A Palazzo dei Musei a Reggio Emilia arriva la mostra Luigi Ghirri zone di passaggio. Discrete semioscurità

Con la mostra Luigi Ghirri. Zone di passaggio. Discrete semioscurità nelle opere di Mario Airò, Paola Di Bello, Paola De Pietri, Gregory Crewdson, Stefano Graziani, Franco Guerzoni, Armin Linke, Amedeo Martegani, Awoiska van der Molen(dal 26 aprile 2024 al 2 marzo 2025), Palazzo dei Musei prosegue la riflessione sull’opera di Luigi Ghirri attraverso un ampio percorso dedicato al tema del buio che si propone di raccontare l’importante ruolo che questo riveste nell’immaginario collettivo e come fonte di ispirazione in fotografia e non solo.

A PALAZZO DEI MUSEI A REGGIO EMILIA
DAL 26 APRILE ARRIVA LA MOSTRA

NELLE OPERE DI MARIO AIRÒ, PAOLA DI BELLO, PAOLA DE PIETRI, GREGORY CREWDSON, STEFANO GRAZIANI, FRANCO GUERZONI, ARMIN LINKE, AMEDEO MARTEGANI, AWOISKA VAN DER MOLEN

A partire dai notturni di Luigi Ghirri, la mostra propone un’ampia riflessione sul buio come fonte di ispirazione in fotografia. Discrete semioscurità, spazi dotati di illuminazione provvisoria e ancora bagliori, lampi e le intermittenze delle lucciole costituiscono quelle zone di passaggio tra la luce e il buio capaci di attivare letture alternative del reale.

La mostra, a cura di Ilaria Campioli e parte del programma di Fotografia Europea, mette al centro una selezione di 56 immagini di ambientazione notturna che Ghirri ha realizzato nel corso della sua produzione e che raccontano di luoghi “illuminati in maniera provvisoria, spazi che vivono una loro discreta semioscurità e che solo temporaneamente diventano luminosi in maniera festosamente provvisoria”, capaci di sollecitare l’attivazione diuna lettura alternativa del reale. Per Ghirri sono dunque i bagliori, i lampi e le piccole intermittenze, ad esempio quelle delle lucciole, ad esprimere le migliori modalità di illuminazione poiché mantengono intatta la percezione di quell’oscurità troppo spesso cancellata in favore di una illuminazione da “set cinematografico dove sembra sparire tutta la magia ed il fascino della luce”.

Se il buio è al centro della ricerca di Ghirri, le “micro-rotture” generate da improvvise illuminazioni capaci di rivelare quel rapporto fra luce e buio celato nella natura, intrecciano un dialogo che amplia la riflessione grazie ai progetti di una serie di importanti autori contemporanei di fama internazionale. Sono le discrete semioscurità di Mario Airò, Gregory Crewdson, Paola Di Bello, Paola De Pietri, Stefano Graziani, Franco Guerzoni, Armin Linke, Amedeo Martegani e Awoiska van der Molen che, nellaloro eterogeneità di tecniche, approcci e sguardi, indagano le zone di passaggio tra buio e luce, spazi di possibilità spesso caratterizzati da una natura precaria e transitoria in cui bagliori, aperture e illuminazioni aprono a nuove configurazioni.

Aby Warburg nel suo celebre intervento del 1923, dal titolo Il rituale del serpente, afferma che “il fulmine imprigionato nel filo – l’elettricità catturata – ha prodotto una civiltà che fa piazza pulita del paganesimo” e, in un certo senso, della sacralità che lega l’uomo alla natura. Questo timore trova in realtà un nuovo significativo orizzonte di comprensione nelle opere presenti in mostra.

Il rapporto tra luce e buio costituisce un tema centrale e imprescindibile nella storia del procedimento fotografico stesso. Inoltre, l’affrancamento dal buio, permesso dalle diverse tecniche di illuminazione artificiale, ha consentito di estendere le possibilità del medium non solo in termini di capacità di produzione stessa delle immagini, ma ampliandone l’utilizzo in luoghi bui o scarsamente illuminati come catacombe e grotte, prima inaccessibili all’occhio del fotografo.

In questo senso, ideale filo conduttore delle riflessioni offerte dai diversi progetti degli autori presenti in mostra è La photographie à la lumière artificielle, opera pubblicata nel 1914 da Albert Londe, pioniere della cronofotografia e fotografia scientifica, che si presenta come un compendio delle numerose tecniche di illuminazione pre-elettriche ad uso della fotografia.

Il manuale, di cui la mostra espone una copia in edizione originale, rivela una profonda fascinazione per la luce, indagata nelle sue componenti materico-alchemiche e in relazione a quell’oscurità dalla quale essa magicamente emerge per poi ritornarvi e dissolversi. Preziosa attestazione delle conoscenze dell’epoca, l’opera testimonia anche un grande entusiasmo nei confronti delle nuove possibilità offerte dall’illuminazione artificiale, che avrebbe permesso una “conquista del buio” grazie alla quale, secondo l’autore, nulla sarebbe stato più inaccessibile all’occhio del fotografo.

In occasione della mostra, Palazzo dei Musei declina il tema del buio e della notte con Passaggi notturni (26 aprile – 29 settembre 2024), a cura di Silvia Chicci che, attraverso l’occhio delle fototrappole, indaga l’attività notturna degli animali nei boschi. Realizzata in collaborazione con il Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano, la mostra costruisce un dialogo con le ricche collezioni naturalistiche del Museo valorizzandole attraverso una lettura inedita e capace di sfruttare le moderne tecnologie.

Il crepuscolo e la notte sono per molte specie animali il tempo privilegiato per entrare in attività. Al calare del buio, prede e predatori escono dai ripari per nutrirsi e cacciare sfruttando i propri sensi appositamente affinati per orientarsi nell’oscurità. Presenze silenziose e discrete, protette dal buio della notte, percorrono boschi, sentieri e campi spingendosi alle periferie delle città eludendo lo sguardo dell’uomo. Appena oltre le zone di passaggio tra luce e buio, tra uomo e natura care a Luigi Ghirri, è la fototrappola a documentare un mondo notturno attivo e popolato.

Lo studio condotto negli ultimi trent’anni dal personale dell’attuale Parco Nazionale dell’Appennino tosco-emiliano, finalizzato a documentare anche tramite il fototrappolaggio il ritorno e l’espansione dal crinale alla pianura del lupo, ha consentito l’acquisizione di migliaia di filmati che documentano, anche a breve distanza dalle luci della città, l’attiva presenza di lupi, cinghiali, tassi, volpi, istrici, aprendo lo sguardo su una notte ricca di ‘passaggi’.

La mostra è promossa da Comune di Reggio Emilia (Musei Civici, Biblioteca Panizzi) in collaborazione con Archivio Eredi Luigi Ghirri, e realizzata grazie ai Fondi europei della Regione Emilia-Romagna. Con il contributo Art Bonus di Iren.

INFO musei.re.it
Ingresso libero

Palazzo dei Musei
26 aprile 2024-2 marzo 2025
A cura di Ilaria Campioli
Luigi Ghirri. Zone di passaggio
Discrete semioscurità 
nelle opere di Mario Airò, Gregory Crewdson, Paola Di Bello, Paola De Pietri, Stefano Graziani, Franco Guerzoni, Armin Linke, Amedeo Martegani, Awoiska van der Molen.

La mostra è promossa da Comune di Reggio Emilia (Musei Civici, Biblioteca Panizzi) in collaborazione con Archivio Eredi Luigi Ghirri, e realizzata grazie ai Fondi europei della Regione Emilia-Romagna. Con il contributo Art Bonus di Iren.

Palazzo dei Musei
26 aprile 2024–29 settembre 2024
A cura di Silvia Chicchi
Passaggi notturni
Promossa dal Comune di Reggio Emilia-Musei Civici in collaborazione con il Parco nazionale dell’Appennino tosco-emiliano.

Venerdì 26 aprile h. 19.30
Palazzo dei musei – Portico dei marmi
OPENING
Luigi Ghirri. Zone di passaggio
Discrete semioscurità nelle opere di Mario Airò, Gregory Crewdson, Paola Di Bello, Paola De Pietri, Stefano Graziani, Franco Guerzoni, Armin Linke, Amedeo Martegani, Awoiska van der Molen.
ingresso libero

Sabato 27 aprile h. 11
Palazzo dei musei – Portico dei marmi
CONFERENZA
Come luce festosamente provvisoria
con Annalisa Metta

VISITE GUIDATE (in italiano)
Luigi Ghirri. Zone di passaggio
Discrete semioscurità nelle opere di Mario Airò, Gregory Crewdson, Paola Di Bello, Paola De Pietri, Stefano Graziani, Franco Guerzoni, Armin Linke, Amedeo Martegani, Awoiska van der Molen.
Sabato 4,11,18,25 maggio, 1 e 8 giugno 2024 h. 10.30

Servizio Servizi Culturali – Comunicazione
Piazza Casotti, 1/c – 42121 Reggio Emilia
tel. +39 0522 456 532 / + 39 348 8080539
patrizia.paterlini@comune.re.it www.comune.re.it/cultura Facebook
Instagram culturareggioemilia

Bologna, Museo Civico Medievale: i materiali islamici, rari e di altissima qualità, appartenenti al Museo

Il Museo Civico Medievale di Bologna è lieto di presentare la mostra Conoscenza e Libertà. Arte Islamica al Museo Civico Medievale di Bologna, a cura di Anna Contadini, visibile nello spazio del Lapidario dal 20 aprile al 15 settembre 2024. L’esposizione, nata da un importante progetto di ricerca scientifica tra Musei Civici d’Arte Antica del Settore Musei Civici Bologna SOAS University of London, intende valorizzare la collezione di materiali islamici, rari e di altissima qualità, appartenenti al patrimonio del Museo Civico Medievale, e promuovere la riscoperta di vicende e percorsi che, da secoli, costituiscono una parte significativa della storia culturale di Bologna e non solo.

