Soriano nel Cimino (VT), Palazzo Chigi-Albani: CIELO INCLUSO. Opere di Maria Grazia Tata – Fotografie di Salvatore Di Vilio

Maria Grazia Tata, Cielo incluso, Alcune opere in mostra

CIELO INCLUSO
Opere di Maria Grazia Tata

Fotografie di Salvatore Di Vilio

Testo di Massimiliano Palmesano

Inaugurazione 23 luglio 2022 ore 18.00

Complesso monumentale Palazzo Chigi-Albani
Giardini pensili e Palazzo

Soriano nel Cimino (VT)

Fino al 28 agosto 2022

Il giorno 23 luglio 2022 alle ore 18.00 inaugura presso gli spazi (giardini pensili e palazzo) di Palazzo Chigi-Albani di Soriano nel Cimino la mostra Cielo incluso con le opere di Maria Grazia Tata e le fotografie di Salvatore Di Vilio,accompagnata dal testo e dalla consulenza storico-antropologica del ricercatore indipendente Massimiliano Palmesano, con il patrocinio della Regione Lazio, con la collaborazione del Comune di Soriano del Cimino e di Raffaella Lupi dellaGalleria Sinopia Eventi di Roma.

Il testo di Massimiliano Palmesano e le note dell’artista Maria Grazia Tata illustrano i temi del progetto:

“Ci sono alcuni luoghi in cui gli dèi custodiscono ancora tutto il loro arcaico potere. Dimensioni in cui – parafrasando Talete – tutte le cose sono piene di dèi. Al pari di due sciamani, Maria Grazia Tata e Salvatore Di Vilio hanno esplorato tali dimensioni portando con loro, come al ritorno da un viaggio misterico, le forme e le immagini degli dèi. Le percezioni annotate sul diario di bordo di questa esplorazione nella dimensione del sacro e del fantastico hanno plasmato la mostra Cielo incluso che si terrà all’interno del Complesso monumentale Palazzo Chigi-Albani a Soriano nel Cimino (Viterbo) e nei suoi giardini pensili. L’iniziativa è il risultato di una alchimia tra le opere di Maria Grazia Tata e lo sguardo fotografico di Salvatore Di Vilio che insieme hanno tracciato una cartografia delle dimensioni abitate dagli dèi. Con riferimento particolare a quelle figure che nei pantheon vengono indicate come “minori”, ma non perché esse siano meno importanti di altre: semplicemente perché sono deputate ad aspetti più intimi e quotidiani. Il filologo e storico delle religioni Walter Otto nel suo Teofania sosteneva che «gli dèi non sono frutto di invenzioni, elucubrazioni o rappresentazioni, ma possono soltanto essere sperimentati». E Cielo incluso è soprattutto una ierá odós (via sacra) esperienziale e misterica le cui tappe sono scandite da epifanie divine che si manifestano nel rapporto opera-fotografia. Un percorso di iniziazione ai segreti della sacralità della materia attraverso la primordiale magia delle immagini. Tata e Di Vilio fanno materializzare una “archeologia dell’invisibile” fatta di preziosi e impalpabili orecchini per le ninfe (Diumpae), di collane per le muse e di pettorine di rose e stelle; portano alla luce officine in cui lavorano riparatrici di ali, rammendatrici di foglie e fabbricatrici di stagioni segrete dentro cortecce arrotolate; dischiudono alla vista le dimore incantate delle divinità. Cielo incluso è una fiaba che parla di appartenenza, di legame con il territorio e con chi lo abita; un racconto fatto di boschi millenari, sorgenti dalle acque rigenerative e pietre animate. «Il divino, da cui l’uomo si sente consapevolmente protetto, non è dunque il “totalmente altro” – è ancora la Teofania di Walter Otto – in cui si rifugiano coloro per i quali la realtà del mondo è priva del divino. Esso è piuttosto proprio quel che ci circonda, in cui viviamo e respiriamo […]. Esso è presente ovunque. Ogni cosa, ogni fenomeno ne parla, in quella grandiosa ora nella quale essi parlano di sé». Proprio in quell’ora Maria Grazia Tata ha plasmato quella che ama definire la sua “paccottiglia cosmica”, nel medesimo istante Salvatore Di Vilio ha catturato l’immagine degli dèi.”
Massimiliano Palmesano, antropologo

Se noi vogliamo cambiare l’ecologia della terra dobbiamo cambiare l’ecologia dentro di noi” (James Hillman). Divinità minori fantastiche fuggono dal chiuso e tornano nella Natura. Un “cacciatore di sacro” le avvista nella Faggeta Vetusta, patrimonio dell’umanità, nei luoghi cari a Pasolini, nella campagna cimina. Gli dèi minori si manifesteranno, per 37 giorni (37 è un numero angelico, un messaggio benevolo degli angeli), nel giardino settecentesco e nel Palazzo Chigi Albani del complesso monumentale di Papacqua, residenza cinquecentesca del cardinale Madruzzo, casino di diletto con statue e fontane, luogo spirituale, artistico e iniziatico. La fontana della Satiressa con fauni, satiri, capre e altre figure simboliche, il dio Pan che avvista, forse, “divinità maggiori”, il Ninfeo, le Muse, la fontana del Mosè, le statue delle stagioni sono ricchi di rimandi naturali, mitologici e anche alchemici: la trasformazione della pietra in oro, l’Opus come ricerca spirituale di elevazione e di conoscenza. Le divinità minori di Cielo incluso percorrono una trasformazione alchemica “contromano”: ogni foglia, ogni seme, ogni povero resto della natura è già oro e torna materia spoglia, come la pietra tufacea frutto di eruzioni millenarie dei vulcani e il muschio del sottobosco antico della Selva Cimina. L’Opus si conclude con la perdita di “peso”: la materia si trasforma in immagine che diventa un simulacro a portata di mano, per ricordarci che un filo sacro collega tutte le cose, visibili e invisibili, attuali e remote, un filo intriso di quella meraviglia così familiare al bambino e al cielo.”
Maria Grazia Tata

Durante il periodo della mostra sono previsti due appuntamenti di approfondimento.

/ 31 luglio ore 10.30
Metamorfosi, la Natura fra miti, riti e poesia
Presentazione del libro di “L’Uomo Cervo”, pantomima, rito e mito
di Massimiliano Palmesano, antropologo.
L’autore parlerà di creature fantastiche, metamorfosi e sciamani .
Proiezione del reportage fotografico “Gl’Ciervo” di Salvatore Di Vilio.
Letture di Paco Milea, autore, attore, tratte da:
“Metamorfosi” di Ovidio,
“Metamorfosi”. Siamo un’unica, sola vita di Emanuele Coccia, filosofo.

/ 7 agosto ore 10.30
Il Canto degli Uccelli,
simbologia e alchimia fra Arte e Natura a Palazzo Chigi Albani, con:
Francesca Ceci, archeologa Musei Capitolini
Enrico Anselmi, storico dell’arte, curatore
Sigfrido E. F. Höbel, storico dell’arte.
Proiezione del video “Fonte Papacqua” di Sigfrido Junior Höbel, archeologo
per ProjectTuscia

Maria Grazia Tata, Cielo incluso 1

Maria Grazia Tata

Maria Grazia Tata, da tredici anni trasferitasi a Soriano nel Cimino, lega la sua ricerca artistica al ‘sacro’ e all’invisibile della natura, della poesia, della memoria e dei fatti quotidiani. Lavora con tutti i materiali. Ha esposto in palazzi storici, musei archeologici, gallerie in Italia e all’estero (Sydney, Maputo, Los Angeles). “Opere come luoghi segreti…dove trovare rifugio e stupore. Una visione privilegiata, quella di Maria Grazia Tata, che ci suggerisce le tracce per l’ascolto della Natura e dell’Arte: un invito silenzioso a rispettare quanto di più prezioso ci circonda. Ma anche spartito musicale o pioggia che suona.” (Raffaella Lupi, Galleria Sinopia Eventi, Roma).

Salvatore Di Vilio

Salvatore Di Vilio, originario di Succivo (in provincia di Caserta), da oltre quarant’anni gira l’Italia e il mondo con la sua macchina fotografica realizzando reportage. La sua poetica in bianco e nero ha attraversato diversi stili fotografici, dalla foto-archeologia industriale alla denuncia sociale, pur prediligendo le narrazioni di carattere antropologico. Il suo obiettivo è stato testimone degli ultimi giorni della civiltà contadina meridionale e per tali ragioni la sua dimensione artistica si è sempre intersecata con una prospettiva di ricerca sul campo, dal lavoro dei canapicoltori alle feste religiose e a quelle profane come il Carnevale.


INFO

Cielo incluso
Opere di Maria Grazia Tata
Fotografie di Salvatore Di Vilio

Testo e consulenza storico-antropologica di Massimiliano Palmesano
Con il patrocinio della Regione Lazio
In collaborazione con il Comune di Soriano nel Cimino
In collaborazione con Raffaella Lupi – Galleria Sinopia Eventi
Video “Cielo Incluso”: montaggio e musiche di Michele Mele

Inaugurazione 23 luglio 2022 ore 18.00
Complesso monumentale Palazzo Chigi-Albani
Giardini Pensili e Palazzo
Via Papacqua, 471 – Soriano nel Cimino (VT)
Fino al 28 agosto 2022
Orari: da mercoledì a domenica 10-13 / 15-19

Contatti
info: 0761 748871 – 3783033319
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@tatamariagrazia  mgtata@iol.it
@salvatoredivilio  info@salvatoredivilio.it

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Iseo (BS): GIACINTO BOSCO. DOPPIO SOGNO. L’amore tra mitologia e mitografia

Giacinto Bosco, Luna Caprese

ISEO (BS)
Fino all’11 settembre 2022

GIACINTO BOSCO
DOPPIO SOGNO
L’amore tra mitologia e mitografia

A cura di Angelo Crespi

Il Lungolago e l’Arsenale ospitano 40 opere in bronzo monumentali di uno degli scultori figurativi più accreditati del panorama italiano.

Dall’11 giugno all’11 settembre 2022, Iseo (BS) rende omaggio a Giacinto Bosco (Alcamo, TP, 1956), uno degli scultori figurativi più accreditati e riconoscibili del panorama artistico italiano, tra quelli che proseguono la tradizione classica del Novecento.

Il Lungolago e l’Arsenale accolgono 40 opere in bronzo, alcune monumentali, in grado di ripercorrere il percorso creativo dell’artista siciliano.

