GRIMANESA AMORÓS con “SCIENTIA”: una monumentale scultura luminosa che esplora le relazioni umane

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L’artista peruviana 
GRIMANESA AMORÓS
con la sua gigantesca scultura

“SCIENTIA”

Fino al 31 agosto 2022 presso il Centro per la Società e la Cultura Contemporanea di Bilbao, Azkuna Zentroa, la spettacolare installazione luminosa della Amorós.

Questa installazione site specific rientra nel programma artistico del primo congresso internazionale The Wellbeing Summit for Social Change.

Fino al 31 agosto, l’atrio di Azkuna Zentroa – Centro per la Società e la Cultura Contemporanea di Bilbao, ospita SCIENTIA, una scultura monumentale dell’artista Grimanesa Amorós.

Partendo dall’importanza della luce per migliorare lo stato d’animo e la salute mentale delle persone, l’autrice peruviana – che vive negli Stati Uniti – presenta la sua installazione per stimolare momenti di riflessione e realizzazione personale.

Per creare sculture immersive su larga scala è necessario comprendere come l’ambiente in cui viviamo influenzi il nostro stato d’animo e il nostro benessere“, afferma l’artista.

La mia scultura luminosa SCIENTIA, per questo luogo specifico, coinvolgerà i visitatori in un dialogo con l’architettura e la comunità circostanti, promuovendo momenti di riflessione con se stessi e realizzazione personale, creando simultaneamente una connessione attraverso l’uso della luce“. 

Il nome del progetto, SCIENTIA –parola latina che rimanda alla conoscenza, all’ esperienza e alla perizia- implica un’attività interattiva a livello sociale, la ricerca e l’interscambio. Quest’opera d’arte esplora le relazioni umane utilizzando gli  elementi naturali: fuoco, acqua, terra e luce.

Afferma l’artista: “Attraverso questa immersione primordiale, SCIENTIA fornisce un mezzo per accedere al nostro io emotivo che nutre il benessere e promuove l’impegno comunitario.”

Questa installazione site specific rientra nel programma artistico del primo congresso internazionale “The Wellbeing Summit for Social Change“, che si è tenuto a Bilbao a giugno con l’obiettivo di affrontare il cambiamento sociale e comunitario attraverso l’azione collettiva.

Grimanesa Amorós 

Grimanesa Amorós ritratta con l’opera Scientia alle sue spalle

Grimanesa Amorós è un’artista nordamericana di origine peruviana che esplora il legame con la comunità nel punto di incontro con la storia, la tecnologia e l’architettura. Le sue monumentali sculture di luce integrano video, illuminazione ed elementi elettronici per creare degli ambienti immersivi. La tecnologia completa i concetti delle sue opere senza definirle. L’artista trae ispirazione da importanti eredità culturali, ma senza avere una visione nostalgica dei propri soggetti. Nell’arte di Grimanesa Amorós, il passato incontra il futuro.

Amorós è spesso invitata come relatrice principale in musei, fondazioni e università, dove le sue conferenze danno potere alle giovani donne, attirando futuri artisti, studenti e professori che lavorano nei campi dell’architettura, della scienza e della tecnologia. Ha esposto negli Stati Uniti, in Europa, Asia, Medio Oriente e America Latina. È stata relatrice invitata presso TEDGlobal, ha ricevuto la borsa di ricerca del “NEA Visual Arts Grants Fellowships” e ha il merito di far parte dell’«Art In Embassies Program of the U.S.» (il Programma di Arte delle Ambasciate degli Stati Uniti) e di contare sulla borsa di studio “Civita Institute NE Chapter Fellowship Grant”. Le sue opere sono state esposte in numerosi musei, tra cui il Museo Ludwig, il Museo CAFA, il Museo Katonah e il Museo d’Arte dell’Università Nazionale di Seoul.

Alhóndiga Bilbao Azkuna Zentroa è il Centro per la Società e la Cultura Contemporanea di Bilbao, con una prospettiva locale e internazionale aperta al dialogo con i diversi gruppi della comunità. Azkuna Zentroa è un luogo per partecipare alla cultura come pratica, processo e spazio di esperienze. Lavoriamo con artisti, agenti e comunità artistiche tramite modelli di programmazione ibridi e multilaterali che mostrano la dimensione quotidiana di tutto ciò che è contemporaneo, per raggiungere qualunque tipo di pubblico. Prestiamo particolare attenzione alla creazione basca moderna e alle prospettive femministe nell’arte, utilizzando la mediazione e l’istruzione come un modo per generare conoscenza critica e trasformare la società attraverso l’arte e gli artisti.

