La nuova collezione della startup Elementi Bottega di Design tra innovazione e sapienza artigianale

Dal 12 al 20 marzo 2022 l’ultima collezione della nuova e giovane startup ELEMENTI – Bottega di design sarà uno dei protagonisti di Casa Idea 2022, la mostra dell’abitare che da 48 anni richiama in Fiera di Roma grande presenza di pubblico rappresentando le tendenze più attuali e le ultime novità del design d’arredo in ambito nazionale e internazionale.

ELEMENTI
Bottega di design a Casa Idea 2022

Opening sabato 12 marzo 2022 dalle ore 10.00 alle ore 20.00

Casa Idea – Nuova Fiera di Roma

Padiglione 1, stand 59
Via Portuense 1645/647 – Roma

Fino al 20 marzo 2022

ELEMENTI – Bottega di design nasce dal sogno tutto al femminile di due sorelle, Eleonora e Beatrice: reinterpretare, attraverso le innovazioni del design contemporaneo, una lunga tradizione di famiglia nel settore dell’artigianato e della progettazione di interni, valorizzando la produzione locale territoriale, riportando al centro della filiera la figura dell’artigiano, dotata di esperienza e manualità, e riscoprendo l’autenticità e la qualità di materie prime provenienti da un ambito nazionale ed europeo.

Eleonora e Beatrice, affiancate da artigiani ed altri esperti del settore, hanno così dato vita ad una preziosa collezione, Primeva, pensata esclusivamente per la zona living: ogni oggetto è stato attentamente progettato e realizzato studiando a fondo le tecniche di lavorazione e le caratteristiche e le potenzialità dei materiali. Il legno (noce, ulivo, ciliegio e rovere), il metallo (ferro, ferro nero, ottone e acciaio corten) e il vetro (vetro fumé nero e vetro classico trasparente) sono i protagonisti assoluti di tale processo: lavorati con la massima responsabilità, sostenibilità e consapevolezza, sono intrisi dell’essenza di chi, con passione e dedizione, li ha plasmati e del carattere di chi li abiterà nei propri spazi di vita.

L’attenzione al lavoro di ogni artigiano, la volontà di creare una rete collettiva e la cura di ogni piccolo dettaglio si tramuta anche in rispetto per l’ambiente: proprio per compensare le emissioni di impresa, Eleonora e Beatrice ogni anno contribuiscono piantando una piccola foresta con Treedom, restituendo così alla terra una briciola di quanto fecondamente dona.

Entrare nello stand di ELEMENTI – Bottega di design, così come nello show-room nel cuore del Rione Prati a Roma, è immergersi in un’esperienza che profuma del calore del legno e dell’eterea leggerezza del vetro, dove ogni oggetto è un luogo da vivere e assaporare e che evoca lo spazio a noi più caro: la casa, dimora di affetti, crescita e speranze.

Team di ELEMENTI
Beatrice ed Eleonora Di Giovanni

INFO

ELEMENTI – Bottega di design
Collezione Primeva
Casa Idea – Nuova Fiera di Roma

Padiglione 1, stand 59
Via Portuense 1645/647 – Roma

Opening sabato 12 marzo 2022 dalle ore 10.00 alle ore 20.00
Dal 12 al 20 marzo 2022
Orari
: lunedì / venerdì 15.00 – 20.00 ingresso gratuito – sabato / domenica 10.00 – 20.00 ingresso € 10,00
Segreteria tel. + 39 06-72900200/20
www.casaidea.com
info@moacasa.com

ELEMENTI – Bottega di design
Via Pompeo Magno, 90 – Roma (RM)
info@elementibottega.it
Tel. 339 841 8112
www.elementibottega.it

Ufficio stampa
Roberta Melasecca
Melasecca PressOffice – Interno 14 next
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IMMAGINE DI APERTURA – Collezione Verticale

Pisa, Museo della Grafica: Colori e immagini della Scienza in diretta streaming

Il Museo della Grafica (Comune di Pisa, Università di Pisa) è lieto di invitarvi all’inaugurazione in diretta streaming della mostra:

ART & SCIENCE ACROSS ITALY
Colori e immagini della Scienza
L’arte della ricerca scientifica

venerdì 11 marzo 2022, ore 12:00

Per partecipare all’evento è possibile collegarsi a: 

YouTube Sistema Museale di Ateneo: http://call.unipi.it/artericerca

Per ulteriori informazioni visita il sito web:


Museo della Grafica – Lungarno Galilei, 9 – Pisa
Tel. 050/2216060 (62-66-67)
E-mail: museodellagrafica@adm.unipi.it
www.museodellagrafica.sma.unipi.it

Roma, MICRO Arti Visive: AUDACES, Fortuna iuvat. Opere di Pier Paolo Celeste e Alessandra Giannitelli

Dal 15 al 18 marzo 2022 Micro Arti Visivedi Paola Valori presenta la mostra bi-personale AUDACES, Fortuna iuvat con le opere di Pier Paolo Celeste e Alessandra Giannitelli, a cura di Simona Capodimonti e con note di Angelo Bucarelli e Olga Strada. In esposizione oltre trenta opere, della produzione artistica recente dei due autori, che si confrontano su territori espressivi eterogenei, geometrico figurativo in Celeste e polimaterico e astratto in Giannitelli a tratti figurativo e pop, ma accomunati dal desiderio di sperimentare e mostrarsi nel mondo dell’arte.

AUDACES, Fortuna iuvat

Opere di Pier Paolo Celeste e Alessandra Giannitelli

A cura di Simona Capodimonti

Note di Angelo Bucarelli e Olga Strada

Inaugurazione 15 marzo 2022 ore 18.00

MICRO Arti Visive
Viale Mazzini, 1 – Roma

Fino al 18 marzo 2022
Mostra visitabile anche il 19 e 20 marzo, nell’ambito di Urban Bazar.

Dai testi critici di Simona Capodimonti: “Il titolo della mostra prende spunto dalla frase latina “Audentes fortuna iuvat”, la Fortuna aiuta gli audaci, usata nell’Eneide di Virgilio, come un’esortazione ad affrontare gli eventi con coraggio così da ottenere il favore del fato. L’incipit vuole essere quindi di buon auspicio. In mostra notiamo due modus operandi, differenti per stile e tecnica: in Pier Paolo Celeste prevalgono linee, numeri, geometrie, all’interno di una ricerca ragionata, mentre in Alessandra Giannitelli risaltano materia, forme, colori in una sperimentazione emozionale. Diversi universi espressivi si conciliano nella bi-personale grazie al potere dell’amicizia, che tutto unisce”.

Dalla nota in catalogo di Angelo Bucarelli: “Labirinti precisi in Celeste, contati, dove numeri sono il centro da raggiungere, ma che al tempo stesso riportano al conteggio iniziale creando un loop infinito. Angoli retti, colori metallici chiusi in linee che seguono o tracciano, ritmati da brevi contrappunti cromatici che ne spezzano appena la continuità. Il tempo è scandito, scandito, scandito, ma non smette di marciare anche oltre lo spazio ristretto che si è dato. Celeste cerca con determinazione di mettere ordine, ma non finisce mai come un Tantalo contemporaneo. Scava in un mantra la sua intima ricerca per trattenere così il dispiegarsi della vita, per essere sicuro che percorrere quel labirinto lo porterà alla quiete. […]. La forza di questi lavori meticolosi e ossessivi sta proprio nella necessità che Celeste imprime a chi si confronta con il suo lavoro e che non può altro che fare proprio quel cammino rimanendone catturato”.

Nella nota in catalogo di Olga Strada: “Le opere di Giannitelli rimandano a una serie di nomi fulgidi del firmamento artistico, da Alexander McQueen a Yves Klein ad Andy Warhol, ma al tempo stesso sono espressione di una visione fresca, quasi ludica. Aniconicità e monocromia da un lato, ricorso a una iconografia pop dall’altro, la doppia traccia lungo la quale si snoda la sua creatività. […].

I volumi materici creati dall’artista risultano talvolta croccanti e cangianti come le carte stagnole che ricoprono i cioccolatini, talvolta assumono la densità rugosa della corteccia di alberi di una foresta incantata ricca di cromie insolite. […] Mentre le composizioni figurative s’inseriscono nell’alveo di una visione ironica e lieve, tipica dell’arte pop”.