La mostra, dal titolo Doppio sogno. L’amore tra mitologia e mitografia, curata da Angelo Crespi, organizzata dal Comune di Iseo, in collaborazione con la Fondazione L’Arsenale, con il patrocinio della Regione Lombardia, della Provincia di Brescia, della Comunità Montana del Sebino Bresciano, con il contributo di Liquid Art System di Franco Senesi e di CUBRO Fonderia Artistica, presenta una serie di sculture di grandi dimensioni – la più imponente alta 6 metri -, che rappresentano al meglio la poetica di Giacinto Bosco, in cui la solidità del bronzo viene messa al servizio della leggerezza del sentimento d’amore.

Sono orgoglioso del lavoro condiviso con il sostegno dell’amministrazione comunale dal consigliere delegato alla Cultura e dall’Ente Arsenale – dichiara il sindaco di Iseo, Marco Ghitti – impegno e azione sinergica che hanno permesso di presentare qui le opere di grandi artisti, come Giacinto Bosco”.

“Ci poniamo l’obiettivo – prosegue Marco Ghitti – di esaltare la vocazione artistica di Iseo per far vivere qui la natura in simbiosi con l’arte nelle sue diverse espressioni. Un museo a cielo aperto in cui i suoi fantastici scorci paesaggistici dialogano con la creatività, realizzando un unicum irripetibile tra comunità, artista, opere e lo stupefacente ed emozionante spettacolo del lago d’Iseo”.

“L’amministrazione comunale d’Iseo, dopo l’eccellente risultato del 2021 ha deciso di replicare nel 2022 con una mostra di grande impatto figurativo e rappresentativo – commenta Cristina de Llera, consigliere delegato alla cultura del Comune d’Iseo -. Sono certa che, grazie a queste affascinanti opere di Giacinto Bosco, la “LUNA” saprà compiere il prodigio di avvicinare il lago al cielo”.

Alcune delle creazioni di Bosco ruotano attorno al tema della luna, una delle sue cifre espressive più caratteristiche e riconoscibili, in cui figure elementari quanto struggenti, che spesso anelano un contatto col satellite terrestre, sembrano librarsi mentre si dondolano su altalene appese al cielo, o tentano esercizi di equilibrio tenendosi sollevati su sedie e scale, arrampicandosi su funi.

Da esse traspare la solennità di sentimenti antichi e primari, come quello dello stupore umano di fronte all’astro notturno, che fu cantato da poeti quali Ariosto, Leopardi e Borges e che ispirò musicisti quali Beethoven e Debussy che, a loro volta, sono modelli culturali e della tradizione per Bosco.

A queste opere si aggiungono quelle in cui l’artista riflette sul mito dell’amore.

“Il lavoro di Giacinto Bosco – afferma Angelo Crespi – si concentra sulla mitografia dell’amore cioè sulla riscrittura in chiave di mito del sentimento dell’amore. Non c’è però nessuna tentazione archeologica, semmai la rappresentazione in chiave moderna e simbolica del desiderio d’amore. Quella di Bosco è infatti una mitologia personale e universale in quanto riflessione sul particolare ed è proprio qui la grandezza dell’arte di cogliere nel frammento l’eternità; le sue figure hanno la leggerezza di un Peynet o di un Folon ma nella solida resistenza del bronzo, gravi eppur leggere sono una plastica rappresentazione del desiderio desiderante che unisce la donna e l’uomo”.

Catalogo Electa.

Note biografiche

Giacinto Bosco

Giacinto Bosco (Alcamo, TP, 1956). All’età̀ di quindici anni si trasferisce a Milano: la vocazione artistica lo spinge da subito a frequentare la fonderia d’arte. Al Liceo Artistico Bramante a Milano incontra il maestro Luigi Teruggi che lo esorta a intraprendere un proprio percorso artistico. Nel 1990 si iscrive alla Società̀ per le Belle Arti ed Esposizione Permanente. Seguono gli anni delle prime committenze pubbliche: La Luce (1997) a Rescaldina, la statua di Giovanni Paolo II (2006) ad Arese, l’opera monumentale Un Mondo di Pace (2008) a Garbagnate Milanese, il Monumento ai Caduti a Nassirya (2009) a Borgosesia, la statua di Papa Benedetto XVI (2009) a Santa Maria di Leuca.

La sua produzione artistica si intensifica, partecipa a diverse mostre collettive, esponendo anche alla 54esima Esposizione Internazionale d’Arte della Biennale di Venezia nel padiglione Torino.

All’interno di una dimensione poetica che la sua immaginazione trasforma e plasma, inizia a sviluppare le sue tipiche narrazioni scultoree e, in particolare, i suoi aforismi alla Luna.

Sua prima personale alla Galleria Franco Senesi Fine Art di Positano dal titolo Che fai tu, luna, in ciel? Dimmi, che fai, silenziosa luna? Da questo momento, si sviluppa il suo mondo onirico: i personaggi delle storie animano le sue sculture riportandolo sempre alle sue origini. Così, ritorna sentimentalmente ad Alcamo, il paese natale, con la mostra Rosa Fresca Aulentissima. Omaggio a Ciullo d’Alcamo, poeta e drammaturgo duecentesco della Scuola Siciliana, inaugurata da Vittorio Sgarbi.

La poesia continua e prende forma in figure da cui traspare la solennità̀ di sentimenti antichi e primari: l’isola di Capri lo accoglie con una personale alla galleria White Room della Liquid Art System ed espone poi in numerose occasioni internazionali, da Mosca a New York, da Istanbul a Miami.

Partecipa al progetto Expo Belle Arti Lombardia, promosso da Regione Lombardia per l’Esposizione Universale del 2015, ed è in mostra a Expo Milano In Sardegna, il borgo di Castelsardo sceglie per una nuova piazza, Colgo la luna, scultura omaggio a Leopardi e alla sua opera poetica.

Negli anni, la dimensione da sogno dei suoi racconti scultorei si pone in dialogo con differenti linguaggi, in molteplici personali e collettive, a livello nazionale e internazionale, da Pietrasanta a Dublino, da Milano a Hong Kong. Si inserisce, inoltre, in importanti percorsi storici che ne sanciscono il ruolo nel mondo dell’arte contemporanea, come in Novecento. Artisti di Sicilia, la grande mostra a Noto che percorre un secolo di storia dell’arte siciliana


INFO

GIACINTO BOSCO.
DOPPIO SOGNO. L’amore tra mitologia e mitografia
Iseo (BS), Lungolago e L’Arsenale (vicolo Malinconia, 2)
11 giugno – 11 settembre 2022

Inaugurazione: sabato 11 giugno 2022, ore 11.00; sarà presente l’artista.

Orari:  
giovedì e venerdì, dalle 16.00 alle 19.00;
sabato dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 22.00;
domenica e festivi, dalle 10.30 alle 12.30 e dalle 16.00 alle 19.00

Ingresso gratuito

Informazioni:
www.giacintobosco.com
www.liquidartsystem.com

Social
FB:       @liquidartsystem
@giacintoboscosculptor
IG:        @liquidartsystem
@giacintobosco_sculptor

Catalogo: Electa

Ufficio stampa Comune d’Iseo
Carla Bruni | tel. 333.3213685 | carlabruni75@gmail.com

Ufficio stampa mostra
CLP Relazioni Pubbliche
Clara Cervia | tel. 02.36755700 | clara.cervia@clp1968.it | www.clp1968.it

Antonella Stelitano – Donne e biciclette, sinonimo di libertà e di emancipazione

“Ruota a ruota. Storie di biciclette, manifesti e campioni”, dal 26 maggio al 2 ottobre, è in Santa Margherita, nuova sede del Museo Nazionale Collezione Salce. La mostra è a cura di Elisabetta Pasqualin; consulente storica Antonella Stelitano; da un’idea di Chiara Matteazzi.

Fino al 02 Ottobre 2022

Treviso, Museo Nazionale Collezione Salce (Chiesa di S. Margherita)

RUOTA A RUOTA.
Storie di biciclette, manifesti e campioni

Mostra a cura di Elisabetta Pasqualin. Consulente storica Antonella Stelitano.
Da un’idea di Chiara Matteazzi

Aleardo Villa, La Bicicletta, 1900-06
LA MOSTRA

Donne e biciclette

(testo di Antonella Stelitano per il catalogo edito da Silvana Editoriale)

Le prime avventurose cicliste italiane forse si ispirarono alla regina Margherita, per la quale Edoardo Bianchi in persona realizzò una bicicletta degna di una sovrana, o alla nobildonna Franca Florio che, alla fine dell’800, organizzò al Velodromo Trinacria di Palermo una delle prime corse per sole donne, tutte nobili o altolocate. O forse avevano in mente spigliate donne di spettacolo, come Lina Cavalieri, che si esibivano in pista davanti a un pubblico maschile, che pagava volentieri un biglietto per vedere questa novità delle donne in bicicletta.

Molte però erano semplicemente ragazze attratte dal nuovo mezzo di locomozione, che diventa subito un sinonimo di libertà e di emancipazione: è il simbolo del nuovo ruolo a cui ambiscono le donne.

Del resto, rispetto a qualsiasi altro sport, la bicicletta è rivoluzione pura, perché esce dalle mura della palestra, del campo di gara, e va esibita all’esterno, sotto gli occhi di tutti. E una donna che va in bicicletta dimostra non solo di poter fare a meno di un uomo per muoversi, ma anche di saper manovrare un mezzo meccanico. Elemento questo non trascurabile, considerando che la guida in generale era cosa da uomini. 

Ma un altro elemento si dimostrò rivoluzionario: la necessità di dotarsi di un abbigliamento più «razionale» e comodo, libero dalle lunghe e pesanti gonne, da pizzi e bustini. Comparvero i primi pantaloni. Uno scandalo.

La bicicletta sconvolge l’ordine sociale, è elemento di rottura con il passato. Per questo il mondo maschile fu piuttosto coeso nell’ostacolare e criticare, anche aspramente, questa nuova moda. Si sostenne che l’uso della bicicletta causava l’insorgere di svariate malattie, che nelle donne culminavano nel pericolo di non poter in futuro diventare madri. E se il vasto corollario di obiezioni mediche non bastava, allora si aggiungeva la condanna morale: andare in bicicletta era assolutamente disdicevole per una ragazza di sani principi. Le avrebbe tolto grazia e femminilità. Avrebbe reso il suo corpo troppo mascolino. L’avrebbe condotta a una pericolosa promiscuità dal momento che gli ambienti sportivi erano maschili. Per questo le prime cicliste furono etichettate con appellativi come matta, stravagante, indecente, diavolo in gonnella. Qualcuno usò addirittura il termine «ripugnante» e altri le definirono «il terzo sesso».  Una donna che andava in bicicletta non era socialmente accettabile. Passi l’uso moderato, la passeggiata ciclistica insieme al marito o ad altri maschi di famiglia. Ma lo sport ciclistico no.

