L’innocente letizia sotto i rami dell’albero di Natale

In quanti modi un semplice albero di Natale può essere modellato in una spilla da indossare? Dalla raccolta qui pubblicata sembrerebbe che non ci siano limiti alla fantasia! Negli Stati Uniti l’usanza di indossare spille a forma di albero di Natale per le feste nasce subito dopo la fine della seconda guerra mondiale, ed è una tradizione ancora molto viva ai nostri giorni. Molte spille sono di metallo non prezioso dorato o argentato, incastonate con pietre colorate, strass, cristalli Swarovski, poche sono quelle in sterling silver, lega composta dal 92,5 % di argento e dal 7,5% di rame. Alcune spille hanno forme classiche e sono ricche di minuziosi particolari, altre rivelano semplici linee stilizzate, ma tutte richiamano lo splendore festoso dell’albero di Natale. Molti di questi allegri e fantasiosi bijou, di cui più avanti sarà dato un elenco delle Case produttrici, recano sul retro il marchio o il punzone della ditta, altri hanno incise le iniziali del designer che li ha creati, altri ancora sono privi di qualsiasi segno di riconoscimento, ma questo certamente non diminuisce il loro fascino. Nei giorni precedenti il Natale i negozi e i grandi magazzini americani, come lo storico complesso Macy’s di New York, nel centro di Manhattan, offrono al pubblico una vasta varietà di cartoline, biglietti di auguri e bigiotteria natalizia che nel corso degli anni sono diventati oggetto di collezionismo.

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a cura di Luigi Sansone
CHRISTMAS TREE
Piccoli alberi raccontano storie di Natale nel mondo

Edito da: Biblioteca Comunale Centrale “Palazzo Sormani”




Cene e pranzi di Natale in Italia e nel mondo

Prima di iniziare un ampio excursus tra le tavole imbandite per le festività natalizie nelle varie regioni d’Italia e intorno al mondo, vorremmo riportare le impressioni e lo stupore di un brano di Wolfgang Goethe che nel 1786- 88, nel suo lungo viaggio in Italia dal Trentino alla Sicilia, soggiorna per ben due volte a Napoli dove rimane affascinato dall’abbondanza dei prodotti “commestibili” che soprattutto in questa città a Natale vengono esposti nelle botteghe: ”non c’è niente che si addobbi con più cura delle varie specie di carni… Non si espongon mai nelle beccherie i quarti de’ bovi, de’ vitelli, de’ montoni, senza che i fianchi o le coscie non siano, sul grasso, ricoperte d’una larga doratura. Molti giorni dell’anno, specialmente quelli del Natale, son rinomati come feste da stravizi; si solennizza allora una generale cuccagna, a cui pare si sian data la parola un cinquecento mila persone. La via Toledo, e varie piazze e vicoli dei dintorni, son decorati nel modo più piacevole. Rallegrano gli occhi i negozi ove si vende la verdura, e in cui sono posti in mostra i grappoli d’uva secca, i melloni, i fichi. I commestibili son sospesi a festoni da un lato all’altro della strada: grossi rosari di salsicce dorate legate da nastri amaranti; galli d’india, con una rossa banderuola sotto la coda. Mi si assicura che se ne siano venduti una trenta mila, senza tener conto di quelli che erano stati ingrassati nelle case. Inoltre, una folla d’asini carichi di ortaggi, di capponi, di agnelli poppanti, percorrono la città e i mercati; e i mucchi d’uova, che si veggono qua e là, formano una così grande massa che non la si può immaginare…”. (Wolfgang Goethe, Lettere da Napoli, traduzione di G. Fortunato, introduzione M. Rossi Doria, Guida, Napoli, 1987).