La mostra è realizzata in collaborazione con il Museo di Palazzo Poggi, afferente al Sistema Museale di Ateneo | Alma Mater Studiorum – Università di Bologna, e con il Dipartimento di Storia Culture e Civiltà | Alma Mater Studiorum – Università di Bologna.

Alla curatrice Anna Contadini, professoressa ordinaria di Storia dell’arte islamica presso SOAS University of London, si affianca il comitato scientifico composto da Mattia Guidetti, Farouk Yahya, Silvia Battistini, Mark Gregory D’Apuzzo, Antonella Mampieri, Giancarlo Benevolo, Massimo Medica e Ilaria Negretti.

Settore Musei Civici Bologna | Musei Civici d’Arte Antica


Conoscenza e Libertà. Arte Islamica al Museo Civico Medievale di Bologna
A cura di Anna Contadini


20 aprile – 15 settembre 2024

Museo Civico Medievale
Via Alessandro Manzoni 4, Bologna

Mostra promossa da

Settore Musei Civici Bologna | Musei Civici d’Arte Antica
SOAS University of London

In collaborazione con

Museo di Palazzo Poggi – Sistema Museale di Ateneo | Alma Mater Studiorum – Università di Bologna
Dipartimento di Storia Culture Civiltà | Alma Mater Studiorum – Università di Bologna

Il patrimonio artistico islamico presente in Italia è ricchissimo e tra i più rilevanti al mondo, sia sul piano quantitativo che su quello qualitativo, ma caratterizzato da una spiccata dispersione sul territorio. Innumerevoli raccolte pubbliche e private ospitano, su tutta la penisola, opere importanti, a testimonianza di un interesse per le civiltà e arti del mondo islamico che si mantiene vivissimo e duraturo dal Quattrocento al Settecento, e di una reale funzione di ponte nel Mediterraneo svolta dal nostro paese nel favorire contaminazioni tra influssi culturali di varia provenienza.
Bologna, con la sua antica Università fondata nel 1088, partecipa pienamente al clima di apertura internazionale, svolgendo un ruolo fondamentale nell’acquisizione di opere d’arte e nelle relazioni con le terre islamiche tra il XV e il XVIII secolo. Situata al confine tra lo Stato imperiale e quello papale, la città fu in grado non solo di costruire solidi legami commerciali e alleanze geopolitiche ma divenne un importante centro di mecenatismo artistico e culturale.
Scrive Anna Contadini nel suo saggio in catalogo: “Importante centro per la circolazione e la diffusione di oggetti d’arte provenienti dal mondo islamico, la città felsinea è stata fin dal Medioevo polo di attrazione per mercanti, collezionisti, artisti e studiosi. Il suo ateneo, conosciuto in tutto il mondo, ha offerto un valido supporto allo studio del patrimonio culturale che il mondo islamico ha prodotto nei campi della filosofia, della medicina, della tecnologia oltre che allo studio delle lingue, come l’Ebraico e l’Arabo. Grazie alla sua fitta rete di legami familiari e politici internazionali e al suo ruolo di centro culturale, Bologna ebbe il ruolo di un conduttore, da cui oggetti d’arte e idee ebbero modo di diffondersi dal mondo islamico al di là dei confini dell’Italia, verso Ungheria, Germania, Francia e ben oltre”.

La cospicua presenza di oggetti islamici nelle collezioni costituite da illustri personaggi bolognesi fin dalla seconda metà del XVIII secolo testimonia ancora oggi, nella loro ricchezza e varietà, una straordinaria lungimiranza e ampiezza di orizzonte culturali.
Esemplare è la vicenda del marchese Ferdinando Cospi (Bologna, 1606 – 1686), frequentatore della corte medicea fiorentina, dove ebbe certamente l’opportunità di familiarizzarsi con le rare cose d’Oriente. Seguendo le orme del celebre naturalista Ulisse Aldrovandi (Bologna, 1522 – 1605), nel 1672 egli donò al Senato cittadino la sua raccolta di reperti archeologici e di storia naturale, nuclei principali del Museo Cospiano ispirato alla Wunderkammer o “Stanza delle meraviglie”. La tradizione di collezionismo di arte orientale e mecenatismo verso le istituzioni pubbliche bolognesi si rinnovò nel Settecento con Luigi Ferdinando Marsili (Bologna, 1658 – 1730), generale e diplomatico, oltre che viaggiatore, geografo e naturalista erudito. Marsili mise a disposizione dell’Istituto delle Scienze e delle Arti, da lui stesso fondato a Bologna nel 1711, una ragguardevole dotazione di libri, un’attrezzatura scientifica d’avanguardia insieme a collezioni naturalistiche e a reperti archeologici raccolti durante le sue campagne militari e scientifiche o acquistati presso librai e costruttori di strumenti in varie parti d’Europa. Nell’Ottocento, l’eclettico Pelagio Palagi (Bologna, 1775 – Torino, 1860) fu influenzato dagli stilemi proprio dell’arte islamica nella sua attività di architetto, pittore e scultore. Nella sua collezioni di oltre 3.000 oggetti destinata al Comune di Bologna sono numerosi quelli provenienti da culture non occidentali.

La mostra Conoscenza e Libertà vuole essere un’occasione per richiamare l’attenzione del pubblico sul prezioso nucleo di opere di arte islamica conservato al Museo Civico Medievale di Bologna, nella certezza che la loro conoscenza possa essere utile per superare pregiudizi e stereotipi. Attraverso la lente della decolonizzazione, il progetto espositivo intende contribuire a trasformare gli approcci ereditati sulla ricezione della creatività artistica musulmana e favorirne una più corretta comprensione, rivelando l’importantissima influenza che le culture materiali di produzione islamica hanno svolto sull’arte e sul pensiero occidentali.
In Italia l’incontro tra Oriente e Occidente è stato caratterizzato dallo scambio, dall’adozione e dall’adeguamento – nelle tecniche, nei motivi e nei modelli – dei principali linguaggi con cui si è espressa nei secoli la cultura artistica islamica: dalla scrittura, iconografia principale e distintiva, ai filoni decorativi dell’ornato geometrico e dell’arabesco.

Realizzati in materiali diversi, i 38 manufatti esposti – tra metalli, ceramiche, maioliche, vetri e manoscritti – provengono da un’ampia fascia geografica del mondo islamico che si estende dall’Iraq fino a Turchia, Siria, Egitto e Spagna, e coprono un ampio arco cronologico, dall’inizio del XIII al XVIII secolo, rappresentando la produzione artistica delle dinastie Abbaside, Zangide, Ayyubide, Mamelucca e Ottomana. Anche gli esemplari spagnoli, prodotti tra il XV e il XVIII secolo, risentono di un’ispirazione islamica.
La tipologia maggiormente documentata in mostra è quella di oggetti di uso quotidiano realizzati in metalli ageminati, la cui lavorazione ebbe il massimo sviluppo tra XIII e XIV secolo in Iran e Afghanistan per diffondersi verso occidente fino all’Iraq.
Anche nell’ambito della ceramica sono osservabili interessanti interazioni interculturali. Il Museo Civico Medievale di Bologna contiene alcuni dei migliori esempi di produzione ottomana provenienti da Iznik, l’antica Nicea, e alcuni dei più raffinati ed emblematici esempi di ceramiche spagnole-islamiche. Una tecnica decorativa che ebbe una grande influenza sulla produzione europea, fu inoltre quella della doratura e smaltatura dei vetri realizzata in Siria ed Egitto, particolarmente durante il XIII-XIV secolo (periodi tardo ayyubide e mamelucco).

Tra i pezzi esposti, diversi sono riconosciuti dalla comunità scientifica internazionale come capolavori assoluti. Solo per citarne alcuni: la scatola portapenne in ottone ageminato in oro e argentodecoratoda iscrizioni beneaugurali e poetiche; il bruciaprofumi ageminato in oro e argento, particolarmente interessante per lo scudo privo di decorazioni che compare al vertice di una delle due porzioni emisferiche e indica la destinazione del prodotto al mercato europeo; il vaso biansato del XV-XVI secolo appartenente alla celebre manifattura di ceramiche ispano-moresche delle botteghe di Manises; il piccolo flacone per profumo in vetro datato al XIII secolo, proveniente dalla Siria, considerato uno dei rari esemplari della vetraria della tarda epoca ayyubide o del primo periodo mamelucco.
Atri oggetti utili per la comprensione della cultura islamica e dei suoi influssi sull’arte europea sono visibili nelle sale 1 e 20 dell’allestimento permanente del museo.

È disponibile per Sagep Editori il catalogo Conoscenza e Libertà. Arte Islamica al Museo Civico Medievale di Bologna, a cura di Anna Contadini, contenente prefazioni di Eva Degl’Innocenti e delle conservatrici e dei conservatori dei Musei Civici d’Arte Antica di Bologna, saggi di Anna Contadini e Mattia Guidetti, oltre alle schede di tutti gli oggetti esposti a cura di Anna Contadini, Mattia Guidetti e Farouk Yahya.

La mostra costituisce una parte importante del progetto di ricerca “The Bologna Nexus”, dedicato alle collezioni di arte islamica, manoscritti e documentazione correlata a Bologna, insieme a quelle di Modena e Ferrara, con riferimenti anche a Mantova, soprattutto per quanto riguarda gli Estensi, che culminerà in una monografia di Anna Contadini dal titolo The Bologna Nexus: Islamic Art and Scholarship.

L’iniziativa espositiva fa parte di Bologna Estate 2024, il cartellone di attività promosso e coordinato dal Comune di Bologna e dalla Città metropolitana di Bologna – Territorio Turistico Bologna-Modena.

Durante il periodo di apertura il pubblico può fruire di un’ampia proposta di attività collaterali – tra conferenze di approfondimento, visite guidate e laboratori – tutte a ingresso libero, fino a esaurimento posti disponibili.

