Al Centro Culturale Altinate | San Gaetano di Padova apre la mostra “MONET. Capolavori dal Musée Marmottan Monet, Paris”

Il Comune di Padova e Arthemisia presentano al Centro Culturale Altinate | San Gaetano una grande mostra dedicata al padre dell’Impressionismo, Claude Monet, con 60 capolavori provenienti dal Musée Marmottan Monet di Parigi.

“Monet. Capolavori dal Musée Marmottan Monet, Paris” ripercorre l’intera storia umana e artistica di Monet, raccontata attraverso le sue creazioni più iconiche quali le celebri Ninfee.

La mostra, che è anche una delle ultime occasioni per qualche anno di poter vedere in Italia le maggiori opere di Monet, è la manifestazione centrale in Italia per il festeggiamento dei 150 anni dalla nascita dell’Impressionismo.

A 150 anni dalla prima mostra a Parigi che sancì la nascita del movimento Impressionista nel 1874, dal 9 marzo al Centro Culturale Altinate | San Gaetano di Padova verrà dedicato un tributo a colui che è passato alla storia come padre della corrente artistica più amata al mondo: Claude Monet.
Era il 15 aprile 1874 quando, nella galleria del fotografo Félix Nadar in boulevard des Capucines 35 a Parigi, venne inaugurata una mostra che avrebbe cambiato per sempre la storia dell’arte.
Una mostra “indipendente”, lontana dai canonici stilemi compositivi e accademici, con centosessantacinque opere eseguite da trentuno artisti appartenenti alla cosiddetta “Società anonima degli artisti, pittori, scultori, incisori”, tra cui gli allora sconosciuti Claude Monet, Pierre-Auguste Renoir, Paul Cezanne, Camille Pissarro, Alfred Sisley, Edgar Degas, Berthe Morisot.
Opere ritenute sovversive e che non incontrarono un esito positivo di pubblico e critica portando a un completo fallimento dell’esposizione.
Una rivoluzione che prese il via proprio dal titolo di un’opera di Claude Monet “Impression, soleil levant” dipinta nel 1872 e attualmente custodita presso il Musée Marmottan Monet di Parigi, in cui viene impressa sulla tela l’impressione di un sole che sorge, una fugace sensazione piuttosto che una vivida riproduzione della realtà, mettendo al centro il colore e la luce.
È da questo capolavoro di Monet che il critico Louis Leroy coniò il termine “Impressionismo”, il momento dal quale tutto ebbe inizio, consacrando il movimento impressionista come la corrente artistica più amata dal grande pubblico in tutto il mondo.

E oggi, Arthemisia insieme al Comune di Padova e al Musée Marmottan Monet di Parigi, darà vita ad un racconto emozionante, attraverso l’esposizione di 60 capolavori – tra cui le Ninfee, gli Iris, i Paesaggi londinesi e molti altri ancora – arricchiti da sale spettacolari, tantissimi contenuti, video, testimonianze e atmosfere magiche.
Le opere esposte nella mostra sono quelle conservate al Musée Marmottan Monet che custodisce la più grande e importante collezione di dipinti dell’artista francese, frutto della generosa donazione fatta dal figlio Michel nel 1966.
Sono le opere a cui Monet teneva di più, le “sue” opere, quelle che ha conservato gelosamente nella sua casa di Giverny fino alla morte, da cui non ha mai voluto separarsi.
La mostra è quindi anche un viaggio nel mondo intimo di Monet, nella sua casa e nella sua anima.

L’esposizione rappresenta anche un evento eccezionale dal momento che è una delle ultime occasioni, almeno per qualche anno, per poter vedere in Italia le maggiori opere di Monet.
A Padova saranno esposti capolavori quali Ritratto di Michel Monet con berretto a pompon (1880), Il treno nella neve. La locomotiva (1875), Londra. Parlamento. Riflessi sul Tamigi (1905), oltre a tutte le opere di grandi dimensioni come le eteree Ninfee (1917-1920) e gli evanescenti Glicini (1919-1920).

La mostra “Monet. Capolavori dal Musée Marmottan Monet, Paris“, promossa dal Comune di Padova, è prodotta ed organizzata da Arthemisia in collaborazione con il Musée Marmottan Monet di Parigi ed è curata da Sylvie Carlier, curatrice generale del Musée Marmottan Monet, con la co-curatela della storica dell’arte Marianne Mathieu e l’assistente alla curatela del Musée Marmottan Monet Aurélie Gavoille.
La mostra vede come sponsorGenerali Valore Cultura e AcegasApsAmgamedia partner la Repubblica, special partnerRicola e mobility partnerFrecciarossa Treno Ufficiale.
Catalogo edito da Skira.

Allestimento Mostra

Il Musée Marmottan Monet, di proprietà dell’Académie des Beaux-Arts di Parigi, accoglie la più grande collezione al mondo di opere di Claude Monet, con l’intento di far conoscere l’opera dell’artista e renderla accessibile al maggior numero possibile di persone, in particolare attraverso mostre temporanee.
La mostra al Centro Culturale Altinate | San Gaetano – che presenta sessanta opere che comprendono i capolavori di Monet, ma anche lavori di Delacroix, Boudin, Jongkind, Renoir e Rodin, che furono suoi maestri e amici – si fa portavoce di questa ambizione ed è particolarmente significativo in quanto rappresenta la prima esposizione delle opere provenienti dall’istituzione parigina nella città di Padova.
L’esposizione passa in rassegna le tappe della ricerca artistica del pittore: dagli inizi della sua carriera sulla costa della Normandia, attraverso i viaggi in Olanda, Norvegia e Londra, fino all’opera finale, le Ninfee, dipinti che il pittore ha conservato gelosamente nella sua casa di famiglia a Giverny, fino alla sua morte.
È un’occasione per immergersi nella rigogliosa creatività di Monet e coglierne le fonti di ispirazione, trasportati nel suo mondo intimo.


Ufficio Stampa Arthemisia
Salvatore Macaluso | sam@arthemisia.it
press@arthemsia.it | T. +39 06 69308306

Relazioni esterne Arthemisia
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Ufficio stampa Comune di Padova
Franco Tanel | tanelf@comune.padova.it

Giorgio Andreotta Calò al MAN di Nuoro, viaggio nell’abisso della terra

Giorgio Andreotta Calò, in girum imus nocte, 2014, ph. Nuvola Ravera.
Courtesy: Studio Giorgio Andreotta Calò e MAN_ Museo d’arte della Provincia di Nuoro
GIORGIO ANDREOTTA CALÒ
in girum imus nocte
MAN_ Museo d’arte della Provincia di Nuoro
28 marzo – 16 giugno 2024

A cura di Elisabetta Masala
 
Inaugurazione giovedì 28 marzo, ore 19:00

La memoria collettiva della Sardegna, il suo paesaggio, insieme alle conseguenze sociali ed ecologiche dei processi estrattivi, sono al centro del lavoro condotto nell’isola da Giorgio Andreotta Calò: un’indagine svolta tra il 2013 e il 2018, che ha portato alla creazione di un corpus fondamentale nel percorso dell’artista. Oggi, una parte di queste opere trova collocazione ideale al museo MAN grazie al Piano per l’Arte Contemporanea del Ministero della Cultura, completando e integrando la precedente acquisizione di Produttivo.

Nel 2019, infatti, l’artista dona al MAN una parte dell’installazione ambientale Produttivo, composta da carotaggi estratti durante le campagne minerarie della Carbosulcis.spa, società che fino al 2018 è stata impegnata nello sfruttamento del bacino carbonifero del Sulcis, area nel sud-ovest dell’isola. Con un procedimento simile alle indagini geognostiche, Giorgio Andreotta Calò analizza la stratificazione e l’identità del luogo sviscerandone gli aspetti socio-culturali. Una analoga radice semantica è condivisa dalle opere del progetto in girum imus nocte, che testimoniano un comune processo di ricerca e di interazione con il territorio sardo e la sua storia. Il titolo, tratto dal palindromo latino “in girum imus nocte et consumimur igni” (“andiamo in giro di notte e siamo consumati dal fuoco”), allude alla carica simbolica dell’installazione filmica omonima che, con le sculture Pinna Nobilis e Dogod, crea un insieme coerente in cui i singoli elementi esaltano i reciproci significati.