The Wellbeing Project (Il Progetto di Benessere) Il Progetto di Benessere è un’iniziativa globale incentrata sulla catalizzazione di una cultura del benessere interiore per tutti gli agenti di cambiamento e strutturata su quattro pilastri: programmi modello; ricerca e valutazione; apprendimento, convocazione e abilitazione e narrazione di storie e connessione. L’organizzazione si ispira all’amore, all’attenzione e alla compassione per tutte le persone impegnate nel costruire un mondo migliore; inoltre, sostiene le numerose cause e i movimenti per cui tutti noi lavoriamo.

The Wellbeing Project è stato creato in collaborazione con Ashoka, Impact Hub, Porticus, Fondazione Skoll, Istituto Synergos e Università di Georgetown. Nell’ambito di questo progetto, dal 1 al 3 giugno 2022 si è svolto a Bilbao-Bizkaia (Spagna) The Wellbeing Summit for Social Change (Il Summit sul Benessere per il Cambiamento Sociale), un evento mondiale che ha riunito i leader del cambiamento sociale, dei governi, dell’arte e dell’imprenditoria che lavorano nel punto di incontro tra il benessere individuale e quello collettivo. Questo vertice rappresenta un momento critico per promuovere un cambiamento culturale sistemico al fine di migliorare la salute mentale e il benessere di tutti gli agenti del cambiamento. Per ulteriori informazioni: wellbeing-project.org


INFO

Christian Campos Tel. 678 979 098
christian@acercacomunicacion.org
Enrique Llamas Tel. 672 30 08 96
enrique@acercacomunicacion.org

Ash Hagerstrand 
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Ufficio stampa in collaborazione con Acerca Comunicación
Anastasia Marsella | am@ufficiostampa-arte.it

Milano: Torna la terza edizione di ReA! Art Fair – Alla Fabbrica del Vapore 100 nuovi artisti emergenti

ReA! Art Fair | Edizione 2021 @ Michela Pedranti

MILANO | FABBRICA DEL VAPORE

DAL 13 AL 16 OTTOBRE 2022

ReA! ART FAIR

III edizione

Allo Spazio ex Cisterne, ritorna l’unica fiera italiana di arte contemporanea, interamente dedicata ad autori emergenti che si presentano senza l’intermediazione di gallerie o musei.

Cento saranno gli artisti che proporranno le loro opere capaci di abbracciare una pluralità di tecniche realizzative, dalla pittura alla fotografia, dalla scultura alla performance, dalla Digital Art alla Street Art, agli NFT, presenti per la prima volta.

Dal 13 al 16 ottobre 2022, lo Spazio ex Cisterne della Fabbrica del Vapore a Milano ospita ReA! Art Fair, l’unica fiera italiana di arte contemporanea, interamente dedicata ad autori emergenti che si presentano senza l’intermediazione di gallerie o musei. Obiettivo della fiera è supportare il lavoro dei giovani creativi offrendo loro una prima piattaforma di incontro con i collezionisti e le gallerie, oltre all’opportunità di vendita e di confronto con un ampio pubblico.

La main section di ReA! Art Fair, giunta alla sua la III edizione, promossa e organizzata dall’associazione no profit ReA Arte, col patrocinio del Comune di Milano, di Fondazione Cariplo, presenta 100 artisti selezionati dal comitato scientifico composto dalle curatrici di ReA Arte, Laura Pieri, Maria Myasnikova, Paola Shiamtani, Milena Zanetti, alle quali si sono aggiunte Erica Massacessi e Vittoria Martinotti, tra le oltre 800 candidature giunte da tutto il mondo, attraverso una open call.

La scelta ha privilegiato quegli autori che si sono distinti per il loro potenziale e per la loro prospettiva di crescita e che sono stati considerati pronti per esordire sul palcoscenico dell’arte globale sul quale, in alcuni casi, si affacciano per la prima volta.

ReA! Art Fair offre al visitatore opere che abbracciano una pluralità di tecniche realizzative, dalla pittura alla fotografia, dalla scultura alla performance, dalla Digital Art alla Street Art, agli NFT, presenti per la prima volta.

Tra le novità dell’edizione 2022, un nuovo spazio dedicato ai partner e ai progetti speciali, come lo spazio riservato a Lampoon Magazine e a Balloon Project.

I riconoscimenti agli artisti più meritevoli sono una delle particolarità più apprezzate di ReA! Art Fair. Tra questi, si segnala il Cash prize, un premio di €1.500 che andrà al vincitore scelto da una giuria esterna per conto di Artsted, la piattaforma digitale che offre investimenti nel mondo dell’arte accessibili a un vasto pubblico.

