Venezia, Spazio Thetis: SOLO PER I MIEI OCCHI di Emilio Morandi

Solo per i miei Occhi
Emilio Morandi

Spazio Thetis

Arsenale Novissimo – Tesa 106, Venezia

19.01 – 19.02.2023

Inaugurazione  Giovedì 19 Gennaio h. 15.30

Lo Spazio Thetis presenta “Solo per i miei occhi”, la nuova mostra di Emilio Morandi allestita nella Tesa 106, all’Arsenale Novissimo. L’esposizione, che rimarrà visibile al pubblico fino al 19 febbraio, è un focus di Morandi incentrato su una sua personale lettura del grande scrittore Franz Kafka. 

L’attenzione di Emilio Morandi rivolta ad un personaggio come Kafka è il risultato di un sentirsi per molti aspetti simile per comunanza di vissuto, che si traduce poi concretamente e visivamente nella realizzazione di questa mostra. 

Le opere di Emilio Morandi si ispirano agli aspetti più contraddittori dello scrittore, che è passato alla storia per la trattazione di temi riguardanti l’alienazione e i conflitti, la complessità della mente e la metamorfosi, pur essendo nella vita più intima, un animo tranquillo e dotato particolare senso dell’umorismo.

I lavori esposti sono costituiti da decine di lenzuoli dipinti in cui compaiono scritte e frasi, a tratti leggibili o meno, interrotte da linee e segni grafici che ne scandiscono la lettura e conducono l’occhio di chi guarda in una danza compartecipata all’interno della forza comunicativa delle frasi di Kafka. Emilio Morandi rielabora e rinforza il potere comunicativo della scrittura di un grande autore del XX secolo attraverso segno e colore, in una serie di opere che raccontano temi eterni e sempre attuali. 

Con questa mostra Morandi fa un affondo nella sua personale poetica, fondendo Arte e Vita in un flusso continuo di suoni, oggetti, azioni, umano e materia. 

Artista contemporaneo di calibro internazionale, performer, sperimentatore di varie espressioni come pittura, installazione, video arte, Emilio Morandi vanta una carriera sessantennale in cui ha attraversato l’arte Fluxus, la Mail Art, il Neoismo, la Visual Poetry, per poi partecipare alla Biennale di Venezia, collaborare con il VEC di Maastricht, ideare numerosi festival e partecipare ad esposizioni in ogni continente, riuscendo a creare reti di collegamento con altri territori sparsi per il mondo. Grazie alla sperimentazione con la mail art infatti, utilizzando immagini, cartoline, frasi poetiche, gesti performativi, collage postali, messaggi espliciti e in codice, intrecci di messaggi, Morandi è tra i pochi artisti che ha saputo relazionarsi con gli altri e costruire reti relazionali. 

Ha scambiato corrispondenza con Ray Johnson, ha ospitato a casa sua Shimamoto, ha lavorato per la baronessa Lucrezia De Domizio Durini mecenate di Beuys, ha conosciuto Yōko Ono, Christo e Jeanne-Claude, Istvan Kantor (fondatore del movimento Neoista).

Opera di Emilio Morandi

Morandi, sulla scia dei Dadaisti, di Duchamp, di Beuys e di tanti altri, ha organizzato incontri fondamentali come la serie Perfomedia, presentata dalla Biennale di Venezia fino al Ponte Nossa, paese in cui ha sede la sua ricca collezione di opere e numerosi archivi, uno spazio di sperimentazione internazionale e intergenerazionale e una galleria con opere di Shimamoto, Yōko Ono, Christo.

In generale nella sua ricca produzione di opere si vedono utilizzati i materiali del quotidiano: pane, pezzi di carne, magliette, legno, garze, stoffe, sangue, farina, tubi di metallo, cimbali, tamburi, tubi di colore, sassi, martelli, chiodi. 

Fondante è anche il processo della performance che Morandi attribuisce all’artista in una versione quasi sciamanica. Egli, infatti, diventa colui che si estrania dal quotidiano, esplora e scardina i temi del mondo civilizzato moderno: la violenza del mondo burocratico, ossessivo e capitalista. L’artista è colui che, con la sua innocenza, ci invita in un mondo al contrario, dove non esistono confini, lingue o costrizioni. 

Morandi fa poi nei suoi lavori una dura critica al tema dell’alienazione del lavoro, a ricordo di un fatto storico della sua famiglia e del danno irrimediabile che le industrie possono arrecare ad intere vite di persone e paesi. 

Ci sono fra gli altri temi indagati: il paradosso della comunicazione ipertecnologica, accusata da Morandi di bombardare gli uomini moderni di continue informazioni che non lasciano spazio al pensiero; la pietas verso il mondo animale ed infine, il grande tema della metamorfosi che Morandi traduce in quel primordiale istinto dell’uomo di uscire dalla costrizione, di fuggire da quella rete di burocrazie relazionali e imposte dalla società per trasformarsi liberamente in altro.

Antonietta Grandesso, responsabile di Spazio Thetis, dice di Emilio Morandi a proposito di questa mostra: 

“Emilio, amico di lunga data, artista performer, sperimentatore instancabile, ora ci porta nella sua personale visione di Kafka… Conosciuto grazie a Lucrezia De Domizio Durini che lo ha voluto durante la mostra collaterale della Biennale di Venezia in onore di Joseph Beuys e poi grazie alla sua “Perfomedia”, un festival mondiale dei performer, ci presenta ora il suo coraggioso percorso dentro sé stesso. Bravo, coraggioso, sempre sperimentatore, mai scontato. È un onore averlo con noi”.

BIOGRAFIA

Opera di Emilio Morandi

Pittore, operatore di installazioni, video artista, performer. Curatore indipendente di Art Events. 

Presente ad importanti incontri Art Action in Italia ed all’estero. Fondatore del gruppo PULS/PLUS Gruppo di ricerca visiva. Collabora con l’archivio sonoro olandese V.E.C. di Maastricht. Dirige la galleria Artestudio Morandi di Ponte Nossa a Bergamo, spazio aperto questo ad artisti che fanno ricerca e sperimentazione. Promuove e partecipa attivamente a progetti internazionali di Mail Art. Curatore del International Mail Art Congress 1992 in Ponte Nossa. È presente dal 1983 a numerose rassegne internazionali. Curatore del 9° Neoist Festival a Ponte Nossa. 

Ideatore, curatore del Festival Azioni Performative Performedia dal 1990. Ideatore con Guglielmo Di Mauro e performer del progetto Brain Academy Apartment Alla 50° Biennale di Venezia 2003. Ideatore con altri artisti del Movimento Zerotre Arte Effimera. Ideatore, curatore con Claudio Perez e Raul Manrique del Centro de Arte Moderno del festival Performance en el centro a Madrid dal 2005. 

