Milano: workshop dedicato alla creazione di carta fatta a mano

Workshop di carta fatta a mano – giovedì 23 settembre 2021

Siamo lieti di invitarti a questo workshop dove i partecipanti saranno guidati verso il processo ecologico del riciclo e dell’arte della carta: un workshop dedicato alla creazione di carta fatta a mano secondo metodi tradizionali. Pochi, semplici passaggi per creare qualcosa di unico, che si unisce al tuo gusto e alla tua fantasia. Creare la carta, setacciarla, veder nascere un foglio e usarlo per una lettera a un amico o per un originale biglietto di auguri. Con questo workshop imparerai tutti i segreti della carta: dall’impasto alla stesura, all’asciugatura, alla conservazione, alla lavorazione.

Durata workshop: 2 ore
Età min: 16 anni
COSTO: 20€ a persona, materiali e 1 drink compreso
Registrazione necessaria su Eventbride :
https://www.eventbrite.it/e/172862545527

Info & contact :
+39 353 354 4406 / contact@jardino.it / @jardino.arte
www.jardino.it
+39 353 354 4406@jardino.arte @jardino.arte

IMMAGINE DI APERTURA – Locandina

Fiammetta Sabba – Patrimonio culturale condiviso: viaggiatori prima e dopo il Grand Tour

Il termine ‘Turismo’ è inteso oggi come fruizione e godimento del patrimonio naturalistico e culturale. Sintetizzando e integrando concetti come quelli di globalizzazione e di localismo, il Turismo, a partire dall’esaltazione, dall’approfondimento e dalla pubblicizzazione degli elementi tipici e locali, tanto merceologici, che artistici, che paesaggistici, investe sull’esportazione del loro marchio, e quindi sullo scambio semplificato di merci e persone. Il consolidamento di questa visione ofelimica del patrimonio collettivo porta all’acquisizione di competenze e conoscenze mentre punta all’obiettivo di elevare il livello di benessere generale. Ma per stabilire la cifra del Turismo odierno, e non solo per questo, è necessaria una costante rivisitazione delle sue radici, che risiedono nel Grand Tour. Il Grand Tour fu, come noto, un fenomeno sociale e culturale, iniziato nel XVI secolo e proseguito fino a tutto il XIX, che si manifestò con lunghi viaggi nell’Europa continentale, effettuati dalla gioventù europea ricca e aristocratica, per accrescere il proprio livello di educazione sia mondana, che soprattutto culturale. Ciò veniva conseguito attraverso un’esperienza geografica concreta nella quale lo spostamento fisico permetteva di percepire le differenze di paesaggio, architettura e storia. Il viaggiatore, con l’obiettivo, dunque, di arricchire la propria formazione generale, intraprendeva degli spostamenti lunghi e impegnativi, partendo da una città che generalmente coincideva con quella del ritorno.

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IMMAGINE DI APERTURA tratta dalla copertina del volume

Fiammetta Sabba
Patrimonio culturale condiviso: viaggiatori prima e dopo il Grand Tour

Pisa – Sergei Tchoban: Visioni urbane tra passato e futuro

Il Museo della Grafica (Comune di Pisa, Università di Pisa), laFaculdade de Arquitetura e Urbanismo da Universidade de São Paulo (FAU USP), in collaborazione con l’Istituto Italiano di Cultura di São Paulo

sono lieti di invitarvi all’evento: 

SERGEI TCHOBAN:
URBAN VISIONS BETWEEN PAST AND FUTURE

Mercoledì 22 settembre ore 17:00

Incontro in diretta streaming con la partecipazione di Anat Falbel, Maria Antonella Fusco, Stefano Garzonio, Luca Lanini, Luciano Migliaccio, Sergei Tchoban, Alessandro Tosi 

Per partecipare, è possibile collegarsi a YouTube Sistema Museale di Ateneo: 

https://www.youtube.com/watch?v=e8cf1pI6kfM Pagina Facebook Museo della Grafica

Pagina Facebook MediaEventi

IMMAGINE DI APERTURA – Invito

Biblioteca Regionale Universitaria di Messina: Giornate europee del Patrimonio 2021

Biblioteca Regionale Universitaria “Giacomo Longo” di Messina

GIORNATE EUROPEE DEL PATRIMONIO 2021

Incontro con gli autori

Maria Grazia Genovese – Maria La Rosa – Stello Cutroneo

Il Cenacolo Culturale Hortus Animae presenta

le nuove pubblicazioni della collana Florilegio

Atrio della Cattedrale di Messina

mercoledì 22 settembre 2021 ore 17



L’evento si svolgerà nel massimo rispetto delle norme anti-Covid e previo Green Pass.
In caso di condizioni climatiche avverse l’incontro culturale avrà luogo nei locali della Biblioteca. 
 

