“Raccolta di memorie” di Alberto Defez: un messaggio di impegno civile

di Paolo Pantani

Sono lieto di poter recensire il libro ” Raccolta di Memorie ” di Alberto Defez, perché posso cogliere l’occasione di celebrare la  sua figura gloriosa di combattente napoletano, ebraico, democratico, antifascista e posso raccontare di Napoli e della sua Storia millenaria, sempre sottodimensionata da una autentica “asimmetria informativa” da tutte le storiografie ufficiali. Da sempre infatti ci è toccato la definizione di “città plebea”, piena di  invereconde “pulcinellate”, in tutti i nostri avvenimenti, dalle Quattro Giornate di Napoli a risalire nel tempo.

Gli esempi sono innumerevoli,  a cominciare dall’eruzione del Vesuvio del 79 D.C. . Per la prima volta si dette luogo alla prima operazione di Protezione Civile della storia attraverso le galee della flotta imperiale romana ormeggiate a Miseno e al comando di Plinio il Vecchio la quali salparono al soccorso delle popolazioni colpite. Nessuno ne ha mai parlato in questi termini. Poi passiamo a Federico II di Svevia che affermò: «Quantunque la nostra maestà sia sciolta da ogni legge, non si leva tuttavia essa al di sopra del giudizio della ragione, che è la madre del diritto». Con questa espressione Federico II di Svevia, premesso che la legittimazione della sua autorità non proveniva dalla legge, indicava nella ragione e nel diritto le frontiere entro le quali intendeva esercitare i propri poteri. Questo configura il primo esempio della separazione dei poteri di uno stato moderno: Legislativo, Esecutivo e Giudiziario. Non solo, Federico II fu il fondatore Il 5 giugno 1224, all’età di trent’anni,  istituì con editto formale, a Napoli, la prima universitas studiorum statale, pubblica e laica della storia d’Occidente, in contrapposizione all’ateneo di Bologna, nato come aggregazione privata di studenti e docenti e poi finito sotto il controllo papale. L’università, polarizzata intorno allo studium di diritto e retorica, contribuì all’affermazione di Napoli quale capitale della scienza giuridica. Napoli non era ancora la capitale del Regno, ma Federico la scelse per la sua posizione strategica e il suo già forte ruolo di polo culturale e intellettuale.

Fino a Lorenzo Valla che propugnò a Napoli nel 1440, durante il pontificato diEugenio IV, scrisse un breve testo, pubblicato solo nel 1517 e intitolato La falsa Donazione di Costantino (De falso credita et ementita Constantini donatione), ripreso poi anche da Martin Lutero nella Riforma Protestante.  In esso Valla, con argomentazioni storiche e filologiche, dimostrò la falsità della Donazione di Costantino, documento apocrifo in base al quale la Chiesa giustificava la propria aspirazione al potere temporale: secondo questo documento, infatti, sarebbe stato lo stesso imperatore Costantino, trasferendo la sede dell’impero a Costantinopoli, a lasciare alla Chiesa il restante territorio dell’Impero romano (oggi la dimostrazione del Valla è universalmente accettata e lo scritto è datato all’VIII secolo o  addirittura IX secolo).

Sempre è presente questa  ostinata “asimmetria informativa”, eppure questo antico stato di frontiera europeo è riuscito, da solo, a contrastare l’espansionismo saraceno, con la Battaglia navale  di Ostia nell’estate dell’849, con al comando di Cesario Console,  evento che consentì anche di salvare il papato,  poi con la battaglia navale di Lepanto contro gli ottomani del 7 ottobre 1571, con la flotta armata e organizzata da Napoli con legni ed equipaggi nostri per oltre la metà della flotta, sotto le insegne congiuntamente dalle galee dell’Impero spagnolo (con il Regno di Napoli e il Regno di Sicilia).

Si può tranquillamente affermare che abbiamo salvato l’Occidente almeno due volte, altrimenti ci saremmo tutti quanti addormentati come la Penisola Balcanica e la Grecia. Anche nelle rivolte popolari , come quella dei Lazzari contro i  francesi invasori e soprattutto con  la rivolta anti-inquisizione spagnola, testimoniata dalla lapide posta all’ingresso della Certosa di San Martino : «Ai popolani di Napoli che nelle tre oneste giornate del luglio MDXLVII, laceri, male armati e soli d’Italia francamente pugnando nelle vie, dalle case contro le migliori armate d’Europa tennero da sé lontano l’obbrobrio della Inquisizione Spagnola imposta da un imperatore fiammingo e da un papa italiano e provarono anche una volta che “il servaggio è male volontario di popolo ed è colpa dei servi più che dé padroni“».