Dal 1990 la sua abituale collaboratrice nelle performances, per la parte fotografica e curatrice dell’archivio è la moglie Franca. Vive ed opera a Ponte Nossa Bergamo e Venezia.


Spazio Thetis

Spazio Thetis rappresenta la parte culturale e artistica di Thetis spa, società di ingegneria che sviluppa progetti e applicazioni tecnologiche per l’ambiente e il territorio e che vanta un’importante collezione permanente di arte contemporanea, che annovera installazioni come “Terzo Paradiso” di Michelangelo Pistoletto, “L’uomo che misura le nuvole” di Jean Fabre, “Le Sentinelle” di Beverly Pepper, solo per citarne alcune. L’attività artistica di Spazio Thetis si concentra su alcune tematiche: land art, arte ambientale, arte e scienza promuovendo e sostenendo l’arte contemporanea attraverso diverse iniziative presso la propria sede nell’antico Arsenale veneziano con il lussureggiante parco giardino. In tanti anni di attività ha collaborato con importanti istituzioni come musei, gallerie e fondazioni per la realizzazione di mostre temporanee, eventi collaterali Biennale e Padiglioni nazionali, ma anche in qualità di promotore e organizzatore esso stesso.


SCHEDA INFORMATIVA

EMILIO MORANDI
SOLO PER I MIEI OCCHI
19.01 – 19.02.2023
Vernissage 19.01.2023 h 15.30

DOVE
Spazio Thetis,   Venezia 
Arsenale Novissimo, Tesa 106 – Venezia 
Vaporetto linea 4.1- 4.2 – 5.1- 5.2 Fermata: Bacini

ORARI DI VISITA
Da lunedi a venerdi 
10.00 – 17.00 
solo su prenotazione 
tel. 348 0171569

UFFICIO STAMPA
CRISTINA GATTI
cristina.gatti@fg-comunicazione.it

Venezia, Museo del Vetro di Murano: Shattering Beauty: Simon Berger

Simon Berger, Shattering Beauty

SHATTERING BEAUTY: SIMON BERGER
MUSEO DEL VETRO DI MURANO
Dal 28 gennaio al 7 maggio 2023

Venezia, 12 gennaio 2023 – Dopo il grande successo riscosso dalla sola exhibition di Tony Cragg, il Museo del Vetro di Murano è pronto ad accogliere un’altra grande mostra. Dal 28 gennaio 2023 al 7 maggio 2023 gli spazi museali di Fondamenta Marco Giustinian 8 ospiteranno Shattering Beauty, personale di Simon Berger, artista svizzero famoso in tutto il mondo per i suoi ritratti incisi nel vetro.

La mostra, a cura di Sandrine Welte in collaborazione con la Fondazione Musei Civici di Venezia e Berengo Studio, è concepita come un’installazione immersiva e presenta una ventina di opere, tutte inedite, che esplorano la fragilità della condizione umana attraverso l’ipnotica e innovativa pratica scultorea dell’artista. Contrariamente alla tradizione del vetro soffiato o modellato, infatti, il gesto scultoreo di Simon Berger ricorda l’atto di incidere e scolpire sulla superficie vitrea. Si tratta di un approccio alternativo al ritratto in vetro, che l’artista stesso definisce “morfogenesi”, e che riesce a valorizzare le illimitate possibilità espressive di questo materiale secolare ancora troppo poco esplorato.
Quella di Berger è un’indagine artistica che mette alla prova il vetro spingendolo fino al suo limite, fino alla rottura: le pennellate diventano colpi di martello su una lastra di vetro, provocando spaccature e rotture nei tratti del viso. L’applicazione di questa tecnica porta con sé una fondamentale inversione di senso che sprigiona nuovi significati: la frantumazione del vetro, che potrebbe risuonare come un atto di distruzione, una forma di anti-creazione, è il mezzo privilegiato per liberare l’essenza più pura della bellezza dalle profondità della materia. Nelle mani di Simon Berger, il martello non è più un semplice strumento, ma diventa un amplificatore di effetti. La luce e la trasparenza della superficie di vetro si trasformano in un’intricata rete di crepe e fratture che ricreano il volto umano. Per Shattering Beauty, oltre a una selezione di ritratti in vetro – alternati a specchi – che sfidano le modalità della percezione, saranno presentate anche diverse tele “animate” inserite in cubi di metallo che invitano a interagire con l’installazione. Sono opere che richiedono un’attenzione ravvicinata da parte del visitatore. Chiedono di essere guardate da diverse prospepttive, mentre dispiegano il loro fascino enigmatico.

SIMON BERGER

SIMON BERGER è nato il 9 aprile 1976 in Svizzera.
Durante la formazione in falegnameria svolta in gioventù sviluppa grande interesse per diversi materiali, come il legno e il metallo. Attivo anche come street artist, scopre lavorando su alcune carcasse di auto che il metallo del parabrezza, e successivamente il vetro, sono materiali interessanti per nuove esplorazioni artistiche a colpi di martello.  L’originalità della sua tecnica è stata presto accolta con crescente interesse e sono seguiti inviti da parte di istituzioni, gallerie e festival in tutto il mondo.  I progetti più recenti hanno visto la creazione dei ritratti di Kamala Harris e Kemal Atatürk, mentre diverse tele di vetro per l’iniziativa “We are Unbreakable” hanno reso omaggio alle vittime dell’esplosione del porto di Beirut nel 2020.  Dal formato bidimensionale dei suoi ritratti in vetro, Simon Berger è passato di recente a quello tridimensionale della scultura, esplorando ulteriormente le potenzialità del mezzo scelto.


Può qualcosa di “rotto” essere affascinante?

Simon Berger risponde a questa domanda con Shattering Beauty, una mostra a cura Sandrine Welte e Chiara Squarcina in collaborazione con la Fondazione Musei Civici di Venezia e Berengo Studio. La prima personale a Murano dell’artista svizzero è organizzata al Museo del Vetro dal 28 gennaio al 7 maggio 2023.

Sfidando la tradizione Muranese della soffiatura come tecnica di lavorazione del vetro, Berger decide di affrontare il materiale in modo più deciso: lo scalfisce per creare volti umani. Con questo suo approccio inedito alla ritrattistica, la fragilità della lastra diventa la sua più grande forza trasformando crepe e fratture in immagini dallo sguardo profondo.

L’artista “disegna” con colpi di martello, delicati e netti, generando ragnatele di insenature in cui luce e trasparenza si intrecciano, e la tela trasparente diventa lo sfondo di affascinanti dipinti vitrei. La lastra di vetro è la struttura portante della sua opera d’arte, la sua calligrafia artistica. Nelle sue mani il martello non è uno strumento di distruzione ma piuttosto un amplificatore di effetti: più i colpi sono ravvicinati e brevi, più forti sono i contrasti e le sfumature.

