ROME ART WEEK 2023 – Gli appuntamenti da segnare in agenda oggi e domani 26 ottobre

ROME ART WEEK 2023
Continua la settimana dell’arte contemporanea, dopo la grande apertura di lunedì 23 ottobre

Gli appuntamenti da segnare in agenda di mercoledì 25 ottobre e giovedì 26 ottobre

Continua la settimana dell’arte contemporanea, Rome Art Weeek, dopo la grande apertura di lunedì 23 ottobre che ha visto inaugurare centinaia di mostre personali e collettive, open studio, performance, talk, eventi e visite guidate, creando così una rete di artisti, gallerie, fondazioni, istituti di cultura stranieri, spazi indipendenti e curatori, sviluppando e sostenendo la conoscenza e la diffusione dell’arte a più livelli e promuovendo un nuovo turismo nella Capitale legato al contemporaneo.

Al fine di facilitare la visita dei diversi luoghi aderenti a RAW, sono state organizzate visite guidate, suddivise per zone o aree tematiche, che si svolgono a piedi, in piccoli gruppi che vengono accompagnati nelle strutture espositive e negli studi degli artisti e che è possibile prenotare al link

 

Anche le giornate di mercoledì 25 ottobre e di giovedì 26 ottobre 2023 propongono un ricco ventaglio di eventi e inaugurazioni sparsi per la capitale. Tra questi vi segnaliamo:

25 ottobre 2023

Mostre ed eventi

  • La Fondazione Cervelli Ribelli propone un dialogo con l’intelligenza artificiale con il lavoro di Alessandro Bavari, artista italo-francese nel progetto Incanti sintetici tra umano e A.I. e quello di Fabrizio Intonti nella performance I am I
  • La Fondazione Memmo presenta la prima mostra in Italia di Sin Wai Kin, a cura di Alessio Antoniolli, con la nuova opera video da cui prende nome la mostra, Dreaming the End, interamente girata a Roma.
  • L’Accademia d’Ungheria in Roma, in occasione dei 110 anni dalla nascita di Robert Capa, propone la mostra fotografica ROBERT CAPA, il fotoreporterorganizzata in collaborazione con il Robert Capa Contemprary Photography Center Budapest.
  • Il Museo Hendrik Christian Andersen presenta la mostra Le tele di Penelope. Partitura a schema libero in 5 movimenti di Danilo Maestosi, un viaggio nel tempo che conduce l’artista a cercare il contatto con le opere del Museo Andersen e la «città ideale» sognata dal pittore norvegese.
  • Presso gli spazi dell’AAIE Center for Contemporary Art inaugura la mostra personale di Gio Montez a cura di Yongxu Wang. 

Open Studio

  • – Tra gli open studio da visitare, per meglio conoscere il processo artistico, si segnalano Franco Losvizzero, Massimo Napoli, Alessia Nardi e Consuelo Mura, Peter Flaccus, Wibaa.

Visite Guidate

Il Percorso der Core, una passeggiata dalla Fontana di Trevi a Palazzo Sforza Cesarini, il Percorso San Lorenzo, il Percorso Trastevere e il Percorso Villaggio Globale, insieme alle altre prenotabili al link


26 ottobre 2023

Mostre ed eventi

  • Presso Villa Altieri, il Miami New Media Festival XVIII presenta la prima italiana dei video selezionati attraverso la call realizzata in collaborazione con la Rome Art Week.
  • La Fondazione Giuliani presenta prima personale a Roma della celebre artista Liz MagorThe rise and the fall
  • Il Lavatoio Contumaciale propone la mostra personale di Javier, Armonia delle sfereaccompagnata in apertura dalla performance di Louis Siciliano e Giovanni Imparato che eseguiranno musiche composte espressamente “in frequenza armonica” con le opere esposte.
  • François Ghebaly inaugura l’apertura di un nuovo spazio espositivo temporaneo, Rhinoceros Gallery, la prima espansione della galleria al di fuori degli Stati Uniti dalla sua fondazione nel 2009: la mostra d’esordio riunisce una selezione trasversale di artisti della galleria, con Neïl Beloufa, Max Hooper Schneider, Em Rooney e Ludovic Nkoth.
  • L’Instituto Cervantes di Roma ospita la mostra Migrantes di Issa Watanabe, una delle più famose illustratrici latinoamericane degli ultimi anni. 
  • Il Museo Boncompagni Ludovisi per le Arti decorative presenta il lavoro di Sally Smart (nata nel 1960) è una delle principali artiste contemporanee australiane riconosciuta a livello internazionale per le sue installazioni, performance, video e opere tessili che affrontano le intricate relazioni tra corpo, pensiero e cultura.

Open Studio e Visite guidate

Tra gli open studio è possibile visitare quelli di Laura Federici, Andrea Felice, Paola Grizi, Giulia Ripandelli, Daniele Ruffini. 

Continuano anche le visite guidate nel vari Rioni del centro, in diversi percorsi ragionati e studiati appositamente per districarsi attraverso l’ampia offerta di questa settimana dell’arte 2023. 


Rome Art Week è un progetto culturale totalmente indipendente e no profit promosso da Kou – Associazione per la promozione delle Arti visive, nella quale tutto lo staff organizzativo, da otto anni, mette a disposizione le proprie competenze in forma totalmente gratuita e volontaria, credendo fermamente nella possibilità di generare una vera rete tra tutti gli operatori culturali romani che lavorano nel contemporaneo. 

Rome Art Week si avvale: del patrocinio del Ministero della Cultura, Regione Lazio, Roma Capitale Assessorato alla Cultura, Sapienza Università di Roma, Unione Internazionale degli Istituti di Archeologia Storia e Storia dell’arte in Roma, CIU Confederazione Italiana Unione delle professioni Intellettuali; con il supporto e collaborazione di: Roma Capitale Assessorato ai Grandi Eventi Sport Turismo e Moda. Sostenitori: Poste Italiane, Idea Positivo. Partner: Certart, Menexa, Art Shares. Media partner: Dimensione Suono soft, E-zine, The Art Libido, Prima Pagina News. Partner tecnici: Hotel Parrasio. Iniziative partner: Miami New Media Festival. Ufficio stampa di supporto: Incandenza (partner e patrocini aggiornati alla data 18 ottobre 2023).