In attesa di averVi tra i nostri graditi ospiti,Vi invitiamo a seguirci sui nostri Social

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Ufficio Relazioni con il Pubblico
Il Funzionario Direttivo
Maria Rita Morgana
urpbibliome@regione.sicilia.it
tel.090674564

IMMAGINE DI APERTURA – Locandina

Da sfogliare in biblioteca – Gustav Klimt 1/2

Sul maestro della Secessione viennese abbiamo scelto pagine d’esempio tratte da alcuni dei cataloghi che hanno accompagnato le mostre di questi anni. Riguardano selezioni dei suoi dipinti e dei suoi disegni. In uno dei volumi si potranno osservare molti dettagli, per comprendere meglio aspetti e particolari delle sue opere. Come sempre sono tutti testi in lingua straniera, tuttavia, questa stessa settimana sfoglieremo anche un catalogo interamente nella nostra lingua, poiché parla soprattutto dei viaggi compiuti dal pittore austriaco in Italia. Il link di riferimento eccolo qui: Klimt. Alle origini di un mito – Catalogo ufficiale della mostra

Klimt  

Il meglio di gustav klimt

Klimt. Alle origini di un mito – Catalogo ufficiale della mostra 

Catalogo della mostra del Museo di Vienna “Klimt. La Collezione del Museo di Vienna”  

Gustav Klimt – Disegni 

IMMAGINE DI APERTURA: Foto di Mohamed Hassan da Pixabay

Milano, Palazzo Reale – MONET. Opere dal Musée Marmottan Monet, Parigi

Dal 18 settembre, a inaugurare la stagione autunnale di Palazzo Reale Milano, è arrivata l’attesissima esposizione dedicata al più importante rappresentate dell’Impressionismo: CLAUDE MONET. Promossa dal Comune di Milano-Cultura e prodotta da Palazzo Reale e Arthemisia, la mostra è curata da Marianne Mathieu ed è realizzata in collaborazione con il Musée Marmottan Monet di Parigi, da cui proviene l’intero corpus di opere, e l’Académie Des Beaux – Arts – Institut de France.
La mostra rientra nel progetto museologico ed espositivo “Musei del mondo a Palazzo Reale” nato con l’intento di far conoscere le collezioni e la storia dei più importanti musei internazionali.

Claude Monet (1840-1926)
Ninfee, 1916-1919 circa
Olio su tela, 130×152 cm
Parigi, Musée Marmottan Monet,
lascito Michel Monet, 1966
Inv. 5098 © Musée Marmottan Monet, Académie des beaux-arts, Paris

Un percorso espositivo dove ad accogliere il pubblico ci saranno 53 opere di Monet tra cui le sue Ninfee (1916-1919), Il Parlamento. Riflessi sul Tamigi (1905) e Le rose (1925-1926), la sua ultima e magica opera: un prestito straordinario non solo perché riunisce alcune delle punte di diamante della produzione artistica di Monet, ma anche per l’enorme difficoltà di questo periodo nel far viaggiare le opere da un paese all’altro. Il percorso cronologico segue l’intera parabola artistica del Maestro impressionista, letta attraverso le opere che l’artista stesso considerava fondamentali, private, tanto da custodirle gelosamente nella sua abitazione di Giverny; opere che lui stesso non volle mai vendere e che ci raccontano le più grandi emozioni legate al suo genio artistico.

Il Musée Marmottan Monet – la cui storia è raccontata nel percorso della mostra – possiede il nucleo più grande al mondo di opere di Monet, frutto di una generosa donazione di Michel, suo figlio, avvenuta nel 1966 verso il museo parigino – che prenderà proprio il nome di “Marmottan Monet”.
Suddivisa in 7 sezioni e curata da Marianne Mathieu – storica dell’arte e direttrice scientifica del Musée Marmottan Monet di Parigi – l’esposizione introduce quindi alla scoperta di opere chiave dell’Impressionismo e della produzione artistica di Monet sul tema della riflessione della luce e dei suoi mutamenti nell’opera stessa dell’artista, l’alfa e l’omega del suo approccio artistico.

