Villa Lysis a Capri ospita la mostra di Monica Marioni dal titolo #LASCIAMIANDARE

Capri (NA), Villa Lysis

CAPRI | VILLA LYSIS
9-28 luglio 2022

MONICA MARIONI
#LASCIAMIANDARE

a cura di MARIA SAVARESE

La mostra presenta una trentina di opere fotografiche e due video proiezioni che testimoniano la performance site-specific realizzata dall’artista, proprio all’interno e all’esterno della storica residenza sul tetto dell’isola.

Dal 9 al 28 luglio 2022, Villa Lysis a Capri, l’eclettica dimora di inizi Novecento del nobile parigino Jacques d’Adelswärd Fersen, ospita la mostra di Monica Marioni dal titolo #LASCIAMIANDARE,a cura di Maria Savarese, in collaborazione con Tina Cannavacciuolo, Maria Rosa Sossai e Igor Zanti, con il contributo dello psicologo Stefano Di Carlo.

L’appuntamento caprese, che ha ricevuto il patrocinio della Città di Capri, allestito in uno dei suoi più suggestivi siti culturali, la casa-museo dedicata alla “jeunesse d’amour”, è la prima tappa di un viaggio che toccherà nei prossimi mesi Vicenza, Palermo e Napoli.

L’esposizione si compone di una trentina di opere fotografiche e di due video proiezioni che testimoniano la performance site-specific realizzata dall’artista, proprio all’interno e all’esterno della storica residenza sul tetto dell’isola.

A tre anni di distanza da “Le Umane Paure”, corto d’artista per la regia di Nicolangelo Gelormini, già vincitore di 26 allori internazionali e presentato in numerose sedi, fra cui il MACRO di Roma e il Teatro Franco Parenti di Milano, con #LASCIAMIANDARE Marioni supera la dimensione individuale per affrontare quella relazionale. 

Monica Marioni #LASCIAMIANDARE

La mostra nasce da esperienze autobiografiche dirette, trasformate in un’inedita impaginazione artistica che va intesa come testimonianza delle modalità e conseguenze della violenza fisica o psicologica derivanti da relazioni “tossiche”. #LASCIAMIANDARE non racconta una storia di abusi, bensì il cammino di uscita da essi, il risveglio e la dolorosa e progressiva riconquista del proprio giudizio, della corretta prospettiva di sé e del mondo.

Monica Marioni – afferma Maria Savarese – articolerà i diversi capitoli della sua narrazione intorno al tema della dipendenza affettiva, in cui ognuno porta con sé vuoti esistenziali e dinamiche psicologiche irrisolte, dall’iniziale condizione di dolore ed umiliazione psicofisica, fino all’approdo alla consapevolezza ed amore di sé. Lo farà attraverso fotografie, video e disegni, pensati e realizzati apposta per le diverse sedi espositive coinvolte”.

Riconoscere l’altro per quel che è e fa realmente, nei confronti propri e degli altri – precisa Monica Marioni – è il livello di consapevolezza che rende possibile analizzare il ‘mostro’, guardandolo dritto in faccia con l’obiettività di chi conosce nel dettaglio le sue responsabilità. È un punto di arrivo altissimo a cui esortare ogni vittima, è il vero e proprio appello che questo progetto vuole lanciare a chiunque, uomo o donna, abbia vissuto personalmente esperienze di questa natura.

Rendere visibile, o meglio ‘sensibile’ ciò che un individuo prostrato dalla strategica violenza interpersonale attraversa – prosegue l’artista – è lo slancio ulteriore, il passo in più che l’arte vuole compiere per amplificare e diffondere questa profonda e dolorosa consapevolezza raggiunta”.

Durante le sue performance, Monica Marioni indosserà gli ALIVE CREATURE DRESSES di LIBORIO creati dallo stilista Liborio Capizzi.

Il progetto, documentato da un catalogo in cui confluirà l’intero racconto artistico ed espositivo, è dedicato a Vittorio Carità. 

Note biografiche

Monica Marioni nasce a Conegliano Veneto (TV) nel 1972, ma si trasferisce giovanissima nel vicentino dove tuttora vive alcuni mesi all’anno. Artista multidisciplinare, Marioni fa dell’arte una professione a seguito dell’incontro con Antonina Zaru, gallerista, mecenate, già amica e complice di artisti di fama internazionale quali Nam June Paik, Luca Pignatelli, Giovanni Frangi, Velasco, Salvatore Garau. È lei a riconoscere per prima il potenziale di Monica, spingendola a muovere i primi passi partendo da Napoli, con una collettiva a palazzo Crispi. La collaborazione pluriennale culmina con l’invito a realizzare un’opera monumentale nell’ambito di un evento collaterale alla 53^ Biennale d’Arte di Venezia. Ècosì che crea “Ego”, installazione e videoarte unite in un unico lavoro. Nel muoversi dall’astrattismo verso la figurazione, e dal quadro alle altre forme approda alla “pittura digitale” con il progetto “Ninfe”, presentato a Vicenza per iniziativa della Fondazione Vignato per l’Arte, e in “IO SONO”, allestito a Milano alla Fondazione Stelline, con la curatela di Oliver Orest Tschirky, durante il quale incontra per la prima volta la performance, ospitando il danzatore Butoh tedesco Imre Thormann.

Con “REBUS” del 2013, Monica Marioni torna al materico in tecnica mista per dare corpo a una narrazione eterea ed enigmatica, preludio alla iconicità delle successive opere di “FAME!”, progetto pensato per EXPO 2015 – Feed the planet, ma presto svincolatosi per raccontare tutte le «fami» proprie dell’individuo contemporaneo, attraverso la compresenza di quadri, foto, installazioni e momenti performativi. Con FAME! al PAN di Napoli, inizia la collaborazione con la curatrice Maria Savarese attraverso il progetto filmico LE UMANE PAURE: partendo da una serie di performance dell’artista, il regista Nicolangelo Gelormini ha girato un film d’arte di 14 minuti. 

L’ultimo progetto, “HOTEL MO.MA”, curato da Maria Rosa Sossai e presentato nel febbraio 2019 a Vicenza, ha segnato un avvicinamento deciso verso un’arte più minimale e concettuale, installativa e performativa, legata a stretto filo ad una figura fondamentale dell’architettura italiana quale Carlo Scarpa. 

In ogni sua forma, l’attenzione artistica di Monica Marioni è sempre concentrata sulla figura umana, che rappresenta con una vasta e varia gamma espressiva atta a raccontare le paure, ansie e nevrosi dell’individuo contemporaneo.


MONICA MARIONI. #LASCIAMIANDARE
9-28 luglio 2022
Capri (NA), Villa Lysis (via Lo Capo, 12)

Opening sabato 9 luglio 2022
11 a.m. – 20.30 p.m.
Dal 10 al 28 luglio 2022
Orari: 10-19 tutti i giorni
Ingresso: 1.50 (libero per residenti e under 14)

Ufficio Stampa Capri
AnnaChiara Della Corte | acdellacorte@gmail.com | M +39 333 8650479

Ufficio stampa
CLP Relazioni Pubbliche 
Anna Defrancesco | T +39 02 36755700; M +39 349 6107625 | anna.defrancesco@clp1968.it | www.clp1968.it

Udine, Chiesa di San Francesco: Banksy & Friends

Dall’8 luglio al 18 settembre 2022, nella storica Chiesa di San Francesco di Udine sarà ospitata la mostra Banksy & Friends, un evento unico che racconta la storia della street art italiana ed internazionale attraverso il dialogo tra il misterioso artista inglese e influenti artisti italiani del momento come Mr. BrainwashTvBoyJagoAndrea Ravo Mattoni Pau.

