Al Museo Sartorio di Trieste: Inaugurazione della mostra “Ciclo e riciclo tra gioco e identità”

INAUGURAZIONE DELLA MOSTRA

LE MANI D’ORO 2^edizione – giovedì 22 febbraio, alle ore 11:00, al Museo Sartorio di Trieste

Il nuovo mazzo di carte dedicato al Patrimonio paesaggistico del Friuli Venezia Giulia e prodotto dalla Modiano Industrie Carte da Gioco ed Affini Spa sarà presentato durante l’inaugurazione della  mostra “Ciclo e riciclo tra gioco e identità”, giovedì 22 febbraio, alle ore 11:00, al Museo Sartorio di Trieste, nell’ambito della II edizione del progetto “Le Mani d’Oro” ideato e prodotto dall’Associazione Opera Viva, alla presenza delle autorità, della Direttrice artistica Lorena Matic e del Presidente della Modiano, Stefano Crechici.

Allestita negli spazi del Museo al pianoterra, tra il Salone della Caccia, il Giardino d’Inverno e la Sala espositiva, la mostra – in co-organizzazione con il Comune di Trieste – presenta quasi 200 materiali, tra illustrazioni dei luoghi del Friuli Venezia Giulia, schizzi e studi d’abito con il riciclo della lavorazione delle carte, l’abito stesso realizzato a dimensioni reali e il nuovo mazzo di carte prodotto dalla Modiano. Importante anche la sezione fotografica con le immagini provenienti dall’Archivio Modiano, completate da QRCode sonori per contenuti storici e descrittivi delle immagini, fruibili anche per un pubblico non vedente. Durante l’evento è previsto infatti anche un momento  per riflettere e conoscere assieme ai soci dell’UICI Unione Italiana Ciechi ed Ipovedenti di Trieste come il gioco sia un linguaggio universale, che con particolari modalità e adattamenti permette l’integrazione con momenti conviviali inclusivi.

“La mostra è la tappa finale” – afferma Lorena Matic – “di un percorso iniziato con il concorso di idee al quale hanno partecipato gli studenti del Liceo Artistico Sello di Udine, che hanno prodotto gruppi di 14 illustrazioni (quante le carte che compongono un seme), corrispondenti ad altrettanti siti del Patrimonio paesaggistico e culturale del Friuli Venezia Giulia. Le illustrazioni dei quattro gruppi vincitori – uno per seme – sono i soggetti del nuovo mazzo di carte prodotto dalla Modiano. Tra i siti scelti, il sito di Aquileia, le Dolomiti Friulani, la Piazza Transalpina, la Grotta Gigante, il Ponte del Diavolo, il Sito Palù di Livenza. Gli studenti del Liceo Artistico Fabiani di Gorizia hanno invece riciclato lo scarto di produzione e le carte difettate trasformando i materiali in un tessuto innovativo per il confezionamento di un abito a dimensioni reali, selezionato dalla giuria di qualità e risultato vincitore”.

L’articolato progetto “Le Mani d’Oro”, con sottotitolo “Ciclo e riciclo tra gioco e identità” rafforza l’intreccio tra imprese d’eccellenza e creatività dei giovani, attraverso un percorso dedicato a tutto il ciclo produttivo che dalla produzione di un nuovo prodotto ha un focus particolare sul tema del riciclo, capace di rigenera lo scarto dandogli nuova vita.

Il progetto è ideato e diretto da Lorena Matic e organizzato dall’Associazione culturale Opera Viva con il sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia, il contributo dell’Unione Italiana, la collaborazione del Comune di Trieste, del Kulturni dom di Gorizia e la partecipazione preziosa della Modiano Industrie Carte da Gioco ed Affini Spa.


Aps comunicazione Snc
di Aldo Poduie e Federica Zar
viale Miramare, 17 • 34135 Trieste
Tel. e Fax +39 040 410.910
zar@apscom.it

Castello di Rivoli: Weekend con MICHELANGELO PISTOLETTO

Michelangelo Pistoletto. Molti di uno
a cura di Carolyn Christov-Bakargiev e Marcella Beccaria

2 novembre 2023 – 25 febbraio 2024
Manica Lunga

In occasione dell’ultimo weekend della mostra Michelangelo Pistoletto. Molti di unovenerdì 23 febbraio 2024 alle ore 18 il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea organizza un incontro per presentare il libro La formula della creazione (Cittadellarte Edizioni, 2022) alla presenza dell’artista e del Vicedirettore e curatore della mostra Marcella Beccaria.
 
Dopo l’incontro, Michelangelo Pistoletto sarà a disposizione del pubblico per autografare le copie del suo libro al terzo piano della Manica Lunga, nel contesto della mostra. 

La mostra rimarrà straordinariamente aperta sino alle ore 20.30. 
Il volume La formula della creazione (Cittadellarte Edizioni, 2022) è acquistabile nel Bookshop del Museo o nel Bookshop online.

La conversazione con l’artista è a ingresso gratuito previa prenotazione (rsvp@castellodirivoli.org) e fino a esaurimento posti.
La mostra è visitabile dalle ore 18 alle 20.30 con ingresso a tariffa ridotta di € 6,50 (inclusi possessori di Abbonamento Musei; € 4,50 per studenti e under 26) e presenza dell’artista per firmacopie.
Si consiglia di procedere all’acquisto del biglietto online.
 
Nel percorso creativo di Michelangelo Pistoletto, l’intreccio tra creazione artistica e scrittura è un fenomeno ricorrente. La genesi di ogni nuova opera prevede uno studio transdisciplinare ed è mossa da un bisogno di esprimere il concetto artistico anche attraverso la scrittura, intesa come ulteriore strumento di approfondimento. Ripercorrendo le tappe fondamentali dell’attività pluriennale di Pistoletto, La formula della creazione (Cittadellarte Edizioni, 2022) è un volume che esplora il processo della creazione a partire dall’origine di religioni, politica, scienza e culture servendosi del fermento germinale dell’arte. Negli anni sessanta, Pistoletto emerge nel contesto internazionale grazie ai celebri Quadri Specchianti. Questi fungono da base per la sua ricerca, permettendogli di giungere anni dopo alla “Formula della Creazione”, paradigma teorizzato dall’artista e consistente nel disegno di una linea incrociata due volte a formare tre cerchi. Nelle pagine del volume, l’artista offre una prospettiva unica su come questa formula sia riscontrabile in ogni aspetto del reale e sia, pertanto, alla base della vita stessa.

