Il valore di un’espressione – 2/3

 

PITTORI DI CARTA.

In Italia, fumetti e illustrazioni non godono di grande importanza. Le tavole realizzate per libri, pubblicità e manifesti, hanno una valutazione molto bassa. Per la loro essenzialità le si considera opera di artisti minori. I fumetti, poi, sarebbero un passatempo di non grande rilevanza e sempre di una levatura mediocre. All’estero, invece, gli illustratori sono oggetto di forte attenzione, tanto che, negli Stati Uniti, le loro opere sono considerate icone della modernità americana. Lo ha detto anche Virginia M. Mecklenburg, curatrice dello Smithsonian American Art Museum, di Washington, riferendosi ai disegni di Normann Rockwell. Le composizioni dei maestri – come Windsor McCay (per Little Nemo) o Alex Raymond (per Flash Gordon) – hanno ottenuto quotazioni definibili “serie”. I disegni di Rockwell per le copertine del settimanale “Saturday Evening Post”, sono stati valutati ben 15,4 milioni di dollari.

Ma non basta. Molti sono i musei nel mondo che espongono illustrazioni, e non da poco. Tra questi troviamo il Louvre di Parigi, il Victoria and Albert Museum di Londra, o lo State Russian Museum di San Pietroburgo, e molti altri. In Italia, viceversa, vi era un unico museo che esponeva questa arte così particolare. Si trovava a Ferrara. Si fondava sull’attività fattiva della curatrice Paola Pallottino e, come consulente onorario, si poteva contare su Ernst Gombrich. Com’è finita? Ha chiuso dopo pochi anni, per mancanza di fondi. Evidentemente, non è stato considerato di alto valore culturale, tanto da avere riconosciuto un sostegno pubblico.

Eppure non mancano i grandi illustratori italiani, come, ad esempio, Bruno Angoletta, Antonio Rubino, Sergio Tofano, Giuseppe Porcheddu e Aleardo Terzi, che godono tutti di molta considerazione fuori d’Italia. Ad esempio, Fortunino Matania fu chiamato a Londra per comporre illustrazioni sule riviste “Graphic”, “The Illustrated London News”, ma anche “The Sphere”. In una situazione leggermente migliore si trovano, invece, i nostri fumettisti. Rientrano nella “letteratura d’Arte”, probabilmente perché al disegno sono abbinati testi spesso da non sottovalutare. Tra i grandissimi: Hugo Pratt, Guido Crepax, Milo Manara, Andrea Pazienza e Roberto Raviola (Magnus).

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Storia dell’Arte moderna: John Constable

 

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A differenza di William Turner, che viaggiò molto, John Constable rimase sempre in Inghilterra, dove non fu mai considerato quanto i suoi meriti avrebbero richiesto. Nonostante vendesse più in Francia che in madrepatria, scriveva ad un amico: «Preferisco essere povero in Inghilterra che ricco all’estero». Schivo da ogni ostentazione, si considerava un “pittore naturalista” e, a forte ragione, è oggi indicato come il maggiore paesaggista inglese, unitamente a Turner. Le sue opere più importanti ritraggono i luoghi della propria esistenza, in particolare il Suffolk e Hampstead. Della sua terra d’origine restituisce la naturalezza dei cambiamenti climatici, le vibrazioni della luce. Lontano dalla pittura di maniera, annotava: «Quando mi siedo per fare uno schizzo dalla natura, la prima cosa che cerco di fare è dimenticare di avere visto delle pitture». Si allontanò dai metodi tradizionali, lavorando su di una pennellata svelta e incisiva, che aprirà la strada alla pittura della scuola di Barbizon e più tardi ancora alla rivoluzione impressionista.

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Le ragazze di Mucha

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ALFONS MUCHA

Mucha ‹mùkℎa›, Alfons. – Pittore (Ivančice, Moravia, 1860 – Praga 1939). Studiò a Monaco, Vienna e Parigi; attivo in prevalenza a Parigi, coltivò varie branche delle arti decorative, ma soprattutto l’illustrazione di libri e riviste, cartelloni, manifesti e programmi per teatri (celebri quelli per Sarah Bernhardt, 1894) secondo il gusto dello Jugendstil. Eseguì anche pitture murali per l’Esposizione del 1900 e in teatri ed edifici pubblici a Berlino e Praga. Leggi

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Il libro d’artista: tra passato e presente

 

LIBRI D’ARTISTA.

Per avviare alcune riflessioni sul libro d’artista comincerei con un gioco di parole rappresentato dalla scrittura “Lib(e)ro”. Il termine libro, che deriva dal latino “liber”, assume in questo caso un doppio significato: “libro” e “libero”. A ben pensare ogni volta che si “liberava” la membrana sottile posta sotto la corteccia di un albero (che sappiamo chiamarsi “libro”) si produceva un foglio che disseccato era usato nell’antichità come materiale scrittorio. Il libro, il foglio (o la foglia), la pagina (cioè la faccia superiore ed inferiore delle foglie) sono termini botanici delle parti di un albero che condividono significati con un libro, inteso come un insieme di fogli uniti fra loro a formare un volume.

Il termine libro sottintende comunemente la stampa, perché altrimenti parleremmo di manoscritto. Ora proviamo a pensare ad un altro termine che ha relazione con il libro: “colophon”. Letteralmente in greco significa “estremità, righe finali”. Questo perché l’autore, il titolo, il nome dello stampatore o del copista, il luogo e l’anno, si trovavano in chiusura del libro. Proprio così, le indicazioni che siamo abituati a leggere sul retro del frontespizio (che nei sec. 15°-16° non esisteva ancora) si leggevano non all’inizio, ma immediatamente aprendo l’ultima pagina dell’opera. Questo era appunto il colophon, che consisteva nella disposizione tipografica delle righe terminali del testo, che digradavano con forme geometriche, come ad esempio un trapezio regolare, seguendo la linea mediana della pagina. Una figurazione di righe tipografiche per dare forma ad un disegno “artistico”.