Un’occasione quindi per poter ammirare in mostra le ultime novità dei due artisti – dalle parole della curatrice – “Audaci”, nella maniera in cui hanno accolto la sfida di mostrarsi senza le certezze dei loro mondi precedenti, in un periodo in cui si sono persi tutti i punti di riferimento”.

Pier Paolo Celeste, The Pink Panther – 10829, 2021,
50×70 cm, acrilico su tela

Pier Paolo Celeste, nasce a Roma nel 1955, laureato in scienze politiche, dal 1993 si è dedicato ad un’attività artistica che ha svolto contemporaneamente a quella professionale, viaggiando in oltre sessanta paesi del mondo. Dal 1987 ha vissuto a New York, Varsavia, Mosca. In ogni paese ha colto gli elementi specifici che lo contraddistinguevano, riportandoli nei suoi diversi cicli di lavori. Sportivo e amante del mare, ha elaborato un’attrazione per le linee, disegnate su quaderni e diari, prima di arrivare alle tele. Con il tempo ha sviluppato una pittura geometrica che contiene in sé un metodo di lavoro rigoroso unito a una libertà espressiva, che lo accompagnano in continue fasi di sperimentazione creativa e di vita.

Alessandra Giannitelli, InToTHeBlue, 2021,
80 cm diametro, tecnica mista su tela

Alessandra Giannitelli, nasce a Roma nel 1969, dopo aver conseguito una laurea in giurisprudenza si è affacciata presto nel mondo del lavoro e dal 2017 ha iniziato a sperimentare la propria vena creativa in varie attività. L’occasione per mettere in pratica la sua passione in maniera più strutturata, oltre le opere prodotte per la cerchia familiare, è arrivata nel 2020, dopo aver vissuto un periodo personale intenso nel quale ha iniziato a dipingere composizioni materiche con toni accesi e tecniche miste, in cui ha dato libera espressione alle emozioni sotto lo stimolo di vicende autobiografiche, e, dopo che l’arte ha assolto alla sua funzione di cura, è passata ad una dimensione giocosa con la realizzazione di opere pop, come apertura a una nuova fase artistica.


INFO

AUDACES, Fortuna iuvat
Opere di Pier Paolo Celeste e Alessandra Giannitelli
A cura di Simona Capodimonti
Note di Angelo Bucarelli e Olga Strada

Inaugurazione 15 marzo 2022 ore 18.00

MICRO Arti Visive
Viale Mazzini 1 Roma

Fino al 18 marzo 2022

Orari: 15.30 -19.30
La mostra sarà visitabile anche sabato e domenica 19-20 marzo dalle ore 10 alle ore 20, nell’ambito di Urban Bazar, evento del MICRO dedicato agli artigiani, creativi e designer Made in Italy.

MICRO | Arti Visive
Viale Mazzini 1 – Roma
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tel. +39 347.0900625

Ufficio Stampa
Roberta Melasecca
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Roma, Von Buren Contemporary – Déjà Vu di Gianlorenzo Gasperini e Vera Rossi


Giovedì 10 e venerdì 11 marzo 2022 Von Buren Contemporary presenta la mostra Déjà Vu di Gianlorenzo Gasperini e Vera Rossi a cura di Michele von Büren.

Déjà Vu

Gianlorenzo Gasperini
Vera Rossi

A cura di Michele von Büren

Vernissage
giovedì 10 e venerdì 11 marzo 2022 dalle 18.00 alle 21.30

Von Buren Contemporary

Via Giulia 13 – Roma

Fino a martedì 12 aprile 2022

Il déjà vu è un meccanismo mentale per cui abbiamo la sensazione di vivere frazioni di secondo già vissute in precedenza, piccoli cortocircuiti cerebrali che minano le nostre certezze percettive, dandoci l’impressione illusoria di momenti che si ripetono come in un loop temporale e ci lasciano perplessi.

Le fotografie di Vera Rossi sono una serie di scatti ambientati in una vecchia casa abitata da generazioni che si sono susseguite nel tempo. Quadri e oggetti si riflettono su specchi crettati, in immagini cariche di sovrapposizioni temporali come il contesto in cui sono ambientate. La condizione percettiva che innescano è simile a quella del déjà vu per l’atmosfera rarefatta di cui sono pervase che trasmette un senso di familiarità e di vissuto e per la loro stessa struttura formale: immagini moltiplicate in un gioco di specchi che frammenta lo spazio visivo, lasciandoci interdetti e spaesati.

Le sculture in legno di Gianlorenzo Gasperini presentano invece forme e soggetti tipici della tradizione scultorea che rimandano ad altre forme: l’opera Falso movimento evoca nella posizione L’Appennino di Giambologna o il Centometrista di Arturo Martini; il Busto di donna ha un’impostazione che rimanda ai busti quattrocenteschi nella rilettura che ne hanno dato molti scultori nel corso del Novecento; mentre L’obelisco richiama in maniera evidente i reperti archeologici romani, e in questo senso sono forme che percepiamo come qualcosa di ”già visto”. Ma la loro presenza si presta anche ad una lettura inversa e paradossale: proprio per la loro assonanza con forme antiche acquistano un carattere di estraneità dal flusso temporale che le circonda, ed è come se guardando noi che le guardiamo dicessero: Déjà vu!

Vera Rossi è nata a Milano nel 1968. Inizia la sua attività di fotografa collaborando con diversi archivi, tra i quali l’Archivio di Stato e l’Archivio Capitolino, e nel 2013 alcuni suoi lavori sono stati scelti per un’installazione all’Armory Show, la principale fiera internazionale d’arte di New York. Dal 2017 partecipa annualmente al MIA Photo Fair di Milano e nel 2019 ha esposto al Museo del Paesaggio di Verbania e tenuto una mostra personale nel concept store Nonostante Marras, spazio espositivo dello stilista Antonio Marras a Milano. Rossi concentra la sua ricerca sull’instabilità dei nostri meccanismi percettivi, indagando gli aspetti labili di immagini tratte dal quotidiano. Le finestre, le nature morte, le vedute di interni o le immagini colte dalla natura diventano rappresentazioni di un mondo stratificato nel quale impressioni, ricordi e sogni si sovrappongono ai soggetti rappresentati, rendendone incerti i confini. L’uso del plexiglass come supporto, grazie alla sua trasparenza e alla sua qualità riflettente, amplifica il carattere ambiguo dei suoi scatti.

Gianlorenzo Gasperini è nato a Civitavecchia nel 1967. Si è diplomato all’Accademia di Belle Arti di Roma dove si è specializzato in scultura. Dal 2001 al 2012 le sue sculture in bronzo hanno fatto parte dell’esposizione permanente dell’Opera Gallery di New York. I materiali di cui l’artista fa uso sono legno, resina, bronzo e gesso. Le sue sculture, caratterizzate da un forte senso della linea e del movimento, esplorano il tema del bilanciamento e dell’equilibrio nello spazio. L’ironia è una componente importante della sua ricerca: essa gli dà la possibilità di liberarsi dal pesante carico della tradizione e di operare in un presente instabile dove tutte le certezze si dissolvono.

Questa mostra è stata appositamente pensata per il nuovo spazio della galleria in Via Giulia 13 e il suo cambio di nome, passando da RvB Arts a Von Buren Contemporary, in quanto i due artisti fanno parte del gruppo storico della galleria.


INFO

Déjà Vu
Gianlorenzo Gasperini
Vera Rossi
A cura di Michele von Büren


Vernissage
giovedì 10 e venerdì 11 marzo 2022 dalle 18.00 alle 21.30

Von Buren Contemporary
Via Giulia 13 – Roma

Fino a martedì 12 aprile 2022
Orari: 11:00-13:30 e 15:30-19:30; domenica e lunedì chiuso

Von Buren Contemporary
Via Giulia 13 – Roma
+39 335 1633518
www.vonburencontemporary.com
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@vonburen.contemporary

Ufficio stampa
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Pepper’s Ghost anima l’opera di Banksy Migrant Child a Venezia

È curioso che la prima esperienza di Digital Street Art abbia avuto luogo proprio a Venezia, città senza strade, porta d’Europa sui mondi orientali, crocevia di uomini e merci.
Dopo il grande successo di AURA “THE IMMERSIVE LIGHT EXPERIENCE” alla Fabbrica del Vapore di Milano, progetto che ha cambiato il concetto di mostra e di immersività, Pepper’s Ghost torna sorprendendo e sfidando lo street artist più celebre al mondo: Banksy creando di fatto una nuova corrente artistica.