Conferenze
Mercoledì 8 maggio 2024 ore 17.00
Anna Contadini (SOAS Università di Londra)
Trasmissione e ricezione: arte islamica a Bologna

Mercoledì 15 maggio 2024 ore 17.00
Lucia Raggetti (Università di Bologna)
Scienza come arte. Tecnica, natura e cultura nel Medioevo arabo-islamico

Mercoledì 29 maggio 2024 ore 17.00
Frédéric Bauden (Università di Liegi)
Quando gli oggetti parlano: citazioni poetiche nell’arte islamica

Mercoledì 5 giugno 2024 ore 17.00
Mattia Guidetti (Università di Bologna)
Il collezionismo di arte islamica a Bologna

Visite guidate e laboratori
Sabato 20 aprile 2024 ore 10.30
Visita guidata con la curatrice Anna Contadini

Venerdì 17 maggio ore 17.00
A cura di RTI Senza Titolo S.r.l., ASTER S.r.l. e Tecnoscienza

Venerdì 31 maggio 2024 ore 17.00
A cura di RTI Senza Titolo S.r.l., ASTER S.r.l. e Tecnoscienza

Venerdì 7 giugno 2024 ore 17.00
A cura di RTI Senza Titolo S.r.l., ASTER S.r.l. e Tecnoscienza

Venerdì 21 giugno 2024 ore 17.00
A cura di RTI Senza Titolo S.r.l., ASTER S.r.l. e Tecnoscienza

Venerdì 19 luglio 2024 ore 17.00
A cura di RTI Senza Titolo S.r.l., ASTER S.r.l. e Tecnoscienza

Domenica 28 luglio 2024 ore 10.30
Visita guidata in inglese
A cura di RTI Senza Titolo S.r.l., ASTER S.r.l. e Tecnoscienza

Venerdì 30 agosto 2024 ore 17.00
A cura di RTI Senza Titolo S.r.l., ASTER S.r.l. e Tecnoscienza

Sabato 7 settembre 2024 ore 16.00
Laboratorio per bambini da 6 a 10 anni
A cura di RTI Senza Titolo S.r.l., ASTER S.r.l. e Tecnoscienza
Prenotazione obbligatoria: tel. 051 2193930 | 
musarteanticascuole@comune.bologna.it

Sabato 14 settembre 2024 ore 10.30
Visita guidata con la curatrice Anna Contadini.

Mostra
Conoscenza e Libertà. Arte Islamica al Museo Civico Medievale di Bologna

A cura di
Anna Contadini

Promossa da
Settore Musei Civici Bologna | Musei Civici d’Arte Antica
SOAS University of London

In collaborazione con
Museo di Palazzo Poggi – Sistema Museale di Ateneo | Alma Mater Studiorum – Università di Bologna
Dipartimento di Storia Culture Civiltà | Alma Mater Studiorum – Università di Bologna

Comitato scientifico
Mattia Guidetti, Farouk Yahya, Silvia Battistini, Mark Gregory D’Apuzzo, Antonella Mampieri, Giancarlo Benevolo, Massimo Medica, Ilaria Negretti

Sede
Museo Civico Medievale
Via Alessandro Manzoni 4 | 40121 Bologna

Periodo di apertura
20 aprile – 15 settembre 2024

Inaugurazione
Venerdì 19 aprile 2024 ore 17.30

Orario di apertura
Martedì, giovedì 10.00 – 14.00
Mercoledì, venerdì 14.00 – 19.00
Sabato, domenica, festivi 10.00 – 19.00
Chiuso lunedì non festivi, 1 maggio, 25 dicembre
Aperto 25 aprile

Ingresso
Intero € 6 | ridotto € 4 | ridotto speciale giovani tra 19 e 25 anni € 2 | gratuito possessori Card Cultura

Catalogo
Sagep Editori, Genova

Informazioni
Settore Musei Civici Bologna | Musei Civici d’Arte Antica
Via Alessandro Manzoni 4 | 40121 Bologna
Tel. +39 051 2193916 / 2193930
museiarteantica@comune.bologna.it
www.museibologna.it/arteantica
Facebook: Musei Civici d’Arte Antica
Instagram: @museiarteanticabologna

TiKTok: @museiarteanticabologna
X: @MuseiCiviciBolo

Settore Musei Civici Bologna
www.museibologna.it
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Ufficio Stampa / Press Office Settore Musei Civici Bologna
Tel. +39 051 6496658 / +39 051 2193469
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Elisabetta Severino – Silvia Tonelli
elisabetta.severino@comune.bologna.it – silvia.tonelli@comune.bologna.it

4^ Biennale Disegno Rimini – Cantiere disegno. Esempi di contemporaneità

L’esposizione nasce da una “diversa” esperienza di vita in un villaggio nel cuore della Amazzonia colombiana. Dalla intensa convivenza nel villaggio, dal lungo viaggio e dallo straordinario ambiente naturale che li ha ospitati, gli artisti, tutti provenienti dal mondo “dell’arte pubblica o street art”, hanno sentito l’esigenza di raccontare, giorno per giorno, con i propri disegni la straordinaria esperienza, e i disegni sono stati raccolti in un “libro di viaggio” edito da D406 e Modoinfoshop.
Progetto espositivo poco diffuso a causa del Covid, che approda dunque a Rimini in una forma pressoché inedita. Arricchita dagli scritti dell’antropologo/sociologo colombiano Marco Tobon, l’esposizione affronta il tema “ecologico” senza retorica e paternalismo, ponendo l’Uomo in posizione non di dominio, ma subalterna verso l’Ambiente Naturale, in una costante ricerca di possibile simbiosi.
l disegni più numerosi e ispirati paiono essere quelli di Bastardilla, artista “di casa” (nata a Bogotà dove vive e lavora per buona parte dell’anno) molto sensibile alle tematiche ambientali e sociali, che ha rivolto il suo sguardo soprattutto sull’aspetto antropologico, concentrandosi dunque sugli abitanti del villaggio, ritratti e trasfigurati sulle pagine del suo taccuino. Bastardilla peraltro è già conosciuta a Rimini dove ha realizzato, alcuni anni fa, una grande pittura murale poco distante dal Museo della Città, sede dell’esposizione.
Di pregevolissima fattura anche i disegni ad acquarello, leggeri ed eterei, del “botanico” Hitnes che si è concentrato appunto sull’aspetto naturale/vegetale dell’ambiente amazzonico.

4^ Biennale Disegno Rimini
 
Mostra
CANTIERE DISEGNO
Rimini, Museo della Città, Ala nuova
4 maggio – 28 luglio 2024

Mostra a cura di Andrea Losavio, Massimo Pulini

Paesaggi a confronto, rappresentati da immagini di intensa spiritualità ed efficacia evocativa. Lo spazio e’ protagonista, frutto di una ricerca metafisica e concettuale. Artisti molto noti nel panorama nazionale (entrambi presenti alla triennale di Milano inaugurata pochi giorni or sono) che da alcuni anni hanno fatto del disegno la loro forma di linguaggio preferita.
Di grande interesse la varietà di tecniche e di segni su carta: da minuziose miniature a grafite (Curti), a carte fortemente espressive ottenute con insistiti “passaggi” a penna biro nera e rossa, a grandi carte a tecnica mista con prevalenza di inchiostro colorato (Pusole).

La proposta vuole sottolineare il crescente interesse verso il linguaggio a fumetti oramai universalmente riconosciuto quale forma artistica di “disegno narrativo”, linguaggio in grande espansione quanto a pubblico e autori, anche in Italia.
Mara Cerri e Alessandro Tota sono artisti ultra conosciuti nel firmamento del fumetto europeo. Hanno stampato i loro lavori con le più importanti case editrici italiane e francesi (ultimissima uscita pochi mesi fa di Mara Cerri con la trasposizione a fumetti per Coconino de “L’amica geniale”…). In tutti e due gli autori la dimensione del viaggio è tema ricorrente e centrale della propria poetica.

Il progetto espositivo consiste nella presentazione di minuziosi ritratti a penna  biro su carta, di 54 fra i più riconosciuti pensatori (filosofi, antropologi, sociologi) della contemporaneità.
I disegni sono caratterizzati da una uniformità stilistica, un distacco descrittivo che li pone tutti su uno stesso piano, senza privilegiare l’uno rispetto all’altro. Una sorta di catalogo generale di “ritratti ufficiali”. L’artista si è concentrato nel far emergere la testa/volto del soggetto, “l’involucro” che produce, contiene e da cui si propaga il pensiero. Si tratta dunque di teste sospese, come priva di peso specifico è la consistenza del pensiero, alludendo così alla relazione tra la fisionomia dei volti e l’immaterialità delle idee. “Il viaggio” è dunque qui inteso quale continua trasmissione della conoscenza.
E ancora: Vanni Cuoghi, Guido Volpi, Fabrizio Loschi.

Artista madrilena, disegnatrice celeberrima conta collaborazioni illustri con l’editoria in tutto il mondo fra cui spiccano le quaranta copertine per il The New Yorker, le copertine per i romanzi della Alllende e numerosissime interpretazioni di favole nordiche pubblicate in molti Paesi e in Italia dalla Logos Edizioni.
Si ricordano poi le numerose collaborazioni con il mondo del teatro fra cui, tra le più recenti, quella con il teatro dell’Opera Pavarotti di Modena per il quale ha realizzato un raffinatissimo disegno di grandi dimensioni, divenuto immagine della prima rappresentazione della stagione “Fedora”, esposto per la prima volta proprio alla Biennale di Rimini.
In mostra inoltre numerose tavole a carboncino su carta che illustrano e raccontano fiabe “noir”, nelle quali la storia dell’arte spagnola traspare con grande forza e chiarezza.

Artista fra i più affermati in terra Iberica, protagonista acclamato a “Dismaland” il parco divertimenti/installazione artistica organizzato/ta da Banksy in Inghilterra nel 2015.
Si presentano a Rimini disegni a carboncino e grafite colorata di grande qualità ed efficacia, di un realismo “deformato” che vuole sottolineare le contraddizioni e le inquietudini della contemporaneità.
La Biennale del Disegno è organizzata dal Comune di Rimini e curata da Massimo Pulini.


