne Mathieu – storica dell’arte e direttrice scientifica del Musée Marmottan Monet di Parigi – l’esposizione introduce quindi alla scoperta di opere chiave dell’Impressionismo e della produzione artistica di Monet sul tema della riflessione della luce e dei suoi mutamenti nell’opera stessa dell’artista, l’alfa e l’omega del suo approccio artistico.

Dando conto dell’intero excursus artistico del Maestro impressionista, a partire dai primissimi lavori che raccontano del nuovo modo di dipingere en plein air e da opere di piccolo formato, si passa ai paesaggi rurali e urbani di Londra, Parigi, Vétheuil, Pourville e delle sue tante dimore.
È il mondo di Monet, con le sue corpose ma delicatissime pennellate e con quella luce talvolta fioca e talvolta accecante che ha reso celebri capolavori come Sulla spiaggia di Trouville (1870), Passeggiata ad Argenteuil (1875) e Charing Cross (1899‐1901), per citarne alcuni.
Ma non solo. Verdeggianti salici piangenti, onirici viali di rose e solitari ponticelli giapponesi; monumentali ninfee, glicini dai colori evanescenti e una natura ritratta in ogni suo più sfuggente attimo.

La mostra è sostenuta da Generali Valore Cultura, il programma di Generali Italia per promuovere l’arte e la cultura su tutto il territorio italiano e avvicinare un pubblico vasto e trasversale – famiglie, giovani, clienti e dipendenti – al mondo dell’arte attraverso l’ingresso agevolato a mostre, spettacoli teatrali, eventi e attività di divulgazione artistico-culturali con lo scopo di creare valore condiviso.

Special partner Ricola.
L’evento è consigliato da Sky Arte.
Catalogo edito da Skira.

Informazioni
www.palazzorealemilano.it
www.monetmilano.it

Hashtag ufficiale
#MonetMilano

Ufficio StampaArthemisia
press@arthemisia.it | T. +39 06 69380306 | T. +39 06 87153272 – int. 332

IMMAGINE DI APERTURA – Una immagine dell’allestimento

Asti – Una rotaia lunga 170 anni. La ferrovia Torino Genova

Promossa dalla Fondazione SLALA, Sistema Logistico del Nord‐Ovest, in collaborazione con la Fondazione Asti Musei, la Fondazione Cassa di Risparmio di Asti e il Comune di Asti, è inserita nel programma della “Douja d’Or”. Inaugurata il 18 settembre, resterà aperta al pubblico fino al 24 ottobre.

AD ASTI A PALAZZO MAZZETTI:
UNA MOSTRA
SUI 170 ANNI DELLA FERROVIA TORINO‐GENOVA
(1853‐2023)

Una mostra per ricordare i 170 anni dall’inaugurazione della linea ferroviaria su cui si è fatta l’Italia: la Torino‐ Genova, nata per collegare la capitale del regno di Sardegna al suo porto sul mar Ligure, è divenuta nell’arco di pochi decenni la spina dorsale dello sviluppo economico dell’Italia unita, costituendo poi uno degli assi di crescita e uno straordinario strumento per collegare il territorio del Nord‐Ovest al resto del Paese, ma soprattutto alle ricche nazioni dell’Europa continentale.

Il racconto di questa ferrovia non è soltanto un capitolo fondamentale e affascinante della nostra storia: è anche un’occasione per riflettere sull’importanza delle infrastrutture di collegamento nell’Europa all’inizio del terzo millennio. Perché veramente lungo questi binari passato e presente si toccano per disegnare il nostro futuro.

La mostra presenta in forma sintetica l’ingente sforzo di natura infrastrutturale, ma anche economica, politica e amministrativa, che si rivelò fondamentale per la costruzione e il consolidamento della linea su cui veramente “si è fatta l’Italia”.