Bellezza, fragilità e delicatezza, caratteristiche tipiche del vetro, con lui sbocciano nella forza della creazione. Per questo, probabilmente, vedere Simon Berger plasmare le proprie opere a colpi di martello ha un impatto travolgente.

L’isola di Murano, da sempre culla per eccellenza della conoscenza del vetro, incontra il pioniere di questa tecnica rivoluzionaria tracciando una linea tra passato e presente, tra tradizione antica e il rinnovarsi in nuove forme espressive, trasformando l’atto di distruzione in un atto di estrema bellezza. Il linguaggio artistico di Berger, unico nel suo genere, parte proprio dalla fragilità per il quale il vetro è stato spesso trascurato, trasformando la cosiddetta debolezza del materiale nella sua forza più infrangibile.

Le “pennellate” dell’artista diventano un gesto espressivo dove crepe, spaccature e luce creano un sottile gioco di sguardi tra osservato e osservatore – ma anche un invito a guardare oltre la superficie. Da vicino la superficie sembra solo un insieme caotico di venature ma allontanandosi l’opera prende vita.

Un altro aspetto interessante dei lavori di Berger è la scelta cromatica. Laddove il vetro è sempre associato a una rifrazione luminosa e quindi ad una trasparenza e ad un riverbero cromatico, l’artista utilizza le sue lastre come farebbe un illustratore, sviluppando le sue opere bianco su nero. Nessun colore, nessuna invenzione cromatica che ricordi la maestosa policromia delle vetrate ecclesiastiche o la sottile bellezza delle opere artigianali che, dopo la forma, fanno del colore del vetro la propria caratteristica più seducente.

Per la sua personale Shattering Beauty, Simon Berger trasforma gli spazi del Museo in un’esperienza suggestiva e coinvolgente, presentando una serie di opere inedite che dialogheranno tra loro tra fascino e forza espressiva. L’installazione è un invito a perdersi tra cubi di vetro e opere scultoree di diverse dimensioni. Vuole dimostrare come le crepe e le rotture possano diventare linee di indagine sui modi di vedere e percepire il mondo, mentre le superfici di vetro si trasformano in un riflesso di chi le guarda. Il percorso espositivo prevede inoltre una serie di “tele” di vetro, simbolo della nuova ritrattistica, alcune realizzate appositamente per la mostra.


Museo del Vetro di Murano (VE)
Fondamenta Marco Giustinian, 8
Uffici +39 041 739586
Biglietteria +39 041 2434914
museovetro.visitmuve.it
Dal 28 gennaio al 7 maggio 2023.

L’esposizione è a cura di Sandrine Welte e Chiara Squarcina
in collaborazione con la Fondazione Musei Civici di Venezia e Berengo Studio.

Il Museo del Vetro di Murano è aperto tutti i giorni, dalle 10.00 alle 17.00.
Ultimo ingresso ore 16.00.

Ingresso compreso con biglietto del Museo del Vetro. Gratuito per residenti a Venezia.
Pianifica la tua visita

Info web:
https://www.fondazioneberengo.org/

Uffici stampa
Berengo Studio 1989
ufficiostampa@madagascarcommunication.it
Anna Ferrarese
Giada Chervatin
Tommaso Spaini

In collaborazione con
Studio ESSECI di Sergio Campagnolo
tel. 049663499
Referente Roberta Barbaro roberta@studioesseci.net

Guerra o pace. I destini del mondo in gioco. Nuova presentazione del numero de “La Fionda”

Maurizio Vezzosi,
analista e reporter freelance.

Collabora con RSI Televisione Svizzera, L’Espresso, Limes, l’Atlante geopolitico di Treccani, il centro studi Quadrante Futuro ed altre testate. Ha raccontato il conflitto ucraino dai territori insorti contro il governo di Kiev documentando la situazione sulla linea del fronte. Nel 2016 ha documentato le ripercussioni della crisi siriana sui fragili equilibri del Libano. Si occupa della radicalizzazione islamica nello spazio postsovietico, in particolare nel Caucaso settentrionale, in Uzbekistan e in Kirghizistan. Nel quadro della transizione politica che interessa la Bielorussia, nel 2021 ha seguito da Minsk i lavori dell’Assemblea Nazionale. Tra la primavera e l’estate del 2021 ha documentato il contesto armeno post-bellico, seguendo da Erevan gli sviluppi pre e post elettorali.Nel 2022, dopo aver seguito dalla Bielorussia il referendum costituzionale, le trattative russo-ucraine, e sul campo l’assedio di Mariupol, sta proseguendo a documentare la nuova fase del conflitto ucraino. È assegnista di ricerca presso l’Istituto di studi politici “S. Pio V”.

Segui Maurizio Vezzosi su Facebook e su Telegram

Domani, Venerdì 20 gennaio, avrò nuovamente il piacere di presentare “Guerra o pace”, il nuovo numero de La Fionda, questa volta ad Arezzo. Lo farò alle 17.30 alla libreria Feltrinelli di via Giuseppe Garibaldi, insieme al prof. Geminello Preterossi, all’ambasciatore Alberto Bradanini e alla bravissima Maria Stella Bianco che modererà la nostra discussione. Seguiranno la presentazione una cena – su prenotazione – presso l’osteria Il Grottino ed un dopocena con le selezioni musicali in vinile di Pietro Guiducci presso la Canova di S.Francesco – nelle immediate vicinanze della libreria e dell’osteria – .

Clicca qui per acquistare la rivista in formato cartaceo o digitale

Milano: ReA! Kids – Corso artistico multidisciplinare per bambini

Con l’arte si cresce.
Il timido diventa sicuro,
l’agitato si quieta,
il solitario viene ascoltato,
e i perduti vengono ritrovati.
L’arte rivela il vero bambino!

ReA! Kids

Corsi di Arte / Teatro-Performance / FL.oW

Milano
Febbraio – Luglio 2023

Campo Teatrale, Via Casoretto 41/A

ReA! Arte porta a Milano il primo corso artistico multidisciplinare per bambini! Grazie ai nostri laboratori di arte, performance e FL.oW Workout, i bambini dai 5 ai 12 anni potranno sviluppare il loro potenziale creativo imparando divertendosi.

ReA! Kids aiuta i bambini a scoprire e sviluppare la propria indole creativa, la manualità e le doti comunicative. Non vengono trascurati gioco e divertimento per mettere i partecipanti a loro agio e favorire la nascita di nuove amicizie. I bambini vivranno un’esperienza unica ogni lezione e avranno sempre nuovi stimoli e attività da svolgere durante tutta la durata dei corsi.

I corsi si terranno nel 2023 a Milano, presso Campo Teatrale (via Casoretto 41A). Tre le diverse discipline proposte: Arte con Maria Myasnikova, Teatro-Performance con Pelin Zeytinci e FL.oW Workout con Giorgia Rossi.