8 luglio – 18 settembre 2022
Chiesa di San Francesco – Udine

Banksy & Friends

Andrea Ravo Mattoni
Vermeer,
Ragazza con orecchino di perla
Spray su tela, 50x70cm
2022
Pop House Gallery

Street art ma non solo. Curata da Pietro Quattriglia Venneri, con oltre 40 opere provenienti dalla prestigiosa collezione di proprietà della Pop House Gallery e suddivise in 6 sezioniBanksy & friends, insieme a lavori che sono entrati nell’immaginario collettivo come punte di diamante dell’arte contemporanea di strada, va oltre, presentando al pubblico quelli che sono i nuovi orizzonti della cultura figurativa.

La mostra, col patrocinio del Comune di Udine, è organizzata da Apapaia e Piuma e vede come main sponsorFerest Rail, come sponsorBCC Banca di UdineMorosoReale Mutua – Agenzia di Udine e Sky Energy e come partnerPop House GalleryProfilo Libero Comunicazione & DesignDusci GangiEmily Evans Contemporary SuppliesIdea SpettacoloLuce GroupRestauri & Costruzioni e Specogna.


Sede
Chiesa di San Francesco
Via Odorico da Pordenone Beato, 1
33100 – Udine

Date al pubblico
8 luglio – 18 settembre 2022

Orari di apertura
mercoledì – domenica, ore 11.00 – 19.00
(la biglietteria chiude un’ora prima)
Lunedì e martedì chiuso

Biglietti
Intero € 12,00
Ridotto € 10,00

Info su orari, eventi e biglietti
info@pophousegallery.it
www.banksyandfriends.com
T. +39 3318783071

Hashtag ufficiale
#Banksy&Friends

Ufficio Stampa
Arthemisia
Salvatore Macaluso | sam@arthemisia.it
T. +39 06 69380306

Comune di Udine
Giovanni Stocco
giovanni.stocco@comune.udine.it
T. +39 0432 127 2686

Perugia: la Galleria Nazionale dell’Umbria riapre al pubblico con un nuovo allestimento

Pietro di Cristoforo Vannucci detto il Perugino, Adorazione dei Magi (part.), circa 1475

PERUGIA
VENERDÌ 1° LUGLIO 2022

HA RIAPERTO LA GALLERIA NAZIONALE DELL’UMBRIA

Dopo un anno di lavori, uno dei più importanti musei italiani riapre con un nuovo allestimento, nuovi spazi, nuove metodologie di fruizione.

Tra le novità, due sale interamente dedicate a Perugino, del quale il museo conserva il maggior numero di opere al mondo, l’inaugurazione della sezione riservata all’arte contemporanea con lavori di maestri umbri quali Gerardo Dottori e Alberto Burri.

Ha riaperto, dopo un anno di lavori, la Galleria Nazionale dell’Umbria, uno dei musei italiani più importanti e ricchi di capolavori, che conserva il maggior numero di opere al mondo di Perugino.

Tradizione e innovazione sono i due poli all’interno dei quali s’inserisce il nuovo percorso espositivo; fedele alla sua storia e alla sua identità, la Galleria Nazionale dell’Umbria si proietta verso il terzo millennio, presentandosi all’avanguardia per quanto riguarda la conservazione del patrimonio, la sicurezza dei beni e delle persone, la sostenibilità ambientale, la comunicazione interna ed esterna, l’interdisciplinarità e l’internazionalità della ricerca.

“Oggi è un giorno speciale per Perugia, per l’Umbria, per l’Italia – afferma il professor Massimo Osanna, Direttore generale Musei –. Dopo un anno di lavori, torna fruibile al pubblico un luogo d’eccellenza, custode del patrimonio artistico e culturale nazionale.

Finanziati dal Fondo Sviluppo e Coesione, gli interventi di riallestimento della Galleria Nazionale dell’Umbria consegnano ai visitatori un museo proiettato verso il futuro ma che non dimentica di celebrare la grande cultura figurativa umbra che, dai maestri del Medioevo e del Rinascimento, si è trasmessa fino alla contemporaneità, ad artisti quali Gerardo Dottori, Roberto Paci Dalò, Vittorio Corsini, Piero Dorazio, Alberto Burri presenti per la prima volta all’interno del percorso espositivo.

Una tradizione che ha avuto uno dei suoi vertici assoluti in Pietro di Cristoforo Vannucci detto il Perugino di cui nel 2023 si ricorderà il V centenario della morte; anniversario che vede il Ministero della Cultura nel ruolo di promotore delle iniziative a lui dedicate”.

“La riapertura della Galleria Nazionale dell’Umbria – dichiara Andrea Romizi, sindaco di Perugia –, parte integrante del nostro Palazzo dei Priori, è motivo di grande soddisfazione e orgoglio per la restituzione alla città di uno scrigno di opere d’arte fra i più preziosi in Italia. La ristrutturazione, a partire dal nuovo allestimento, ha richiamato un cantiere Rinascimentale, interessando vari ambiti del palazzo comunale come la ex Sala del Grifo e del Leone che ospiterà la biblioteca della Galleria. Da oggi riparte con significativo slancio l’offerta culturale della città e della regione per un turismo sempre più consapevole, alla ricerca di giacimenti e complessi culturali di rilievo. Il merito va al Ministero della Cultura che ha stanziato finanziamenti cospicui, ma soprattutto al direttore Pierini per la determinazione avuta nel restituirci Palazzo dei Priori nella sua veste originale, e una Galleria resa alla pari dei più grandi musei internazionali”.

“Ripensare daccapo il museo – sottolinea Marco Pierini, direttore della Galleria Nazionale dell’Umbria – ha voluto dire, innanzitutto, saper tenere fermo lo sguardo sulla storia e sulla tradizione, per crescere, svilupparsi, migliorare sapendo bene ‘chi siamo’ e ‘cosa vogliamo diventare’. La scommessa che abbiamo voluto correre è stata quella di trasformare un museo accessibile in un museo accogliente. In primo luogo, per le opere, per la cui conservazione e per la cui fruizione si è avuta cura particolare; in secondo luogo, per il visitatore che può attraversare le sale scegliendo di godere della vista delle opere, di approfondire la propria conoscenza attraverso gli apparati testuali o digitali, oppure riposare gambe e occhi ammirando dalle vetrate la città dai cui monumenti la gran parte delle testimonianze artistiche proviene”.

Perugia, Galleria Nazionale dell’Umbria, nuovo allestimento; foto di Marco Giugliarelli

Il nuovo allestimento, firmato da Daria Ripa di Meana e Bruno Salvatici, finanziato per 5 milioni di euro dal Fondo Sviluppo e Coesione, offre al visitatore una fruizione più semplice e intuitiva, con alcuni inserti di opere recentemente acquisite o richiamate dai depositi.