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a cura di Luigi Sansone
IL PRANZO DI NATALE: TAVOLE IN FESTA NEL MONDO
Edito da: Biblioteca Comunale Centrale “Palazzo Sormani”


Babbo Natale nell’illustrazione dei libri e nella narrativa

La figura di Santa Claus (Babbo Natale) ha origini antiche e nel corso dei secoli si intrecciano con storie e leggende di diverse culture, che ne modificano il significato, il nome e anche l’aspetto fisico, ma in tutte egli è considerato un personaggio benevolo portatore di doni e di allegria.
Santa Claus deriva dal nome olandese Sinterklaas, traduzione di San Nicola che nel terzo secolo d.c. fu vescovo di Myra, ora Demre, in Turchia, la cui festività, il 6 dicembre, a partire dal Quattordicesimo secolo fu ampiamente celebrata con scambi di doni. Clement Clarke Moore (New York 1779 – Newport 1863), scrittore e poeta americano, nel 1848 pubblica il volumetto A visit from St. Nicholas, contenente una ballata di 56 versi che diviene nei decenni successivi la poesia sul Natale più famosa in America e nel mondo, gettando le basi della moderna iconografia di Santa Claus. Moore aveva composto la poesia in occasione del Natale del 1822 per i suoi sei figli, ma egli volle rimanere anonimo finché decise di includerla insieme ad altri versi nell’antologia The New York Book of Poetry,1837, e in seguito nel volume Poems, 1844.

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a cura di Luigi Sansone
LA NOTTE PRIMA DI NATALE
Storie e immagini di Babbo Natale da San Nicola a Santa Claus

Edito da: Biblioteca Comunale Centrale “Palazzo Sormani”

Supereroi, il periodo della Golden Age 2/2

 

I primi eroi in costume ad apparire furono Mandrake il mago e l’Uomo mascherato, dei primi anni trenta, ma, ufficialmente, il fumetto super eroico nasce nel giugno del 1938. Nel numero 1 di Action Comics è presente, infatti, il primo episodio di Superman, creato dalla fantasia di Jerry Siegel e Joe Shuster. Dal nome del personaggio deriva quello di “supereroe”, oltre che una grande parte delle convenzioni del genere stesso. La DC Comics, sorpresa dall’enorme successo della striscia, colse l’occasione per pubblicare storie con protagonisti con superpoteri. Uscirono velocemente nelle edicole Aquaman, Hawkman, Flash, Lanterna Verde, Batman e Wonder Woman, prima (e, praticamente, unica) eroina al femminile. La Fawcett Comics, contemporaneamente, pubblicò Capitan Marvel. La Marvel propose al pubblico i primi racconti di Torcia Umana e Namor, che, con Capitan America, diverranno famosissimi durante la seconda guerra mondiale. Sempre nello stesso periodo, Will Eisner propose il personaggio di Spirit, detectiv mascherato. 
Se in tempo di pace i supereroi godevano di una grande popolarità nella diffusione popolare, in tempo di guerra, nonostante il razionamento della carta, divennero essenziali. Durante la Seconda guerra mondiale i fumetti risposero alle ansie e al bisogno di consolazione e svago di quei terribili momenti, mettendo al servizio della nazione i propri supereroi. Ecco allora che gli eroi della Marvel, Torcia Umana, Namor e, soprattutto, Capitan America, iniziarono una strenua lotta del bene contro il male, combattendo le forze dell’Asse, contro il pericolo nazista. In ogni episodio riportavano una vittoria per un conforto, seppur fittizio, dei lettori. In realtà, anche il settore dei fumetti pagò il suo tributo di sangue. Molti furono gli operatori del settore richiamati al fronte e molti furono i fumettisti che vi morirono. 
Dopo la guerra, nonostante il “servizio” offerto ai lettori, il genere dei supereroi, non solo perse in popolarità, ma venne addirittura messo sotto accusa. Il dottor Fredric Wertham nel suo libro Seduction of the Innocent (“Seduzione dell’Innocente”) criticò aspramente i fumetti dei supereroi, accusandoli di presentare pericolosi sfondi sessuali “devianti” agli ingenui lettori, fomentando, tra l’altro, la delinquenza giovanile. Sotto processo finirono anche i fumetti del genere horror e thriller.

 

L’origine dei supereroi moderni 1/2

 

Se le lontane origini degli eroi moderni possono essere quelle degli eroi mitologici, le origini dirette sono da ritrovare nella letteratura inglese di fine Ottocento. Qui troviamo il famoso detective Sherlock Holmes di Arthur Conan Doyle, che risolve tutti i casi polizieschi, e l’avventuriero Allan Quatermain di H. Rider Haggard. Tra gli altri miti letterari del periodo ecco apparire Buffalo Bill, Zorro e Tarzan.