Le news e gli elenchi dei partecipanti sono in costante aggiornamento e disponibili su www.romeartweek.com 


INFO
#romeartweek 23-28 ottobre 2023
[w] romeartweek.com
[e] info@romeartweek.com
[fb]: www.facebook.com/romeartweek
[in]: www.instagram.com/romeartweek
[tw]: www.twitter.com/romeartweek
[vim]: www.vimeo.com/romeartweek

Sede organizzativa
[a] Via della Barchetta, 13 – 00186 Roma 
[t] +39 06 21128870

Ideazione e organizzazione
Kou Associazione no-profit per la promozione della arti visive
[a] Via della Barchetta, 13 – 00186 Roma
[w] www.kou.net
[cf] 97815340589

Ufficio Stampa RAW
Roberta Melasecca
[e] roberta.melasecca@gmail.com
[e] press@romeartweek.com

Ufficio Stampa di supporto
Incandenza

[e] incandenza@incandenza.it
[w] www.incandenza.it

Pisa, Museo della Grafica: Guida all’Opera “Il Barbiere di Siviglia”

Il Museo della Grafica (Comune di Pisa, Università di Pisa) e la Fondazione Teatro di Pisa sono lieti di invitarvi all’evento

Guida all’OperaIL BARBIERE DI SIVIGLIAGiovedì 26 ottobre, ore 18:00Nelle suggestive sale del Museo della Grafica, in via eccezionale, il direttore artistico della Fondazione Teatro di Pisa Cristian Carrara, attraverso brani e arie celebri, curiosità e aneddoti sulla vita di Gioachino Rossini, e sulla genesi e la composizione del Barbiere di Siviglia, approfondirà con il pubblico la trama, i personaggi e gli aspetti musicali del capolavoro rossiniano.Saranno presenti il regista Luigi De Angelis, il direttore Francesco Pasqualetti e gli artisti del cast. 

Per maggiori informazioni Cliccare il logo

Ricordiamo che fino a domenica 29 ottobre sarà possibile visitare la mostra di maquettes La Bottega di Figaro.

Museo della Grafica – Lungarno Galilei, 9 – Pisa
Tel. 050/2216060 (62-67-59-70)
E-mail: museodellagrafica@adm.unipi.it
www.museodellagrafica.sma.unipi.it

Messina, FORO G gallery: Inaugurata la personale di pittura di Giovanni Gargano

La nuova mostra personale di pittura
di Giovanni Gargano

a cura di Roberta Guarnera
e testo critico di Mariateresa Zagone

Giorno 21 ottobre si è inaugurata presso la FORO G gallery di Messina la mostra personale, di pittura, di Giovanni Gargano dal titolo “10|20 linee di confine. Ricerca e forma del paesaggio”.
L’artista usa razionalmente qui e con attitudine minimal lo stile astratto, combinando diverse tecniche di colore in modo equilibrato, in forma verticale ed orizzontale.
A cura di Roberta Guarnera e con il testo critico di Mariateresa Zagone, è visitabile fino al 5 Novembre.

Nella foto da sinistra a destra: Mariateresa Zagone  (testo critico) Giovanni Gargano (artista) e Roberta Guarnera (curatrice della mostra e titolare della FORO G gallery)


Gli orari di visita sono:
Mercoledì 10 – 13 / 15.30 – 18.30
Giovedì 10 – 13
Venerdì 15.30 – 18.30
Sabato e Domenica 10 – 13

1- 2 NOVEMBRE 10 – 13
Fuori orario è possibile fissare un appuntamento su info@foroggallery.com


FORO G gallery
foroggallery.com
Via Lago Grande 43B 98165 Ganzirri (ME)

Instagram: @forog.gallery

Ospedale Villa Bellombra (BO): con l’arte fiorisce il benessere dei pazienti – Mostra di Elham M. Aghili 

Elham M. Aghili FIORITURA IN CORSO

Ospedale Villa Bellombra: qui l’arte fiorisce per il benessere dei pazienti

Fioritura in corso di Elham M. Aghili è il titolo della mostra che l’Ospedale Villa Bellombra di Casteldebole, a Bologna, si appresta ad accogliere per offrire ai pazienti e a tutti i visitatori un messaggio positivo e di rinascita. L’inaugurazione è prevista mercoledì 25 ottobre alle ore 15 alla presenza della direzione sanitaria e del personale dell’ospedale insieme all’artista iraniana Elham Aghili e alla curatrice Eleonora Frattarolo. 

Dopo la mostra fiabesca di Angelo Maisto, l’atrio dell’ospedale riabilitativo Villa Bellombra continua a popolarsi di opere ispirate alla natura, in una visione sempre onirica ma stavolta configurandosi in una dimensione tridimensionale.
Si tratta infatti di installazioni di fiori e piante costruite da Elham M. Aghili con una tecnica che utilizza i filati di scarto, sostenuti da un “anima” di capsule di medicinali in plastica, anch’essi scarti, in un’ottica di riciclo e sostenibilità dei materiali.

Grazie all’attenzione e all’investimento nel valore terapeutico dell’arte del Consorzio ospedaliero Colibrì, l’ospedale Villa Bellombra ha voluto destinare il proprio atrio a mostra d’arte permanente per rendere più leggera e piacevole l’atmosfera di un ambiente ospedaliero.

“Crediamo moltissimo nell’arte soprattutto quando porta con sè un messaggio sociale e inclusivo. Abbiamo scelto una artista donna anche in riferimento alla centralità che hanno le donne nel nostro Bilancio di Genere. Questa iniziativa artistica sarà arricchita ed integrata da una mostra diffusa nel giardino di Villa Bellombra che ospiterà delle opere in sintonia con i progetti riabilitativi dell’ospedale” – dichiara il Cav. del lavoro Averardo Orta amministratore delegato del Consorzio Colibrì.