E di questa duplice anima la cartellonistica dell’epoca fu attenta testimone, evocando da un lato l’immagine di donne bellissime, composte ed elegantemente vestite, dall’altro donne che attirano l’attenzione del pubblico presentandosi in abiti succinti o comunque scandalosi per l’epoca.

La dimensione sportiva al femminile non era ancora entrata nella cultura del nostro Paese. 

Ma questo non fermò le prime coraggiose pioniere. Derise, ostacolate, sbeffeggiate continuarono a pedalare. Ed erano anche brave: se Alfonsina Strada porta a termine un Giro d’Italia arrivando ultima dopo 30 corridori in gara e lasciandone 60 ritirati dietro di lei, la giovane Olivia Grande il 12 ottobre 1937, a 17 anni, a Milano stabilisce su pista il record dell’ora (34.366 km).

Si dovette passare attraverso l’uso della bici da parte delle staffette partigiane, e il successivo massiccio utilizzo da parte di una nuova generazione di lavoratrici del Dopoguerra, per togliere dalla mente degli italiani l’immagine che una donna in bicicletta fosse moralmente inaccettabile.

La bicicletta era ormai diventata il mezzo di trasporto funzionale alla ricostruzione del Paese. Così, lavata via questa patina di ottusità, il ciclismo femminile conosce, all’indomani della fine della Seconda guerra mondiale, un nuovo slancio.

C’è una data che fa da spartiacque tra una fase pionieristica e una in cui si gettano le basi per l’organizzazione di un settore ciclistico femminile. É il 1962, quando l’UNIONE VELOCIPEDISTICA ITALIANA, riconosce il ciclismo femminile a livello agonistico. Ormai non si può più tornare indietro.


Info: www.collezionesalce.beniculturali.it

Ufficio Comunicazione Museo Salce:
Mariachiara Mazzariol mariachiara.mazzariol@beniculturali.it tel 0422 591936
Vincenza Lasala drm-ven.comunicazione@beniculturali.it

Ufficio Stampa della Mostra
Studio ESSECI, Sergio Campagnolo tel. 049.663499 simone@studioesseci.net rif. Simone Raddi

Bologna: ETRUSCHI. Signori dell’Italia antica – La grande mostra a cura del Museo Civico Archeologico che aprirà in Cina ad agosto

Presentazione ETRUSCHI. Signori dell’Italia antica (ETRUSCANS. Lords of ancient Italy), Museo Civico Archeologico, Bologna, foto Ornella De Carlo

Nell’ambito dell’Anno della Cultura e del Turismo Italia-Cina 2022, il Comune di Bologna annuncia la grande mostra ETRUSCHI. Signori dell’Italia antica ideata e curata dal Museo Civico Archeologico di Bologna e promossa dall’Istituto Italiano di Cultura di Shanghai in collaborazione con il Consolato Generale d’Italia a Shanghai e l’organizzazione di MondoMostre.
Sono oltre 300 i reperti provenienti dal museo bolognese che tra agosto 2022 e marzo 2023
verranno esposti in due tappe, nelle città di Suzhou e Chengdu, per far conoscere l’affascinante civiltà etrusca ancora quasi del tutto sconosciuta in Cina.

Ci sarà anche Felsina, l’antica Bologna etrusca sviluppatasi tra il IX e il IV secolo a.C., tra le iniziative inserite nel programma ufficiale dell’Anno della Cultura e del Turismo Italia-Cina 2022, rassegna sulla cooperazione internazionale nel settore turistico e culturale dei due Paesi, inizialmente indetto nel 2020 per le celebrazioni del 50esimo anniversario dei rapporti diplomatici e posticipato al 2022, causa pandemia.

Ad annunciarlo è il sindaco di Bologna Matteo Lepore, intervenuto questa mattina alla presentazione del progetto espositivo ETRUSCHI. Signori dell’Italia antica (ETRUSCANS. Lords of ancient Italy) ideato e curato dal Museo Civico Archeologico di Bologna con l’organizzazione di MondoMostre – per augurare successo alle due tappe previste nella Repubblica Popolare di Cina: la prima, dal 25 agosto al 25 novembre 2022, sarà ospitata dal Wuhzong Museum di Suzhou, città situata a ovest di Shanghai nella provincia di Jiangsu, con una popolazione di oltre 10 milioni di abitanti, mentre la seconda, tra dicembre 2022 e marzo 2023, si svolgerà nella città di Chengdu, capoluogo della provincia sud-occidentale di Sichuan e una delle città più popolose dell’intera Cina con oltre 14 milioni di residenti.

Il sindaco ha inoltre salutato e augurato buon lavoro alle funzionarie archeologhe del museo bolognese Federica Guidi e Marinella Marchesi che, a partire dal 17 luglio, si alterneranno nelle fasi di controllo di conservazione dei materiali a seguito del trasferimento, dell’allestimento e dell’organizzazione di tutti gli aspetti necessari all’apertura, operando in stretta collaborazione con i colleghi dei musei ospitanti.

Riconosciuta come opportunità di grande interesse per promuovere la conoscenza della raffinata civiltà etrusca, ancora quasi del tutto sconosciuta al popolo cinese, la mostra godrà del massimo sostegno dell’Istituto Italiano di Cultura di Shanghai, diretto dal Prof. Francesco D’Arelli, e del Consolato Generale d’Italia a Shanghai, rappresentato dalla Dott.ssa Tiziana D’Angelo, in coordinamento con le attività della rete diplomatica volte a favorire il dialogo culturale tra due paesi distanti e diversi, ma accomunati dal primato di siti UNESCO, dallo sviluppo di grandiose civiltà millenarie che hanno influenzato la storia dell’umanità e da territori ricchi di arte.

Il nucleo principale della mostra è costituito dal prestito eccezionale di 303 reperti di altissimo valore storico e artistico provenienti sia dalle collezioni storiche del museo sia dai rinvenimenti effettuati durante gli scavi ottocenteschi a Bologna e nel suo territorio, a cui si affiancano 27 reperti appartenenti al Museo Archeologico Nazionale di Napoli. Tutti i materiali saranno per la prima volta esposti nella Repubblica Popolare di Cina.

Il percorso espositivo si compone di cinque sezioni tematiche che, a partire da quel composito mondo che fu l’Italia preromana, porta l’attenzione sugli Etruschi. I Rasna – come gli Etruschi chiamavano se stessi – per molti motivi, fra i quali certamente la precoce organizzazione urbana, ebbero un rilievo del tutto particolare nel quadro dei popoli dell’italia antica, tanto da essere ricordati dalle fonti storiche come il popolo che, prima di Roma, dominò quasi tutta la penisola.
Come raccordo tra la prima sezione introduttiva e la parte fondamentale dell’esposizione, un approfondimento permette, attraverso l’evocativo richiamo dei paesaggi dei principali territori etruschi e dell’idea di città come fondamentale elemento politico ed economico per la storia di questo antico popolo, di definire geograficamente l’Etruria nelle sue articolazioni e di raccontarne in modo semplice l’assetto “politico” e sociale, dando anche conto delle forme di produzione (artigianato, agricoltura, sfruttamento delle miniere, etc.) e di scambio (commerci e contatti con Mediterraneo, Asia Minore ed Europa transalpina).

Presentazione ETRUSCANS Museo Archeologico Bologna – Foto Ornella De Carlo

Il cuore dell’esposizione analizza i principali aspetti della vita quotidiana nel mondo etrusco illustrando – attraverso la suggestione degli oggetti – costumi e attività di una donna e di un uomo, le cui raffigurazioni accolgono il visitatore per accompagnarlo nel proprio mondo. Scelte iconiche per la raffigurazione dell’uomo e della donna “ideali” sono le statuette in bronzo di devoto e devota dal territorio bolognese e i coperchi di sarcofago in terracotta da Napoli che raffigurano i defunti adagiati su letti da banchetto. Le tematiche affrontate spazieranno dall’ornamento e dalla cura del corpo, attraverso i quali si esprimeva non solo un gusto personale ma soprattutto il livello sociale, alle attività tipicamente femminili (filatura e tessitura) e maschili (guerra, caccia, politica a atletismo); dalle forme collettive del consumo di cibi e bevande nelle ritualità di banchetti e simposi alla pratica della scrittura desunta dalle genti greche e adattata nell’alfabeto alle esigenze della loro lingua, fino al culto religioso, che ebbe un ruolo fondamentale nella società etrusca fin dai suoi esordi. 

La penultima sezione della mostra sposta l’attenzione dal mondo dei vivi a quello dell’Aldilà, presentando ricostruzioni e reperti che mostrino le credenze, i rituali e le aspettative oltremondane degli Etruschi in una sorta di ideale antologia nello spazio e nel tempo. Le rese architettoniche e decorative delle tombe, la ritualità, le forme della sepoltura, hanno una variabilità e una ricchezza straordinaria nelle diverse epoche della storia etrusca e nei diversi territori. Le tombe e gli oggetti che compongono l’immancabile corredo funerario fin dai tempi più antichi sono quindi elementi imprescindibili per interpretare non solo lo sviluppo della società, ma anche la trasformazione della ritualità connessa al concetto di Aldilà e di destino dopo la morte.

Il percorso di visita si conclude con una copia perfetta della situla della Certosa, opera di Stefano Buson, già restauratore del Museo di Este: è uno degli oggetti più prestigiosi del Museo Civico Archeologico di Bologna che, per la sua importanza nella collezione bolognese e fragilità, non può viaggiare. Il vaso è composto da un’unica lamina di bronzo, decorata con scene figurate a sbalzo e ad incisione. Le scene figurate compongono un racconto distribuito su quattro registri: dall’alto al basso si vedono una parata di uomini armati, una processione di personaggi che recano vari utensili per il sacrificio e il banchetto, una gara musicale tra scene di caccia e di aratura e infine una sequenza di animali reali e fantastici. Come una moderna striscia illustrata, il racconto ripercorre la storia di una comunità etrusca della fine del VII – inizi VI secolo a.C. nelle sue tematiche essenziali: la guerra, la caccia, le attività di sussistenza, il consumo del vino, la musica, con un richiamo (nella fascia inferiore, gli animali fantastici) al mondo spaventoso e ignoto dell’Aldilà popolato da creature feroci.