Tuttavia, alcuni critici, come Alan Moore o Warren Ellis, pongono la nascita di questo genere a partire dalla pubblicazione dei pulp magazine, che erano delle riviste a basso prezzo di racconti. Uscirono in edicola tra il 1920 e il 1950. Da esse nacque il genere letterario detto Pulp. Il termine “pulp” deriva dalla carta di pessima qualità con cui esse erano stampate. Questa si presentava ruvida al tatto e spessa, ed ingialliva velocemente. I pulp magazine non godevano di una buona fama ed i loro racconti erano considerati sfacciati, violenti, e a volte, osceni, ma si rivolgevano ad un pubblico adulto. Ciononostante, essi sono ritenuti padri del fumetto moderno. Su di loro vennero pubblicate le storie (brevi), di personaggi come Conan il barbaro, Doc Savage, Spider e l’Uomo Ombra.

 

Il museo egizio di Torino

 

Il museo egizio di Torino è d’assoluto livello internazionale. È considerato, infatti, il più importante museo egizio dopo quello del Cairo. Il suo nome completo è Museo delle Antichità Egizie di Torino.

In epoca napoleonica, al tempo delle campagne in Egitto, il console generale di Francia in loco era Bernardino Drovetti, piemontese. Poiché in Europa era scoppiata la moda delle antichità egizie, il console, nel periodo dell’occupazione, raccolse in una sua collezione privata ben 8000 pezzi, che descrivevano il complesso mondo antico dell’Egitto. Vi era di tutto: statue, sarcofaghi, mummie, papiri, statuette, amuleti e monili. In seguito, portò la sua collezione in Italia. Nel 1924, il re piemontese Carlo Felice, prendendo l’iniziativa, acquistò la collezione del Drovetti, e, unendovi quella di casa Savoia, aprì il primo museo dedicato esclusivamente all’arte egizia.

Sul finire dell’Ottocento, il direttore del museo piemontese, Ernesto Schiaparelli, spinse verso nuove acquisizioni in Egitto, con acquisti, ma anche con campagne di scavi promosse dallo stesso museo. Fu così che la collezione crebbe notevolmente, raggiungendo i 30.000 pezzi.

Il museo egizio di Torino ha la sua sede nel Palazzo dell’Accademia delle Scienze (dell’omonima Accademia), costruito nel Seicento, su progetto dall’architetto Guarino Guarini. Al suo interno, fino al 2012, vi era contenuta anche la Galleria Sabauda.

Nel 2004, il museo è stato conferito, con tutti i suoi beni, ad una Fondazione di enti locali, che comprende la Regione Piemonte, la Provincia di Torino, la Città di Torino, la Compagnia di San Paolo e la Fondazione CRT. La Fondazione è presieduta dallo scrittore Alain Elkann. È così possibile una gestione più veloce, potendo godere di finanziamenti da parte delle fondazioni bancarie. Nell’anno dei giochi olimpici invernali, ospitati da Torino, il 2006, il museo egizio è stato visitato da 554.911 persone.

 

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Dalì: un catalogo di opere suggestive e bizzarre

 

Presentiamo il catalogo della mostra Dalí Experience a Palazzo Belloni  di Bologna. Dalì è personaggio conosciutissimo, persino da coloro che non hanno fatto studi d’arte. Salvador Domènec Felip Jacint Dalí i Domènech, marchese di Púbol (Figueres, 11 maggio 1904 – Figueres, 23 gennaio 1989), è stato un pittore, scultore, scrittore, fotografo, cineasta, designer e sceneggiatore spagnolo. Dalí fu un pittore abile e virtuosissimo disegnatore, ma celebre anche per le immagini suggestive e bizzarre delle sue opere surrealiste. Il suo peculiare tocco pittorico fu attribuito all’influenza che ebbero su di lui i maestri del Rinascimento. Realizzò La persistenza della memoria, una delle sue opere più famose, nel 1931. Il talento artistico di Dalí trovò espressione in svariati ambiti, tra cui il cinema, la scultura e la fotografia, portandolo a collaborare con artisti di ogni settore. Faceva risalire il suo “amore per tutto ciò che è dorato ed eccessivo, la mia passione per il lusso e la mia predilezione per gli abiti orientali” a una auto-attribuita “discendenza araba”, sostenendo che i suoi antenati discendevano dai Mori. Dalí, dotato di una grande immaginazione e con il vezzo di assumere atteggiamenti stravaganti, irritò coloro che hanno amato la sua arte e infastidì i suoi detrattori, in quanto i suoi modi eccentrici hanno in alcuni casi catturato l’attenzione più delle sue opere.