Villa Bellombra – foto Giacomo Maestri

La mostra è un’iniziativa a cura di The Rooomconcept agency specializzata in tematiche legate alla sostenibilità ambientale, all’innovazione, alla creatività e alla responsabilità sociale.

“L’intervento di Elham M. Aghili a Villa Bellombra si configura come un grande prato collocato sul pavimento della hall, su cui sorgono fiori fantastici, piante surreali, fogliami immaginari. Una selva festosa costruita con filati coloratissimi che emana gioia di vivere ed energie positive” – queste le parole della curatrice della mostra Eleonora Frattarolo.

Elham M. Aghili

Elham M. Aghili si racconta

Sono sempre stata una grande osservatrice del rapporto tra l’essere umano, la natura e l’ambiente che lo circonda, e in esso ho individuato il mio viaggio nell’arte, provando a dare vita ad ambienti immersivi ed immaginifici che sono diventati man mano un micromondo personale parallelo a quello reale. Un micromondo tanto selvaggio, invasivo e quasi primitivo, quanto calcolato in ogni suo piccolo dettaglio. Grazie alle mie radici iraniane e al mestiere di famiglia, che mi hanno sempre portata a vivere a stretto contatto con i tappeti persiani, è stato istintivo riconoscere nei filati il materiale elettivo della mia ricerca, e ritrovare assonanze formali e simboliche con il processo di vita della natura per dare forma ed energia alla mia espressione artistica. I tappeti persiani sono una delle prime rappresentazioni figurative in tessile del giardino quale metafora del mondo,  metafora che nella mentalità persiana è vissuta come una visione interiore, oltre ad essere il nostro habitat. Una visione che in ogni modo cerca l’incontro col mondo, oggi caratterizzato da cambiamenti climatici devastanti, atroci guerre e pandemie globali. Ed è proprio In questo momento che anche nella mia ricerca l’arte ha continuato a svolgere il suo ruolo di sentinella. Gli intrecci si sono trasformati in ambienti ibridi, vivi e vivaci, talvolta immersivi. Come se il tempo si potesse fermare in un attimo a noi ignoto e fatato, in cui la vita si sovrappone alla sopravvivenza, lo stupore si sostituisce all’angoscia e il cambiamento torna a far fiorire la bellezza.

Elham M. Aghili

Eleonora Frattarolo curatrice della mostra racconta Elham M. Aghili

Nel comporre l’immaginario di fitta natura surreale ad alta densità, Elham M. Aghili si avvale di una pratica creativa nutrita di potente immaginazione e di una chirurgica abilità tecnica e fantastica. L’utilizzazione di filati Chanel usati, di capsule plastiche medicali adoperate come anime nelle singole opere, sono inoltre conseguenza di attenzione ecologica verso scarto e riciclo, e di sensibilità che nel manipolare e visionare il residuale, ne concepisce altra vita, ulteriori morfologie, moltiplicate e addizionate risultanze cromatiche. Le mani di Elham sono quindi mani fatate, in grado di tramutare fili singoli, solitari e modesti, in volumi plastici, scultorei, in splendidi fiori e piante avvincenti, dalle combinazioni coloratissime, sovradimensionate, stupefacenti. Energie cromatiche di una botanica che non attrae insetti, ma sembra proliferare e moltiplicarsi perché dotata di una linfa aliena nel nostro mondo, sconosciuta, davvero misteriosa. E a volte, a guardar bene, sembra anche che queste creature in forma di fiori e di piante siano incorporazioni materiche così esuberanti e movimentate anche perché traggono la propria fonte vitale non solamente dal suolo, dall’aria e dalla luce, ma addirittura da propensioni carnivore, pur sempre fiabesche, incredibili e sorprendenti.            

Eleonora Frattarolo


Ufficio stampa
AD Communications

Image
Tel. 051 0959972
Via Odofredo, 6 – 40136 Bologna
www.adcommunications.it

Roma, Spazio Urano: Strutture 2009-2023 – Open studio di Francesco Campese

Autoritratto

Strutture 2009-2023
Open studio di Francesco Campese

a cura di Simona Pandolfi

Sabato 28 ottobre 2023, ore 18.00

Evento all’interno della Rome Art Week (23-28 ottobre 2023)

Spazio Urano, via Sampiero di Bastelica 12 – Roma (Pigneto)

In occasione della Rome Art Week 2023, Francesco Campese ha deciso di aprire le porte del suo studio, Spazio Urano, mostrando ai visitatori una serie di lavori realizzati in differenti anni di attività, ma accomunati dal medesimo interesse per le strutture architettoniche e il loro inserimento nello spazio.

In occasione della Rome Art Week 2023, Francesco Campese ha deciso di aprire le porte del suo studio, Spazio Urano, mostrando ai visitatori una serie di lavori realizzati in differenti anni di attività, ma accomunati dal medesimo interesse per le strutture architettoniche e il loro inserimento nello spazio.
I lavori realizzati tra il 2009 e il 2013 si distinguono per l’originalità della rappresentazione del contesto urbano: scorci di edifici, strutture che si alzano verso il cielo, viste dall’alto o dal basso, inquadrature da destra o da sinistra, e il volto della città che velocemente muta ma continua a dialogare con la sua storia. All’inizio Campese ha indagato la realtà circostante meditando sull’incidenza della luce sulle strutture in tutte le sue variabili, successivamente la sua ricerca è progredita oltre la dimensione reale.

In una cospicua serie di lavori successivi, realizzati tra il 2013-2015, l’artista ha elaborato misteriose strutture architettoniche dal sapore antico, quinte teatrali senza attori, che rievocano l’insegnamento dei Maestri del Trecento e del Quattrocento, le leggi della prospettiva rinascimentale e le atmosfere sospese della Metafisica e del Realismo magico.