Anche la prima rivoluzione anti-imperiale, antifiscale e anti-coloniale d’Europa è stata ridotta ad una “opera buffa”, come quella di Masaniello nel 1647, eppure qui nessuna  storiografia lo paragona al suo coevo Oliver Cromwell, sempre i soliti stereotipi di “città plebea”, senza dignità e senza onore, l'”inferno napoletano” descritto in maniera ignobile dal giornalista cuneese Giorgio Bocca.

Insomma questa è la nostra storia, anche il Risorgimento ha pagine  intere di napoletani come Gugliemo Pepe e Alessandro Poerio, per i moti dei costituzionali napoletani del 1820 e per  la difesa di Venezia  contro gli austriaci nel 1848,  ad Agesilao Milano che attentò alla vita del sovrano borbonico Ferdinando II colpendolo con una baionettata durante una parata militare, per non parlare del grande Carlo Pisacane che provò a fare la cosiddetta unità d’ Italia nel 1857, appena 4 anni prima di Garibaldi, ma non aveva l’appoggio della flotta inglese e delle cancellerie europee interessate alla costruzione del Canale di Suez e che ritenevano scomoda una presenza di uno stato sovrano concorrente nell’area interessata.

Inoltre, parlando del del Brigantaggio post-unitario, fu visto come una jaquerie plebea e cafona contro la realizzazione di una “perfetta e moderna” nazione unitaria e non come giusta rivolta sociale e contadina contro i soprusi della “italietta” dei borghesi e dei galantuomini proprietari terrieri, i quali erano pure razzisti contro i meridionali, secondo le teorie dell’ orripilante veronese  Cesare Lombroso, celebrato ancora oggi con un orrido museo a Torino pieno di teste mozzate ai rivoltosi contadini meridionali post-unitari, antesignano delle nefandezze compiute dai nazisti realizzando oggettistica con reperti umani delle vittime dei campi di concentramento.

Come non vedere una similitudine nelle rivolte popolari anti-inquisizione spagnola e anti-francesi del 1799 e le Quattro Giornate di Napoli? Queste cose le ha scritte anche Maria Antonietta Macciocchi nei suoi libri pubblicati nel 1993 Cara Eleonora dedicato ad Eleonora Pimentel Fonseca, e nel 1998 con L’amante della rivoluzione, sulla figura di Luisa Sanfelice.

Concludo questa lunghissima premessa, e me ne scuso, sostenendo che verso Napoli e il Meridione d’Italia esiste, oltre alla “asimmetria informativa”, anche una “censura additiva”, verso tutto quanto riguarda la nostra storia. La “censura additiva” venne definita come concetto da Umberto Eco per quanto riguardava una sua foto che lo ritraeva in maniera non consona su un noto settimanale. Per similitudine anche tutta la nostra storia viene vista in maniera fuorviante dal 1860 in poi, dalla data della Unità di Italia. Ovviamente non propugno nessuna secessione ma spero che questo squilibrio di giudizio in una Italia a due velocità finisca al più presto e mi batto per questo. A questo punto veniamo alle Quattro Giornate di Napoli: Il volume “RACCOLTA DI MEMORIE” di Alberto Defez comprende le testimonianze dirette, finora inedite, di due ebrei napoletani, figli di padri immigrati, vittime delle Leggi Razziali.

Si tratta di “MEMORIE DI ALBERTO DEFEZ“, notissimo ingegnere edile e professore di Architettura alla “Federico II”,  e di “MEMORIE DI BRUNO HERRMANN“, compagno di studi di ingegneria di Defez, che il primo a introdurre il personal computer a Napoli. Bruno Herrmann aveva personalmente consegnato ad Alberto Defez la sua testimonianza di perseguitato razziale e Defez lo aveva rilegato in dattiloscritto insieme al suo inedito. Due straordinarie testimonianze dirette  per la comprensione di due microcosmi umani sullo sfondo della storia della persecuzione degli ebrei in Italia. 

Il Memoriale di Alberto Defez è di grandissima importanza storica in quanto testimonianza di un ebreo che da vittima delle leggi razziali a Napoli, escluso dalla scuola, a 20 anni impugna la pistola datagli dal padre e con il fratello Leo Defez partecipa attivamente ai combattimenti delle Quattro Giornate, rischiando due volte la vita. Il suo coraggio e amor patrio tuttavia non finisce qui e, dopo aver combattuto per la liberazione di Napoli dai nazifascisti, si arruola volontario, coinvolgendo il fratello ed alcuni amici, nel Battaglione San Marco,  reparto di èlites di fanti da mare della allora Regia Marina partecipando attivamente alla liberazione dell’ Italia. Un Memoriale che, specie per la parte di Defez, testimonia di grandi valori umani e ne restituisce la speranza con il suo messaggio di impegno civile, oggi più che mai necessario, per i contemporanei e i posteri.