Dando conto dell’intero excursus artistico del Maestro impressionista, a partire dai primissimi lavori che raccontano del nuovo modo di dipingere en plein air e da opere di piccolo formato, si passa ai paesaggi rurali e urbani di Londra, Parigi, Vétheuil, Pourville e delle sue tante dimore.
È il mondo di Monet, con le sue corpose ma delicatissime pennellate e con quella luce talvolta fioca e talvolta accecante che ha reso celebri capolavori come Sulla spiaggia di Trouville (1870), Passeggiata ad Argenteuil (1875) e Charing Cross (1899‐1901), per citarne alcuni.
Ma non solo. Verdeggianti salici piangenti, onirici viali di rose e solitari ponticelli giapponesi; monumentali ninfee, glicini dai colori evanescenti e una natura ritratta in ogni suo più sfuggente attimo.

La mostra è sostenuta da Generali Valore Cultura, il programma di Generali Italia per promuovere l’arte e la cultura su tutto il territorio italiano e avvicinare un pubblico vasto e trasversale – famiglie, giovani, clienti e dipendenti – al mondo dell’arte attraverso l’ingresso agevolato a mostre, spettacoli teatrali, eventi e attività di divulgazione artistico-culturali con lo scopo di creare valore condiviso.

Special partner Ricola.
L’evento è consigliato da Sky Arte.
Catalogo edito da Skira.

Informazioni
www.palazzorealemilano.it
www.monetmilano.it

Hashtag ufficiale
#MonetMilano

Ufficio StampaArthemisia
press@arthemisia.it | T. +39 06 69380306 | T. +39 06 87153272 – int. 332

IMMAGINE DI APERTURA – Una immagine dell’allestimento

Asti – Una rotaia lunga 170 anni. La ferrovia Torino Genova

Promossa dalla Fondazione SLALA, Sistema Logistico del Nord‐Ovest, in collaborazione con la Fondazione Asti Musei, la Fondazione Cassa di Risparmio di Asti e il Comune di Asti, è inserita nel programma della “Douja d’Or”. Inaugurata il 18 settembre, resterà aperta al pubblico fino al 24 ottobre.

AD ASTI A PALAZZO MAZZETTI:
UNA MOSTRA
SUI 170 ANNI DELLA FERROVIA TORINO‐GENOVA
(1853‐2023)

Una mostra per ricordare i 170 anni dall’inaugurazione della linea ferroviaria su cui si è fatta l’Italia: la Torino‐ Genova, nata per collegare la capitale del regno di Sardegna al suo porto sul mar Ligure, è divenuta nell’arco di pochi decenni la spina dorsale dello sviluppo economico dell’Italia unita, costituendo poi uno degli assi di crescita e uno straordinario strumento per collegare il territorio del Nord‐Ovest al resto del Paese, ma soprattutto alle ricche nazioni dell’Europa continentale.

Il racconto di questa ferrovia non è soltanto un capitolo fondamentale e affascinante della nostra storia: è anche un’occasione per riflettere sull’importanza delle infrastrutture di collegamento nell’Europa all’inizio del terzo millennio. Perché veramente lungo questi binari passato e presente si toccano per disegnare il nostro futuro.

La mostra presenta in forma sintetica l’ingente sforzo di natura infrastrutturale, ma anche economica, politica e amministrativa, che si rivelò fondamentale per la costruzione e il consolidamento della linea su cui veramente “si è fatta l’Italia”.

Il progetto espositivo è stato promosso dal Comitato sorto per celebrare il 170esimo anniversario della linea ferroviaria, costruita nel tempo record di soli sei anni tra il 1848 e il 1853: tale organismo è stato costituito dalla Fondazione SLALA (Sistema Logistico del Nord‐Ovest) per sostenere e dare spessore anche culturale ai progetti di irrobustimento della rete infrastrutturale delle regioni italiane nord‐occidentali. “L’idea espositiva – sottolinea il presidente di SLALA, l’avv. Cesare Rossini nasce con una duplice valenza: è pensata, infatti, sia come la celebrazione di uno strumento fondamentale per lo sviluppo del paese lungo l’arco di oltre un secolo e mezzo, sia come un viaggio di riscoperta vissuto nella realtà dell’area vasta che comprende i sistemi infrastrutturali di Piemonte e Liguria”.