Omaggio alla terra

Dopo lo studio dei Maestri e la realizzazione di opere incentrate sul tema del paesaggio, Campese è ritornato sul tema delle strutture. Nei recenti lavori da una parte ha conservato lo stile asciutto e ritmato delle opere iniziali, dall’altra ha acquisito una maggiore consapevolezza plastica delle forme geometriche, che vengono inquadrate in soluzioni di volta in volta sempre più ardite, spesso sospese e avvolte da un’atmosfera metafisica.

Come afferma l’artista, «nelle opere più recenti l’intento è quello di uscire fuori dalla rappresentazione della città, quindi dalle strutture urbane, e di afferrare qualcosa che si avvicina al “divino”, prendendo spunto da misteriose strutture antiche, come le piramidi, i monoliti, la porta del sole. Indagare appunto il mistero: è quello che cerco di trasmettere allo spettatore».

In alcune tele del 2023, soprattutto in quelle di piccole dimensioni, le strutture sembrano addirittura voler balzare fuori dallo spazio prospettico per procedere incontro allo spettatore, ipotizzando quasi una futura evoluzione delle “Strutture” di Francesco Campese verso l’esplorazione delle profondità della modellazione 3D.


Informazioni
L’open studio sarà visitabile su appuntamento durante la Rome Art Week
Sabato 28 ottobre 2023, ore 18.00, incontro con Francesco Campese in studio

Per appuntamento: tel 3290932851; e-mail info@spaziourano.com

Roma, Capitolium Art: ANTONIA DI GIULIO – L’addio della Duchessa

Mercoledì scorso si è svolto un particolare opening a Spazio all’Arte, che sanciva la svolta artistica di Antonia Di Giulia raccontata dall’ambasciatore Umberto Vattani.
La mostra è in corso a Roma a Spazio al’Arte in via delle Mantellate 14b,  con le grandi tele della pittrice e le fotografie di Mario Schivano. I testi critici del Catalogo firmati da Achille Bonito Oliva. 

Il 19 ottobre scorso, nella sede romana della Casa d’aste Capitolium Art, Spazio all’Arte, ha avuto luogo un evento particolare, “L’ADDIO DELLA DUCHESSA”. Un’artista, identificata per anni come la “Duchessa della pittura”, ed un abito che da fisico diventa per anni mentale e artistico. Proprio in questo spazio in Via delle Mantellate, dove lavorava e abitava Mario Schifano, Antonia Di Giulio incontra il Maestro. Nacque, complice un abito settecentesco, da Duchessa di Valmont, un dialogo che dette inizio al ruolo della Duchessa per Antonia Di Giulio. “L’epoca del Rococò, quando l’horror vacui barocco diventa capriccio teso all’eccentricità e diventa in qualche modo ansietà da camera, diventa sentimento domestico interpretato in maniera festevole dall’abito della pittrice, dalla Duchessa della pittura che porta al passaggio dell’abbigliamento in uno spazio che è quello della esemplarità” scrive Achille Bonito Oliva nel testo critico del Catalogo della mostra. – “È un abito che non avrei voluto togliere mai” – ha commentato Antonia Di Giulio all’opening. Ad ogni tela esposta nelle mostre della pittrice è sempre affiancato uno degli scatti che Mario Schifano fece in questo studio. Fino ad oggi, quando l’Artista decide di cambiare direzione al suo percorso artistico.

Mentore di Antonia Di Giulio da sempre. Achille Bonito Oliva definisce la sua arte “pittura che viaggia dal ‘700, sfonda il 2000 nella coscienza di una durata che l’ambivalenza, il doppio gioco dell’arte di tessitura e superficie, travestimento e abbigliamento, velocità e regressione, ridondanza e disciplina, possano prolungare la vita ad un’arte oggi sempre più mortificata da una tecnologia che ne assorbe tutti i risultati scremandone la sua utopia. Antonia di Giulio conserva invece dell’utopia il concetto, la definizione u-topos, dal greco “non luogo”. “Ella si sospende nel tempo e attraversa lo spazio della pittura, si disloca in una oscillazione, una sorta di altalena Watteau del ‘700, ci introduce in questo viaggio verso Chythera, un viaggio verso la poesia su un’altalena che ha alle spalle il ‘700 e di fronte il 2000″. 

Nell’incontro che ha aperto il 19 ottobre la mostra, introdotto dal Responsabile di Spazio all’Arte, Willy Zuco, l’Ambasciatore Umberto Vattani, cultore dell’arte, ispiratore tra l’altro dell’operazione artistica della Collezione Farnesina a Roma, racconta di come Schifano abbia intravisto nella allora giovanissima Antonia una fonte nuova di ispirazione anche per lui, sempre curioso, sempre in costante ricerca. Schifano le fa indossare l’abito, in una curiosa esperienza fotografica e pittorica e un costante gioco tra coperto ed esibito, cogliendo l’occasione di variare sul tema del Barocco. Le pennellate di Schifano su alcune delle fotografie, in particolare quelle che disegnano ali intorno al corpo di Antonia, quasi a farne un angelo, ispirano a loro volta verso l’alto la pittura di Antonia Di Giulio, come si nota nelle grandi tele delle “Nuvole” in mostra a Spazio all’Arte. Tra le fotografie di Schifano esposte inoltre, ha evidenziato l’Ambasciatore Vattani, alcune già indicano l’imminente svolta: la necessità della pittrice di svestirsi di quell’abito e voltare pagina. Così indica la grande fotografia realizzata su carta d’argento e montata come un ritaglio su una tela bianca a sancire il passaggio della pittrice da un luogo a un altro; e così un’altra foto esposta, dominata dalla trasparenza, dove si distinguono solo i tratti del volto e Antonia tiene in mano un oggetto sfumato, che si rivela essere una piccola tela, la tela con la quale l’artista darà inizio ad un nuovo percorso.  