Il progetto espositivo è stato promosso dal Comitato sorto per celebrare il 170esimo anniversario della linea ferroviaria, costruita nel tempo record di soli sei anni tra il 1848 e il 1853: tale organismo è stato costituito dalla Fondazione SLALA (Sistema Logistico del Nord‐Ovest) per sostenere e dare spessore anche culturale ai progetti di irrobustimento della rete infrastrutturale delle regioni italiane nord‐occidentali. “L’idea espositiva – sottolinea il presidente di SLALA, l’avv. Cesare Rossini nasce con una duplice valenza: è pensata, infatti, sia come la celebrazione di uno strumento fondamentale per lo sviluppo del paese lungo l’arco di oltre un secolo e mezzo, sia come un viaggio di riscoperta vissuto nella realtà dell’area vasta che comprende i sistemi infrastrutturali di Piemonte e Liguria”.

Attraverso alcuni appuntamenti espositivi che nel corso del triennio 2021‐2023 si articoleranno in alcuni siti dislocati lungo il percorso, si entrerà in contatto con la storia della prima infrastruttura su rotaia della storia italiana (se si esclude la precedente esperienza della Napoli‐Portici) e si proporranno al pubblico alcuni elementi di riflessione e di confronto tra le problematiche del periodo immediatamente precedente l’Unità nazionale e le scelte attuali che impattano sulla dotazione logistica dell’Italia di Nord‐Ovest, in coerenza con gli obiettivi della fondazione SLALA.

L’obiettivo è quello di proporre l’ospitalità della mostra – per brevi periodi di due‐tre mesi ‐ alle principali città collocate lungo i 165 chilometri della tratta ferroviaria: in particolare, Torino, Asti, Alessandria, Novi Ligure e Genova.

L’esordio sarà significativamente ad Asti, città nella quale il primo treno fa il proprio ingresso il 5 novembre 1849. La mostra articola il proprio racconto lungo alcune principali sezioni tematiche: Introduzione; L’attività preparatoria (1825‐1845); I promotori del progetto: Camillo Cavour e Carlo Alberto; Il cantiere (1848‐1853), luogo di sperimentazioni tecniche e tecnologiche; L’immagine della ferrovia attraverso la lente degli artisti; Evoluzione delle stazioni e del materiale viaggiante; La Torino‐Genova e lo sviluppo del Nord‐Ovest; Gli sviluppi attuali e futuri della linea.

Oltre ai pannelli che sviluppano le singole sezioni, la mostra dispone di un tavolo con tecnologia touch screen, sul quale sarà possibile selezionare e ingrandire le 15 incisioni che il pittore svizzero Carlo Bossoli ha realizzato nel 1853 per un volume pubblicato a Londra (The Railway between Turin and Genoa), e inoltre consultare fin nei più minuti dettagli una planimetria di fine Ottocento che descrive le dotazioni tecnologiche della linea.

Tra gli strumenti multimediali che possono dare una dimensione ludica per facilitare il dialogo con fasce giovanili o non convenzionali di pubblico è prevista la realizzazione di un’app a soggetto ferroviario, fruibile tramite smartphone o tablet.

È anche prevista, e già in avanzata fase di esecuzione, la realizzazione di un sito web dedicato, su cui far confluire per la durata dell’intero triennio tutti i contenuti che si andranno a raccogliere evento dopo evento. Il sito prevede sezioni dedicate tra l’altro alla storia della linea, ai contenuti delle singole mostre, ai materiali prodotti nei vari eventi, alla rassegna stampa dell’attività svolta.

È prevista inoltre la realizzazione di appuntamenti di studio e di approfondimento per richiamare l’attenzione delle istituzioni, ma anche di un pubblico più vasto e diversificato, sulla centralità che la linea riveste ancora nel disegno infrastrutturale nazionale e sulle potenzialità che potrebbe avere in futuro.

Si prevede infine che le singole fasi della mostra itinerante possano essere accompagnate da eventi più specifici, dedicati a singole categorie di utenti (ad esempio il mondo della scuola, oppure le associazioni di appassionati del mondo della rotaia, o ancora organizzazioni che uniscono l’utilizzo del tempo libero alla valorizzazione dei beni culturali), e ricorrendo a linguaggi diversificati.