Attraverso alcuni appuntamenti espositivi che nel corso del triennio 2021‐2023 si articoleranno in alcuni siti dislocati lungo il percorso, si entrerà in contatto con la storia della prima infrastruttura su rotaia della storia italiana (se si esclude la precedente esperienza della Napoli‐Portici) e si proporranno al pubblico alcuni elementi di riflessione e di confronto tra le problematiche del periodo immediatamente precedente l’Unità nazionale e le scelte attuali che impattano sulla dotazione logistica dell’Italia di Nord‐Ovest, in coerenza con gli obiettivi della fondazione SLALA.

L’obiettivo è quello di proporre l’ospitalità della mostra – per brevi periodi di due‐tre mesi ‐ alle principali città collocate lungo i 165 chilometri della tratta ferroviaria: in particolare, Torino, Asti, Alessandria, Novi Ligure e Genova.

L’esordio sarà significativamente ad Asti, città nella quale il primo treno fa il proprio ingresso il 5 novembre 1849. La mostra articola il proprio racconto lungo alcune principali sezioni tematiche: Introduzione; L’attività preparatoria (1825‐1845); I promotori del progetto: Camillo Cavour e Carlo Alberto; Il cantiere (1848‐1853), luogo di sperimentazioni tecniche e tecnologiche; L’immagine della ferrovia attraverso la lente degli artisti; Evoluzione delle stazioni e del materiale viaggiante; La Torino‐Genova e lo sviluppo del Nord‐Ovest; Gli sviluppi attuali e futuri della linea.

Oltre ai pannelli che sviluppano le singole sezioni, la mostra dispone di un tavolo con tecnologia touch screen, sul quale sarà possibile selezionare e ingrandire le 15 incisioni che il pittore svizzero Carlo Bossoli ha realizzato nel 1853 per un volume pubblicato a Londra (The Railway between Turin and Genoa), e inoltre consultare fin nei più minuti dettagli una planimetria di fine Ottocento che descrive le dotazioni tecnologiche della linea.

Tra gli strumenti multimediali che possono dare una dimensione ludica per facilitare il dialogo con fasce giovanili o non convenzionali di pubblico è prevista la realizzazione di un’app a soggetto ferroviario, fruibile tramite smartphone o tablet.

È anche prevista, e già in avanzata fase di esecuzione, la realizzazione di un sito web dedicato, su cui far confluire per la durata dell’intero triennio tutti i contenuti che si andranno a raccogliere evento dopo evento. Il sito prevede sezioni dedicate tra l’altro alla storia della linea, ai contenuti delle singole mostre, ai materiali prodotti nei vari eventi, alla rassegna stampa dell’attività svolta.

È prevista inoltre la realizzazione di appuntamenti di studio e di approfondimento per richiamare l’attenzione delle istituzioni, ma anche di un pubblico più vasto e diversificato, sulla centralità che la linea riveste ancora nel disegno infrastrutturale nazionale e sulle potenzialità che potrebbe avere in futuro.

Si prevede infine che le singole fasi della mostra itinerante possano essere accompagnate da eventi più specifici, dedicati a singole categorie di utenti (ad esempio il mondo della scuola, oppure le associazioni di appassionati del mondo della rotaia, o ancora organizzazioni che uniscono l’utilizzo del tempo libero alla valorizzazione dei beni culturali), e ricorrendo a linguaggi diversificati.

La Fondazione SLALA (e il Comitato 170 che in essa opera) nasce per contribuire alla coesione territoriale per il raggiungimento di traguardi comuni: fin dai suoi esordi ha manifestato quindi una particolare sensibilità per la creazione di un tessuto di alleanze che deve costituire il proprium di una fondazione di partecipazione. La mostra itinerante è perciò l’occasione per consolidare una rete di rapporti già in essere che possono trovare in questi appuntamenti un’occasione di ulteriore sviluppo. Si elencano qui di seguito le realtà che hanno già assicurato il proprio patrocinio o collaborazione al programma delle celebrazioni.

In primo luogo gli enti astigiani che per primi e con entusiasmo hanno accolto la proposta di ospitare la mostra: Fondazione Asti Musei, Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, Comune di Asti; a loro si aggiungono Provincia di Asti e Camera di Commercio di Alessandria‐Asti.

