Roma, Canova22: Per il bicentenario di Canova, CRISALIDE di Fiorenzo Zaffina nell’antica fornace del sommo scultore

Fiorenzo Zaffina
CRISALIDE

A cura di Alberto Dambruoso

Inaugurazione 9 febbraio 2023 ore 18.30

Canova22 – Antica Fornace del Canova
Via Antonio Canova 22 — Roma

Fino all’11 marzo 2023

Il giorno 9 febbraio 2023 alle ore 18.30, all’interno delle Celebrazioni del Bicentenario della morte di Antonio Canova, inaugura presso Canova22, l’antica Fornace del Canova, “CRISALIDE” di Fiorenzo Zaffina a cura di Alberto Dambruoso. La mostra è accompagnata da un catalogo edito da Bordeaux edizioni, con i testi di Alberto Dambruoso, Giuseppe Pansini, Antonella Marrone, Mara Luzzatto e Elisabetta Serpi, la quale ha curato anche le musiche che accompagnano l’installazione all’interno dello spazio espositivo. 

Il curatore, Alberto Dambruoso, presenta l’opera nel testo. “

Amore e Psiche secondo Fiorenzo Zaffina

di Alberto Dambruoso

In occasione del bicentenario della morte del sommo scultore neoclassico Antonio Canova, un altro scultore -Fiorenzo Zaffina- gli rende omaggio reinterpretando una delle sue sculture più note ed apprezzate: Amore e Psiche.

Il tributo a Canova da parte di Zaffina viene tra l’altro compiuto proprio in uno dei luoghi cari al Canova per la creazione delle sue opere, ovvero all’interno della fornace in cui modellava i bozzetti in creta.
Nel corso degli ultimi due secoli sono stati molti gli scultori che si sono ispirati ad Amore e Psiche, offrendo differenti versioni del mito raccontato da Apuleio nelle Metamorfosi, ma nessuno di questi prima di Zaffina, si era spinto al punto da creare un d’après dell’opera trasparente. Sì perché il gruppo scultoreo creato da Zaffina è costituito da dei blocchi di plexiglass sui quali l’artista è intervenuto scolpendo in negativo.

Zaffina si è distinto negli ultimi trent’anni per un tipo di ricerca in cui ha saputo coniugare forme e modi della scultura classica con un approccio da archeologo del contemporaneo. Per anni lo scultore di origini calabresi ma romano d’adozione, ha scavato in pareti, muri, rocce facendo affiorare dalle crepe circuiti elettrici, computer e in generale elementi appartenenti alla civiltà tecnologica. Un mondo tutt’altro che scomparso ma di cui l’artista, cosciente del principio di obsolescenza proprio dei nostri tempi, ne ha preconizzato la sparizione e ci ha offerto una finestra sul futuro, mostrandoci, forse un giorno non troppo lontano, vedranno le prossime generazioni. 

Il classico e il contemporaneo sono quindi due poli sui quali l’artista ha da sempre incentrato la sua attenzione e che possiamo ritrovare pienamente anche in questa scultura: classico è il tema del racconto, classica o meglio neoclassica anche la forma ricavata dalla scultura del Canova ma contemporanea è sia la tecnica esecutiva, sia il materiale con il quale è stata plasmata. Si rimane stupefatti di fronte a questo omaggio di Zaffina a Canova per almeno due motivi: primo perché il confronto con un gigante della storia dell’arte come Canova poteva essere soverchiante non lasciando scampo a Zaffina e invece quest’ultimo ne esce reggendo benissimo il paragone; secondo perché Zaffina al pari di Canova ha dato una dimostrazione di sapienza esecutiva elevatissima riuscendo a realizzare una scultura in grado di dare una precisa forma fisionomica ed anatomica ai vari personaggi scavando con un piccolo strumento elettronico incisorio il blocco di plexiglass. Un prodigio tecnico che dimostra tra l’altro l’assoluta padronanza di una tecnica di cui Zaffina è certamente uno dei massimi interpreti a livello internazionale. 

