In collaborazione con Storielibere.fm il podcast di BPER: Les Diaboliques. Due sorelle geniali.

Come usiamo in BLOGROL, rubrica intermittente che proponiamo quando nel web troviamo qualcosa di curioso, oggi ci focalizziamo sul sito di una banca italiana, la BPER. Per pubblicizzare i suoi servizi ha ideato, in collaborazione con Storielibere.fm,un nuovo podcast intitolato “Les Diaboliques. Due sorelle geniali”. Si sta parlando di Angela e Luciana Giussani, le due autrici che nel 1962 hanno ideato il personaggio immaginario dei fumetti Diabolik. Sul sito di BPER Banca ogni mese un nuovo episodio racconterà la nascita di Diabolik ed Eva Kant. È una trovata senz’altro ironica e bizzarra per pubblicizzare una banca, una soluzione in grado di attrarre attenzione.

Nel primo episodio della serie “Les Diaboliques” di Chiara Tagliaferri, realizzata da Storielibere.fm in collaborazione con BPER Banca, conosciamo i luoghi e le persone che hanno dato avvio alle avventure del famoso ladro mascherato. Nella pagina del podcast troviamo scritto: «Entriamo a casa di Angela e Luciana Giussani: le conosciamo bambine e poi adolescenti in mezzo ai velluti e alle bombe che esplodono. Seguiamo la traiettoria luminosa che queste ragazze piene di futuro cavalcano per raggiungere la loro indipendenza e il progetto editoriale che cambierà per sempre le loro vite: il fumetto nero “Diabolik”». Buon ascolto.

IMMAGINE DI APERTURA – Les diaboliques, cover della serie.

LA GRANDE ONDA – V Edizione di Castello Errante. Residenza Internazionale del Cinema

Al via la prima parte della V Edizione di Castello Errante. Residenza Internazionale del Cinema con tante novità in programma, dal 10 al 25 novembre 2021, con un pieno di energia ben rappresentato dalla nuova veste grafica e dal claim scelto quest’anno: La Grande Onda.

“La grande onda è un’opportunità, ma anche una sfida.
È un punto di svolta ma anche il senso di paura che anticipa una scelta.
È il momento del trionfo, o quello del colpo in pancia che si è disposti a prendere.
È l’istante che precede il nostro più stupido errore o quello prima di mettersi al sole a farsi sciogliere le contratture. Castello Errante è un progetto unico.
È Errante perché ogni anno sperimenta nuovi spazi e racconta nuove storie”.

Queste le parole della Direttrice Adele Dell’Erario che descrivono bene la determinazione e l’entusiasmo con cui si è affrontata questa grande sfida nel 2021.

Questa prima fase della V edizione parte mercoledì 10 novembre alle ore 17:00 con un evento di benvenuto accessibile al pubblico attraverso il sito www.castelloerranteresidenza.it.

Un’occasione per condividere con l’esterno lo spirito che caratterizza il progetto, festeggiare la tenacia dei tanti che lavorano attorno a questa macchina singolare: una Grande Onda di entusiasmo che mette insieme differenti identità culturali, diversi linguaggi e realtà, visioni e metodi sempre innovativi.

Durante l’evento di Benvenuto tanti saranno gli amici e i collaboratori provenienti da tutto il mondo, che si connetteranno per inaugurare questa nuova edizione e raccontare la loro esperienza nel progetto. La direttrice Adele Dell’Erario sarà affiancata dal Coordinatore Generale César González Álvarez, per presentare il nuovo programma insieme alla partecipazione dei rappresentanti delle Istituzioni italiane e latinoamericane che supportano Castello Errante che interverranno di persona o con contenuti video dedicati, come la Responsabile Struttura Cinema ABC Regione Lazio, Giovanna Pugliese, il Segretario Culturale IILA Jaime Nualart Sanchez, l’Assessore del Comune di Santa Marinella, Pierluigi D’Emilio, il produttore e direttore di deleFOCO Josué Fischel Jiménez – Comunidad Audiovisual del Costa Rica, Delegata Direzione cooperazione Internazionale Carla Sierra Zuniga (Costa Rica), assieme ai protagonisti delle scorse edizioni Victoria Solis Sanabria e il compositore Paolo Casali e tutto il team del progetto.

Castello Errante è un progetto internazionale che promuove le eccellenze paesaggistiche e le preziosità del territorio italiano nel mondo − per questa edizione la parte in presenza avrà luogo successivamente nel borgo di Santa Severa, situato nel comune di Santa Marinella, un affascinante paesaggio affacciato sul mare − ma soprattutto è una grande esperienza umana, multiculturale e di alta formazione grazie alla selezione dei migliori professionisti del panorama internazionale dell’audiovisivo, con un programma di masterclass e workshop che ogni anno mira alla ricerca e ai nuovi linguaggi del settore.

Fin dalla residenza online gli studenti selezionati hanno l’opportunità di partecipare a un ricco calendario suddiviso in una parte di formazione e in un’altra di sviluppo e pre produzione. Nel programma troviamo un parterre di docenti internazionali estremamente interessante: Julio Gómez (Spagna) con la masterclass dal titolo ADVANCED DIGITAL CINEMATOGRAPHY Tools of the trade, Lens & Lightning; Jean Paul Jarry (Francia) con la masterclass DOES CINEMATIC LANGUAGE STILL EXIST?; David Stump (Stati Uniti) che approfondirà la cinematografia digitale con la masterclass DIGITAL CINEMATOGRAPHY. Dall’America Latina, invece, il professore cileno Alvaro Cortés terrà la masterclass ESTADO DEL ARTE CINEMATOGRÁFICO.

I lavori creativi della residenza saranno approfonditi con i workshop ESTRATEGIAS DE CONSTRUCCIÓN COLECTIVA DE PERSONAJES tenuta dal regista e sceneggiatore cileno César González Álvarez e il workshop di CONSTRUCCIÓN & DISEÑO SONORO tenuto dal direttore e post- produttore del suono argentino Tomás Hernán Ramos.