Biografia di Michelangelo Pistoletto

Michelangelo Pistoletto. Foto Pierluigi Di Pietro
Courtesy Cittadellarte

Michelangelo Pistoletto nasce a Biella nel 1933. Inizia a esporre nel 1955 e nel 1960 tiene la sua prima personale alla Galleria Galatea di Torino. La sua prima produzione pittorica è caratterizzata da una ricerca sull’autoritratto. Nel biennio 1961-1962 approda alla realizzazione dei Quadri specchianti, che includono direttamente nell’opera la presenza dello spettatore, la dimensione reale del tempo e riaprono inoltre la prospettiva, rovesciando quella rinascimentale chiusa dalle avanguardie del XX secolo. Con questi lavori Pistoletto raggiunge in breve riconoscimento e successo internazionali, che lo portano a realizzare, già nel corso degli anni Sessanta, mostre personali in prestigiose gallerie e musei in Europa e negli Stati Uniti. I Quadri specchianti costituiranno la base della sua successiva produzione artistica e riflessione teorica. Tra il 1965 e il 1966 produce un insieme di lavori intitolati Oggetti in meno, considerati basilari per la nascita dell’Arte Povera, movimento artistico di cui Pistoletto è animatore e protagonista. A partire dal 1967 realizza, fuori dai tradizionali spazi espositivi, azioni che rappresentano le prime manifestazioni di quella “collaborazione creativa” che Pistoletto svilupperà nel corso dei decenni successivi, mettendo in relazione artisti provenienti da diverse discipline e settori sempre più ampi della società. Tra il 1975 e il 1976 realizza nella Galleria Stein di Torino un ciclo di dodici mostre consecutive, Le Stanze, il primo di una serie di complessi lavori articolati nell’arco di un anno, chiamati “continenti di tempo”, come Anno Bianco (1989) e Tartaruga Felice (1992). Nel 1978 tiene una mostra nel corso della quale presenta due fondamentali direzioni della sua futura ricerca e produzione artistica: Divisione e moltiplicazione dello specchio L’arte assume la religione. All’inizio degli anni Ottanta realizza una serie di sculture in poliuretano rigido, tradotte in marmo per la mostra personale del 1984 al Forte di Belvedere di Firenze. Dal 1985 al 1989 crea la serie di volumi “scuri” denominata Arte dello squallore. Nel corso degli anni Novanta, con Progetto Arte e con la creazione a Biella di Cittadellarte-Fondazione Pistoletto e dell’Università delle Idee, mette l’arte in relazione attiva con i diversi ambiti del tessuto sociale al fine di ispirare e produrre una trasformazione responsabile della società. Nel 2003 è insignito del Leone d’Oro alla Carriera alla Biennale di Venezia. Nel 2004 l’Università di Torino gli conferisce la laurea honoris causa in Scienze Politiche. In tale occasione l’artista annuncia quella che costituisce la fase più recente del suo lavoro, denominata Terzo Paradiso. Nel 2007 riceve a Gerusalemme il Wolf Foundation Prize in Arts, “per la sua carriera costantemente creativa come artista, educatore e attivatore, la cui instancabile intelligenza ha dato origine a forme d’arte premonitrici che contribuiscono a una nuova comprensione del mondo”. Nel 2010 è autore del saggio Il Terzo Paradiso, pubblicato in italiano, inglese, francese e tedesco. Nel 2012 si fa promotore del Rebirth-day, prima giornata universale della rinascita, festeggiata ogni anno il 21 dicembre con iniziative realizzate in tutto il mondo. Nel 2013 il Museo del Louvre di Parigi ospita la sua mostra personale Michelangelo Pistoletto, année un – le paradis sur terre. In questo stesso anno riceve a Tokyo il Praemium Imperiale per la pittura. Nel 2017 viene pubblicato il suo testo Ominiteismo e Demopraxia. Manifesto per una rigenerazione della società. Nel 2021 viene inaugurato a Cittadellarte l’Universario, spazio espositivo in cui l’artista presenta le sue più recenti ricerche, e nel dicembre del 2022 è pubblicato il suo ultimo libro, La formula della creazione, in cui ripercorre i passi fondamentali e l’evoluzione del suo intero percorso artistico e della sua riflessione teorica.


Castello di Rivoli
Piazza Mafalda di Savoia
10098 Rivoli – Torino
Info: +39 0119565222
come arrivare

Le attività del Castello di Rivoli sono realizzate primariamente grazie al contributo della Regione Piemonte.
Facebook | Twitter | Instagram

Ufficio Stampa Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea
Manuela Vasco | press@castellodirivoli.org | tel. 011.9565209
 
Consulenza Stampa
Stilema | anna.gilardi@stilema-to.it | tel. 011.530066

Messina: alla FORO G gallery la Performance/Mostra e il fotolibro “Vesto di Memoria” di Roberta Guarnera

Mercoledì 28 Febbraio, presso la Foro G Gallery di Via Lago Grande, 43, Ganzirri – Messina, ore 18,00

PERFORMER: Roberta Guarnera
CURATELA: Mariateresa Zagone
TESTO CRITICO: Mariateresa Zagone

Vesto di Memoria nasce dalla riappropriazione di una vita attraverso gli oggetti che ne raccontano il vissuto.
L’evento ha il proprio nucleo vitale nel gesto performativo, nell’agire una vestizione ma produce uno scarto rispetto ad esso per farsi arte visiva e, come tale, si correda di opere tangibili in grado di trasmettere una storia che si fa “rito” ancestrale.

Dalla morte della nonna, Roberta Guarnera, artista fotografa, ha cominciato a ricostruirne il ricordo attraverso la pratica dell’Archivio, pratica che da sempre le è cara e che è divenuta il leitmotiv della sua ricerca.

Così l’azione performativa che Roberta presenta scaturisce da un lungo lavoro di raccolta e di memoria che, da un lato, si articola su un oggetto/simbolo: la camicia da notte ricamata in seta della nonna, oggetto di affezione ma, soprattutto, simbolo del corredo matrimoniale che in passato la famiglia della sposa donava come dote allo sposo in segno di riconoscenza per aver accolto la figlia nella propria famiglia; dall’altra, su un oggetto narrativo, la realizzazione di un fotolibro, progettato a partire dalle foto del fondo familiare.

Sarà lo stesso corpo dell’artista ad irrompere nello spazio che da espositivo diventerà scenico.

Il corpo performativo di Roberta sarà quindi l’indizio, il segnale di un’increspatura che aggroviglia i fili della memoria, regno delle ombre che fanno del passato un eterno presente. Proponendosi in luogo del materiale perenne dell’opera d’arte, dietro il quale la transitorietà dell’essere biologico si è sempre nascosta, il corpo performativo sbaraglia la forma e disorienta chiamando il pubblico ad interagire.

PS: si prega di osservare la massima puntualità in quanto all’inizio dell’azione verranno chiuse le porte e non sarà possibile accedere in galleria per tutta la durata della performance.
Si confida nella massima comprensione e collaborazione.

FORO G gallery
foroggallery.com
Via Lago Grande 43B 98165 Ganzirri (ME)
forog.gallery@gmail.com
Instagram: @forog.gallery

Roma, Studio Quipu: MOCHILERO Vol 3 Migrazioni

Antonio Curcio aka B1, United Colors of Sicily, Mattonella 30×30 cm, 2022

Dal 29 febbraio al 18 aprile
Studio Quipu

A cura di Emanuela Robustelli
 
Opening 29 febbraio, ore 18.30

Ale Senso
Carlos Atoche
Bisser_
James Vega
Antonio Curcio aka B1
David de la Mano
Exit Enter
Kraser
Nemo’s
Alberto Ruce
Sten Lex

Lo Studio Quipu in occasione della terza edizione di Mochilero invita gli artisti a interpretare la tematica “Migrazioni” attraverso la propria esperienza per condividere con lo spettatore una personale visione e raccontare i confini incontrati e superati durante i loro viaggi. Attraverso una narrazione per immagini, gli artisti mettono a fuoco le diverse accezione del termine: dal punto di vista più classico della migrazione alla trasmigrazione delle anime come viaggio ciclico dello spirito o attraverso una visione più antropologica, percorrendo il tema delle migrazioni culturali come risultato dell’incontro, della contaminazione e sedimentazione di culture di latitudini diverse, che incrociandosi nei secoli hanno conformato la società meticcia della quale facciamo parte oggi.