La mostra “L’addio della Duchessa”, con le fotografie di Mario Schifano e le grandi tele di Antonia Di Giulio, è visitabile a Spazio all’Arte, Via delle Mantellate 14b, dal lunedì al venerdì dalle 10.00 alle 13.30 e dalle 14.30 alle 19.00.

Sabato 28 ottobre prossimo, dalle 16.00 alle 21.00, il Finissage della mostra, nell’ambito della partecipazione di Capitolium Art alla Rome Art Week.

L’ingresso è libero. Per informazioni: comunicazione@capitoliumart.it


Comunicazione
Spazio all’Arte – Capitolium Art Roma
e-mail: comunicazione@capitoliumart.it

RAW23 | Simbolismi della Visione a cura di Massimo Scaringella, Roberta Melasecca, Fabio Milani 

Simbolismi della Visione
Mostra rappresentativa delledizione 2023 di Rome Art Week
A cura di Massimo Scaringella, Roberta Melasecca, Fabio Milani

Beyond the clouds
A cura di Ghislain Robert Mayaud e Art Shares

Inaugurazione 23 ottobre 2023 ore 17.0023-27 ottobre 2023

Villa Altieri
Viale Manzoni 47 – Roma

In una delle più prestigiose dimore storiche seicentesche di Roma, Villa Altieri, Rome Art Week propone, per la sua ottava edizione, il progetto Simbolismi della Visione, a cura di Massimo Scaringella, Roberta Melasecca e Fabio Milani: una mostra rappresentativa che mette in dialogo arte e architettura, in un perfetto connubio tra visioni contemporanee provenienti da diversi ambiti e la storia e la memoria della Città Eterna. 

Simbolismi della visione si incentra su di un duplice confronto: verranno presentate ricerche di una pluralità di artisti provenienti da culture e mondi differenti – che proporranno simbologie e paesaggi a volte similari, a volte opposti – le quali necessariamente dovranno porsi in relazione con un luogo che conserva le impronte di un passato non troppo lontano e che evoca visioni ed immagini di una Roma trasformata dalle continue stratificazioni ed interventi urbanistici, architettonici ed artistici. 

Villa Altieri, infatti, costruita intorno al 1660 come casa di villeggiatura per il Cardinale Paluzzo Albertoni Altieri da Giovanni Antonio De Rossi e restaurata nel 2010, ospita attualmente la Biblioteca Istituzionale e l’Archivio Storico della Città metropolitana di Roma Capitale, l’Area Museale e la Collezione Archeologica Altieri, il Centro di studi per la ricerca letteraria, linguistica e filologica Pio Rajna, con la Biblioteca Dantesca, oltre che spazi espositivi di grande pregio. 

Manifestando una comune linea di espressione creativa e concettuale e di dialogo con lo spazio architettonico, artisti stranieri che operano in abito internazionale, e giunti a Roma grazie anche alla collaborazione con varie istituzioni straniere, e molti tra gli artisti più interessanti e attivi della scena romana animeranno i saloni appositamente dedicati alle esposizioni temporanee, arricchiti dalla compresenza della prestigiosa collezione di frammenti, busti e statue, nonché i luoghi di transizione e le altre sale del palazzo. 

All’interno della mostra anche il progetto Beyond the clouds, curato da Ghislain Robert Mayaud e Art Shares: l’artista ucraino Aljoscha e l’artista russo Ilya Fedotov-Fedorov si incontreranno a Roma, all’interno di Villa Altieri, per disegnare, realizzare e rendere fruibile al pubblico un’installazione frutto di una collaborazione carica di significati, forza espressiva, valore comunicativo. 

All’inaugurazione saranno presenti: Alessandro Onorato – Assessore ai Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda di Roma Capitale, lo staff di Rome Art Week, i curatori e molti tra gli artisti in mostra. 

Artisti Simbolismi della Visione:
Bruno Aller, Aurelio Bulzatti, Ennio Calabria Tommaso Cascella, Carlo Cecchi, Sergio Ceccotti, Ezio Cicciarella, Baldo Diodato, Alessandra Di Francesco, Andrea Fontanari, Tancredi Fornasetti, Paolo Giorgi, Mirko Leuzzi, Massimo Livadiotti, Franco Losvizzero, Angelo Marinelli, Laura Mega, Fulvio Merolli, Giuseppe Modica, Daniela Monaci, Veronica Montanino, Rosa Mundi, Gianfranco Notargiacomo, Giacinto Occhionero, Monica Pennazzi, Daniela Perego, Salvatore Pulvirenti, Fiorella Rizzo, Sandro Sanna, Silvia Scaringella, Eliseo Sonnino, Lamberto Teotino, Alberto Timossi, Francesca Tulli, Franco Troiani, Fiorenzo Zaffina. 

Michel Oz (Argentina), Branco (Brasile), German Tagle (Cile), Lilyana Karadjova (Bulgaria), Maren Marie Mathiesen (Danimarca), Laetitia Ky (Costa d’Avorio), Hanno Palosuo (Finlandia), Uemon Ikeda (Giappone), Hadel Azeez (Iraq), Corine Gholam Fawaz (Libano), Kenneth Blom (Norvegia), Gregory De La Haba (USA), Walter Erra Hubert  (USA), Vassilis Vassiliades (Cipro). 

Artisti Beyond the clouds:
Aljoscha (Ucraina), Ilya Fedotov-Fedorov (Russia). 

Si ringrazia la Fondazione Omiccioli per la collaborazione. 