Il 2021 è stato un anno di grande sviluppo per il Progetto, che non ha voluto rallentare di fronte al periodo critico che ha colpito il mondo, anzi con una grande spinta e voglia di crescere ed evolversi, per questa edizione Castello Errante presenta un’altra grande novità: un nuovo strumento creato proprio per rendere l’esperienza della parte online di grande professionalità e innovazione:

COMBO, la prima piattaforma che mette in connessione Paesi differenti del mondo attorno a progetti di formazione e produzione audiovisiva. Una delle aree della piattaforma è dedicata esclusivamente al progetto di Castello Errante. Residenza Internazionale del Cinema.

All’interno della piattaforma, gli studenti hanno accesso a un’area dedicata con i loro profili personali e a una serie di strumenti legati alla formazione attraverso video meeting e conferencing per partecipare al ricco programma di masterclass e workshop con docenti provenienti da tutto il mondo, oltre a uno spazio integrato per il lavoro iniziale di pre produzione dei prodotti audiovisivi che realizzeranno in presenza.

Di fatti Castello Errante è un piccolo marchio di produzione audiovisiva, capace di mettere a lavoro ogni anno decine di professionisti e COMBO rappresenta un sistema tecnologico integrato e digitale in grado di fornire le funzioni principali per affrontare le fasi di sviluppo e pre-produzione di un progetto audiovisivo, godendo di strumenti innovativi in grado di potenziare la comunicazione tra i soggetti coinvolti in Castello Errante, provenienti dall’Italia e da luoghi differenti del mondo.

Altra grande novità per questa Edizione è la presentazione di un nuovo evento internazionale che coinvolge l’Italia e l’America Latina:

Giovedì 16 dicembre 2021 Castello Errante presenta 2020+1 a Casa Argentina (Roma): una rassegna dedicata alle eccellenze dei cortometraggi vincitori nei Festival latino americani partner del progetto e quelli realizzati dagli studenti di Castello Errante delle passate edizioni che saranno i protagonisti di un ciclo di proiezioni realizzato in collaborazione con l’Ambasciata Argentina e con l’IILA – Organizzazione Internazionale Italo-Latino Americana.

Castello Errante è reso possibile grazie al sostegno di Programa Ibermedia, Ministero della Cultura, Regione Lazio, di cui quest’anno è risultato il primo progetto su oltre 200 proposte presentate al fondo di promozione audiovisiva regionale, con la collaborazione di IILA – Organizzazione Internazionale Italo-Latino Americana, Roma Lazio Film Commission,Fondazione Cinema per Roma, Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma, le Ambasciate di Argentina, Cile, Costa Rica, Colombia, Cuba, Guatemala, Honduras, Messico, Nicaragua, Repubblica Domenicana e Uruguay, nonché diverse Scuole Nazionali di Cinema latinoamericane.


INFO UTILI
Maggiori informazioni sono presenti sul sito del progetto.

Ideato e prodotto da Occhi di Giove SRL, Castello Errante. Residenza Internazionale del Cinema è un format innovativo dedicato alla formazione, alla produzione e alla promozione nel campo del cinema e dell’audiovisivo.

www.castelloerranteresidenza.it
info@occhidigiove.it |
organizzazione@castelloerranteresidenza.it

UFFICIO STAMPA
CULTURALIA DI NORMA WALTMANN

051 6569105 – 392 2527126
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Youtube: Culturalia

IMMAGINE DI APERTURA – Locandina

Le immortali icone pop di Andy Warhol approdano al PALP di Pontedera

Al PALP Palazzo Pretorio di Pontedera – dal 10 novembre 2021 al 20 marzo 2022oltre 140 opere di Andy Warhol raccontano la storia del più pungente interprete della società di massa, testimone variopinto delle icone del suo tempo: Andy Warhol. ICONS!

Andy Warhol
Campbell’s Soup Oyster Stew, 1968
Serigrafia su carta, 88,9×58,4 cm
Collezione priovata
© The Andy Warhol Foundation for the Visual
Arts Inc. by SIAE 2021 per A. Warhol

Andrew Warhol – artista poliedrico tra i più influenti protagonisti del XX secolo, curioso narratore della società di massa e folgorante sociologo dell’America Anni ’60 – è stato capace di trasformare in arte i feticci dell’immaginario collettivo americano, anticipando l’instaurarsi del potere dei mass media.
Andy Warhol fotografo, regista, designer e illustratore, padre della Pop Art che ha trasformato in icone la Coca Cola, Elvis Presley, la Campbell’s Soup, Liz Taylor e Marilyn Monroe, il biglietto del dollaro e Jackie Kennedy.

Con il patrocinio della Regione Toscana, realizzata dal Comune di Pontedera, dal PALP Palazzo Pretorio di Pontedera, dalla Fondazione per la Cultura Pontedera, la mostra è prodotta e organizzata da Piuma, in collaborazione con Art Motors, ed è curata da Nicolas Ballario ed Edoardo Falcioni. La mostra vede come sponsor Knauf e come partner Ecofor.

Andy Warhol. ICONS! è la mostra scelta quest’anno per rafforzare il grande progetto culturale e di arte urbana Natale ad ArtePontedera 2021, promosso dalla Fondazione per la Cultura Pontedera, in collaborazione con il Comune di Pontedera, per la regia di Alberto Bartalini, che si propone di riannodare il filo del percorso denominato Arte per non Dormire con l’obiettivo di allestire nelle piazze e nelle strade di Pontedera un progetto di qualità aperto alla fruizione di residenti e visitatori. Per questa edizione è stato scelto un campione indiscusso come Andy Warhol per incrementare la già ottima proposta artistica che Natale ad Arte – Pontedera 2021 vuole offrire ai suoi cittadini.
Il progetto Natale ad Arte – Pontedera 2021 vede il contributo di Ecofor Service, Federighi Barbara, Intergomma, Crastan, Alilaser, Lemass Holding, DLG MOVE, Revet, Blu Palace, Aura Petroli, Dama Retail, 4F Group, Valdera Gestioni, CA.PA.TER, Casa di Cura Privata San Rossore, Blanc Mariclò, Manutencoop Società Cooperativa, Officina OM di Bernardini e Balducci, Palumbo Auto, Giustiauto Srl, Lenergy, Locatelli Saline di Volterra, Sale di Volterra, Agenzia Immobiliare Belfiore, Gruppo Lupi, La Pecora di Massimiliano, H.T.A., Costruzioni Novicrom.