La Fondazione SLALA (e il Comitato 170 che in essa opera) nasce per contribuire alla coesione territoriale per il raggiungimento di traguardi comuni: fin dai suoi esordi ha manifestato quindi una particolare sensibilità per la creazione di un tessuto di alleanze che deve costituire il proprium di una fondazione di partecipazione. La mostra itinerante è perciò l’occasione per consolidare una rete di rapporti già in essere che possono trovare in questi appuntamenti un’occasione di ulteriore sviluppo. Si elencano qui di seguito le realtà che hanno già assicurato il proprio patrocinio o collaborazione al programma delle celebrazioni.

In primo luogo gli enti astigiani che per primi e con entusiasmo hanno accolto la proposta di ospitare la mostra: Fondazione Asti Musei, Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, Comune di Asti; a loro si aggiungono Provincia di Asti e Camera di Commercio di Alessandria‐Asti.

Poi, vari partner di livello nazionale e locale: RFI (Rete Ferroviaria Italiana), la Fondazione FS Italiane, il Museo Nazionale del Risorgimento Italiano di Torino, le due Regioni Liguria e Piemonte, l’Agenzia della Mobilità Piemontese, il mondo delle Camere di Commercio rappresentato dalla Camera di Commercio di Genova, dalla Camera di Commercio Riviere di Liguria, da tutte le Camere di Commercio del Piemonte attraverso Unioncamere Piemonte, e da Uniontrasporti, il CIFI (Collegio Ingegneri Ferroviari Italiani) sezione di Genova, i Comuni di Alessandria, Asti, Arquata Scrivia, Novi Ligure, Ronco Scrivia, oltre ai Comuni e Città Metropolitane di Torino e di Genova, le Province di Alessandria, di Asti e di Savona.

A questo già significativo gruppo di sostenitori si aggiungono anche un paio di significative partnership che testimoniano la dimensione internazionale dell’interesse per il tema dei collegamenti ferroviari: hanno infatti concesso il loro patrocinio il Comitato San Gottardo (Gotthard Komitee), associazione che riunisce tredici governi cantonali svizzeri, e la Ferrovia BLS (Bern‐Loetschberg‐Simplon).

Partendo da questi presupposti si ritiene che la mostra possa efficacemente costituire un elemento importante per contribuire alla costruzione di una rete di collaborazioni che, a partire dalla celebrazione dell’anniversario, possa avere effetti anche sullo sviluppo delle dotazioni infrastrutturali del territorio.

L’evento è stato progettato dalla Fondazione SLALA (Sistema Logistico del Nord‐Ovest d’Italia), attraverso il Comitato per i 170 anni della linea ferroviaria Torino‐Genova. Ne sono componenti: Mauro Caliendo, Tiziano Cosentino, Giovanni Currado, Ezio Elia, Walter Finkbohner, Vittorio Gatti, Roberto Livraghi (presidente), Angelo Marinoni, Gianluca Veronesi, Daniele Viotti.

Curatore della mostra è Roberto Livraghi. L’allestimento è curato da LineLab di Giorgio Annone. Sede della mostra, la prestigiosa sede di Palazzo Mazzetti, in corso Alfieri ad Asti.

Un riferimento imprescindibile per la ricerca storica che ha portato al reperimento dei materiali in mostra è stato il lavoro del professor Giulio Guderzo dell’Università di Pavia, noto studioso delle politiche dei trasporti e in particolare delle ferrovie nell’Italia pre e post unitaria.

La ferrovia TorinoGenova osserva il curatore, Roberto Livraghi – a oltre un secolo e mezzo di distanza ci interroga ancora e soprattutto ci induce a parlare del NordOvest. L’Arsenale marittimo di Genova e l’Arsenale militare di Torino hanno costituito due delle più formidabili concentrazioni di sapere tecnico dell’Europa preindustriale. A metà Ottocento, l’infrastruttura ferroviaria che collega questi due punti diviene il banco di prova – non solo italiano e non solo europeo, ma mondiale – per la costruzione di gallerie ferroviarie e per nuovi macchinari complessi e innovativi, come le perforatrici ad aria compressa. Soprattutto, la ferrovia diventa la sede di un intreccio virtuoso di coordinamento pubblico e di iniziativa privata. Ma allora come non spostare il pensiero ai giorni nostri e riflettere sull’attualità di questo collegamento in un contesto di respiro europeo?”.

