«Benvenuti da Charles-Édouard Jeanneret ovvero Le Corbusier, maestro del modernismo, architetto, pittore, scrittore, designer e urbanista. In questo appartamento-atelier si stabilì nel 1934 con sua moglie e qui risiedette fino alla sua scomparsa nel 1965. Il piccolo gioiello di architettura, pochissimo conosciuto dal pubblico, è situato nel 16º arrondissement a Parigi. Oggi è proprietà della Fondazione Le Corbusier che vi organizza delle visite su appuntamento. È stato di recente restaurato. Non esitate a venire per scoprirlo!».
Con queste calorose parole di accoglienza la Fondazione Le Corbusier dà il benvenuto ai visitatori virtuali nella casa dell’architetto svizzero, naturalizzato francese, una delle figure più eminenti del movimento moderno. Si tratta di una residenza privata, che occupa gli ultimi due piani del Molitor, edificio per abitazioni dal carattere innovativo, sorto tra il 1931 e il 1934 grazie alla stretta collaborazione tra Le Corbusier e suo cugino Pierre Jeanneret. Un condominio con il prospetto di otto piani completamente vetrato, situato al confine tra la città di Parigi e il comune di Boulogne-Billancourt. Il 17 luglio 2016 è stato incluso nel patrimonio mondiale dell’UNESCO: un totale di 17 opere architettoniche di Le Corbusier da conservare come Patrimonio dell’Umanità.
Nel 1931, la «Société Immobilière de Paris Parc des Princes» acquistò un terreno edificabile nella parte orientale di Parigi, adiacente a Boulogne. Le Corbusier e Pierre Jeanneret furono incaricati di progettare un condominio e invitati a cercare potenziali clienti spargendo la voce fra le loro conoscenze. Questo perché il finanziamento richiesto per la costruzione non era ancora del tutto sicuro. Tuttavia, sia gli imprenditori, Marc Kouznetzoff e Guy Noble, che i due progettisti pensavano che un’architettura all’avanguardia avrebbe attratto maggiori acquirenti rispetto alla vendita di case tradizionali.
Tra luglio e ottobre 1931, i progettisti proposero un edificio di otto piani con quindici appartamenti, due o tre per livello. Immersi nella luce e aperti alla natura, Le Corbusier applicò nel suo progetto quattro dei suoi cinque punti dell’architettura moderna da lui teorizzati: la pianta libera, la facciata libera con pilastri arretrati rispetto il filo esterno dell’edificio, le finestre a nastro caratterizzate da grandi vetrate longitudinali, la terrazza sul tetto destinato a giardino pensile. Mancavano i pilotis ossia i pilastri in cemento armato, che avrebbero permesso un edificio rialzato di almeno un piano da terra, lasciando libero al piano terra lo spazio di circolazione, le aiuole fiorite e tutte le superfici verdi .
Le Corbusier si riservò il diritto di occupare gli ultimi due livelli dell’edificio, facendone un attico da costruire a proprie spese per essere adibito ad appartamento residenziale e atelier di pittura privato. La costruzione iniziò nel 1932, ma i lavori subirono un’interruzione quando la «Société Immobilière» non riuscì prontamente a trovare il numero necessario di acquirenti e completare le vendite. La situazione causò gravi difficoltà finanziarie, che portarono alla bancarotta dei due costruttori. Nonostante tutto l’edificio fu completato all’inizio del 1934. Per coprire il debito, la banca che aveva finanziato il progetto contestò anche a Le Corbusier il titolo di proprietà, riconosciuto solo nel 1949, dopo una lunga causa giudiziale.
Malgrado le dispute bancarie, l’architetto e sua moglie abitarono in questo edificio, in rue Nungesser et Coli 24, per quasi tutto il corso della loro vita coniugale. Le Corbusier, infatti, nel 1930 aveva sposato Yvonne Gallis, ex modella di moda di Monaco. Quattro anni dopo fecero ingresso in questo appartamento e vi rimasero fino alla loro scomparsa, lei nel 1957 e lui nel 1965. Da allora è proprietà della Fondazione Le Corbusier che lo rende visitabile su appuntamento. Il duplex che Le Corbusier ha posto a coronamento dell’edificio si estende su 240 metri quadrati. Per accedervi, occorre salire una rampa di scale, dal momento che l’ultimo livello servito dall’ascensore è il sesto piano. All’interno, lo spazio è pressoché aperto e le stanze sono disposte in modo da eliminare i corridoi e ridurre al minimo il numero di porte, che costituiscono un sistema di elementi mobili su perni. È possibile, pertanto, separare o collegare lo spazio privato con l’atelier di pittura. Non bisogna dimenticare che Le Corbusier si è sempre considerato intimamente un pittore. L’arredamento è stato progettato da Charlotte Perriand , associata allo studio di Le Corbusier, come responsabile nel disegno di mobili e qualificazione degli interni.
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