TESTIMONIANZE DIRETTE DI DUE EBREI NAPOLETANI VITTIME DELLE LEGGI RAZZIALI
Il giorno seguente 6 febbraio 2020 alle ore 17 presso l’associazione A.D.A. – Via Portiello 3 – Somma Vesuviana, Napoli si terrà un’altra presentazione a cura dell’istituto Campano per la Storia della Resistenza e condotta dal prof. Guido D’Agostino, presidente dell’istituto

Testimonianze dirette di due ebrei napoletani vittime delle Leggi Razziali

5 febbraio 2020, ore 17.30 presso la Comunità Ebraica di Napoli
Via Cappella vecchia 31, Napoli
Presentazione del memoriale delle Quattro Giornate di Napoli del prof. ing. Alberto Defez

Il volume RACCOLTA DI MEMORIE di Alberto Defez comprende le testimonianze dirette, finora inedite, di due ebrei napoletani, figli di padri immigrati, vittime delle Leggi Razziali. Si tratta di MEMORIE DI ALBERTO DEFEZ, noto ingegnere edile e professore di Architettura alla “Federico II”, e di MEMORIE DI BRUNO HERRMANN, compagno di studi di ingegneria di Defez, primo a introdurre il personal computer a Napoli, il quale personalmente gli aveva consegnato la sua testimonianza di perseguitato razziale e che Defez aveva rilegato in dattiloscritto insieme al suo inedito.
Due testimonianze dirette preziose per la comprensione di due microcosmi umani sullo sfondo della storia della persecuzione degli ebrei in Italia.
Il Memoriale di Alberto Defez è di grandissima importanza storica in quanto testimonianza di un ebreo che da vittima delle Leggi Razziali a Napoli, escluso dalla scuola, a 20 anni impugna la pistola datagli dal padre e con il fratello Leo Defez partecipa attivamente ai combattimenti delle Quattro Giornate, rischiando due volte la vita.
Il suo coraggio e amor patrio tuttavia non finisce qui e, dopo aver combattuto per la liberazione di Napoli dai nazifascisti, si arruola volontario, coinvolgendo il fratello ed alcuni amici, nel Battaglione San Marco, partecipando attivamente alla liberazione dell’Italia.
Un Memoriale che, specie per la parte di Defez, testimonia di grandi valori umani e ne restituisce la speranza con il suo messaggio di impegno civile, oggi più che mai necessario, per i contemporanei e i posteri.

In apertura:
Saranno proiettati brani del film BRUCIATE NAPOLI di Arnaldo Delehaye che, con un montaggio ad opera dello stesso regista napoletano, introducono alcune scene dell’intervista filmata ad Alberto Defez a Napoli, prodotta dalla SHOAH FOUDATION di Steven Spielberg.
Intervengono:
SANDRO TEMIN consigliere della Comunità Ebraica di Napoli e dell’Unione Comunità Ebraiche Italiane (UCEI)
GIUSEPPE ARAGNO storico, autore della prefazione al volume
MASSIMO CARUSO nipote, figlio della sorella Ada, autore del testo introduttivo “Zio Alberto”
SUZANA GLAVAŠ curatrice
GIOVANNI SPEDICATI titolare de La Mongolfiera Editrice&Spettacoli

Lettura brani di testimonianze di Defez e Herrmann
In chiusura:
Brani di musica classica ed ebraica:
GENEROSO VEGLIONE fisarmonica

Il giorno seguente 6 febbraio 2020 alle ore 17
presso l’associazione A.D.A. – Via Portiello 3 – Somma Vesuviana, Napoli
si terrà un’altra presentazione a cura dell’istituto Campano per la Storia della Resistenza e condotta dal prof. Guido D’Agostino, presidente dell’istituto

IMMAGINE DI APERTURA – la copertina del libro

La Comunità ebraica di Napoli ricorda le vittime napoletane della Shoah

Il 30 gennaio, nel corso di due distinte cerimonie programmate in piazza Bovio e in via Luciana Pacifici dalle ore 10:45 alle 12 (circa), la Comunità ebraica di Napoli ricorderà: Amedeo Procaccia, Iole Benedetti, Elda Procaccia, Loris e Luciana Pacifici, Sergio Oreste Molco, Milena Modigliani, Aldo e Paolo Procaccia, vittime dell’odio e della violenza razziale, deportate nel campo di sterminio di Auschwitz il 30 gennaio 1944.  

Il programma

Ore 10:45 (Piazza G. Bovio n.33)

Presenta l’evento:

  • Daniele Coppin (responsabile della comunicazione della Comunità ebraica di Napoli).