Milano, Fabbrica del Vapore – AURA. Immersive Light Experience

Milano, 13 Ottobre 2021 – Il 29 ottobre inizierà alla Fabbrica del Vapore di Milano AURA, THE IMMERSIVE LIGHT EXPERIENCE dove colore e luce diventano i protagonisti assoluti di un’esperienza totalmente immersiva e senza precedenti come proporzioni e articolazioni.

29 Ottobre 2021 – 09 Gennaio 2022
Milano, Fabbrica del Vapore

AURA
THE IMMERSIVE LIGHT EXPERIENCE

https://www.auraimmersivexperience.com/

Sila Sveta in Spazio Too

AURA supera il concetto di spettatore trasformandolo in attore di un colossale, magico spettacolo creativo in cui l’aura di ciascuno interagisce con quella di chi gli è vicino, catalizzando campi energetici nuovi, emettendo nuove luminosità. Rendendo percettibile a tutti, attraverso sofisticatissime tecnologie che sono innanzitutto originali atti creativi, il concetto orientale dell’aura che circonda tutti i corpi.

Il concept nasce dall’idea di Pepper’s Ghost di materializzare e toccare la luce come risorsa viva e fonte di vita essa stessa, mettendo in gioco creatività visionaria, experience design, le più innovative tecnologie per raccontare non una storia, ma immergere in molteplici storie, fatte di suoni, sensi ed emozioni.

L’idea? Realizzare un’opera d’arte digitale che trasformi l’ambiente rendendolo vivo dove la forza dei giochi dei fasci di luce si incontrano alle proiezioni mapping in grado di immergere e totalizzare con immagini 3D ed effetti unici capaci di animare il pavimento al passaggio dei visitatori. Le persone saranno parte integrante ed attiva dell’opera. Modificatori. Attori coinvolti in un viaggio in due atti.
Il primo sarà diviso in cinque loop che gradualmente ci immergeranno in altrettanti momenti suggestivi e generativi come una pioggia di stelle o la crescita di elementi naturali, in cui la presenza e i movimenti delle persone interagiranno direttamente modificandone i pattern e gli sviluppi. Quello che vedremo e sentiremo non sarà un copione fisso e reiterato, ma ogni volta un atto creativo nuovo e originale frutto della relazione tra umano e digitale.
Nel secondo atto l’idea di un’aura personale si espanderà ulteriormente, aumentando il livello di interazione con il mondo che ci circonda e arrivando in qualche modo a fonderci con esso. Per provare la sensazione, l’esperienza, di vedere il Mondo riflesso in ognuno di noi.

AURA è una produzione internazionale con la co-direzione creativa di Pepper’s Ghost, la più emergente creative firm della digital art, nella veste anche di Executive Producer, e di Sila Sveta la più importante realtà al mondo nella produzione di installazioni immersive.

Queste due eccellenze internazionali dell’arte digitale hanno dato vita a un’installazione unica nel suo genere e hanno scelto di partire dal buio, da una scatola nera, per arrivare all’incontro tra colori e musiche.

Ogni visitatore creerà una sua storia tra luci, proiezioni e spazio, emozioni, sorprese e stravolgimenti in un ambiente simile a un universo parallelo. A trasformare la luce in un’esperienza artistica immersiva hanno collaborato i più importanti light designer, creative director, compositori e sound designer al mondo, sotto la Direzione Artistica dei fondatori delle due aziende, Anderson Tegon e Aleksandr Usyskin.

AURA è una Digital Art Experience che non solo trasporta il visitatore in un’altra dimensione, ma lo rende parte dell’installazione stessa. Grazie ad un innovativo sistema di motion tracking, lo spettatore entra in contatto con le proiezioni modificando direttamente il contenuto e lo spazio circostante. La luce diventa protagonista e guida di un percorso immersivo che coinvolge emotivamente lo spettatore accompagnandolo in una escalation di emozioni e sensazioni.

AURA nasce in partnership con il Comune di Milano nella sua “casa” più bella e rappresentativa, una delle più famose location Milanesi: “La Cattedrale” presso la Fabbrica del Vapore uno spazio di 1500mq nella sola navata centrale che arrivano a 2600mq nel suo totale e che segnerà la ripartenza del mondo delle grandi mostre nel capoluogo lombardo che ancora una volta rivela la sua anima innovativa ed internazionale.

Technology
Aura è una Immersive Light Experience frutto dello studio creativo e le più innovative tecnologiche sul mercato:
Videoproiettori dalla grandissima luminosità (31.000 ansi lumen) ed altissima definizione
Luci laser di ultima generazione
Sistema di motion tracking per l’interazione con le luci, il pavimento immersivo ed i visitatori.
Sound design 360° immersivo

Pepper’s ghost
Questo nome, che rimanda al primo effetto speciale mai realizzato, raccoglie un collettivo di digital artist, ingegneri, grafici, visual e video artisti, light e sound designer. Creato nel 2019 da Anderson Tegon, fondatore e direttore artistico, Pepper’s Ghost realizza, produce e autoproduce eventi di arte immersiva, performance di digital street art, NFT ed alcune tra le più importanti produzioni digitali in Italia tra cui la prima installazione di arte visiva permanente del Ministero della cultura, uno spazio immersivo, a Monte Rosa 91, iconico Building disegnato da Renzo Piano e la prima opera di digital street art, di prossima uscita, avente come protagonista il famoso street artist Banksy. Il suo punto di forza è porre la creatività e al centro delle proprie opere ed usare le tecnologie come un pennello con il fine di trasformare qualsiasi superfice in una vera e propria “tela” futuristica.
www.peppersghost.it

Sila Sveta
Sila Sveta, fondata nel 2008 da Alexander Usyskin e Alexey Rozov, è uno studio multidisciplinare pioniere e sperimentatore nei grandi allestimenti digitali, con un forte DNA musicale e di spettacolo e un portfolio eccezionale con nomi come Drake, Billie Eilish, Nba, Nissan, Mercedes, Audi, Porsche e AT&T. Dal mondo musicale è stato naturale per Sila Sveta espandere l’attività su altre scene e combinazioni innovative di arte e tecnologia, curate dalla concezione alla messa in opera. Sila Sveta ha uffici a Mosca, New York e Los Angeles, oltre che un porfolio di progetti realizzati, visti da centinaia di migliaia di persone in tutto il mondo. Oltre 30 i premi vinti. Un curriculum spettacolare e un’idea essenziale: portare magia nel mondo.
www.silasveta.com