Tra queste, si segnalano l’Imago Pietatis di Giovanni Baronzio (1330 circa), il Salvator Mundi di Melozzo da Forlì (1476-1485), la Presentazione di Gesù al tempio di Giovambattista Naldini (1535-1591), acquistato nel 2018, bozzetto dell’opera presente in Galleria, la Madonna col Bambino e santa Gertrude di Giuseppe Maria Crespi (1665-1747), Sant’Anna, san Gioacchino e Maria Bambina di Francesco Mancini (1679-1758).

La Galleria Nazionale dell’Umbria accoglie prevalentemente dipinti di soggetto sacro databili tra il XIII e il XVIII secolo. Questa tipologia di collezione si presta a criteri espositivi cronologici; ed è infatti la scansione temporale a dettare anche nel nuovo allestimento la disposizione delle opere, con alcune importanti novità rispetto al passato. Le arti applicate (oreficeria, medaglie, avori, tessuti) sono poste in dialogo con pittura e scultura, per rappresentare l’evoluzione dei linguaggi figurativi e l’interazione fra tecniche diverse attraverso i secoli.

Sono state create inoltre delle sale monografiche per raccontare la carriera dei maggiori artisti presenti nella collezione. Quelle di maggiore impatto sono le due dedicate al più importante maestro umbro, Pietro di Cristoforo Vannucci, noto come il Perugino, una al terzo piano per le opere della giovinezza e della prima maturità, l’altra, al piano inferiore, per la produzione tarda, con le prove più significative dei suoi ultimi venti anni di attività, in un allestimento di grande suggestione, che raccoglie capolavori distribuiti prima in sette diversi ambienti.

Nel 2023, in occasione del V centenario della sua morte, Perugino sarà celebrato attraverso una serie di attività di ricerca, formative, editoriali, espositive, nonché mediante l’organizzazione di manifestazioni culturali, che avrà il suo fulcro proprio alla Galleria Nazionale dell’Umbria.

Rispetto al passato, la nuova Galleria presenta anche una selezione più asciutta della collezione, individuata con accorgimenti che hanno portato a rappresentare, in maniera approfondita, l’ampiezza e la ricchezza della raccolta, rendendo al contempo più fluida e godibile la visita. La creazione di una Exhibition box per piccole esposizioni temporanee consentirà di valorizzare opportunamente le opere in deposito, grazie a eventi specifici.

Per la prima volta, la Galleria Nazionale dell’Umbria si apre al contemporaneo.

Nella parete di fondo della Cappella dei Priori, Vittorio Corsini ha reinterpretato, utilizzando la medesima tecnica di allora, le distrutte vetrate e plasmato nell’altare ligneo il nuovo fulcro sacro di Palazzo dei Priori.

La Sala 20 ospita l’intervento che Roberto Paci Dalò ha realizzato a grafite acquerellabile e inchiostro indiano Ductus. Sono immagini e parole che rimeditano alcuni spartiacque della storia e dell’arte in Umbria, offrendo al visitatore suggestioni, elementi di riflessione, rimodulazioni formali capaci di attivare meccanismi di conoscenza diretti e intuitivi.

Il nuovo allestimento della Galleria Nazionale dell’Umbria dedica la Sala 39 ad artisti umbri o che abbiano a lungo operato in regione quali Gerardo Dottori, Alberto Burri, Piero Dorazio, Adalberto Mecarelli che, con la loro presenza e il loro spessore culturale, hanno partecipato da protagonisti al dibattito sul contemporaneo in Italia, influenzandolo profondamente.

Il Tramonto lunare di Gerardo Dottori, lirico paesaggio futurista datato 1930, e il Bianco e nero C2 di Alberto Burri del 1971, appartenenti alla collezione del museo, s’integrano con un catrame dello stesso maestro tifernate (Nero) e con una tela del romano Piero Dorazio (Andi(i)Rivieni, 1970), entrambe giunte da collezioni private in comodato d’uso.

Completa la sala un’opera realizzata agli esordi del terzo millennio in India, Bissau Hotel à Jaipur del ternano Adalberto Mecarelli.

A integrazione della visita, il progetto multimediale sviluppato e realizzato da Magister Art fornisce approfondimenti e angolazioni inedite su una selezione del patrimonio esposto. Tra gli interventi, un apparato multimediale innovativo, per il quale è stata coniata la definizione di didascalie animate: uno spazio non fisico dove riunire i pezzi mancanti di alcune opere oggi smembrate e disseminate per il mondo, in un percorso conoscitivo non didascalico che abbatte limiti fisici e geografici.

Molte altre sono le novità, che s’incontrano già nell’atrio di Palazzo dei Priori con il bookshop ampliato nelle dimensioni oltre che nei servizi, e con un’illuminazione che ne valorizza l’architettura, le volte, i costoloni e le finestre a ogiva, tutte testimonianze inequivocabili dell’origine medioevale dell’edificio.

I lavori hanno permesso la creazione di un laboratorio di restauro e un’aula didattica totalmente accessibile, dotata di arredi e materiali e di strumentazioni, anche elettroniche, per consentire lo svolgersi d’iniziative come laboratori, attività in realtà aumentata e altro. Inoltre, una delle novità più significative è l’apertura di una biblioteca di Storia dell’arte, ricca di quasi 30.000 volumi, allestita nella Sala del Grifo e del Leone, che è stato possibile realizzare grazie alla concessione da parte del Comune di Perugia di questo prestigioso spazio, da ora in poi a disposizione di studenti e studiosi.

Anche l’aspetto “green” non è stato tralasciato. Il sistema d’illuminazione, ad alto contenuto tecnologico, è dotato di rilevatori di presenza che permettono di tarare automaticamente l’intensità luminosa; in assenza di visitatori le luci sono regolate al minimo, permettendo così un notevole risparmio energetico.

In occasione del riallestimento, Silvana Editoriale ha realizzato una nuova guida storico artistica a cura del direttore Marco Pierini, con un saggio sul Palazzo dei Priori e la storia della Galleria di Marina Bon Valsassina.

La Gnu e Franco Cosimo Panini Editore hanno realizzato una guida per bambini che ha come protagonista Pimpa. La cagnolina a pallini rossi disegnata da Altan accompagnerà nella visita al museo perugino i più piccoli, che, durante il percorso, scopriranno tante curiosità sui capolavori e saranno coinvolti in divertenti attività da fare durante la loro permanenza al museo o al ritorno a casa, come rinforzo dei contenuti appresi. Nel libro non mancano espedienti per giocare: adesivi, sagome da staccare, e una storia a fumetti sul Perugino.

Anche il sito ufficiale della Galleria (www.gallerianazionaledellumbria.it) ha avuto un restyling e funziona come contenitore e strumento per la visita in presenza, quindi anche come web app. Il sito, più intuitivo, dinamico e versatile rispetto al precedente, è stato sviluppato per essere accessibile, con le tracce audio delle descrizioni delle opere del percorso espositivo (in italiano e inglese), i video in LIS, i contenuti multimediali e di approfondimento, i percorsi tematici, come quello musicale, e molto altro ancora. Le nuove pagine dedicate alla collezione offrono infine la straordinaria possibilità di penetrare nella profondità della superficie e di percepire ogni singolo dettaglio delle opere grazie alle scansioni in gigapixel realizzate all’interno di un vasto progetto di collaborazione con Haltadefinizione che concilia le esigenze della fruizione con quelle della conservazione.