Tra i capolavori più preziosi presentati al pubblico cinese spiccano, oltre alle due statuette in bronzo di devoti da Monteacuto Ragazza (Grizzana, Bologna) sopra menzionate, il celeberrimo specchio in bronzo inciso noto come “patera cospiana” datato alla seconda metà del IV sec. a.C.- che per la particolarità della sua decorazione, che ritrae la nascita di Atena armata dal cervello di Tinia (lo Zeus etrusco), destò subito molta curiosità nel mondo degli eruditi e fu spesso citato e riprodotto in manoscritti e lavori a stampa -, preziosi monili in oro, ambra e vetro provenienti dai sepolcreti bolognesi, il cratere attico della tomba 78 del sepolcreto Arnoaldi con la presentazione di Eracle all’Olimpo, la statua di leone funerario dal sepolcreto dei Giardini Margherita e  le due urne cinerarie in alabastrodella Collezione Universitaria realizzate nel III sec. a.C., rispettivamente decorate dal mito di Mirtilo e da una scena di caccia al cinghiale calidonio.


ETRUSCHI. Signori dell’Italia antica

Progetto ideato e curato da: Paola Giovetti, Federica Guidi, Marinella Marchesi, in collaborazione con Laura Bentini, Anna Dore, Laura Minarini (Museo Civico Archeologico di Bologna)
Testi degli apparati: Laura Bentini, Anna Dore, Federica Guidi, Marinella Marchesi, Laura Minarini (Museo Civico Archeologico di Bologna), Anna Serra (Università di Salerno)
Restauri: ditta Kriterion e Laboratorio di restauro del Museo Civico Archeologico di Bologna
Registrar: Daniela Picchi (Museo Civico Archeologico di Bologna)
Organizzato da: Wuzhong Museum, Suzhou; MondoMostre s.r.l.
Promosso da: Istituto Italiano di Cultura, Shanghai
Sede: Wuzhong Museum, Suzhou, Repubblica Popolare Cinese
Periodo: 25 agosto – 25 novembre 2022.

Informazioni:
Museo Civico Archeologico
Via dell’Archiginnasio 2 | 40124 Bologna
Tel. 051 2757211
www.museibologna.it/archeologico
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In Sardegna: BOOKOLICA 2022. Il festival dei lettori creativi – Una V edizione ricca di novità

La Maddalena, Torralba, Tempio Pausania, Scano di Montiferro

Bookolica Web 2021

BOOKOLICA 2022

Il festival dei lettori creativi annuncia una quinta edizione ricca di novità dal 30 agosto al 4 settembre 2022 in Sardegna

Scano di Montiferro, Torralba, La Maddalena, Tempio Pausania e saranno i luoghi del festival, pronti ad ospitare un programma ricco di incontri, presentazioni di libri, musica, laboratori per bambini, performance teatrali e convivialità.

Tema della quinta edizione: la violenza

Dal 30 agosto al 4 settembre 2022

Scano di Montiferro, Torralba, La Maddalena, Tempio Pausania SARDEGNA

Dal 30 agosto al 4 settembre 2022 torna in SardegnaBookolica – il festival dei lettori creativi” per una quinta edizione ricca di novità, a partire dalle località del festival. Quest’anno infatti Bookolica si fa policentrica: Scano di Montiferro, Torralba, La Maddalena e Tempio Pausania saranno i comuni che ospiteranno il programma sempre più variegato e multidisciplinare della kermesse letteraria, con importanti nomi del panorama culturale come lo scrittore Walter Siti, il giornalista Sacha Biazzo e la reporter delle Iene Roberta Rei.

Dall’urgenza ambientale al giornalismo d’inchiesta, dai fumetti fino alle questioni di genere: numerosi saranno gli argomenti di attualità e cultura che verranno affrontati durante il festival da più angolature attraverso momenti di dialogo tra intellettuali, autrici e autori, giornalisti e giornaliste, ma anche con un ricco programma di presentazioni di libri, laboratori per bambini e bambine, performance teatrali, spettacoli partecipati.

Altra novità di questa quinta edizione è il legame con il digitale: tradizionalmente legato al territorio, da quest’anno Bookolica si fa “phygital”, per diventare accessibile a tutte e tutti attraverso la rete internet. L’obiettivo di questo ibridismo digitale è quello di connettere la parte “fisica” dei luoghi e lo spazio virtuale, attraendo una community sempre più ampia che impari, conosca e cresca insieme. L’approccio alle molteplici forme d’arte consentirà di vivere l’esperienza partecipata in modo inclusivo sia attraverso spazi fisici sia attraverso la diffusione digitale degli eventi, dando la possibilità di vivere il territorio del Nord Sardegna in modo nuovo e fuori dalla fisicità dei soli luoghi.

Da qui prende vita RetroBottega, il primo pre-festival orientato in questa direzione, in diretta su Twitch, la piattaforma streaming più frequentata al mondo, dal 26 luglio al 25 agosto, per tre dirette a settimana. 

In programma 15 dirette con importanti ospiti che indagheranno vari temi legati al mondo della letteratura, che verranno poi approfonditi al festival in presenza. Tra gli ospiti già confermati Angelo Cavallaro (Sommobuta), Riccardo Mastini, Laura Centemeri, Mara Cerri e Maurizio Iorio (kirio1984).

Bookolica è organizzato dall’Associazione Culturale Bottega No-Made, con il sostegno della Regione Autonoma della Sardegna, della Camera di commercio di Sassari all’interno del programma Salude&Trigu, dei Comuni di Torralba, Scano di Montiferro, La Maddalena, Tempio Pausania e sotto gli auspici del CEPELL (Centro per il libro e la lettura). In collaborazione con l’Aeroporto di Olbia, l’Università di Bologna, l’Università di Firenze, Nati per leggere (Patto per la lettura nazionale) e Patto per la Lettura della città di Tempio Pausania e Palabanda.

Il tema di Bookolica 2022

L’edizione 2022 di Bookolica segnerà l’inizio di un lavoro pluriennale di indagine sulla violenza. L’incipit del viaggio di studio e scoperta trova ispirazione nel carteggio tra Albert Einstein e Sigmund Freud, in cui viene analizzata l’origine della violenza e le sue molteplici declinazioni. Da qui la volontà e l’urgenza di affrontare nella quinta edizione del festival la figura di Pier Paolo Pasolini, nel centenario della sua nascita, per approfondirla da diverse angolature: dal cinema alla letteratura, dal teatro all’inchiesta. Il linguaggio artistico di Pasolini sarà infatti trattato sotto molteplici aspetti, tanti quanti la complessità del suo lavoro, con particolare attenzione al modo in cui i corpi diventano parte integrante del discorso pasoliniano.

E di corpi che si fanno strumenti di comunicazione, diventando luoghi di lotta, se ne affronterà il ruolo e l’importanza culturale, sociale e politico nella prospettiva di genere, nuova tematica di indagine del festival. Dall’infanzia alla vecchiaia, i corpi femminili sono

oggetto di controllo, giudizi e contese, tutt’oggi al centro del dibattito nazionale. 

Il festival Bookolica ha sempre promosso la lettura e il confronto diretto con testi e autori come metodo di analisi del presente, e da quest’anno s’intende creare connessione e co-creazione generativa di nuove idee per sezionare “la violenza”, decodificarla per comprenderla e dominarla.

L’illustrazione di Bookolica 2022

A dare un volto alla quinta edizione di Bookolica è il talento di Mara Cerri, tra le più apprezzate illustratrici italiane contemporanee. I suoi lavori sono stati pubblicati dalle più importanti case editrici come Einaudi, Mondadori, Coconino, Orecchio Acerbo, Else edizioni e sono apparsi su riviste come Lo Straniero, Il Manifesto e Internazionale. Nel 2022 ha collaborato con la drammaturga Chiara Lagani alla realizzazione della graphic novel L’amica geniale (Coconinopress), e ha vinto, assieme alla scrittrice Nadia Terranova, il premio Andersen, il più ambito riconoscimento attribuito ai libri per adolescenti, per l’opera Il segreto (Mondadori, 2021) da lei illustrata.

Cerri ha interpretato il tema della quinta edizione di Bookolica con la sua sensibilità artistica, raccontandolo da un nuovo punto di vista, dando nuova fonte di dialogo e riflessione. Il corpo è al centro del discorso, un corpo innocente, puro e integro, presentato nell’istante prima di essere travolto dal cambiamento inesorabile della crescita: un cambiamento spietato, perché impossibile sottrarsene; violento, perché ribalta totalmente la percezione di chi quei corpi li abita. La violenza del cambiamento è in primo luogo fisica: il corpo cambia e così gli sguardi su di esso, le parole usate per definirlo ma anche il modo di portare, di muovere e occupare lo spazio.

Cerri ha immortalato, con il suo talento, un corpo libero e sovrano, come dovrebbe continuare a essere per tutto il tempo della sua esistenza.

Il programma di Bookolica 2022 sarà disponibile su www.bookolica.it


INFORMAZIONI UTILI

Bookolica 2022 – V edizione

QUANDO: Dal 30 agosto al 4 settembre 2022
DOVE: La Maddalena, Torralba, Tempio Pausania, Scano di Montiferro (Sardegna)

Anteprima di Bookolica 2022 “RetroBottega” in streaming su Twitch https://www.twitch.tv/botteganomade dal 26 luglio al 25 agosto, ogni martedì, mercoledì e giovedì, dalle 19 alle 20.