Il fulcro della installazione è costituito dal film che documenta la marcia compiuta dall’artista insieme a un gruppo di minatori e pescatori del Sulcis nella notte del 4 dicembre 2014 (giorno di Santa Barbara, protettrice della comunità dei minatori). Il cammino diventa rito in una prospettiva escatologica che riconosce il ruolo sociale dei lavoratori, accentuando il valore della loro presenza. La marcia rituale dalla miniera fino all’isola di Sant’Antioco, dal tramonto all’alba, è enfatizzata dal bastone che accompagna il tragitto, diventato poi parte integrante dell’opera presentata in mostra. L’uso della pellicola 16 mm risulta, nella sua fragilità, funzionale al senso complessivo del racconto, evocando la componente alchemica di trasformazione della materia che accomuna tutte le opere esposte.

La metamorfosi del cranio di una creatura a metà tra cane (Dog) e divinità (God) è al centro di Dogod, i cui elementi costitutivi, provenienti dallo stagno di Cirdu, a Sant’Antioco, sono stati assemblati per poi realizzare la fusione a cera persa in bronzo bianco qui esposta. Al Sulcis rimanda anche la scultura Pinna Nobilis, prodotta dal calco di un esemplare dell’omonima specie di bivalve endemica del Mediterraneo, anch’esso recuperato a Punta Trettu durante la lavorazione del film.

I lavori in mostra, tra i più emblematici e rappresentativi della ricerca di Giorgio Andreotta Calò, accompagnano il visitatore in profondità: negli abissi della terra, ma anche nell’essenza del metodo dell’artista. In questo modo, paesaggio e storia vengono assimilati dalle opere, diventandone termine essenziale.

Nato a Venezia nel 1979, Giorgio Andreotta Calò vive e lavora a Venezia.
Ha studiato scultura all’Accademia di Venezia e alla Kunsthochschule di Berlino. Tra il 2008 e il 2010 è stato artista in residenza alla Rijksakademie van Beeldende Kunsten di Amsterdam. Nel 2011 il lavoro di Calò è stato presentato alla 54.ma Biennale di Venezia diretta da Bice Curiger. Nel 2012 ha vinto il Premio Italia per l’arte contemporanea promosso dal Museo MAXXI. Nel 2014 vince il Premio New York, promosso dal Ministero per gli Affari Esteri Italiano. Nel 2017 è uno dei tre artisti invitati a rappresentare l’Italia nel Padiglione curato da Cecilia Alemani alla 57. Esposizione Internazionale d’Arte alla Biennale di Venezia. Nel 2018, con il progetto Anastasis, vince il bando Italian Council promosso dal Ministero della Cultura, per la realizzazione di un’installazione monumentale presso l’Oude Kerk di Amsterdam. Nel 2019 gli viene dedicata una mostra personale presso Pirelli Hangar Bicocca. Le sue opere sono parte di numerose collezioni pubbliche e private in Italia e all’estero.


Il progetto è sostenuto dal PAC 2022-2023 – Piano per l’Arte Contemporanea, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.

Ufficio Stampa
STUDIO ESSECI – Sergio Campagnolo
Via San Mattia 16, 35121 Padova
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referente Simone Raddi, simone@studioesseci.net
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MAN_Museo d’Arte Provincia di Nuoro
Via Sebastiano Satta 27 – 08100 Nuoro
Tel. +39.0784.252110
Orario: 10:00 – 19:00
(Lunedì chiuso)
info@museoman.it

Torna la Biennale del Disegno di Rimini: “Ritorno al Viaggio” – 4^ effervescente edizione 

4^ Biennale Disegno Rimini
“Ritorno al Viaggio”
Rimini, sedi varie
20 aprile – 28 luglio 2024

Progetto a cura
di Massimo Pulini

A Rimini torna la Biennale del Disegno Quarta edizione, sul tema del “Ritorno al Viaggio”
12 mostre, presenze internazionali, mostre storiche e il Cantiere Disegno

Dai taccuini di Felice Giani a quelli di Mattotti, dagli acquerelli settecenteschi al Novecento di Thayaht, dalle incisioni di Piranesi ai disegni di Morandi, Fontana, Fautrier per giungere agli artisti contemporanei – Torna a Rimini la Biennale del Disegno con la quarta edizione dal titolo: “Ritorno al Viaggio, dal Grand Tour alla fantascienza” che, dal 20 aprile al 28 luglio, apre 12 mostre in contemporanea – Protagonisti i luoghi simbolo della città: dal Museo della città a Castel Sismondo, dalla Biblioteca Gambalunga al Palazzo del Fulgor, al Grand Hotel.

Dopo la parentesi causata dal Covid-19, torna a Rimini la Biennale del Disegno, organizzata dal Comune di Rimini.

Questa quarta edizione, dal titolo “Ritorno al Viaggio, dal Grand Tour alla fantascienza”, si terrà dal 20 aprile al 28 luglio, con il suo format di mostre dislocate nelle diverse sedi istituzionali: Museo della Città, Biblioteca Gambalunga, Palazzo del Fulgor e Castel Sismondo. Inoltre il Circuito Open, espressione del dialogo diretto e interagente con la città e il suo territorio, che comprende altre esposizioni in spazi privati e pubblici (gallerie, studi d’artisti e d’architettura, librerie).

12 mostre in contemporanea espongono 1.000 disegni che provengono dall’Accademia Reale di San Fernando di Madrid e dai Fonds Regionale d’Art Contemporain de Picardie, da importanti collezioni private come i disegni di Morandi, Fontana e Fautrier, che spaziano dai taccuini di viaggio di Felice Giani a quelli di Lorenzo Mattotti dalle incisioni di Piranesi al Novecento di Thayaht. E ancora dai Carteles del cinema cubano ai disegni del primo film d’animazione italiano “La Rosa di Bagdad” per giungere agli artisti contemporanei che espongono nel Cantiere Disegno.

Il tema di questa edizione, curata da Massimo Pulini, è il Ritorno al viaggio come esito e ispirazione, ma anche come registrazione e contaminazione dal presente al passato. Quel che hanno prodotto gli artisti in questo tempo epocale, ma anche quello che, nei secoli passati, hanno espresso grazie ai viaggi, come durante la stagione del Grand Tour (il lungo viaggio nell’Europa continentale intrapreso dai ricchi dell’aristocrazia europea a partire dal XVIII secolo e destinato a perfezionare il loro sapere) preso a stella polare di questa ripartenza della Biennale.

La formula dell’evento è quella già sperimentata nelle precedenti edizioni, composta da un corollario di esposizioni parallele e congiunte, incontri con specialisti, studiosi e giornalisti, reading, conferenze, performance, lezioni, art talk, atelier didattici attorno al disegno in tutte le sue accezioni.


Info: www.biennaledisegnorimini.it
 
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Rare riscoperte storiche e capolavori senza precedenti alla XXXVII edizione di TEFAF Maastricht

highlights

L’edizione 2024 di The European Fine Art Foundation (TEFAF) torna al MECC di Maastricht in grande stile, portando riscoperte storiche, capolavori senza eguali, e pezzi da collezione di qualità museale proposti da un’ampia selezione di espositori. TEFAF Maastricht 2024 si tiene dal 9 al 14 marzo, con anteprima solo su invito nei giorni 7 e 8 marzo.

Insieme all’offerta espositiva dei principali galleristi mondiali, TEFAF Maastricht inaugura la nuova iniziativa TEFAF Focus, un’apposita sezione che fornirà alle gallerie una piattaforma curatoriale per approfondire un singolo artista o un singolo concetto, arricchendo la definizione stessa di fiera d’arte attraverso la creazione di stimolanti connessioni visive tra le diverse forme d’espressione.

