GLI ULTIMI GIORNI DI VAN GOGH – Il diario ritrovato. Spettacolo teatrale con Marco Goldin

Marco Goldin, Teatro Duse, Bologna. Foto di Simone Di Luca

Goldin con Van Gogh: domani al Rossetti di Trieste.
La seconda parte della tournée riparte da Castelfranco Veneto a metà marzo ed è programmata per l’intera primavera. In autunno, Roma e il sud del Paese.

GLI ULTIMI GIORNI DI VAN GOGH Il diario ritrovato

Spettacolo teatrale con Marco Goldin

Tratto dal suo romanzo, “Gli ultimi giorni di Van Gogh. Il diario ritrovato” (edito da Solferino)

Musiche di Franco Battiato

Regia di Marco Goldin

Imarts, società che produce e distribuisce lo spettacolo, e Marco Goldin, trevigiano doc che ne è il protagonista, hanno scelto, assieme allo sponsor Gruppo Euromobil, il piccolo e prezioso Teatro Accademico di Castelfranco Veneto per annunciare le date della seconda parte della tournée de “Gli ultimi giorni di Van Gogh. Il diario ritrovato”, lo spettacolo che, con grandi riscontri di pubblico e critica, il critico e scrittore sta portando in giro per l’Italia.

Goldin sarà all’Accademico dal 17 al 19 marzo: non una sola serata, quindi, ma tre di seguito, data la capienza ridotta del meraviglioso Teatro settecentesco della città murata in provincia di Treviso.

“Ho accolto con vero piacere la possibilità che a Castelfranco, nel suo storico Teatro, si potessero fare gli spettacoli di ripresa primaverile del tour. In questa città ho insegnato per due anni subito dopo la laurea a metà anni ottanta e ho mosso negli stessi mesi alcuni tra i miei primi passi come critico d’arte, curando una mostra sul paesaggio veneto dei decenni iniziali del Novecento, da Gino Rossi a De Pisis. Mi fa quindi davvero piacere ritornarvi dopo tanti anni”.

La prima parte della tournée nazionale ha avuto la data zero a Salsomaggiore al principio di novembre e ha poi debuttato in prima nazionale a Bologna, al Teatro Duse, per toccare, tra le altre, città da Milano a Torino, da Verona a Udine, da Ancona a Padova, da Bergamo a Trieste, dove, al Teatro Rossetti, arriverà domani 17 gennaio. Ovunque con larghissimo consenso sia da parte del pubblico sia da parte della critica.

Proprio da Castelfranco Veneto questa tournée riparte per la sua seconda sezione di calendario, da metà marzo a inizio maggio, toccando tante altre città, da Genova a Firenze, da Ravenna a Mantova, da Reggio Emilia a Gorizia e così via. Nel prossimo autunno, lo spettacolo ripartirà da Roma per poi fare tappa in alcune delle più importanti città del sud e delle isole.

I biglietti per le repliche nelle varie città sono già in vendita sui circuiti Ticket One e Vivaticket, oltre che nei singoli teatri.

Lo spettacolo, di e con Marco Goldin, musiche di Franco Battiato e animazioni video di Alessandro Trettenero, è parte del progetto collegato al romanzo “Gli ultimi giorni di Van Gogh. Il diario ritrovato” (Solferino), scritto da Goldin nella particolare forma di diario immaginario. Da esso sono derivati lo spettacolo teatrale, di cui Goldin cura anche la regia, e alcuni podcast.

La rappresentazione teatrale è dunque liberamente ispirata al romanzo che racconta le ultime settimane di vita del grande pittore. Nel libro che sta alla base di tutto il progetto, Goldin immagina che Van Gogh abbia tenuto un diario proprio in quei giorni e per questo lo fa parlare con la sua voce, sempre appoggiandosi ai fatti realmente accaduti e alle lettere, cercando dunque la dimensione del verosimile.

Goldin sale sul palcoscenico per raccontare, con la sua consueta affabulazione appassionata e coinvolgente, le ultime settimane della vita di Van Gogh.

A creare ancor di più l’atmosfera spirituale, eppure densa della carne e dei sogni della vita del pittore, contribuiscono, eccezionalmente concesse per questa occasione, le musiche di Franco Battiato. Tutte insieme, e nell’uso che ne viene fatto, queste musiche costituiscono una parte fondante, un legame ancor più poetico per l’intero spettacolo.