Al nuovo sito si affianca il progetto di Galleria digitale, sistematizzazione di circa 100.000 documenti liberamente accessibili che consentono di perlustrare l’archivio storico, l’archivio restauri e la gran quantità di materiale fotografico.


GALLERIA NAZIONALE DELL’UMBRIA
Perugia, Palazzo dei Priori (Corso Vannucci, 19)

T +39 075 58668415
E gan-umb@beniculturali.it

Informazioni:
T +39 0755 86 68 436
E gallerianazionaleumbria@beniculturali.it

Orari:
Aperture straordinarie
Venerdì 1° luglio, ore 08.30 – 23.30 (ultimo accesso 22.30)
Sabato 2 luglio, ore 08.30 – 23.30 (ultimo accesso 22.30)
Domenica 3 luglio, ore 8.30 – 19.30 (ultimo accesso 18.30)

Da aprile a ottobre
Lunedì 12.00 – 19.30 (ultimo ingresso ore 18.30)
Martedì – domenica 8.30 – 19.30 (ultimo ingresso ore 18.30)

Da novembre a marzo
Lunedì chiuso
Martedì – domenica: 8.30 – 19.30 (ultimo ingresso ore 18.30)
Chiuso il 25 dicembre e il 1° gennaio

Informazioni: Tel. 075.58668436; gan-umb@beniculturali.it;
Sito internet: www.gallerianazionaledellumbria.it

Ufficio Promozione e Comunicazione
Ilaria Batassa | tel. +39 3319714326 | ilaria.batassa@cultura.gov.it
Facebook: @GalleriaUmbriaPerugia
Instagram: @gallerianazionaledellumbria
Twitter: @GalleriaNazUmbr
Spotify: Galleria Nazionale Umbria
Spreaker: Galleria Nazionale Umbria

Archivio digitale e riproduzioni fotografiche
Arianna Bellocchi | tel. +39 335 5425486 | arianna.bellocchi@cultura.gov.it

Ufficio stampa
CLP Relazioni Pubbliche | Anna Defrancesco | tel. +39 02 36755700 | mob. +39 349 6107625  anna.defrancesco@clp1968.it | www.clp1968.it

Il Vasari come non l’avete mai visto al nuovo Museo presso il Complesso Monumentale di Santa Croce di Bosco Marengo (AL)

Macchina Vasariana – Abramo e Melchisedec

Alessandria celebra Papa San Pio V con l’inaugurazione del nuovo allestimento museale presso il Complesso Monumentale di Santa Croce di Bosco Marengo costruito nel ‘500 per volontà del pontefice alessandrino, con il coinvolgimento del Vasari che progettò la grandiosa “Machina Vasariana” e con gli straordinari Corali miniati, preziosi libri ancora oggi oggetto di studi scientifici.

Inaugurazione giovedì 7 luglio 2022

Il prossimo 7 luglio, ci sarà l’inaugurazione del nuovo allestimento museale presso il Complesso Monumentale di Santa Croce nei pressi di Alessandria che vedrà protagonisti artisti del ‘500, uno su tutti il Vasari. La nuova collezione permanente ospiterà, oltre alle opere di Giorgio Vasari, innumerevoli opere restaurate di altri artisti e da molti anni non più esposte al pubblico.

Novitàla celebre “macchina vasariana“, ideata dal Vasari come altare maggiore della chiesa e demolita nel Settecento, finalmente ora il visitatore potrà vivere l’esperienza di rivederla integra, idealmente ricollocata all’interno della Chiesa grazie alla Virtual Reality, utilizzando il supporto tecnologico degli Oculus.

Sarà un percorso turistico e artistico di interesse nazionale come proposto dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e promosso dal FAI.

In occasione delle celebrazioni del 450° anniversario della morte dell’unico pontefice piemontese, Papa Pio V (1566-1572), al secolo Antonio Michele Ghisleri (1504-1572), verrà inaugurato giovedì 7 luglio 2022 il nuovo allestimento museale presso il Complesso Monumentale di Santa Croce di Bosco Marengo (Alessandria), struttura cinquecentesca commissionata dal Santo pontefice.

La Chiesa e l’ex Convento di Santa Croce costituiscono uno dei massimi monumenti del tardo Rinascimento di Alessandria, valore culturale riflesso sia nell’architettura, sia nelle opere d’arte conservate nell’ex monastero domenicano allestito a museo

Il visitatore potrà scegliere la propria modalità di visita del museo secondo il proprio livello di interesse ed è indubbio che il museo di Bosco Marengo per molti aspetti si presta a costituire un modellofunzionaleal nuovo tipo di turismo sostenibile favorendoun flusso turistico diffuso in grado di evitare un’eccessiva concentrazione di pubblico in singoli luoghi.

Pio V, nativo di Bosco Marengo, fu un grande committente d’arte e un promotore di cultura: la commissione del Complesso di Santa Croce (1566), il finanziamento di una “macchina d’altare” per mano del celebre architetto e pittore Giorgio Vasari (1511-1574), la produzione di Corali Miniati, realizzati a Roma, saranno parte del nuovo allestimento che vuole far luce sulle vicende di personaggi legati al contesto artistico cinquecentesco romano e fiorentino. 
Il progetto museografico, redatto sulla base di quello scientifico curato dalla Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Province di Alessandria Asti Cuneo, intende valorizzare la fruizione della collezione artistica del Complesso, composta da cinquantasei opere fra dipinti e sculture e da undici originali del Vasari oltre alle esperienze di mostre immersive e digitali.

“Un machina grandissima quasi a guisa d’arco trionfale, con due tavole grandi, una dinanzi et una di dietro, et in pezzi minori circa trenta storie piene di molte figure che tutte sono a bonissimo termine condotte”
Giorgio Vasari

Così, nelle sue “Vite”, Vasari descrive il grandioso altare che progettò per Santa Croce su commissione di Pio V. Della curiosa “machina”, destinata all’altare maggiore della chiesa, rimangono oggi i soli dipinti, conservati nel museo che decoravano la maestosa architettura: nel 1710, infatti, essa fu smembrata e sostituita dall’attuale struttura in marmo.

Realizzati tra il 1567 e il ’69 a Firenze, i dipinti furono mandati a Pisa e poi via mare fino a Genova, per giungere a Bosco Marengo dove, nel frattempo, su disegno di Vasari, il fiorentino Giovanni Gargioli realizzava la monumentale struttura d’altare.
La tavola principale del “Giudizio Universale” è firmata Giorgio Vasari mentre le altre, sono attribuite a pittori della sua bottega, tra cui Francesco Morandini detto “Il Poppi”, Jacopo Zucchi e Giovanni Battista Naldini.