Tra la primavera e l’estate 2023 si terrà a Milano una mostra collettiva di 10 artisti selezionati da ReA!

In collaborazione con ExtrArtis, a due autori sarà offerta l’opportunità di frequentare una residenza d’artista in programma in Italia nel corso del prossimo anno.

Catalogo edizioni ReA Arte.

L’Associazione ReA Arte

Foto del team di ReA! Art Fair @xanikka

L’Associazione no profit ReA Arte nasce nel 2020 su iniziativa di un gruppo di giovani professioniste under 35 impegnate nel settore dell’arte. Pur con background differenti – dalla formazione curatoriale alla comunicazione culturale al fundraising – le organizzatrici si raccolgono intorno a uno scopo comune: promuovere l’arte e la cultura attraverso il sostegno di artisti emergenti, garantendo loro accessibilità al settore ed eque opportunità. A questo obiettivo si aggiunge quello di avvicinare il pubblico a un mercato dell’arte inclusivo e trasparente. Intorno a questa mission nasce ReA! Art Fair, arrivata nel 2022 alla terza edizione. A questa si affianca il dipartimento di formazione ReA! Education & Consulting che propone workshop e servizi di consulenza dedicati agli artisti emergenti e agli operatori di settore con l’obiettivo di trasmettere competenze specifiche per presentarsi e lavorare nel mercato dell’arte contemporanea, in modo strategico ed efficiente.


INFO
ReA! Art Fair 2022
Milano, Fabbrica del Vapore | Spazio ex Cisterne (via Procaccini 4)
13-16 ottobre 2022

Orari: tutti i giorni, dalle 11 alle 21

Ingresso libero

Informazioni:
info@reafair.com

Sito internet:
www.reafair.com

Social:
Facebook | Instagram | LinkedIn: @rea.fair

Ufficio stampa
CLP Relazioni Pubbliche
Anna Defrancesco | T 02 36755700 | anna.defrancesco@clp1968.it |
www.clp1968.it

ARTHEMISIA, le mostre d’autunno – Asti, Palazzo Mazzetti, BOLDINI e il mito della Belle Époque

Giovanni Boldini
La camicetta di voile, 1906 c.
Olio su tela, 72×63,5 cm
Collezione Sacerdoti Ferrario

Boldini e il mito della Belle Époque Asti, Palazzo Mazzetti
26 novembre 2022 – 10 aprile 2023

La Belle Époque, i salotti, le nobildonne e la moda: è il travolgente mondo di Giovanni Boldini, genio della pittura che più di ogni altro ha saputo restituire le atmosfere rarefatte di un’epoca straordinaria.
Letteratura e moda, musica e lusso, arte e bistrot si confondono nel ritmo sensuale del can can e producono una straordinaria rinascita sociale e civile.

Dal 26 novembre 2022 al 10 aprile 2023 Giovanni Boldini, uno degli artisti italiani più amati di ogni tempo, viene celebrato con una grande mostra a Palazzo Mazzetti di Asti. Dopo i successi delle mostre Chagall. Colore e magiaMonet e gli impressionisti in NormandiaI Macchiaioli. L’avventura dell’arte moderna, la collaborazione tra Fondazione Asti Musei e Arthemisia continua a richiamare folle di visitatori ad Asti.
Il nuovo progetto, a cura di Tiziano Panconi, è dedicato al genio indiscusso di Boldini.

Oltre 80 magnifiche opere – tra cui Signora bionda in abito da sera (1889 ca.), La principessa Eulalia di Spagna (1898), Busto di giovane sdraiata (1912 ca.) e La camicetta di voile (1906 ca.) – sono protagoniste di una narrazione cronologica e tematica al tempo stesso.
L’esposizione presenta una ricca selezione di opere che esprime al meglio la maniera di Boldini, il suo saper esaltare con unicità la bellezza femminile e svelare l’anima più intima e misteriosa dei nobili protagonisti dell’epoca.
Una mostra che pone l’accento sulla capacità dell’artista di psicoanalizzare i suoi soggetti, le sue “divine”, facendole posare per ore, per giorni, sedute di fronte al suo cavalletto, parlando con loro senza stancarsi di porle le domande più sconvenienti, fino a comprenderle profondamente e così coglierne lo spirito, scrutandone l’anima.
Farsi ritrarre da Boldini significava svestire i panni dell’aristocratica superbia di cui era munificamente dotata ogni gran dama degna del proprio blasone. Occorreva stare al gioco e accettarne le provocazioni, rispondendo a tono alle premeditate insolenze ma, infine, concedersi, anche solo mentalmente, facendo cadere il muro ideologico dell’alterigia, oltre il quale si celavano profonde fragilità.