L’inaugurazione è avvenuta venerdì 18 settembre alle ore 11 e la mostra rimarrà aperta al pubblico fino al 24 ottobre con orario dalle 10 alle 19 (da martedì a domenica). L’ingresso è gratuito perché il biglietto è quello cumulativo per i vari appuntamenti del settembre astigiano.

La mostra “Una rotaia lunga 170 anni” – ha sottolineato Mario Sacco, Presidente della Fondazione Asti Musei e della Fondazione Cassa di Risparmio di Asti – assume per noi un significato particolare perché si inserisce in un quadro di tradizionale attenzione per la storia del territorio. La ferrovia voluta da Cavour a metà Ottocento ha rappresentato un potente elemento di sviluppo per lo Stato sardo‐piemontese di allora e per lo Stato unitario pochi anni dopo, ma contemporaneamente ha fornito un contributo essenziale per lo sviluppo dell’economia astigiana, messa in grado di comunicare rapidamente con il più grande mercato del Piemonte, quello della capitale, e di aprirsi una strada agevole verso la costa ligure. Con l’edizione della mostra che si apre il 18 settembre a Palazzo Mazzetti la Fondazione Asti Musei si apre alla collaborazione con la Fondazione SLALA, che ha come obiettivo il rilancio infrastrutturale e logistico del Nord‐Ovest d’Italia, e prosegue una fattiva collaborazione con la Città di Asti nella direzione di valorizzare gli aspetti fondamentali della nostra storia e della nostra cultura. Il progetto, come è noto, proseguirà fino al 2023 coinvolgendo altre città poste lungo i 165 chilometri della linea”.

“Il 5 novembre 1849 – ha dichiarato il Sindaco di Asti, Maurizio Rasero – il primo treno proveniente da Torino ha fatto il proprio ingresso nella stazione di Asti, che vediamo riprodotta in una incisione del pittore svizzero Carlo Bossoli che costituisce anche l’immagine‐guida della mostra. Erano i mesi drammatici appena successivi alla sconfitta militare subita dall’esercito piemontese nella prima guerra d’indipendenza. Poco più di tre mesi prima Carlo Alberto era morto nell’esilio portoghese di Oporto. Eppure, nonostante questo quadro scoraggiante, la volontà e la lungimiranza di Camillo Cavour riuscirono a realizzare nel tempo record di soli cinque anni un progetto che portava il Piemonte all’avanguardia tra gli stati italiani e lo apriva ai rapporti commerciali ed economici con la vicina Lombardia, e, in prospettiva, con la Francia e la Svizzera poi raggiunte dalla politica dei “trafori alpini” perseguita dallo stato unitario. La città di Asti è stata fin dall’inizio protagonista di questa straordinaria stagione che siamo onorati di poter ricordare con la bella mostra realizzata in collaborazione con la Fondazione SLALA, la Fondazione CR Asti e la Fondazione Asti Musei”.

IMMAGINE DI APERTURA – Locandina

Rovigo, Palazzo Roverella – ROBERT DOISNEAU

Il più bel bacio della storia della fotografia? Impossibile stabilirlo. Ma è certo che un posto sul podio spetta all’immagine della giovane coppia, indifferente alla folla dei passanti e al traffico della place de l’Hôtel de Ville di Parigi. L’autore è Robert Doisneau, il grande maestro della fotografia cui Palazzo Roverella renderà omaggio nell’autunno 2021 attraverso una mostra originale, capace di rivelare al pubblico delle opere la cui vocazione è, appunto, catturare momenti di felicità come questo.

