Solo con la Macroregione Mediterranea la lotta alla criminalità organizzata

di Paolo Pantani

Occorre definire che cosa è la  criminalità organizzata per poterla combattere, come è necessario, a livello di Macroregione Mediterranea.
La criminalità organizzata si definisce come una forma di delinquenza caratterizzata dalla presenza di una organizzazione strutturata con vari livelli gerarchici e specifiche mansioni per i diversi livelli e in Italia il termine è utilizzato per indicare solitamente le attivitá mafiose.  Quando si parla di criminalità organizzata ci si riferisce a qualcosa che non ha nulla in comune con piccoli gruppi che decidono di delinquere (come potrebbe essere per esempio il caso di un gruppetto di persone che tenta di rapinare una banca) ma a una sorta di Società che ha vari interessi economici in vari campi e che in alcuni casi costituisce un vero e proprio “potere occulto” che da un lato si finanzia con varie attività illecite e dall’altro manovra la politica di un paese con vari mezzi ricattatori, di corruzione o semplicemente infiltrando i propri uomini.

La criminalità organizzata ha ben compreso il fenomeno della globalizzazione mondiale ed è una sua caratteristica quella di sapere intessere rapporti economici con le varie organizzazioni criminali presenti negli altri paesi: questa capacità  di scambio aumenta gli introiti dell’organizzazione criminale e di quelle che a lei sono “gemellate” in misura tale da rendere praticamente impossibile, per le forze dell’ordine dei vari paesi, riuscire ad assestare un vero colpo a questo genere di società tentacolari non solo perché le risorse messe a disposizione di chi combatte questo genere di criminalità sono sempre limitate, ma anche a causa delle infiltrazioni mafiose nella politica ormai di ogni paese. Tali  infiltrazioni, portando all’approvazione di leggi utili alla stessa malavita  e all’eliminazione (più o meno figurata o letterale a seconda della situazione specifica) degli oppositori, permettono alla criminalitá organizzata di continuare a guadagnare.

Solo con la Macroregione Mediterranea si creano i presupposti di una svolta concreta nella lotta alla criminalità organizzata.
Il lavorìo della criminalità organizzata si divide in quello che è sotto gli occhi di tutti a partire dalla microcriminalità, prima fonte di introiti che poi verranno reinvestiti, e quello che si svolge a livelli talmente alti da essere quasi invisibile.  Viene quasi da pensare che sia impossibile abbattere questo genere di Società per Azioni, visto come ormai si sono evolute e sono passate da essere piccole espressioni nazionali a un esempio di capacità politica ed economica. Il fine ultimo è il guadagno e l’ottica è quasi quella della teoria dei giochi nota come “Equilibrio di Nash” del Premio Nobel, John Nash, in cui è meglio guadagnare tutti un po’ meno piuttosto che dividersi in chi guadagna e chi perde. Contro queste organizzazioni criminali coese, può reagire solo la coesa Macroregione Mediterranea. Le organizzazioni criminali agiscono da padroni prepotenti del mondo, campano sulle nostre disgrazie e uccidono i migliori di noi. Le nostre risposte sono  l’educazione dei giovani, la coesione e l’ispirazione concreta al bene comune: paradossalmente se i “cattivi” insieme sono più forti perché non imparare da loro e fare la stessa cosa?

L’ispirazione al bene comune evita che il famoso motto, quello di “farsi i fatti propri”, porti alla omertà diffusa, che è la vera arma della mafia, il silenzio dei cosiddetti “uomini d’onore” su tutti  i misfatti e le ingiustizie del territorio  sotto dominio.