Kandinsky 5709 Murnau mit Kirche II HR – Landau Fine Art

Da sempre dedicata al supporto della comunità internazionale dell’arte, TEFAF ha inoltre annunciato il suo primo TEFAF Summit in cooperazione con la Commissione olandese dell’UNESCO, e un’esposizione e partnership speciale con il Ministero della Cultura per il Veneto. Il summit fungerà da piattaforma per conversazioni e collaborazioni incentrate sulle sfide e i rischi che interessano il patrimonio culturale, offrendo l’opportunità di promuovere la pace, aumentare la consapevolezza e suggerire soluzioni.

La trentasettesima edizione di TEFAF Maastricht prevede un programma dinamico e articolato che include le tavole rotonde TEFAF Talks e le conferenze TEFAF Meet the Experts.

TEFAF è una fondazione no profit che sostiene l’esperienza e la varietà della comunità globale dell’arte, come dimostrano gli espositori selezionati per le sue due Fiere annuali di Maastricht e New York. TEFAF si pone come guida esperta per i collezionisti privati e istituzionali del mercato globale dell’arte, ispirando appassionati e compratori di tutto il mondo.

AXA XL Insurance è la divisione P&C (Property & Casualty) e Specialty Risk di AXA, nota per risolvere anche i rischi più complessi. AXA XL offre soluzioni e servizi assicurativi tradizionali e innovativi in oltre 200 Paesi e territori.
Nell’ambito della sua offerta di Specialty Risk, AXA XL protegge diverse tipologie di oggetti tra cui opere d’arte, antiquariato, antichità, gioielli, orologi, auto d’epoca, pietre preziose grezze o lavorate e lingotti, sia di migliaia di anni che di poche settimane.

Negli ultimi 50 anni, così come nel futuro, AXA XL, tra i leader globali delle compagnie di assicurazione di opere d’arte e beni preziosi, ha continuato – e continuerà – a ridefinire l’assistenza e il servizio a collezionisti, musei, aziende, gallerie, conservatori e artisti in Europa, Regno Unito, nelle Americhe, in Asia e nell’area del Pacifico, con una genuina considerazione del modo in cui gli oggetti di valore vengono assicurati e il patrimonio culturale protetto.

TEFAF Maastricht è ampiamente riconosciuta come la fiera d’arte, antiquariato e design più importante del mondo. Con oltre 280 espositori di spicco provenienti da più di 20 nazioni, TEFAF Maastricht è la vetrina delle opere d’arte più prestigiose disponibili ogni anno sul mercato. Oltre alle sezioni tradizionali come dipinti degli Antichi Maestri, antichità e opere classiche, che interessano circa metà della Fiera, propone ai visitatori anche arte moderna e contemporanea, fotografia, gioielleria, design del XX secolo e opere su carta.

TEFAF New York è stata fondata all’inizio del 2016, originariamente sotto forma di due fiere d’arte ospitate ogni anno a Park Avenue Armory: TEFAF New York Fall e TEFAF New York Spring. Oggi TEFAF New York è un unico evento annuale che unisce arte moderna e contemporanea, gioielleria, antichità e design, grazie alla partecipazione di circa 90 dei maggiori galleristi di tutto il mondo. Tom Postma Design, noto per il suo lavoro innovativo per i più importanti musei, gallerie e fiere d’arte, ha progettato per la Fiera un design che
interagisce con lo straordinario spazio che la ospita, aggiungendo un tocco al tempo stesso leggero e contemporaneo. Gli stand degli espositori si snodano lungo l’iconico edificio dell’Armory, abbracciando la Wade Thompson Drill Hall e raggiungendo le sale al primo e
secondo piano dedicate alle ricostruzioni storiche, così da creare una Fiera dall’impatto e spessore senza precedenti per la città di New York.


Ufficio Stampa per l’Italia
Studio ESSECI di Sergio Campagnolo
tel. 049663499
Referente Roberta Barbaro: roberta@studioesseci.net
 

Roma, Plus Arte Puls: Fino al 16 marzo 2024 la mostra personale LINA PASSALACQUA – Io… e il mare

LINA PASSALACQUA

Io…e il mare

Plus Arte Puls
Viale G. Mazzini, 1 – Roma

Fino al 16 marzo 2024, presso Plus Arte Puls, è possibile visitare la personale di Lina Passalacqua dal titolo Io… e il mare, a cura di Ida Mitrano e Rita Pedonesi.

In esposizione ventitré opere dove il mare, elemento costante nella vita dell’artista, diviene il soggetto centrale del ciclo pittorico, che in questa occasione presenta insieme ad una selezione inedita di medaglioni dipinti che richiamano particolari delle stesse opere. La mostra, che sarà itinerante, evidenzia la presenza significativa dell’artista nel cogliere i dinamismi e i mutamenti della contemporaneità attraverso l’unicità del suo processo creativo dialogante con l’elemento autobiografico e i caratteri del tempo.

Il ciclo realizzato dal 2020 al 2022, durante il tempo sospeso della pandemia, è rappresentativo del linguaggio artistico di Lina Passalacqua caratterizzato dall’incontro con il futurismo mediante le figure di Mario Verdone ed Enzo Benedetto negli anni Ottanta. Nel 2023 per i suoi novant’anni la GAM di Roma le ha dedicato un incontro inserito nel ciclo “Laboratorio Prampolini” – Donne & Futurismo, protagoniste dell’altro movimento con la proiezione in anteprima del documentario Lina Passalacqua – L’essenza geometrica delle passioni, regia di Giulio Latini che è stato riproposto durante il vernissage. 

Nella presentazione critica Ida Mitrano scrive: «Lina Passalacqua guarda il mondo con la consapevolezza dell’oggi, non con la lente del passato. È in tal senso che il dinamismo e la simultaneità della sua pittura dialogano con il futurismo. La sua arte, infatti, acquisisce potenza nell’individuare i caratteri distintivi del nostro tempo, di cui l’artista coglie in particolare il “flash”, intuendone già nel 1989 la problematicità e le conseguenze sull’individuo: ‘viviamo nell’epoca del flash e tutto appare frammentario, anche i nostri sentimenti subiscono questa caratteristica. Sono impressionata dai flash della nostra epoca, dalle schegge di vita che ci colpiscono continuamente. Vivo in una società fatta di flash, che rischia di perdere la memoria storica e, forse, anche quella morale’. Era ancora troppo presto per parlare di perdita dell’identità umana, come invece sta accadendo. Un presente e un futuro sempre più gestiti e dominati dall’intelligenza artificiale e dai suoi algoritmi. Passalacqua ha avvertito l’invasività del flash e i suoi possibili effetti. Anticipatrice dello smarrimento umano, così come lo sono stati in altro modo, e su altri aspetti, i futuristi all’inizio del Novecento. Non a caso, la velocità di cui la sua pittura è espressione, lontana dal mito futurista della macchina, è quella delle tecnologie che produce la perdita di distanza tra sé e l’altro, tra l’artista e il soggetto che rappresenta. Dall’impatto tra il suo profondo e la realtà nasce la visione simultanea delle sue opere: frammenti, flash, vortici che compone e scompone alla ricerca di una sintesi poetica del reale che consente di ritrovare il senso dell’umano oggi perduto. Istanti che non si possono raccontare, ma solo fissare per un attimo, come l’artista stessa afferma. Per queste ragioni la sua pittura è testimonianza e denuncia dell’attuale stato delle cose come evidenziano alcune opere del suo ultimo ciclo Io… e il mare, realizzate tra il 2020 e il 2022. Un ciclo per certi aspetti biografico, perché il mare è un punto fermo nella sua vita. È il suo legame con il passato, con Genova, ma anche con il presente, la sua casa sul mare a Nettuno, dove crea diversi lavori, in particolare Vele, un ciclo dipinto tra il 1995 e il 2001. A questo, ne seguono altri: Voli (2002-2006), dove protagonisti sono gli elementi della natura, aria e acqua, terra e fuoco, Le quattro stagioni (2010-2013), Fiabe e Leggende (2015-2017). Io… e il mare nasce da una condizione che tutti noi abbiamo vissuto. Ventitré opere che hanno scandito il tempo della pandemia, un inedito lockdown che ha segnato la nostra vita, ma che non ha fermato la vitalità creativa di Lina Passalacqua e il suo rapporto con il mondo. Il ciclo rivela, ancora una volta, quel filo rosso che attraversa e lega la biografia e la sua arte. Io… e il mare, appunto. Un dialogo intimo e uno sguardo attento alla dimensione contemporanea dell’uomo. Un racconto per frammenti, per flash, dove ogni opera non è una semplice raffigurazione, ma una visione misteriosa, onirica della realtà. Mare come esperienza vissuta, ma anche come dimensione del profondo che rivela come la sua pittura così dinamica, così prorompente, sia al tempo stesso poetica e, anche se può sembrare contraddittorio ma non lo è, meditativa, soprattutto in quest’ultimo ciclo. Alla velocità inarrestabile del quotidiano, all’eco frastornante dell’epoca subentra l’ascolto di sé e del mondo che rendono oggi i suoi frammenti qualcosa di diverso dalla visione simultanea futurista e dalle scomposizioni dinamiche delle opere precedenti. Nel contesto attuale, quei frammenti sono i tasselli di un puzzle che non è più possibile ricomporre a causa di una condizione di incertezza e precarietà esistenziale ormai strutturale della nostra società. E, nell’assenza di qualsiasi punto di riferimento, la visione frammentata si traduce in un tentativo di riappropriazione del reale attraverso sé nell’unicità del processo creativo per affermare il valore dell’umano». 