Dal 9 marzo 2022
Venezia

GHOST OVER BANKSY

Pepper’s Ghost anima l’opera di Banksy Migrant Child a Venezia
con un’installazione di Digital Street Art

http://www.peppersghost.it

Banksy Migrant Child, a Venezia

Ghost over Banksy è il primo concept di Digital Street Art mai realizzato finora e sarà presentato al pubblico a partire dal prossimo 9 marzo ore 18:00 in video sui canali social del collettivo (Instagram, Facebook, Tik Tok, Youtube e Vimeo) in partnership con una delle più importanti pagine d’arte al mondo THE PINK LEMONADE https://www.instagram.com/the.pinklemonade/
È stato realizzato a Venezia, dando vita all’iconico stencil di Migrant Child, illuminando e animando letteralmente l’opera, accendendo la forte problematica dei diritti umani e interrogando sulla reale esistenza e finalità del celebre artista inglese. L’animazione dell’opera Migrant Child di Banksy è stata resa possibile grazie a un potente proiettore laser PH3501QL laser a 35.000 ANSI lumen messo a disposizione da Sharp NEC, che promuove l’unione di arte e tecnologia.

Rispettando le regole della street art è stata un’azione notturna, silenziosa, furtiva, non annunciata. Nella street art l’artista arriva, agisce, sparisce. E lascia il suo segno.
Il progetto di digital street art, invece, è stata un’operazione artistica immersiva che fa rivivere la scena impressa su quella parete veneziana come se fosse un’azione tra magia, colore, realtà e luce.
È una nuova evoluzione artistica, che interagisce con linguaggi preesistenti o memorie. Qualunque opera di street art, qualunque manufatto, qualunque luogo ed evento può quindi essere reso immersivo, ovunque. Animato e non contaminato.
Perché, più di tutto, la digital street art non è distruttiva: non intacca i luoghi ma tocca la percezione delle persone e il loro immaginario.

Ghost over Banksy darà vita al primo NFT (non-fungible token) di Digital Street Art collezionabile, autenticata e pubblicata su blockchain, grazie alla partnership con la galleria Reasoned Art www.reasonedart.com che ha portato l’Arco della Pace di Milano ad essere il primo monumento al mondo nel Metaverso.
Parte dei proventi saranno devoluti a Emergency.

Con le parole scritte da Anderson Tegon, cui ha dato voce Nica Renoult, il potente voiceover del video di Ghost over Banksy potrebbe essere un appello, una chiamata all’agire e nonché una provocazione nei confronti dell’artista inglese.
Nica Renoult è nata nell’isola di Maluku e cresciuta tra Amsterdam e Londra.
Scelta per la sua forte connessione a quei valori universali di uguaglianza connaturati al lavoro di Pepper’s Ghost, Nica ha messo in pratica il suo credo e ha fondato Trickle, un’agenzia di ricerca del personale che tramite un processo di selezione anonimo permette di assumere le persone per il loro valore, oscurando qualunque informazione relativa a genere, etnia, aspetto fisico ed età.
www.trickle.work

PEPPER’S GHOST SRL

Pepper’s Ghost è una creative-tech firm, con al suo interno un collettivo di digital artist, graphics engineer e project manager guidati da Anderson Tegon, fondatore e Art Director che persegue lo scopo di mettere al centro la creatività utilizzando le più innovative tecnologie esistenti per realizzare mostre immersive, perfomance di digital art con la volontà di creare esperienze totalizzanti senza alcun limite di luogo, spazio o dimensione.

ANDERSON TEGON

Anderson Tegon è fondatore e art director di Pepper’s Ghost. Nato in Brasile nel 1985, cresciuto a Peseggia, tipico paese della provincia di Venezia. Dopo una vita nel basket, ha poi viaggiato tra Cina, Stati Uniti, Londra e Parigi paesi che lo hanno contaminato e formato creativamente.
Ha trovato nell’arte digitale la sua naturale espressione per creare esperienze ed emozioni.


For more information:
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info@peppersghost.it

Ufficio Stampa: STUDIO ESSECI – Sergio Campagnolo
Tel. 049 663499; www.studioesseci.net
referente Simone Raddi, simone@studioesseci.net

Messina, Biblioteca Regionale Universitaria: Giornata internazionale della donna

La “Giornata Internazionale della Donna” che dal 1975 si celebra l’otto marzo è un’importante ricorrenza che ha trovato da sempre in calendario delle programmazioni degli eventi annuali della Biblioteca Regionale “Giacomo Longo” di Messina la giusta eco con momenti di lettura e riflessione, esposizioni e installazioni tematiche.

Biblioteca Regionale Universitaria “Giacomo Longo” di Messina

GIORNATA INTERNAZIONALE DELLA DONNA

La contro storia del Maestro Xante Battaglia

“Madre Arcaica”

Esposizione di Arti Visive
Vernissage in Biblioteca 8 Marzo 2022 ore 17

Martedì 8 marzo alle ore 17, la Biblioteca ospiterà il vernissage della mostra del Maestro Xante Battaglia, Professore emerito di ben sette Accademie, artista celebre in ambito internazionale, affascinante divulgatore di una Sua visione particolare della Storia dell’arte contemporanea, personalità composita. Saranno esposte le Sue creazioni artistiche, dall’evocativa intitolazione “Madre Arcaica”, 10 dipinti(oli) e sculture dedicate all’universo femminile.

Con questa importante esposizione si intende anche rendere omaggio al compianto Assessore ai Beni Culturali della Sicilia Sebastiano Tusa, che il 10 marzo del 2019 ci lasciava attoniti per l’improvvisa scomparsa a causa del terribile incidente aero in Etiopia, in occasione della “Giornata dei Beni Culturali Siciliani”2022.

L’evento realizzato nel rispetto di ogni misura anti-Covid e con accesso al pubblico previa esibizione di Green Pass Rafforzato, sarà presentato e coordinato nella Sala Lettura dalle 17 dalla Dott.ssa Tommasa Siragusa, Direttore della Biblioteca Regionale. La Prof.ssa Maria Teresa Prestigiacomo, Critico d’Arte internazionale e Presidente dell’Accademia Euromediterranea delle Arti, relazionerà sulle esperienze artistiche del Maestro Battaglia e sulla Mostra; interverrà il Prof. Domenico Venuti, Consigliere Onorario Regione Sicilia dell’Associazione Nazionale del Fante e Presidente della Messinese Aggregazione. La Fidapa Sezione Messina, presieduta dall’Avv. Susy Pergolizzi, e Sezione Messina Capo Peloro, presieduta dalla Prof.ssa Nazzarena Amedeo, offriranno il  loro prezioso contributo alla riuscita dell’iniziativa, coinvolgendo le proprie Associate, da sempre impegnate in attività socio-culturali che hanno come stella polare la valorizzazione delle competenza delle Donne, nell’ambito delle Arti e delle Professioni, adoperandosi a rimuovere ogni discriminazione ancora esistente a sfavore dell’universo femminile.

Proporre un artista di talento universalmente riconosciuto come Xante Battaglia, un uomo per rappresentare l’universo femminile nella Giornata della Donna, è una scelta inclusiva della Biblioteca per contrapporsi ad una visione tradizionale monistica di questa Giornata, fatta di donne che parlano di donne, senza coinvolgimento maschile.

La società si è evoluta nel corso degli anni. Rituali e forme espressive e creative che hanno accompagnato le celebrazioni dell’otto marzo nel passato sembrano anacronistiche alle nuove generazioni, sia per i contenuti che per i simboli. Rimane, però, al di là della vaghezza che ancora avvolge la storia delle origini di questa Giornata, l’urgenza di risolvere i motivi conflittuali tra i generi, ancora oggi esistenti, che sfociano, purtroppo, talvolta, nella violenza cieca e brutale del femminicidio. L’arte, con la sua sintesi, può aiutarci a comprendere meglio queste fratture ideologiche, interpretando la ritualità pubblica e privata, contribuendo al suo interno, ad amalgamare le linee di demarcazione dei rapporti tra i generi che oggi appaiono sempre più sfumate e fluide.