Info:

Orari:
Lunedì, mercoledì e giovedì dalle 10h30 alle 19h30
Venerdì, sabato e domenica dalle 10h30 alle 22h30
Chiuso il martedì

Prezzi:
Intero: € 18,50
Riduzioni a partire da € 14,00

Biglietti ed informazioni su www.auraimmersivexperience.com
e su www.vivaticket.com

Pepper’s Ghost Srl
Rif. Sara Vangelista sara@peppersghost.it

Ufficio stampa

Studio ESSECI, Sergio Campagnolo tel. 049.663499
Rif. Simone Raddi simone@studioesseci.net

Simona Spaiardi
mob. 335.66.15.758 spaiardi@hotmail.com

IMMAGINE DI APERTURA AURA. Immersive Art Gallery

Degas – La scuola di danza, 1874

Galleria d’arte sotto forma di puzzle.
A cura di Laura Gentile

Edgar Degas, Studio preparatorio di ballerina che si gratta la schiena (1873-1874); matita nera e biacca su carta, 46,5×30,8 cm, museo del Louvre, Parigi

La classe de danse (La classe di balletto) è un dipinto del pittore impressionista francese Edgar Degas, realizzato tra il 1873 e il 1876. Mostra le ballerine del corpo dell’Opéra di Parigi, in attesa della valutazione del loro maestro Jules Perrot. Il conte Isaac de Camondo, noto collezionista di arte impressionista, lasciò in eredità il dipinto al Louvre nel 1911. Dal 1986 è al Musée d’Orsay di Parigi. Nel museo francese si può vedere una variante del dipinto conservato al Metropolitan Museum of Art di New York.

Dall’inizio degli anni ’70 dell’Ottocento, Degas dipinse una vasta serie di scene rivoluzionarie per l’epoca, con il tema del balletto e del teatro. Solitamente ritraeva le ballerine durante le prove o nel backstage, quasi casualmente, in un momento di spensieratezza. Era particolarmente affascinato dalla forma umana e mostrava le sue eccellenti capacità di disegno, influenzato da Dominique Ingres. “Un ballerino – scrisse una volta – mi permette di dipingere bellissimi tessuti e rappresentare il movimento”. Per quasi tutte le sue opere ha realizzato numerosi schizzi come studi preliminari. L’influenza degli impressionisti è particolarmente evidente nella pennellata vivace e nei colori chiari e luminosi. Di solito usa una tavolozza di colori limitata, con molto bianco, che alterna con accenti di colore puro. Inoltre, è possibile anche la stampa giapponese e la fotografia siano citate come importanti fonti di ispirazione, soprattutto nella composizione. Il pittore, infatti, ha spesso lavorato con tagli laterali, posizionamento decentrato delle figure e divisioni strette della superficie. I suoi dipinti erano altamente innovativi per il suo tempo, ma allo stesso tempo conservavano le linee tecnicamente forti, qualcosa di classico, che mostrava l’ammirazione di Degas per i vecchi maestri olandesi.

La classe de danse è una delle opere più ambiziose di Degas e la sua prima grande tela di ballerine. Ha iniziato il dipinto nel 1873, commissionato dal cantante d’opera Jean-Baptiste Faure, una delle poche commissioni che Degas accettò durante la sua vita. Tuttavia, ha combattuto molto con la composizione e all’inizio il lavoro è progredito lentamente. Nondimeno, poiché Faure insisteva per ottenere il suo dipinto in tempo, Degas realizzò una variante dell’opera in un periodo di tempo relativamente breve nel 1874, che consegnò nel novembre di quell’anno. Nel frattempo, aveva già esposto la prima versione, non ancora del tutto completata, durante la prima grande mostra impressionista nel marzo 1874. Continuerà poi a lavorare sul dipinto fino al 1876 prima di considerarlo completo.

La classe di balletto mostra le ballerine del corpo dell’Opera di Parigi, in attesa della valutazione del loro insegnante Jules Perrot. La sala è illuminata da una grande finestra invisibile sulla destra. È chiaramente percepibile che la lezione sta volgendo al termine. Le ballerine sono stanche e da tempo hanno smesso di prestare la massima attenzione al loro insegnante. Si grattano la schiena, si allungano, giocherellano con un orecchino o si sistemano i vestiti. Sembra che non si accorgano dello sguardo velato del pittore. La figura del Perrot, che già allora aveva cessato di insegnare, fu aggiunta al dipinto solo nel 1875, basato su uno schizzo precedente che ha utilizzato anche per la variante del dipinto per Faure. Colpiscono anche i vari dettagli dell’opera, come la luce rosata sul polpaccio della danzatrice in primo piano, il cane, la brocca dell’acqua e le lesene accuratamente elaborate.

LEGGI SU WIKIPEDIA: La scuola di danza

John Spilsbury – Puzzle, 1766

Molti conoscono il puzzle, un gioco da tavolo nel quale è necessario ricomporre una figura frammentata in piccolissimi pezzi di forma irregolare. Non tutti, però, conoscono l’inventore di questo passatempo divertente: il londinese John Spilsbury, cartografo, incisore, fabbricante di mappe cittadine. La sua invenzione risale al 1766, realizzata a scopo educativo. La “Dissected Map” (mappa sezionata) è stata pensata per insegnare ai bambini la geografia. Spilsbury, infatti, decise di incollare una delle sue carte geografiche su di una tavoletta di mogano e di ridurla successivamente in piccole tessere per mezzo di un seghetto. L’idea riscosse successo ma John Spilsbury non poté goderne, poiché morì a soli 29 anni, il 3 aprile 1769. Ma altri riproposero il gioco infantile nelle proprie botteghe artigiane. I puzzle in legno per adulti furono, invece, prodotti industrialmente solo agli inizi del Novecento, realizzati tagliando un pezzo alla volta. Pertanto, erano molto costosi ed acquistati solo da un ceto abbiente per trascorrere, in solitudine o in compagnia, molte serate lunghe e noiose. Non mancava, tuttavia, chi utilizzava il gioco come intrattenimento durante le feste nelle proprie case di campagna. La passione per il gioco dilagò, quando i puzzle furono fabbricati incollando il disegno su di un supporto di cartone, successivamente ritagliato grazie ad una fustella di forma sagomata.