Lina Passalacqua

Tra i vari riconoscimenti, si ricordano la Medaglia Commemorativa del Presidente della Repubblica in occasione del Premio di Pittura Città di Pizzo (2008), il Premio per il Neofuturismo (2009), Sezione Storica, al 2° concorso Nazionale Biennale d’Arte Città di Lamezia Terme, il Premio Speciale alla Carriera in occasione del 45esimo Premio Sulmona (2018). Nel luglio 2022, in occasione del Festival Dei Due mondi, le è stato assegnato il Premio Internazionale Spoleto Art Festival alla Carriera per “…le importanti attività che ha svolto e svolge nel campo della cultura e dell’arte.” Le sue opere figurano in importanti collezioni e musei d’arte contemporanea in Italia: al Museo del Presente di Rende (CS), nella Sala Permanente dedicata ai Futuristi Calabresi, assieme alle opere U. Boccioni, A. Marasco, E. Benedetto e altri; e all’estero, all’Estorick Collection of Modern Art di Londra. 


INFO

Io… e il mare
a cura di Ida Mitrano e Rita Pedonesi
Inaugurazione 1 marzo 2024 ore 17.30
ore 19 Proiezione del filmato di Giulio Latini
Lina Passalacqua. L’essenza geometrica delle passioni
@2023 Progetti Mediali srl

Plus Arte Puls
Viale G. Mazzini 1 – Roma

Fino al 16 marzo 2024
Orari
: lunedì ore 16.00 – 19.30; da martedì a sabato 11.00 -13.00 / 16.00 -19.30
tel. 333 8911952
r.pedonesi@gmail.com
Comunicazione
Roberta Melasecca
associazione culturale blowart – Melasecca PressOffice – interno14next
tel. 3494945612
roberta.melasecca@gmail.com – info@melaseccapressoffice.it

Teglio (Sondrio): Martina Fontana “La natura della difesa” a Palazzo Besta

Martina Fontana – Cicatrici-portrait
Martina Fontana
La natura della difesa
Teglio (So), Palazzo Besta
8 marzo – 18 maggio 2024

Mostra organizzata da Direzione regionale Musei Lombardia, direttore Emanuela Daffra
Progetto a cura di Giuseppina Di Gangi e Giovanna Brambilla

Martina Fontana, con “La natura della difesa” in mostra a Palazzo Besta a Teglio, in Valtellina, dall’8 marzo al 18 maggio 2024. La mostra, “site specific”, è organizzata dalla Direzione regionale Musei Lombardia del Ministero della Cultura ed è curata dalla direttrice dello stesso museo, Giuseppina Di Gangi, insieme a Giovanna Brambilla, storica dell’arte e responsabile progetti territoriali

“Un palazzo che nasce come luogo di protezione e difesa, teatro di conflitti ma anche ricca corte abitata da donne colte e illuminate, trova inevitabili affinità con il lavoro di Martina Fontana e la sua ricerca artistica, che avvicina il corpo umano – soprattutto femminile – agli elementi della natura. Opere che rappresentano nuove metamorfosi, quasi un’eco del testo di Ovidio raffigurato in uno dei cicli affrescati nel palazzo” evidenzia Emanuela Daffra, direttore dei musei statali della Lombardia.

“La storia di Palazzo Besta è, anche, una storia di donne. Una presenza femminile, quella delle committenti e delle protagoniste delle raffigurazioni, che si intreccia con il tema del coraggio, dell’amore e del conflitto. È in questo arazzo di storie che va a inserirsi, come un ricamo che evidenzia le scene dipinte del palazzo, il lavoro di Martina Fontana, che della guerra, dell’identità femminile e della natura ha fatto gli elementi fondanti della propria poetica” sottolinea la curatrice Giuseppina Di Gangi.

Martina Fontana – Cicatrici

Martina Fontana (1984), che vive e lavora a Prato, nella sua ricerca artistica si concentra sull’esplorazione della materia, traendo ispirazione dalla natura e dalla sua fenomenologia. Il suo lavoro si muove tra tecniche e materiali di origine naturale, con un approccio improntato all’indagine e alla sperimentazione, che si confronta con l’ambiente circostante ed entra in relazione con gli spazi e con i visitatori. Da questo approccio nasce la mostra di Palazzo Besta, che si pone in un dialogo serrato con il Palazzo, i suoi cicli pittorici ed il contesto naturale circostante: alcuni dei lavori in mostra, progettati e pensati proprio per la dimora tellina, sono stati creati dall’artista sulla base di calchi da lei tratti da alberi del territorio.

L’interazione tra le opere di Martina Fontana e il palazzo si articolerà su tre stanze: la Sala di Ariosto, la Sala Settecentesca e la Sala delle Metamorfosi. In questi tre spazi è previsto l’allestimento di alcune sculture che intendono restituire forme di evoluzione e percezione corporea dove il femmineo diventa il paradigma in cui lo spettatore attento potrà cogliere, tra i dettagli e le suggestioni proposte, alcuni aspetti della propria personalità.

I lavori esposti fanno parte della serie Dispositivi di Protezione Individuale (2019-2023), in resina epossidica, cera, pelle, cinghie.

Il nucleo di opere si presenta come un’armeria medievale: una serie di busti e armature che lo spettatore decodifica come elementi della natura di forma antropomorfa. Strumenti di difesa proposti come specchio su cui individuare il ricordo delle proprie cicatrici, armature che si mostrano nella loro concreta brutalità di strumenti di costrizione esibite come trofei.

“Ciascuna di esse è frutto di una lenta campionatura dei segni di recisione e accrescimento di tante tipologie di piante: alcune più nette, altre più cicatrizzate, come tante ferite che si accostano e si sovrappongono. Attraverso un processo di simbiosi e di contatto con il corpo, questi elementi diventano esoscheletri da indossare. Le ferite aperte, rimarginate o cicatrizzate raccontano il passaggio del tempo: mostrano senza pudore la vulnerabilità di chi le veste, dando testimonianza della forza acquisita in questa stratificazione fisica e interiore di esperienze vissute”, afferma l’artista.

Attraverso questi lavori lo spettatore è invitato a leggere sulla propria pelle e quella altrui un vissuto comune, come se fossero uno specchio universale.

“Il lavoro dell’artista guarda alla natura e ai suoi fenomeni e sollecita uno scambio che evoca tutte le donne presenti nell’immaginario dell’epoca, dai miti di Ovidio agli exempla virtutis dell’antichità, sino alle protagoniste dell’Orlando Furioso, così come le donne reali e tenaci vissute nel Palazzo. Allo stesso modo quel paesaggio che, ininterrotto, ospita le vicende ariostesche, prende forma nel legame stretto tra le opere e il territorio tellino” ribadisce Giovanna Brambilla.

Alla mostra si affianca un programma di attività, incontri e laboratori realizzato con la collaborazione di associazioni e imprese del territorio.