Nel corso di Arte i bambini potranno cimentarsi con le più disparate tecniche artistiche e dare voce a tutta la loro creatività. Molteplici studi concordano sui benefici dell’arte fin dalla più tenera età. Le discipline artistiche aiutano la comprensione di altre discipline fondamentali come la lettura, la scrittura, l’aritmetica e le scienze, inoltre favoriscono lo sviluppo della motricità di base, lo sviluppo cerebrale e la capacità di problem solving.

Il corso di Teatro-Performance permette di sperimentare una nuova capacità espressiva e di migliorare il linguaggio della comunicazione. Gli allievi saranno guidati in esercizi pratici e teorici per sviluppare capacità di movimento, prendere consapevolezza e stima di sé, connettersi con l’altro e scoprire il proprio potenziale. Gli allievi usciranno da questo corso con una visione ed un’energia rinnovate.

FL.oW Workout unisce esercizi psicomotori e allenamenti di varie discipline – dal kung fu alla boxe, passando per lo yoga e la meditazione. Attraverso i diversi esercizi è possibile mettersi in contatto con il proprio corpo e sperimentare liberamente, sviluppando forza, sensibilità, resistenza e resilienza. FL.oW aiuta a scoprire i propri punti di forza e di debolezza e a lavorare su di essi. La sua filosofia si basa infatti sull’idea che ogni piccolo individuo ha una forza interiore e un potere da sfruttare.

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Le lezioni si terranno in presenza con cadenza settimanale, come segue.

  • Lunedì: 17:30 – 18:30 – Teatro-Performance
  • Giovedì: 18:30 – 19:30 – Pittura
  • Venerdì: 17:30 – 18:30 – Fl.oW Workout

È possibile abbonarsi mensilmente a un singolo corso o scegliere pacchetti per due o tre discipline.

  • 60 euro – 1 disciplina
  • 110 euro – 2 discipline
  • 160 euro – 3 discipline 

L’Associazione ReA! Arte

L’Associazione no profit ReA! Arte nasce nel 2020 su iniziativa di dodici giovani professioniste under 35 del settore dell’arte. Pur con background differenti – dalla formazione curatoriale alla comunicazione culturale, passando per il fundraising – le organizzatrici si raccolgono intorno a uno scopo comune: promuovere l’arte e la cultura attraverso il sostegno di artisti emergenti, garantendo loro accessibilità al settore ed eque opportunità. A questo obiettivo si aggiunge quello di avvicinare il pubblico a un mercato dell’arte inclusivo e trasparente.

Intorno a questa missione, nasce ReA! Art Fair arrivata nel 2022 alla terza edizione. A questa si affianca il dipartimento di formazione ReA! Education & Consulting che propone workshop e servizi di consulenza dedicati agli artisti emergenti e agli operatori del settore con l’obiettivo di trasmettere competenze specifiche per presentarsi e lavorare nel mercato dell’arte contemporanea, in modo strategico ed efficiente.

Maria Myasnikova

Maria Myasnikova (1997) è un’artista russa che vive e lavora a Milano. Ha conseguito una Laurea (BA) in Fine Art (Painting) presso la City and Guilds of London Art School nel 2018, e dopo essersi trasferita in Italia lo stesso anno, ha lavorato come artista, curatrice d’arte ed insegnante di pittura e della lingua inglese, specializzandosi nell’insegnamento ai bambini e adolescenti dai 5 ai 10 anni.

Pelin Zeytinci

Pelin Zeytinci, co-founder di ReA è un’artista, performer e ricercatrice turca attiva a Milano dal 2012. “15 anni fa ho incontrato per la prima volta una bambina meravigliosa e creativa: mia sorella. Ho capito che abbiamo tantissime cose da imparare dai giovanissimi, e per questo nove anni fa ho iniziato a studiare pedagogia.” Insegna e impara con i bambini l’illimitatezza della creatività e della forza espressiva.

Giorgia Rossi

Grande appassionata di sport e dei benefici che questo apporta al corpo e alla mente, Giorgia ha conseguito il diploma di Istruttrice di Kung Fu presso la associazione San Dao Kung Fu. Attualmente pratica Boxe e Calisthenics ed ha creato il corso FL.oW, un nuovo allenamento per bambini e adulti, che studia i concetti alla base di qualsiasi disciplina sportiva: equilibrio, propriocezione, resilienza, forza, reattività.


Corso: ReA! Kids
Iniziativa ideata e diretta da: Associazione ReA! Arte
Periodo: Febbraio – Luglio 2023
Info e iscrizioni:    
Maria Myasnikova – Responsabile Didattico
E-mail maria.miasnikova.art@gmail.com
Giorgia Rossi – Responsabile dell’Organizzazione
E-mail giorgia_rossib@hotmail.it
ReA! Arte Facebook | Instagram | LinkedIn: @rea.fair | info@reafair.com

Roma: tutti alla Galleria del Cembalo con l’artista François Xavier Saint Pierre nell’ambito della mostra The Spiders and the Bees

La Galleria del Cembalo presenta la mostra

The Spiders and the Bees
Dipinti di François Xavier Saint Pierre

Dal 12 gennaio al 18 febbraio 2023

Galleria del Cembalo

Palazzo Borghese, Largo della Fontanella di Borghese 19, Roma

Tutti invitati a partecipare all’evento che si terrà giovedì 19 gennaio 2023 alle ore 18:00 in presenza dell’artista François Xavier Saint Pierre per celebrare la sua mostra personale The Spiders and the Bees, che affiancherà il progetto fotografico di Karmen Corak La vie en vert, già in esposizione dal mese scorso, fino al 18 febbraio.
 
The Spiders and the Bees segue la recente mostra antologica dell’artista svoltasi a Toronto presso il Koffler Centre of Arts lo scorso inverno e la prima personale internazionale che si è tenuta a Venezia in concomitanza con la 59esima Biennale d’Arte. Ed è proprio a Venezia che l’artista ha avuto modo di conoscere Karmen Corak e di trovare con lei molti punti di contatto: l’amore per l’Italia e per l’età classica, la grande sensibilità verso la natura, la vicinanza del pensiero artistico. Ne è sorto il desiderio di creare un’occasione di coesistenza delle loro opere e nella Galleria del Cembalo hanno trovato un luogo perché ciò avvenisse.
 