Egli coglieva al volo l’attimo fuggente, quel momento unico in cui un’occhiata più sincera rivelava lo stato d’animo e la mimica del corpo si faceva più espressiva, l’istante in divenire fra un’azione e l’altra, quando la forza motoria di un gesto si esauriva, rigenerandosi prontamente in quello successivo.
Negli anni della maturità e poi della senilità, le lunghe e vorticose pennellate, impresse come energiche sciabolate di colore, rimodellavano in senso dinamico i corpi delle sue “divine” creature e il suo stile, a un tempo classico e moderno, costituiva la miglior risposta alle vocazioni estetiste e progressiste manifestate dagli alti ceti sociali.

La mostra Boldini e il mito della Belle Époque è realizzata dalla Fondazione Asti Musei, dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Asti, dalla Regione Piemonte e dal Comune di Asti, organizzata da ArthemisiasponsorGruppo Cassa di Risparmio di Asti e con il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Torino.
Catalogo edito da Skira.


Info e prenotazioni
www.arthemisia.it

Ufficio StampaArthemisia
Salvatore Macaluso | sam@arthemisia.it
press@arthemisia.it | T. +39 06 69380306 | T. +39 06 87153272 – int. 332

06- Letture estive: “Feria d’agosto” di Cesare Pavese – Insonnia

La scelta delle letture estive è talmente impegnativa che si preferirebbe essere già a settembre. Naturalmente stiamo scherzando, perché i suggerimenti offerti sono talmente tanti che potremmo trascorrere tutto il tempo a passarli in rassegna. La Redazione Il Libraio, ad esempio, fornisce una lunga e documentata lista di Libri da leggere: oltre 200 consigli per l’estate 2022. Dovete solo acquistare il libro che preferite e portarvelo sotto l’ombrellone.

In verità, l’espressione “libro da ombrellone” sembra alquanto irriverente trattandosi di letture, che certo non vorremmo fossero del tutto disimpegnate e superficiali. La proposta che vi facciamo è, quindi, (ri)scoprire un bel libro di un grande autore italiano del Novecento. Un libro solo, da leggere, capitolo dopo capitolo, dovunque voi siate.

Feria d’agosto di Cesare Pavese, raccoglie brevi racconti incentrati sugli anni giovanili dell’autore: la vita in campagna, le vigne, l’infanzia in contrapposizione col mondo degli adulti, la voglia di lasciare quelle colline e conoscere il mondo. Infine, la città, le case, le feste, le amicizie. Sono temi che si ritrovano anche in altri capolavori di Cesare Pavese. Sono i temi che per tutto il mese d’agosto ci accompagneranno sulle pagine di Experiences. Buona lettura e buone ferie, per voi e per noi.

Parte prima: il mare

Insonnia

Quando rientravo avanti l’alba sull’aia (rincasavo da feste, da discorsi, da avventure) sapevo che mio padre era là, sotto la macchia nera del noce, e stava immobile, da chi sa quanto tempo, guardando in mezzo agli alberi, dardeggiando gli occhi, sempre sul punto di uscire sotto le stelle. Io sbucavo dal prato e attraversavo l’aia (avrei potuto passare dal portico e non esser veduto), ma era meglio se capiva subito che non volevo nascondermi e quando il buio sarebbe diradato sapesse già ch’ero tornato da un pezzo. Il noce riempiva mezzo il cielo, ma un gran tratto dell’aia restava scoperto e biancheggiava: io passavo su quel bianco, e la notte era tanto serena che mi vedevo sotto i piedi la mia ombra.

Attraversavo quel bianco senza guardare dalla parte del noce, perché se avessi guardato avrei dovuto fermarmi e mio padre mi avrebbe chiamato dicendo qualcosa e uscendo fuori. Mio padre non dormiva di notte perché era vecchio e gli pareva di perdere il tempo. Diceva che il tempo non passato sui beni è tutto sprecato. Nel cuore della notte scendeva dal letto (ci saliva che non era ancor buio), e cominciava a girare, entrava nella stalla vuota, raddrizzava un tridente, raccoglieva una paglia. Da quando le mie sorelle si erano sposate non ci restava che una vigna: due giornate di costa che lui di giorno zappava e di notte sorvegliava dall’aia. Un tempo (quand’eravamo bambini), già mezzo addormentati nel letto lo sentivamo toccare la corda nella stalla e spalancare la porticina che strideva raschiando. Allora quel rugghio ci pareva una minaccia, la voce vera di nostro padre, che insonne vegliava e nella notte esponeva la casa ai tremendi pericoli che un rumore improvviso può suscitare nel buio. Avremmo voluto che la porticina gli si richiudesse alle spalle, per sentirci piú sicuri in fondo ai letti, dove il nostro cuore batteva. Eravamo sempre vissuti in quella casa dove un rumore voleva dire un estraneo.