La presenza silenziosa, ma possente della Gran Madre dell’arte di Battaglia è scrutante ed esprime una forza d’animo emancipato, che si ribella alle leggi terribili di una società che la vorrebbero opprimere. Il suo volto inespressivo si sovrappone alle effigi di donne affascinanti o importanti personaggi storici, diventando il simbolo iconico di tutte le donne che ogni giorno combattono la difficile lotta dell’affermazione del prorpio Io. Le opere di Xante Battaglia rappresentano icone totemiche di donne forti, portatrici di un messaggio universale, eterno e immutabile, che fecondano tutta la Sua produzione pittorica e scultorea diventandone l’inconfondibile cifra linguistica. Sono immagini di una devozione alla Madre Arcaica ed alla Sua terra d’origine, la Calabria, ad un’archetipica maternità caratterizzata da un messaggio subliminale forte, ribadito più volte, della concreta presenza dell’universo femminile, contestualizzato nelle varie evoluzioni delle spiritualizzazioni di un nuovo modo di narrare e idealizzare la fonte originaria da cui prende vita ogni elemento del creato. Battaglia esprime l’esigenza di elaborare il momento artistico come interpretazione puntuale e autorevole degli eventi storici e sociali della contemporaneità, con un coinvolgimento a 360 gradi nei fatti, attraverso i quali, la politica ed i costumi nazionali e popolari hanno scandito il ritmo nelle loro metamorfosi di forma e di pensiero. Demisticazione, irriverenza, devozione di un maestro concettuale di rilievo internazionale: questi gli elementi essenziali delle Sue creazioni artistiche. Le sue immagini femminili raffigurano per lui l’origine della vita, in un dinamismo di forze visive, che si riverbera nei ricordi della Sua Calabria, verso cui nutre, però, un rapporto ambivalente di amore-odio.

Vita e morte lottano, subblimandosi in una sintesi artistica, mantenendo quel forte legame alle proprie matrici culturaliche si esprime con arricchimenti cromatici dei dipinti e tocchi scultorei dati alle Sue produzioni artistiche in rilievo.

Le opere di Xante Battaglia saranno esposte in uno spazio itinerante dell’Istituto, dallo scalone d’ingresso agli ampi e luminosi corridoi, fino all’accogliente Sala Lettura, ove si svolgerà la presentazione della Mostra.

I gentili Utenti potranno così ammirare quelle creazioni artistiche, apprezzandone la bellezza e la dialettica catalizzatrice, espressa dal Maestro Battaglia nel Suo volume “Contro Storia dell’arte Contemporanea” da Lui già donato a questa Biblioteca il 25 novembre u.s. ed oggetto di una mattinata di Studio approfondito della Sua visione anticonformista dell’arte contemporanea fuori degli schemi tradizionali.

L’esposizione resterà, poi, fruibile fino al 22 marzo 2022, dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 12:30.

Post dell’evento sono presenti sulle pagine social della Biblioteca:

Chi non potrà prendere parte all’evento in presenza, potrà scrivere sui social commenti e domande da rivolgere all’Autore durante l’incontro.

Nei giorni a seguire sarà disponibile il video.

Per INFO:
Ufficio Relazioni con il Pubblico
tel.090674564
urpbibliome@regione.sicilia.it

IMMAGINE DI APERTURA – Locandina

Bolzano: Ugo La Pietra – Ovunque a casa propria. Film e video 1973/2015

10 marzo 2022 ore 17.30
TALK Radical Cinema

Conversazione con Ugo La Pietra, Manuel Orazi, Antonello Tolve,
Umberto Panarella, Kuno Prey, Hans Leo Höger
Modera Manuel Canelles 

Centro Trevi
Via dei Cappuccini 28 | Bolzano

Inaugurato il 10 febbraio 2022 al TreviLab Centro Trevi di Bolzano il progetto Ovunque a casa propria, il primo approfondimento espositivo sulla ricerca cinematografica e sulle sperimentazioni audiovisive di Ugo La Pietra, instancabile sperimentatore della percezione visiva. Il progetto, a cura di Manuel Canelles, è promosso da Spazio5 artecontemporanea e realizzato in collaborazione con TreviLab, Libera Università di Bolzano Unibz, Liceo Artistico Pascoli, Cineclub Bolzano, Officine Vispa, Vintola18 Centro di cultura giovanile, Spazio Macello – Meta, con il sostegno della Ripartizione cultura italiana della Provincia di Bolzano, del Comune di Bolzano e della Libera Università di Bolzano. 

Il titolo del progetto è un omaggio a uno degli slogan più conosciuti e apprezzati di Ugo La Pietra, non a caso presente in uno dei suoi film più conosciuti, “La riappropriazione della città”. Nel film, diversi modi e luoghi – periferie urbane, stazione centrale, attrezzature urbane di Milano –riportano un’esplicita indicazione dello slogan che per anni ha caratterizzato buona parte delle ricerche di La Pietra: “Abitare è essere ovunque a casa propria“. Opere, film, foto, installazioni che l’artista ha prodotto in quel periodo miravano a rompere e decodificare questa realtà imposta. Le Immersioni, ad esempio, vogliono spezzare l’equilibrio acquisito dall’individuo mediante la perdita dei parametri di riferimento con ciò che lo circonda, e quindi anche della sicurezza.

In mostra anche le suggestive videoinstallazioni di Lucio La Pietra, videomaker milanese che lavora e fa ricerca nel campo delle arti visive, in particolare nell’ambito delle produzioni video, collaborando con aziende, case di produzione, agenzie di comunicazione, studi di architettura, istituzioni, musei. L’interazione con le opere del padre è particolarmente significative in quanto dal dialogo intimo con le opere del padre è possibile interrogarsi sui concetti di tempo storico e tempo soggettivo, ma anche sulla necessità di accettare le differenze da cui può scaturire, persino, un’intima complicità.

Durante il vernissage si è svolta la performance itinerante di Stefano Bernardi lungo tutto il tessuto urbano di Bolzano, da Casanova al Centro Trevi , dal titolo “Una nuvola al guinzaglio. Riappropriazione temporanea dello spazio pubblico verticale”, una sorta di riappropriazione dello spazio verticale, un centinaio di palloncini bianchi danno forma alla nube, legati assieme in modo da formare una nuvola lunga circa 4 metri. Inoltre il 16 febbraio Nazario Zambaldi si è esibito nella performance La via del sale, mentre il 17 febbraio in piazza Firmian sono stati presentati gli elaborati dell’area progetto del Liceo artistico G.Pascoli. 

I laboratori, svoltisi durante tutto il mese di febbraio e che continueranno nel mese di marzo, sono partiti dall’esperienza didattica e pedagogico-artistica legata alla dimensione sociale e periferica svolta dagli artisti radicali degli anni ’70 e in particolar modo dalle azioni video e performative di Ugo La Pietra, esploratore delle frontiere del design e dei bisogni degli utenti, che coniuga la tradizione artigianale con nuovi bisogni sociali. Questi progetti si trasformano in indagine artistica audiovisiva nell’ambito della quale il videomaker diventa viaggiatore dello spazio urbano, adottando una strategia di passaggio indeterminato che lo porta a muoversi in maniera casuale all’interno di più territori.

Prossimi appuntamenti: 

L’8 marzo, presso lo sviluppo di comunità di OfficineVispa La Rotonda di Via Alessandria 47/B, verrà presentata la mostra Piani di ascolto con i risultati del lavoro sviluppato da Christian Martinelli e Cristina Nicchiotti. 

Il giorno 10 marzo, in occasione del finissage, dalle ore 15.00 un intero pomeriggio di proiezioni di video sperimentali, realizzati durante i laboratori promossi insieme a Cineclub Bolzano, Vintola18, Liceo artistico Pascoli, e del video La Nuvola a Guinzaglio, realizzato da Stefano Bernardi. 

Dalle 17.30 il talk finale RADICAL CINEMA  che vedrà conversare Ugo La Pietra, Manuel Orazi, Antonello Tolve, Umberto Panarella, Kuno Prey, Hans Leo Hoger, con la moderazione di Manuel Canelles.