Siamo parte di una popolazione che migra da secoli, e che in questi viaggi ha saputo portare le loro visioni in diverse parti del mondo e a sua volta imparare tecniche e tecnologie, integrandole alla propria cultura. La mostra vuole raccontare il fenomeno della migrazione come flusso energetico continuo, che può coinvolgere tutti in un determinato momento della vita. Mochilero Vol. 3| Migrazioni, presenta una selezione di opere dei protagonistə della street art. Questa retrospettiva vuole offrire una visione sul panorama dell’arte urbana, mettendo in luce le ricerche e le sperimentazioni stilistiche e facendo attenzione ai diversi linguaggi artistici urbani. Dipingere la strada è una scelta, una filosofia di vita.

L’artista-mochilero ha gli strumenti del mestiere sulle proprie spalle mentre percorre le città cercando superfici vuote su cui “scrivere”. Il cammino di questa ricerca diventa un viaggio, un percorso continuo fatto di partenze e arrivi, di sentieri e fermate, un andare perpetuo nel tempo e nello spazio prospettando nuovi incontri o scontri. La strada si dimostra un vettore comunicativo fondamentale, crocevia di riflessioni fruibili a tutti, sia sotto forma di segni, di parole o immagini.

Carlos Atoche, Sisifo, Olio su tela 140×80 cm. 2022

Le opere in mostra rivelano la capacità di questi artisti di utilizzare anche altri medium espressivi rimanendo fedeli alla propria sperimentazione artistica. Possono utilizzare le superfici murali, la carta, la tela, la fotografia, la tecnica incisoria o quella scultorea, ma la loro poetica non cambia, non si snatura. L’odore della “strada” permane nei colori, nelle forme o nel codice grafico che li caratterizza. Hanno stili, linguaggi e ritmi differenti, ma sono tutti accomunati dall’idea di “fare strada”, di elevarla ad assioma artistico qualitativo.

Malgrado numerose operazioni commerciali abbiano innescato un meccanismo di denaturalizzazione dei cosiddetti murales, riteniamo che alcunə artistə siano riuscitə a rimanere indipendenti, facendo sentire la loro voce, lasciando un segno in comunione alla comunità e al contesto, difendendo l’identità di questo fragile e mutevole fenomeno artistico.


Mochilero Vol 3 | Migrazioni
 
Informazioni
Dal 29 febbraio al 18 aprile 2024
Vernissage giovedì 29 febbraio, ore 18.30

Orario
dal martedì al sabato, ore 11.30/14 e 16/20
Via Romanello da Forlì, 24a
Contatti studioquipu@gmail.com 

Da Simona Pandolfi pandolfisimona.sp@gmail.com 

Rancate (Mendrisio), Svizzera: Ultimi giorni per la mostra su Luigi Rossi alla Pinacoteca Zust 

Luigi Rossi, Arcobaleno, 1911, olio su tela, 95 x 157,
Proprietà della Confederazione Svizzera, Ufficio federale della cultura, Berna
LUIGI ROSSI (1853-1923)
ARTISTA EUROPEO TRA REALTÀ E SIMBOLO

Pinacoteca cantonale Giovanni Züst, Rancate (Mendrisio), Cantone Ticino, Svizzera
15 ottobre 2023 – 25 febbraio 2024

A cura di: Matteo Bianchi
Coordinamento scientifico e organizzativo: Mariangela Agliati Ruggia e Alessandra Brambilla

Ancora dieci giorni a disposizione per poter ammirare la mostra LUIGI ROSSI (1853-1923). ARTISTA EUROPEO TRA REALTÀ E SIMBOLO, allestita presso la Pinacoteca cantonale Giovanni Züst di Rancate.
Aperta da metà ottobre, l’esposizione sul raffinato pittore ticinese ha richiamato un pubblico numeroso di appassionati, che hanno affollato le sale della Pinacoteca con costanza tant’è che sono andate esaurite tutte le copie del catalogo e si è dovuto provvedere a un riapprovvigionamento per soddisfare la richiesta.

La mostra è coincisa con il centenario della morte di Luigi Rossi (1853-1923) e, accanto ai capolavori noti del poliedrico artista, provenienti da prestigiosi musei svizzeri (MASI di Lugano, Musée d’Art et d’Histoire di Ginevra, Collezioni della Confederazione) e italiani (GAM – Galleria d’Arte Moderna di Milano, Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea di Torino), si espongono opere conservate in raccolte private, alcune delle quali recentemente riemerse.

Luigi Rossi, La donna dei fichi, 1904, olio su tela, 82 x 56 cm,
Casa Museo Luigi Rossi, Tesserete

Un artista, Luigi Rossi, che a pieno titolo è da definirsi “europeo”. Europeo non solo perché visse tra Italia, Svizzera e Francia, Parigi soprattutto, ma perché elaborò, in modo del tutto originale, il nuovo che percorreva l’Europa dell’arte. Applicando questi suoi raggiungimenti alla pittura e all’illustrazione, servendosi anche della fotografia.

A renderlo popolare nell’intero continente furono soprattutto le sue illustrazioni di alcuni dei maggiori best sellers di fine Ottocento, dalle diverse edizioni di “Tartarino” di Alphonse Daudet – del quale si espone per la prima volta un grande ritratto – a “Notre-Dame de Paris” di Victor Hugo, a “Madame Chrysanthème” di Pierre Loti sino alle “Pastorali” di Longo Sofista, illustrate con l’amico Luigi Conconi. “Les Demi-Vierges” di Prévost, uscite nel 1900, rappresentano il suo ultimo impegno per la grande editoria parigina e internazionale.

Illustratore di successo ma anche – e soprattutto – grande pittore, la cui opera è posta al centro della mostra ticinese. Le opere riunite alla Züst – dipinti e acquerelli – consentono di seguire l’evoluzione della sua pittura dal realismo al simbolismo per approdare al Liberty, momenti da lui interpretati in modo sincero e originale. In un percorso che lo conduce dalla pittura di genere, al ritratto e al paesaggio.


INFORMAZIONI
 
Testi in catalogo di
Mariangela Agliati Ruggia (presentazione)
Matteo Bianchi
Elisabetta Chiodini
Franz Müller
Sergio Rebora
 
Allestimento
 
Progetto
Federico Rella
Direzione lavori e coordinamento
Paolo Bianchi
Alessandra Brambilla
Realizzazione
Dipartimento delle finanze e dell’economia,
Sezione della logistica
con
Piercarlo Bortolotti
Falegnameria Enzio Cereghetti Sagl
 
Orari, prezzi e servizi:
15 ottobre 2023 – 25 febbraio 2024
Da martedì a venerdì: 9-12 / 14-17
Sabato, domenica e festivi: 10-12 / 14-18
Chiuso: il lunedì; 24, 25 e 31/12
Aperto: 1/11; 8, 26/12; 1, 6/01
 
intero: CHF/€ 10.-
ridotto (pensionati, studenti, gruppi): CHF/€ 8.-
Visite guidate su prenotazione anche fuori orario; bookshop; parcheggi nelle vicinanze.
Si accettano carte di credito.
 