SPILSBURY, John (1739-1769). Europe divided into its Kingdoms. London: J. Spilsbury, [c.1766]. (Fonte Christies)

Nel 1908 viene coniato il nome che conosciamo. Il termine puzzle (enigma, rompicapo) si riferisce, infatti, ai pezzi che occorre incastrare per ricomporre la figura. Il significato inglese originario è comunque più specifico di quello italiano, perché in inglese i puzzle si chiamano “jigsaw puzzles”. L’espressione si riferisce a un gioco di pazienza, traforato con seghetto, formando un mosaico di pezzi. Il gioco divenne presto un prodotto industriale. Per la Parker Brothers i puzzle divennero il gioco più richiesto del catalogo. Fabbricati in serie, furono offerti in vari formati, in relazione del numero di pezzi. Più tesserine componevano il disegno, maggiori erano difficoltà e tempo per la risoluzione della composizione finale. Con la depressione economica degli anni Trenta il puzzle divenne un passatempo nazionale a basso costo e per tutte le tasche. Soprattutto rappresentò l’alternativa ai locali notturni, ai ristoranti, ai locali di spettacolo. Così, piuttosto che uscire, si preferiva passare le serate in famiglia. D’altra parte, le immagini offrivano di per sé una fuga fantastica dalla triste realtà del periodo: non solo carte geografiche, ma anche moderne strade ferrate, ponti vertiginosi, paesaggi nostalgici e fantasiosi. Nel 1932 nacque l’idea di regalare il rompicapo come gadget allegato ad altri prodotti, come i giornali. Esplose la mania e l’anno successivo le vendite solo negli USA raggiunsero circa dieci milioni di scatole a settimana.

Oggi i puzzle, rivolti a un pubblico adulto, sono sempre più difficili. Ce ne sono di tridimensionali, permettendo di realizzare oggetti anche molto complessi. Per esempio, i puzzle-ball sono concepiti come pezzi arrotondati, in modo che il soggetto completato prenda la forma di una palla: il mappamondo è il più peculiare fra questi. Particolari sono i puzzle double-face che propongono una doppia faccia, che potrebbe rappresentare la medesima immagine. Ci sono, al contrario, una quantità innumerevole di puzzle virtuali che si incastrano trascinando i pezzi sullo schermo di un computer.

IL PRIMO PUZZLE SUL SITO DI CHRISTIES: Europe divided into its Kingdoms

I SITI DI ALCUNE CASE PRODUTTRICI DI PUZZLE
Clementoni
Ravensburger
Hasbro
Castorland
Heye

IMMAGINE DI APERTURA – “L’Europa divisa nei suoi regni, ecc.” (1766) Si ritiene che sia il primo puzzle realizzato (Fonte Wikipedia)

Milano: SANDRO MILLER. Malkovich Malkovich Malkovich

L’esposizione presenta 61 opere dell’artista statunitense tratte da una delle sue serie più famose, nella quale l’amico e attore John Malkovich interpreta alcuni degli scatti più iconici della storia della fotografia. Alla Fondazione Stelline di Milano, dal 5 novembre 2021 al 6 febbraio 2022, la mostra Malkovich, Malkovich, Malkovich. Homage to Photographic Masters presenta una delle serie più famose e celebrate dell’artista statunitense Sandro Miller (Elgin, Illinois, 1958).

MILANO | FONDAZIONE STELLINE
DAL 5 NOVEMBRE 2021 AL 6 FEBBRAIO 2022

A cura di Anne Morin

Sandro Miller, Annie Leibovitz / Meryl Streep, NYC, (1981), 2014, 53,34×24,76cm
© Sandro Miller/ Courtesy Gallery FIFTY ONE

L’esposizione, curata da Anne Morin, prodotta e organizzata da Skira, in collaborazione con diChroma Photography di Madrid e Fondazione Stelline, propone 61 immagini che rendono omaggio a trentaquattro maestri della fotografia, quali Albert Watson, Annie Leibovitz, Bill Brandt, Diane Arbus, Herb Ritts, Irving Penn, Pierre et Gilles, Richard Avedon e Robert Mapplethorpe, nelle quali, John Malkovich, amico e complice di Miller, interpreta il soggetto di celebri scatti, trasformandosi di volta in volta in Marilyn Monroe, Salvador Dalí, Mick Jagger, Muhammad Alì, Meryl Streep, John Lennon e Yoko Ono, Andy Warhol, Albert Einstein, Ernest Hemingway e in molti altri personaggi.

“Ognuno di noi – afferma Sandro Miller – ha un eroe o una persona che ammira. Li lodiamo, li veneriamo e li mettiamo su un piedistallo. Può essere una figura religiosa, un attore di Hollywood, una star dello sport come Tiger Woods o Michael Jordan. Per me i grandi maestri della fotografia sono come i campioni sportivi. Ammiro Irving Penn, Richard Avedon, Annie Leibovitz, e ogni singolo fotografo rappresentato nel mio Homage to the Masters. Ho ricreato le fotografie dei grandi maestri in segno di rispetto, amore e ammirazione”.

In ogni opera, Miller riproduce con sorprendente perizia tutti i dettagli delle fotografie prese a modello, dagli elementi che compongono il set, ai particolari tagli di luce, alle sfumature del bianco e nero e del colore, esaltando le doti camaleontiche e la capacità mimetica di Malkovich che in ogni posa muta non solo espressione, ma anche sesso e età divenendo uomo o donna, anziano o bambino, sensuale o enigmatico, cupo o gioioso.

La collaborazione fra Sandro Miller e John Malkovich risale agli anni novanta del secolo scorso quando i due si incontrarono a Chicago nella sede della Steppenwolf Theatre Company di cui Malkovich è stato uno dei fondatori. “È diventato la mia tela, la mia musa, John si sedeva ed ascoltava la mia idea, poi diceva ‘Ok facciamolo’”, racconta Miller.

Lo scatto che dà vita all’intero progetto, iniziato nel 2013, è quello in cui John Malkovich impersona lo scrittore Truman Capote ritratto da Irving Penn, uno dei maestri che più ha influenzato la carriera di Miller.