L’ACCESSO A TUTTE LE INIZIATIVE È GRATUITO

Organizzato da: Associazione Culturale Bottega No-Made

CONTATTI
mail: segreteria@bookolica.it

SITO: www.bookolica.it
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UFFICIO STAMPA
CULTURALIA DI NORMA WALTMANN

Culturalia

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UFFICIO STAMPA SARDEGNA
Nicola Muscas

Ilaria Tuti – Come vento cucito alla terra

Traduzione di Gala Maria Follaco 

Londra, settembre 1914
«Le mie mani non tremano mai. Sono una chirurga, ma alle donne non è consentito operare. Men che meno a me: madre ma non moglie, sono di origine italiana e pago anche il prezzo dell’indecisione della mia terra natia in questa guerra che già miete vite su vite. Quando una notte ricevo una visita inattesa, comprendo di non rispondere soltanto a me stessa. Il destino di mia figlia, e forse delle ambizioni di tante altre donne, dipende anche da me. Flora e Louisa sono medici, e più di chiunque altro hanno il coraggio e l’immaginazione necessari per spingere il sogno di emancipazione e uguaglianza oltre ogni confine. L’invito che mi rivolgono è un sortilegio, e come tutti i sortilegi è fatto anche d’ombra. Partire con loro per aprire a Parigi il primo ospedale di guerra interamente gestito da donne è un’impresa folle e necessaria. È per me un’autentica trasformazione, ma ogni trasformazione porta con sé almeno un tradimento. Di noi stessi, di chi ci ama, di cosa siamo chiamati a essere. A Parigi, lontana dalla mia bambina, osteggiata dal senso comune, spesso respinta con diffidenza dagli stessi soldati che mi impegno a curare, guardo di nuovo le mie mani. Non tremano, ma io, dentro di me, sono vento.»
Questa è la storia dimenticata delle prime donne chirurgo, una manciata di pioniere a cui era preclusa la pratica in sala operatoria, che decisero di aprire in Francia un ospedale di guerra completamente gestito da loro. Ma è anche la storia dei soldati feriti e rimasti invalidi, che varcarono la soglia di quel mondo femminile convinti di non avere speranza e invece vi trovarono un’occasione di riabilitazione e riscatto. Ci sono vicende incredibili, rimaste nascoste nelle pieghe del tempo. Sono soprattutto storie di donne. Ilaria Tuti riporta alla luce la straordinaria ed epica impresa di due di loro.

(Testo tratto dalla scheda editoriale su IBS).

GUARDA IL VIDEO
SU IBS

IMMAGINE DI APERTURA – copertina del libro 

Dopo il successo di “Cracking Art. Stories” a Palermo, dal 20 luglio la mostra si sposta a Trapani e Mozia

Villa Regina Margherita e Torre di Ligny a Trapani, Isola di Mozia a Marsala: sono queste le nuove location che accoglieranno la mostra itinerante “Cracking Art. Stories”, dal 20 luglio fino al 11 settembre.

Dopo il grande successo ottenuto a Palermo – dove le colorate maxisculture del collettivo Cracking Art hanno attirato un grande pubblico nei giardini storici di Villa Trabia e Villa Malfitano – la mostra si appresta a fare il bis raggiungendo Trapani e invadendo con le sue creazioni il giardino pubblico intitolato alla regina Margherita di Savoia e lo spazio esterno alla Torre di Ligny, ma anche la suggestiva isola di Mozia, antica città fenicia, sita sull’isola di San Pantaleo nello Stagnone di Marsala.

Chiocciole, conigli, gatti, rondini, elefanti, tartarughe e pinguini.
Sono oltre 40 le maxisculture dalle dimensioni più svariate di quello che è uno dei fenomeni d’arte contemporanea più conosciuti al mondo, con la mostra Stories.

La natura nella Natura; una nuova vita e una nuova atmosfera s’impossessano del verde trapanese attraverso l’apparizione di creature sorprendenti in plastica rigenerata: un’invasione di sculture “sostenibili”, creature in dialogo con lo spazio urbano, prendono possesso del luogo con lo spirito leggero e favolistico di un gioco meraviglioso. Grandissimi animali dalle tinte sgargianti rendono Trapani e Mozia una galleria d’arte a cielo aperto, uno speciale museo senza barriere dove protagonisti sono sempre la natura e il rispetto per essa.

Prof. Emmanuele F. M. Emanuele Presidente FTPI

La mostra, con il patrocinio della Città di Trapani, promossa dalla Fondazione Terzo Pilastro- Internazionale per volontà del suo Presidente Prof. Avv. Emmanuele F. M. Emanuele, realizzata dalla Fondazione Cultura e Arte con il supporto organizzativo di Comediarting e Arthemisia, in collaborazione con la Fondazione G. Whitaker, è curata dal collettivo Cracking Art ed è pensata e voluta gratuita e all’aperto (* l’accesso all’Isola di Mozia richiede un biglietto di € 9,00), affinché possa essere alla portata di tutti, non solo in termini di accessibilità ma anche perché possa essere interiorizzata stimolando le reazioni e l’attenzione del singolo e – allo stesso tempo – della collettività verso importanti tematiche di interesse sociale.

IL COLLETTIVO CRACKING ART

Il movimento Cracking Art nasce nel 1993 con l’obiettivo di cambiare radicalmente la storia dell’arte attraverso un forte impegno sociale e ambientale che unito all’utilizzo rivoluzionario dei materiali plastici mette in evidenza il rapporto sempre più stretto tra vita naturale e realtà artificiale. Il termine Cracking Art deriva dal verbo inglese “to crack”, che descrive l’atto di incrinarsi, spezzarsi, rompersi, cedere, crollare. Con il nome di cracking catalitico è anche chiamata la reazione chimica che trasforma il petrolio grezzo in plastica: per gli artisti è questo il momento in cui il naturale permuta in artificiale, l’organico in sintetico, ed è tale processo che essi intendono rappresentare attraverso la loro arte.

Le opere sono realizzate per sollecitare una riflessione collettiva sui temi dell’effetto antropico sull’ambiente naturale tramite azioni performative coinvolgenti, in cui installazioni fuori scala – come i celebri animali colorati – invadono i luoghi più vari, dagli spazi propriamente deputati all’arte a quelli della vita quotidiana.

Rigenerare la plastica significa sottrarla alla distruzione tossica e devastante per l’ambiente donandole nuova vita, farne delle opere d’arte significa comunicare attraverso un linguaggio estetico innovativo esprimendo una particolare sensibilità nei confronti della natura. Oltre alle tre partecipazioni ufficiali alla Biennale di Venezia (2001, 2011 e 2013), tra le mostre e installazioni più recenti si segnalano: Natura Indomita (2020), a Teramo; En Plein Air (2020), a San Benedetto del Tronto; Wild Rising (2019), presso il Desert Botanical Garden di Phoenix, Arizona (USA); Regeneration@Newhollandisland (2019), presso New Holland Island, San Pietroburgo (Russia); Spectaculars Creatures (2018), presso IMA Indianapolis Museum of Art – Indianapolis (USA); BarocCracking (2018), presso Palazzo Leoni Montanari – Gallerie d’Italia, Vicenza (Italia); Cracking Art@Hangang Art Park (2018) presso Hangang Park, Seoul (Korea).


Informazioni
info@fondazionewhitaker.it

Siti
www.fondazioneterzopilastrointernazionale.it
www.fondazionewhitaker.it
www.arthemisia.it
www.crackingart.com

Hashtag ufficiale
#crackingarttrapani

Uffici Stampa
Comune di Trapani
Emanuele Barbara – Portavoce del Sindaco
+39 3347997217
emanuele.barbara@comune.trapani.it

Fondazione Terzo Pilastro – Internazionale
Raffaella Salato | T. +39 06 97625591
rsalato@fondazioneterzopilastrointernazionale.it

Arthemisia
Salvatore Macaluso | sam@arthemisia.it
press@arthemisia.it | T. +39 06 693 803 06

MLC Comunicazione
Maria Letizia Cassata | Chiara Lodato
mlc.comunicazione@gmail.com | +39 3389701502 | +39 3297956778

Gioia Sgarlata | Sveva Alagna
stampa.studiogs@gmail.com | M. +39 331 4039019 | M. +39 338 7723404

Giunti Editore: RESISTERE – 19 Luglio. Presentazione In prima nazionale a Firenze

Resistere
Quattro storie di lotta alla mafia
Giunti Editore | pagine 128 | euro 18 | età di riferimento 10+ | collana graphic novel

In occasione del trentennale delle stragi di mafia – 23 maggio Capaci, 19 luglio via D’Amelio –
Giunti Editore pubblica una ghaphic novel per ragazzi,
scritta da due testimoni d’eccezione:
Salvatore Calleri Presidente della Fondazione Caponnetto
e Renato Scalia agente della Digos, poi passato alla DIA di Firenze.
È il tentativo di trasmettere una memoria alle più giovani generazioni.

Una graphic novel per raccontare quattro storie, quattro testimonianze vere, quattro spiragli per osservare la mafia, capirla e conoscerla.
C’è la storia di chi la mafia la vede e vive nel proprio quartiere, dove i boss reclutano i ragazzi, quella degli investigatori antimafia che combattono in prima linea, il racconto della cattura di un boss dal suo bunker di cemento armato e infine una panoramica su chi, come Antonino Caponnetto, non ha mai smesso di lottare,
diventando un eroe simbolo della guerra alla mafia.

El Diablo (Scalia, Gualtieri)
Renato è nato e cresciuto a Centocelle, nella periferia di Roma. Il bar che frequentava con gli amici – ha scoperto molti anni dopo – era un covo di mafiosi. Nel retro c’era un vero e proprio commercio clandestino di armi. Ma per lui era normale dividere le sue giornate al bar di fianco a quei boss davanti ai quali tutti si chinavano.
Così com’è normale che, una volta cresciuto, quei boss abbiano iniziato ad adocchiarlo, perché era giunto per Renato il momento di scegliere da che parte stare…

Il monaco (Calleri, Nucci)
Una storia che procede su due binari paralleli, due storie distanti e due piani temporali distinti. Da un lato un gruppo di ragazzini che giocano a pallone a Casapesenna, vicino a Caserta, davanti a quello che fu il bunker del boss Zagaria. La palla finisce proprio dentro alla casa che ospitava il bunker, e i ragazzi, incuriositi,
decidono di entrare.
Parallela scorre una vicenda di molti anni prima, quella di Catello Maresca, che insieme alla DIA realizza il suo sogno: scovare dove si nascondesse Zagaria e trovare il bunker.
Entrambi, Catello e i ragazzi, si avventurano nella casa, individuano il bunker e scendono quelle scale che li condurranno al covo di Zagaria, un luogo buio, squallido e vuoto…

Centocelle (Scalia, Gualtieri)
Renato e cresciuto e ha compiuto la sua scelta: diventare un poliziotto. Una cosa non scontata nel quartiere dov’è cresciuto: un atto di coraggio. Inizia così la sua carriera nell’antimafia che lo porterà a ripercorrere quelle strade dove da piccolo giocava con gli amici e a entrare in contatto con l’umanità infinita delle persone che, nonostante tutto, continuano a resistere.

Storia di un uomo (Calleri, Nucci)
Cosa volete fare da grandi? Una domanda semplice. Per rispondere, un ragazzino ripercorre la vita del magistrato Antonino Caponnetto, dalla nascita, nel 1920, alla morte, nel 2020. Riviviamo la sua carriera, fino all’investimento come capo del pool antimafia di Falcone e Borsellino, la grande vittoria del maxi processo e, infine, gli ultimi anni, passati a condividere con i più giovani i suoi valori e i suoi racconti.