Nell’occasione, saranno esposte temporaneamente anche alcune opere provenienti da altri musei e collegate alle vicende del Complesso. 
Il visitatore potrà comprendere l’unitarietà̀ delle diverse creazioni attraversando una proiezione immersiva accompagnata da un commento sonoro, prima di accedere alla visione delle opere originali. Opere che per l’occasione sono state esposte unificando il percorso tra la Chiesa e il Convento-Museo al fine di riproporre al visitatore il progetto di Pio V nella sua complessità.
L’idea del nuovo allestimento museografico ha avuto avvio nel 2019 con il restauro della grande tavola della “machina” di Vasari dedicata al “Martirio di San Pietro da Verona”. Tale restauro, finanziato dal Ministero dell’Interno, ha avviato il riallestimento del Complesso; la pala, infatti, costituisce il fulcro ideale di un percorso di visita che attraversa la storia dalla fondazione cinquecentesca del luogo, fino alle trasformazioni operate nei secoli successivi.

In questo contesto si possono inserire anche i Corali Miniati, commissionati dal Papa Pio V e conservati presso il Museo Civico di Palazzo Cuttica in Alessandria, una collezione prestigiosa che recentemente è stata oggetto di una eccellente azione di digitalizzazione integrale, attraverso la quale, è stata realizzata una serie di video-mapping dedicati alla storia di Alessandria e di Pio V. 

Promosso e proposto dal Ministero per i Beni le Attività Culturali e il Turismo, dal Ministero degli Interni e dal FAI, il riallestimento ha visto diversi contributi, anche dalla Prefettura di Alessandria, nonché da privati cittadini. 
Per le celebrazioni della morte di Papa San Pio V si è costituito un Comitato promotore degli eventi a cui hanno aderito la Diocesi, la Città e la Provincia di Alessandria, assieme al Comune di Bosco Marengo. L’idea di promuovere il progetto culturale intorno ai 450 anni di morte di Pio V, nasce dall’intento di ricordare un grande personaggio moderno degno di essere conosciuto al grande pubblico come una pagina fondamentale della storia della Chiesa dell’arte italiana.

Il progetto del Museo Vasariano è firmato dall’architetto Loredana Iacopino, già autrice di importanti progetti allestitivi, fra cui quelli alla Reggia di Venaria Reale, Musei Reali di Torino e Palazzo Madama. Il progetto scientifico è stato curato dagli allora funzionari della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per le Province di Alessandria Asti Cuneo,  Monica Fantone e dott. Mario Epifani in collaborazione con l’arch. Francesca Lupo e la dott.ssa Liliana Rey Varela.

“La trascrizione in termini museografici del progetto curatoriale”, afferma l’architetto Iacopino, “Ha portato alla composizione di un nuovo museo, in cui la riunita collezione artistica dei beni di Santa Croce, dove le opere del Vasari ne costituiscono il cuore, darà vita a un nuovo percorso espositivo che si svilupperà tra, oculati giochi di luci, di suoni, di immagini, con lo scopo di guidare il visitatore,alla scoperta di una narrazione che metterà in luce la grande valenza artistica e l’intensità culturale.” 

In questa si ritrova la celebre “machina vasariana“, ideata da Giorgio Vasari come altare maggiore della chiesa e demolita nel Settecento, ma ora il visitatore potrà vivere l’esperienza di rivederla idealmente ricollocata all’interno della Chiesa grazie alla Virtual Reality, quindi utilizzando il supporto tecnologico degli Oculus, gli “occhiali” attraverso cui verrà resa possibile la visione delle opere originali che decoravano le importanti architetture.

La sfida più grande che si pone il nuovo museo è di superare i propri confini e proiettarsi verso il territorio, di cui costituisce una delle massime espressioni culturali e identificative.

Disegno della “Macchina Vasariana”

Cos’è la “Machina Vasariana”?

” ….Una machina grandissima quasi a guisa d’arco trionfale, con due tavole grandi, una dinanzi et una di dietro, et in pezzi minori circa trenta storie piene di molte figure che tutte sono a bonissimo termine condotte.” Così Giorgio Vasari nelle Vite descrive il grandioso altare che ha progettato per Santa Croce di Bosco Marengo su commissione di Papa Pio V. Nel 1710 l’altare fu smembrato e sostituito dall’attuale in marmo. La tavola principale con la rappresentazione del Giudizio Universale è conservata nell’abside della chiesa assieme ad altre due tavole con Santi Domenicani, i restanti quadri sono esposti nel museo attiguo. I dipinti furono realizzati tra il 1567 e il 1569 a Firenze, mandati a Pisa, poi via mare fino a Genova e da lì a Bosco Marengo dove giunsero alla fine di agosto del 1569; nel frattempo a Bosco, sul disegno di Giorgio Vasari, fu realizzata la monumentale struttura dell’altare ad opera del fiorentino Giovanni Gargioli. La tavola principale del Giudizio Universale è firmata da Giorgio Vasari mentre le altre tavole sono attribuite a pittori della sua bottega tra cui Francesco Morandini detto “Il Poppi”, Jacopo Zucchi e Giovanni Battista Naldini.


INFO

https://sanpio450.diocesialessandria.it

www.visitalessandria.it 

Melina Cavallaro –
Uff. stampa & Promozione FREE TRADE Roma 

Arles, Fondation Manuel Rivera-Ortiz: DRESS CODE (Identità/Costume/Abito)

Antonio D’Ambrosio, “Mamuthones” © Antonio D’Ambrosio

ARLES (FRANCIA)
FONDATION
MANUEL RIVERA-ORTIZ

DAL 4 LUGLIO AL 25 SETTEMBRE 2022

DRESS CODE (IDENTITÀ/COSTUME/ABITO)

La rassegna, inserita nel circuito ufficiale del più prestigioso festival dedicato alla fotografia, consolida la collaborazione tra Photolux Festival di Lucca e la Fondation Manuel Rivera-Ortiz di Arles.

All’interno del percorso espositivo, la Biennale di Fotografia di Lucca presenta i reportage di Michela Benaglia sulle maschere delle feste pagane in Italia e di Antonio D’Ambrosio sui Mamuthones, le maschere tipiche del carnevale sardo.

Photolux Festival di Lucca consolida la sua collaborazione con la Fondation Manuel Rivera-Ortiz di Arles, nel contesto dei Rencontres d’Arles, il più prestigioso festival dedicato alla fotografia, iniziata nel 2015.

Dal 4 luglio al 25 settembre 2022, la Fondation Manuel Rivera-Ortiz ad Arles (Francia) ospita la collettiva Dress Code (Identità/Costume/Abito).

In questa rassegna, la Biennale di Fotografia di Lucca – unico festival italiano di fotografia ad Arles – presenta, a cura di Chiara Ruberti ed Enrico Stefanelli, i reportage di Michela Benaglia sulle maschere delle feste pagane in Italia e di Antonio D’Ambrosio sui Mamuthones, le maschere tipiche del carnevale sardo.

Il progetto di Michela Benaglia Il Selvaggio, il Folle e l’Orso conduce un’indagine antropologica sul fenomeno delle maschere così come si è sviluppato in piccole realtà italiane, soprattutto montane, che viene rappresentato una volta l’anno durante riti folkloristici o manifestazioni religiose. In mostra una selezione di 16 fotografie.