Adesso sbucavo sull’aia ridendo, e sapevo che mio padre mi aspettava sotto il noce. A volte mi accompagnava qualcuno fin sulla strada sotto la vigna: discorrevamo dell’ultima bottiglia, di quel che s’era fatto e si doveva fare. — A domani, – dicevo. – A domani, — e quell’altro si allontanava a passi lunghi, sotto le piante, anche lui verso casa. In tre passi salivo il sentiero e vedevo il gran noce e mi ritrovavo sull’aia di tutte le notti. Passavo senza fermarmi, davanti all’ombra di mio padre. Sentivo che mi guardava e voleva parlarmi. Non mi voltavo, arrivavo alla porta, e l’incontro era rimandato a un’altra volta.

Di giorno mio padre aveva le sue idee e si sfogava con la mamma e gridava con me. C’erano sempre dei lavori inutili e bisognava farli per amore della pace: si legavano fascine e si vangava. Mio padre chiedeva non tanto che noi ci chinassimo a faticare, quanto che gli fossimo intorno e girassimo sull’aia a fargli credere che c’era lavoro per tutti. Da quando le mie sorelle si erano sposate e gli affittavano la vigna, a casa nostra era una morte, non si vedeva piú nessuno, anche la stalla era vuota. Certi giorni mi annoiavo come quando ero ragazzo e nessuno veniva a giocare. Pigliavo nei campi bruscamente e dicevo che andavo in paese; andavo invece da mia sorella e le chiedevo di darmi un lavoro purchessia: non mi dava lavoro, ma di là passava sempre qualcuno e si discorreva a sazietà.

— Cos’avete fatto? — mi chiedeva a cena mio padre, e non bisognava rispondergli che avevamo chiacchierato, perché cominciava a gridare e a prendersela con la mamma che ci aveva messi al mondo così. Non con me. Venendo notte, non se la prendeva più con me, non osava affrontarmi. Era sempre sul punto di uscire dall’ombra, ma ogni volta io passavo, con la giacchetta sotto braccio, divagato e deciso, tendendo l’orecchio alle voci dei grilli, e nulla succedeva. Succedeva soltanto che, una volta entrato in casa, la mamma mi chiamava, con la sua voce soffocata, dal letto (neanche lei non dormiva piú molto, alla sua età) e voleva sapere se mio padre era sempre sull’aia, sapere che cosa faceva, se aveva detto che rientrava. La tranquillavo borbottando, le dicevo che ero io e che faceva sereno. Rispondevo cosí spazientito, che sembravo mio padre. Era il mese di agosto e non c’era da pigliarsela se un vecchio non voleva dormire. La mamma a poco a poco taceva, ma neanch’io riuscivo a prender sonno (mi agitavano il vino e i discorsi della notte). Fuori c’era la campagna, c’eran le strade deserte, l’indomani col sole sarebbe stata un’altra cosa; ma intanto la smania di finirla, di prendere un treno, di andare in città e fare una vita piú da uomo, non mi lasciava dormire. Anche mio padre era scappato giovanotto, e lui se n’era andato a piedi perché ai suoi tempi non c’era ancora la ferrovia. Ma dopo un anno era tornato. Io non volevo tornare mai più.

La notte della Madonna rincasai ch’era mattino, e una volta tanto il sentiero del prato mi parve diverso dal solito. Mio padre uscì dalla stalla mentre facevo colazione sulla porta.

— Com’è andata la festa?

— Ho trovato il Nanni, – dissi masticando. – Abbiamo parlato.

— Che cosa può dire quel vagabondo…

— Niente. Mi prende insieme a lavorare quando voglio.

Mio padre si fermò irresoluto; aveva in mano una cavezza e la posò sulla finestra. Ancora un anno prima me l’avrebbe appioppata sulla schiena. Ma adesso era inutile, e si voltò verso la stalla di dove usciva la mamma passandosi una mano sugli occhi. Io lasciai che gridassero e intanto guardavo l’ombra lunga del noce.


Edizione completa sulla pagina dedicata a Feria d’agosto di liberliber.it . Testo digitalizzato da Claudio Paganelli, paganelli@mclink.it, revisionato da Catia Righi, catia_righi@tin.it, e Ugo Santamaria.