12 mostre, presenze internazionali, mostre storiche e il Cantiere Disegno

Dai taccuini di Felice Giani a quelli di Mattotti, dagli acquerelli settecenteschi al Novecento di Thayaht, dalle incisioni di Piranesi ai disegni di Morandi, Fontana, Fautrier per giungere agli artisti contemporanei – Torna a Rimini la Biennale del Disegno con la quarta edizione dal titolo: “Ritorno al Viaggio, dal Grand Tour alla fantascienza” che, dal 20 aprile al 28 luglio, apre 12 mostre in contemporanea – Protagonisti i luoghi simbolo della città: dal Museo della città a Castel Sismondo, dalla Biblioteca Gambalunga al Palazzo del Fulgor, al Grand Hotel.

Dopo la parentesi causata dal Covid-19, torna a Rimini la Biennale del Disegno, organizzata dal Comune di Rimini.

Questa quarta edizione, dal titolo “Ritorno al Viaggio, dal Grand Tour alla fantascienza”, si terrà dal 20 aprile al 28 luglio, con il suo format di mostre dislocate nelle diverse sedi istituzionali: Museo della Città, Biblioteca Gambalunga, Palazzo del Fulgor e Castel Sismondo. Inoltre il Circuito Open, espressione del dialogo diretto e interagente con la città e il suo territorio, che comprende altre esposizioni in spazi privati e pubblici (gallerie, studi d’artisti e d’architettura, librerie).

12 mostre in contemporanea espongono 1.000 disegni che provengono dall’Accademia Reale di San Fernando di Madrid e dai Fonds Regionale d’Art Contemporain de Picardie, da importanti collezioni private come i disegni di Morandi, Fontana e Fautrier, che spaziano dai taccuini di viaggio di Felice Giani a quelli di Lorenzo Mattotti dalle incisioni di Piranesi al Novecento di Thayaht. E ancora dai Carteles del cinema cubano ai disegni del primo film d’animazione italiano “La Rosa di Bagdad” per giungere agli artisti contemporanei che espongono nel Cantiere Disegno.

Il tema di questa edizione, curata da Massimo Pulini, è il Ritorno al viaggio come esito e ispirazione, ma anche come registrazione e contaminazione dal presente al passato. Quel che hanno prodotto gli artisti in questo tempo epocale, ma anche quello che, nei secoli passati, hanno espresso grazie ai viaggi, come durante la stagione del Grand Tour (il lungo viaggio nell’Europa continentale intrapreso dai ricchi dell’aristocrazia europea a partire dal XVIII secolo e destinato a perfezionare il loro sapere) preso a stella polare di questa ripartenza della Biennale.

La formula dell’evento è quella già sperimentata nelle precedenti edizioni, composta da un corollario di esposizioni parallele e congiunte, incontri con specialisti, studiosi e giornalisti, reading, conferenze, performance, lezioni, art talk, atelier didattici attorno al disegno in tutte le sue accezioni.


Info: www.biennaledisegnorimini.it
 
Ufficio Stampa: Studio ESSECI, Sergio Campagnolo
Tel. +39 049.663499 | Rif. Simone Raddi simone@studioesseci.net
 
Ufficio Stampa Comune di Rimini
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Ufficio stampa Apt Servizi Emilia-Romagna
Tatiana Tomasetta, cultura@aptservizi.com

CYFEST 15 Vulnerability – Festival Internazionale di Media Art” – Venezia

Organizzato da 
CYLAND Foundation Inc. 

Tema: Vulnerabilità
Date: 15 aprile—30 agosto 2024
Sede: CREA – Cantieri del Contemporaneo, Giudecca 211-b, 30133 Venezia

Programma

15-19 aprile — Apertura per la stampa
19 aprile — Serata di apertura con la performance di Nao Nishihara
22 aprile — Vulnerability. Il panel riunirà pensatori e professionisti di fama internazionale di varie discipline (arte, scienza, tecnologia, economia e design) per discutere del valore della vulnerabilità. Maggiori informazioni qui

CYFEST, uno dei maggiori festival internazionali di Media Art dell’Europa orientale, è stato fondato da un gruppo di artisti e curatori indipendenti nel 2007. Fin dalla sua creazione, il suo obiettivo principale è quello di esaminare il dialogo tra i vari linguaggi visivi e le culture tecnologiche, esplorando varie modalità di cooperazione e condivisione tra professionisti dell’arte e comunità scientifiche. CYFEST riunisce artisti, curatori, educatori, ingegneri, programmatori e attivisti dei media di tutto il mondo e crea una piattaforma per la mappatura, la mediazione e la documentazione della new media art a diversi livelli regionali e internazionali.

CYFEST è uno dei pochi eventi culturali nomadi al mondo: durante l’anno, i progetti del festival vengono presentati presso le principali istituzioni culturali di tutto il mondo. Ogni anno il programma del festival comprende diversi progetti espositivi, sound art, video e programmi didattici.

Il primo CYFEST prevedeva un piccolo programma di eventi. La presentazione del festival ha preso avvio con l’installazione Silver Clouds di Andy Warhol, proveniente dal museo dell’artista a Pittsburgh (USA). Il festival ha inoltre proposto la mostra “History of the E.A.T. 1960-2000”, dedicata al laboratorio Experiments in Art and Technology degli ingegneri Billy Klüver e Fred Waldhauer e degli artisti Robert Rauschenberg e Robert Whitman. Negli anni successivi, CYFEST si è costantemente ampliato, diventando via via sempre più articolato. Dal 2007 al 2023 vi hanno partecipato oltre 350 artisti e collettivi. Tra questi, i pionieri della musica elettronica, alcuni dei musicisti sperimentali più influenti della storia degli Stati Uniti: David Rosenboom, Phill Niblock e Al Margolis; l’artista austriaco post-concettuale, curatore e teorico della Media Art, direttore dello Z.K.M. Center for Art and Media di Karlsruhe, Peter Weibel; l’artista, fondatore e caporedattore della rivista “e-flux” Anton Vidokle; l’innovativo videoartista Bjørn Melhus; l’artista concettuale e autrice delle prime installazioni totali Irina Nakhova e altri. I progetti del festival a Venezia e New York, tra il 2019 e il 2023, sono stati organizzati in collaborazione con la Kolodzei Art Foundation e hanno riunito opere di importanti artisti contemporanei del: Erik Bulatov, Ilya Kabakov, Mihail Chemiakin, Ernst Neizvestny, Francisco Arana Infante, Valentina Povarova, Lydia Masterkova, Komar e Melamid, Faith Ringgold, Chakaia Booker e altri.

Dal 2020, il CYFEST collabora con la Società Internazionale per le Arti, le Scienze e la Tecnologia (ISAST) Leonardo, contribuisce al Leonardo Journal e organizza i LASER Talks. L’ultimo numero di Leonardo, pubblicato da M.I.T. Press, contiene testi dell’artista francese di fama mondiale ORLAN, la cui opera mette in atto la più significativa metamorfosi biotecnologica e trans-personale nella storia dell’arte, e del collettivo multidisciplinare di artisti, designer e scrittori Slavs and Tatars, riconosciuto a livello internazionale.

CYFEST 15: Vulnerability comprende una serie di mostre itineranti svoltesi in tutto il mondo in importanti istituzioni culturali e pubbliche. Ha avuto luogo a Yerevan e a Miami, nel 2023, e proseguirà a Venezia e New York, nel 2024.

Nella nuova grande mostra collettiva convergono la (anti)fragilità degli spazi biologici, sociali e cibernetici, i ricordi personali e l’immaginazione scientifica, il facsimile della pioggia e l’indicizzazione, scritture semiotiche, l’esplorazione artistica della co-autorialità non umana e la connessione tra i pattern di maglieria e gli insiemi di Mandelbrot.

Il programma prevede installazioni, performance e contenuti discorsivi. Tra le proposte principali troviamo il progetto multidisciplinare Drop Tracer di Tuula Närhinen, che affronta le azioni non umane e la relazione tra le immagini e il mondo naturale. Le pelli coltivate da batteri di Ann Marie Maes indagano il potenziale scultoreo dei materiali organici e le interfacce tra l’umano e il non umano, il macroscopico e il microscopico. Tra i pionieri della Science Art, il collettivo Where Dogs Run esamina i termini degli insiemi di Mandelbrot espressi attraverso pattern di maglieria in un’installazione performativa dal vivo. Mariateresa Sartori, attraverso la tecnica del frottage, dà valore alla geologia inedita e getta luce sulla storia poco conosciuta della cava di Rosà (Vicenza). L’installazione multimediale di Elena Gubanova e Ivan Govorkov ricrea il concetto di “densità temporale” sviluppato dall’astronomo sovietico Nikolai Kozyrev. La mostra presenta anche i monotipi Re-Pressions, esposti solo in rare occasioni, dell’acclamato artista armeno Samvel Baghdasaryan (1956-2017), le opere di videoarte sperimentale di Fabrizio Plessi, le sculture in tessuto gonfiabile di Irina Korina, gli oggetti architettonici e urbanistici realizzati con LED riciclati da Alexandra Dementieva, la nuova installazione di Anna Frants e molto altro ancora.

Artisti: Samvel Baghdasaryan, Ludmila Belova, Max Blotas, Alexandra Dementieva, Alexey Dymdymarchenko, Yvetta Fedorova, Anna Frants, Elena Gubanova & Ivan Govorkov, Irina Korina, Natalia Lyakh, AnneMarie Maes, Phill Niblock & Katherine Liberovskaya, Tuula Närhinen, Nao Nishihara, Fabrizio Plessi, Mariateresa Sartori, Monica Naranjo Uribe, Where Dogs Run.

CYFEST 15 è organizzato da CYLAND International MediaArtLab. Lo sponsor generale del progetto è One Market Data. La realizzazione di questo progetto è stata resa possibile dalla collaborazione con l’Università Ca’ Foscari di Venezia, il Centro Studi sull’Arte Russa – CSAR, LEONARDO ISAST, Samvel Baghdasaryan Art Foundation, e Weave


Contatto stampa
Davide Federici
Studio associato di Davide Federici
Ufficio stampa e comunicazione
info@davidefederici.it

Venezia, TAEX, Scoletta dell’Arte: DIGITAL REFORM – A cura di Antonio Geusa

Esposta alla Scoletta dell’Arte dei Tiraoro e Battioro — la sede della Corporazione degli artigiani del XVIII secolo che producevano fili e foglie d’oro — dal 19 aprile al 15 settembre 2024, in concomitanza con la 60ª Biennale d’Arte di Venezia, la mostra proporrà un viaggio interattivo attraverso l’artigianato digitale, creando un legame diretto con l’arte del passato e coinvolgendo attivamente il pubblico attraverso il gioco. 