Dal canto suo, Antonio D’Ambrosio, con il reportage sui Mamuthones, si focalizza, con 10 immagini, sui personaggi del carnevale di Mamoiada, piccolo centro della Sardegna. Nelle fotografie si ritrovano i Mamuthones e gli Issohadores: due personaggi maschili che, per alcuni studiosi, appartengono a un rituale di venerazione degli animali, protezione degli spiriti del mare o di buon auspicio per la mietitura che risalgono all’epoca nuragica, per altri si pensa siano una rappresentazione della vittoria dei sardi sui saraceni.

Photolux, con la direzione artistica di Rica Cerbarano, Francesco Colombelli, Chiara Ruberti ed Enrico Stefanelli, è organizzato con il sostegno del Main partner: Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca; partner istituzionali: Città di Lucca, Provincia di Lucca, Lucca Promos – The Lands of Giacomo Puccini, Camera di Commercio di Lucca; sponsor: intarget: flowing digital, Pictet Asset Management.


DRESS CODE (Identità/Costume/Abito)
Arles, Fondation Manuel Rivera-Ortiz (18 Rue de la Calade)
4 luglio – 25 settembre 2022

Ufficio stampa
CLP Relazioni Pubbliche | Anna Defrancesco | tel. +39 02 36755700 | mob. +39 349 6107625  anna.defrancesco@clp1968.it | www.clp1968.it

A Taormina, Palazzo dei Duchi di Santo Stefano, sarà inaugurata la mostra KOSMOS dell’artista Angelo Savasta a cura di Mariateresa Zagone

Sabato 16 luglio, alle ore 18,30, presso la prestigiosa sede della Fondazione Mazzullo, Palazzo dei Duchi di Santo Stefano a Taormina (Me), sarà inaugurata la mostra KOSMOS dell’artista Angelo Savasta a cura di Mariateresa Zagone.

Il tema del nuovo progetto espositivo dell’artista è il viaggio cosmico che, come ogni viaggio, diventa rappresentazione simbolica e reale della conoscenza, dell’esperienza che arricchisce. In KOSMOS Savasta veste gli abiti del cosmonauta interstellare muovendosi in una pittura leggera e pulviscolare che ricorda a tratti certe soluzioni anni ’50 legate alla fantascienza (si pensi, ad esempio, alle illustrazioni per le copertine della collana “Urania”). 

In queste composizioni che attirano in un universo sconosciuto prendono vita segrete armonie, si tratta di opere  multiformi che apparentemente si disvelano subito ma che in un secondo tempo, cominciano a raccontare miriadi di storie, una moltitudine di geometrie criptiche, un moltiplicarsi all’infinito di spazi che sfuggono alle regole correnti.

La mostra si potrà visitare tutti i giorni (ad esclusione del lunedì), fino al 31 luglio dalle ore 10,00 alle ore 24,00

Gallarate (VA) il Museo MA*GA presenta Screens. Culture dello schermo e immagini in movimento

Il riconoscimento è andato a Rossella Biscotti, Adelita Husni-Bey, Chiara Fumai, Mario Rizzi, Invernomuto, Silvia Rosi, Vega, Natalia Trejbalova e Vashish Soobah, le cui opere andranno ad arricchire la collezione del Museo.

Il premio alla carriera è stato assegnato a Mario Gorni e Zefferina Castoldi per il loro lavoro di documentazione della produzione artistica italiana legato proprio alle immagini in movimento

L’iniziativa è il primo evento del festival Archivifuturi

GALLARATE (VA)

AL MUSEO MA*GA
FINO AL 25 SETTEMBRE 2022
LA XXVI EDIZIONE DEL PREMIO GALLARATE

Mario Gorni, Zefferina Castoldi

Dal 5 giugno al 25 settembre 2022, il MA*GA di Gallarate (VA) presenta Screens. Culture dello schermo e immagini in movimento, la XXVI edizione del Premio Gallarate che, per la prima volta nella sua storia, indaga le relazioni tra produzione artistica contemporanea in Italia e l’ambito legato al video.

Il riconoscimento è stato assegnato a Rossella Biscotti, Adelita Husni-Bey, Chiara Fumai, Mario Rizzi, Invernomuto, Silvia Rosi, Vega, Natalia Trejbalova e Vashish Soobah, le cui opere andranno ad ampliare le collezioni del Museo MA*GA.

Il concept del premio è stato elaborato da Simone Frangi e Cristiana Perrella, membri della commissione scientifica a cui partecipano anche Marina Bianchi, Vittoria Broggini, Alessandro Castiglioni, Emma Zanella e Luciana Zaro.

Screens si apre con un riconoscimento alla carriera di Mario Gorni e Zefferina Castoldi, fondatori di Careof, per il loro lavoro di documentazione della produzione artistica italiana legato proprio alle immagini in movimento. In particolare, saranno presentati documentari e interviste realizzati tra il 1987 e il 2020.
Il percorso prosegue con le opere di Rossella Biscotti, Adelita Husni-Bey, Mario Rizzi, Invernomuto, Silvia Rosi, autori che la commissione scientifica ha ritenuto fondamentali per arricchire la collezione del MA*GA.
A queste, si aggiunge un lavoro di Chiara Fumai depositato in museo grazie a un accordo con The Church of Chiara Fumai.
Una terza sezione, resa possibile anche con il supporto di istituzioni private ed enti pubblici è dedicata all’acquisizione di pratiche emergenti. In questa linea sono state selezionate le opere di Vega, Natalia Trejbalova (Premio Academy Young) e Vashish Soobah.
L’idea di dedicare il Premio Gallarate alle ‘culture dello schermo’ – afferma Simone Frangi – è nata dalla lettura di What is Visual Culture?, introduzione al primo reader internazionale dedicato alla cultura visuale contemporanea pubblicato nel 1998, nel quale Nicholas Mirzoeff afferma che la caratteristica essenziale della cultura post-moderna, ovvero di una cultura che ha abdicato al privilegio del testo e della sua circolazione stampata, sia proprio il fenomeno continuo di visualizzazione, ovvero di traduzione in immagini di entità che non sono in sé visuali”.
“Con il concetto di screen culture – prosegue Simone Frangi -, nel 2019 Richard Butsch tenta di aggiornare il paradigma introdotto dal Mirzoeff vent’anni prima, sostenendo che la cultura o meglio le culture dello schermo sono l’espressione più avanzata della cultura visiva contemporanea: le immagini – prioritariamente “in movimento” – veicolate dagli schermi “democratizzati” (siano essi cinema, televisioni, computer, tablet e smartphones) hanno infatti un impatto sociale, politico ed economico dirompente”.

Screens. Culture dello schermo e immagini in movimento è il primo evento del festival Archivifuturi, parte del progetto Archivi del Contemporaneo manifestazione che offre un ricco programma di mostre, eventi, proposte educative, incontri, visite particolari agli studi d’artista, capace di mettere in luce la specificità di un ampio e coeso territorio eletto da importanti artisti contemporanei, pittori, scultori, designer, quale luogo privilegiato per la ricerca, la produzione artistica e anche per l’apertura di musei, fondazioni, case museo, archivi.
Archivi del Contemporaneo. Lombardia terra d’artisti è il progetto vincitore dei Piani Integrati della Cultura – PIC 2020/2022, attuati da Regione Lombardia per promuovere la progettualità culturale strategica in forme integrate e multisettoriali che richiedono il coordinamento tra soggetti pubblici e privati.