INFO

Ugo La Pietra

Ovunque a casa propria
A cura di Manuel Canelles

Progetto promosso da Spazio5 artecontemporanea
In collaborazione con: TreviLab, Unibz, Liceo Artistico Pascoli, Bolzano Officine Vispa, Vintola18 Centro di cultura giovanile Cineclub Bolzano, Spazio Macello – Meta
Con il sostegno di: Ripartizione cultura italiana della Provincia di Bolzano, Comune di Bolzano, Libera Università di Bolzano
Allestimento : Andrea Oradini / Manuel Canelles
Consulenza scientifica: Archivio Ugo La Pietra
Grafica: Sonia Galluzzo
Ufficio Stampa: Roberta Melasecca
Collaborazioni: Lucia Andergassen, Cristina Nicchiotti
Catalogo: Edizioni Archivio Ugo La Pietra
Progetto grafico: Ugo La Pietra, Simona Cesana
Redazione e ricerca iconografica: Simona Cesana

Fino all’11 marzo 2022
Orari
: dal lunedì al venerdì 9.00 – 20.00

10 marzo 2022 ore 17.30
TALK Radical Cinema

Conversazione con Ugo La Pietra, Manuel Orazi, Antonello Tolve,
Umberto Panarella, Kuno Prey, Hans Leo Höger
Modera Manuel Canelles 

Centro Trevi – Via dei Cappuccini, 28 – Bolzano
Tel. +39 0471 300980

Spazio5 artecontemporanea
www.spazio5.net

Archivio Ugo La Pietra
Via Guercino 7 – Milano
Tel. +39 02 0236552825
www.ugolapietra.com

A-HEAD Project indice il Premio Internazionale “Giovan Battista Calapai e Theodora van Mierlo Benedetti”

Call for Artists

Premio Internazionale
“Giovan Battista Calapai e Theodora van Mierlo Benedetti”

Prima edizione

Premio alla ricerca artistica – Under 35

Scadenza candidature 2 maggio 2022

A-HEAD Project, progetto promosso da Angelo Azzurro ONLUS, indice la prima edizione del Premio Internazionale Giovan Battista Calapai e Theodora van Mierlo Benedetti”, dedicato alla memoria di Giovan Battista Calapai e Theodora van Mierlo Benedetti, due figure centrali che hanno contribuito in modo determinante alla connessione tra la ONLUS dedicata alla lotta contro lo stigma dei disturbi mentali e il settore dell’arte, con la successiva nascita del progetto A-HEAD. Infatti Angelo Azzurro, attraverso il citato progetto, promuove l’arte contemporanea sviluppando un percorso ermeneutico e conoscitivo delle malattie mentali sostenendo le ricerche artistiche in tutte loro le declinazioni.

Il Premio Internazionale “Giovan Battista Calapai e Theodora van Mierlo Benedetti” vuole, in particolare modo, sostenere gli artisti emergenti: si rivolge, infatti, agli artisti under 35 e prenderà in considerazione non una singola opera dell’artista ma tutta produzione artistica degli ultimi cinque anni.

La partecipazione è gratuita e aperta a tutti i cittadini residenti in Italia o all’estero, a partire dal 18° anno di età fino al compimento del 35° anno di età (alla data di pubblicazione del presente bando), senza limiti di nazionalità, sesso, etnia o religione.

È possibile inviare la propria candidatura entro il giorno 2 maggio 2022 ore 23.59.

Il bando prevede l’assegnazione del Premio Giovan Battista Calapai”, avente valore netto di € 1000,00 e comprensivo di una pubblicazione A-HEAD Edizioni dedicata alla ricerca artistica del vincitore e della “Menzione Speciale Theodora van Mierlo Benedetti” del valore netto di € 500,00 e comprensiva di una pubblicazione A-HEAD Edizioni dedicata alla ricerca artistica del vincitore.

La Giuria è costituita da Lorenzo Benedetti – Curatore e Storico dell’arte; Laura Cionci – Artista ; Mario De Candia – Giornalista e Curatore; Piero Gagliardi – Curatore e Storico dell’arte; Fabio Mongelli – Direttore RUFA – Rome University of Fine Arts; Francesco Nucci – Presidente Fondazione VOLUME!; Filomena Rosiello – Psicoanalista junghiana e Arteterapeuta; e sarà coordinata da Roberta Melasecca – Architetto e Curatrice.

Le decisioni della Giuria saranno rese note il 30 maggio 2022, mentre la premiazione avverrà in luogo e data che saranno successivamente comunicati.

Tutti i dettagli per la partecipazione sono disponibili all’interno del bando. Per informazioni: premiocalapai@gmail.com – 3494945612.

Il progetto A-HEAD nasce nel 2017 per volere delle famiglie Calapai e Lo Giudice per la lotta allo stigma dei disturbi mentali e dalla collaborazione tra l’Associazione Angelo Azzurro ONLUS ed artisti e dj di respiro internazionale: infatti con il progetto A-HEAD Angelo Azzurro mira a sviluppare un percorso ermeneutico e conoscitivo delle malattie mentali attraverso l’arte, sostenendo in maniera attiva l’arte contemporanea e gli artisti che collaborano ai vari laboratori che da anni l’associazione svolge accanto alle attività di psicoterapia più tradizionali. Data la natura benefica del progetto, con A-HEAD la cultura, nell’accezione più ampia del termine, diviene un motore generatore di sanità, nella misura in cui i ricavati sono devoluti a favore di progetti riabilitativi della Onlus Angelo Azzurro, legati alla creatività, intesa come caratteristica prettamente umana, fondamentale per lo sviluppo di una sana interiorità. Lo scopo globale del progetto è quello di aiutare i giovani che hanno attraversato un periodo di difficoltà a reintegrarsi a pieno nella società, attraverso lo sviluppo di nuove capacità lavorative e creative.

SCARICA IL MODULO DI PARTECIPAZIONE PREMIO INTERNAZIONALE
“GIOVAN BATTISTA CALAPAI E THEODORA VAN MIERLO BENEDETTI”


INFO

Call for Artists
Premio Internazionale “Giovan Battista Calapai e Theodora van Mierlo Benedetti”
Prima edizione
Premio alla ricerca artistica – Under 35

Scadenza candidature 2 maggio 2022

Segreteria organizzativa
Roberta Melasecca
premiocalapai@gmail.com
tel. 3494945612

Angelo Azzurro ONLUS
infoangeloazzurro@gmail.com
tel. 3386757976
https://associazioneangeloazzurro.org

Ufficio Stampa Angelo Azzurro
Barbara Specabarbaraspeca@libero.it

Ufficio stampa A-HEAD
Roberta Melasecca_Interno 14 next – Melasecca PressOffice
roberta.melasecca@gmail.com
tel. 3494945612
cartella stampa su
www.melaseccapressoffice.it

Roma – HOSTIA. PIER PAOLO PASOLINI. Una mostra di Nicola Verlato

Hostia. Pier Paolo Pasolini è il progetto espositivo ideato dall’artista Nicola Verlato e curato da Lorenzo Canova, con la partecipazione, tra gli altri, di Vittorio Sgarbi, Umberto Croppi e Miguel Gotor, prodotto e organizzato da Associazione MetaMorfosi e Museo Nazionale Romano – Terme di Diocleziano con il sostegno di Intesa Sanpaolo, in occasione del centenario della nascita dell’artista, nato a Bologna il 5 marzo 1922 e morto a Roma nel 1975.

HOSTIA. PIER PAOLO PASOLINI
una mostra di Nicola Verlato

Associazione MetaMorfosi
 e Museo Nazionale Romano -Terme di Diocleziano
dal 13 aprile al 12 giugno 2022

Nicola Verlato, Scultura, 410×300

Ispirata dalla tragica morte di Pier Paolo Pasolini l’esposizione, che fa parte  di PPP100 Roma racconta Pasolini programma di iniziative culturali promosse da Roma Capitale in occasione del centenario della nascita dell’artista e intellettuale italiano, è pensata come un omaggio che si articola in una serie di declinazioni artistiche, dipinti, sculture, disegni, progetti architettonici, musiche e video realizzati da Nicola Verlato in dialogo con le grandi Aule delle Terme di Diocleziano a Roma.