A seguire, l’attore protagonista di pellicole come “L’impero del sole”, “Le relazioni pericolose”, “Nel centro del mirino”, “Il tè nel deserto”, ha interpretato una galleria di ritratti così noti da essere divenuti quasi immagini devozionali e che tuttavia non ha timore di dissacrare attraverso il proprio talento. Eccolo allora nella parte di Che Guevara di Korda, in Warhol del celebre autoritratto, o in Mick Jagger nel ritratto di Bailey, sottolineando debolezze, vanità e contraddizioni dei grandi personaggi.

Gli scatti sono preceduti da una minuziosa ricerca in cui Miller e Malkovich, assistiti da costumisti, truccatori e scenografi analizzano accuratamente ogni dettaglio degli originali, scandagliando i lavori dei grandi fotografi presi a modello.

«Non ho voluto fare una parodia – ricorda ancora Miller. Rendere omaggio ai fotografi e alle fotografie che hanno cambiato il mio punto di vista sulla fotografia è una cosa seria per me. Queste sono le immagini che mi hanno ispirato facendomi diventare il fotografo che sono oggi».

Per meglio apprezzare l’accurato lavoro affrontato da Miller e Malkovich sono presenti anche le riproduzioni delle fotografie che hanno fornito l’ispirazione ai diversi scatti.

Accompagna la mostra il volume Malkovich, Malkovich, Malkovich. Homage to Photographic Masters pubblicato da Skira.

Note biografiche

Sandro Miller

Nato nel 1958 a Elgin, Illinois, si avvicina alla fotografia fin dall’adolescenza da autodidatta dopo aver visto i ritratti di Irving Penn. Fra i più importanti fotografi pubblicitari statunitensi ha firmato campagne per Adidas, Allstate Insurance, American Express, Anheuser-Busch, BMW, Champion, Coca-Cola, Dove, Gatorade, Honda, Milk, Microsoft, Miller/Coors, Motorola, Nike, Nikon, Pepsy, Pony, UPS e l’esercito degli Stati Uniti.

Nel 2001 il governo cubano lo invita a fotografare gli atleti della nazionale dando così vita alla prima collaborazione tra USA e Cuba dal 1960. Il suo lavoro editoriale compare su Communication ArtsDetailsEsquireESPN MagazineEyemazingForbesGQ, Graphis, Newsweek, New York Magazine, The New Yorker, Russian Esquire, Stern, Time, Vibe, Wired e sue mostre si tengono in tutto il mondo. Miller collabora con Nikon a numerosi progetti fra cui il servizio fotografico in Croazia con l’attore John Malkovich; la ripresa video del famoso funambolo Philippe Petit; e di recente, il cortometraggio intitolato Joy Ride, in cui un motociclista sfreccia lungo le strade di Chicago all’alba, impegnato in una missione misteriosa. Durante la sua carriera, il fotografo dona il suo alle organizzazioni di beneficenza e organizzazioni non-profit che lavorano a livello locale per migliorare la vita dei residenti, creando campagne accattivanti per sollecitare i contributi per le associazioni: AIDS Chicago, AIDS New Jersey, American Cancer Society, American Heart Association, Arts for Life, Big Brothers and Big Sisters of Milwaukee, Dance for Life, Evans Life Foundation, Food Depositary of Chicago, The Good City, Marwen Foundation, The Maestro Cares Foundation e Off The Street Club. Al Cannes Lions International Festival of Creativity in Francia, nel luglio del 2011, riceve il riconoscimento Saatchi & Saatchi come miglior regista esoridente, per il cortometraggio Butterflies, che ha come protagonista John Malkovich. Nel 2014, al Carniage Hall a New York ottiene il riconoscimento come miglior fotografo internazionale dell’anno per i suoi successi nella fotografia. L’anno successivo viene premiato come miglior fotografo internazionale dell’anno dalla Lucie Foundation’s per le fotografie del progetto Malkovich, Malkovich, Malkovich: Homage to the Photographic Master. Negli ultimi cinque anni, in concorsi con giurie del settore, è stato eletto tra i migliori 200 fotografi pubblicitari al mondo.

John Malkovich

Nato nel 1953, a Christopher in Illinois Malkovich è un attore, produttore e stilista americano. Nel 1976 Malkovich, insieme a Joan Allen, Gary Sinise e Glenne Headly è membro fondatore della Steppenwolf Theatre Company di Chicago. Si trasferisce a New York nel 1980 dove debutta in uno spettacolo tratto dall’opera di Sam Shepard True West, aggiudicandosi un Obie Award. Riceve la nomination agli Oscar per l’interpretazione in Le stagioni del cuore di Robert Benton (1984) e Nel centro del mirino di Wolfang Peterson (1993). Recita in più di settanta film, tra cui Urla del silenzio di Roland Joffé (1984), L’impero del sole di Steven Spielberg (1987), Con Air di Simon West (1997), Essere John Malkovich di Spike Jonze (1999), Il gioco di Ripley di Liliana Cavani (2002), Johnny English di Peter Howitt (2003), Changeling di Clint Eastwood (2008), A prova di spia dei fratelli Coen (2008), Warm Bodies di Jonathan Levine (2013), Educazione Siberiana di Gabriele Salvatores (2013),  ed è il produttore di Ghost World (2001), Juno (2007), e Noi siamo infinito (2012). Nel 2002 Malkovich crea il suo brand, Mr. Mudd, di cui è stilista.


Novara – IL MITO DI VENEZIA da Hayez alla Biennale

Per celebrare i 1600 anni della città di Venezia, la cui fondazione è stata tradizionalmente fissata al 25 marzo dell’anno 421, Mets Percorsi d’arte, la Fondazione Castello e il Comune di Novara propongono dal 30 ottobre 2021 al 13 marzo 2022 la bella mostra Il mito di Venezia. Da Hayez alla Biennale, curata da Elisabetta Chiodini con un prestigioso Comitato scientifico diretto da Fernando Mazzocca di cui fanno parte Elena Di Raddo, Anna Mazzanti, Paul Nicholls, Paolo Serafini e Alessandra Tiddia.
L’esposizione ha ricevuto l’approvazione del Comitato di Indirizzo Venezia 1600 e fa parte delle manifestazioni legate alla grande mostra a Palazzo Ducale.