Ufficio stampa per la Svizzera:
Pinacoteca Züst
Rancate (Mendrisio), Cantone Ticino, Svizzera
Tel. +41 (0)91 816.47.91
decs-pinacoteca.zuest@ti.ch
www.ti.ch/zuest
 
per l’Italia:
Studio ESSECI – Sergio Campagnolo
Padova, Italia
Tel. +39 049.663.499 (Simone Raddi)
simone@studioesseci.net
www.studioesseci.net

COME RAGGIUNGERE LA PINACOTECA ZÜST
Rancate (Mendrisio) si trova a pochi chilometri dai valichi di Chiasso, Bizzarone (Como) e del Gaggiolo (Varese), facilmente raggiungibile con l’ausilio della segnaletica. La Pinacoteca si trova di fronte alla chiesa parrocchiale. Rancate è raggiungibile anche in treno, linea Milano-Como-Lugano, stazione di Mendrisio, e poi a piedi, in 10 minuti, o con l’autobus (linea 524, Mendrisio-Serpiano).

Vicenza, Basilica Palladiana: La Pop/Beat Art in Italia – Liberi di Sognare

Renato Mambor, Natura morta e materia, 1966, collezione privata, Firenze – courtesy Tornabuoni Arte

Una mostra viva, comprensibile, popolare, che riporti nella collettività la leggerezza e la propositività sociale di quegli anni, attualizzando quella ‘Libertà di sognare’ che oggi può rivelarsi salvifica dopo le costrizioni del lockdown. Un progetto sul ‘sentire comune’ di artisti, letterati, musicisti di un ventennio cruciale del nostro Paese, superando le barriere strettamente storiografiche, le rispettive rivendicazioni tematiche individuali, le stesse classificazioni Pop e Beat in gran parte nemmeno condivise dagli stessi artisti che han finito col farne parte.

Roberto Floreani

POP/BEAT – Italia 1960-1979 Liberi di Sognare

Vicenza, Basilica Palladiana
2 marzo – 30 giugno 2024

È questo il progetto di pittura, scultura, video e letteratura, inedito per l’Italia, che l’artista Roberto Floreani ha ideato e curato per il Comune di Vicenza e Silvana Editoriale – che ne hanno assunto la coproduzione – per i prestigiosi spazi della Basilica Palladiana, con opere provenienti dai principali musei, gallerie e collezioni private nazionali.

Per la prima volta vengono raccontate ed esposte insieme le generazioni Pop e Beat italiane, testimoni di un sentire comune di quegli anni, legato a una visione ottimistica del futuro e all’impegno movimentista del Sessantotto, rendendosi quindi originali e autonome dalle suggestioni Pop e Beat americane, per troppi anni indicate come determinanti. Sarà messa in evidenza l’unicità propositiva e la statura assoluta della Pop italiana in Europa, nonché le differenze sostanziali e l’autonomia dei suoi artisti rispetto a quelli americani. In Italia si alimenterà infatti una frequentazione dal basso, sensibile alla tradizione artistica nazionale, al paesaggio, all’avanguardia futurista, che sarà protagonista dei mutamenti sociali, politici e culturali nelle piazze, nelle strade, nelle fabbriche, nelle università: istanze diventate oggetto di gran parte delle opere e dei documenti esposti. Distanti, quindi, da quelle degli artisti e letterati americani, presto vezzeggiati in ambito mercantile e universitario, spesso ricevuti come autentiche star e orientati all’evidenza dei prodotti di consumo della società di massa amplificati dalla pubblicità.

La sezione Pop, con quasi un centinaio di opere selezionate di trentacinque artisti, privilegerà i grandi formati che verranno spettacolarizzati da un’ampia sezione di sculture.

Saranno presenti opere di Valerio Adami, Franco Angeli, Enrico Baj, Paolo Baratella, Roberto Barni, Gianni Bertini, Alik Cavaliere, Mario Ceroli, Claudio Cintoli, Lucio Del Pezzo, Fernando De Filippi, Bruno Di Bello, Tano Festa, Giosetta Fioroni, Pietro Gallina, Piero Gilardi, Sergio Lombardo, Roberto Malquori, Renato Mambor, Elio Marchegiani, Umberto Mariani, Gino Marotta, Titina Maselli, Fabio Mauri, Aldo Mondino, Ugo Nespolo, Pino Pascali, Michelangelo Pistoletto, Concetto Pozzati, Mimmo Rotella, Sergio Sarri, Mario Schifano, Giangiacomo Spadari, Tino Stefanoni, Cesare Tacchi, Emilio Tadini.

La temperatura Beat in mostra sarà garantita dalla musica di quegli anni, diffusa in loop, e rappresentata dai rari documenti originali di Gianni Milano, mentore di un’intera generazione, Aldo Piromalli, Andrea D’Anna, Gianni De Martino, Pietro Tartamella, Eros Alesi, Vincenzo Parrella e molti altri, nonché dalla vicenda artistica militante dell’Antigruppo siciliano.

Alla generazione Beat, fino ad oggi conosciuta (poco) per i fermenti a Milano e Torino, verrà finalmente restituita un’identità nazionale, considerando la generosa e meno nota esperienza proprio dell’Antigruppo siciliano, guidato dalla figura carismatica di Nat Scammacca, di cui saranno esposte le pubblicazioni fondative, relative alla sua Estetica Filosofica PopulistaAntigruppo in chiara polemica con la Beat salottiera ed egemonica del Gruppo ’63, legato all’influenza dei grandi editori del nord e dei concorsi letterari, e molto meno attento alle pulsioni popolari. Antigruppo che merita quindi un’attenta rivalutazione per la sua attività artistica e sociale meritoria, spontanea, instancabile.

Il progetto di Floreani ricontestualizzerà la stessa natura della Pop e della Beat italiane, dando priorità a ciò che gli artisti stessi dichiaravano circa la loro ricerca, non sentendosi spesso affatto etichettabili come Pop, proprio per l’originalità del loro punto di vista rispetto agli americani, nonché percorrendo un tragitto che dalla Libertà di sognare approderà fatalmente alla Fine del sogno degli anni di piombo, della disillusione e della diffusione delle droghe pesanti, messe in scena in tutta la loro crudezza al Festival di Castelporziano nel 1979.

Vicenza, grazie anche all’impegno dell’assessorato alla cultura, al turismo e all’attrattività della città e dell’assessorato all’istruzione, diventerà dal 2 marzo al 30 giugno 2024 un autentico laboratorio.

Eventi collaterali ad hoc saranno proposti in alcuni dei principali luoghi monumentali della città, in collaborazione con la Biblioteca civica Bertoliana, il festival New Conversations – Vicenza Jazz, il Cinema Odeon, il Festival di poesia contemporanea e musica Poetry Vicenza, il Centro di produzione teatrale La Piccionaia, l’Associazione culturale Theama Teatro e il Conservatorio di musica di Vicenza “Arrigo Pedrollo”.