Senigallia (Ancona) – Dai monti azzurri all’Adriatico. Crivelli, Perugino, Giaquinto

Dai monti azzurri all’Adriatico. Crivelli, Perugino, Giaquinto
Senigallia (Ancona)
Palazzo del Duca
A cura di Stefano Papetti
Dal 19 ottobre 2018 al 3 marzo 2019

Senigallia torna ad accogliere i capolavori di alcuni grandi maestri che nel corso dei secoli hanno contribuito ad arricchire i centri adriatici con le loro opere, ospitando nelle sale di Palazzo del Duca la mostra curata da Stefano Papetti Perugino, Crivelli, Giaquinto. Dai Monti Azzurri all’Adriatico.

Attraverso una ricca selezione di opere provenienti dalla Pinacoteca Civica Fortunato Duranti di Montefortino e da altre istituzioni legate alla Rete Museale dei Sibillini, come la Pinacoteca “S. Gentili” di San Ginesio e la Pinacoteca Civica di Sarnano, luoghi peraltro segnati dai recenti eventi sismici, si illustrerà quel complesso processo di osmosi figurativa, che va dal centro fino alla costa marchigiana, e che Federico Zeri e Pietro Zampetti hanno definito cultura adriatica. Come afferma Stefano Papetti “si tratta di una stupefacente serie di capolavori che dialogano con il patrimonio artistico conservato a Senigallia, come la piccola tavola di Perugino, autore anche della monumentale ancona della chiesa di Santa Maria delle Grazie che attesta la grande diffusione del verbo peruginesco nel vasto territorio centro italiano, ma anche le tavole di Vittore Crivelli che testimoniano la fortuna dello stile forbito elaborato nelle fiorenti botteghe lagunari in continuo dialogo con il contesto adriatico.”

Un viaggio nella religiosità popolare marchigiana attraverso un affascinante percorso stilistico e iconografico che si dipana dai saloni di Palazzo del Duca con le grandi pale d’altare quattrocentesche fino agli ambienti più raccolti del piano nobile dove sono esposte le nature morte sei e settecentesche, alcune delle quali acquistate alla Fiera di Senigallia, collezionate da Fortunato Duranti, artista marchigiano precursore, in piena stagione romantica, della riscoperta dell’arte barocca. “Una mostra questa che intende aggiungere un tassello nella valorizzazione del nostro ricco patrimonio culturale colpito dal sisma e simbolo di un fertile crocevia di idee nei secoli” afferma Maurizio Mangialardi Sindaco di Senigallia.

Il percorso espositivo, che segue un ordine cronologico, inizia con la tavola Sant’Andrea e la Battaglia fra Ginesini e Fermani (1463ca) di Nicola di Ulisse da Siena nota come la “Battaglia della Fornarina” dal nome della fornaia che diede l’allarme dell’arrivo dei nemici e salvò il borgo di San Ginesio dalla distruzione e prosegue con la sublime Madonna orante, il Bambino e angeli musicanti di Vittore Crivelli a testimonianza del fortunato crocevia di artisti che dal Trecento ha legato Venezia e le Marche. 

A far da controcanto alla Pala di Senigallia del Perugino, che raffigura la Madonna in trono con Bambino e i Santi Giovanni Battista, Ludovico di Tolosa, Francesco, Pietro, Paolo e Giacomo, oggi conservata presso la Pinacoteca Diocesana della città adriatica, il drammatico Cristo della Passione dello stesso Perugino che attesta la grande diffusione della sua cifra stilistica nel vasto territorio del centro Italia. Passando per Vincenzo Pagani, Antonio Romano, Simone De Magistris e Machisiano di Giorgio si arriva al Settecento con una serie di dipinti di Corrado Giaquinto, l’artista pugliese che ha operato nelle maggiori capitali italiane ed europee muovendo da Molfetta per poi approdare a Roma, Torino e Madrid dove riscosse incondizionati apprezzamenti per la leggiadria delle sue composizioni. Suo l’olio su tela La Maga che testimonia le storie e le leggende che popolano l’area dei Monti Sibillini.

In mostra anche le nature morte di affermati specialisti italiani del genere, opere di grande successo per il loro valore decorativo che nella mostra è testimoniato dalle tele di due pittori come Spadino e Cristoforo Munari.