IL MITO DI VENEZIA
da Hayez alla Biennale

Novara, Castello Visconteo Sforzesco
30 ottobre 2021 – 13 marzo 2022

Guglielmo Ciardi, Veduta della laguna veneziana, 1882, olio su tela, 62 x 102 cm

Punto di partenza del percorso espositivo sono le opere di alcuni dei più grandi maestri che hanno operato nella città lagunare nel corso dei primi decenni dell’Ottocento influenzando significativamente con il loro insegnamento e i loro lavori lo svolgersi della pittura veneziana nella seconda metà del secolo, vera protagonista della rassegna.

Settanta opere divise in otto sale nella splendida cornice del Castello Visconteo di Novara per raccontare il mito della città lagunare. Partendo dal grande Hayez attraverso una ricca selezione delle opere più importanti – e spesso mai viste perché provenienti da prestigiose collezioni private – dei più noti artisti italiani della seconda metà dell’Ottocento.

La prima sala è dunque dedicata alla pittura di storia, considerato il “genere” più nobile della pittura, vi troviamo quattro importanti lavori di Francesco Hayez (1791-1882), tra cui lo splendido Venere che scherza con due colombe (1830), Ritratto di Gentildonna (1835) e l’imponente Prete Orlando da Parma inviato di Arrigo IV di Germania e difeso da Gregorio VII contro il giusto sdegno del sinodo romano (1857); accanto ad essi opere di Ludovico Lipparini (1800-1856) e Michelangelo Grigoletti (1801-1870), artisti di rilievo nonché figure chiave nella formazione di autori di spessore della generazione successiva, anch’essi presenti in mostra, quali Marino Pompeo Molmenti (1819-1894) e Antonio Zona (1814-1892).

Nella seconda sala sono esposti quegli autori, veneziani e non, che più di altri hanno contribuito via via alla trasformazione del genere della veduta in quello del paesaggio: tra questi il grande pittore Ippolito Caffi (1809-1866) con due splendide vedute veneziane: Festa notturna a San Pietro di Castello (1841 circa) e Venezia Palazzo Ducale (1858), Giuseppe Canella (1788-1847), Federico Moja (1802-1885) e Domenico Bresolin (1813-1899), quest’ultimo tra i primissimi ad interessarsi anche di fotografia e già nel 1854 indicato tra i soci dell’Accademia come “pittore paesista e fotografo”. Titolare dal 1864 della cattedra di Paesaggio, Bresolin fu il primo a condurre i giovani allievi a dipingere all’aperto, in laguna come nell’entroterra, affinché potessero studiare gli effetti di luce e confrontarsi sulla resa del vero in un ambiente nuovo e stimolante, diverso da quello cui erano abituati, per di più, codificato dai grandi vedutisti del passato. Tra loro si ricordano Gugliemo Ciardi (1842-1917), Giacomo Favretto (1849-1887), Luigi Nono (1850-1918), Alessandro Milesi (1856-1945) e Ettore Tito (1859-1941), protagonisti della mostra.

La terza sala è dedicata ad uno dei più valenti e amati paesaggisti veneti, Guglielmo Ciardi, del quale sono esposte dodici opere che, come in una sorta di piccola esposizione monografica, partendo dagli anni sessanta dell’Ottocento documentano l’evoluzione della sua pittura fino ai primi anni novanta. Sua la magnifica Veduta della laguna veneziana (1882), immagine della mostra e altre splendide tele ambientate nei dintorni di Venezia o scorci della città come il bellissimo olio Mercato a Badoere (1873 circa).

Nelle sale a seguire troviamo incantevoli opere che hanno per tema la vita quotidiana, gli affetti e la famiglia dedicate alla “pittura del vero”: come Il bagno (1884) di Giacomo Favretto; Alle Zattere (1888) di Pietro Fragiacomo; Mattino della domenica (1893 circa) e La signorina Pegolo (1881) di Luigi Nono; Girotondo (1886) di Ettore Tito. Sul mondo del lavoro scorrono altre opere vivaci e ricche di dettagli con protagonisti contadini, lavandaie, raccoglitrici di riso, venditori di animali, sagre e mercati, come La raccolta del riso nelle terre del basso veronese (1878) e Il mercato di Campo San Polo a Venezia in giorno di sabato (1882-1883) di Giacomo Favretto; il malinconico paesaggio Verso sera presso Polcenigo (Friuli) (1873) di Luigi Nono; Lavandaie sul Garda (1888) e Raggi di sole ((1892) di Ettore Tito.

E per chiudere questa triplice sezione di vita quotidiana alcune tele dedicate agli idilli amorosi, un soggetto a metà strada tra il genere e il vero molto amato e frequentato dai pittori del secondo Ottocento: al bellissimo Idillio (1884) di Luigi Nono, si aggiungono tele con indimenticabili figure di giovani fidanzati e sposi di Favretto, Tito, e di Alessando Milesi con un altro Idillio (1882 circa) e Corteggiamento al mercato (1887 circa).

La settima sala è interamente dedicata a Luigi Nono e offre un focus su una delle opere più celebri del pittore, il Refugium peccatorum. Oltre alle redazioni del 1881 e del 1883, grandi tele condotte ad olio, sono esposti studi, disegni ed altre significative opere di confronto, come Le due madri (1886).

L’ottava e ultima sala della mostra è invece dedicata alle opere realizzate dai medesimi artisti tra la fine degli anni novanta dell’Ottocento e i primi anni del Novecento, tele di ampio respiro che riflettono il rinnovamento e il cambiamento di gusto indotti nella pittura veneziana dal confronto diretto con la cultura figurativa dei numerosi pittori stranieri che partecipavano alle nostre Biennali Internazionali d’Arte. Spiccano Il Bucintoro (1902-1903 circa) di Guglielmo Ciardi; Visione antica (1901) di Cesare Laurenti; Luglio (1894) e Biancheria al vento (1901 circa) di Ettore Tito.

Una mostra dunque ricca di opere importanti e di grande bellezza con un percorso molto godibile che racconta Venezia e l’evolversi della pittura italiana dalla metà alla fine dell’Ottocento, verso i fermenti che caratterizzeranno i primi del Novecento.