Intervengono:

  • Lydia Schapirer (presidente della Comunità ebraica di Napoli)
  • Sandro Temin (consigliere UCEI)
  • Miriam Rebhun (presidente della sezione di Napoli Adei-Wizo)
  • Giuseppe Crimaldi (presidente nazionale della Federazione delle Associazioni Italia-Israele)
  • Nico Pirozzi (storico della Shoah)
  • Ugo Foà (testimone degli eventi)
  • Irio Milla (nipote di Luciana Pacifici)
  • Maskil Ariel Finzi, rabbino della Comunità ebraica di Napoli, leggerà una preghiera composta da Rav Samuel Hirsch Margulies (1858-1922) e, accompagnato dalle note del violino di Angela Yael Amato, intonerà il “Kaddish”. La solennità dell’evento sarà sottolineata dal suono dello Shofar.
  • Nel corso della cerimonia l’attrice Cristina Donadio leggerà alcuni passi estrapolati dal volume di Nico Pirozzi “Traditi – Una storia della Shoah napoletana”

Ore 11:45 (via Luciana Pacifici)

Cerimonia di ricordo della più piccola delle vittime napoletane della Shoah.

Intervengono:

  • Nico Pirozzi (storico della Shoah)
  • Nino Daniele (già assessore alla Cultura del Comune di Napoli, promotore dell’iniziativa del cambio del nome di via Gaetano Azzariti in via Luciana Pacifici)

Dal Museum of History and Holocaust Education la mostra “Ricordare Ravensbrück”

Il Museum of History and Holocaust Education (negli Stati Uniti) rappresenta una divisione all’interno del Dipartimento di musei, archivi e libri rari della Kennesaw State University (MARB). Istituito nel 2010, il Dipartimento di musei, archivi e libri rari è sotto la guida esecutiva della dott.ssa Catherine Lewis, professore di storia alla Kennesaw State University. Il dipartimento è costituito dal Museo di storia e dell’educazione all’Olocausto, dalla Sala dei libri rari di Bentley, dagli archivi della KSU e dalla gestione dei registri.

VISITA IL SITO WEB

Su Experiences pubblichiamo i pannelli espositivi riguardanti il grande campo di concentramento femminile di Ravensbrück, a 90 chilometri da Berlino. (Leggi la scheda su Wikipedia)

La versione in lingua italiana dei pannelli della mostra è stata tradotta da Teresa Lazzaro.

CLICCA I PULSANTI ALLA BASE DEL PANNELLO E PRENDI VISIONE DELL’INTERA MOSTRA

ravensbrück_exhibit_italiano

Fondazione Nuovo Mezzogiorno – Scuola di democrazia

Invito di Francesco Barbalace
V. Presidente della Fondazione Nuovo Mezzogiorno

L’Università di Messina – Dipartimento Di Scienze Politiche e Giuridiche e la Fondazione Nuovo Mezzogiorno promuovono la terza iniziativa della Scuola della Democrazia come previsto nel programma relativo all’Anno 2019 -2020.Tema dell’incontro : “LIBERTA’ DEGLI ANTICHI e LIBERTA’ DEI MODERNI- DEMOCRAZIA DIRETTA E DEMOCRAZIA RAPPRESENTATIVA.”RELATORE: PROF GIUSEPPE GIORDANO ORDINARIO DI STORIA DELLA FILOSOFIA DELLA UNIVERSITA’ DI MESSINAINTRODUCONO I PROFF: MARIO CALOGERO E PATRIZIA TORRICELLIL’INCONTRO  SI TERRA’ A PARTIRE DALLE ORE  15.00 DEL 3 GENNAIO 2020 presso l’AULA “A. CAMPAGNA” DEL DIPARTIMENTO  DI SCIENZE POLITICHE E GIURIDICHE in VIA XX SETTEMBRE – MESSINA

Visita il sito web: https://www.scuoladellademocrazia.it/

IMMAGINE DI APERTURA: La Scuola di Atene di Raffaello Sanzio (Fonte Wikipedia)

Brescia – I paesaggi, salvaguardia e promozione di un patrimonio italiano

PAESAGGI AGRICOLTURA E AMBIENTE
Tra tutele e valorizzazione
Brescia, Auditorium San Barnaba
venerdì 17 e sabato 18 gennaio 2020
Sito Web: http://www.ipaesaggi.com/