Le opere di Saint Pierre sono influenzate dalla pittura modernista e dai tòpoi classici e romantici. Il titolo della mostra richiama la favola satirica di Jonathan Swift “L’ape e il ragno” – scritta nel 1704 – che si situa nel più ampio contesto del dibattito storico noto come la querelle des Anciens et des Modernes (disputa degli Antichi e dei Moderni), avviata in Francia da una cerchia di autori e artisti francesi presso la corte di Luigi XIV. Gli Antichi attribuivano importanza alle radici del pensiero e all’arte greco-romani, mentre i Moderni ritenevano che la tecnologia (la bussola, la stampa tipografica e le armi da fuoco) li rendesse di gran lunga superiori. Swift paragonava gli Antichi alle api, che attingevano meraviglie dai fiori, e i Moderni ai ragni, che ricavavano il nuovo dal nulla. Il dibattito su come guardare alla storia è stato declinato in diversi modi nel corso dei secoli, toccando tutti gli aspetti del pensiero intellettuale, artistico e politico europeo: che importanza attribuiamo a quanto è accaduto prima di noi? Gli sviluppi tecnologici sono sempre sinonimo di una società superiore? Oggi, ad esempio, essi stanno conducendo ad un rapido declino delle abilità manuali. Questo quadro funge da riferimento per l’artista nella sua esplorazione di forme artistiche passate, della nozione di progresso e del significato di essere contemporanei.
 
La mostra sarà visitabile fino al 18 febbraio 2023.

François Xavier Saint Pierre è un pittore canadese residente a Venezia dal 2020. Fra i suoi interessi vi sono i legami tra la cultura classica e quella contemporanea, la storia della percezione e la psicologia percettiva in relazione alla storia dell’arte e il rapporto fra il colore e la lingua. Fin dal 2003 le sue opere sono state esposte in tutto il Canada e nel Regno Unito ed è stato artist-in-residence a Londra, in Svezia e presso Villa Medici, sede dell’Accademia di Francia a Roma.


INFORMAZIONI UTILI

Dal 12 gennaio al 18 febbraio 2023
DOVE: Galleria del Cembalo, Palazzo Borghese – Largo della Fontanella di Borghese 19, Roma
ORARI: Da mercoledì a venerdì dalle 15.30 alle 19.00 – sabato dalle 11.00 alle 19.00
INGRESSO LIBERO

CONTATTI
MAIL: info@galleriadelcembalo.it | eventi@galleriadelcembalo.it
TELEFONO: +39 06 83796619 (attivo durante gli orari d’apertura)
SITO: www.galleriadelcembalo.it/
FACEBOOK: www.facebook.com/galleriadelcembalo
INSTAGRAM: www.instagram.com/galleriadelcembalo/

UFFICIO STAMPA
CULTURALIA DI NORMA WALTMANN

Culturalia

051 6569105 – 392 2527126                   
info@culturaliart.com
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Instagram: Culturalia_comunicare_arte
Linkedin: Culturalia di Norma Waltmann Youtube: Culturalia

Prorogata fino al 29 gennaio la mostra “Armonie di pietra. Il paesaggio delle Marche nelle sculture di Giuliano Giuliani” – Testo critico di Mario Botta

PROROGATA FINO AL 29 GENNAIO

Armonie di pietra. Il paesaggio delle Marche nelle sculture di Giuliano Giuliani

Parco archeologico del Colosseo

In occasione della proroga, il 25 gennaio sarà presentato il catalogo della mostra, edito da Silvana Editoriale con fotografie di Stefano Castellani.

Armonie di pietra. Il paesaggio delle Marche nelle sculture di Giuliano Giuliani è una mostra promossa dalla Regione Marche, dal Comune di Ascoli Piceno e dal Parco archeologico del Colosseo per raccontare la regione attraverso le opere dell’artista ascolano Giuliano Giuliani.
La mostra avrà due sedi: a Roma fino al 29 gennaio 2023 è ospitata al Parco archeologico del Colosseo, cuore pulsante dell’antica Roma ed è curata da Daniele Fortuna; ad Ascoli Piceno dal 7 aprile al 28 giugno 2023 presso il Chiostro di Sant’Agostino con la curatela di Carlo Bachetti Doria.

A Roma, il percorso espositivo, composto da 20 opere in travertino dell’artista scultore marchigiano Giuliano Giuliani, si snoda dalla Basilica Emilia alla Basilica Giulia passando per la piazza del Foro Romano e attraversando alcuni tra gli edifici più importanti di quello che era il centro Politico, amministrativo, religioso, giudiziario e commerciale della città.

In occasione della proroga, il 25 gennaio sarà presentato il catalogo della mostra, edito da Silvana Editoriale con fotografie di Stefano Castellani.

La presentazione si terrà alla presenza di Alfonsina Russo, Direttrice del Parco archeologico del Colosseo; Chiara Biondi, Assessore alla Cultura Regione Marche; Giorgia Latini, Vicepresidente Commissione Cultura Camera dei Deputati; Marco Fioravanti, Sindaco di Ascoli Piceno; Daniela Tisi, Dirigente settore Beni e Attività Culturali Regione Marche; Claudio Strinati, Storico dell’Arte; Giuliano Giuliani, artista.

Sarà possibile partecipare accedendo gratuitamente alla Curia Iulia e prenotandosi fino ad esaurimento posti su www.eventbrite.it

Posti individuali sono riservati ai titolari della Membership Card che potranno prenotarsi scrivendo a:
pa-colosseo.membership@cultura.gov.it (entro il giorno prima dell’evento e fino a esaurimento).


Testo critico di Mario Botta

Pochi chilometri sopra Ascoli Piceno, appena a lato della strada che sale sul pendio del monte, la casa di Giuliano Giuliani si situa su uno spiazzo verde accanto alla vecchia cava di travertino. Il padre e lo zio devono avergli trasmesso fin da bambino quella passione necessaria, al di là delle conosciute fatiche, per estrarre da quel pendio i massi di pietra. Il visitatore resta sorpreso da questa cava dismessa utilizzata dallo scultore come studio d’artista all’aperto, uno spazio incolto e selvaggio, appena punteggiato, là dove si aprono alcune zone pianeggianti, da tende e baracche erette a protezione delle pietre in lavorazione che non come riparo dell’artista dalle intemperie. Credo che lo spazio fisico dell’atelier dove lavora l’artista si configuri come uno specchio veritiero, un riflesso speculare dell’animo dell’autore: gli spazi sanno parlare agli uomini e, soprattutto, sanno parlare degli uomini. Quell’atelier recuperato su quanto è rimasto della vecchia cava di travertino racconta in maniera diretta le origini delle opere dello scultore e, nel contempo, descrive lo spazio mentale, il pensiero più profondo e segreto che anima il suo operare. Che cosa spinge lo scultore a scavare dentro il blocco di pietra nell’intento di estrarne un’opera fragile e sottile da offrire allo sguardo incredulo dell’osservatore? Ricercare dentro i misteri del mondo è un modo per indagare le origini di noi stessi; le opere di Giuliani ci aiutano e ci sorreggono in questa sfida. Scoprire le meraviglie offerte da una superficie di pietra levigata, tolta dalla montagna e ritagliata con perizia fino a trasformarla in una sottile lama, come se si trattasse di modellare le ossa della terra madre, è un processo arcaico e nel contempo sapiente di un mestiere – quello dello scalpellino – che ha narrato lungo i secoli racconti e leggende attorno alle quali la cultura cristiano occidentale ha maturato forti emozioni. Ora, Giuliani, nel bel mezzo di un tempo scandito dalla nostra pochezza, ci riprova con la consapevolezza della fragilità del nostro vivere, delle contraddizioni che connotano la nostra quotidianità. Lo scultore offre questi suoi sinuosi fogli di pietra che si presentano leggeri e sottili ma che nel contempo evocano forze primordiali di gravità nell’essere parti vive del mondo. È attraverso la bellezza di queste superfici che possiamo prendere coscienza delle forze che ordinano la terra. Il destino ultimo, intimo e segreto proprio dell’artista rimane quello di confrontarsi con le origini dell’“essere”, che rinvia, noi fruitori, a considerarci parti infinitesimali della storia. Giuliano Giuliani, attraverso queste opere resuscitate dalla terra, pone domande inquietanti che rivelano il suo talento, la sua passione con disarmante serenità e poesia.