Direzione regionale Musei Lombardia
Ufficio comunicazione
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roberta@studioesseci.net, referente Roberta Barbaro
 
Sede e informazioni: Palazzo Besta, Via F. Besta, 23036 Teglio (SO)
Tel: +39 0342 781208, mail: drm-lom.palazzobesta@cultura.gov.it
Orari: martedì – domenica, 10.15 – 12.45, 14.15 – 16.45

Roma, Von Buren Contemporary: The Young Ones

Dall’alto in senso orario:
Daniele Antoniazzi, Passare inosservato, 2023, olio su tela, 130 x 95 cm
Lau_Lana, Peeking, 2024, ricamo su tela, 40 x 45 cm
Andrea Luzi, Rusty cake, 2023, olio, acrilico, colore per tessuto e resina su lino, 70 x 50cm
Mattia Barbalaco, Il supplente, 2023, olio su tela, 80 x 61 cm
Olmo Gasperini, Visitatore notturno, 2023, olio su tela, 81 x 66

Von Buren Contemporary presenta
 
THE YOUNG ONES
 
Con le opere di
Daniele Antoniazzi
Mattia Barbalaco
Olmo Gasperini
Lau_Lana
Andrea Luzi
 
Testo critico: Anna Gasperini
 
Vernissage
sabato 16 e domenica 17 marzo 2024
dalle 17:00 alle 21:00

la mostra resterà aperta fino al 13 aprile 2024
la galleria è aperta ogni giorno, dalle 11:00-13:30 e dalle 15:30-19:30
 
Von Buren Contemporary
Via Giulia 13, 00186 Roma

Von Buren Contemporary è orgogliosa di presentare THE YOUNG ONES, una mostra collettiva incentrata sulla Generazione Z italiana che celebra l’attività lunga e di successo di talent scouting della galleria.
La mostra esamina il lavoro di cinque artisti emergenti di età inferiore a 27 anni: Daniele Antoniazzi, Mattia Barbalaco, Olmo Gasperini, Lau_Lana e Andrea Luzi. Per completare la line-up dei giovani talenti, Von Buren Contemporary, ha scelto inoltre l’aspirante critica d’arte italiana Anna Gasperini per scrivere il testo di presentazione.

Ciascuno degli artisti selezionati cerca di offrire una nuova interpretazione dei mezzi tradizionali o è impegnato a sperimentare materiali non convenzionali. Tutti stanno creando lavori di alta qualità in modo costante, con disciplina e dedizione, sviluppando uno stile riconoscibile nella loro già copiosa produzione: elementi chiave questi che promettono bene per il loro futuro.

THE YOUNG ONES è la manifestazione della ricca e sempre più apprezzata attività di talent scouting di Michele von Büren, gallerista e curatrice della Von Buren Contemporary. Sono tantissimi i suoi artisti che hanno vinto premi e partecipato a eventi internazionali, ottenendo riconoscimenti condivisi dalla critica e dal mercato.

Daniele Antoniazzi, nato a Conegliano nel 1999, attualmente iscritto ad un programma post-laurea di pittura presso l’Accademia di Belle Arti di Venezia, crea paesaggi luminosi e vividi, popolati da figure solitarie e animali. Applicando il colore in modo liberamente espressionistico, Antoniazzi conferisce alle sue figure un aspetto arcaico mentre interagiscono con la campagna circostante, ma genera anche una sensazione inquietante mentre lo spettatore si chiede se l’artista stia tornando a un passato idilliaco o prospettando un futuro distopico.

Mattia Barbalaco, nato a Vibo Valentia nel 1999, si è recentemente laureato in Pittura con lode presso l’Accademia di Belle Arti di Roma. Narratore dall’indiscutibile abilità tecnica, Barbalaco immerge lo spettatore in una narrazione in cui molteplici filoni si svolgono misteriosamente, spesso in mezzo a una varietà di oggetti di scena e animali. Non è chiaro cosa stia accadendo esattamente e l’azione può essere sconcertante, ma c’è sempre la sensazione che per quanto l’atmosfera sia inquietante, complessa o sensualmente carica, lo spettatore può comunque riconoscere le emozioni in gioco.

Olmo Gasperini, nato a Roma nel 1997, si è laureato in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano nel 2021 e sta ora completando un programma post-laurea. Gasperini è attualmente concentrato sulla rappresentazione di interni: spazi solitari e notturni, dove finestre che incorniciano cieli stellati rompono l’atmosfera claustrofobica. Il suo ultimo dipinto, incluso in questa mostra, è incentrato su una figura femminile sobria che affronta lo spettatore, attirandolo nel suo spazio riccamente colorato. Il lavoro di Gasperini è già stato esposto da note gallerie a Milano e Bologna.

Lau_Lana, nata a Jesolo, in provincia di Venezia, nel 1998, ha studiato moda. Avendo imparato a ricamare da bambina, Lau_Lana si rende presto conto che questo antico mestiere è la sua vera passione. Prendendo ispirazione dalla famosa località di mare in cui è cresciuta, ha iniziato a ‘dipingere’ con un filo di lana sulla tela, ricreando scene di spiaggia dove i colori, i motivi e la complessità dei costumi da bagno, delle sedie a sdraio e degli asciugamani dominano il quadro. Il forte legame con il territorio e la particolare attenzione alle donne forniscono a Lau_Lana materiale ricco per trasformare l’artigianato in arte.

Andrea Luzi, nato ad Ancona nel 1997, si è diplomato all’Accademia di Belle Arti di Brera a Milano. Nonostante la giovane età, la ricerca di Luzi lo ha già portato all’attenzione di varie gallerie e critici d’arte italiani. Le sue ultime opere monocromatiche sono intrise dell’influenza della Street Art, del simbolismo e del futurismo ispirato alla fantascienza. Un mix ipnotico di forme antropomorfe e organiche interagisce con elementi industriali e cibernetici per creare una dimensione vertiginosa. Questa mostra include anche dei monotipi di Luzi, presentati al pubblico per la prima volta.

Anna Gasperini, nata a Roma nel 2000, si è appena laureata in Storia dell’Arte all’Università La Sapienza di Roma.


Ufficio stampa
Alessandra Lenzi
+39 320.5621416
alessandralenzi.press@gmail.com

Trieste: Oltre 10mila persone hanno già visitato il museo e la mostra “HISTRI IN ISTRIA”

Oltre 10mila persone hanno già visitato la mostra “Histri in Istria”
“HISTRI IN ISTRIA”
oltre 10mila persone hanno già visitato il museo e la mostra
Per conoscere il popolo degli istri attraverso oltre 200 reperti archeologici

Oltre 10mila persone hanno visitato, da metà dicembre a inizio marzo, il museo e la mostra “Histri in Istria”, realizzata dalla Comunità Croata di Trieste/Hrvatska Zajednica u Trstu insieme al Museo Archeologico dell’Istria/Arheološki Muzej Istre u Puli, in coorganizzazione con il Comune di Trieste. Un piccolo gioiello composto da oltre 200 reperti archeologici ben esposti nell’ambito del prestigioso Museo di Antichità “J.J. Winckelmann” di Trieste (piazza della Cattedrale 1) che fanno scoprire il popolo che ha dato il nome alla penisola istriana e che ne ha abitato le terre fino alla caduta del centro fortificato di Nesazio nel 177 a.C.

Curata da Martina Blečić Kavur, Univerza na Primorskem/Università del Litorale Koper/Capodistria, la mostra è infatti volta a diffondere la conoscenza dell’antico popolo di origini indoeuropee che ha abitato la penisola istriana durante l’età del bronzo.

“Histri in Istria” resterà aperta al pubblico fino al 1° aprile 2024, da martedì a domenica, dalle 10.00 alle 17.00.  In programma anche visite guidate con la Conservatrice del Museo d’Antichità “J.J. Winckelmann Marzia Vidulli Torlo per evidenziare le corrispondenze con i materiali sempre presenti al Museo.