Anche le scuole saranno coinvolte, a partire da una specifica sezione didattica allestita al piano terra della Basilica Palladiana, nel Salone degli Zavatteri.

Sarà, quindi, una grande festa collettiva, dove tutti saranno Liberi di sognare.

La mostra sarà accompagnata da un catalogo edito da Silvana Editoriale, a cura di Roberto Floreani, con testi di Roberto Floreani, Gaspare Luigi Marcone, Alessandro Manca.


La sezione dedicata alla Beat Gen, affiancata alla Pop italiana, rappresenta l’autentica novità dell’intero progetto, soprattutto nella sua estensione al misconosciuto Antigruppo siciliano, che conferisce identità nazionale a un sentire comune fino ad oggi circoscritto soprattutto a Torino e Milano.

Ci sono alcune dichiarazioni di quegli anni che rendono meglio di ogni altra cosa la temperatura di quella stagione: “Mi fate tenerezza, siete i nostri nipotini, ma il Beat è morto”, che Allen Ginsberg, il vate della Beat Generation disse a Gianni Milano, pari grado in Italia; e inoltre: “Perché siamo capelloni beat, randagi agnelli angeli fottuti”, scritta da Gianni De Martino, altro protagonista di quegli anni.

Indubbiamente l’Italia viene scossa dall’uscita nel 1964 del libro Poesia degli ultimi americani, curato da Fernanda Pivano, che sposta l’ottica dei giovani da Pavese, Baudelaire, Fenoglio, Svevo, verso Jack Kerouac, Allen Ginsberg, Lawrence Ferlinghetti, Gregory Corso, permeati da un’idea di ribellione e di autonomia totale verso il passato.

Il vocabolo Beat nasce negli Stati Uniti da un dialogo tra Jack Kerouac e Clellon Holmes nel 1948, diffuso poi al grande pubblico dal “New York Times” solo verso la fine del 1952: nell’uso comune di quegli anni sarà attribuita a un soggetto che ha toccato il fondo del mondo, senza un soldo e un posto dove stare. Mentre la Pop Art negli States prenderà identità precisa a New York solo un decennio dopo.

In Italia le tendenze Pop e Beat, pur nell’improprietà delle due definizioni, avranno una genesi più ravvicinata: con la prima di fatto identitaria a partire dal 1962 e la seconda che darà tracce già dal 1965. Entrambe saranno accomunate quindi da un sentire comune attento ai fermenti sociali, politici, economici e di costume di quegli anni e diventeranno lo specchio delle utopie, delle illusioni e delle speranze di buona parte di quella generazione. La declinazione musicale di quegli anni, infatti, fa ancora parte dell’immaginario collettivo di una larga parte della popolazione adulta di oggi.

Tuttavia, la ricezione di quel fortissimo messaggio libertario d’oltreoceano verrà immediatamente assimilata a misura della realtà italiana, in quella Torino dei “capelloni” che diverrà la capitale del giovanilismo alternativo: “randagi agnelli angeli fottuti”, come sintetizzato dall’illuminante dichiarazione di Gianni De Martino. In tal senso, preziosa è la testimonianza di Gianni Milano, che racconta della spasmodica ricerca di quei figli dello stupore assetati di libertà che contestano la società, l’istituzione, la famiglia, la scuola, il sistema. Fermento che sorge dal basso, peculiarità distintiva nazionale e che si catalizza in un campeggio spontaneo, improvvisato, battezzato Nuova Barbonia, pressoché privo di strutture dove i Capelloni vogliono decidere della loro vita, senza condizionamenti e che sarà sgomberato con la forza dalla Polizia, in un tripudio repressivo di stampa senza precedenti. Una Beat italiana nata dalla protesta, dalla contestazione che sarà quasi immediatamente fagocitata dalla politica, aggregata a quel movimentismo che condurrà, da lì a pochi anni, al Sessantotto e alla stessa contestazione della Beat americana vista come frutto di un paese imperialista, che già evidenzia i suoi contrasti in casa con la tragica guerra del Vietnam.

La Beat italiana si identificherà presto nella sottocultura, nel sottoproletariato, dove giovani quasi analfabeti volevano scrivere poesie, atmosfera distante da quella respirata nelle università americane e nella libreria City Lights di Ferlinghetti, anche fortunato editore di caposaldi mondiali quali la poesia L’Urlo di Allen Ginsberg, già protagonista in tutte le università americane per narrare, recitare e diffondere la propria esperienza di libertà.

La Beat italiana sarà distantissima da quel mondo, nel migliore dei casi cercherà di autoprodursi, autodiffondersi, di sopravvivere, distante dalle dorate realtà delle case editrici nazionali impegnate nella pubblicazione degli autori americani.

Per questo motivo, riuscire a esporre in mostra i rarissimi testi di quegli anni, di quelle edizioni con tirature minimali, senza distribuzione, senza diffusione libraria e oramai sparite dal mercato, rappresenta oggi un contributo significativo ai fermenti di allora.

Nello stesso periodo, passata da poco la metà degli anni sessanta, emerge un’altra realtà seminale della Beat italiana, a Erice, in provincia di Trapani. Una realtà collettivistica guidata dalla figura carismatica di Nat Scammacca che si doterà, fin dagli esordi, di un corposo Manifesto fondativo in 21 punti. La valorizzazione dell’Antigruppo rappresenta un tassello fondamentale per dotare la tendenza Beat italiana di un respiro nazionale fino ad oggi mai considerato, di riconoscere a un nutrito gruppo dell’estremo sud uno spessore teorico pressoché sconosciuto al nord e quindi mai considerato nel racconto di quegli anni. Nat Scammacca redige i 21 punti di polemica aperta, dovechi non è del nostro gruppo è falso”, ovvero schiavo di quelle case editrici che si sono allontanate dal popolo, autocelebrandosi nei salotti dorati del capitalismo.

L’Antigruppo, di nome e di fatto, si oppone al monopolio del Gruppo ’63 – di cui vale ricordare l’atto fondativo proprio a Palermo – egemonico e distante dalla realtà di quella base che dovrebbe invece rappresentare: “la loro verità è bugia, quindi”. Due i principali obiettivi della polemica: Edoardo Sanguineti, il coordinatore, e Umberto Eco, l’affabulatore. Quella dell’Antigruppo è una feroce contestazione marxista alla sinistra imborghesita e un’opposizione assoluta al fascismo, pur con evidenti reminiscenze verbali e strutturali riconducibili alla comunicazione dei gruppi futuristi, pur molto attenti all’emancipazione delle estreme periferie nazionali.

Guidati da Nat Scammacca, gli affiliati Crescenzio Cane, Gianni Diecidue, Ignazio Apolloni, Antonino Cremona, Santo Calì, Pietro Terminelli, Emanuele Mandarà, Ugo Minichini, Giuseppe Addamo e molti altri saranno ricevuti nell’aprile del 1973 da Lawrence Ferlinghetti nella libreria City Lights a San Francisco, dove verrà loro attribuito un grande contributo culturale: “POPULIST MANIFESTO – for poets with love […] they are a fantastic production!”. Nonché riconosciuto Scammacca come più rilevante poeta Beat italiano.