INFO

#romeartweek 23-28 ottobre 2023
[w] romeartweek.com
[e] info@romeartweek.com
[fb]: www.facebook.com/romeartweek
[in]: www.instagram.com/romeartweek
[tw]: www.twitter.com/romeartweek
[vim]: www.vimeo.com/romeartweek
Sede organizzativa
[a] Via della Barchetta, 13 – 00186 Roma 
[t] +39 06 21128870

Ideazione e organizzazione
Kou Associazione no-profit per la promozione della arti visive
[a] Via della Barchetta, 13 – 00186 Roma
[w] www.kou.net
[cf] 97815340589

Ufficio Stampa RAW
Roberta Melasecca
[e] roberta.melasecca@gmail.com
[e] press@romeartweek.com
[t] +39 3494945612

Ufficio Stampa di supporto
Incandenza

[e] incandenza@incandenza.it
[w] www.incandenza.it

Bassano del Grappa (Vi), Museo Civico: L’altra America di Dorothea Lange

Dorothea Lange: Migrant Mother (Destitute pea pickers in California. Mother of seven children. Age thirty-two), Nipomo, California, 1936, Farm Security Administration, Office of War Information Photograph Collection, Library of Congress Prints and Photographs Division Washington, D.C., USA

DOROTHEA LANGE. 
L’ALTRA AMERICA

Bassano del Grappa (Vi), Museo Civico

27 ottobre 2023 – 4 febbraio 2024

A cura di Walter Guadagnini e Monica Poggi

Mostra organizzata e promossa da CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia di Torino con i Musei Civici di Bassano del Grappa.

Vernice per la Stampa: giovedì 26 ottobre, ore 12

Dal 27 ottobre 2023 al 4 febbraio 2024 i Musei Civici di Bassano del Grappa, in collaborazione con CAMERA – Centro Italiano per la Fotografia di Torino, presentano al pubblico l’opera di Dorothea Lange (1895 –1965), celeberrima fotografa statunitense, co-fondatrice nel 1952 di Aperture, la più autorevole rivista fotografica al mondo e prima donna fotografa cui il MoMa dedicò una retrospettiva nel 1965, proprio pochi mesi prima della sua scomparsa.

Photographer of the people, la fotografa della gente. Così Dorothea Lange si presentava nel suo biglietto da visita. Perché lei, borghese del New Jersey, aveva scelto di non fotografare i divi o i grandi protagonisti del suo tempo, per concentrarsi invece sugli “ultimi” di un’America che stava affondando nella Grande Depressione. Lo sguardo con cui Lange coglie questa umanità dimenticata non è pietistico bensì profondamente “inclusivo”. Le sue immagini dimostrano infatti comprensione, sensibilità, partecipazione e immensa umanità, unite ad una capacità di lettura del contesto sociale rafforzata dal rapporto sentimentale e professionale con il marito, l’economista Paul Taylor. Nativa del New Jersey da una famiglia borghese di origini tedesche, a nove anni viene colpita dalla poliomielite che la rende claudicante; poi il dissidio con il padre, che abbandona la famiglia e che lei coraggiosamente ripudia assumendo il cognome materno.

Gli esordi la vedono a New York con Clarence White e Arnold Genthe. Nel 1918 parte per una spedizione fotografica in giro per il mondo, viaggio che si conclude prematuramente per mancanza di denaro a San Francisco, dove apre un proprio studio. Dopo avere operato per una decina di anni nel campo della ritrattistica professionale, abbracciando uno stile pittorialista, aderisce nei primi anni Trenta all’estetica della straight photography (fotografia diretta) per farsi madrina di una poetica della realtà e testimone della condizione dei più deboli ed emarginati: dai disoccupati e i senzatetto della California fino ai braccianti costretti a migrare di paese in paese alla ricerca di campi ancora coltivabili.

I drammatici accadimenti che segnano gli anni della Grande Depressione la portano a contatto con il grande progetto sociale e fotografico della “Farm Security Administration”, di cui diviene la rappresentante di punta. Nella seconda metà degli anni Trenta fotografa dunque la tragedia dell’America rurale colpita da una durissima siccità, realizzando alcune delle sue immagini insieme più drammatiche e più celebri: in questo contesto nasce infatti Migrant Mother, un’icona con cui Lange scrive una pagina indelebile della storia della fotografia imponendosi quale pioniera della documentazione sociale americana. Tuttavia, soffermandosi su quelle immagini potentemente evocative ci si accorge che vi è qualcosa di più. È lo sguardo di un’artista colta e raffinata che riesce a narrare temi e soggetti di grande drammaticità quali la crisi climatica, le migrazioni, le discriminazioni con una forza, un’incisività e una modernità sorprendenti. Nonostante ci separino diversi decenni da queste immagini, i temi trattati da Lange sono di assoluta attualità e forniscono spunti di riflessione e occasioni di dibattito sul nostro presente.

Fulcro – e novità – della mostra curata da Walter Guadagnini e Monica Poggi e che presenterà quasi duecento scatti, sarà uno speciale affondo sulla nascita di questo capolavoro, secondo un percorso espositivo di grande fascino ma anche di forte valenza divulgativa e didattica: la presentazione degli scatti eseguiti da Lange per trovare la foto perfetta, permetterà al pubblico di comprendere il procedimento attraverso il quale nasce un’icona.

Su commissione del governo americano, Lange si occupò successivamente anche della controversa vicenda dei campi di prigionia per cittadini giapponesi presenti sul territorio americano dopo l’attacco di Pearl Harbor, serie che per il suo atteggiamento critico nei confronti della politica governativa verrà sostanzialmente censurata e riportata solo molti anni più tardi. Queste fotografie – ulteriori testimonianze della profondità e della lucidità dello sguardo fotografico di Dorothea Lange – saranno esposte per la prima volta in Italia in modo così esaustivo proprio in occasione della rassegna; un evento nell’evento, in quanto la mostra si accompagna alla riapertura del Museo Civico di Bassano del Grappa che, dopo sei mesi di lavori di ammodernamento e riqualificazione, riconsegna al pubblico le proprie importanti collezioni permanenti in spazi completamente rinnovati e con un allestimento affascinante, aggiornato e ricco di opere inedite.