Info: www.internationalmusic.itwww.lineadombra.it



Per informazioni e bigliettiwww.internationalmusic.it

Ufficio stampa:
Studio ESSECI – Sergio Campagnolo
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tel. 049663499
Referente Roberta Barbaro roberta@studioesseci.net

Rovigo, Palazzo Roverella: Renoir e l’Italia

25 Febbraio 2023 – 25 Giugno 2023

Rovigo, Palazzo Roverella

RENOIR E L’ITALIA

Mostra a cura di Paolo Bolpagni

Pierre-Auguste Renoir, Studio per “Le Moulin de la Galette”, 1875-1876, olio su tela, 65 x 85 cm, Ordrupgaard di Charlottenlund

L’Impressionismo, che pur lo aveva affascinato, comincia a non convincerlo più. E per trovare nuove strade, l’allora quarantenne Pierre Auguste Renoir decide di guardare indietro, alla grande arte italiana. Nel 1881 inizia un suo personale Grand Tour, per studiare – così come aveva da poco fatto il collega Ingres – i maestri del Rinascimento.
E per la sua pittura fu una rivoluzione.

Verso la fine degli anni Settanta del XIX secolo, Renoir è scosso da una profonda inquietudine creativa, che lo induce a intraprendere, nel 1881, un viaggio in Italia: un tour che ebbe inizio a Venezia, dove l’artista fu colpito da Carpaccio e Tiepolo (mentre già conosceva bene Tiziano, Veronese, ammirati e studiati al Louvre), e che proseguì per brevi tappe a Padova e a Firenze, per trovare una meta fondamentale a Roma. Qui fu travolto dalla forza della luce mediterranea e sviluppò un’ammirazione per i maestri rinascimentali, in primis per Raffaello, di cui apprezzò, per la loro mirabile “semplicità e grandezza”, gli affreschi della Villa Farnesina.
Un’ulteriore tappa del viaggio fu il golfo di Napoli: qui Renoir scoprì le pitture pompeiane, fu rapito dalla bellezza dell’isola di Capri, e quasi soggiogato dai capolavori antichi esposti al museo archeologico. Infine andò a Palermo, dove incontrò Richard Wagner e lo ritrasse in un’opera divenuta famosa (ma non si può dire che fra i due scoccò la scintilla: anzi, il compositore gli concedette soltanto quarantacinque minuti di posa e non rimase molto soddisfatto del dipinto).
“Renoir e l’Italia”, curata da Paolo Bolpagni e promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, con il Comune di Rovigo e l’Accademia dei Concordi, ripercorre quel pellegrinaggio italiano di Renoir e soprattutto ne indaga le rivoluzionarie conseguenze.
“Fondendo la lezione di Raffaello e quella di Jean-Auguste Dominique Ingres, il pittore recupera un disegno nitido e un’attenzione alle volumetrie e alla monumentalità delle figure, nel segno di una sintesi che, come si anticipava, enucleò una personale forma di classicismo, mentre le tendenze dominanti viravano verso il Postimpressionismo da una parte e il Simbolismo dall’altra”, sottolinea Paolo Bolpagni.
Anche attraverso il fil rouge del racconto biografico del figlio Jean, celebre regista, la mostra si focalizza su questa fase della produzione di Renoir: dal viaggio in Italia sino alle opere della vecchiaia. Ponendo in risalto l’originalità di un’arte che non fu affatto attardata, ma che costituì uno dei primi esempi di quella “moderna classicità” che sarebbe poi stata perseguita da molti pittori degli anni Venti e Trenta, in particolare in Italia, come sarà evidenziato dai confronti – alcuni dei quali insospettabili – che saranno istituiti nelle sale di Palazzo Roverella.
“Dipingendo in un possente stile neo-rinascimentale, dove i toni caldi e scintillanti mutuati dal tardo Tiziano e da Rubens, così come dai settecenteschi Fragonard e Watteau, si coniugavano con i riferimenti a un’iconografia mitica e classicheggiante, Renoir – sottolinea Paolo Bolpagni – anticipava il “ritorno all’ordine”: un aspetto della sua produzione che non è stato sufficientemente messo a fuoco in tale prospettiva, giacché quella che superficialmente è apparsa a molti un’involuzione era, in realtà, una premonizione di molta della pittura che si sarebbe sviluppata tra le due guerre”.