In occasione della 60ª Biennale Arte di Venezia TAEX presenta la mostra interattiva dedicata all’arte digitale

19.04 > 15.09.2024

Scoletta dei Tiraoro e Battioro
San Stae, Santa Croce 1980
30135 Venezia

La mostra alla Scoletta dell’Arte dei Tiraoro e Battioro durante la 60ª Biennale d’Arte di Venezia è interattiva e unisce passato e futuro, tradizione e innovazione, un viaggio attaverso le opere di noti Artisti dell’arte digitale unita ai Grandi Maestri dell’Arte classica. 

PUNTI CHIAVE: 

  • Gli Artisti: La mostra presenta opere di artisti di fama internazionale come la pioneiera dell’arte digitale Shu Lea Cheang, vincitrice del Premio LG Guggenheim 2024, MAOTIK, Funa Ye e Andrea Meregalli il filosofo artista Francesco D’Isa e il collettivo Accurat Questi artisti sono riconosciuti per il loro contributo all’intersezione tra arte e tecnologia.
  • Luogo Storico: La mostra si svolgerà presso la Scoletta dell’Arte dei Tiraoro e Battioro, sede della Corporazione degli artigiani del XVIII secolo, che tradizionalmente produceva fili e foglie d’oro. Questo luogo d’arte e storia è strettamente connesso al concept della mostra che propone un percorso interattivo attraverso l’artigianato digitale creando un legame con l’Arte del passato coinvolgendo attivamente il pubblico. 
  • Esperienza Interattiva: Gli spettatori saranno coinvolti attraverso installazioni interattive come “You Are Making Art” di Andrea Meregalli e “Errors” di Francesco D’Isa. Queste opere sfidano le concezioni tradizionali sull’arte e l’intelligenza artificiale, offrendo un’esperienza stimolante.
  • Riflessione Storico-Artistica: La mostra esplora il rapporto tra l’arte digitale e la storia dell’arte, offrendo uno sguardo critico sulle convenzioni estetiche. Opere di grandi maestri del passato saranno esposte insieme a quelle contemporanee, promuovendo una riflessione approfondita sull’evoluzione dell’arte nel tempo.
  • La mostra è un progetto di TAEX è una piattaforma di arte digitale che sta costruendo una nuova comunità di collezionisti che plasmano il futuro dell’arte. Mostrano e co-producono opere di artisti di spicco con il plauso della critica, selezionati da curatori qualificati.
  • Progetti speciali come “Vera (TAEX AI)” e “TAEX Card Game” offrono un’esperienza educativa unica, consentendo ai visitatori di interagire con l’arte digitale in modi assolutamente innovativi

Shu Lea Cheang, UKI , Digital film, 06″18′, 2023, Image courtesy of Shu Lea Cheang

Shu Lea Cheang è un’artista e regista taiwanese-americana, che lavora con net art, performance partecipative multi-player, video e installazione. Avendo un ampio background nell’attivismo artistico, il suo lavoro promuove la libertà di espressione e critica l’oppressione politica, le questioni tecnologiche e ambientali. Come artista multimediale, ha ottenuto il riconoscimento per il suo pezzo di net art BRANDON (1998-1999), la prima commissione di web art del Guggenheim Museum. Una delle commissioni più recenti e straordinarie di Cheang è la mostra personale 3x3x6 per la 58ª Biennale di Venezia (2019), dove l’artista ha rappresentato Taiwan.

MAOTIK, SUPERNATURAL, interactive installation, 2024

MAOTIK (Mathieu Le Sourd) è un artista digitale francese, che crea lavoro all’intersezione tra arte, scienza e tecnologia – ambienti immersivi, installazioni interattive, sculture architettoniche digitali e performance audiovisive. MAOTIK utilizza strumenti generativi per creare una sinergia speculare tra il mondo reale e quello digitale, codificando algoritmi inestricabilmente ispirati alla natura. Crea sculture audiovisive che possono respirare, muoversi e cambiare forma; una miscela di natura, scienza e tecnologia che porta esperienze uniche e irripetibili al pubblico. Le sue opere sono state esposte ad Art Basel, Frieze London, FIAC Paris, British Film Institute e recentemente alla Digital Art Fair di Hong Kong con TAEX. 

Funa Ye, Neo Mastr Portraits, Video, 01″19′, 2023, Image courtesy of Funa Ye

Funa Ye è un’artista cinese che esplora il rapporto tra le realtà della vita quotidiana e la connessione percepita tra autorità e vita sociale. La sua pratica studia le diverse strutture di potere, i gruppi etnici e lo spazio immaginario della propaganda che si sforza per il concetto di ‘perfezione’ all’interno di un sistema ideologico e di un paesaggio utopico. È stata artista residente presso la K11 Foundation (Hong Kong), Pro Helvetia Swiss Council 2018 Studio Residency (Berna) ed ha esposto il suo lavoro a livello internazionale.

Andrea Meregalli, You Are Making Art, People AI software and mixed media, 2024, Image courtesy of Andrea Meregalli

Andrea Meregalli è un artista e architetto italiano. Si occupa di design a diversi livelli. Ha sempre sviluppato progetti di ricerca attraverso la pittura, il disegno, le tecniche di stampa, le tecnologie digitali e la creazione di libri unici. Ha lavorato per anni senza mostrare nulla, poi, quasi per caso, ha elaborato il suo dolore e ha iniziato a rendere pubblico il suo lavoro.

Francesco d’Isa, Pearls 1, Stable Diffusion, 2024, Image courtesy of Francesco d’Isa 

Francesco D’Isa è un filosofo e artista italiano. Ha esposto le sue opere a livello internazionale in gallerie e centri d’arte contemporanea. Ha debuttato con il romanzo grafico “I.” (Nottetempo, 2011) e da allora ha pubblicato saggi e romanzi con rinomati editori come Hoepli, effequ, Tunué eNewton Compton. Tra le sue opere più note figurano il romanzo “La Stanza di Therese” (Tunué, 2017) e il saggio filosofico “L’assurda evidenza” (Edizioni Tlon, 2022). Più di recente, ha pubblicato il romanzo grafico “Sunyata” con Eris Edizioni nel 2023. Francesco è direttore editoriale della rivista culturale “L’Indiscreto” e contribuisce con scritti e illustrazioni a varie riviste, sia in Italia che all’estero.

Accurat, Data Landscapes: Venice, Pen plotter on paper, 2024, Image courtesy of Accurat

ACCURAT è una società di design data-driven con sede a Milano e a New York. Offre una varietà di servizi di design per i suoi clienti, creando visualizzazioni di dati personalizzati di alto livello e scoprendo correlazioni e tendenze nei dati estratti dalla sua piattaforma di analisi visiva geospaziale. 


TAEX è una piattaforma di arte digitale che sta costruendo una nuova comunità di collezionisti che plasmano il futuro dell’arte. Mostrano e co-producono opere di artisti di spicco con il plauso della critica, selezionati da curatori qualificati.

Da oltre 20 anni la sua missione è quella di facilitare la produzione, la circolazione e la ricezione dell’arte contemporanea. Il suo lavoro comprende l’organizzazione di conferenze e seminari, la cura di mostre e lo studio e l’insegnamento della storia dell’arte. Il suo campo di competenza è l’arte e le nuove tecnologie – ha conseguito un dottorato di ricerca presso l’Università di Londra in Media Arts. In particolare, negli ultimi due anni, è stato coinvolto nella realizzazione di progetti di arte digitale. Attualmente è uno dei curatori della piattaforma TAEX, specializzata in arte digitale.  È anche l’iniziatore e curatore del festival di arte ed ecologia “Echoes of Eco” (dal 2011), del relativo “Video Art Laboratory” (dal 2016), di “Art Digital”, il primo festival di arte digitale in Russia (2005-2010), e della piattaforma di arte digitale “Techne” (2016-2020). Inoltre, ha una notevole esperienza nella cura di progetti educativi. Nel recente passato, tra le altre cose, ha lavorato come curatore aggiunto per la Tate Gallery di Londra; è stato membro della giuria e del comitato di esperti per vari premi di arte contemporanea; e ha collaborato con varie università e organizzazioni artistiche in tutto il mondo. Particolarmente noto e frequentemente citato è il suo studio sulla storia della video arte russa. Non meno importante per lui è il suo lavoro come docente e relatore. È titolare della cattedra di Storia dell’Arte contemporanea presso l’Università di Tomsk e collabora con varie istituzioni specializzate nell’insegnamento dell’arte contemporanea. Luoghi in cui è stato invitato a tenere un talk includono: Centre Pompidou, Parigi; Università degli studi di Milano-Bicocca, Milano; Bozar, Bruxelles, Belgio; Photographers’ Gallery, Londra.


Scoletta dell’Arte: Digital Reform
A cura di Antonio Geusa
19.04 > 15.09.2024
Opening 18 Aprile ore 16
ORARI
martedì-domenica ore 10-18
Scoletta dei Tiraoro e Battioro
Santa Croce 1980
30135 Venezia

Responsabile TAEX 
Stefanie De Regel 
stefanie@taex.com

SITO WEB e SOCIAL MEDIA 
taex.com 
instagram.com/taex_com
twitter.com/taex_com

CONTATTI STAMPA 
Cristina GATTI Press & P.R.
press@cristinagatti.it  

Alla Gypsotheca di Possagno Canova interpretato da Luigi Spina.

CANOVA QUATTRO TEMPI
Fotografie di Luigi Spina
Possagno (Tv), Museo Gypsotheca Antonio Canova
20 aprile – 29 settembre 2024

“Canova. Quattro tempi” di Luigi Spina
Aperta dal 20 aprile al Museo Gypsotheca di Possano
Si potrà ammirare sino al 29 settembre.