Rispetto alla Beat Gen riconosciuta fino ad oggi, l’Antigruppo si doterà, negli anni, di testi teorici-popolari di grande rilevanza sociale: primo fra tutti “Estetica Filosofica Populista dell’Antigruppo siciliano”, che supportato dai ciclostilati (!) Antigruppo 1971, Esistenza e Antigruppo – 21 punti di polemica aperta, rappresentano la testimonianza più concreta dell’autonomia espressiva, sociale e movimentista della poetica Beat italiana, rispetto a quella americana.

Tutti scritti di difficile reperimento, perché auto-pubblicati in pochissime copie o rilegati da ciclostilati, che saranno esposti in mostra, in gran parte autografati dai protagonisti, presentando dei testi per la quasi totalità ancora inediti.


Mostra e catalogo a cura di
Roberto Floreani
 
Mostra prodotta da
Comune di Vicenza
Silvana Editoriale
 
Catalogo
Silvana Editoriale
 
Ufficio Stampa
 
Comune di Vicenza
tel. 0444 221226
uffstampa@comune.vicenza.it
www.comune.vicenza.it
 
STUDIO ESSECI – Sergio Campagnolo
tel. 049 663499
referente Simone Raddi
simone@studioesseci.net
www.studioesseci.net
 
Silvana Editoriale
tel. 02 45395121
press@silvanaeditoriale.it
www.silvanaeditoriale.it

Angelo Azzurro Onlus, progetto A-Head: SOGNARE SOGNI – L’arte come cura per la malattia mentale

“Sognare Sogni”

Al via il nuovo progetto “Sognare Sogni”
dell’Associazione socio-sanitaria Angelo Azzurro Onlus

Progetto volto alla riabilitazione, attraverso l’arte, di ragazzi affetti da patologie psichiatriche

“Sognare Sogni” è un laboratorio organizzato dalla Dott.ssa Stefania Calapai, presidente di Angelo Azzurro Onlus, e voluto dal suo curatore Piero Gagliardi. Il laboratorio mira ad aiutare, tramite l’arte, i ragazzi affetti da patologie della mente.
Si tratta di un progetto curato dall’artista Davide Sebastian con la collaborazione dell’artista Luca Centola e di Silvano Manganaro di Fondazione VOLUME; la supervisione clinica è a cura della Dott.ssa Psichiatra Stefania Calapai. Il laboratorio si svolge all’interno di strutture psichiatriche, nelle città di Orvieto e Roma. Nello specifico si parte da Orvieto, grazie alla Comunità Lahuen e alla Dott.ssa Fabiana Manco.

Il laboratorio Sognare Sogni si fonda su una ricerca tra il sogno e la realtà, nonché su come i sogni possano essere raccontati attraverso una produzione artistica. Il “sogno” diventa “fonte di ispirazione e di conoscenza del sé”.

I ragazzi, affetti da vari disturbi psichiatrici, in un primo momento sono guidati dall’artista Davide Sebastian nella comprensione di potenzialità espressive legate al mezzo video/fotografico.

Alla prima fase seguono le interviste ai ragazzi che, insieme agli artisti, individuano dei luoghi dove poter inscenare i sogni più interessanti. In queste location, dove verranno effettuate le riprese, verrà insegnato loro come scegliere le inquadrature e utilizzare al meglio i mezzi tecnologici per raccontare i loro sogni.

Parallelamente alle riprese video verranno effettuati degli scatti fotografici, con l’artista-fotografo Luca Centola, che saranno stampati direttamente nelle strutture residenziali con diverse tecniche: stampa digitale; stampa con tecnica della cianotipia; stampa Van Dick all’argento.

Nella seconda parte del Laboratorio i ragazzi della Comunità Lahuen di Orvieto saranno coinvolti in un percorso didattico e laboratoriale proposto dalla Fondazione VOLUME. Il percorso si concluderà con una visita emozionale/esperenziale alla Fondazione, seguita da laboratori in loco. L’idea di fondo è quella di dar vita ad un percorso di avvicinamento all’arte contemporanea e alla sperimentazione, partendo da un’alfabetizzazione alle pratiche artistiche nate con le avanguardie e che, ad oggi, hanno più di un secolo di vita.

Il progetto di laboratorio “Sognare Sogni” si articola in tre parti:

Gli incontri, con cadenza, mensile (2 incontri totali, uno per ciascuna struttura/gruppo) sono concepiti a tappe: si parte dai “pre-giudizi” e dalle ovvietà legate all’arte contemporanea per avvicinarsi, gradualmente, all’analisi delle opere più significative del ’900 prediligendo quelle legate al “sogno” e alla creazione come atto immaginifico. Gli strumenti utilizzati nei primi incontri sono le celebri “carte” di Maria Lai, I luoghi dell’arte a portata di mano, che permettono agli utenti di approcciarsi all’arte in un modo corretto e, allo stesso tempo, creativo; in tutti gli altri appuntamenti sono comunque messe in pratica tecniche didattiche creative e comunicative di gruppo quali il brainstorming, la Sinettica di Gordon e i Sei cappelli per pensare di De Bono.

Le visite alla Fondazione sono concepite come possibilità di esperire concretamente quanto appreso, toccando con mano le pratiche e le procedure portate avanti in 25 anni di attività. In particolare conoscere e vivere il modus operandi di VOLUME permetterà agli utenti di comprendere come sia possibile trasformare la realtà attraverso l’immaginazione e la libertà creativa.

Il laboratorio, infine, avrà come oggetto la collezione “Art Box” di Francesco Nucci (fondatore e presidente della Fondazione VOLUME): allo studio conoscenza e visione delle opere della collezione. Seguirà il laboratorio vero e proprio con il quale gli utenti saranno invitati a cimentarsi nel ripensamento e nella re-invenzione di una scatola di 20×20 cm, applicando concretamente quanto appreso durante l’intero anno.

La fase finale del progetto prevede una mostra dove verranno esposti i lavori e il materiale prodotto nel laboratorio.

L’Associazione socio-sanitaria Angelo Azzurro Onlus oltre all’assistenza domiciliare, riabilitativa, visite specialistiche psichiatriche per adulti e neuropsichiatriche per bambini, si pone il principale obiettivo della lotta allo stigma della malattia mentale perché, come sostiene la Presidente e medico psichiatra Stefania Calapai, “solo attraverso la conoscenza e la cultura si può combattere la stigmatizzazione in ogni sua forma”.


L’Associazione Socio Sanitaria Angelo Azzurro Onlus si è costituita nel 2009 con lo scopo di sviluppare principalmente progetti individualizzati di assistenza domiciliare, riabilitativa, visite specialistiche psichiatriche per adulti e neuropsichiatriche per bambini, mediante un’equipe multidisciplinare composta da medici specialisti, psichiatri, psicologi, neuropsichiatri infantili, nutrizionisti, operatori della riabilitazione, educatori professionali, infermieri, logoterapeuti e neuro-psicomotricisti. Inoltre presso il nostro centro è attivo un servizio per il DSA, servizio riabilitativo rivolto ai bambini affetti da disturbi specifici di linguaggio e apprendimento, coordinazione motoria.  Negli anni è stata sostenuta da varie fondazioni: Vodafone Italia, Nando Peretti e Pirelli; abbiamo ricevuto il sostegno economico sia da Privati con erogazioni liberali sia dal 5×1000.