23 Settembre 2021 – 30 Gennaio 2022
Rovigo, Palazzo Roverella

ROBERT DOISNEAU

A cura di Gabriel Bauret

Mademoiselle Anita, cabaret « La Boule Rouge », rue de Lappe, Paris, 1950 © Robert Doisneau

Insieme a Henri Cartier-Bresson, Doisneau è considerato uno dei padri fondatori della fotografia umanista francese e del fotogiornalismo di strada. Con il suo obiettivo cattura la vita quotidiana degli uomini e delle donne che popolano Parigi e la sua banlieue, con tutte le emozioni dei gesti e delle situazioni in cui sono impegnati.
Questa mostra a Palazzo Roverella abbraccia la sua opera senza distinzioni cronologiche né alcun criterio di genere o tema, affiancando fabbriche, banconi di bistrot, portinerie, cerimonie, club di jazz, scuole o scene di strada in generale. Che si tratti di fotografie realizzate su commissione o frutto del suo girovagare liberamente per Parigi, vediamo delinearsi uno stile impregnato di una particolare forma mentis, che traspare anche nei suoi scritti e nelle didascalie delle foto; uno stile che mescola fascino e fantasia, ma anche una libertà d’espressione non lontana dal surrealismo. Se lo stile è l’uomo (come dice Buffon), allo stesso modo la fotografia si identifica con alcuni dei suoi soggetti per esprimere una sorta di inquietudine o malinconia.
Un racconto – quello proposto dal curatore di questa mostra, Gabriel Bauret – condotto attraverso 130 stampe ai sali d’argento in bianco e nero, provenienti dalla collezione dell’Atelier Robert Doisneau a Montrouge. È in questo atelier che il fotografo ha stampato e archiviato le sue immagini per oltre cinquant’anni, ed è lì che si è spento nel 1994, lasciando un’eredità di quasi 450.000 negativi.
Quello di Doisneau è un raccontare leggero, ironico, che strizza l’occhio con simpatia alla gente. Che diventa persino teneramente partecipe quando fotografa innamorati e bambini.
“Quello che cercavo di mostrare era” – ricorda l’artista – “un mondo dove mi sarei sentito bene, dove le persone sarebbero state gentili, dove avrei trovato la tenerezza che speravo di ricevere. Le mie foto erano come una prova che questo mondo può esistere. “
“Mi piacciono – continua – le persone per le loro debolezze e difetti. Mi trovo bene con la gente comune. Parliamo. Iniziamo a parlare del tempo e a poco a poco arriviamo alle cose importanti. Quando le fotografo non è come se fossi lì ad esaminarle con una lente di ingrandimento, come un osservatore freddo e scientifico. È una cosa molto fraterna, ed è bellissimo far luce su quelle persone che non sono mai sotto i riflettori.” “Il fotografo deve essere come carta assorbente, deve lasciarsi penetrare dal momento poetico. La sua tecnica dovrebbe essere come una funzione animale, deve agire automaticamente.”
Doisneau nasce nel 1912 nel sobborgo parigino di Gentilly. La sua formazione come fotografo nasce dall’apprendistato nel laboratorio di un fotografo pubblicitario. Ma la sua attenzione si trasferisce presto ai quartieri popolari di Parigi e della banlieue, immagini che cominciano a comparire sulle riviste attraverso l’agenzia Rapho, di cui è uno dei membri più importanti. Poi la guerra lo spinge a mettersi a disposizione della resistenza per dare nuova identità ai ricercati. Dopo la Liberazione, ecco alcuni reportages per “Vogue” e nel ’49 il libro realizzato in collaborazione col suo sodale, il celebre scrittore Blaise Cendrars, La Banlieue de Paris, la prima sintesi dei molti racconti per immagini che dedicherà a questo mondo. Doisneau ne descrive la quotidianità, componendo un racconto visivo in cui si mescolano una profonda umanità e una nota di umorismo, sempre presente nel suo lavoro.

Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo

Media Relation
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Comunicazione
Roberto Fioretto – Responsabile Ufficio Comunicazione – Tel. 049 8234800
comunicazione@fondazionecariparo.it

Ufficio Stampa della Mostra:
Studio ESSECI, Sergio Campagnolo tel. 049.663499
Rif. Simone Raddi gestione2@studioesseci.net

IMMAGINE DI APERTURA Le baiser de l’Hôtel de Ville, Paris 1950 © Robert Doisneau