Gli autori

Salvatore Calleri è nato a Catania nel 1966 e sin da piccolo vive a Firenze. Nel 1991 si è laureato in Giurisprudenza e ha conosciuto Antonino Caponnetto, di cui è stato stretto collaboratore. Esperto di lotta anti mafia, analista nel campo della sicurezza e della criminalità organizzata internazionale, è presidente della Fondazione Caponnetto e consigliere della Fondazione Pertini.

Renato Scalia è stato agente della Digos, poi passato alla DIA di Firenze. Oggi è consulente della Commissione parlamentare antimafia.

Marco Nucci, nato a Castiglione dei Pepoli (BO) nel 1986, ha lavorato come redattore per la Sergio Bonelli Editore, poi come sceneggiatore a tempo pieno. Attualmente collabora in veste di autore e sceneggiatore con Panini, Tunué, Bonelli e Cosmo e sceneggia per il settimanale Topolino. Ha all’attivo per Giunti tre romanzi della serie Tim Specter, firmati con lo pseudonimo di George Bloom.

Giulio Antonio Gualteri è nato a Roma nel 1985 ed è un autore e sceneggiatore. Laureato in Filosofia e Storia, ha collaborato con l’Aurea Editoriale e Star Comics. Collabora con Sergio Bonelli Editore, Sky Arte, insegna sceneggiatura e scrittura creativa ed è editor e autore di Editoriale Cosmo.

Luca Albanese è nato a Benevento nel 1994. Ha studiato alla Scuola Internazionale di Comics a Napoli ed è illustratore specializzato in fumetti.


INFO

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Arte & Ambiente: …una gondola a Genova, by Marco Nereo Rotelli

Marco Nereo Rotelli, Fotoinserimento, Genova

EVER IN ART®  presenta un nuovo progetto artistico cross-world a Genova nell’ambito della 1° edizione della Biennale di Arte & Ambiente dal titolo “Biofilia“, con focus l’ambiente marino. 

Blu: Clean Water

di e con

Marco Nereo Rotelli

15-31 Luglio 2022

Via al Mare Fabrizio de Andrè, Porto Antico di Genova

Vernissage lunedì 18 luglio, ore 18.00

Il messaggio ambientale della gondola poetica realizzata da Marco Nereo Rotelli e prodotta da EVER IN ART, dopo Venezia, ove era esposta al museo storico navale della Marina Militare, e Milano a Design Week, esposta nel Cortile d’Onore dell’Università Statale, approda a Genova per la Mostra diffusa Biofilia, la Biennale di Arte & Ambiente. 

Il progetto “Blu:Clean Water” è stato concepito in collaborazione con l’Associazione Gondolieri Sommozzatori Volontari di Venezia, che in occasione della Biennale Arte di Venezia si sono immersi per la raccolta dei rifiuti nei fondali della laguna, per la maggior parte pneumatici, ora in carico sulla gondola. Gli oggetti riemersi, dipinti da Marco Nereo Rotelli di blu Klein, il colore dell’infinito, saranno visibili a Via al Mare Fabrizio De Andrè al Porto Antico di Genova.

La gondola poggerà su un grande tappeto realizzato da “Giochi Infiniti” riciclando la gomma su disegno dell’artista. Il profondo connubio fra arte e ambiente consentirà di abbinare la forza dell’estetica e della comunicazione alle più urgenti tematiche ambientali.  

La grande goccia simbolo di metamorfosi racconta della possibilità che l’Arte ha di cambiare il destino delle cose e sarà intarsiata con un verso di Eugenio Montale scritto da Rotelli con la sua cifra stilistica “Ripenso il tuo sorriso, ed è per me un’acqua limpida“.

Vari elementi dunque compongono l’installazione di Rotelli che investe sulla bellezza estetica della gondola caricandola di significati e incaricandola di un viaggio nel mare aperto della vita per un messaggio poetico ed etico.  Uno sguardo ampio permette di cogliere qual è lo sviluppo del progetto a Genova, chesi implementa di nuovi significati. Oltre il tappeto della rinascita il progetto prodotto dalgruppo Ever in Art, si sviluppa nel BLU del Metaverso.  

Ever in Art implementa il sistema dell’arte fisica, fatto di mostre, eventi, esposizioni, conle potenzialità del digitale e della Blockchain. Ever in Art ha prodotto il primo NFT suuna gondola, che rende visibile la navigazione nella e della coscienza civile, la calata inmare della bellezza per la tutela dell’ambiente Marino.

L’installazione luminosa visiva è accompagnata dall’opera sonora “Dopo il Diluvio” di Alessio Bertallot. È una visione su un mare che ha riconquistato la Terra. Dalle profondità di un’apparente serenità riaffiorano relitti della scomparsa civiltà: Debussy, Poenitz, Satie, Pachelbel, Hasselman. Citazioni Classiche che Bertallot ha trasformato, rallentato, sovrapposto, rese aritmiche e subacquee. Un processo che genera una serena, inconsapevole, contemplazione di naufragi. Le parole luminose dei poeti in una classica installazione luminosa di Marco Nereo Rotelli, durante la ore notturne, scorreranno come onde verbali.

Ever in Art ha l’obiettivo di utilizzare l’arte analogica e digitale come mezzo concreto per nobilitare e valorizzare le azioni virtuose promosse da privati, corporations e associazioni con un forte impatto sociale o di salvaguardia. L’idea della metamorfosi, del riciclo, della possibilità che l’Arte ha di aprire nuove vie è rappresentato dal BLU, il cui significato concettuale è indicato in una poesia che il poeta Yang Lian, il più grande poeta cinese vivente, dedica a Rotelli “Può un mondo crudele rasserenarsi in un blu?

La ricerca della serenità, la ricerca di un mondo migliore sarà del resto il tema della tavola di discussione “Seed“, con Simone Regazzoni, organizzata da Andrea Margheritelli, nell’ambito dell’installazione il giorno del vernissage. Sarà un confronto titolato “Il Mare, questo sconosciuto” alla ricerca di qualche grado di felicità indotto dalla consapevolezza dell’essere in un mare comune.

L’agenda ONU 2030 con i suoi 17 obiettivi di sviluppo sostenibile, esprime un chiaro giudizio sull’insostenibilità dell’attuale modello di sviluppo, non solo sul piano ambientale, ma anche su quello economico e sociale. Sulla falsa riga dei 17 obiettivi ONU, Biofilia rappresenterà un approfondimento sulle tematiche riguardanti l’ambiente, la terra, lo sviluppo ecosostenibile, attraverso mostre fotografiche, installazioni d’arte, incontri, spettacoli, workshops e convegni specifici. Il profondo connubio fra arte e ambiente consentirà di abbinare la forza dell’estetica e della comunicazione alle più urgenti tematiche ambientali, rendendole fruibili presso un ventaglio amplissimo di pubblico.

CHI è MARCO NEREO ROTELLI : BIO

http://www.marconereorotelli.it/

Le sue opere sono presenti in musei e importanti collezioni private di tutto il mondo. 8 partecipazioni alla Biennale di Venezia, conosciuto come il M° della Luce per le sue macro-installazioni luminose urbane. Di lui hanno scritto alcuni tra i più importanti critici d’arte, oltre a poeti, scrittori, filosofi e personalità della cultura internazionale. Quotato in Sotheby’s e Chistie’s.


Ever in Art – Blu: Clean Water 
Dal 15 luglio al 31 luglio 2022 Isola delle Chiatte, Genova 
www.everinart.cominfo@everinart.com

Ufficio stampa: FREE TRADE Roma
Melina Cavallaro melina@freetrade.it 
Valerio De Luca – valerio@freetrade.it

Un progetto prodotto da

Brescia, Parco archeologico di Brescia romana e Museo di Santa Giulia: ISGRÒ CANCELLA BRIXIA

Isgrò cancella Brixia; immagini di allestimento ©photoElaBialkowskaOKNOstudio

BRESCIA

FINO ALL’8 GENNAIO 2023

ISGRÒ CANCELLA BRIXIA

Il nuovo e inedito progetto espositivo site-specific di Emilio Isgrò, tra i grandi protagonisti dell’arte contemporanea, progettato per Brescia con Fondazione Brescia Musei, diffuso tra Brixia. Parco archeologico di Brescia romana, il Museo di Santa Giulia e la stazione FS della metropolitana.

Il grande evento condurrà la città all’appuntamento della Capitale della Cultura 2023.

Emilio Isgrò rinsalda il legame con la città attraverso un nuovo, grande e originale progetto che, dal 23 giugno 2022 all’8 gennaio 2023, coinvolge i più importanti luoghi di Brescia: il Parco archeologico di Brescia romana (il più vasto del Nord Italia), il Museo di Santa Giulia con il Chiostro rinascimentale e gli spazi espositivi del museo, il Capitolium, il Teatro Romano, fino alla stazione metropolitana FS.

Il progetto espositivo dal titolo Isgrò cancella Brixia, a cura di Marco Bazzini, è prodotto da Fondazione Brescia Musei e Comune di Brescia in collaborazione con Archivio Emilio Isgrò, Arte Sella, Centro Teatrale Bresciano e Gruppo Brescia Mobilità e pone in dialogo l’archeologia e l’arte contemporanea, la storia e il presente, la cultura classica e la sua persistenza nel nostro tempo. Esso si compone di una mostra di lavori originali allestita negli spazi del Museo di Santa Giulia, installazioni monumentali – fisiche, digitali e performative, alcune permanenti e altre effimere – presso il Chiostro rinascimentale del museo, il Capitolium e il Teatro al Parco archeologico e la stazione della metropolitana FS oltre alla messa in scena di un dramma autografo nel Teatro Romano.  

Le installazioni, tutte di dimensioni ambientali, sono state appositamente ideate e realizzate dall’artista per quest’occasione, in stretta relazione con i suggestivi spazi che le ospitano.  Insieme alla mostra e allo spettacolo teatrale dimostrano quanto nella produzione di Isgrò siano vive e profonde le radici della grande cultura mediterranea che, con l’antica Roma, fu protagonista anche in territorio bresciano.

“Cancellare Brixia”, quindi, è per Isgrò un modo per farla rivivere sotto forme inedite e inaspettate. Il che è possibile perché, in quasi sessant’anni di attività, l’artista siciliano ha saputo trasformare la cancellatura da un semplice atto di distruzione in una complessa esperienza di conoscenza.