Zaffina ha così creato un’opera di rara bellezza che non solo compete con quella di Canova per il virtuosismo tecnico, ma ne offre una sua nuova visione, rendendola contemporanea. 

Fiorenzo Zaffina

Fiorenzo Zaffina, nato a Lamezia Terme, vive e lavora a Roma dal 1970. Dopo aver frequentato il liceo artistico nelle città di Reggio Calabria e Roma, consegue il diploma a Catanzaro. Tornato nella capitale prosegue l’attività espositiva, iniziata in Calabria, con una serie di collettive e due personali ricevendo premi e riconoscimenti. Si iscrive alla Facoltà di Architettura e continua gli studi presso l’Accademia di Belle Arti e la Scuola Libera del Nudo. Nel 1993, quando prende parte al Premio Marche curato da Renato Barilli, ha già avviato una propria ricerca volta alla “dissezione” dei muri e alla conseguente rivelazione di anfratti, scenari segreti, realtà insondabili se non attraverso un gesto che, non finalizzato a ferire, contribuisce a creare una dimensione spaziale altra. Nel 2016, dopo quattro anni di sperimentazione su un nuovo materiale l’artista presenta per la prima volta in assoluto al Museo MAON di Rende (Cosenza), dei blocchi di plexiglass scavati, scoprendo ancora una dimensione. 


Crisalide, d’Anima è Corpo di Fiorenzo Zaffina
L’Arte vive d’ … Amore è Psiche!

di Giuseppe Pansini

Nel suo omaggio, nelle forme e nei luoghi di Canova, Fiorenzo Zaffina accenta, accentua, la congiunzione tra Eros e Anima. La “e” è copula. La Psiche è Corpo svelato, sottratta agli inferi … al male. Strappata alla fascinazione del piacere della morte! Già, perché l’Ero … s … enz’Anima cade negli onnipotenti abissi dell’odio, dei conflitti interiori e non.

Nell’opera di Fiorenzo Zaffina, infatti, le figure non sono “blocchi” di pietra contrapposti ma diafani pensieri scavati, estratti dal profondo della sua, della nostra “Anima”. Sono frammenti di Sé, del Sé collettivo, che s’integrano nella promessa d’un bacio, d’un bacio d’Amore. 

Il bacio d’Amore che prende la finitezza d’ogni essere umano e la innalza, spiegando le sue ali, portandola sulle vette dell’eterna esistenza dei nostri multi-versi.

Qual è, allora, il momento della fiaba d’Apuleio che l’artista mostra? Quello degli incontri al buio che precedono la fuga d’Amore, forse! Perché Eros resta un mistero per ciascuno di noi finché, spinti dalla cieca incertezza, volgiamo lo sguardo verso di Lui. Senza indugiare troppo, però! Perché il lume della nostra ragione può ferire il nostro Amore e rischiamo di restarne privi per sempre: nulla è più doloroso della mancanza dell’oggetto amato o dell’amore dell’oggetto amato. É Amore che tiene in mano le sorti del nostro essere felici d’essere nel mondo. È possibile? Certo! Quando la nostra Psiche, attraversando le selve dove si annidano le nostre ombre, si rende consapevole di “voler essere più bella per Amore”.

Preferisco, perciò, come la fanciulla ne “L’asino d’oro” d’Apuleio, cui la vecchia megera, complice dei briganti, narra la fiaba per consolarla, essere “rapito” (senza riscatto, però! Mi perdoni l’artista, ma l’Amore non ha prezzo!), dall’opera di Fiorenzo Zaffina, per cogliere l’istante in cui Amore salva la sua Psiche dalle tenebre per farne la sua sposa-dea tra gli dei. Un invito, pertanto, il suo, a compiere quel matrimonio tra Eros e Psiche, tra Anima e Corpo, che ci rende “unici”, individui tra individui, ricucendo le parti scisse del Sé, individuale e collettivo, tramite la fruizione della propria opera d’arte, per asservire le forze distruttive a vantaggio dei processi creativi. Dall’incontro del fruitore con l’artista tramite l’opera d’arte,  dall’unione tra Eros e Psiche nasce Voluttà, il piacere, il piacere della bellezza d’essere con Amore, per Amore.