L’evento promosso da Ateneo di Brescia Accademia di Scienze Lettere e Arti, Fondazione ASM Gruppo a2a, Università degli Studi di Brescia, con il patrocinio di Regione Lombardia, Provincia di Brescia, Comune di Brescia e con il contributo di numerosi Sostenitori sensibili all’argomento, ad ingresso gratuito, è articolato in due giornate (17 gennaio 2020 mattina e pomeriggio, 18 gennaio 2020 mattina), che si svolgeranno a Brescia presso l’Auditorium San Barnaba, piazzetta Arturo Benedetti Michelangeli in corso Magenta, 44.
Autorevoli studiosi e operatori presenteranno con una serie di relazioni la necessità del rispetto e delle interconnessioni tra l’ambiente, l’economia e l’agricoltura, dove il paesaggio soprintende come bene fondamentale.
Si vuole proporre un approccio culturale che affronti paesaggi-agricoltura-ambiente in modo inclusivo per la comprensione dei tratti fondamentali geo-morfologici, agro-faunistici e storico-antropici del territorio, con attenzione ai piccoli borghi. Una maggiore conoscenza dei tratti fondamentali induce: consapevolezza e rispetto dei luoghi, turismo consapevole e controllato, educazione ad una agricoltura di qualità e sostenibile.
Il tema Prospettive immediate e future, sicurezze e minacce, coordinato dal giornalista Massimo Tedeschi, sarà introdotto dalla relazione di apertura di Salvatore Settis archeologo, storico dell’Arte e Accademico dei Lincei, a cui seguiranno importanti contributi di docenti e/o professori universitari esperti nelle diverse discipline (geologiche, ambientali, forestali, climatiche, agrarie);
Il tema Insediamenti antropici nella pianura e nelle zone pedemontane, coordinato dal giornalista Riccardo Venchiarutti, alterna interventi di approfondimento come il contributo di Attivaree-Fondazione Cariplo, ad altri di taglio più discorsivo e di intrattenimento come il contributo del musicista Enrico Intra o di Fiorello Primi presidente di I borghi più belli d’Italia;
Il tema Terra ed acqua: le politiche del paesaggio agrario, coordinato dal giornalista Claudio Baroni, dopo relazioni di approfondimento, verrà concluso da una tavola rotonda con gli interventi e la discussione tra i quattro Presidenti di: Coldiretti, Confagricoltura, Associazione Industriale Bresciana, Camera di Commercio Brescia.

Le tre sessioni, sostenute e condivise dagli Ordini Professionali (Ordine degli Architetti PPC, Ordine degli Ingegneri, Ordine Dottori Agronomi e Dottori Forestali, Collegio Geometri e Geometri Laureati della Provincia di Brescia, Ordine dei Geologi della Lombardia), verranno intercalate da coffee break offerti da Istituto Vincenzo Dandolo (che si occupa anche dell’accoglienza e dell’allestimento floreale) e da Coldiretti.

IMMAGINE DI APERTURA – Foto di stratrev da Pixabay.

Vicenza – Grandi eventi espositivi nella ritrovata “casa dei vicentini”

06 Dicembre 2019
Vicenza, Basilica Palladiana
VICENZA 2019 – 2022

Paolo Caliari detto Veronese, L’Unzione di David (1555 ca.), Vienna, Kunsthistorisches Museum

Ripartire dalla città-museo. Far riappropriare i Vicentini dell’orgoglio della propria storia a partire dalla bellezza della città e dei suoi monumenti, e poi raccontarne le eccellenze con grandi mostre dedicate al territorio.
Vicenza è unica al mondo per essere stata disegnata da un solo architetto, Andrea Palladio. Visitarla significa “vedere” il Rinascimento, immergersi nella città ideale sognata dai suoi architetti. Per di più, ha le dimensioni di un museo: il corso principale di Vicenza è lungo quanto un’ala del Louvre.

La Basilica Palladiana è senza dubbio il simbolo della città, nata nel Cinquecento dall’alleanza fra un’imprenditoria colta e cosmopolita e il genio di Andrea Palladio. Il rilancio della città parte dalla Basilica, d’ora in poi aperta tutto l’anno al pari del Teatro Olimpico e degli altri musei vicentini, visitabile dai sotterranei del percorso archeologico fino alla terrazza panoramica al di sopra del secondo ordine di arcate.
Nella ritrovata “casa dei vicentini” prende avvio un ambizioso programma di grandi eventi espositivi che non sono calati dall’alto sulla città, ma che partono da Vicenza e dal suo passato per raccontare storie universali; e che sono realizzati da istituzioni culturali della città, con il Comune a capofila.
“Abbiamo chiesto al Teatro Comunale e al CISA Andrea Palladio – sottolinea il Sindaco Francesco Rucco – di sviluppare un programma espositivo, lavorando con giovani talenti dai grandi musei internazionali, dal Getty Museum di Los Angeles al Museo Egizio di Torino, dalla St. Andrews University di Edimburgo a Ca’ Foscari Venezia, dalla Fondazione Cini alla Frick Collection di New York e al Victoria and Albert di Londra”.