TITOLO
Armonie di pietra.
Il paesaggio delle Marche nelle sculture
di Giuliano Giuliani

SEDE
Parco archeologico del Colosseo
Piazza S. Maria Nova, 53
00186 Roma

DATE ROMA
15 ottobre 2022 – 8 gennaio 2023

DATE ASCOLI PICENO
7 aprile – 28 giugno 2023

CURATORE
Daniele Fortuna
Carlo Bachetti Doria

PROMOSSA DA
Parco archeologico del Colosseo
Regione Marche
Comune di Ascoli Piceno

ORGANIZZATA DA
Frasi Fatte

ORARI E BIGLIETTI
https://parcocolosseo.it/visita/orari-e-biglietti/

SITO INTERNET
parcocolosseo.it
www.regione.marche.it
www.comune.ap.it

CATALOGO
Silvana Editoriale

UFFICI STAMPA
Adele Della Sala ads@ufficiostampa-arte.it
Anastasia Marsella am@ufficiostampa-arte.it
PArCo – Ufficio per le Relazioni con la Stampa
Federica Rinaldi | Astrid D’Eredità
Tel: 06 699 84 443
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Il Museo della Musica di Bologna acquista un clavicembalo di scuola italiana, il primo ad entrare in collezione dal 1729

Museo della Musica di Bologna, Clavicembalo

Settore Musei Civici Bologna | Museo internazionale e biblioteca della musica

Il Museo internazionale e biblioteca della musica acquista un clavicembalo di scuola italiana per arricchire la dotazione di strumenti musicali a disposizione per concerti e laboratori.

Il Museo internazionale e biblioteca della musica di Bologna arricchisce la propria dotazione di strumenti musicali con l’acquisto di un clavicembalo di scuola italiana che potrà essere utilizzato stabilmente nella programmazione dei numerosi eventi concertistici e laboratori organizzati abitualmente e rivolti a varie tipologie di pubblico. Il clavicembalo scelto dagli esperti del Museo della Musica è stato costruito dalle maestre cembalare Carla Frezzato e Cinzia Laura Di Mattia con materiali simili agli originali (cipresso per la tavola armonica con finiture ebanistiche) e secondo tecniche costruttive rispettose del risultato tecnico e fonico ma anche estetico, grazie alla splendida decorazione finto marmorea del coperchio, realizzata dall’artista Lidia Trecento del Laboratorio di Scenografia di Pesaro, che riproduce un dettaglio rinascimentale ispirato alla Basilica di Santa Maria Novella di Firenze.

Lo strumento, il più diffuso e versatile nella classe a tastiera a corde pizzicate con il plettro,  è una copia storica che si inscrive nella tipica tradizione italiana con tastiera semplice a 45 tasti con ottava corta ispirata alla produzione del celebre maestro Giovanni Battista Giusti (Lucca, 1758 – Bologna, 1829), nome di spicco dell’arte cembalaria italiana che si sviluppò in Italia nel corso del XVI secolo. Gli strumenti italiani differivano da quelli di altri paesi a causa degli spessori assai sottili di costruzione del corpo, che contrastavano con le robuste casse all’interno delle quali gli strumenti venivano sistemati.

Museo della Musica di Bologna, Clavicembalo

Caratterizzato da un’estetica limpida e lineare conferita dalla linea morfologica slanciata della cassa a forma di ala, il clavicembalo è inteso soprattutto come sostegno alla voce e agli strumenti. Il timbro classicamente italiano ricco di armonici lo rende adattabile a un’ampia varietà di esecuzioni e particolarmente efficace nelle composizioni contrappuntistiche, mentre la grande estensione di cinque ottave ne fa uno strumento adatto allo studio di tutto il repertorio cembalistico.

Questa recentissima acquisizione segue quelle del pianoforte Bechstein del 2012 e dello Steinway & Sons appartenuto aMarco di Marco, donato dalla famiglia al museo nel 2019 ed è il primo clavicembalo ad entrare in collezione dal 1729, andandosi ad aggiungere agli esemplari già presenti, importantissimi per rarità e fattura come l’Orazio Albana del 1628 e il Clavemusicum Omnitonum, la “tastiera perfetta” con 125 tasti disposti su 5 file diverse e 31 tasti per ottava realizzata nel 1606 da Vito Trasuntino che costituisce un vero e proprio unicum. Di questo strumento, infatti, è stato costruito solo l’esemplare oggi esposto in sala 4 del museo, in quanto, pur consentendo teoricamente di suonare toni, semitoni e quarti di tono perfettamente intonati e non “temperati”, cioè leggermente “stonati” come nelle tastiere dei pianoforti, da un punto di vista pratico risulta, letteralmente, insuonabile per una mano umana.

L’esemplare acquistato dal Museo della Musica presenta le seguenti caratteristiche tecniche:
● dimensioni cm 221 x 87 x 24
● estensione Si/mi (54 tasti)
● trasposizione 440/415 Hz 8’x8”
● tavola armonica in cipresso e ebano MaKassar, due cori per nota in ottone giallo, somiere in noce massello, cassa in tiglio decorata con terre naturali
● decorazione del coperchio con dettaglio della Basilica di Santa Maria Novella di Firenze.


Informazioni
Museo internazionale e biblioteca della musica
Strada Maggiore 34 | 40125 Bologna
tel. +39 051 2757711
museomusica@comune.bologna.it
www.museibologna.it/musica
Facebook: Museo internazionale e biblioteca della musica
YouTube: MuseoMusicaBologna

Orari di apertura
martedì, mercoledì, giovedì h 11-13.30 / 14.30-18.30
venerdì h 10-13.30 / 14.30-19
sabato, domenica, festivi h 10-19
lunedì chiuso

Settore Musei Civici Bologna
www.museibologna.it
Instagram: @bolognamusei

Ufficio Stampa / Press Office Settore Musei Civici Bologna
Via Don Minzoni 14 | 40121 Bologna
Tel. +39 051 6496653 / 6496620
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Elisa Maria Cerra elisamaria.cerra@comune.bologna.it
Silvia Tonelli silvia.tonelli@comune.bologna.it
www.museibologna.it
Instagram @bolognamusei

GLI ULTIMI GIORNI DI VAN GOGH – Il diario ritrovato. Spettacolo teatrale con Marco Goldin

Marco Goldin, Teatro Duse, Bologna. Foto di Simone Di Luca

Goldin con Van Gogh: domani al Rossetti di Trieste.
La seconda parte della tournée riparte da Castelfranco Veneto a metà marzo ed è programmata per l’intera primavera. In autunno, Roma e il sud del Paese.