Dal 20 aprile al 29 settembre, il Museo Gypsotheca Antonio Canova di Possagno ospita la mostra nata dal progetto di ricerca fotografica “Canova Quattro Tempi” di Luigi Spina. Nessuna preview per la Stampa ma tutti, giornalisti e ospiti, riuniti nella cerimonia inaugurale alle ore 15:30 nel giardino del Museo.
Dopodiché porte spalancate sino al 29 settembre, con un calendario di incontri, che si sta definendo proprio in questi giorni, intorno alla mostra.

Il racconto, frutto di quattro campagne fotografiche realizzate anno dopo anno, è iniziato nel 2019 e ha dato vita ad altrettante pubblicazioni edite da 5 Continents Editions, accompagnate da testi di Vittorio Sgarbi. Il terzo volume ha di recente vinto la medaglia d’oro come miglior libro d’Arte attribuita dall’ICMA – International Editorial-Design & Research Forum. In occasione di questa esposizione esce il quarto e ultimo volume del progetto editoriale.

Per la mostra Luigi Spina ha selezionato 32 fotografie in bianco e nero di grande formato, tra le più rappresentative dei temi amorosi, mitologici, eroici presenti nella Gypsotheca di Possagno, proponendoli in dialogo con le opere di Canova esposte nell’Ala Gemin della Gypsotheca stessa.

Le immagini catturano l’attimo creativo dell’Artista, quello in cui l’idea si tramuta in forma e in gesso: il momento in cui la genialità si misura con i limiti della materia, cercando di plasmarla, modificarla, assoggettarla alla forma desiderata.

Ciascuno dei quattro racconti di Spina conduce lo sguardo attraverso la densità del gesso, fa emergere ogni possibile dettaglio e postura delle sculture, i chiodini di piombo sui gessi, i punti di repère, diventano un codice di lettura delle opere. “Il mio proposito”, afferma Spina, “è di rivendicare la contemporaneità del classico, il suo essere trasversale in ogni epoca”.

Le interpretazioni di Spina accompagnano in mostra i gessi canoviani di riferimento. Ecco le immagini delle danzatrici affiancate alla danzatrice canoviana, ritratti reali e ideali in dialogo con le rispettive fotografie, la Pace e la Maddalena del Maestro a confronto con immagini della contemporaneità.

“Queste opere”, annuncia la direttrice Moira Mascotto, “entrano a far parte del patrimonio del Museo di Possagno con l’ambizione, una volta conclusa la mostra, di dar vita a nuovi progetti espositivi con importanti istituzioni museali nazionali e internazionali con i quali siamo già in dialogo.  Il progetto diverrà così messaggero del Museo e del genio canoviano e, al contempo, farà nascere nuove virtuose collaborazioni”.

“Il progetto Canova. Quattro Tempi mi ha subito entusiasmato per diverse ragioni. In quanto figlio di uno scultore, resto ogni volta incantato dalla magia dell’indagine creativa da cui tutto ha origine, nella forma come nell’emozione che suscita”, afferma l’editore di 5 Continents Editions, Eric Ghysels. “Un processo che riporta alla mia memoria quando, da bambino, vedevo nascere per gradi un’opera plasmata dalla materia grezza. Poter osservare da vicino e contribuire a far conoscere al grande pubblico, attraverso le foto di Luigi Spina, la concretezza e l’espressività dei gessi canoviani, così pieni di vita, mi fa sentire privilegiato. Queste opere recano in sé l’incanto del concepimento, che avviene – proprio come nella vita – attraverso un susseguirsi di fasi. Un processo che paragono alla gestazione di un libro, che mi affascina, in quanto editore, perché mi permette di vivere ciò che accade “dietro le quinte”, in tutte le fasi della sua evoluzione, fino alla stampa. I volumi che pubblico sono opere in divenire, che crescono grazie anche alla competenza e alla passione di altri compagni di viaggio.”

Prosegue il sindaco di Possagno, Valerio Favero: “Voglio ringraziare l’on. Vittorio Sgarbi, 5 Continents Editions e Fondazione Pallavicino per il sostegno e la collaborazione in questo importante progetto, che attraverso la sensibilità di Luigi Spina ci farà cogliere sfumature e particolari affascinanti delle opere del Maestro, contenute all’interno del nostro museo. Sono certo che la qualità del lavoro svolto e il percorso espositivo sapranno restituire ai visitatori un’esperienza nuova e di estremo valore”.

Conclude il Presidente di Fondazione Canova, Massimo Zanetti: “Attraverso le fotografie di Luigi Spina, che valorizza e interpreta il neoclassico con uno sguardo contemporaneo, l’arte di Canova rivive in uno scatto, trasmettendo l’attimo creativo dell’artista mentre plasmava l’idea nel gesso”.

LUIGI SPINA nasce a Santa Maria Capua Vetere nel 1966.

I suoi principali campi di ricerca sono gli anfiteatri, il senso civico del sacro, i legami tra arte e fede, le antiche identità culturali, il confronto con la scultura classica, l’ossessiva ricerca sul mare, le cassette dell’archeologo sognatore (Giorgio Buchner). Ha pubblicato oltre venti libri fotografici di ricerca personale e ha realizzato prestigiose campagne fotografiche per Enti e Musei. Fra i volumi pubblicati, in diverse lingue e distribuiti in tutto il mondo, si citano il progetto sul Foro romano, L’Ora Incerta, Electaphoto (2014); Volti di Roma alla Centrale Montemartini, Silvana Editoriale (2019); e inoltre The Buchner Boxes (2014), Le Danzatrici della Villa dei Papiri (2015), Diario Mitico, Cronache visive sulla collezione Farnese (2017), I Confratelli (2020), Sing Sing, il corpo di Pompei (2020), Bronzi di Riace (2022) e Interno pompeiano (2023) tutti editi da 5 Continents Editions.

La celebre rivista MATADOR, Fabrica Madrid, gli ha dedicato la copertina e il servizio centrale del numero T.

Nel 2020 l’autorevole rivista Artribune l’ha insignito del titolo di miglior fotografo

dell’anno. Nel 2022 è stato tra i finalisti del 73° Premio Michetti per l’Arte Contemporanea e vincitore del Premio Digital Michetti. Nel 2023 gli è stato assegnato il Premio Internazionale Amedeo Maiuri per la Fotografia.


Il Museo Gypsotheca Antonio Canova di Possagno è il luogo che custodisce l’eredità storica ed artistica di Antonio Canova (Possagno, 1757–Venezia, 1822), il più grande scultore del periodo neoclassico.

Il complesso museale è composto dalla Casa natale e dalla Gyspotheca, collocata nell’originale basilica (1836) e nell’ampliamento progettato da Carlo Scarpa (1957), che raccoglie i modelli originali in gesso dai quali sono stati tradotti i marmi che oggi si trovano nei più importanti musei del mondo. Nella Casa natale sono custodite le opere pittoriche, i disegni, le incisioni e gli effetti personali dell’artista.

Il Museo offre ai visitatori numerose esperienze: dalle visite guidate ai laboratori didattici, fino alle visite notturne a lume di candela.

Dal martedì al venerdì, dalle 9:30 alle 18:00. 
Sabato, domenica e festivi dalle 09:30 alle 19:00. 
Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura. 
Aperture straordinarie nei giorni festivi (Pasquetta, 25 aprile, 1 maggio, 2 giugno, 15 agosto, 1 novembre, 26 dicembre). 

VISITE VIRTUALI: IL MUSEO E LA CASA DI ANTONIO CANOVA


Info e contatti
Museo Gypsotheca Antonio Canova
Via A.Canova 74, Possagno (TV)
www.museocanova.it
 
Ufficio Stampa Museo Gypsotheca Antonio Canova
Laura Casarsa  3465895956 comunicazione@museocanova.it
 
In collaborazione con:
Press and Communications
5 CONTINENTS EDITIONS srl
Erica Prous  T. +39 3471200420  studio@ericaprous.com
 
Studio ESSECI, Sergio Campagnolo
Rif. Simone Raddi 049.663499 simone@studioesseci.net

CEN LONG “SEMINARE SPERANZA” – In occasione della 60° Biennale di Venezia

La mostra, promossa dalla Crux Art Foundation, mette in relazione l’arte di Cen Long con il tema della Speranza e il titolo della mostra, “Seminare speranza”, mette in relazione la Speranza con il potere assoluto dell’amore suscitando narrazioni metafisiche e concettuali.

Dopo la mostra all’Accademia Delle Arti del Disegno di Firenze, la mostra a Venezia rappresenta la seconda tappa dell’Italian Cen Long Tour e la più ampia mostra realizzata in Italia.

“Al centro del mio credo artistico c’è l’imperativo di infondere vita nella tela manifestando l’essenza spirituale dell’umanità con pace e gentilezza.
Aspiro alla mia espressione artistica per rasserenarmi in mezzo alla cacofonia dell’esistenza”
Cen Long

SEMINARE SPERANZA, CEN LONG
Cen Long Italy Exhibition Tour
A cura di Metra Lin e Laura Villani

Opening ufficiale
Sabato 20 aprile, ore 18
 Brindisi a seguire
Palazzo Querini
Calle Lunga San Barnaba 2691, Venezia

Una mostra che genera sentimenti veri, profondi, che fa riflettere e lascia un ricordo. Nel senso più autentico di questa parola, poiché ricordare significa porre nel cuore e i dipinti di Cen Long arrivano al cuore. Il tema dell’esposizione, quello della Speranza, rappresenta un archetipo nelle diverse tradizioni e religioni e, al contempo, è terribilmente di attualità. Oggi più che mai accomuna il pensiero delle persone di buona volontà. Una speranza laica, a fronte del difficile momento globale che stiamo vivendo, che non rappresenta l’estrema utopica possibilità di salvezza bensì il primo indispensabile sentimento condiviso, l’agognato avvio di un cambiamento che poggia le basi sul concetto di umanità.