Il primo appuntamento è per fine 2019. In Basilica, dal 6 dicembre 2019 al 13 aprile 2020, andrà in scena, in collaborazione con l’Accademia Olimpica, “Anni Venti. Una donna moderna. Lo sguardo di Ubaldo Oppi”, mostra curata da Stefania Portinari. Dal 5 dicembre 2020 al 5 aprile 2021, sarà la volta di “Rinascimento privato”, per la curatela di Guido Beltramini, Davide Gasparotto e Xavier Salomon. Chiude il ciclo, dall’11 dicembre 2021 al 18 aprile 2022, “Tebe nel Nuovo Regno”, affidata a Christian Greco. Tre mostre che, negli obiettivi degli organizzatori e dei curatori, sanno coniugare il rigore scientifico alla originalità e all’attrattività. Caratteristiche che possono coinvolgere un pubblico vasto, motivandolo a scoprire la magnifica città per cui sono state concepite.
E la Basilica Palladiana, “la più bella sede espositiva dell’intero Mediterraneo”, non sarà più annullata come si trattasse di un contenitore qualsiasi: l’allestimento – assicurano gli organizzatori – sarà progettato in armonia con lo spazio interno, facendone un efficace alleato della bellezza dell’esposizione. E anche durante le mostre, ai visitatori sarà concessa la visita del grande Salone, come impone il suo riconoscimento come monumento nazionale.

IMMAGINE DI APERTURAVicenza, Basilica Palladiana

Black-friday – eBook scontati all’inverosimile

Anche noi ci uniamo al coro del Black Friday. Negli Stati Uniti si celebra a partire dal venerdì successivo al Giorno del ringraziamento, il quarto giovedì di novembre. A partire dal 1952, è il giorno col quale si iniziano le spese natalizie: uno shopping compulsivo grazie al quale assommare regali per le feste che si approssimano. Noi vi offriamo una selezione del nostro catalogo scontata del 50%, sotto forma di eBook. Sfogliate le anteprime e poi decidete! Buona lettura.

Torino – FLASHBACK l’arte è tutta contemporanea

31 Ottobre 2019 – 03 Novembre 2019
Torino, Pala Alpitour
FLASHBACK l’arte è tutta contemporanea

Website: http://www.flashback.to.it/

Flashback, Torino

Flashback la fiera dell’arte pensata come “opera aperta” compie 7 anni, numero magico come la città che la ospita: Torino, la più contemporanea e mitteleuropea delle nostre città, da sempre quadrata ma visionaria, disciplinata ma capace di lucida follia.
Dal 31 ottobre al 3 novembre al Pala Alpitour di Torino, quasi 50 gallerie esporranno opere di altissimo livello (pittura, scultura e arti decorative) senza soluzione di continuità tra antico e contemporaneo, tra gallerie già molto affermate e gallerie di recente fondazione.
Nata nel 2013 dall’intuizione di Stefania Poddighe e Ginevra Pucci, con l’obiettivo di costruire un luogo di cultura visiva che unisse in un’unica soluzione cultura e mercato, senza vincoli di spazio e di tempo, Flashback propone un approccio all’arte più versatile, per consentire a un pubblico sempre più vasto di godere di opere non più percepite come lontane perché “antiche” ma come documenti nel nostro vissuto.
Il motto della manifestazione è ormai noto nel settore: “l’arte è tutta contemporanea” e s’ispira alla ricerca concettuale di Gino De Dominicis sul tema dell’immortalità dell’opera d’arte. Flashback trasporta il passato nel presente facendo piazza pulita di etichette temporali e di forme artistiche; conta solo l’esperienza di fruizione dell’opera e l’atemporalità della stessa.
Questo sincretismo è ciò che ha permesso a Flashback di crescere esponenzialmente negli anni ed è ciò che contraddistingue un progetto che si rinnova annualmente proprio come il tema scelto. L’edizione del 2019 è dedicata agli ERRANTI che con i precedenti titoli l’Enigma del tempo, Il Labirinto, L’Energia, In senso Inverso, Nuovo Sincretismo e le Rive di un altro mare sono i capitoli di un unico racconto.
I personaggi siamo noi, crononauti dell’arte e nell’arte, vagabondi nel suo eterno presente, fruitori erranti, popolo misterioso che ha il vezzo di impicciarsi della storia (passata e futura) di tutti i popoli. Il titolo di questa settima edizione prende spunto da un romanzo fantascientifico datato 1986 della coppia di scrittori sovietici Arkadij e Boris Strugackij. Per Flashback questi Vagabondi nel e del tempo sono Gli Erranti / The Wanderers.
Flashback non si ferma mai, è fiera dell’arte per 4 giorni e “Opera Viva” per 365 giorni l’anno. Quest’ultimo è un progetto speciale concepito dall’artista Alessandro Bulgini che, dopo aver dichiarato la fiera e tutti i capolavori presentati “Opera Viva”, ha lasciato gli spazi fieristici per inoltrarsi nel territorio. Il prossimo appuntamento è il 25 luglio con il mega manifesto, opera d’arte realizzata da Emanuela Barilozzi Caruso, che sarà posizionato in piazza Bottesini a Torino. A questo seguiranno altri momenti di “countdown” prima di arrivare all’inaugurazione della fiera il 30 ottobre al Pala Alpitour di Torino.
Sempre durante l’arco dell’anno sono attivi i “Flashback lab”, laboratori didattici che fanno scoprire a grandi e piccini le meraviglie dell’arte e sono dedicati alla conoscenza attiva e alla fruizione consapevole del patrimonio culturale.
Durante le giornate di fiera sono numerose le proposte artistiche: da Flashback sound, il palinsesto dedicato alla musica che spazia tra passato e presente; Flashback storytelling, progetto che promuove, tramite narrazione, la relazione attiva tra pubblico e arte; Flashback talk, programma di incontri con temi che spaziano nel tempo, dall’antichità alla modernità e viceversa; Flashback video, programma dedicato all’immagine in movimento, dalla video-arte al documentario; Flashback art class, lezioni di storia dell’arte “tutta contemporanea”.
L’originalità di Flashback sta senza dubbio anche nella sua comunicazione: loghi vivaci, temi insoliti, colori ricercati e allestimento sono gli elementi di un linguaggio contemporaneo e sorprendente applicati ad una fiera di arte antica e moderna che si distingue da tutte le altre. Flashback è un’importante occasione per i collezionisti, ma anche un buon amplificatore di progetti di arte urbana che inducono a riflettere.
INFO UTILI:
www.flashback.to.it
Pala Alpitour, Torino
Corso Sebastopoli, 123
Ingresso unico –> piazza d’armi