Fu la musica, più che la pittura, a segnare l’infanzia di Pierre-Auguste Renoir (Limoges, 25 febbraio 1841 – Cagnes-sur-Mer, 3 dicembre 1919). Entrato nel coro della chiesa di Saint-Sulpice, cantò sotto la direzione del grande compositore Charles Gounod, che credeva fermamente nelle possibilità vocali del ragazzo. Solo più tardi giunse alla scoperta della pittura en plein air che lo condusse all’approdo impressionista. È questa la fase di Renoir più nota al grande pubblico. In realtà, a ben vedere, si trattò di una fase piuttosto breve, caratterizzata anche da una certa disparità di vedute con Monet, Pissarro e Degas.
A superare ogni crisi giunse il viaggio in Italia. Dopo il quale nulla sarà come prima.


INFO

Info: www.palazzoroverella.com tel 0425460093.

Fondazione Cariparo

Relazioni con i media:
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Ufficio Comunicazione
dott. Roberto Fioretto
comunicazione@fondazionecariparo.it

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Tel. 049 663499; www.studioesseci.net; simone@studioesseci.net,
referente Simone Raddi

Milano, Museo diocesano Carlo Maria Martini: LEE JEFFRIES. Portraits. L’anima oltre l’immagine

Non si è mai trattato di scattare delle fotografie… Non sono la documentazione della vita di una persona; sono la documentazione di emozioni e spiritualità
Lee Jeffries

MILANO
MUSEO DIOCESANO CARLO MARIA MARTINI

DAL 27 GENNAIO AL 16 APRILE 2023

I RITRATTI DI
LEE JEFFRIES

L’esposizione presenta una cinquantina d’immagini del fotografo inglese diventato la voce degli emarginati.

A cura di Barbara Silbe e Nadia Righi

Foto di Lee Jeffries

Il Museo Diocesano Carlo Maria Martini di Milano ospita, dal 27 gennaio al 16 aprile 2023, la personale di Lee Jeffries (Bolton, UK, 1971), il fotografo diventato la voce dei poveri e degli emarginati. Curata da Barbara Silbe e Nadia Righi, la mostra, dal titolo “Lee Jeffries. Portraits. L’anima oltre l’immagine” prodotta e organizzata dal Museo Diocesano di Milano, presenta una cinquantina d’immagini in bianco e nero e a colori che catturano i volti di quell’umanità nascosta e invisibile che popola le strade delle grandi metropoli dell’Europa e degli Stati Uniti.

Fotografo autodidatta, Jeffries inizia la sua carriera quasi per caso, nel giorno che precedeva la maratona di Londra del 2008 quando scatta una fotografia a una giovane ragazza senzatetto che sedeva all’ingresso di un negozio; rimproverato per averlo fatto senza autorizzazione, Jeffries si ferma a parlare con lei, a interrogarla sul suo passato, a stabilire un contatto che andasse al di là della semplice curiosità per scavare nel profondo dell’animo della persona che aveva di fronte.

Da allora inizia a interessarsi e a documentare le vite degli homeless, passando dai vicoli di Los Angeles fino alle zone più nascoste e pericolose delle città della Francia e dell’Italia.

Grazie al suo sguardo e alla sua arte spirituale, come lui stesso è solito definirla, Lee Jeffries fa emergere le persone senza fissa dimora dal buio in cui sono reclusi e cerca di ridare luce e dignità a ogni essere umano.

Il suo stile è caratterizzato da inquadrature in primo piano fortemente contrastate, e da interazioni molto ravvicinate con i soggetti, uomini e donne che vivono ai margini della società, incontrati per le strade del mondo.

La sua cifra stilistica più caratteristica è quella del ritratto, sempre frontale e ravvicinato, spesso con sfondi monocromatici scuri che, elaborati con un efficace lavoro su luci e ombre, fa emergere i volti nella loro straordinaria potenza espressiva, capace di comunicare la loro sofferenza, il loro disagio e la loro condizione infelice.

Foto di Lee Jeffries

LEE JEFFRIES. Portraits. L’anima oltre l’immagine
Milano, Museo Diocesano Carlo Maria Martini(p.zza Sant’Eustorgio, 3)
27 gennaio – 16 aprile 2023

Orari:
martedì- domenica, 10-18; chiuso lunedì

Biglietti:
Intero: € 9,00
Ridotto individuale: € 7,00
Ridotto gruppi: € 7,00
Ridotto parrocchie: € 7,00
Scuole e oratori: € 4,00
Cumulativo Chiostri intero: € 12,00
Cumulativo Chiostri ridotto individuale: € 10,00
Cumulativo Chiostri ridotto gruppi: € 10,00
Cumulativo Chiostri ridotto parrocchie: € 10,00

Informazioni: T. +39 02 89420019; www.chiostrisanteustorgio.it

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