“Il progetto che lanciamo oggi viene alla luce dopo una gestazione di quasi tre anni in cui abbiamo lavorato a fianco del Maestro Emilio Isgrò alla creazione di un grande operazione di arte pubblica che valorizza gli spazi del parco archeologico e di Santa Giulia utilizzando sia il linguaggio dell’arte contemporanea sia quello del poesia, grazie alla multiforme capacità espressiva dell’artista e poeta siciliano”, commenta Francesca Bazoli, presidente di Fondazione Brescia Musei. “E così il progetto di “Palcoscenici Archeologici”, grazie al quale la Fondazione mette in relazione l’arte contemporanea con il grande patrimonio archeologico romano di Brescia, include oggi non solo, come nell’operazione dedicata a Francesco Vezzoli, l’installazione di opere d’arte, ma anche la messa in scena teatrale nello spazio del teatro romano, uno dei nostri grandi obiettivi di valorizzazione. Il progetto Isgrò cancella Brixia è in effetti uno degli esempi più completi di valorizzazione integrata: installazioni monumentali non solo nel sito espositivo, ma anche nella stazione della metropolitana, un’opera teatrale originale dell’artista messa in scena con un grande regista e con la produzione congiunta dell’ente museale e dell’ente teatrale cittadino e infine una inedita rassegna espositiva più tradizionale, il tutto in un periodo disteso destinato ad anticipare la grande stagione della Capitale italiana della cultura. Il patrimonio antico e archeologico prende vita grazie alle reinterpretazioni fisiche e digitali di un grande artista contemporaneo innamorato della classicità che ambienta in questo luogo i propri sogni e con grande generosità offre alla città un nuovo sguardo sul presente e sul futuro del proprio straordinario patrimonio”.

“Isgrò cancella Brixia è un nuovo importante progetto che rinnova la vocazione di Brescia a città capace di trovare spazio per i linguaggi delle arti e di porli in dialogo tra loro, con un risultato che conquisterà il pubblico”, afferma Laura Castelletti, vicesindaco e assessore alla cultura di Brescia. “Il format che Fondazione Brescia Musei ha identificato per creare un ponte tra il nostro patrimonio monumentale e l’arte contemporanea riesce a porre nuova luce sulle bellezze della nostra città, che ha l’onore di ospitare i lavori di un grande Maestro dell’arte contemporanea, dimostrando ancora una volta la vocazione di Brescia a città dove la cultura assume un ruolo strategico di connessione tra passato, presente e futuro”.

“Cancellare Brixia non significa cancellare realmente una città ma esattamente il contrario” dichiara Emilio Isgrò. “Significa riportare all’attenzione degli italiani e degli europei una comunità culturale e civile che ha dato molto al Paese e che continua a farlo in questi anni veramente difficili. Anni così difficili che anche gli artisti non possono più accontentarsi di essere solo una voce del listino di Borsa, ma uomini e donne in carne ed ossa capaci di amare e di soffrire. La Cancellatura non è fatta per uccidere o censurare, come pretende la Cancel Culture, ma soprattutto per preservare sotto l’inchiostro quelle parole di speranza e di fiducia che oggi mancano al mondo”. 

“Fondazione Brescia Musei conferma la vocazione di interfaccia tra i linguaggi del contemporaneo e patrimonio antico di cui siamo custodi e con Isgrò cancella Brixia mette in scena un programma espositivo completamente inedito, originale e site specific”, dichiara Stefano Karadjov, direttore di Fondazione Brescia Musei. “Installazioni monumentali digitali, fisiche e performative, incluso uno spettacolo teatrale originale, scritto da Emilio Isgrò, messo in scena dal Centro Teatrale Bresciano con la regia di Giorgio Sangati, Un programma espositivo tradizionale nello spazio mostre della Fondazione Brescia Musei, un programma in cui l’antico viene cancellato da Isgrò per ricordarne l’importanza, nel sito archeologico di Brescia Romana, nel Museo di Santa Giulia, alla metropolitana di Brescia Stazione Fs e ad Arte Sella, dove il grande Armonium realizzato da Fondazione Bresci Musei diventerà un’opera simbolo di questo grande programma espositivo che avrà la sua vita anche negli anni prossimi proprio ad Arte Sella in Valsugana.

Il progetto espositivo

Il percorso espositivo copre idealmente lo spazio monumentale interessato dal Corridoio Unesco, un progetto che sarà completato nel periodo di apertura della mostra e che prevede la realizzazione di un unico maestoso itinerario di visita, che si snoda all’interno dagli spazi di Brixia. Parco archeologico di Brescia romana fino al Museo di Santa Giulia.

“La rigogliosa maturità che segna l’arte di Isgrò in quest’ultimo decennio esplode in questa mostra con tutta l’intensità e la dinamicità del movimento in crescendo”, dichiara Marco Bazzini, curatore del progetto espositivo. “Una mostra dove riescono a convivere pittura e teatro, tecnologia digitale e melodramma. Isgrò cancella Brixia prende le distanze da ogni azione di bricolage citazionista e si presenta come un vero e proprio percorso, prima di tutto intellettuale e poi anche fisico, tra i fermenti di quella cultura classica che è sostrato comune, storia ininterrotta di valori ed eventi che ancora sanno posizionarsi come un orizzonte per il presente. La forma ritmica tra morte e resurrezione, tra oblio e memoria che ormai da oltre sessant’anni contraddistingue le sue cancellature, un’azione artistica che nelle sue mani ha esteso al massimo tutte le potenzialità, è per Brescia garanzia di rinascita e di un destino lontano dalle parole pronunciate per altra città da Catone il Censore: “Carthago delenda est”.”

Le installazioni

La rassegna prende avvio dalla sala centrale del Capitolium, un vero e proprio museo epigrafico che ospita l’opera Le api di Virgilio. Una moltitudine di api in volo cancellano le iscrizioni presenti sulle epigrafi romane collocate sulla parete: una spettacolare installazione, realizzata con le più avveniristiche tecniche digitali di videomapping, realizzate da DrawLight_Me Young Immersive Studio, dove la cancellatura si manifesta nella vivacità delle immagini in movimento. Le api, simbolo di socialità e di operosità, oltre a coprire le epigrafi, compongono anche nuove suggestive parole, così da evocare una differente temporalità tra i vocaboli antichi e quelli propri della contemporaneità. Lo spettatore immerso in questo ambiente rimarrà sorpreso, come Enea di fronte all’improvvisa apparizione delle anime che, come uno sciame di api, si aggiravano nella valle del mitologico fiume Lete, nell’episodio raccontato da Virgilio nel Libro VI dell’Eneide.

L’installazione Le api di Virgilio, programmata per la visione ogni 10 minuti, rappresenta l’opera digitale più grande mai realizzata da Isgrò.

Il complesso del Museo di Santa Giulia ospita altri tre episodi del progetto espositivo. Nell’incanto del Chiostro rinascimentale s’incontra, disposto sul prato, L’armonium delle allodole impazzite, un enigmatico e monumentale strumento musicale, sul cui perimetro corre una sequenza di tasti di pianoforte. Nel silenzio del luogo risuona l’aria della Casta diva dalla Norma di Vincenzo Bellini, una delle opere più potenti della tradizione lirica italiana, ambientata nelle Gallie romane.

La versione del brano che incantò Richard Wagner è quella trascritta da Fryderyk Chopin per pianoforte, in omaggio al pianista bresciano Arturo Benedetti Michelangeli, interpretato dal cinguettio di un’allodola accompagnata da un coro di uccelli.

Quest’opera, presentata per la prima volta proprio a Brescia, è realizzata da Fondazione Brescia Musei in co-produzione con Arte Sella, l’importante parco d’arte contemporanea nella natura in Val di Sella, Valsugana, (TN) dove, al termine della mostra, sarà collocata permanentemente nello spazio all’aperto individuato dall’artista stesso.

“La collaborazione con Fondazione Brescia Musei è una straordinaria occasione di crescita e di dialogo per Arte Sella”, commenta Giacomo Bianchi, presidente di Arte Sella, “che prende forma attraverso lo sguardo del maestro Emilio Isgrò in un’opera monumentale e al contempo poetica, capace di creare una profonda relazione tra due luoghi così diversi, il patrimonio storico del Museo di Santa Giulia e la natura della Val di Sella.”

Presso la stazione della metropolitana FS, in occasione del ritorno a Brescia della Vittoria Alata, l’artista ha realizzato nell’ottobre 2020 Incancellabile Vittoria, una monumentale installazione site-specific di circa 200 mq e composta da 205 pannelli in fibrocemento fresati, che ridisegna la sagoma del capolavoro antico usando le cancellature. L’opera installata grazie alla collaborazione con Gruppo Brescia Mobilità, rappresenta la silhouette della dea romana, tratteggiata di colore rosso e riconoscibile dalle ali e dalla posizione alzata delle braccia, emerge da una più ampia griglia composta da cancellature nere su un brano tratto dall’Eneide di Publio Virgilio Marone, poeta classico che queste zone ha certamente frequentato per essere nato in ambito mantovano, non molto distante da Brescia, e autore del capolavoro letterario che racconta la fondazione di Roma, la sua grandezza e quella del suo impero di cui Brixia (l’antica Brescia) fu una delle città più importanti.

La mostra

Le sale espositive del Museo di Santa Giulia ospitano un inedito ciclo di dipinti dal titolo Brixia come Atene. Tredici grandi tele (realizzate a partire dal 2013) dove le pagine illustrate di un libro sulla vita quotidiana di un’antica polis greca sono state cancellate in bianco e la scultura di un discobolo coperto dalle formiche, altro suo topos particolarmente riconoscibile. In queste opere, Isgrò riconduce la cancellatura a una piena pratica pittorica, e non più soltanto concettuale, recuperando una modalità operativa da lui sperimentata a partire dai primi anni ottanta e dando vita a una delle numerose variazioni che nel tempo ha assunto la cancellatura. Al centro del percorso una scultura, Il discobolo (2022), che si presenta cancellata da formiche ma riconoscibile per la sua tipica postura e per quel disco lanciato, insieme alla mano e a una parte dell’avanbraccio, in altra parte dell’esposizione. Rispetto al dibattito sulla questione della superiorità culturale tra greci e romani, Isgrò, con le sue cancellature e con il riferimento a Brixia, pone una visione controfattuale della storia, come avviene in alcuni studi che ipotizzano cosa sarebbe potuto accadere rispetto a ciò che effettivamente è accaduto (ucronia).

Il teatro

I grandi temi dell’antico e del contemporaneo sono anche l’occasione per riproporre il teatro di questo multiforme artista che, nei primi anni ottanta, segnò un passaggio importante nella drammaturgia contemporanea con la trilogia dell’Orestea andata in scena sulle rovine del terremoto di Gibellina vecchia. 