IMMAGINE DI APERTURAArtworks by Sergio Cascavilla

Sinfonie d’intenti – Passioni, visioni e progetti di mecenatismo culturale

Simposio
SINFONIE D’INTENTI. Passioni, visioni e progetti di mecenatismo culturale
Lugano, Conservatorio della Svizzera italiana (via Soldino, 9) 
Venerdì 18 ottobre 2019

Conservatorio della Svizzera italiana, Lugano

La giornata di studio approfondirà le strategie e i nuovi paradigmi del mecenatismo musicale contemporaneo, attraverso gli interventi di alcuni dei protagonisti più significativi della scena filantropica internazionale.

IL PROGRAMMA

Venerdì 18 ottobre 2019, il Conservatorio della Svizzera italiana di Lugano ospiterà un appuntamento di grande interesse: il simposio SINFONIE D’INTENTI. Passioni, visioni e progetti di mecenatismo musicale. La giornata di studio, con la direzione scientifica di Elisa Bortoluzzi Dubach, docente universitaria e consulente di relazioni pubbliche, sponsorizzazioni e fondazioni, approfondirà le strategie e i nuovi paradigmi del mecenatismo musicale contemporaneo, attraverso gli interventi dei maggiori protagonisti della scena filantropica internazionale. Il simposio si pone l’obiettivo d’indagare quali siano le tecniche più efficaci per condurre una relazione di successo con un mecenate musicale e propone una nuova riflessione sulle sfide che il sostegno privato, fenomeno in piena espansione, deve affrontare nel mutato contesto contemporaneo.

Le relazioni, che si susseguiranno lungo tutta la giornata, offriranno una panoramica completa sui dati, le cifre e le banche dati e consentiranno ai partecipanti di attingere indicazioni pratiche su come instaurare una relazione positiva con un mecenate, nuove idee per raccogliere fondi, un networking reale con personalità di solito irraggiungibili.
“In una società civile – ricorda Christoph Brenner, direttore del Conservatorio della Svizzera italiana – in cui il ruolo giocato dai privati è sempre più determinante per la qualità e la vitalità culturale dei nostri territori, il mecenatismo è divenuto una delle fonti di finanziamento più importanti anche in ambito musicale. Ma gli scenari sono sempre mutevoli ed è quindi fondamentale anticipare le sfide che i mecenati e i musicisti dovranno affrontare in un’arena globale sempre più digitale, connessa e competitiva”.
“In quest’ottica – prosegue Christoph Brenner – il simposio si pone l’obiettivo di indicare le banche dati a cui ricorrere per ottenere le informazioni necessarie, definire i metodi più efficaci per acquisire le risorse economiche e, soprattutto, prevedere quale sia il futuro del finanziamento privato della musica. Ci chiederemo, per esempio, se il mecenatismo musicale di domani sosterrà ancora progetti oppure se si muoverà verso la copertura di aspetti strutturali più ampi e avvierà modelli organizzativi collaborativi, in una logica di sistema che coinvolga tutti gli stakeholder verso una sostenibilità di lungo periodo”.