INFORMAZIONI

Il Mito di Venezia

SCHEDA TECNICA

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IMMAGINE DI APERTURA Giuseppe Canella, Venezia, Riva degli Schiavoni, 1834, olio su tela, 63 x 53 cm

Verona – Al Museo Archeologico la mostra “Vasi antichi”

Il fascino del bucchero etrusco in esposizione al Museo Archeologico al Teatro Romano. Nella sala dedicata alle esposizioni temporanee, la nuova mostra sui ‘Vasi antichi’, a cura di Margherita Bolla, che dedica un focus speciale alle ceramiche etrusche. Una sezione, che resterà aperta al pubblico fino al 2 ottobre 2022, che presenta alcuni dei pezzi più suggestivi della raccolta di ceramiche preromane, un’ottantina di vasi dal VII al IV secolo a.C. circa, che compongono una parte della ricca collezione del Museo Archeologico, normalmente non esposta al pubblico.

23 Ottobre 2021 – 02 Ottobre 2022
Verona, Museo Archeologico al Teatro romano

VASI ANTICHI

Mostra a cura di Margherita Bolla

Di particolare impatto la vetrina dedicata alle “ceramiche nere degli Etruschi”, con un vaso monumentale, parte di un gruppo di vasi in bucchero donato al Museo di Verona nell’Ottocento da Bernardino Biondelli (nato a Zevio nel 1804), linguista di fama, archeologo, curatore delle collezioni numismatiche del Comune di Milano per più di trent’anni.

Le ceramiche nere degli Etruschi
Questa tipologia di manufatti, chiamati anche buccheri, si distinguono grazie al tipico colore nero che si trova sia sulla superficie, più o meno compatta e lucente, sia nel corpo ceramico. Non si tratta infatti in questo caso di vernice sovrapposta alle pareti del vaso, ma di un particolare procedimento di cottura in assenza di ossigeno per impedire le trasformazioni chimiche di ossidazione che facevano assumere la tipica colorazione aranciata ai minerali di ferro contenuti nell’argilla.

La parola “bucchero” non è etrusca, ma di origine spagnola, e designava una ceramica di colore nero di produzione sudamericana importata nel XVII secolo, molto simile alle ceramiche etrusche che presero dunque il suo nome.

L’invenzione del bucchero etrusco si deve alla volontà di creare oggetti che potessero assomigliare ai costosi servizi in bronzo, di colore metallico e lucenti, ma che fossero meno costosi. L’uso di crateri, brocche, calici e mestoli in bronzo era infatti previsto durante i banchetti degli esponenti più ricchi della società etrusca, che molto probabilmente aveva assimilato questa abitudine dai Greci, con i quali da secoli intrattenevano rapporti commerciali.

La mostra è stata inaugurata questa mattina dall’assessore alla Cultura Francesca Briani e dalla responsabile allestimenti e valorizzazione del Museo Archeologico al Teatro Romano Margherita Bolla.

“Dopo la pandemia e i danni subiti nel nubifragio dell’agosto 2020, che ne ha costretto la chiusura per i lavori di sistemazione – ricorda l’assessore Briani – il Museo Archeologico al Teatro Romano ha riaperto, nell’aprile di quest’anno, ai numerosi visitatori, soprattutto stranieri, desiderosi di approfondire la conoscenza della città. Questa mostra rappresenta un altro significativo momento nel percorso di piena ripresa culturale di Verona, un’occasione per ricordare, ancora una volta, l’importanza del mecenatismo per l’ampliamento delle raccolte museali e il ricco patrimonio custodito negli archivi dei civici musei. L’ottantina di vasi in mostra, mai esposti prima al pubblico, fanno infatti parte dell’ampia collezione custodita dal Museo Archeologico”.

“L’esposizione – sottolinea Bolla – è dedicata alla valorizzazione di una collezione del Museo Archeologico normalmente non esposta al pubblico, che potrà essere ammirata per un anno. Si tratta di una delle tante tappe del programma di valorizzazione del patrimonio conservato in questo Museo. La ceramica, che richiede grande perizia tecnica e sapienza artigianale, offre numerosi spunti anche per lo svolgimento di percorsi didattici, che possono riprendere in presenza dopo la forzata interruzione a causa della pandemia”.


Sede espositiva
Museo Acheologico al Teatro Romano
Regaste Redentore, 2 – 37129 Verona
tel. 045 8000360 – museoarcheologico@comune.verona.it
museoarcheologico.comune.verona.it
Facebook @MuseiCiviciVerona – Instagram @museiciviciverona – Twitter @iMuseiVerona

Orari
dal 23 ottobre 2021 al 2 ottobre 2022
da martedì a domenica dalle 10 alle 18
(ultimo ingresso alle 17.30)
chiuso il lunedì

Biglietti
• biglietto intero: € 4,50
• biglietto ridotto gruppi (superiore a 15 persone), agevolazioni, persone oltre 60 anni: € 3,00
• biglietto ridotto scuole (dalle primarie alle secondarie di secondo grado) e ragazzi (8-14 anni, solo accompagnati): € 1,00
• ingresso gratuito:
◦ persone oltre 65 anni residenti nel Comune di Verona
◦ persone con disabilità e loro accompagnatori
◦ con VeronaCard

Da ottobre a maggio, prima domenica del mese tariffa unica: € 1,00

Prenotazione visite guidate e percorsi didattici
Segreteria didattica dei Musei Civici
Cooperativa Le Macchine Celibi
dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 16
il sabato dalle 9 alle 13
tel. 045 8036353 – 045 597140
segreteriadidattica@comune.verona.it

In collaborazione con
Ufficio Stampa
Studio ESSECI di Sergio Campagnolo
Tel. 049663499
Referente Roberta Barbaro: roberta@studioesseci.net

IMMAGINE DI APERTURA Vaso per liquidi, a figure rosse, prodotto nell’antica Puglia; Eros alato e una donna con grappolo d’uva. IV secolo a.C.

Al Museo della Grafica di Pisa – Raffaello in Villa Farnesina

Il Museo della Grafica è lieto di invitarvi all’evento

RAFFAELLO IN VILLA FARNESINA
DAL BLU EGIZIO AI COLORI DELLA PROSPERITÀ

Seminario a cura di Antonio Sgamellotti

Mercoledì 3 novembre 2021, ore 17:00

L’evento si svolgerà in presenza con prenotazione obbligatoria al seguente link: 

https://museodellagrafica.sma.unipi.it/prenotazione-eventi-speciali/


Museo della Grafica – Lungarno Galilei, 9 – Pisa

Tel. 050/2216060 (62-66-67)

E-mail: museodellagrafica@adm.unipi.it

www.museodellagrafica.sma.unipi.it

IMMAGINE DI APERTURA – Invito