La mostra si origina da un grande dipinto che, come un’antica pala d’altare, rappresenta il corpo di Pasolini mentre attraversa a ritroso la propria vita. Altre opere pittoriche di grandi dimensioni approfondiscono ulteriori aspetti connessi alla rappresentazione del dipinto principale. Un fregio lungo oltre undici metri, una scultura a dimensioni reali che ritrae in modo estremamente realistico Pasolini e alcune teste scolpite completano l’esposizione che si avvale anche di proiezioni video e che è accompagnata, lungo tutto il percorso, da musiche sinfoniche. La mostra si arricchisce di una selezione di fotografie tratte dall’Archivio Publifoto Intesa Sanpaolo che ritraggono Pasolini in occasione di eventi pubblici (conferenze, presentazioni, partecipazione a festival) documentati dall’agenzia fotografica fra 1959 e 1968.

Le Terme di Diocleziano, una delle quattro sedi del Museo Nazionale Romano e uno dei monumenti più rappresentativi della città, accolgono le opere negli spazi monumentali e straordinari di un complesso architettonico che nei secoli ha mantenuto con la città un rapporto vivo e viscerale, attraversandone tutte le profonde trasformazioni, dall’epoca romana a quella rinascimentale, fino alla stagione dei grandi interventi urbanistici che le hanno impresso le attuali fattezze di capitale. Un rapporto vivo e viscerale che anche Pasolini, intellettuale finissimo, ha articolato negli anni nei confronti di Roma, dove si trasferì nel 1950. Profondo conoscitore e interprete della città, capace di viverne e interpretarne anche il tessuto sociale più complesso e difficile, a partire da quelle periferie che tanto emergono dalle sue opere letterarie e cinematografiche, non romano di nascita ma per scelta e affinità, Pasolini infatti fu capace di trasformarla nella vera protagonista di un viaggio di ricerca e di scoperta, che lo accompagnerà fino alla tragica fine.

«Il Museo Nazionale Romano è lieto di essere parte di un evento così importante per la commemorazione di Pier Paolo Pasolini – chiosa Stéphane Verger Direttore del Museo Nazionale Romano. Le Terme di Diocleziano, uno dei luoghi simbolo della città di Roma così legata alla storia di Pasolini, sono nella loro monumentalità perfette ad accogliere le opere di Nicola Verlato nelle quali sono così pregnanti i riferimenti all’architettura e alle arti visive antiche».

«Più che un poeta, un cineasta o uno scrittore, Pasolini è un corpo che vive nella dimensione del mito, in quanto è riuscito a incarnare un destino non solo tragico ma addirittura universale – spiega Nicola Verlato che nel 2015 ha scelto il quartiere periferico di Torpignattara per ambientare “Hostia”, il suo murale alto 10 metri e largo quasi 6 che già rappresentava la morte dell’intellettuale italiano. – Le opere in mostra narrano la progressiva eliminazione dell’arte dalla vita e l’immensa disperazione che Pasolini esprime nelle sue ultime opere, associando il mondo a un inferno che ha perso ogni occasione di salvezza, perché l’arte, che dava senso alle cose, è stata eliminata».

Come scrive Lorenzo Canova: «Nicola Verlato si serve in modo magistrale del linguaggio figurativo caro a Pasolini per dare vita a una grande opera d’arte totale. Sulla scia del grande scrittore e regista, Verlato dialoga senza subalternità con la pittura del passato, con quella tradizione che Pasolini rivendicava come fondamento delle sue sperimentazioni letterarie e cinematografiche. Nel grande complesso monumentale di Hostia le arti visive si legano così all’architettura e alla musica in un’elegia monumentale e metafisica dove la morte di Pier Paolo Pasolini supera il brutale dato di cronaca per trasformarsi in un evento tragico che penetra e supera la storia». 

La mostra di Nicola Verlato si fonda su un’ipotesi che è anche un desiderio: costruire un complesso monumentale a Ostia, luogo della morte di Pasolini. In mostra, dunque, sarà presente anche un modellino architettonico aperto che, all’interno, mostrerà tutte le opere presenti in mostra nella collocazione definitiva che idealmente troverebbero nell’edificio una volta costruito.

Pietro Folena Presidente di MetaMorfosi ricorda che «nel 1985, a dieci anni dalla morte, ho organizzato a Castel Sant’Angelo il primo grande evento giovanile in memoria di Pasolini (“Una disperata passione di essere nel mondo”). Per me oggi è un’emozione particolare ritornare sulla figura di questo gigante del Novecento attraverso l’estetica e la poetica di un artista straordinario come Nicola Verlato, con le sue opere e il suo progetto in dialogo con il classico».

Nicola Verlato, Studio per il fregio

L’artista Nicola Verlato

Nicola Verlato, pittore scultore architetto musicista e videomaker, è noto per i suoi dipinti e sculture socialmente impegnati che utilizzano la forza e la capacità dell’arte figurativa di coinvolgere emotivamente lo spettatore.

Per potenziare ulteriormente le sue immagini, utilizza un processo articolato che combina tecniche classiche e tecnologie moderne come i programmi di modellazione 3D Maya e Zbrush.

Verlato ha esposto i suoi dipinti, disegni e sculture negli Stati Uniti e in prestigiose sedi internazionali – tra cui il White Columns di New York, il Museum of Modern Art di Arnhem, le Biennali di Praga – e ha realizzato un’installazione esposta alla Biennale di Venezia del 2009 nel Padiglione Italiano.

Verlato ha esposto accanto ad artisti come Erwin Olaf, Santiago Sierra, Shepard Fairey, Kehinde Wiley, Ronald Ophuis, José Lerma, Mark Ryden e Robert Williams. Il suo lavoro è presente in diverse collezioni pubbliche e private in USA, Argentina, Italia, Spagna, Olanda, Danimarca, Norvegia, Cina e Filippine. Il suo lavoro è stato pubblicato su Art in America, Flash Art, Juxtapoz, Hi Fructose, Vogue Italia, Art Pulse, LoDown Magazine e altri. Nato nel 1965 a Verona, risiede a Roma dopo quattordici anni a New York e Los Angeles.


La mostra
HOSTIA. PIER PAOLO PASOLINI
Terme di Diocleziano
Via Enrico De Nicola 78 – Roma

Dal 13 aprile al 12 giugno 2022
Orari: da martedì a domenica dalle ore 11,00 alle ore 18,00; chiuso il lunedì.
Ultimo ingresso: ore 17,00

Biglietti
Biglietto ordinario per l’accesso a una sola sede del Museo Nazionale Romano: Intero € 11
Biglietto combinato per l’accesso a tutte le sedi del Museo Nazionale Romano: Intero € 15
(+2 euro di prevendita in caso di acquisto on line)

Acquisto biglietti on line: https://museonazionaleromano.beniculturali.it/orari-e-biglietti/

Informazioni mostra
Tel. +39 06 684851
mn-rm@beniculturali.it
museonazionaleromano.beniculturali.it

Ufficio Stampa MetaMorfosi
Maria Grazia Filippi
mariagraziafilippi@associazionemetamorfosi.com
M. +39 333 2075323

Oskar Kokoschka: “Non esiste un Espressionismo ma solo giovani che cercano di orientarsi nel mondo”

di Sergio Bertolami

36/3 – I protagonisti

Oskar Kokoschka (Pöchlarn 1886 – Montreux 1980). Nasce, nella periferia di una cittadina austriaca del sud, dalla modesta famiglia di un commesso viaggiatore e gli inizi sono abbastanza difficili. Le biografie, invece, tendono sempre all’esaltazione e fanno di suo padre un orafo cecoslovacco, mestiere praticato in realtà dai suoi antenati. La famiglia nel 1887 si trasferisce a Vienna e qui comincia la storia di un ragazzino capace di attirare l’attenzione come uno studente straordinariamente ricco di talento, ma poco incline alle regole ferree. Frequenta la KK Staatsrealschule Währing ed è accettato nella classe di Carl Otto Czeschka, designer di spicco della Wiener Werkstätte, che individua subito le qualità pittoriche del suo allievo. Così, dal 1905 al 1909, eccolo alla Kunstgewerbeschule di Vienna, la Scuola di arti decorative, architettura e arti applicate. Pittore preferito? Immancabilmente Vincent van Gogh. Nel prestigioso istituto, al quale ha potuto iscriversi usufruendo di una borsa di studio, insegnano anche i professori Josef Hoffmann e Koloman Moser. Non può meravigliare, dunque, se le sue prime commesse come artista free-lance gli vengono proprio dalla Wiener Werkstätte. Disegna manifesti, cartoline, dipinge ventagli per signora, e collabora all’allestimento del Cabaret Fledermaus, il locale alla moda che mette in scena vizi e virtù della società viennese. Nei primi anni, Oskar Kokoschka è ben accolto da chi circonda Gustav Klimt e Carl Moll e, grazie a questi, espone con il Gruppo Klimt alle due mostre d’arte del 1908 e 1909. Il plauso, gli viene anche da un intellettuale come l’architetto Adolf Loos, talmente lontano dallo stile Art Nouveau, prevalente all’epoca, che Kokoschka ne rimarrà sempre più influenzato. Loos lo introduce nei circoli dell’avanguardia che fanno riferimento a Karl Kraus, Peter Altenberg e Arnold Schönberg.