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Pop art: oggetti, miti, linguaggi della società dei consumi

 

La pop art è una corrente artistica della seconda metà del XX secolo che deriva dalla parola inglese “popular art”, ovvero arte popolare (con un’accezione del termine diversa dall’uso comune). Si interessa della forma e della rappresentazione della realtà. I maggiori rappresentanti del genere furono tra gli altri: Roy Lichtenstein, che si richiamò al mondo dei fumetti; George Segal, che costruì a grandezza naturale figure in gesso colte in gesti di vita quotidiana; Claes Oldenburg e Andy Warhol che riprodusse in grande scala beni di consumo, o fece apparire molli e quasi in decomposizione oggetti tecnologici; James Rosenquist, con i suoi enormi cartelloni pubblicitari. Maestro riconosciuto della pop art fu Andy Warholanche regista cinematografico, che trasformò l’opera d’arte da oggetto unico in un prodotto in serie, come nella celebre serie dei barattoli di zuppa di pomodoro Campbell, con la quale egli confermò, di fatto, che il linguaggio della pubblicità era ormai diventato arte e che i gusti del pubblico si erano a esso uniformati e standardizzati. Altrettanto celebri sono David HockneyJeff Koonsmentre Jasper Johns e Robert Rauschenberg sono considerati i capiscuola della pop art americana.

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La reggia di Peterhof in Russia

 

Nell’elenco delle Sette meraviglie della Russia (ma, soprattutto, inserita tra i Patrimoni dell’umanità dell’Unesco) vi è la reggia dello zar denominata Peterhof, fatta costruire da Pietro il Grande. Essa si trova ai margini del Golfo di Finlandia, ad ovest di San Pietroburgo, fatta costruire tra il 1714 e il 1723. Organizzata su più palazzi, copre una superficie di 607 ettari. Attualmente, il palazzo di Peterhof è meta turistica di persone provenienti da ogni parte del mondo. La Reggia è raggiungibile via mare (con aliscafi) e via terra (con autobus e sevizi), che partono da San Pietroburgo. I vari palazzi si possono ammirare solo con visita guidata. Anche i parchi sono aperti al pubblico: ciò vale per i giardini superiori, mentre i giardini inferiori sono visitabili solo muniti di biglietto.

Peterhof in tedesco vuol dire “Corte di Pietro”. Lo fu davvero. Dalla data di costruzione, la reggia svolse il compito di residenza ufficiale degli zar. Quando, invece, nel 1918, vi fu la Rivoluzione d’Ottobre, la reggia passò all’uso di museo. Durante la seconda guerra mondiale, i mobili, i reperti e le statue vennero trasferiti per sicurezza altrove (8 000 oggetti e circa 50 statue). Appena in tempo. L’edificio, infatti, fu bombardato e la città di San Pietroburgo, fu conquistata dai nazisti, che la detennero dal 1941 al 1944. Lo scontro militare si svolse anche tra le strade e tra le costruzioni della città difesa dall’armata rossa. La guerra lasciò macerie e morti. La reggia fu stravolta.  Nel dopoguerra la pesante eredità richiese un’attenta ricostruzione, che continua tuttora. Se il Parco inferiore fu recuperato nel 1946, solo nel 1964 le prime sale vennero riaperte alle visite del pubblico. Oggi, come detto, è meta turistica.