È il primo esempio di un libro d’artista? Niente affatto, abbiamo esempi anche precedenti. Solo che all’epoca non sapevano che stavano realizzando un archetipo di quello che chiamiamo libro d’artista. Ma lo sappiamo oggi. In una edizione limitata per commemorare i quattrocento anni dalla pubblicazione del “Don Chisciotte della Mancia” di Miguel de Cervantes, la facoltà di Belle Arti dell’Università di Valencia ha voluto rappresentare il testo del colophon con la forma di un cerchio, per ricordare certe stampe cinquecentesche. Come si vede nella figura, il presente prende spunto dal passato. Ma avremo modo di approfondire il discorso per conoscere bene cosa sia e cosa non sia un libro d’artista.

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Tela o carta: qual è la differenza? – 1/3

 

PITTORI DI CARTA.

Vorremmo spezzare una lancia a favore dei fumettisti e degli illustratori, attività oggi sottovalutata. In queste pagine conosceremo molti pittori che anziché la tela utilizzano la carta, scoprendo che la loro abilità creativa non va penalizzata, ma anzi premiata, quando, espressa da grandi artisti, produce bellezza, sempre così importante e necessaria per elevare lo spirito.

Breve storia del disegno

Sin dai primordi, cioè dall’età delle caverne, l’uomo ha tracciato linee per rappresentare qualcosa. È la nascita del disegno. Pur essendo apparentemente semplice, il suo principio è quasi impossibile a definirsi, sia sul piano teorico che pratico. A ben considerare, la stessa scrittura è una forma di disegno, anche se la finalità è diversa. La scrittura rappresenta infatti concetti o parole, nonostante ciò gli ideogrammi cinesi venivano tracciati con il medesimo strumento dell’artista: il pennello. È una forma d’arte che si tramanda tuttora.

Genericamente, il disegno parte da un individuo mosso da un mondo interiore e dal suo immaginario, in una estrinsecazione figurativa. Essendo rappresentativo, il disegno è un mezzo linguistico, quindi, una forma di comunicazione. Ogni civiltà ha posseduto il proprio stile di disegno. Quasi tutte le opere artistiche (nella pittura, come nella scultura o nell’architettura) partono da un primo schizzo. Di grande valore anche quest’ultimo.

Nel Seicento, il disegno era considerato come “il fondamento dell’arte”. Come tale, non era una libera espressione, ma partiva dalla conoscenza di altre discipline, quali la geometria, la prospettiva, lo studio della luce, lo studio dei colori, ma anche l’anatomia e l’architettura. Nello stesso secolo, iniziano le raccolte di disegni di grandi artisti. Se all’inizio prevaleva la “linea di contorno”, col tempo, si preferì il colore, l’effetto pittorico. Dopo il comporre “disegnativo” nacque dunque il comporre “coloristico”.

Con l’arrivo del realismo prevale, definitivamente, il colore, ma emerge anche la luce. Questo perché disegno e pittura diventano una libera espressione del mondo interiore dell’artista, il suo punto di vista delle cose, la sua personalità. Tuttavia, contemporaneamente alla rivoluzione espressiva, negli ultimi due secoli, il valore del disegno è andato svalutandosi sempre più. Ma questo non ovunque. Ci torneremo sopra venerdì prossimo.

 

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Dalla comunicazione al manifesto pubblicitario

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SLIDESHOW.

Arturo Carlo Quintavalle, sulle pagine dell’Enciclopedia Italiana in rete, traccia la storia del manifesto. Fa parte delle arti figurative, ma è opera pittorica indirizzata all’attrazione e alla comprensione di un vasto pubblico. Della pittura rispecchia segni e colore, ma la sua caratteristica principale è che costituisce una forma di comunicazione, utilizzata sia dalle istituzioni pubbliche che private, per informare su avvenimenti specifici o richiamare l’attenzione verso prodotti creati dall’industria moderna e contemporanea. Nel settore dei consumi di massa, negli ultimi due secoli, il manifesto è passato dal concetto di “réclame” a quello di “pubblicità”. L’articolato saggio di Quintavalle ci guiderà attraverso l’evoluzione di forma e linguaggio, mentre le immagini del nostro Slideshow daranno un assaggio di un tema molto ampio e dal forte impatto comunicativo.   Leggi

ENCICLOPEDIA ITALIANA (V Appendice – 1993)

ENCICLOPEDIE ON LINE alla voce ARTE

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Storia dell’Arte moderna: William Turner

 

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trailer_TurnerJoseph Mallord William Turner
(Londra, 23 aprile 1775 – Chelsea, 19 dicembre 1851) è un pittore e incisore inglese, appartenente al movimento romantico.

Turner occupa senza dubbio un posto di rilievo tra i più significativi paesaggisti di ogni tempo, sebbene la continua sperimentazione nella tecnica dell’acquerello, per renderla altrettanto duttile ed espressiva di quella a olio, e lo stato o l’aspetto di non finito di molte opere abbiano portato a contrastanti valutazioni della sua pittura: schernito dai contemporanei ma sostenuto da J. Ruskin, le successive generazioni, dai pittori impressionisti agli espressionisti astratti, ne hanno esaltato gli aspetti più congeniali alla loro sensibilità.                       

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ENCICLOPEDIA ITALIANA (1937)

ENCICLOPEDIA DEI RAGAZZI (2006)

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