Vista aerea di onde che si infrangono sulla spiaggia.
Vista aerea di onde che si infrangono sulla spiaggia.
Oskar Kokoschka, I ragazzi che sognano, ristampa del 1917

Da subito, il giovane gode del successo ottenuto con il suo libro di fiabe. Nel 1907 Fritz Waerndofer, finanziatore della Wiener Werkstätte, aveva infatti commissionato a Kokoschka, ancora studente alla Kunstgewerbeschule, un racconto illustrato per i suoi figli. Gli promette che le tavole originali a colori del libro per bambini sarebbero state esposte alla mostra Kunstschau del 1908. Il giovane, perspicace, coglie l’occasione per elaborare delle immagini che interpretano una sua poesia scritta un anno prima, Die träumenden Knaben (I ragazzi che sognano). Kokoschka confeziona un libro d’artista composto da alcune pagine introduttive con due litografie in bianco e nero e da otto pagine di immagini e testo nelle quali descrive il risveglio della sessualità adolescenziale connesso con la paura di dover lasciare il paradiso dell’infanzia. Le immagini ambientate in isole esotiche richiamano alla memoria Gauguin, mentre il testo allude sia alla letteratura classica di Goethe, sia a quella contemporanea del viennese Altenberg. Nell’autobiografia, apparsa nel 1971, Kokoschka ha spiegato le origini della poesia, nata dalla sua esperienza personale di studente, innamorato della sua compagna di classe svedese Lilith. Quando propone questa sua fantasia adolescenziale autobiografica, l’opera naturalmente appare inappropriata per un pubblico infantile. L’editore, che avrebbe dovuto dare alle stampe il libro, da includere in una serie per bambini, dopo aver visto le bozze di Kokoschka, decide di ritirare la propria offerta. Il libro viene ugualmente pubblicato, ma direttamente dalla Wiener Werkstätte ed è tirato in 500 copie, che saranno vendute con non poche difficoltà. Tuttavia, nel 1917, il volume sarà ristampato, in altri 275 esemplari numerati, dall’editore Kurt Wolff amico dell’artista. L’opera dedicata dall’autore a Klimt, dal quale ha ripreso il formato quadrato, è oggi celebrata dalla critica come il passaggio di Kokoschka dallo Jugendstil all’Espressionismo.

Oskar Kokoschka,
Assassino, speranza delle donne, 1909

Tra il 1908 e il 1909 Kokoschka compone due opere teatrali – Uomo di paglia e sfinge, nonché Assassino, speranza delle donne – ritenute tra le prime sperimentazioni dell’Espressionismo letterario austriaco. L’epiteto di Oberwildling (Super selvaggio), come viene presto soprannominato dalla stampa, Kokoschka se lo guadagna allorché inscena all’Internationale Kunstschau proprio il dramma Assassino, speranza delle donne (Mörder, Hoffnung der Frauen). Ha solo ventidue anni, ma lo scossone che provoca rappresenta l’inizio promettente di una carriera artistica sfolgorante. Un anno dopo pubblica il copione sulla Rivista berlinese Der Sturm di Herwarth Walden, che non riproduce l’autentico testo recitato a Vienna, visto che l’autore ha distribuito agli attori soltanto fogli volanti di appunti. È, insomma, un rifacimento in progress che riunisce ben quattro redazioni diverse dell’opera, scritta fra il 1907 e il 1910. La rappresentazione teatrale, nondimeno, scatena a Vienna un vero scandalo, tanto da creare a Kokoschka problemi anche all’interno della stessa Scuola di Arti Applicate, dove prenderà presto a lavorare come assistente. Persino l’arciduca erede al trono, raccapricciato, inveisce che dovrebbero «rompere tutte le ossa» che ha in corpo all’autore che ha composto quel repellente dramma e uno dei critici più in vista dell’epoca, Ludwig Hevesi, non manca di chiosare: «Il nome dell’Oberwildling è Kokoschka», ma in questo caso quello di Hevesi va colto come un complimento. L’agitazione del pubblico nasce perché alla rappresentazione scenica si assomma anche il tema orrido del manifesto che lo pubblicizza. Una donna pallida tiene fra le braccia il suo uomo grondante di sangue, apparentemente morto. Sullo sfondo compaiono Sole e Luna simboli della battaglia fra sesso maschile e sesso femminile. In breve, alla prima del 4 luglio 1909, l’opera espressionistica suscita l’ira tra gli spettatori.

Oskar Kokoschka con la testa rasata, 1909

Per sottolineare come l’ostracismo del pubblico lo avesse colpito, Kokoschka si fa ritrarre in una foto per Der Sturm con la testa rasata. Non ha tutti i torti, dal momento che i viennesi per molto tempo non lo capiranno affatto, pur precipitandosi alle sue esposizioni, così «da ridere a crepapelle», come ricorderà Loos. I due anni della mostra Kunstschau, contribuiscono tuttavia a far conoscere il nome di Kokoschka, il quale sdegnato volge le spalle alla metropoli del Danubio e si orienta verso la Germania della rivista di Walden o della Brücke e del Blaue Reiter. Espone con Wassily Kandinsky e Franz Marc. Nel 1910, lo stesso anno in cui è fondata la Neue Secession, Kokoschka si trasferisce a Berlino. Il mercante d’arte Paul Cassirer lancia l’artista nell’ambiente internazionale e, solo nel primo anno di attività, Herwarth Walden, editore e critico d’ arte al quale Kokoschka è presentato da Loos, lo incarica di realizzare ben ventotto disegni per la rivista Der Sturm.

Oskar Kokoschka, La bella pattinatrice a rotelle,
frontespizio del periodico Der Sturm Settimanale della cultura e dell’arte, vol. 1, n° 37 (10 novembre 1910)

L’incomprensione da parte del pubblico, in effetti, intacca lo stato d’animo del giovane e gli crea problemi esistenziali. Ricorda Kokoschka nella sua biografia che, quantomeno, per tutto il 1910 quasi morì di fame, e la situazione si protrasse inizialmente anche a Berlino. Qui, però, incontra diversi scrittori e artisti dell’entourage della rivista e della galleria Der Sturm. Così commenta: «Conoscevo personalmente pochi membri del circolo Sturm e mi interessavo molto poco dei loro problemi formali o delle loro idee morali. Non ho contribuito a manifesti programmatici, nemmeno con una firma. Non avevo intenzione di sottomettere la mia indipendenza conquistata a fatica al controllo di qualcun altro. Questa è la libertà per come la intendo io». Naturalmente, i programmi d’azione di quei movimenti artistici tedeschi sono anche per lui, austriaco, di stimolo e di sostegno. Lo coinvolgono emotivamente e concretamente, sia chiamandolo a partecipare agli eventi, sia nel personale processo creativo. Anche se, in età matura, l’Espressionismo di quegli anni, in quanto a concezione del mondo (Weltanschauung), non sembrerà più appartenergli. «Non esiste – asserisce – un Espressionismo tedesco, francese o angloamericano! Ci sono solo giovani che cercano di orientarsi nel mondo».