Il progetto A-HEAD nasce nel 2017 per volere della famiglia Calapai per la lotta allo stigma dei disturbi mentali e dalla collaborazione con artisti internazionali: infatti con il progetto A-HEAD, curato da Piero Gagliardi dal 2017, la onus Angelo Azzurro, mira a sviluppare un percorso conoscitivo delle malattie mentali attraverso l’arte. Lo scopo globale del progetto è quello di aiutare i giovani che soffrono a reintegrarsi nella società, attraverso lo sviluppo di nuove capacità lavorative e creative.
Dal 2022 la Onlus ha istituito con il Progetto A-HEAD la Prima Edizione del Premio Internazionale “Giovan Battista Calapai e Theodora van Mierlo Benedetti”, dedicato alla memoria di Giovan Battista Calapai e Theodora van Mierlo Benedetti, due figure centrali che hanno contribuito in modo determinante alla connessione tra la ONLUS dedicata alla lotta contro lo stigma dei disturbi mentali e il settore dell’arte, arrivando nel 2024 con la seconda edizione a superare le 200 candidature e premiando la ricerca di tre bravissimi artisti.

Il Premio Internazionale “Giovan Battista Calapai, Theodora van Mierlo Benedetti e – aggiunto nella II edizione- il Piero Gagliardi” vuole, sostenere artisti emergenti si rivolge, infatti, agli artisti under 35 prendendo in considerazione tutta la produzione artistica degli ultimi cinque anni e la ricerca in questione. Da circa due anni è nato il progetto Angelo Azzurro Edizioni – linea editoriale specializzata in pubblicazioni letterarie sull’approfondimento di tematiche sociali connesse al teatro, alla letteratura, alla poesia, alla psichiatria e alla psicanalisi diretta dal Dott Giuseppe Capparelli.


INFO
Progetto Sognare i Sogni
Angelo Azzurro ONLUS
infoangeloazzurro@gmail.com
tel. 3386757976 

https://associazioneangeloazzurro.org www.facebook.com/Aheadangeloazzurro
 www.instagram.com/angelo_azzurro_onlus

Ufficio Stampa Angelo Azzurro

Alessio Morganti
alessio.mrg@hotmail.it

Barbara Speca
bspeca67@gmail.com

Ufficio stampa A-HEAD
Roberta Melasecca_Interno 14 next – Melasecca PressOffice

roberta.melasecca@gmail.com

Roma, Palazzo Bonaparte: la mostra “ESCHER” proroga fino al 5 maggio

Allestimento della mostra a Palazzo Bonaparte di Roma
A Palazzo Bonaparte spopola 
“ESCHER”
 e, viste le innumerevoli richieste, la grande monografica
proroga fino al 5 maggio!

Sono già stati superati i 150mila visitatori e a Palazzo Bonaparte di Roma continua il grande successo della più completa monografica mai realizzata sul genio olandese ESCHER che, viste le tantissime richieste, proroga fino al 5 maggio.
Con oltre 300 opere, tanti inediti, sale immersive, apparati didattici e stazioni interattive, la mostra celebra i 100 anni dalla prima visita di Escher a Roma dove visse per ben dodici anni, dal 1923 al 1935.

Ovunque sia presentato, il mito di Escher continua a crescere per la sua capacità unica di parlare ad un pubblico molto vasto e trasportarlo in un mondo immaginifico e impossibile, dove si mescolano arte, matematica, scienza, fisica e design.

La mostra, col patrocinio della Regione Lazio, del Comune di Roma – Assessorato alla Cultura e dell’Ambasciata e Consolato Generale del Regno dei Paesi Bassi, è prodotta e organizzata da Arthemisia in collaborazione con la M. C. Escher Foundation e Maurits ed è curata da Federico Giudiceandrea – uno dei più importanti esperti di Escher al mondo – e Mark Veldhuysen, CEO della M.C. Escher Company.


Quella tra Escher e Arthemisia è, a tutti gli effetti, una grande storia d’amore.
Ho ancora il ricordo nitido di quando, nel 2013, il professor Marco Bussagli mi parlò per la prima volta di questo artista, fino ad allora per me sconosciuto. Ricordo di aver dato un’occhiata veloce al libro che mi diede quella sera, sfogliandolo senza particolare interesse. Mi disse che c’era una piccola mostra in corso a Reggio Emilia, passata nel silenzio, che avrei dovuto vedere.
Non so bene perché – probabilmente per quella curiosità che ancora oggi mi spinge a vedere qualsiasi mostra sul pianeta Terra –, ma sono andata a dare un’occhiata al lavoro di questo grafico olandese, il cui nome era pressoché sconosciuto a tutti. L’incontro dal vivo con le opere di Escher è stato sorprendente, ero come ipnotizzata davanti a creazioni che non avevo mai visto prima e che accendevano in me una sorta di strana eccitazione mentale. Ricordo di aver fatto un milione di domande, entusiasta della scoperta. Bellissimo Escher, anche divertente, ma non adatto per produrre una mostra: “non lo conosce nessuno” è la frase che ricordo come il mio migliore errore.
Il caso volle che qualche mese dopo saltasse una mostra in programma a Roma, al Chiostro del Bramante, e proposi all’amica Patrizia de Marco di sostituirla last minute con Escher. Nessuno ne era convinto, avevamo previsto al massimo 30.000 visitatori, fu fatto tutto al risparmio come si fa quando si produce una mostra “minore”. La domanda più frequente che ci veniva rivolta era: “e chi è Escher?”. Il primo giorno di apertura la coda chilometrica davanti alla mostra ci lasciò senza fiato, qualcosa ci era sfuggito.
Ci era sfuggito che il nome non era conosciuto, ma le opere di Escher erano nell’immaginario di tutti, oggetto quasi di venerazione da parte di amanti dell’arte e non, appassionati di matematica e filosofia, designer, architetti, giovani e giovanissimi, insomma un pubblico molto vasto che andava ben oltre quello consueto delle esposizioni d’arte.
La mostra si concluse con quasi 230.000 visitatori, fu un successo clamoroso.
Da allora abbiamo realizzato almeno venti mostre di Escher in ogni parte del mondo, da Milano a New York, da Madrid a Singapore, e tra poco daremo il via alla sua prima tournée giapponese.
Credo che si possa affermare che Arthemisia ha contribuito in maniera molto significativa alla diffusione e alla conoscenza internazionale del suo lavoro. Tra gli artisti che esponiamo abitualmente è sicuramente quello che sentiamo più “nostro”.
Negli anni abbiamo studiato e approfondito tutto su Escher, la nostra Tiziana Parente è diventata una delle più grandi esperte su questo artista, il rapporto con la Fondazione Escher, in particolare con Mark Veldhuysen e Federico Giudiceandrea, si è fatto via via più stretto, forte anche degli ottimi risultati ottenuti insieme.
La mostra che viene presentata quest’anno a Palazzo Bonaparte, in occasione dei cento anni dall’inizio del soggiorno romano di Escher, intende essere un punto di arrivo di questo bellissimo viaggio, ma soprattutto una summa di tutto quello che è stato scoperto in questi anni. È sicuramente la mostra più grande e completa mai realizzata sino a oggi, oserei dire definitiva.
A dieci anni di distanza dal primo incontro, vogliamo celebrare questo incredibile artista – le cui creazioni rimangono a tutt’oggi uniche – insieme agli esperti, agli amici, agli studiosi, ai collezionisti, ai curiosi e ai visitatori che hanno fatto sì che Escher sia asceso irreversibilmente all’Olimpo degli artisti più amati del mondo.