La mostra sugli Istri, realizzata in collaborazione con il Museo Archeologico dell’Istria di Pola/Arheološki Muzej Istre u Puli e in coorganizzazione con il Comune di Trieste, è al suo primo allestimento in Italia. È incentrata su storia, usi e costumi degli Istri, il popolo che ha dominato la vicina penisola istriana dal XII secolo a.C. fino alla definitiva conquista romana avvenuta nel 177 a.C. Attraverso un percorso visuale ed espositivo, allestito nelle sale al secondo piano del Museo di Antichità “J.J. Winckelmann” di Trieste, i visitatori possono ammirare oltre 200 reperti, tra i più significativi del patrimonio artistico e culturale istriano, che sono stati oggetto di allestimento nel 2013 nello spazio espositivo “Sacri Cuori” a Pola.

I reperti presentati sono il risultato di lunghe attività di ricerca e di attenti scavi archeologici nelle ricche necropoli e tombe degli Istri: provengono da tutta l’Istria, ma soprattutto dalla capitale del regno degli Istri, Nesazio, e poi da Pizzughi e dal Castelliere di Leme. Sono oggetti che ci parlano degli usi e costumi di questo popolo e della sua cultura dell’aldilà. Fulcro della mostra è la tomba esplorata nelle fondamenta del tempio romano B, nel 1981 a Nesazio, ricca di materiale archeologico. Tra i reperti certamente oggetto di interesse per i visitatori si segnalano le situle e un esemplare di imbarcazione che si fa risalire al 1200 a.C.

L’arte della situla: le situle sono vasi di bronzo con decorazioni floreali o raffiguranti momenti di vita quotidiana, come la caccia o le battaglie navali. Un’arte di cui si trovano testimonianze non solo in Istria ma anche in Slovenia e nel nord Italia, tra i Veneti e le popolazioni alpine, e in Europa centrale.

La nave degli Istri: rinvenuta 10 anni fa a due metri di profondità nel mare di Zambrattia, un villaggio del comune di Umago nell’Istria del nord, rappresenta uno dei più antichi esemplari di imbarcazione del Mediterraneo. Lunga circa 10 metri, è fatta risalire al 1200 a.C., è uno dei pochi esempi rappresentativi di una tecnica di costruzione utilizzata in un’epoca così antica: l’imbarcazione è costruita senza chiodi e le sue tavole di legno sono assemblate soltanto con cordame.


Le prime ricerche e i primi scavi in Istria sono stati condotti dai curatori e direttori dei musei triestini; così nel 1904 in località Pizzughi/Picugi, Carlo Marchesetti indagò le necropoli di tre castellieri posti in vista del mare presso Parenzo/Poreč e questi reperti sono esposti permanentemente in una sala del primo piano.

Sono stati poi Alberto Puschi e Piero Sticotti, ambedue direttori del Museo d’Antichità di Trieste, a compiere nei primi decenni del Novecento le prime indagini archeologiche nel sito di Visazze/Vizače, ritrovando la prova che lì era lo storico oppido di Nesazio, quello ricordato da Tito Livio quando narrava la seconda Guerra Istrica, che portò alla conquista romana di tutta l’Istria (testimoniato dal ritrovamento dell’iscrizione dedicata a Gordiano III da parte della Res Publica Nesactiensium). Una selezione dei materiali allora ritrovati e che subito tratti dallo scavo costituirono il nascente museo di Pola, accanto ad altri di scavi più recenti, compongono le sezioni della mostra ospitate al secondo piano.

I materiali della mostra trovano inoltre ancora un’altra corrispondenza con quelli esposti dal museo e nello specifico con la sezione dei vasi Magnogreci: questi ultimi provengono dal collezionismo triestino ottocentesco, in un naturale rapporto di contatti marittimi mercantili. La mostra degli Istri documenta come la relazione tra la Puglia e l’alto Adriatico trovi eco però già nel primo millennio avanti Cristo testimoniata dai vasi di produzione apula rinvenuti in tombe di Nesazio del V-IV secolo a.C., ma già anche nei quattro secoli precedenti.


Aps comunicazione Snc
di Aldo Poduie e Federica Zar
viale Miramare, 17 • 34135 Trieste
Tel. e Fax +39 040 410.910
zar@apscom.it

Mantova: L’8 marzo prende il via la 3a BIENNALE DELLA FOTOGRAFIA FEMMINILE DI MANTOVA 2024

BIENNALE DELLA FOTOGRAFIA FEMMINILE DI MANTOVA (8 marzo – 14 aprile 2024).

La città lombarda si trasforma con un evento unico al mondo per più di un mese in una vetrina internazionale per importanti artiste, a volte poco conosciute nel nostro Paese.

Giunta alla terza edizione, la Biennale della Fotografia Femminile di Mantova (BFFmantova) aprirà i battenti l’8 marzo 2024 riconfermandosi come un appuntamento unico al mondo. La città lombarda si trasforma così per più di un mese in una vetrina internazionale per importanti artiste, a volte poco conosciute nel nostro Paese.

Organizzata dall’Associazione La Papessa con il Patrocinio della Regione Lombardia, del Comune di Mantova e la Fondazione Cariplo ed il sostegno di Fujifilm Italia, la BBFmantova ha affidato la direzione artistica, come per le precedenti edizioni, ad Alessia Locatelli che quest’anno ha individuato un titolo “Private”, che racchiude in sé vari significati intriganti quanto attuali.

Il soggetto proposto è dunque aperto a tutti i linguaggi della fotografia e viene declinato in differenti accezioni. Può essere inteso come riferimento alla vita privata, al tema della privacy nella sua definizione di cosa è pubblico e cosa è privato, nel mondo fisico e nei social network. Si rapporta al concetto di censura, al mondo del web e della condivisione virtuale. Contempla la realtà della post-fotografia e della sorveglianza nello spazio pubblico attraverso le telecamere; così come la definizione di spazio pubblico/privato, tra reale e virtuale.

Vi è, inoltre, una visione che identifica il tema del privato in contrapposizione al pubblico, sulla traccia della definizione di Privato “Che non è pubblico, in quanto è riservato a una sola persona o a una ristretta cerchia di persone” (Enc. Treccani). Ed ecco che viene affrontata la questione delle carceri, della privazione di identità, di cultura e linguaggio, nonché il tema attuale della gentrificazione e della scelta in autonomia del ritiro e dell’esclusione dalla società in comunità autogestite.

Una particolare attenzione è dedicata anche al rapporto difficile con la natura e l’ecologia declinato nell’indagine sulla privatizzazione servizi, dell’ambiente, delle fonti d’acqua e le ricadute nella crisi idrica ed energetica attuale.

Lo stesso termine nella lingua italiana identifica un senso di privazione, di sottrazione, declinato al plurale femminile. Crediamo nello sguardo intimo che possa raccontare la sfera affettiva e il sempre più complesso rapporto tra l’immagine personale e pubblica.

La Biennale della Fotografia Femminile da sempre si muove su argomenti che riguardano problematiche di carattere sociale e geopolitico: l’istruzione, il classismo, gli effetti della migrazione che si trovano nella privazione delle terre, dell’economia, delle libertà civili e nel neo-colonialismo.

Luisa Dörr, 2019-2021
Miriam Estefanny Morales M. 23 (Tefy). Per Teffy lo skate non è solo uno sport, ma anche uno stile di vita: “C’è tantissima discriminazione nei confronti della popolazione indigena Boliviana, ma sono convinta che indossare una pollera mentre faccio skate mi renda un tutt’uno con le mie radici, mostrando che, nonostante tutto, chiunque possa fare qualunque cosa, indipendentemente da ciò che indossa o da dove viene. Quello che conta è quello che siamo com persone” dice. ” Questo panorama straordinario si vede dalla collina “Cristo de La Concordia”, un luogo turistico. Ammirando questa veduta puoi capire quanto sia bella la mia Cochabamba. Puoi osservare la natura rigogliosa e vedere che non si sia perduto tutto per via dello sviluppo tecnologico e l’aumento della popolazione. E poi la cosa più importante di tutte: sono orgogliosa di essere K’ochala”.