Il simposio vedrà anche la partecipazione di affermati musicisti del Conservatorio della Svizzera italiana e dell’Orchestra della Svizzera italiana, che eseguiranno brani creati nel corso della storia grazie all’intervento di mecenati. Saranno proprio questi intermezzi musicali a ricordare che sostenere la produzione della musica significa riporre fiducia in una capacità espressiva unica, in grado di allargare l’immaginario e l’orizzonte etico, generando libertà e conoscenza e sollecitando un contagio positivo che consolidi una società aperta e basata sul dialogo e sul rispetto dell’altro.

La giornata si svilupperà su due livelli: da un lato si terranno conferenze, con l’intento di passare informazioni dirette di carattere pratico, dall’altro tavole rotonde volte ad approfondire alcune importanti nonché sempre attuali tematiche. Nella prima tavola rotonda – moderata da Elisa Bortoluzzi DubachHans Albert Courtial che, con la sua Fondazione Pro Musica e Arte Sacra, ha creato un legame straordinario con il Vaticano promuovendo uno dei Festival musicali più significativi di Roma, parlerà dello stretto legame tra mecenatismo-felicità-salute. Allo stesso modo, le neuroscienze stanno studiando quanto la generosità e la filantropia rendano le persone più felici; questa tematica verrà trattata da Christine Cerletti-Sarasin, psicologa, presidente delle Fondazioni Cantilena, Colla Parte, Bau&Kultur di Basilea, nonché pioniera del mecenatismo femminile, tra le donne sostenitrici del Teatro Comunale di Basilea e mecenate dedita alla riscoperta di compositrici femminili del passato e da Anna Kravtchenko, pianista e docente al Conservatorio della Svizzera italiana. Robert Kowalski, violino di spalla dell’Orchestra della Svizzera italiana, Francesca Peterlongo, mecenate e direttore artistico della Fondazione Pro Canale di Milano e Cristina Owen-Jones, goodwill ambassador UNESCO, mecenate e membro del Consiglio di Fondazione dell’Orchestra della Svizzera italiana, approfondiranno, moderati da Moreno Bernasconi, presidente della Fondazione Federica Spitzer di Lugano, il tema dell’effetto cumulativo del mecenatismo musicale sul benessere di chi lo esercita, offrendo spunti di riflessione per il policy-making culturale e la creazione di un ambiente favorevole al fiorire di un mecenatismo che generi ricadute positive per le comunità di riferimento. 

Un approfondimento sarà dedicato al mecenatismo nel suo significato più puro, al senso del bello e alla capacità di ascolto con gli interventi di Alessio Allegrini, cornista e docente del Conservatorio della Svizzera italiana, Mario Martinoli, mecenate e presidente della Fondazione ICONS e Fernanda Giulini, mecenate e collezionista di strumenti musicali antichi con l’ambizione di far ascoltare la musica classica come gli stessi compositori l’avevano immaginata. I diritti dei fondatori, la sostenibilità economica delle istituzioni musicali, i trend e le visioni del mecenatismo musicale del futuro saranno gli argomenti che verranno trattati da Mariacristina Cedrini, Senior Advisor & Comitato di Gestione Fondazione Bracco e membro  del Consiglio di Amministrazione Bracco Suisse SA, François Geinoz, presidente della proFonds – Associazione mantello delle fondazioni svizzere di pubblica utilità, e Peter Spinnler, fondatore e presidente della Fondazione Animato a sostegno dei giovani talenti. Tra gli altri protagonisti della giornata, si possono ricordare Christoph Brenner, direttore del Conservatorio della Svizzera italiana, che rifletterà sul ruolo del mecenatismo in un’istituzione privata, e Diego Fratelli, docente di musica rinascimentale presso lo stesso istituto, che traccerà alcune costanti storiche del mecenatismo in musica. Infine, Francesca Gentile Camerana, grande mecenate della musica che con la sua Associazione De Sono ha accompagnato per molti anni i giovani interpreti nella ricerca del loro Maestro.

La giornata di studi è promossa dal Conservatorio della Svizzera italiana di Lugano, nell’ambito del Master of Advanced Studies in Cultural Management in collaborazione con la Fondazione Fitzcarraldo e Coro Clairière, con il sostegno di Brain Circle Italia e del Corriere degli Italiani, con il supporto di Gioielleria Argenteria Borghi Varese, Hotel Villa Castagnola, Ticino Wine, Caffè Chicco d’Oro e fundraiso.ch, con il patrocinio di proFonds – Associazione mantello delle fondazioni svizzere di pubblica utilità e di Swiss Foundations.

Per iscrizioni, informazioni sulla giornata e i suoi protagonisti:  www.conservatorio.ch/simposio
simposio@conservatorio.ch

IMMAGINE DI APERTURAManifesto dell’evento