Eros è Psiche [1], pertanto! Eros è l’asino che mangiando le rose di Iside, torna a essere un uomo, un Uomo-Umanità d’oro avendo conosciuto, come Medardo di Terralba, il visconte dimezzato da Calvino, la parte peggiore e migliore di Sé, del Sé.

Fiore … nzo Zaffina, in questo suo viaggio chiamato Amore e Psiche, ci restituisce, perciò, le sue rose, le nostre rose, boccioli di rose rosa, bourbon, senza spine, senza sangue né lagrime, che brillano a lume di candela … 

La rosa della rosa
domanda alla rosa 
una rosa.

Oh, rosa da una rosa! [2]

Rosa dà una rosa, Crisalide- Farfalla d’Anima è Corpo di Fiorenzo Zaffina!

[1] Àmart, Eros è Psiche, in G. Pansini, Gioia e Mariasole Fortuna, la fiaba e il discorso della psicologia nell’arte, F. Angeli Ed., Milano 2020, pag. 117.
[2] Sammarco Conte Angela, Al circo Illuminista, Ed. dell’Elefante, Tivoli 2010, pag. 137.


INFO

Fiorenzo Zaffina
CRISALIDE
A cura di
Alberto Dambruoso
Testi in catalogo di Alberto Dambruoso, Giuseppe Pansini, Antonella Marrone, Mara Luzzatto e Elisabetta Serpi
Promossa da Canova 22 – Antica Fornace del Canova
Grafica di Paolo Residori
Fotografie di Roberto Vignoli, Alberto Guerri, Enrico De Bernart
Musica di Elisabetta Serpi
Video di Enrico De Bernart
Catalogo Bordeaux edizioni
Inaugurazione 9 febbraio 2023 ore 18.30
Fino all’11 marzo 2023
Orari: dal martedì a domenica 17.00 – 20.00

Canova22 – Antica Fornace del Canova
Via Antonio Canova 22 — Roma
canova22press@gmail.com
0623481237
www.canova22.com
Fiorenzo Zaffina
www.fiorenzozaffina.it
zafio@icloud.com 
Ufficio Stampa 
Roberta Melasecca Melasecca PressOffice – Interno 14 next
roberta.melasecca@gmail.cominfo@melaseccapressoffice.it

A Padova Frida Kahlo e Diego Rivera – Una delle più travolgenti storie d’amore e di passione dell’intera storia dell’arte

Nickolas Muray: Frida Kahlo on Bench #5, 1939 Carbon print, 45.5 x 36 cm The Jacques and Natasha Gelman Collection of 20th Century Mexican Art and the Vergel Foundation © Nickolas Muray Photo Archives

FRIDA KAHLO e DIEGO RIVERA

Padova, Centro Culturale Altinate San Gaetano

14 febbraio – 4 giugno 2023

Mostra a cura di Daniela Ferretti

Vernice per la Stampa: 14 febbraio 2023, ore 12.00

La mostra aprirà al pubblico il 14 febbraio, “Festa degli innamorati”, dalle ore 15.00 alle 21.00 con ingresso ridotto per tutti pari a 10€.

A Padova, al Centro Culturale Altinate San Gaetano, dal 14 febbraio al 4 giugno 2023, una grande, corale mostra racconta i due artisti messicani, assurti a miti a livello planetario. Padova sarà l’unica tappa italiana di uno storico tour mondiale. Promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Padova, la mostra è organizzata dalla Vergel Foundation, MondoMostre e Skira, in collaborazione con l’Instituto Nacional de Bellas Artes y Literatura (INBAL), con la curatela di Daniela Ferretti.