L’edizione 2024 segue lo stesso formato delle precedenti, con mostre principali di fotografe italiane e internazionali: Daria Addabbo – Drought. No water in the Owens Valley (Italia), Luisa Dörr – Imilla (Brasile), Kiana Hayeri – Where prison is a kind of freedom (Afghanistan), Esther Hovers – False Positives (Paesi Bassi), Tamara Merino – Underland (Cile), Thandiwe Muriu – Camo (Kenya), Photos2 Solitary – Photo requests from solitary (Stati Uniti), Claudia Ruiz Gustafson – La ciudad en las nubes (Stati Uniti), Newsha Tavakolian – And They Laughed At Me (Iran) con il supporto di Photo Grant di Deloitte promosso da Deloitte Italia con il patrocinio di Fondazione Deloitte, Cammie Toloui – The Lusty Lady Series (Stati Uniti) e una selezione di foto di Lisetta Carmi in collaborazione con l’Archivio Lisetta Carmi,  Martini e Ronchetti (Genova). Numerose sono le altre iniziative, tra le quali una Open call per un Circuito Off, letture portfolio, workshop, laboratori didattici per bambini, conferenze e le proiezioni dei sei docufilm Le Fotografe la serie ideata, scritta e diretta da Francesco G. Raganato, prodotta da TERRATREMA FILM per SKY ORIGINAL.

I luoghi deputati sono Palazzo Te Tinelli, Casa di Rigoletto, Casa del Mantegna, Galleria Disegno, Spazio Arrivabene2, Casa del Pittore. Le fotografie selezionate della Open Call, invece, verranno esposte a titolo gratuito in luoghi pubblici della città coinvolgendo i commercianti: un’occasione per rendere partecipi dell’evento anche tutta la città e i turisti, catturando in questo modo la loro attenzione.

Lisetta Carmi, Orgosolo, 1964.
Copyright Martini Ronchetti, courtesy archivio Lisetta Carmi

Promuove la cultura fotografica, a partire dalla città di Mantova dove è nata. Il progetto parte da un’idea di Anna Volpi (Presidente) e Chiara Maretti (Vicepresidente), entrambe fotografe. Il simbolo che rappresenta l’associazione è la figura de “La Papessa”: nei tarocchi una donna di potere spirituale e temporale, colei che trasmette conoscenza. Siamo un gruppo di artiste, fotografe, esperte di comunicazione visiva, ma anche di persone appassionate di arte e cultura in generale, unite dalla voglia di creare nuove realtà e opportunità nel mondo della fotografia.

Le mostre si terranno nei 6 fine settimana (sabato e domenica) tra il 9 marzo e il 14 aprile 2024
I venerdì su prenotazione per scolaresche e gruppi min 15 pax
richieste a info@bffmantova.com



NOTIZIE UTILI
 
Biennale della Fotografia Femminile
PRIVATE
8 marzo – 14 aprile 2024, Mantova (varie sedi)
info@bffmantova.com
www.bffmantova.com
 
Vernissage
8 marzo h 18.30
Spazio Arrivabene2

BIGLIETTERIA
presso Casa del Mantegna – Via G. Acerbi, 47
Intero: 16€
Ridotto (under 26 e over 65) 13€
Soci La Papessa: 12€
Soci Riaperture, Irfoss APS, La Ghiacciaia, Frammenti di Fotografia, AFIP, Fotocineclub, NessunoPress, Sisf, Soci Coop: 14€
Ridotto famiglie 12,50€ a persona (4 persone: 2 adulti e 2 under 18)
Gratuito: fino a 12 anni e per persone con disabilità e accompagnatori
 
ORARI
Casa del Mantegna, Via G. Acerbi, 47: dalle 10 alle 18:30
Palazzo Te, Tinelli, Viale Te, 13: dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 18:30
Casa di Rigoletto, Piazza Sordello, 23: dalle 9 alle 18
Galleria Disegno, Via G. Mazzini, 34: dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19
Casa del Pittore, Corso Garibaldi, 46: dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19
Spazio Arrivabene 2, Via G. Arrivabene, 2: dalle 10 alle 13 e dalle 15 alle 19
Mostre aperte tutti sabato e domenica di marzo: 8, 9, 10, 16, 17, 23, 24, 30, 31
Mostre aperte tutti sabato e domenica di aprile: 1, 6, 7, 13, 14
 
Ufficio stampa
StudioBegnini | info@studiobegnini.it | studiobegnini.it
Roberto Begnini | Chiara Celsi

Fondazione Musei Civici di Venezia: il programma 2024

Zoran Mušič (1909-2005)
Storia di Marco Polo, 1951
pannello ricamato, 206 × 856 cm
Roma, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, inv. 16129
in deposito presso il Museo della Cantieristica di Monfalcone
Fondazione Musei Civici di Venezia:
il programma 2024

Musei civici veneziani: sarà l’anno di Marco Polo, di grandi mostre d’arte contemporanea con Armando Testa, Francesco Vezzoli, Eva Jospin, Loris Cecchini, Roberto Matta e Matisse al Centro Culturale Candiani. 
Continua l’impegno per la tutela, la conservazione e la valorizzazione delle collezioni, a cui si aggiungono nuovi progetti, nuovi spazi, nuove sfide: a Murano con l’ampliamento del Museo del Vetro, a Mestre con il progetto dell’ex Emeroteca e il futuro Palaplip.

I musei civici veneziani offrono per questo 2024 una ricca proposta espositiva di arte contemporanea per la primavera, il consolidamento di progetti e investimenti strutturali per rinnovare, ampliare e rendere i musei sempre più funzionali, aperti, accoglienti, per tutti con proposte educative, di alta formazione, di ricerca, con la divulgazione scientifica e con servizi a tutti i cittadini. 

L’impronta del Mantegna, Museo Correr. 
Courtesy Fondazione Musei Civici di Venezia

Interventi volti alla tutela e valorizzazione delle collezioni, alcuni  avviati già nel 2023 come la scoperta dell’opera che reca l'”impronta” di Andrea Mantegna, individuata nei depositi del Museo Correr, il progetto di restituzione e valorizzazione dedicato al Rinascimento in bianco e nero – visibile al pubblico dall’8 marzo 2024 – la donazione Paolo Galli a Ca’ Rezzonico, con l’arricchimento del patrimonio delle collezioni con donazioni, come l’Archivio Tessile Elda Cecchele a Palazzo Mocenigo. 

Per illustrare le sue proposte 2024 MUVE ha realizzato, come di consueto, una pubblicazione consultabile on line sul sito di Fondazione: www.visitmuve.it/it/programma-2024

Una Fondazione sempre più attiva in operazioni anche “fuori dai musei”, coinvolta in investimenti per nuove attività e realtà culturali, a Venezia e in Terraferma. Perché, come afferma il Sindaco Luigi Brugnaro «l’impegno di MUVE con l’amministrazione comunale è ogni anno più articolato: non riguarda più solo l’apertura e la chiusura dei musei e la cura delle collezioni, ma concorre alla promozione complessiva della cultura in città, in tutto il territorio, offrendo sempre più opportunità a residenti e visitatori. Una sfida per l’innovazione che proseguiamo con determinazione insieme al Cda, ai curatori, tecnici, guardasala, addetti alla vigilanza, alla sicurezza, alle pulizie, bookshop e caffetterie».

L’offerta del 2024 dei Musei Civici di Venezia intende ricordare, una volta di più, il valore del museo come centro della quotidianità di ogni cittadino; un valore che, come ricorda la Presidente di Fondazione Musei Civici Mariacristina Gribaudi, «viene garantito anche dal ricco programma di attività educative di MUVE dedicate a famiglie, scuole, con progetti pensati per persone con necessità speciali, per incrementare il processo partecipativo e la costruzione del dialogo, attraverso nuove letture e interpretazioni del patrimonio culturale».