GLI ULTIMI GIORNI DI VAN GOGH Il diario ritrovato

Spettacolo teatrale con Marco Goldin

Tratto dal suo romanzo, “Gli ultimi giorni di Van Gogh. Il diario ritrovato” (edito da Solferino)

Musiche di Franco Battiato

Regia di Marco Goldin

Imarts, società che produce e distribuisce lo spettacolo, e Marco Goldin, trevigiano doc che ne è il protagonista, hanno scelto, assieme allo sponsor Gruppo Euromobil, il piccolo e prezioso Teatro Accademico di Castelfranco Veneto per annunciare le date della seconda parte della tournée de “Gli ultimi giorni di Van Gogh. Il diario ritrovato”, lo spettacolo che, con grandi riscontri di pubblico e critica, il critico e scrittore sta portando in giro per l’Italia.

Goldin sarà all’Accademico dal 17 al 19 marzo: non una sola serata, quindi, ma tre di seguito, data la capienza ridotta del meraviglioso Teatro settecentesco della città murata in provincia di Treviso.

“Ho accolto con vero piacere la possibilità che a Castelfranco, nel suo storico Teatro, si potessero fare gli spettacoli di ripresa primaverile del tour. In questa città ho insegnato per due anni subito dopo la laurea a metà anni ottanta e ho mosso negli stessi mesi alcuni tra i miei primi passi come critico d’arte, curando una mostra sul paesaggio veneto dei decenni iniziali del Novecento, da Gino Rossi a De Pisis. Mi fa quindi davvero piacere ritornarvi dopo tanti anni”.

La prima parte della tournée nazionale ha avuto la data zero a Salsomaggiore al principio di novembre e ha poi debuttato in prima nazionale a Bologna, al Teatro Duse, per toccare, tra le altre, città da Milano a Torino, da Verona a Udine, da Ancona a Padova, da Bergamo a Trieste, dove, al Teatro Rossetti, arriverà domani 17 gennaio. Ovunque con larghissimo consenso sia da parte del pubblico sia da parte della critica.

Proprio da Castelfranco Veneto questa tournée riparte per la sua seconda sezione di calendario, da metà marzo a inizio maggio, toccando tante altre città, da Genova a Firenze, da Ravenna a Mantova, da Reggio Emilia a Gorizia e così via. Nel prossimo autunno, lo spettacolo ripartirà da Roma per poi fare tappa in alcune delle più importanti città del sud e delle isole.

I biglietti per le repliche nelle varie città sono già in vendita sui circuiti Ticket One e Vivaticket, oltre che nei singoli teatri.

Lo spettacolo, di e con Marco Goldin, musiche di Franco Battiato e animazioni video di Alessandro Trettenero, è parte del progetto collegato al romanzo “Gli ultimi giorni di Van Gogh. Il diario ritrovato” (Solferino), scritto da Goldin nella particolare forma di diario immaginario. Da esso sono derivati lo spettacolo teatrale, di cui Goldin cura anche la regia, e alcuni podcast.

La rappresentazione teatrale è dunque liberamente ispirata al romanzo che racconta le ultime settimane di vita del grande pittore. Nel libro che sta alla base di tutto il progetto, Goldin immagina che Van Gogh abbia tenuto un diario proprio in quei giorni e per questo lo fa parlare con la sua voce, sempre appoggiandosi ai fatti realmente accaduti e alle lettere, cercando dunque la dimensione del verosimile.

Goldin sale sul palcoscenico per raccontare, con la sua consueta affabulazione appassionata e coinvolgente, le ultime settimane della vita di Van Gogh.

A creare ancor di più l’atmosfera spirituale, eppure densa della carne e dei sogni della vita del pittore, contribuiscono, eccezionalmente concesse per questa occasione, le musiche di Franco Battiato. Tutte insieme, e nell’uso che ne viene fatto, queste musiche costituiscono una parte fondante, un legame ancor più poetico per l’intero spettacolo.

Info: www.internationalmusic.itwww.lineadombra.it



Per informazioni e bigliettiwww.internationalmusic.it

Ufficio stampa:
Studio ESSECI – Sergio Campagnolo
www.studioesseci.net
tel. 049663499
Referente Roberta Barbaro roberta@studioesseci.net

Rovigo, Palazzo Roverella: Renoir e l’Italia

25 Febbraio 2023 – 25 Giugno 2023

Rovigo, Palazzo Roverella

RENOIR E L’ITALIA

Mostra a cura di Paolo Bolpagni

Pierre-Auguste Renoir, Studio per “Le Moulin de la Galette”, 1875-1876, olio su tela, 65 x 85 cm, Ordrupgaard di Charlottenlund

L’Impressionismo, che pur lo aveva affascinato, comincia a non convincerlo più. E per trovare nuove strade, l’allora quarantenne Pierre Auguste Renoir decide di guardare indietro, alla grande arte italiana. Nel 1881 inizia un suo personale Grand Tour, per studiare – così come aveva da poco fatto il collega Ingres – i maestri del Rinascimento.
E per la sua pittura fu una rivoluzione.