Il suo approccio artistico consiste in uno stile semplice, pennellate sofisticate, composizione rigorosa, colorazione stratificata e solida. Queste tecniche generano grande forza nei suoi dipinti; ogni pezzo contiene un significato più profondo sotto le sue qualità superficiali. Insieme, questi attributi esprimono valori che possono resistere alla prova del tempo e affascinare l’immaginazione. Le sue opere evocano un senso di chiarezza e serenità incoraggiando a ri-sperimentare l’estetica della tranquillità, per tornare ad uno stato più fondamentale dell’essere. Il risultato è una pittura colma di mistero, che parla ad ogni fede senza essere collegata ad un credo in particolare e ci conduce con invisibili passaggi in una condivisione delle sorti dove la bellezza è connaturata all’esistere.

“Al centro del mio credo artistico c’è l’imperativo di infondere vita nella tela e infondendo vitalità in ogni pennellata – racconta Cen Long che si distingue e mantiene una profonda originalità rispetto all’arte contemporanea cinese, soprattutto nella pittura – Questa vitalità, caratterizzata da una manifestazione sfumata di essenza spirituale e cognitiva, riflette la mia convinzione nell’affinità fondamentale dell’umanità con la pace e la gentilezza. Alla luce di ciò, aspiro alla mia espressione artistica per calmarmi come un flusso serenamente chiaro in mezzo alla cacofonia dell’esistenza”.

La mostra si propone proprio per la profondità dei significati di innescare una serie di importanti considerazioni che daranno luogo a incontri con importanti relatori che si succederanno da aprile a novembre nei mesi di programmazione della mostra.


MASTER CEN LONG
Cen Long rappresenta, secondo gli intellettuali cinesi per le sue implicazioni filosofiche, l’artista più prestigioso della Cina, il regno di mezzo Chung-kuo, e la sua mostra costituisce un’occasione di riflessione sempre protesa alla speranza. 

SPERANZA
La Speranza, il solo bene comune a tutti gli uomini, e anche coloro che non hanno più nulla la possiedono ancora, può trovare nel titolo dato dal papa al Giubileo, Pellegrini di Speranza, un momento di sincretismo e collegamento tra religioni.

DANTE
Nell’opera di Cen Long troviamo molti elementi presenti nel Purgatorio di Dante. Il Purgatorio in terra dei personaggi rappresentati nei dipinti del Maestro cinese, sono persone umili, intente spesso alle proprie dure attività lavorative che affrontano con fierezza. Nei loro volti la forza della speranza come nel cammino dantesco verso una condizione migliore.

OCEANO
Cen Long è particolarmente sensibile al tema della natura che non è una proprietà dell’uomo ma dove esso rappresenta una delle sue meravigliose creature. In questa visione Venezia è la città simbolo poiché rappresenta tutta la fragilità del pianeta e al contempo deve essere un luogo di riferimento per trovare le migliori soluzioni per un rinnovato spirito di cura e sostenibilità. L’oceano e i mari, la porzione più ampia del Pianeta, rappresentano poi la risorsa più importante per tutte le creature del globo, e il luogo dove l’azione per guidare la transizione ambientale del presente e del futuro è indispensabile. Raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 non può prescindere dalla tutela degli oceani. In una visione unitaria e sovranazionale di adeguata salvaguardia degli spazi marittimi e della risorsa marina per una effettiva e consapevole transizione ecologica.

MARCO POLO
Marco Polo, contemporaneo di Dante, alla cui opera con particolare riferimento al Purgatorio era collegata tematicamente la mostra di Firenze, nei suoi settecento anni di celebrazione nel 2024, se vede il celebre Veneziano andare nel Catai vede ora Cen Long approdare a Venezia per la quinta volta. Se temporalmente sono molto lontani, entrambe vivono il destino di vivere lontani dalla propria patria o, nel caso di Cen Long, esuli in Patria per la sua decisione di vivere in totale solitudine in uno spazio abitato dalle sue tele, dai suoi libri e dalla sua musica. Accomunati dalla speranza e l’auspicio di un Mondo senza frontiere e conflitti.


INFORMAZIONI
PALAZZO QUERINI – CALLE LUNGA SAN BARNABA 2691, VENEZIA
Dal 20/04 al 24/11/2024 Ingresso libero – Orari 11.00-19.00 – Martedì chiuso
Opening: 20 aprile a partire dalle ore 18.00
Partners: Fondazione Ugo e Olga Levi, Accademia delle Belle Arti di Venezia, Crux Art Foundation, Studio Laura Villani

Immagine che contiene testo, Carattere, design, Elementi grafici

Descrizione generata automaticamente

     Ufficio stampa: Davide Federici info@davidefederici.it

Venezia: Kuril Chto UNDER JOVE’S PROTECTION

L’esposizione “Under Jove’s Protection”, curata da Valentin Diakonov e promossa dalla Bahnhof Gallery, è incentrata su un’installazione col tema della sedia Monobloc, un oggetto umile ma di iconico design che da tempo è oggetto di ricerca da parte di Kuril Chto.

Kuril Chto
UNDER JOVE’S PROTECTION

17.04 — 17.05.2024
a cura di Valentin Diakonov
Bahnhof Gallery

KUNST DEPOT
‘Parrucche ai Biri’
Cannaregio 5415  – Venezia

La sedia di plastica onnipresente è stata recentemente inclusa dal New York Times nella sua lista dei 25 pezzi di arredamento più significativi degli ultimi 100 anni e descritta come un trionfo del design democratico.
L’artista, nato e cresciuto a San Pietroburgo, che attualmente vive e lavora tra Lisbona e New York qui Indaga le caratteristiche di questo oggetto di uso comune ed estremamente diffuso su tutto il pianeta, quasi come se fosse un personaggio di fama universale attraverso cui conoscere il mondo e riflettere su ciò che sta accadendo.

Volendo aderire al tema della Biennale del 2024, il concetto di straniero e di spostamento, Kuril erige Monobloc, leggero e impermeabile realizzato in polipropilene, ovunque presente in case, locali e spiagge a  simbolo del sentirsi sempre “a casa”.

Per Kuril, l’installazione della sedia Monobloc vuole essere una riflessione su quelle figure che solitamente, nella narrazione generale del nomade e dello straniero, sono spesso assenti, attribuendo alla sedia valori come accoglienza, ospitalità e generosità gratuita che l’artista stesso ha incontrato durante i suoi viaggi.

In un mondo sempre più caratterizzato da instabilità e tumulto, l’esposizione di Chto offre un commento sulla affidabilità e la sicurezza simboleggiata dalla sedia Monobloc. Attraverso l’umorismo e l’ironia, Chto sfida le narrazioni convenzionali e invita gli spettatori a riconsiderare le loro percezioni degli oggetti quotidiani e il loro ruolo nel mondo.


17.04-17.05
Da Mercoledi a Lunedi 
dalle 11 alle 19 
Chiuso il Martedi 
KUNST DEPOT
‘Parrucche ai Biri’
Cannaregio 5415
30121, Venezia
We are here ! MAP 

UFFICIO STAMPA
Cristina GATTI
PRESS &P.R.

press@cristinagatti.it

Stra (Venezia): A Villa Pisani, l’Italia di Federico Garolla

La sontuosa villa affrescata da Tiepolo, con il suo celebre labirinto e il magnifico parco, diventa il luogo della messa in scena di uno spaccato della nostra società nel secondo dopoguerra attraverso la sensibilità di Federico Garolla. La mostra, a cura di Uliano Lucas e Tatiana Agliani, è promossa dalla Direzione regionale Musei Veneto – Museo Nazionale di Villa Pisani in collaborazione con Suazes e l’archivio Federico Garolla.

FEDERICO GAROLLA.
Gente d’Italia
Fotografie 1948 – 1968
Stra (Ve), Museo Nazionale di Villa Pisani Stra
24 aprile – 27 ottobre 2024

A cura di Uliano Lucas e Tatiana Agliani
 
Mostra promossa dalla Direzione regionale Musei Veneto – Museo Nazionale di Villa Pisani in collaborazione con Suazes e l’archivio Federico Garolla.

Villa Pisani a Stra, lungo la Riviera del Brenta, è scenario perfetto per la grande monografica di Federico Garolla, a cura di Uliano Lucas e Tatiana Agliani, proposta con il titolo “Gente d’Italia. Fotografie 1948 – 1968”.
La sontuosa villa affrescata da Tiepolo, con il suo celebre labirinto e il magnifico parco, diventa il luogo della messa in scena di uno spaccato della nostra società nel secondo dopoguerra attraverso la sensibilità di Federico Garolla. Anni di ripartenza ma ancora carichi di difficoltà come rappresentato dalla difficile quotidianità di vita nei paesi della Riviera del fiume Brenta, dove la gente comune cercava di sottrarsi ad una stentata sopravvivenza. Quella efficacemente colta da un reportage di Garolla realizzato nel 1956 e che, riprodotto in grandi immagini, popola di ricordi il parco della Villa all’interno dello spazio delle scuderie.

“Una selezione di fotografie realizzate da Garolla proprio nei luoghi attigui al complesso di Villa Pisani e che abbiamo voluto esporre in un’installazione all’interno del Parco” sottolinea Loretta Zega direttrice del Museo Nazionale di Villa Pisani.

Una sezione che s’integra alla mostra (circa 100 fotografie) e che coglie lo spirito dell’Italia del secondo dopoguerra, gli anni in cui, con affanno, si cercava di sanare le divisioni e le ferite di una guerra persa e dalla trascorsa tragedia si traeva forza e creatività per avviare quello che più tardi sarà riconosciuto come il “Miracolo italiano”.