Attraverso un’ampia selezione di opere – alcune delle quali non esposte nella tappa torinese della mostra – provenienti da diversi nuclei collezionistici che conservano l’opera di Dorothea Lange (tra cui in particolare la Library of Congress di Washington, i National Archives statunitensi), la mostra si incentrerà principalmente sul periodo d’oro della carriera della fotografa, dagli anni Trenta alla Seconda Guerra Mondiale, presentando anche scatti precedenti e successivi per dare conto della varietà e della profondità della sua ricerca, sempre tesa a restituire un sincero e partecipato ritratto di ciò che la circondava. Come affermò lei stessa, “la macchina fotografica è uno strumento che insegna alla gente come vedere il mondo senza di essa”.

La mostra è patrocinata dalla Regione Veneto. Official sponsor: pba S.p.A.


Per informazioni
Musei Civici Bassano del Grappa
+39 0424 519901/904 | info@museibassano.it | www.museibassano.it
 
Ufficio Comunicazione Musei Civici
Paolo Umana | T. +39 0424 519919 | paolo.umana@comune.bassano.vi.it
 
Ufficio Stampa Comune Bassano del Grappa
Chiara Padovan | T. 0424 519373 | ufficiostampa@comune.bassano.vi.it
 
In collaborazione con
Studio ESSECI, Sergio Campagnolo tel. +39 049.663499
simone@studioesseci.net (rif. Simone Raddi)

Editoria: “Come il volo di una cicogna”, l’ultimo romanzo di Alessandra Angelo-Comneno

La narrazione semplice ma coinvolgente di “Come il volo di una cicogna” tocca corde profonde e ci spinge a riflettere su argomenti come la speranza, la perdita e la forza interiore.

Con questo suo lavoro, la scrittrice Alessandra Angelo-Comneno dimostra ancora una volta la sua straordinaria capacità di esplorare la profondità dell’animo umano.

Ci guida lungo un percorso emotivo, che va dalle profondità del dolore e della sofferenza, ad un bagliore di fiducia e di riscatto.

Sinossi

Ciò che è doloroso può spingere negli abissi e far affondare, ma anche portare a galla, verso la luce, può condurre alla ricerca di qualcosa che rende la vita speciale, può spingere persino a compiere un viaggio fisico e interiore.
Ed è quello che fa Emily dopo aver perso il marito, dopo aver vissuto nel buio per tre anni.
Inizia il suo percorso a ostacoli, affrontando la depressione, una sofferenza insopportabile che soffoca e i fantasmi del suo passato… qualcosa che è accaduto in un altro Paese.
Questo è un romanzo di grande impatto e Alessandra Angelo-Comneno con la sua storia racconta che non basta sopravvivere, bisogna tornare vivere.
Bisogna sperare, affrontare ciò che spesso si nasconde persino a sé stessi, credere nella propria forza e rinascere dalle macerie.
Attraverso la memoria, le sensazioni narrate e i momenti vissuti, la scrittrice è in grado di creare uno scambio simbiotico tra sé e il lettore, ed è capace di coinvolgere emotivamente, fino in fondo.

Biografia Alessandra Angelo-Comneno

Pagina FACEBOOK

Alessandra Angelo-Comneno nasce a Roma.
La sua passione per le arti figurative la spinge a intraprendere, dopo il primo biennio di liceo classico, gli studi presso il liceo artistico.
Ha lavorato per anni in un grande istituto bancario.
L’indissolubile legame con la sua famiglia e la morte di sua sorella Stefania, la spingono a scrivere il suo primo romanzo: “Sorelle, amiche per sempre”.
Seguiranno poi i romanzi “Il coraggio di una vita” e “Nel buio del passato”.

Il romanzo Come il volo di una cicogna dell’autrice Alessandra Angelo-Comneno è pubblicato dalla Casa Editrice Kimerik per la collana Percorsi.
Disponibile nelle migliori librerie e store online.


Sara Bontempi
Redattrice editoriale 

Travel Blogger: https://www.iriseperiplotravel.com
Staff Radio Nord Borealis: https://www.radionordborealis.it/ 

Genova, Galleria La Bertesca: Arte Povera e Sudafricana a confronto

Il Consolato Generale d’Italia a Johannesburg

presenta

ARTE POVERA AND SOUTH AFRICAN ART

IN CONVERSATION

JohannesburgWits Art Museum

31 ottobre 2023 – 9 dicembre 2023

Per celebrare i 55 anni dalla definizione di Arte povera,

un duplice progetto espositivo costituito da

ARTE POVERA 1967-1971

a cura di Ilaria Bernardi

e

INNOVATIONS IN SOUTH AFRICAN ART, 1980S-2020S

a cura di Thembinkosi Goniwe

Il 27 settembre 1967 a Genova, presso la Galleria La Bertesca, Germano Celant presenta la mostra “Arte povera Im-spazio” in occasione della quale conia la definizione di Arte povera per indicare, come scrive in catalogo, il processo linguistico di alcuni artisti italiani che “consiste nel togliere, nell’eliminare, nel ridurre ai minimi termini, nell’impoverire i segni, per ridurli ai loro archetipi”.

Il duplice progetto espositivo intitolato “Arte Povera and South African Art: In Conversation“, promosso dal Consolato Generale d’Italia a Johannesburg presso il Wits Art Museum di Johannesburg dal 31 ottobre al 9 dicembre prossimi, intende celebrare i 55 anni da quella prima esposizione e definizione nel 1967, proponendo da un lato, un primo approfondimento sull’Arte povera nel Continente africano; dall’altro, una prima riflessione sulla sua influenza oltre i confini nazionali, nello specifico in Sudafrica.

Il progetto presenta pertanto due componenti tra loro in dialogo: la mostra “Arte Povera 1967-1971”, a cura della curatrice italiana Ilaria Bernardi, e la mostra “Innovations in South African Art, 1980s-2020s”, a cura del curatore sudafricano Thembinkosi Goniwe.

Arte Povera 1967-1971“, a cura di Ilaria Bernardi, rappresenta la prima mostra dell’Arte povera sul Continente africano e la prima mostra sull’Arte povera dopo la scomparsa del suo teorizzatore, Germano Celant, avvenuta nel 2020. Ha pertanto un’importante valenza storica.