Date al pubblico
31 ottobre 2023 – 1° aprile 2024
PROROGATA FINO AL 5 MAGGIO

Orario apertura
dal lunedì al giovedì 9.00 – 19.30
venerdì, sabato e domenica 9.00 – 21.00
(la biglietteria chiude un’ora prima)

Biglietti
Intero 
€ 16,00 (audioguida inclusa)
Ridotto
 € 15,00 (audioguida inclusa)

Informazioni e prenotazioni
T. + 39 06 87 15 111

Sito
www.mostraescher.it
www.mostrepalazzobonaparte.it
www.arthemisia.it

Social e Hashtag ufficiale
@arthemisiaarte
@mostrepalazzobonaparte

Ufficio stampa
Arthemisia
Salvatore Macaluso | sam@arthemisia.it
press@arthemisia.it | T. +39 06 6938030

Relazioni esterne Arthemisia
Camilla Talfani | ct@arthemisia.it

Visita guidata del curatore, prof. Davide Colombo, per il finissage della mostra

Afro Basaldella – Nero rosa grande, 1962 (Courtesy Fondazione Archivio Afro Basaldella, Roma)

Si conclude con un’esclusiva visita guidata del curatore, prof. Davide Colombo, la mostra “Dino, Mirko e Afro Basaldella. Destini paralleli e intrecciati” promossa dal Comune di Monfalcone in collaborazione con la Fondazione Musei Civici di Venezia e il Consorzio Culturale del Monfalconese/Ecomuseo Territori.

Il finissage si terrà domenica 18 febbraio, alle 17.00. alla Galleria Comunale d’Arte Contemporanea (piazza Cavour 44). Dopo i saluti delle autorità, seguirà alle 17.30 la visita guidata del curatore (Ingresso libero, consigliata la prenotazione: 
galleria.didattica@comune.monfalcone.go.it / 0481 494177 / 371)

Mirko Basaldella – Ettore e Andromaca, 1959 (Galleria Internazionale d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro, Venezia)

“La mostra presenta 40 capolavori dei tre maestri, Dino, Mirko e Afro Basaldella, tracciandone il percorso artistico dagli anni ’30 agli anni ’60 del secolo breve” – ricorda l’Assessore alla Cultura, Luca Fasan, invitando chi non l’avesse ancora vista a cogliere l’occasione di ammirarla insieme al curatore –  “in una delle esposizioni più iconiche di sempre, che collocano Monfalcone e la sua Galleria Comunale d’Arte Contemporanea tra le migliori offerte culturali del Paese”.

Un momento della presentazione

La mostra è stata realizzata con il contributo della Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, della Fondazione Cassa di Risparmio di Gorizia e con il supporto di diverse importanti realtà del territorio, quali Banca di Credito Cooperativo della Venezia Giulia (main sponsor), Io Sono Friuli Venezia Giulia e Go!2025.


Aps comunicazione Snc
di Aldo Poduie e Federica Zar
viale Miramare, 17 • 34135 Trieste
Tel. e Fax +39 040 410.910
zar@apscom.it

Roma, Von Buren Contemporary: Juxtaposition – Doppia personale di Marco Stefanucci e Luca Zarattini

Marco Stefanucci Oxymoron #2, 2021,
mixed media on wood 26 x 18 cm
Luca Zarattini, Forme dal profondo del mare #4, 2023,
tecnica mista su tela 40 x 31,5 cm
Von Buren Contemporary presenta
 
JUXTAPOSITION
 
Con le opere di
Marco Stefanucci
Luca Zarattini
 
Vernissage
sabato 24 e domenica 25 febbraio 2024
dalle 17:00 alle 21:00

Testo critico: Marta Spanò
Curatrice e organizzazione: Michele von Büren

la mostra resterà aperta fino al 14 marzo 2024
orari: 11:00-13:30 e 16:00-19:30; domenica e lunedì su appuntamento
 
Von Buren Contemporary
Via Giulia 13, 00186 Roma

Von Buren Contemporary è lieta di presentare Juxtaposition, la mostra bi-personale di Marco Stefanucci e Luca Zarattini.
Juxtaposition mette in scena due mondi contrastanti: le tavole monocromatiche di Stefanucci, fatte di ombre e sogni, e le tele quasi astratte di Zarattini, audaci e colorate.

A prima vista, la mostra sembra concentrarsi su due visioni in collisione ma, a un esame più attento, la giustapposizione rivela somiglianze inaspettate derivanti da un approccio sperimentale, riflessivo e poetico condiviso.

Marco Stefanucci, Oxymoron #7 , 2023,
mixed media on wood 23 x 20 cm

I dipinti su tavola di Stefanucci sembrano parlarci dal passato: missive silenziose e fugaci in cui scene, volti e paesaggi perduti nel tempo riaffiorano nella nebbia, come ricordi lontani ma ancora familiari. Invece le opere su tela di Zarattini, con le loro ricche combinazioni cromatiche, appaiono come manifestazioni luminose ed energiche di una mente caleidoscopica. Innumerevoli turbinii si fondono e si dissipano, facendo affidamento sull’associazione della forma per suggerire il significato piuttosto che impiegare motivi riconoscibili.

Luca Zarattini, Onde anomale, 2021,
tecnica mista su tela 175×150 cm

Il punto in cui questi due artisti si sovrappongono è anche nel loro impegno caratterizzato da un’ampia varietà di tecniche e materiali. L’uso di acidi e solventi che corrodono la pittura sono elementi che caratterizzano da sempre la produzione di Stefanucci, mentre la raffinata ricerca di Zarattini ha portato ad un’originale e complessa tecnica di stratificazione che utilizza per i suoi dipinti a collage.

Entrambi gli artisti sono inoltre saldamente ancorati al passato: Stefanucci ha studiato a fondo le tecniche degli antichi maestri e i riferimenti alla loro opera e alla storia dell’arte sono i pilastri del suo lavoro. Zarattini nel frattempo attinge al nostro riconoscimento inconscio di forme e immagini archetipiche, creando un dialogo intrigante tra passato e presente.

Marco Stefanucci è nato nel 1970 a Roma, dove si è diplomato in Grafica e Laureato in Storia dell’Arte Contemporanea presso l’Università La Sapienza. Ha esposto in Italia, Francia, Belgio, Germania, Inghilterra e Lussemburgo.

Luca Zarattini è nato a Codigoro (Ferrara) nel 1984 e si è diplomato all’Accademia di Belle Arti di Bologna. Zarattini ha tenuto esposizioni importanti che lo hanno portato all’attenzione della critica e alla partecipazione a note rassegne nazionali, con l’aggiudicazione di prestigiosi premi (Premio Niccolini 2016, Basilio Cascella 2011, Zingarelli 2010, e del Concorso 150° dell’Unità indetto dalla Prefettura di Ferrara e dall’Istituto di Storia Contemporanea).


Ufficio stampa

Alessandra Lenzi
+39 320.5621416
alessandralenzi.press@gmail.com