Poi, vari partner di livello nazionale e locale: RFI (Rete Ferroviaria Italiana), la Fondazione FS Italiane, il Museo Nazionale del Risorgimento Italiano di Torino, le due Regioni Liguria e Piemonte, l’Agenzia della Mobilità Piemontese, il mondo delle Camere di Commercio rappresentato dalla Camera di Commercio di Genova, dalla Camera di Commercio Riviere di Liguria, da tutte le Camere di Commercio del Piemonte attraverso Unioncamere Piemonte, e da Uniontrasporti, il CIFI (Collegio Ingegneri Ferroviari Italiani) sezione di Genova, i Comuni di Alessandria, Asti, Arquata Scrivia, Novi Ligure, Ronco Scrivia, oltre ai Comuni e Città Metropolitane di Torino e di Genova, le Province di Alessandria, di Asti e di Savona.

A questo già significativo gruppo di sostenitori si aggiungono anche un paio di significative partnership che testimoniano la dimensione internazionale dell’interesse per il tema dei collegamenti ferroviari: hanno infatti concesso il loro patrocinio il Comitato San Gottardo (Gotthard Komitee), associazione che riunisce tredici governi cantonali svizzeri, e la Ferrovia BLS (Bern‐Loetschberg‐Simplon).

Partendo da questi presupposti si ritiene che la mostra possa efficacemente costituire un elemento importante per contribuire alla costruzione di una rete di collaborazioni che, a partire dalla celebrazione dell’anniversario, possa avere effetti anche sullo sviluppo delle dotazioni infrastrutturali del territorio.

L’evento è stato progettato dalla Fondazione SLALA (Sistema Logistico del Nord‐Ovest d’Italia), attraverso il Comitato per i 170 anni della linea ferroviaria Torino‐Genova. Ne sono componenti: Mauro Caliendo, Tiziano Cosentino, Giovanni Currado, Ezio Elia, Walter Finkbohner, Vittorio Gatti, Roberto Livraghi (presidente), Angelo Marinoni, Gianluca Veronesi, Daniele Viotti.

Curatore della mostra è Roberto Livraghi. L’allestimento è curato da LineLab di Giorgio Annone. Sede della mostra, la prestigiosa sede di Palazzo Mazzetti, in corso Alfieri ad Asti.

Un riferimento imprescindibile per la ricerca storica che ha portato al reperimento dei materiali in mostra è stato il lavoro del professor Giulio Guderzo dell’Università di Pavia, noto studioso delle politiche dei trasporti e in particolare delle ferrovie nell’Italia pre e post unitaria.

La ferrovia TorinoGenova osserva il curatore, Roberto Livraghi – a oltre un secolo e mezzo di distanza ci interroga ancora e soprattutto ci induce a parlare del NordOvest. L’Arsenale marittimo di Genova e l’Arsenale militare di Torino hanno costituito due delle più formidabili concentrazioni di sapere tecnico dell’Europa preindustriale. A metà Ottocento, l’infrastruttura ferroviaria che collega questi due punti diviene il banco di prova – non solo italiano e non solo europeo, ma mondiale – per la costruzione di gallerie ferroviarie e per nuovi macchinari complessi e innovativi, come le perforatrici ad aria compressa. Soprattutto, la ferrovia diventa la sede di un intreccio virtuoso di coordinamento pubblico e di iniziativa privata. Ma allora come non spostare il pensiero ai giorni nostri e riflettere sull’attualità di questo collegamento in un contesto di respiro europeo?”.

L’inaugurazione è avvenuta venerdì 18 settembre alle ore 11 e la mostra rimarrà aperta al pubblico fino al 24 ottobre con orario dalle 10 alle 19 (da martedì a domenica). L’ingresso è gratuito perché il biglietto è quello cumulativo per i vari appuntamenti del settembre astigiano.

La mostra “Una rotaia lunga 170 anni” – ha sottolineato Mario Sacco, Presidente della Fondazione Asti Musei e della Fondazione Cassa di Risparmio di Asti – assume per noi un significato particolare perché si inserisce in un quadro di tradizionale attenzione per la storia del territorio. La ferrovia voluta da Cavour a metà Ottocento ha rappresentato un potente elemento di sviluppo per lo Stato sardo‐piemontese di allora e per lo Stato unitario pochi anni dopo, ma contemporaneamente ha fornito un contributo essenziale per lo sviluppo dell’economia astigiana, messa in grado di comunicare rapidamente con il più grande mercato del Piemonte, quello della capitale, e di aprirsi una strada agevole verso la costa ligure. Con l’edizione della mostra che si apre il 18 settembre a Palazzo Mazzetti la Fondazione Asti Musei si apre alla collaborazione con la Fondazione SLALA, che ha come obiettivo il rilancio infrastrutturale e logistico del Nord‐Ovest d’Italia, e prosegue una fattiva collaborazione con la Città di Asti nella direzione di valorizzare gli aspetti fondamentali della nostra storia e della nostra cultura. Il progetto, come è noto, proseguirà fino al 2023 coinvolgendo altre città poste lungo i 165 chilometri della linea”.