La mostra accoglie le opere dei 13 artisti che sono considerati gli esponenti canonici dell’Arte povera: Giovanni Anselmo, Alighiero Boetti, Pier Paolo Calzolari, Luciano Fabro, Jannis Kounellis, Mario Merz, Marisa Merz, Giulio Paolini, Pino Pascali, Giuseppe Penone, Michelangelo Pistoletto, Emilio Prini, Gilberto Zorio.

La curatrice Ilaria Bernardi, anziché proporre una retrospettiva generale sulle ricerche di questi artisti, ha preferito adottare un concept più originale, meno scontato, capace di restituire la vivacità e il dialogo esistenti tra artisti e opere nella seconda metà degli anni Sessanta. Al Wits Art Museum saranno perciò esposte opere datate perlopiù tra il 1967, anno in cui Celant conia il termine Arte povera, e il 1971, anno in cui egli postula che l’etichetta Arte povera deve dissolversi affinché ogni artista possa assumere la sua singolarità. La mostra desidera dunque approfondire la prima fase di quella ricerca definibile “povera”, ma al contempo si propone di coglierne i comuni denominatori che hanno portato Celant a definirla tale. Da qui l’aggiunta di alcune opere realizzate negli anni immediatamente precedenti al 1967. Accanto alle opere, la mostra includerà un ampio apparato fotografico e documentario al fine di fornire un approfondimento cronologico, storico e critico dell’Arte povera e delle ricerche dei suoi artisti.

La mostra Innovations in South African Art, 1980s-2020s, curata da Thembinkosi Goniwe, sottolinea invece la traiettoria di sperimentazione, scoperta e improvvisazione nel lavoro di un gruppo selezionato di artisti sudafricani. Il loro lavoro è radicato a livello locale ma orientato a livello internazionale nelle sue esplorazioni visive parallele, sovrapposte e intersecate con movimenti artistici come l’Arte povera. Gli artisti in mostra sono: Jane Alexander, Willem Boshoff, Bongiwe Dhlomo-Mautloa, Kay Hassan, David Thubu Koloane, Moshekwa Langa, Bill Mandindi, Senzeni Marasela, Kagiso Pat Mautloa, Thokozani Mthiyane, Lucas Seage, Usha Seejarim, Kemang Wa Lehulere.

In linea con le politiche e gli obiettivi del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e in continuità con l’azione portata avanti dall’Ambasciata d’Italia a Pretoria e dal Consolato Generale d’Italia a Johannesburg in questi anni, il progetto “Arte Povera and South African Art: In Conversation” ha l’obiettivo di sviluppare ulteriormente i ponti tra Italia e Sudafrica, stimolando un dialogo interculturale e uno scambio di esperienze tra due regioni geo-culturali. Mediante l’utilizzo di un linguaggio universale quale è l’Arte, delinea un dialogo implicito tra l’arte italiana e quella sudafricana per dimostrare come l’interscambio culturale sia necessario per un proficuo sviluppo artistico transnazionale.

Il progetto “Arte Povera and South African Art: In Conversation” sarà accompagnato da un libro/catalogo illustrato, edito da Silvana Editoriale, bilingue (italiano/inglese) e “doppio”, da sfogliare in due versi. Il primo verso del volume sarà dedicato alla mostra sull’Arte povera curata da Ilaria Bernardi e includerà un suo ampio saggio, approfondimenti sulle opere e sui 13 artisti e una cronologia delle più importanti mostre dell’Arte povera dal 1967 a oggi. Il secondo verso sarà dedicato all’esposizione curata da Thembinkosi Goniwe e includerà un suo saggio, nonché approfondimenti sulle opere e sugli artisti sudafricani esposti.


Wits Art Museum

Il Wits Art Museum (WAM), connesso all’University of the Witwatersrand (“Wits University“) di Johannesburg, è il più importante museo d’arte di Johannesburg dedicato all’arte africana. La sua collezione comprende oltre 13.000 opere d’arte africana ed è nata da una piccola collezione didattica dipartimentale avviata all’inizio degli anni ’50 da due professori, Heather Martienssen e John Fassler, entrambi del Dipartimento di Architettura di Wits. Alla fine degli anni ’60, Norman Herber donò ingenti fondi per l’acquisizione di opere, consentendo alle collezioni storiche e contemporanee di crescere in modo sostanziale. Nel 1978 le prime opere d’arte classica africana furono donate dall’italo-sudafricano Vittorio Meneghelli e l’anno successivo fu avviata la Standard Bank African Art Collection e John Schlesinger donò una grande collezione di oltre 100 opere. Altre importanti aggiunte alle collezioni includono la Collezione del Wits Museum of Ethnology (2001), l’Archivio Neil Goedhals (1993), l’Archivio delle stampe di Robert Hodgins (2007), la Collezione Sekoto (2010), gli archivi di Walter Battiss (2017) e Judith Mason (2017). Attualmente il museo include anche il Jack Ginsberg Centre for Book Arts che ospita oltre 3000 libri d’artista, di cui 400 sudafricani, nonché un archivio unico di 3000 oggetti sulla storia e lo sviluppo di genere dell’arte del libro, oltre a una vasta biblioteca di monografie sull’arte sudafricana. L’edificio in cui si trova il Wits Art Museum è stato progettato dagli architetti Nina Cohen, Fiona Garson e William Martinson, che sono stati premiati con il Visi Magazine Architecture Award 2012 proprio per il loro lavoro per WAM.


Contatti per la stampa
Studio ESSECI
di Sergio Campagnolo s.a.s
Ufficio Stampa, Pubbliche Relazioni e Progetti di Comunicazione
 
Indirizzo: Via San Mattia, 16 – 35121 Padova (PD)
Referente Simone Raddi – Email: simone@studioesseci.net
Tel:  +39 049.66.34.99