Oskar Kokoschka, Ritratto di Hans Tietze e Erica Tietze-Conrat, 1909

Adolf Loos gli fa da mecenate: presenta il giovane pittore ai collezionisti della ricca società viennese e a metà ottobre 1909 si fa accompagnare da lui in un viaggio in Svizzera, a Leysin, vicino al lago di Ginevra. È qui che Kokoschka per la prima volta s’impegna sulla pittura di paesaggio. Ed è sempre qui, che dipinge il ritratto di Adolf Loos e di sua moglie Bessie Bruce. Con l’appoggio del suo amico architetto, da questo momento, Kokoschka si dedicherà ai ritratti e lo farà solo in questi anni. Ottiene, infatti, un inaspettato successo, tanto da farlo considerare in tale genere di pittura la punta di diamante delle avanguardie. In realtà, la maggior parte delle commissioni di Kokoschka viene da clienti di Loos, che, in un certo senso, gli ordina i ritratti ogni volta che stringe una sorta di patto con i suoi amici, dichiarandosi disponibile ad acquistarli lui stesso se avessero preferito non farlo a lavoro concluso. In pratica, a partire dal 1909, Kokoschka rompe con l’idea, comunemente diffusa, dei ritratti rappresentativi. Ciò che l’artista pone sulla tela è il proprio mondo emotivo, nell’intento di afferrare nei suoi modelli un qualche aspetto visionario, anche allontanandosi dal reale e mettendo in mostra persino la bruttezza, al punto di deformarne il corpo. Dipinge ad esempio con pennello, mani e unghie, il ritratto di Hans Tietze e Erica Tietze-Conrat nella loro biblioteca, lasciandoli liberi di continuare a lavorare alla scrivania o muoversi nell’ambiente, mentre lui li osserva. L’anno dopo altri due ritratti: il primo dedicato alla duchessa Victoire de Montesquiou-Fezensac, il secondo al marito. Dopo altri ritratti degli amici viennesi, come quello di Felix Albrecht Harta, cofondatore della Secessione viennese, il ritratto del professore Auguste Forel, famoso biologo, dell’amico Karl Kraus e dello scrittore Ludwig Ritter von Janikowsky, Kokoschka ritrae Herwarth Walden (1910), l’attore Karl Etlinger (1911), Frau Karpeles (1911) ed Emil Löwenbach (1914) e continuerà anche durante la guerra col ritratto di Hermann Schwarzwald (1916).

Oscar Kokoshka, Doppio ritratto con Alma Mahler, 1913

Il ritratto che più lo coinvolge, sicuramente, è quello di Alma Schindler, vedova da un anno del compositore Gustav Mahler, figlia del paesaggista Emil Jacob Schindler e (dopo le seconde nozze di sua madre) figliastra del pittore Carl Moll. Una delle più belle ragazze di Vienna, circondata da uno stuolo di ammiratori legati al mondo degli affari, della scienza e dell’arte, che frequentano il suo salotto. Kokoschka s’innamora perdutamente della modella al suo primo ritratto, anche se più che della donna è verosimile che sia conquistato dall’ideale femminile che rappresenta: donna seducente ed emancipata, indipendente finanziariamente, colta, artisticamente talentuosa, aspirante cantante lirica e compositrice di Lieder per voce e pianoforte. Una “leonessa dei salotti viennesi”. Da parte sua, dopo la morte del marito, Alma sta vivendo un periodo di incertezza emotiva e sentimentale. Anche se il pittore appare impacciato, timido, colpito, ne scaturiscono tre anni di passione turbolenta fra due persone che non avrebbero mai potuto vivere insieme. Con Alma, Kokoschka viaggia in Italia, dove rimangono impressionati in particolare da Tintoretto, ma soprattutto dipinge e manifesta il lato peggiore del suo carattere inquieto. Oskar e Alma stringono una relazione tanto segreta quanto segnata da scene esagitate da sospetti e litigi. Una storia che ha interessato da vicino anche un romanziere come Andrea Camilleri (La creatura del desiderio, 2013). Alma rimane incinta e asseconda Oskar a portare avanti la realizzazione di un tetto sotto cui vivere insieme. Il pittore è però folle di gelosia. Non vuole neppure che alcun ricordo appartenuto a Mahler entri nella nuova casa, neppure il busto realizzato da Auguste Rodin. Quando vede recapitare la cassetta che racchiude la maschera mortuaria di Mahler, Kokoschka stravede. La scaglia a terra e offende la giovane vedova e persino il bambino che porta in grembo. In una lettera scrive: «Non posso venire da te in pace finché so che un altro uomo, vivo o morto, ti possiede. Perché mi hai invitato a un ballo di morte e mi costringi a rimanere in silenzio, per ore e ore a guardare la tua schiavitù spirituale, mentre segui il ritmo di un uomo che fu e che deve essere un estraneo per te?». Alma decide di abortire e avviare il rapporto alla sua conclusione. Anche perché non è sola. Torna, infatti, da Walter Gropius – l’architetto che sarà uno dei fondatori del Bauhaus – col quale aveva già intessuto una romantica amicizia, quando Mahler era ancora in vita. Lo raggiunge a Berlino e lo sposa nel 1915.

Oskar Kokoschka, La sposa del vento, 1913

L’appassionato amour fou di Kokoschka si riverbera in numerose opere artistiche e letterarie. Le litografie della Bach-Kantate sono un esempio. Undici illustrazioni della cantata n. 60 di Bach, O Eternità, Tu Parola del Tuono, nelle quali Kokoschka interpreta il ruolo di Hope, mentre Alma Mahler interpreta Fear. Il dialogo tra Paura e Speranza tessuto in musica da Bach serve all’artista ad intrecciare allusioni biografiche sul suo rapporto d’amore con Alma. Lo stesso vale per il lavoro teatrale Orfeo ed Euridice. È però La sposa del vento (2014) la tela più famosa di Kokoschka, che materializza il tormento di quei giorni. I due amanti sono rappresentati sulla fragile imbarcazione della loro esistenza, appena accennata, sommersa dall’andamento ondoso, in un turbinio di pennellate dai colori freddissimi e profondi, in procinto di essere travolti. Da una parte Kokoschka raffigura la tenerezza dell’abbraccio con Alma, mentre la protegge dalle minacce incombenti, dall’altra raffigura la tempesta che a breve sconvolgerà l’Europa con la guerra. Quando l’anno seguente la relazione fra i due avrà irrimediabilmente fine e il conflitto è già in atto, il pittore non saprà darsi pace.

Oskar Kokoschka volontario nel 15° Reggimento Dragoni

All’inizio del 1915, Kokoschka compra un cavallo, che porta con sé quando si offre volontario per il fronte. «Al mio felice ritorno dalla guerra non mi avrebbe aspettato nessuna donna, nessun bambino. Di sicuro, non avevo niente da perdere in guerra né da difendere». Anche per arruolarsi la mediazione dell’amico Adolf Loos è necessaria, affinché Kokoschka possa essere ammesso nel 15° Reggimento Dragoni imperiali “Arciduca Giuseppe”, l’unità di cavalleria più illustre del regno. Le esperienze di guerra di Kokoschka in Galizia e Ucraina, così come sul fronte isontino, le sue due ferite e il suo successivo soggiorno nel sanatorio militare a Dresda – nonché gli intellettuali che incontrerà nel dopoguerra, come il dottore Fritz Neuberger, lo scrittore Walter Hasenclever o l’attrice Käthe Richter – influenzeranno la trasformazione dell’artista in un convinto oppositore della guerra e in un manifesto pacifista ad oltranza.

La creatrice di bambole Hermine Moos con la bambola realizzata per Oskar Kokoschka, 1919

Gli orrori non gli hanno fatto dimenticare, tuttavia, la sua delusione d’amore. Nell’ospedale di Dresda, trova collegamenti artistici con l’accademia locale; ma trova anche un’abile artigiana che, su sua indicazione, può realizzargli una bambola a grandezza naturale con le fattezze di Alma. Non le assomiglia granché, ma cosa importa a chi sta delirando? Fortunatamente Kokoschka rinsavisce, disfacendo la bambola e fugando i demoni che hanno pervaso la sua mente. Seguiranno anni di viaggi e peregrinazioni: in Europa, Oriente, Nord Africa. Farà ancora ritorno a Vienna, mentre la Germania di Hitler bandisce anche lui come rappresentante dell’Arte degenerata, confiscando 417 dipinti dai musei.

Oskar Kokoschka, Autobiografia
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Oskar Kokoschka, Salisburgo 1957

IMMAGINE DI APERTURA – L’orologio al Musée D’Orsay – Foto di Guy Dugas da Pixabay