Partecipano al progetto Archivi del Contemporaneo. Lombardia terra d’artisti Fondazione Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea Silvio Zanella – Museo MA*GA, capofila e come partner di progetto Comune di Gallarate, Premio Nazionale Arti Visive Città di Gallarate, Associazione Giovanni Testori Onlus, Fondazione Marcello Morandini, Archivio Marinella Pirelli, Il borgo di Lucio Fontana Associazione Culturale, Museo Civico Bodini, Fondazione Sangregorio Giancarlo, Associazione Museo Innocente Salvini, Fondazione Ottavio e Rosita Missoni, Associazione Archivio Opera Dadamaino, Associazione Culturale Franco Fossa, Associazione Culturale Archivio Silvio Zanella e Lilliana Bianchi, Proloco Arcumeggia, Archivio Vittorio Tavernari.

Catalogo Nomos Edizioni


XXVI EDIZIONE DEL PREMIO GALLARATE
Screens. Culture dello schermo e immagini in movimento
Gallarate (VA), Museo MA*GA (via E. De Magri 1)
5 giugno – 25 settembre 2022

Orari:
martedì, mercoledì, giovedì e venerdì: ore 10.00 – 18.00
sabato e domenica: 11.00 – 19.00

Ingresso:
Intero: €6,00; ridotto: €4,00

Museo MA*GA
T +39 0331 706011; info@museomaga.it; www.museomaga.it

Ufficio stampa
CLP Relazioni Pubbliche
Anna Defrancesco | T +39 02 36755700; M 349 6107625| anna.defrancesco@clp1968.it

Alberto Fiorin – Nascita della bicicletta, nascita del turismo

“Ruota a ruota. Storie di biciclette, manifesti e campioni”, dal 26 maggio al 2 ottobre, è in Santa Margherita, nuova sede del Museo Nazionale Collezione Salce. La mostra è a cura di Elisabetta Pasqualin; consulente storica Antonella Stelitano; da un’idea di Chiara Matteazzi.

Fino al 02 Ottobre 2022

Treviso, Museo Nazionale Collezione Salce (Chiesa di S. Margherita)

RUOTA A RUOTA.
Storie di biciclette, manifesti e campioni

Mostra a cura di Elisabetta Pasqualin. Consulente storica Antonella Stelitano.
Da un’idea di Chiara Matteazzi

Mario Bazzi, Pneumatico “Union”. Gardiol Milano, 1925-35
LA MOSTRA

Nascita della bicicletta, nascita del turismo

(Testo di Alberto Fiorin per il catalogo edito da Silvana Editoriale)

Una vera rivoluzione copernicana è avvenuta nel mondo dei trasporti con l’invenzione della bicicletta: si introducevano infatti due concetti nuovissimi, libertà e velocità.

Si può a buon diritto affermare che il turismo moderno sia nato attorno agli anni Ottanta del XIX secolo in contemporanea proprio alla standardizzazione della safety-bike – cioè della bicicletta con due ruote della stessa dimensione e quindi molto più stabile e sicura rispetto al biciclo o velocipede – perché consentiva al tourista, al routier (scritto così alla francese), la massima libertà di movimento.

Se il treno qualche decennio prima aveva provocato un abbattimento delle frontiere avvicinando gli spazi e riducendo i tempi, la bicicletta ora permetteva a quello stesso territorio di essere esplorato capillarmente e soprattutto individualmente.

Per la prima volta ci si poteva muovere in piena autonomia, senza seccature di cocchieri da allertare o di cavalli da cambiare: ecco perché possiamo parlare di libertà. Inoltre in bici ci si spostava tanto celermente come nessun altro mezzo allora consentiva, neppure il treno, costretto alle frequenti soste alle stazioni e per i rifornimenti di acqua e di carbone: ecco perché parliamo di velocità.

E proprio il concetto di velocità, questa nuova ebbrezza cui abbandonarsi lasciandosi sferzare dal vento in una discesa da scavezzacollo, era dichiarato esplicitamente da tutti i primi circoli di appassionati delle due ruote che sorsero in Italia col nome di Veloce Club. Così – tout court – senza alcuna specificazione. Non era ancora necessario data la mancanza di concorrenti: solo con il successivo avvento dell’automobile si sentì l’esigenza di aggiungere l’aggettivo ciclistico.

E a proposito di associazioni, sempre in quei decenni, cioè nel 1894, nacque il Touring Club Ciclistico Italiano – a ruota di quelli sorti qualche anno prima in numerose nazioni europee il cui capostipite è stato l’inglese Cyclists’ Touring Club – che aveva proprio come suo ragione sociale il favorire la conoscenza del territorio ai primi ciclisti-viaggiatori tramite la produzione di una cartografica dettagliata e la realizzazione di specifiche guide e opuscoli contenenti le informazioni necessarie per tracciare viaggi ciclistici in sicurezza, la produzione e sistemazione di una coerente e uniforme segnaletica stradale (non dimentichiamo che nell’Italia post-unitaria erano presenti ampie differenze: ad esempio nel meridione si era ancora fermi alle indicazioni del periodo borbonico), aiutare i propri associati a riparare i propri mezzi grazie alle cassette con attrezzi disseminate in luoghi strategici lungo le strade maggiormente percorse dai ciclisti…

Sono decenni di fermenti, di invenzioni, di innovazioni: l’industria della produzione della bicicletta diverrà il volano di tutta l’industria meccanica leggera e le sue principali componenti meccaniche (in primis i cuscinetti a sfera, la catena di trasmissione, la demoltiplica) vennero applicate successivamente ad altre invenzioni come l’automobile, la motocicletta, la macchina da scrivere e la macchina da cucire.

Non è certo un caso che le grandi aziende diventate note per la produzione di automobili (Peugeot, Bianchi, Opel, Adler) iniziarono col creare biciclette, specializzandosi solo dopo nella fabbricazione di auto; la stessa FIAT produsse anche velocipedi. C’era chi fabbricava, assieme alle bici, anche moto (Dei, Mars, Ganna, Marchand), stufe, macchine da maglieria, macchine da scrivere (Adler), macchine da cucire (Prinetti e Stucchi, Frera, Opel, Adler, Singer, Gritzer) o addirittura armi (Steyr-Puch), mostrando come tutta l’industria sia stata stimolata e trainata dalla produzione ciclistica.

Accanto ad invenzioni come la camera d’aria (il medico irlandese John Dunlop nel 1888) e lo pneumatico smontabile (Edouard e André Michelin nel 1891), che consentivano di ridurre l’attrito e aumentare la velocità, per rendere la vita più facile al turista in bicicletta che aveva il bisogno di immortalare i propri viaggi e la bellezza dei paesi scoperti ecco l’invenzione della macchina fotografica portatile (Eastman Kodak nel 1888) pensata per contenere pesi e spazi rispetto al classico catafalco con cavalletto, lastre e magnesio: è la prima macchina fotografica per non professionisti.

Ma l’industria della bici aveva anche bisogno di vendere, di farsi conoscere, di conquistare il mercato, di esporre i propri oggetti e infatti negli anni a cavallo tra Otto e Novecento si svilupparono delle interessanti campagne pubblicitarie che videro importanti artisti disegnare affiche molto stimolanti e accattivanti, che costituirono degli esempi da imitare entrando a buon diritto nella storia della pubblicità. In questa esposizione ne abbiamo degli straordinari esempi.