Giovedì 22 giugno 2022, alle ore 21.45, il Teatro Romano, altro affascinante luogo del percorso archeologico dell’antica Brixia, ospita la prima di Didone Adonàis Dòmine, uno dei drammi scritti da Isgrò, prodotto da Fondazione Brescia Musei e da Centro Teatrale Bresciano, con protagonista l’attrice Sandra Toffolatti insieme a Elena Antonello, Giacomo Mangiola e Gianluca Pantaleo e con la regia di Giorgio Sangati. Il testo, scritto nel 1983 è stato messo in scena nell’agosto 1986 a Barcellona Pozzo di Gotto (ME) nel Teatro Mandanici.

Lo spettacolo sarà proposto in replica: giovedì 23 e venerdì 24 giugno; venerdì 1, sabato 2 e domenica 3 luglio, alle ore 21.45. Successivamente la ripresa integrale dello spettacolo sarà proposta all’interno delle sale di mostra al Museo di Santa Giulia sino al termine dell’esposizione.

“Siamo orgogliosi”, afferma Gian Mario Bandera, direttore del Centro Teatrale Bresciano, “di partecipare a questo importante progetto che Emilio Isgrò dedica a Brescia, segno di un’amicizia con la nostra città che trova nel teatro un nodo importante. Didone Adonàis Dòmine è lo spettacolo che presentiamo insieme a Fondazione Brescia Musei. Abbiamo scelto di portare in scena il testo scritto dal maestro Isgrò attraverso lo sguardo di uno dei registi di punta della scena europea che collabora da tempo con il CTB, Giorgio Sangati, che ha immaginato un’esperienza teatrale di rara intensità. Sul palcoscenico, un’attrice di grande sensibilità e talento, Sandra Toffolatti, che torna a Brescia insieme a un cast di altissimo livello. Dopo le recenti esperienze nell’area monumentale della città – è dello scorso anno il successo di Calma Musa Immortale, regia di Fausto Cabra – la sfida di tornare ad abitare un luogo eterno e simbolo della nostra storia come il Teatro romano prosegue il nostro percorso di avvicinamento a Bergamo Brescia Capitale della cultura 2023, traguardo sempre più atteso che ci vedrà protagonisti di una proposta artistica pensata per interpretare la nostra città attraverso il teatro”.

Il catalogo della mostra Isgrò cancella Brixia, pubblicato da Skira, intreccia una serie di contributi di importanti archeologi, storici dell’arte e studiosi dell’opera di Isgrò, con tra gli altri Bruno Corà, Cristina Mazzantini, Martina Treu. Il volume approfondirà nelle sue diverse sfumature il rapporto che l’artista ha sempre intrattenuto con l’antico e la cultura mediterranea facendoli rivivere con originalità e nuova energia nel suo lavoro.

“È con immenso piacere e orgoglio che accogliamo, ancora una volta, le opere di Emilio Isgrò”, dichiara il Sindaco Emilio del Bono. “Attraverso questo grande progetto espositivo, che toccherà il cuore della nostra storia, Brescia non solo sarà arricchita di nuove opere d’arte ma verrà quasi presa per mano e accompagnata verso il 2023, anno in cui riceverà il titolo di Capitale Italiana della Cultura insieme a Bergamo. Non posso quindi che ringraziare il maestro Isgrò per la generosità e l’affetto che dimostra nei confronti della nostra città”.

Emilio Isgrò. Note biografiche

Emilio Isgrò (Barcellona Pozzo di Gotto, ME, 1937)

Considerato tra gli innovatori del linguaggio artistico italiano del secondo dopoguerra, Emilio Isgrò è il padre indiscusso della cancellatura, un atto che cominciò a sperimentare nei primi anni Sessanta e che ancora oggi mantiene la stessa vivacità e audacia creativa. Questa originale ricerca sul linguaggio lo ha reso una figura pressoché unica nel panorama dell’arte contemporanea internazionale, facendone uno dei suoi indiscussi protagonisti. È, infatti, il 1964 quando l’autore inizia a realizzare le prime opere intervenendo su testi, in particolare le pagine dei libri, coprendone manualmente una grande parte sotto rigorose griglie pittoriche. Le parole e le immagini sono cancellate singolarmente con un segno denso e dello scritto restano leggibili soltanto piccoli frammenti di frasi o un solo vocabolo. Nel tempo questo gesto si applica alle carte geografiche, ai telex, al cinema, agli spartiti musicali, anticipa le espressioni più tipiche dell’arte concettuale, si declina in installazioni e, con il passaggio dal nero al bianco negli anni ottanta, arriva a risultati pittorici che si sono rinnovati in questi ultimi anni quando con la cancellatura ha costruito immagini quasi fossero pittogrammi. Il cancellare è un gesto contraddittorio tra distruzione e ricostruzione. Le parole, e successivamente le immagini, non sono oltraggiate dalla cancellatura ma attraverso questa restituiscono nuova linfa a un significante portatore di più significati: l’essenza primaria di ogni opera d’arte. La cancellatura è la lingua inconfondibile della ricerca artistica di Emilio Isgrò che oggi appare come una filosofia alternativa alla visione del mondo contemporaneo: spiega più cose di quanto non dica.

Dopo l’esordio letterario con la raccolta di versi Fiere del Sud (Schwarz, 1956), si dedica alla poesia visiva, nel doppio ruolo di teorizzatore e artista. Nel 1966 si tiene la sua prima personale presso la Galleria 1 + 1 di Padova a cui seguono numerose mostre presso la Galleria Apollinaire, la Galleria Schwarz e la Galleria Blu a Milano, La Bertesca a Genova, la Galleria Lia Rumma a Napoli. Nel 1977 vince il primo premio alla Biennale di San Paolo. Nel 1985 realizza a Milano l’installazione multimediale La veglia di Bach, commissionata dal Teatro alla Scala per l’Anno Europeo della Musica, mentre nel 2010 con la mostra Var Ve Yok è presente alla Taksim Sanat Galerisi in occasione di Istanbul Capitale Europea della Cultura.

Partecipa alla Biennale di Venezia del 1972, 1978, 1986 e del 1993, quest’ultima con una sala personale. Di inconfondibile rilievo è anche la sua attività di scrittore e uomo di teatro, consolidatasi con L’Orestea di Gibellina (1983/84/85) e con alcuni romanzi e libri di poesia, tra cui L’avventurosa vita di Emilio Isgrò (Il Formichiere, 1975), Marta de Rogatiis Johnson (Feltrinelli, 1977), Polifemo (Mondadori, 1989), L’asta delle ceneri (Camunia,1994), Oratorio dei ladri (Mondadori, 1996) e, infine, Brindisi all’amico infame (Aragno, 2003). In questi ultimi anni sue mostre personali sono state presentate al Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato (2008), alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma (2013) e, nel 2016, una grande antologica a cura di Marco Bazzini ha coinvolto Palazzo Reale, Gallerie d’Italia e Casa del Manzoni a Milano. Nel 2019 un’imponente mostra antologica a cura di Germano Celant è stata presentata alla Fondazione Giorgio Cini di Venezia. Le sue opere sono presenti nelle maggiori collezioni private e pubbliche nazionali einternazionali.

Marco Bazzini. Note biografiche

Marco Bazzini, storico e critico d’arte, attualmente è docente di Storia e critica del design contemporaneo presso ISIA Design Firenze e Responsabile scientifico dell’Archivio Emilio Isgrò. Dal 2007 al 2013 è stato Direttore del Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato. Dal 2013 al 2019 è stato Presidente dell’Istituto Superiore Industrie Artistiche di Firenze. Ha curato mostre e cataloghi per spazi pubblici e privati in Italia e all’estero, sia di arte contemporanea sia di design. Ha collaborato con diverse testate di settore e fatto consulenze sull’arte contemporanea per diverse istituzioni private e pubbliche tra cui la Regione Toscana. Ha svolto un’intensa attività didattica presso accademie e università come insegnante in master e corsi di specializzazione.

Ha curato numerose mostre d’arte contemporanea tra cui quella del Padiglione Italia all’Expo Shanghai 2010 e presentato il progetto “Italian Genius Now” in numerose sedi museali internazionali tra cui: Seoul, Hanoi, Taipei, Tokyo, New Dehli, Roma, Porto Alegre. Tra le altre mostra all’estero: “Art, Architecture, Utopie en Toscane 1966/1980”, MAMCO, Ginevra, 2003; “The Age of Metamorphosis: European Art Highlights from the Centro Pecci Collection”, MoCA, Shanghai, 2006, Misura Italiana, Museo Reina Sofia, Madrid, 2010. Nel 2016 ha curato la grande mostra antologica dedicata a Emilio Isgrò presso Palazzo Reale, Gallerie d’Italia e Casa del Manzoni a Milano.  


La Fondazione Brescia Musei è una fondazione di partecipazione pubblico – privata presieduta da Francesca Bazoli e diretta da Stefano Karadjov. Fanno parte di Fondazione Brescia Musei anche: Museo di Santa Giulia, Brixia. Parco Archeologico di Brescia romana, Museo delle Armi Luigi Marzoli, Museo del Risorgimento Leonessa d’Italia e il Cinema Nuovo Eden.

Fondazione Brescia Musei è con la Pinacoteca Tosio Martinengo l’ente capofila della Rete dell’800 lombardo, il network fondato nel 2004 e ricostituitosi nel 2019 con il supporto di Regione Lombardia.



ISGRÒ CANCELLA BRIXIA
23 giugno 2022 – 8 gennaio 2023
Brixia. Parco archeologico di Brescia romana e Museo di Santa Giulia

Mercoledì 22 giugno 2022
Inaugurazione
Museo di Santa Giulia e Brixia. Parco archeologico di Brescia romana
dalle 18.30 alle 21.00 – ingresso libero (ultimo accesso alle 20.30)

Orari di apertura
Martedì – domenica dalle 10.00 alle 18.00
Chiuso tutti i lunedì non festivi

Biglietti
Integrato Brixia. Parco archeologico di Brescia romana e Museo di Santa Giulia

  • Intero € 15,00
  • Ridotto (gruppi e convenzioni) € 10,00
  • Ridotto (dai 14 ai 18 anni, over 65, universitari) € 12,00

Didone Adonàis Dòmine
Teatro romano
22, 23,24 giugno; 1,2,3 luglio, ore 21.45
Info e biglietti www.centroteatralebresciano.it

Fondazione Brescia Musei
Info e prenotazioni
CUP tel. 030.2977833 – 834 | cup@bresciamusei.com

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