Più che una reggia, quella di Peterhof è un complesso reale. Esso si compone, infatti, di diversi singoli edifici. Citiamo, ad esempio: il Gran Palazzo, l’edificio di Montplaisir, Palazzo Marly, il Padiglione dell’Ermitage e il Cottage.
Il palazzo principale del complesso è il Gran Palazzo, che è anche il maggiore, in quanto a dimensioni. All’edificio iniziale vennero aggiunte, tra il 1745 ed il 1755, per volontà della zarina Elisabetta, due ali monumentali, che furono progettate dall’architetto italiano Bartolomeo Rastrelli. Nell’edificio, la sala del trono risulta la maggiore dell’intero complesso, e fu realizzata, nel 1770, da Jurij Velten. L’anno successivo, fu realizzata, invece, la “stanza di Çeşme”, che si ispira all’omonima battaglia. Fu affrescata da Jakob Philipp Hackert, tra il 1771 e il 1773.

ENCICLOPEDIA TRECCANI: SAN PIETROBURGO

VIDEO SU SAN PIETROBURGO:
San Pietroburgo la reggia di Peterhof I giardini
San Pietroburgo la Reggia di Peterhof Interno del Palazzo Grande
Documentario: Città Del Mondo De Agostini: San Pietroburgo
St. Petersburg – San Pietroburgo i posti da non perdere
Immagine di copertina: Fontane della Reggia di Peterhof – estratta da Wikimedia Commons

 

 

I Palazzi Reali di Bruxelles

 

Costruito nel 1788, il cosiddetto palazzo reale di Bruxelles, dal 1867, quando fu acquistato da Leopoldo II, ha rappresentato la monarchia belga, tanto che tuttora ne è la residenza ufficiale.
Già a prima vista, il Palazzo colpisce per la sua imponenza. Ciononostante sono gli interni ad essere un capolavoro di magnificenza. Ciò si deve al re Leopoldo II, che volle un arredo in stile Luigi XVI. Tuttora originale. Tutte le stanze sono ben decorate, arricchite di fregi in oro, specchi e tappeti. Presentano degli affreschi al soffitto ed opere d’arte notevoli ai muri, provenienti da tutta Europa. Cosicché, le stanze più importanti colpiscono molto, essendo ricercate sin nei particolari, come la Sala degli Specchi, la sala del Trono e le varie sale da ricevimento.

Nell’edificio, oggi, sono contenute, ovviamente, le stanze della famiglia reale, dove abitano i re, e gli Archivi Reali, che ne narrano la storia, propria e del Belgio intero. La Reggia possiede un vasto parco, che misura 13 ettari di terreno. Al suo interno, sparsi un po’ ovunque, si incontrano, passeggiando piacevolmente, piccole costruzioni, quali statue (più di 60), fontane, porte classiche e padiglioni, utilizzati ancora per feste ufficiali.

Il castello di Laeken
Se il palazzo reale di Bruxelles viene utilizzato attualmente per tutte le cerimonie ufficiali, il castello di Laeken, nella periferia di Bruxelles, è la residenza effettiva dei re del Belgio, dal 1831. Per questo motivo il palazzo, oggi,, non è visitabile dai turisti. Viceversa il grande parco accluso al palazzo è aperto al pubblico. Esso fu realizzato nel 1850, per volontà del re Leopoldo II. Da questo furono fatte costruire anche le bellissime sette serre accluse, considerate ancora tra le più grandi al mondo. A realizzarle furono gli architetti Balat ed Horta, sul finire dell’Ottocento.

L’edificio fu elevato nel 1784, in stile tardo barocco, ma ispirato allo stile Luigi XVI, del periodo storico allora contemporaneo. Subì un incendio nel 1890. Il successivo restauro portò, nel 1902, ad un parziale ampliamento.

ENCICLOPEDIA TRECCANI: BRUXELLES

VIDEO SU BRUXELLES:
BRUXELLES 5 Palazzo Reale e Parco Laeken
BRUXELLES – Cosa vedere in 1 GIORNO – BELGIO VlogTour Ep.1
Bruxelles Latvdeiviaggi
Immagine di copertinaIl Palazzo Reale di Bruxelles, residenza ufficiale del Re dei Belgio – estratta da Wikimedia Commons