Info: www.collezionesalce.beniculturali.it

Ufficio Comunicazione Museo Salce:
Mariachiara Mazzariol mariachiara.mazzariol@beniculturali.it tel 0422 591936
Vincenza Lasala drm-ven.comunicazione@beniculturali.it

Ufficio Stampa della Mostra
Studio ESSECI, Sergio Campagnolo tel. 049.663499 simone@studioesseci.net rif. Simone Raddi

Roma: A Palazzo Bonaparte la mostra del Maestro Han Yuchen “Tibet, splendore e purezza”

Han Yuchen
Fratello e sorella – Brother and sister
2015
Olio su tela / Oil on canvas
cm 135×120

Aperte le prevendite al link
www.ticket.it/hanyuchen

Per la prima volta a Roma, Palazzo Bonaparte ospita la grande retrospettiva del
Maestro Han Yuchen con la mostra “Tibet, splendore e purezza”

Han Yuchen
La devota – The faithful
2010
Olio su tela / Oil on canvas
cm 180×110

Dal 14 luglio, e per la prima volta nella Capitale, Palazzo Bonaparte ospita un’ampia retrospettiva dedicata al grande Maestro della pittura a olio della Cina contemporanea Han Yuchen con la mostra Tibet, splendore e purezza.

Il Tibet, la sua gente, i suoi paesaggi, la sua anima.
Un’immersione nella bellezza naturale e spirituale del Tibet, il “Tetto del mondo”, ma anche una galleria di ritratti di chi quell’immenso altopiano lo vive.

La mostra Han Yuchen. Tibet, splendore e purezza testimonia – attraverso un percorso di circa 40 opere, molte delle quali di grandi dimensioni, divise in tre sezioni (PaesaggiRitratti e Spiritualità) – il profondo legame morale e spirituale che unisce la famosa regione autonoma della Cina all’insigne pittore cinese Han Yuchen.

Con il patrocinio del Comune di Roma – Assessorato alla Cultura, l’esposizione HAN YUCHEN. Tibet, splendore e purezza è prodotta e organizzata da Arthemisia in collaborazione con Segni d’arte, ed è curata da Nicolina Bianchi e Gabriele Simongini, con catalogo Skira.


Informazioni e prenotazioni
T. +39 06 8715111

Siti internet
www.mostrepalazzobonaparte.it
www.arthemisia.it

Social e Hashtag ufficiale
@arthemisiaarte
@mostrepalazzobonaparte
#HanYuchenBonaparte

Ufficio Stampa Arthemisia
Salvatore Macaluso
sam@arthemisia.it | T. +39 06 69380306

Ufficio stampa Segni d’arte
Giovanni Ierfone
press@segnidarte.it | M. + 39 392 5281639

Relazioni esterne Arthemisia
Camilla Talfani
M. +39 335 7316687 | +39 345 7503572

Trento, Castello del Buonconsiglio: I COLORI DELLA SERENISSIMA. Pittura Veneta del Settecento in Trentino

Il grande ’700 veneto al Buonconsiglio
Trentino terra di contaminazioni
tra Serenissima e Tirolo

02 Luglio 2022 – 23 Ottobre 2022
Trento, Castello del Buonconsiglio

I COLORI DELLA SERENISSIMA.
Pittura Veneta del Settecento in Trentino

Simone Brentana, Dionigi di Siracusa si fa radere la barba dalle figlie con i tizzoni ardenti, olio su tela. Collezione privata

È una mostra di intense emozioni quella che il Castello del Buonconsiglio annuncia per la prossima stagione estiva. I fantastici colori, le invenzioni, le grandi storie del più sontuoso Settecento veneziano brilleranno nei saloni del Magno Palazzo dei Principi Vescovi di Trento.

Non solo per conquistare con la loro bellezza ma per documentare, per la prima volta in modo realmente ampio, l’influsso dell’arte veneziana nella vallate del Trentino. Settanta opere, molte di grandi dimensioni, che arriveranno (alcune torneranno) a Trento da musei e collezioni europee e statunitensi. Sono dipinti che ornavano palazzi e chiese di queste vallate e che tempo, guerre, vicende familiari hanno disperso.
Con tenacia i curatori hanno inseguito le loro tracce, scovandole infine in musei o sul mercato antiquario internazionale, riuscendo a riunirle e, in alcuni casi, a ricomporle, in una esposizione dove ricerca scientifica e spettacolarità esprimono un perfetto connubio.

“La mostra – annuncia il Direttore del Buonconsiglio, Laura Dal Prà – vuole fornire un quadro delle presenze di artisti e di opere di maestri veneti nei territori del Principe Vescovo o del Tirolo meridionale tra la fine del Seicento e il Settecento, rivelando un’intensità di scambi che si possono ben comprendere per motivazioni storiche, per ragioni di gusto, per gli interessi e la formazione culturale dei committenti, per le relazioni che le comunità locali hanno intrattenuto con i principali centri della Repubblica di Venezia.

La vicinanza ai territori della Serenissima ha inevitabilmente condotto a una serie di strettissimi legami, secondo ‘rotte’ percorse in una duplice direzione: da un lato con l’arrivo di opere d’arte inviate da Venezia o con la presenza di artisti veneti in Trentino; dall’altra con soggiorni di formazione di pittori del Principato Vescovile nei due centri principali della Repubblica Veneta, ovvero la capitale e Verona. È, infatti, rilevante il potere attrattivo esercitato lungo tutto il secolo dalla Scuola Veronese, che nel 1764 si organizzò in una vera e propria Accademia di pittura, riconosciuta ufficialmente e guidata dalla autorevole personalità di Giambettino Cignaroli. Ma molteplici sono i fattori che hanno contribuito a corroborare questi scambi, determinando una situazione quanto mai complessa e stratificata. Diversi territorio del Principato trentino erano, ad esempio, soggetti all’autorità religiosa dei vescovi veneti, senza tralasciare che dal Trentino si trasferirono a Venezia intere comunità, poi gli interessi in area trentina di alcune importanti famiglie, i Giovanelli in particolare, infeudati in Valsugana a partire dal 1662. Un contesto che ha trasformato il Principato vescovile e il suo territorio in un crocevia di esperienze che ne hanno marcato il clima artistico, facendolo diventare fertile terreno di confronto e di crescita, anche per gli artisti locali”. “La mostra costituisce l’occasione per allargare lo sguardo e annodare fra loro con un filo rosso le opere sul territorio di artisti come Fontebasso o Giambattista Pittoni e Gaspare Diziani”, sottolinea Denis Ton. “Su tutti prende rilievo la presenza di Antonio e Francesco Guardi, indiscussi protagonisti della stagione pittorica tardo-settecentesca veneziana, ma con le proprie radici familiari in Val di Sole, dove torneranno più volte”. La mostra è curata da Andrea Tomezzoli (Università degli Studi di Padova) e Denis Ton (Castello del Buonconsiglio) .


INFO
www.buonconsiglio.it
info@buonconsiglio.it
T 0461233770

Ufficio Stampa
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Tel. 049663499
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Referente: Simone Raddi, simone@studioesseci.net