“Il 5 novembre 1849 – ha dichiarato il Sindaco di Asti, Maurizio Rasero – il primo treno proveniente da Torino ha fatto il proprio ingresso nella stazione di Asti, che vediamo riprodotta in una incisione del pittore svizzero Carlo Bossoli che costituisce anche l’immagine‐guida della mostra. Erano i mesi drammatici appena successivi alla sconfitta militare subita dall’esercito piemontese nella prima guerra d’indipendenza. Poco più di tre mesi prima Carlo Alberto era morto nell’esilio portoghese di Oporto. Eppure, nonostante questo quadro scoraggiante, la volontà e la lungimiranza di Camillo Cavour riuscirono a realizzare nel tempo record di soli cinque anni un progetto che portava il Piemonte all’avanguardia tra gli stati italiani e lo apriva ai rapporti commerciali ed economici con la vicina Lombardia, e, in prospettiva, con la Francia e la Svizzera poi raggiunte dalla politica dei “trafori alpini” perseguita dallo stato unitario. La città di Asti è stata fin dall’inizio protagonista di questa straordinaria stagione che siamo onorati di poter ricordare con la bella mostra realizzata in collaborazione con la Fondazione SLALA, la Fondazione CR Asti e la Fondazione Asti Musei”.

IMMAGINE DI APERTURA – Locandina

Rovigo, Palazzo Roverella – ROBERT DOISNEAU

Il più bel bacio della storia della fotografia? Impossibile stabilirlo. Ma è certo che un posto sul podio spetta all’immagine della giovane coppia, indifferente alla folla dei passanti e al traffico della place de l’Hôtel de Ville di Parigi. L’autore è Robert Doisneau, il grande maestro della fotografia cui Palazzo Roverella renderà omaggio nell’autunno 2021 attraverso una mostra originale, capace di rivelare al pubblico delle opere la cui vocazione è, appunto, catturare momenti di felicità come questo.

23 Settembre 2021 – 30 Gennaio 2022
Rovigo, Palazzo Roverella

ROBERT DOISNEAU

A cura di Gabriel Bauret

Mademoiselle Anita, cabaret « La Boule Rouge », rue de Lappe, Paris, 1950 © Robert Doisneau

Insieme a Henri Cartier-Bresson, Doisneau è considerato uno dei padri fondatori della fotografia umanista francese e del fotogiornalismo di strada. Con il suo obiettivo cattura la vita quotidiana degli uomini e delle donne che popolano Parigi e la sua banlieue, con tutte le emozioni dei gesti e delle situazioni in cui sono impegnati.
Questa mostra a Palazzo Roverella abbraccia la sua opera senza distinzioni cronologiche né alcun criterio di genere o tema, affiancando fabbriche, banconi di bistrot, portinerie, cerimonie, club di jazz, scuole o scene di strada in generale. Che si tratti di fotografie realizzate su commissione o frutto del suo girovagare liberamente per Parigi, vediamo delinearsi uno stile impregnato di una particolare forma mentis, che traspare anche nei suoi scritti e nelle didascalie delle foto; uno stile che mescola fascino e fantasia, ma anche una libertà d’espressione non lontana dal surrealismo. Se lo stile è l’uomo (come dice Buffon), allo stesso modo la fotografia si identifica con alcuni dei suoi soggetti per esprimere una sorta di inquietudine o malinconia.
Un racconto – quello proposto dal curatore di questa mostra, Gabriel Bauret – condotto attraverso 130 stampe ai sali d’argento in bianco e nero, provenienti dalla collezione dell’Atelier Robert Doisneau a Montrouge. È in questo atelier che il fotografo ha stampato e archiviato le sue immagini per oltre cinquant’anni, ed è lì che si è spento nel 1994, lasciando un’eredità di quasi 450.000 negativi.
Quello di Doisneau è un raccontare leggero, ironico, che strizza l’occhio con simpatia alla gente. Che diventa persino teneramente partecipe quando fotografa innamorati e bambini.
“Quello che cercavo di mostrare era” – ricorda l’artista – “un mondo dove mi sarei sentito bene, dove le persone sarebbero state gentili, dove avrei trovato la tenerezza che speravo di ricevere. Le mie foto erano come una prova che questo mondo può esistere. “
“Mi piacciono – continua – le persone per le loro debolezze e difetti. Mi trovo bene con la gente comune. Parliamo. Iniziamo a parlare del tempo e a poco a poco arriviamo alle cose importanti. Quando le fotografo non è come se fossi lì ad esaminarle con una lente di ingrandimento, come un osservatore freddo e scientifico. È una cosa molto fraterna, ed è bellissimo far luce su quelle persone che non sono mai sotto i riflettori.” “Il fotografo deve essere come carta assorbente, deve lasciarsi penetrare dal momento poetico. La sua tecnica dovrebbe essere come una funzione animale, deve agire automaticamente.”
Doisneau nasce nel 1912 nel sobborgo parigino di Gentilly. La sua formazione come fotografo nasce dall’apprendistato nel laboratorio di un fotografo pubblicitario. Ma la sua attenzione si trasferisce presto ai quartieri popolari di Parigi e della banlieue, immagini che cominciano a comparire sulle riviste attraverso l’agenzia Rapho, di cui è uno dei membri più importanti. Poi la guerra lo spinge a mettersi a disposizione della resistenza per dare nuova identità ai ricercati. Dopo la Liberazione, ecco alcuni reportages per “Vogue” e nel ’49 il libro realizzato in collaborazione col suo sodale, il celebre scrittore Blaise Cendrars, La Banlieue de Paris, la prima sintesi dei molti racconti per immagini che dedicherà a questo mondo. Doisneau ne descrive la quotidianità, componendo un racconto visivo in cui si mescolano una profonda umanità e una nota di umorismo, sempre presente nel suo lavoro.

Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo

Media Relation
Alessandra Veronese – cell. 348 311 11 44
Comunicazione
Roberto Fioretto – Responsabile Ufficio Comunicazione – Tel. 049 8234800
comunicazione@fondazionecariparo.it

Ufficio Stampa della Mostra:
Studio ESSECI, Sergio Campagnolo tel. 049.663499
Rif. Simone Raddi gestione2@studioesseci.net

IMMAGINE DI APERTURA Le baiser de l’Hôtel de Ville, Paris 1950 © Robert Doisneau

Da sfogliare in biblioteca – Antoni Gaudí e la Sagrada Família 2/2

L’architettura attuale, depositaria del Movimento Moderno, sembra rifiutare la manifestazione dell’arte e dell’ornamento. L’insegnamento e l’opera di Gaudí nelle sue componenti naturali e mistiche potrebbero indirizzare verso nuovi ambiti di interpretazione e di ricerca per l’ideazione, la costruzione, la comunicazione degli spazi di vita del XXI secolo. Questo lavoro ripercorre alcune tappe fondamentali dell’architettura di Gaudí, portando in evidenza i suoi aspetti più intimi e morali e cercando di mettere alla luce lo stretto rapporto con l’essere umano ed i suoi luoghi di espressione: Genius Loci, consenso della popolazione, attenzione all’ambiente, sostenibilità, materiali e tecniche di costruzione, lavoro pluridisciplinare e simbolismo. Questi elementi sono stati relazionati ai metodi di lavoro attuali, per cercare di delineare quale sia una strada percorribile per una corretta progettazione in futuro e ricercare i concetti della nuova attualità a cui Gaudí può indirizzarci.

LEGGI ANCHE: Antoni Gaudí e la Sagrada Família 1/2

Veronica Murracino –
Architettura e Arte. Nuove inquisizioni a partire da Gaudí  

IMMAGINE DI APERTURA: Foto di Mohamed Hassan da Pixabay

Carpi celebra Liliana Cavani con la mostra: Il portiere di notte. La libertà della perdizione

L’esposizione presenta documenti originali del film Il portiere di notte, considerato il più importante capolavoro tra quelli realizzati dalla regista carpigiana, come la sceneggiatura con le annotazioni di Liliana Cavani o il bozzetto originale di Piero Tosi del famoso costume con le bretelle e il cappello di Charlotte Rampling, più di 60 fotografie di scena, materiale video, articoli di giornale provenienti dal Fondo archivistico Liliana Cavani.

La rassegna è uno degli appuntamenti del programma del festivalfilosofia 2021 sulla Libertà, che si terrà a Modena, Carpi e Sassuolodal 17 al 19 settembre 2021.