Dialogo attraverso la cultura, impulso alla scoperta, curiosità, condivisione, insieme all’approfondimento e alla ricerca storico scientifica sono i temi principali di un palinsesto di esposizioni organizzate in occasione dei 700 anni dalla morte di Marco Polo: prima fra tutte la grande mostra a Palazzo Ducale I mondi di Marco Polo. Il viaggio di un mercante veneziano nel Duecento (6 aprile – 29 settembre) a cui segue il consueto appuntamento con Le vie della scrittura con l’esposizione al Museo Correr (24 aprile – 15 ottobre) e le masterclass (ottobre – novembre 2024) dedicate alle culture calligrafiche cinese e araba. E ancora, il progetto Alfabeto Marco Polo. Venezia – Istanbul (7 – 16 maggio) e Marco Polo. I costumi di Enrico Sabbatini al Museo di Palazzo Mocenigo con abiti di scena del celebre sceneggiato RAI (14 maggio – 30 settembre).

In primavera prende forma la proposta espositiva dedicata all’arte contemporanea e ai suoi grandi protagonisti, indagando diversi media e linguaggi: a partire da Eva Marisaldi al Museo di Casa Goldoni (21 marzo – 24 novembre) Eva Jospin con una grande opera site specific realizzata per il Museo di Palazzo Fortuny (10 aprile – 24 novembre), i Musei delle Lacrime di Francesco Vezzoli al Museo Correr (17 aprile – 24 novembre), l’omaggio di Ca’ Pesaro, Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea ad Armando Testa con un’ampia monografica dedicata al creativo piemontese, un legame con il museo nato nel 2022 con la donazione alle collezioni civiche veneziane di 17 opere. Il dialogo al secondo piano, nelle Sale Dom Pérignon, è con Lo Stile di Chiara Dynys (20 aprile – 15 settembre). Il Museo del Vetro a Murano ospita le opere di Federica Marangoni Guardando al futuro (19 maggio – 3 novembre), il Museo di Palazzo Mocenigo apre al progetto Albero della Vita di Carla Tolomeo (25 maggio – 24 novembre), mentre Mestre ospita le mostre collettive della quinta edizione di Artefici del nostro tempo a Forte Marghera (giugno – 31 dicembre) e dell’ottava edizione di Premio Mestre di Pittura (14 settembre – 20 ottobre). 

Armando Testa, Punt e Mes Carpano, 1960
Stampa litografica su carta montata su tela | Lithographic print on paper mounted on canvas – 198,5 x 137,2 cm
Ca’ Pesaro- Galleria Internazionale d’Arte Moderna,
donazione Gemma De Angelis Testa

Attesi in estate Loris Cecchini a Ca’ Rezzonico (12 giugno – 24 novembre) e Fragile Stories per la Biennale del Merletto a Burano (14 giugno – 5 gennaio 2025). Grandi mostre ed esposizioni accompagneranno i visitatori fino alla fine dell’anno, con l’opera del fervido pittore cileno Roberto Matta (25 ottobre – 23 marzo 2025) e il progetto dedicato a Giorgio Andreotta Calò (15 novembre – 4 marzo 2025) a Ca’ Pesaro, fino alle Storie di fabbriche, Storie di famiglie per presentare al pubblico l”importante e cospicua donazione opere della ditta Carlo Moretti al Museo del Vetro.

Tra i diversi interventi strutturali a Venezia, il più significativo riguarda l’ampliamento del Museo del Vetro a Murano, con un investimento di oltre 5 milioni di euro e la nascita di una nuova sezione dedicata all’arte vetraria contemporanea, unitamente al restyling del secondo piano del Museo Correr, insieme alla progettazione del restauro e del recupero della Loggia della Pescheria a Rialto. In terraferma si intensifica l’impegno nel chilometro quadrato della cultura nel centro di Mestre. A partire dal Centro Culturale Candiani, sempre più identificabile con la Casa della Contemporaneità a Mestre, anche grazie alla straordinaria accoglienza per la mostra Chagall.Il colore dei sogni – che ha chiuso con oltre 31.000 visitatori tra residenti, visitatori dal Veneto e da fuori regione, oltre ai turisti internazionali che trovano nel centro di Mestre un nuovo punto di interesse per attività culturali – e che nell’autunno aprirà le porte a Matisse e la luce del Mediterraneo (28 settembre 2024 – 4 marzo 2025). 

L’impegno prosegue e si estende con i lavori dell’ex Emeroteca di via Poerio, progetto innovativo che porterà la produzione artistica nel cuore della città con l’apertura di atelier per artisti e di un caffè letterario, fino al progetto di riqualificazione del Palaplip in Via San Donà in un centro polivalente con funzione sociale e culturale. Una dimensione che parla di un territorio metropolitano, fisico e culturale, sempre più esteso che MUVE e Amministrazione celebrano anche nelle Giornate dei Musei in Festa – le prossime in programma il 10 marzo, 4 aprile, 23 maggio, 13 giugno 2024 e proseguiranno fino a fine anno – con ingresso gratuito per tutti residenti dei 44 comuni della Città Metropolitana di Venezia e di Mogliano Veneto.

Alle professionalità, e soprattutto ai giovani, MUVE guarda da sempre con particolare interesse e il 2024 sarà un anno impegnativo su questo fronte: con il consolidamento della rete di rapporti con università e realtà che si occupano di formazione mentre crescono le attività dei musei con incontri dedicati, percorsi di alta formazione, masterclass ed esperienze pratiche in grado di offrire nuove prospettive sulla storia, sul mondo, sull’attualità, condividendo il patrimonio di collezioni e di saperi dei Musei Civici. In quest’ottica si rinnova e consolida la partecipazione di MUVE agli appuntamenti come il Salone Nautico, il Salone dell’Alto Artigianato Italiano, la Design Week e con la Venice Glass Week, che hanno nella Scuola Abate Zanetti, nella produzione e nella ricerca artistica e artigianale del vetro il proprio cardine. E ancora, Incontri intorno al management della cultura e conferenze dedicate a L’economia della bellezza.

Luoghi di incontro, di scambio, di crescita, di ispirazione, dove sperimentare, luoghi della collettività, da vivere, da abitare, sempre più aperti, sempre più promotori di sostenibilità e diversità, con sempre più servizi ai visitatori: come le nuove audioguide di Palazzo Ducale, ricche di contenuti interattivi consultabili dal proprio smartphone; proposte come Dog & Museum che offre la possibilità ai visitatori che arrivano in città con il proprio animale di prenotare via web e con app un dog-sitter professionista e godersi così in tranquillità il tour.

Musei che raccontano e che si raccontano, a tutti: con aree inclusive e multisensoriali come quella al Museo di Storia Naturale dedicata al Fontego dei Turchi e alla sua storia, con un modello del palazzo e la replica di una patera pensati anche per l’esplorazione tattili; con ambienti accoglienti come Spazio ‘700 – MUVE for All, per raccontare Ca’ Rezzonico e il Settecento con un approccio ludico ed educativo. Tra le 180 proposte in tutte le sedi museali della Fondazione dedicate a scuole, famiglie e adulti, il programma di MUVE Education si caratterizza sempre per una particolare attenzione all’accessibilità e inclusione. Occasioni preziose non solo per l’impatto sociale positivo, ma anche per letture e riletture delle collezioni, esperienze importanti per tutti e per ciascuno per scoprire nuovi significati e nuove narrazioni dell’arte, della storia e della cultura, osservate con uno sguardo diverso. Tra questi; percorsi plurisensoriali, rivolti a tutti, corredati da supporti appositamente realizzati con materiali innovativi e possibilità di esplorazione tattile di opere originali selezionate; le conversazioni d’arte al museo, visite inclusive che incoraggiano l’uso dell’immaginazione e dell’espressione creativa, dedicato in particolare a piccoli gruppi di persone con Alzheimer e anziani con condizioni neurodegenerativa assieme ai loro caregivers; scuola di lingua al museo, con attività di avvicinamento alla lingua e alla cultura italiane per ragazzi o minori non accompagnati, adulti stranieri provenienti anche da comunità e centri di prima accoglienza fino a una riscoperta e rinascita, per persone con dipendenza, inserite in percorsi riabilitativi. Una rete di musei che fa davvero bene, a tutti.


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CONTATTI PER LA STAMPA 
 
Fondazione Musei Civici di Venezia
press@fmcvenezia.it
www.visitmuve.it/it/ufficio-stampa
 
In collaborazione con
Studio ESSECI, Sergio Campagnolo
Tel. 049663499
Roberta Barbaro: roberta@studioesseci.net