Diego Rivera: Portrait of Natasha Gelman, 1943, Oil on canvas, 115 x 153 cm The Jacques and Natasha Gelman Collection of 20th Century Mexican Art and the Vergel Foundation © by SIAE 2023

Il nucleo fondamentale delle opere giunge dalla celeberrima collezione statunitense di Jacques e Natasha Gelman, lui regista di successo e raffinato collezionista, lei che, dopo la morte di lui, continua, con brillante competenza, ad arricchire la collezione, al motto – come ricorda nel suo saggio in catalogo Daniela Ferretti – “Adesso mi tocca lavorare per due”.

I coniugi, che pur nella loro collezione contavano sul meglio dell’arte contemporanea europea, da Balthus, a Chagall, Giacometti, Matisse, Picasso, al giovane Bacon, ebbero un rapporto particolarmente intenso con i due artisti messicani, dai quali si fecero anche ritrarre. Così nella loro collezione entrarono le diverse fondamentali opere di Frida, tra le quali i suoi più celebri autoritratti, e di Diego, presenti in mostra.

È una esposizione corale, quella che viene proposta al San Gaetano. Accanto alla grande pittura (ben 23 le opere di Frida Kahlo e 9 quelle di Diego Rivera), ad essere proposta, e non a caso, è anche la fotografia. Karl Wilhem Kahlo, ebreo tedesco emigrato in Messico, era un abile fotografo d’architettura. Frida, giovanissima, lo accompagnava nelle sue campagne in giro per il Messico e questa collaborazione influenzò molto la sua arte, a partire dalla “consuetudine con la oggettività ed anche la crudezza di chi maneggia una macchina fotografica” fino alla rigorosa costruzione dell’immagine e al minuzioso gusto per il dettaglio”, scrive Dario Dalla Lana.

Frida, così come, in modo più limitato Diego, attrasse l’attenzione dei migliori fotografi internazionali del suo tempo. In mostra ritratti realizzati da Héctor Garcia, Manuel Álvarez Bravo, Giséle Freund, Martin Munkacsi, Nickolas Muray, Lucienne Bloch, Edward Weston.

Una sezione, coloratissima, è infine riservata ai costumi messicani, i cui colori si riverberano nelle opere di lei e nelle opere, dai murales agli oli su tela, di lui.

È il Messico iconico, forte, vivo quello che emerge in questa mostra, quella terra e quelle persone che nella parte centrale del ‘900 attrasse intellettuali, artisti, militanti e avventurieri dal Vecchio Continente. E nessuno come Frida Kahlo e Diego Rivera ha saputo tradurre nell’arte quel mondo di passione, bellezza, forza e sofferenza.

Victoria Combalía, nel suo intervento in catalogo, si chiede: “Chi era davvero Frida Kahlo? Perché così tanta gente è affascinata, in ugual misura, dalla sua vita e dalle sue opere?

La risposta, o una delle diverse possibili risposte, la trova nel racconto della sua nascita. “Magdalena Carmen Frida Kahlo Calderón venne al mondo il 6 luglio 1907 nel quartiere di Coyoacán, a Città del Messico. Anni dopo avrebbe dedicato un quadro alla propria nascita: una bimba che sembra morta sorge da una donna il cui volto è celato da un lenzuolo; sul letto, un’effigie dell’Addolorata trafitta dalle spade, come una sorta di presagio di tutte le disgrazie a venire.

Con grande perspicacia e una buona dose di maschilismo, Diego Rivera disse che Frida esprimeva “con franchezza assoluta e in modo tranquillamente feroce, i fatti generali che riguardano esclusivamente le donne”. Per lui, come per Picasso, la donna era destinata a soffrire. Non a caso aveva affermato: “Quanto più amo una donna, tanto più desidero ferirla”.

In realtà sembrano essere esistite tre Frida differenti, se non di più. Una è quella rivelata dalle lettere e dagli scritti dell’artista: una persona sofferente e instabile, ma anche vivace, politicamente combattiva, sempre in cerca di amore, contraddittoria, ironica e dotata di un grande senso dell’umorismo. La seconda è la Frida altezzosa che inchioda lo sguardo sull’osservatore fino a ipnotizzarlo, impassibile e con il viso leggermente reclinato da un lato. L’ultima è quella che, senza mai trascurare la fierezza e il contegno, si presenta come una maschera di dolore; l’icona, ben presto convertitasi in simbolo della sofferenza delle donne, su cui si fonda l’interpretazione della sua pittura come una rivendicazione della condizione femminile. Oggi come ieri, il mito di Frida Kahlo continua a vivere”.