L’obiettivo di Federico Garolla era spaziare, con prontezza e lucidità, dal luccichio delle prime sfilate di moda, al nascente star system, alla gente comune. Un lavoro che ci rende l’immagine di un popolo bisognoso di ritrovare la consapevolezza di appartenere ad una nazione e di partecipare alla ricostruzione attraverso una storia nuova di ottimismo e modernità. Con il suo inconfondibile stile Garolla osserva questa trasformazione cogliendo la modernità, ma al contempo anche le sue profonde contraddizioni. “Garolla fotografa la gente, quella che sta insieme, riappacificata e riunita, la gente che partecipa ai riti collettivi del divertimento, della gioia dell’essere sopravvissuti. Il suo lavoro è attento ai fatti e di esso ci consegna l’anima e l’essenza”, sottolinea Daniele Ferrara, titolare della Direzione regionale Musei Veneti del Ministero della Cultura, istituzione che, con la Direzione del Museo di Villa Pisani a Stra e la collaborazione di Suazes e dell’archivio Federico Garolla, promuove questa grande mostra.

L’obiettivo di questo gigante della fotografia italiana dello scorso secolo immortala paesaggi, gente comune, personaggi famosi, mode e tradizioni, sempre con un tocco lieve e mai indiscreto. Sono gli anni Cinquanta con il periodo d’oro delle riviste illustrate e la diffusione della televisione è ancora un fenomeno lontano. Garolla diventerà principale testimone dell’affermazione delle grandi sartorie dell’alta moda romana di cui diventerà uno dei protagonisti, rendendo un servizio di posa un reportage inserito all’interno della quotidianità.

“Garolla appartiene alla generazione del fotogiornalismo solo perché, nell’epoca in cui si espresse il suo talento, i musei, soprattutto in Italia, non prendevano in considerazione la fotografia come un’espressione artistica. Questa mostra vuole contribuire – sottolinea il curatore Uliano Lucas – a collocare nella giusta posizione questo importante nostro fotografo.”

La mostra riunisce assieme oltre 100 fotografie che offrono uno spaccato completo della sua produzione, dai suoi reportage dedicati al mondo del cinema, il suo innovativo lavoro dedicato al mondo della sartoria romana con ritratti di Valentino, Capucci, le Sorelle Fontana e Schuberth. La sua passione sono però gli artisti come Guttuso e De Chirico ripresi nei loro atelier, i musicisti da Stravinsky a Rubinstein, agli scrittori come Elsa Morante e Ungaretti – cui si prestò di fare da autista pur di godere della sua vicinanza – questi sono solo alcuni dei suoi reportage dedicati all’evolversi della situazione italiana a cavallo fra la spinta a diventare tra i paesi più industrializzati e il profondo legame con la tradizione.

Nasce a Napoli nel 1925. Nel 1936 si trasferisce in Eritrea con la famiglia, dove si avvicina al mondo del giornalismo e della fotografia, scrivendo sul Corriere di Asmara. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale rientra in Italia, a Napoli, dove collabora con il Mattino, il Domani d’Italia, la Settimana Incom Carta. Nel 1950 si trasferisce a Milano dove si dedica completamente al fotogiornalismo: realizza numerosi reportage per prestigiose testate come L’Europeo, Tempo Illustrato, L’Illustrazione Italiana, Oggi. Sui scatti sono pubblicati anche su riviste straniere quali Paris Match, National Geographic, Colliers, Stern. Nel 1951 è inviato speciale di Epoca, e in seguito per Le Ore. Dal 1953 documenta la nascita dell’alta moda italiana, immortalando i giovani stilisti nei loro atelier e le modelle per strada per riviste come Eva, Annabella, Donna, Bellezza, Arianna, Grazia e Amica. Nel 1956 si trasferisce a Roma dove fonda Foto Italia dell’Agenzia Italia di cui è il primo direttore. Nello stesso tempo testimonia la vita culturale italiana immortalano pittori, scrittori, musicisti, attori di cinema e teatro. Ma fotografa anche la gente comune e la vita negli anni del Dopoguerra. Negli anni Sessanta apre l’agenzia di pubblicità Studio GPO e realizza campagne per aziende come Cirio, Locatelli e Spigadoro. Illustra rubriche di gastronomia e libri di cucina pubblicati da Longanesi e De Agostini. Nel 1968 inizia la sua attività in Rai in qualità di regista e giornalista per alcune rubriche del TG e per una serie di documentari. Al contempo realizza reportage fotografici dedicati a musei, luoghi d’interesse architettonico e paesaggistico, pubblicati poi da Mondadori, Rizzoli, Domus, De Agostini. Nel 1982 con Mario Monti costituisce una casa editrice che dà alle stampe guide di musei attingendo al suo ampio archivio fotografico. Alla fine degli anni ’90 si dedica alla catalogazione e al recupero del suo archivio. Negli anni 2000 chiude la casa editrice e si occupa, con la figlia Isabella, alla sola valorizzazione del proprio archivio.


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Referente Simone Raddi: simone@studioesseci.net

Milano: In occasione del Fuorisalone | “MCM WEARABLE CASA – The Ultimate METAVERSE experience”

I Metaversi sono una frontiera in larga parte inesplorata, una fusione ibrida tra il mondo fisico e virtuale che unisce progettazione, tecnologia, marketing ed espressività. In questi mondi digitali, le persone possono incontrarsi, conoscersi, interagire fra loro, ma anche giocare, acquistare, usufruire di nuove forme d’arte e d’intrattenimento.

“MCM WEARABLE CASA
The Ultimate METAVERSE experience”
Progettato da Atelier Biagetti con Vitruvio Virtual Reality
 
Si presenta alla Milano Design Week 2024 l’ultimo
METAVERSO PER FASHION E DESIGN di Vitruvio Virtual Reality

Fino al 20 aprile 2024
LOM – Locanda Officina Monumentale – Via Galileo Ferraris 1, Milano
Palazzo Cusani – Via Brera 13-15

Prende il nome di “MCM WEARABLE CASA. The Ultimate METAVERSE experience“, l’ultimo metaverso presentato da Vitruvio Virtual Reality in occasione della Milano Design Week 2024. Infatti, fino a sabato 20 aprile, il team di VVR – composto da Alessandro Agostini, Simone Salomoni e Ubaldo Righi – apre eccezionalmente le porte della sua nuova sede situata in Via Galileo Ferraris 1, all’interno di LOM – Locanda Officina Monumentale, per presentare i suoi ultimi metaversi per fashion e design realizzati su Spatial.

“MCM WEARABLE CASA. The Ultimate METAVERSE experience”, designed by Atelier Biagetti and Vitruvio Virtual Reality e parte integrante della mostra Wearable Casa nella quale verrà presentata la collezione design disegnata da Atelier Biagetti per MCM che si terrà a Palazzo Cusani durante la design week 2024. Uno spazio virtuale in cui ogni oggetto della nuova collezione casa MCM Wearable Casa di Atelier Biagetti diventa magico, gli oggetti cambiano funzione, materiali, dimensioni e abbracciano l’idea di uno spazio senza confini. Vitruvio Virtual Reality ha creato un gioco virtuoso e coinvolgente nel quale è possibile indossare gli outfit virtuali MCM e seguire percorsi inaspettati dove raccogliere oggetti fantastici e scoprire le aree riservate alla community MCM Wearable casa.

Per la settimana del Salone del Mobile – Fuorisalone di Milano, Vitruvio Virtual Reality – fra le più solide realtà italiane operanti nella realizzazione di esperienze di realtà virtuali e metaversi, con all’attivo partecipazioni a festival e concorsi dedicati a questi linguaggi innovativi – offre l’opportunità unica a visitatori ed esperti in materia di tuffarsi nel mondo del metaverso e di approfondire tematiche e utilizzi inerenti le nuove forme di intrattenimento, con uno sguardo orientato in particolare ai settori produttivi della moda e del designAlessandro Agostini, CEO di Vitruvio Virtual Reality, racconta: “Negli ultimi 2 anni abbiamo studiato e ci siamo specializzati per affrontare le richieste qualitative a cui dovremo rispondere nei prossimi anni. Nel nostro studio oltre a programmatori e modellatori 3d ci sono architetti di spazi digitali, designer di oggetti digitali, paesaggisti per mondi digitali e anche modellisti digitali in grado di riprodurre virtualmente i capi e gli accessori in modo credibile e realistico. Da tempo con i miei collaboratori mi interrogo per capire se il nostro studio può avere una collocazione formale tra gli studi di design, creativi o altro.”

Ricordiamo inoltre che nella stessa sede è possibile esplorare anche il cosiddetto VVR Fashion Metaverse, uno spazio virtuale in cui arte, moda, architettura e tecnologia si fondono dando vita ad un progetto digitale di interior design dedicato al fashion e al luxury. Questo spazio può ospitare sfilate ed eventi digitali e allo stesso tempo una vetrina dove proporre abiti e accessori digitali e fisici, indossabili dagli avatar o acquistabili in e-commerce per essere indossati fisicamente. Come tutti i metaversi è basato sulla interoperabilità tra attività reali e attività virtuali ed una infrastruttura digitale scalabile, persistente ed interconnessa, incentrata sull’interazione in tempo reale di persone che possono lavorare, socializzare, giocare, vendere e acquistare. VVR Fashion Metaverse è inoltre stato finalista al concorso internazionale promosso dalla rivista statunitense “Interior Design” per la progettazione di spazi digitali nella categoria Built – experiential.

Il nuovo studio professionale gestito da VVR, interamente dedicato e specializzato in progetti metaversirealtà aumentata e virtuale e le nuove tecnologie, per questa settimana rimarrà aperto ogni giorno dalle 11.00 alle 17.00, permettendo a pubblico e addetti ai lavori di immergersi – sia in modalità desktop sia attraverso i visori per la realtà virtuale immersiva – negli ultimi metaversi realizzati da VVR.


TITOLO: METAVERSI PER FASHION E DESIGN
NUOVA SEDE DI VITRUVIO VIRTUAL REALITY: LOM – Locanda Officina Monumentale, via Galileo Ferraris 1, Milano
TITOLO: “MCM WEARABLE CASA. The Ultimate METAVERSE experience”
DOVE: Palazzo Cusani, Via Brera 13-15
QUANDO: Fino al 20 aprile 2024
ORARI: Da lunedì a sabato dalle 11.00 alle 17.00
Giovedì 18 aprile dalle 11.00 alle 21.00

CONTATTI
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