Verso la fine degli anni Settanta del XIX secolo, Renoir è scosso da una profonda inquietudine creativa, che lo induce a intraprendere, nel 1881, un viaggio in Italia: un tour che ebbe inizio a Venezia, dove l’artista fu colpito da Carpaccio e Tiepolo (mentre già conosceva bene Tiziano, Veronese, ammirati e studiati al Louvre), e che proseguì per brevi tappe a Padova e a Firenze, per trovare una meta fondamentale a Roma. Qui fu travolto dalla forza della luce mediterranea e sviluppò un’ammirazione per i maestri rinascimentali, in primis per Raffaello, di cui apprezzò, per la loro mirabile “semplicità e grandezza”, gli affreschi della Villa Farnesina.
Un’ulteriore tappa del viaggio fu il golfo di Napoli: qui Renoir scoprì le pitture pompeiane, fu rapito dalla bellezza dell’isola di Capri, e quasi soggiogato dai capolavori antichi esposti al museo archeologico. Infine andò a Palermo, dove incontrò Richard Wagner e lo ritrasse in un’opera divenuta famosa (ma non si può dire che fra i due scoccò la scintilla: anzi, il compositore gli concedette soltanto quarantacinque minuti di posa e non rimase molto soddisfatto del dipinto).
“Renoir e l’Italia”, curata da Paolo Bolpagni e promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, con il Comune di Rovigo e l’Accademia dei Concordi, ripercorre quel pellegrinaggio italiano di Renoir e soprattutto ne indaga le rivoluzionarie conseguenze.
“Fondendo la lezione di Raffaello e quella di Jean-Auguste Dominique Ingres, il pittore recupera un disegno nitido e un’attenzione alle volumetrie e alla monumentalità delle figure, nel segno di una sintesi che, come si anticipava, enucleò una personale forma di classicismo, mentre le tendenze dominanti viravano verso il Postimpressionismo da una parte e il Simbolismo dall’altra”, sottolinea Paolo Bolpagni.
Anche attraverso il fil rouge del racconto biografico del figlio Jean, celebre regista, la mostra si focalizza su questa fase della produzione di Renoir: dal viaggio in Italia sino alle opere della vecchiaia. Ponendo in risalto l’originalità di un’arte che non fu affatto attardata, ma che costituì uno dei primi esempi di quella “moderna classicità” che sarebbe poi stata perseguita da molti pittori degli anni Venti e Trenta, in particolare in Italia, come sarà evidenziato dai confronti – alcuni dei quali insospettabili – che saranno istituiti nelle sale di Palazzo Roverella.
“Dipingendo in un possente stile neo-rinascimentale, dove i toni caldi e scintillanti mutuati dal tardo Tiziano e da Rubens, così come dai settecenteschi Fragonard e Watteau, si coniugavano con i riferimenti a un’iconografia mitica e classicheggiante, Renoir – sottolinea Paolo Bolpagni – anticipava il “ritorno all’ordine”: un aspetto della sua produzione che non è stato sufficientemente messo a fuoco in tale prospettiva, giacché quella che superficialmente è apparsa a molti un’involuzione era, in realtà, una premonizione di molta della pittura che si sarebbe sviluppata tra le due guerre”.

Fu la musica, più che la pittura, a segnare l’infanzia di Pierre-Auguste Renoir (Limoges, 25 febbraio 1841 – Cagnes-sur-Mer, 3 dicembre 1919). Entrato nel coro della chiesa di Saint-Sulpice, cantò sotto la direzione del grande compositore Charles Gounod, che credeva fermamente nelle possibilità vocali del ragazzo. Solo più tardi giunse alla scoperta della pittura en plein air che lo condusse all’approdo impressionista. È questa la fase di Renoir più nota al grande pubblico. In realtà, a ben vedere, si trattò di una fase piuttosto breve, caratterizzata anche da una certa disparità di vedute con Monet, Pissarro e Degas.
A superare ogni crisi giunse il viaggio in Italia. Dopo il quale nulla sarà come prima.


INFO

Info: www.palazzoroverella.com tel 0425460093.

Fondazione Cariparo

Relazioni con i media:
dott.ssa Alessandra Veronese
Ufficio Comunicazione
dott. Roberto Fioretto
comunicazione@fondazionecariparo.it

Ufficio Stampa: STUDIO ESSECI – Sergio Campagnolo
Tel. 049 663499; www.studioesseci.net; simone@studioesseci.net,
referente Simone Raddi

Milano, Museo diocesano Carlo Maria Martini: LEE JEFFRIES. Portraits. L’anima oltre l’immagine

Non si è mai trattato di scattare delle fotografie… Non sono la documentazione della vita di una persona; sono la documentazione di emozioni e spiritualità
Lee Jeffries

MILANO
MUSEO DIOCESANO CARLO MARIA MARTINI

DAL 27 GENNAIO AL 16 APRILE 2023

I RITRATTI DI
LEE JEFFRIES

L’esposizione presenta una cinquantina d’immagini del fotografo inglese diventato la voce degli emarginati.

A cura di Barbara Silbe e Nadia Righi

Foto di Lee Jeffries

Il Museo Diocesano Carlo Maria Martini di Milano ospita, dal 27 gennaio al 16 aprile 2023, la personale di Lee Jeffries (Bolton, UK, 1971), il fotografo diventato la voce dei poveri e degli emarginati. Curata da Barbara Silbe e Nadia Righi, la mostra, dal titolo “Lee Jeffries. Portraits. L’anima oltre l’immagine” prodotta e organizzata dal Museo Diocesano di Milano, presenta una cinquantina d’immagini in bianco e nero e a colori che catturano i volti di quell’umanità nascosta e invisibile che popola le strade delle grandi metropoli dell’Europa e degli Stati Uniti.

Fotografo autodidatta, Jeffries inizia la sua carriera quasi per caso, nel giorno che precedeva la maratona di Londra del 2008 quando scatta una fotografia a una giovane ragazza senzatetto che sedeva all’ingresso di un negozio; rimproverato per averlo fatto senza autorizzazione, Jeffries si ferma a parlare con lei, a interrogarla sul suo passato, a stabilire un contatto che andasse al di là della semplice curiosità per scavare nel profondo dell’animo della persona che aveva di fronte.

Da allora inizia a interessarsi e a documentare le vite degli homeless, passando dai vicoli di Los Angeles fino alle zone più nascoste e pericolose delle città della Francia e dell’Italia.

Grazie al suo sguardo e alla sua arte spirituale, come lui stesso è solito definirla, Lee Jeffries fa emergere le persone senza fissa dimora dal buio in cui sono reclusi e cerca di ridare luce e dignità a ogni essere umano.

Il suo stile è caratterizzato da inquadrature in primo piano fortemente contrastate, e da interazioni molto ravvicinate con i soggetti, uomini e donne che vivono ai margini della società, incontrati per le strade del mondo.

La sua cifra stilistica più caratteristica è quella del ritratto, sempre frontale e ravvicinato, spesso con sfondi monocromatici scuri che, elaborati con un efficace lavoro su luci e ombre, fa emergere i volti nella loro straordinaria potenza espressiva, capace di comunicare la loro sofferenza, il loro disagio e la loro condizione infelice.

Foto di Lee Jeffries

LEE JEFFRIES. Portraits. L’anima oltre l’immagine
Milano, Museo Diocesano Carlo Maria Martini(p.zza Sant’Eustorgio, 3)
27 gennaio – 16 aprile 2023

Orari:
martedì- domenica, 10-18; chiuso lunedì

Biglietti:
Intero: € 9,00
Ridotto individuale: € 7,00
Ridotto gruppi: € 7,00
Ridotto parrocchie: € 7,00
Scuole e oratori: € 4,00
Cumulativo Chiostri intero: € 12,00
Cumulativo Chiostri ridotto individuale: € 10,00
Cumulativo Chiostri ridotto gruppi: € 10,00
Cumulativo Chiostri ridotto parrocchie: € 10,00

Informazioni: T. +39 02 89420019; www.chiostrisanteustorgio.it

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