CARPI (MO)
PALAZZO DEI PIO – SALA DEI CERVI
DAL 17 SETTEMBRE AL 6 GENNAIO 2022
CARPI CELEBRA LILIANA CAVANI CON LA MOSTRA

IL PORTIERE DI NOTTE
La libertà della perdizione

Bozzetto Piero Tosi

Carpi (MO) celebra Liliana Cavani, una delle sue più illustri concittadine.

Da ieri 17 settembre 2021 fino al 6 gennaio 2022, nella Sala dei Cervi di Palazzo dei Pio si tiene la mostra Il portiere di notte. Libertà della perdizione.

L’esposizione, curata da Francesca Brignoli, ideata e prodotta dal Comune di Carpi – Archivio Storico Comunale, in collaborazione con i Musei di Palazzo dei Pio di Carpi, col contributo di Fondazione Cassa Risparmio di Carpi, è dedicata a Il portiere di notte (1974) uno dei capolavori più famosi tra quelli realizzati dalla regista carpigiana, la cui trama sfida lo spettatore a considerare la possibilità della libera scelta all’interno di una cornice di dominio e sopraffazione, sia concreta che psicologica.

Attraverso una serie di documenti originali, come la sceneggiatura con le annotazioni di Liliana Cavani o il bozzetto originale di Piero Tosi del famoso costume con le bretelle e il cappello di Charlotte Rampling, più di 60 fotografie di scena, materiale video, articoli di giornale provenienti dal Fondo archivistico Liliana Cavani, donato dalla regista all’Archivio storico comunale della sua città nel 2019 e oggetto nel corso degli ultimi due anni di un minuzioso lavoro di catalogazione,

oltre a spezzoni del film, la rassegna getta luce sull’iniziale formazione dell’idea della pellicola, nata mentre Liliana Cavani lavorava al documentario storico La donna nella Resistenza, seguendone poi il percorso della produzione, realizzazione e distribuzione. La mostra avrà un focus in particolare sulla divisiva ricezione della pellicola sia in Italia che all’estero e sulle implicazioni generate in termini di censura.

La sceneggiatura, scritta dalla stessa Cavani e Italo Moscati, racconta la vicenda di Max, già ufficiale delle SS addetto ai campi di sterminio, che ritrova Lucia, una ex deportata ebrea, ospite dell’albergo viennese dove l’uomo lavora come portiere di notte.

Tra i due riesplode una insana passione, nata sull’onda dei ricordi degli orrori e delle abiezioni sessuali vissute nel lager. Alcuni vecchi colleghi di Max intendono eliminare Lucia, in quanto testimone pericolosa per il loro passato. L’uomo allora si rifugia con lei nel suo appartamento dove, tra risse e sfinimenti, il loro rapporto raggiunge morbosi livelli di parossismo erotico. I due vengono poi uccisi in un tentativo di fuga.

L’iniziativa è uno degli appuntamenti del programma del festivalfilosofia 2021 Libertà, che si terrà a Modena, Carpi e Sassuolodal 17 al 19 settembre 2021.

Liliana Cavani con Alfio Contini. Foto Mario Tursi

Liliana Cavani, regista e sceneggiatrice di opere dal forte impatto socio-politico, comincia il suo percorso cinematografico negli anni ‘60 e si afferma come una delle figure più rilevanti del cinema italiano, raggiungendo la fama internazionale nel 1974 appunto con Il portiere di notte. Vincitrice di un David di Donatello alla carriera nel 2012, ha lavorato anche a cortometraggi, documentari storici, e come regista di film televisivi, opere liriche e teatrali.

IL PORTIERE DI NOTTE. La libertà della perdizione
Carpi (MO), Musei di Palazzo dei Pio (piazza dei Martiri, 68)
17 settembre 2021 – 6 gennaio 2022

Orari:
17 e 18 settembre, ore 10-23
19 settembre, ore 10-20
Dal 20 settembre:
venerdì, ore 10-13
sabato, domenica e festivi, ore 10-18
chiuso lunedì, Natale e Capodanno

Ingresso gratuito contingentato esclusivamente per le persone munite di green pass COVID-19

Info: tel. 059/649955-60

Ufficio stampa mostra
CLP Relazioni Pubbliche | Clara Cervia | tel. 02 36 755 700 | clara.cervia@clp1968.it | www.clp1968.it

Ufficio stampa Comune di Carpi
Fabrizio Piccinini | tel. 059 649780 | fabrizio.piccinini@comune.carpi.mo.it

IMMAGINE DI APERTURA – Liliana Cavani foto Mario Tursi