Per entrare nel mondo della coppia di artisti messicani, sarà disponibile una ricca offerta di attività didattiche per le scuole di ogni ordine e grado e per il pubblico adulto.

Il catalogo della mostra è prodotto da Skira Editore.

Radio ufficiale: RADIO MONTE CARLO

Maggiori informazioni saranno disponibili sul sito www.mostrafridapadova.it.


Indirizzo:
Padova, Centro Culturale Altinate San Gaetano (via Altinate n.70)
 
Biglietti
Intero 15 €
Ridotto 13,00€: valido per visitatori dai 18 ai 25 anni, convenzioni e docenti
 
Info E Prenotazioni
0492010010
 
Orari
Dal lunedì al giovedì e i weekend: 10:00-19:30
Venerdì: 10:00-22:00
Ultimo ingresso singoli, lunedì, martedì e dal giovedì alla domenica: 19:00
Venerdì: 21:30
Giorni e orari di apertura straordinari
14.02.2023 – dalle ore 15.00 alle ore 21.00
09.04.2023 – dalle ore 10.00 alle ore 19.30
25.04.2023 – dalle ore 10.00 alle ore 19.30
01.05.2023 – dalle ore 10.00 alle ore 19.30
02.06.2023 – dalle ore 10.00 alle ore 22.00
 
 
Ufficio Stampa:
Studio ESSECI, Sergio Campagnolo tel. 049.663499
Rif. Roberta Barbaro roberta@studioesseci.net

Presentazione del libro d’artista “Eredi Boggiano” di Cristiano Berti al Goethe-Institut di Roma

Presentazione del libro “Eredi Boggiano” di Cristiano Berti al Goethe-Institut di Roma

L’evento si inserisce nel programma della settimana di riflessioni e iniziative sui crimini e sulle eredità del colonialismo italiano, organizzata dalla “Rete Yekatit 12-19 Febbraio”

Proseguono le presentazioni dell’originale libro d’artista Eredi Boggiano di Cristiano Berti con una nuova tappa a Roma. Il libro,edito da Quodlibet,verrà presentato il 15 febbraio alle ore 17.00al Goethe-Institut.

Eredi Boggiano è un progetto realizzato grazie al sostegno dell’Italian Council (X edizione, 2021), programma di promozione internazionale dell’arte italiana della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura.

L’evento di Roma fa parte della settimana di riflessioni e iniziative sui crimini e sulle eredità del colonialismo italiano organizzata dalla “Rete Yekatit12-19Febbraio”. A dialogare con l’autore Cristiano Berti sarà Viviana Gravano, curatrice d’arte contemporanea e docente presso l’Accademia delle Belle Arti di Brera.

Protagonista dell’indagine di Berti è la sorprendente e conturbante eredità cubana lasciata da Antonio Boggiano, un facoltoso commerciante italiano vissuto a Cuba nella prima metà dell’Ottocento e lì divenuto proprietario di una piantagione di caffè. Secondo il diritto consuetudinario vigente nelle colonie spagnole, alla persona fatta schiava veniva automaticamente dato il cognome del padrone, e dallo stesso padrone poteva essere ottenuta la libertà, comprandola.

Scopriamo così, grazie alle ricerche dell’autore, che i tanti cittadini cubani che portano oggi il cognome Boggiano non sono, solo, i discendenti delle schiave e degli schiavi di questo antico emigrante, bensì i discendenti di coloro che furono capaci di acquistare la propria libertà: gli Eredi Boggiano.

I temi della schiavitù e libertà, che assieme alle ombre del colonialismo e del razzismo sono al centro del libro, ben si inseriscono nel programma di eventi della settimana di riflessioni e iniziative sui crimini e sulle eredità del colonialismo italiano, organizzata dalla “Rete Yekatit12-19Febbraio”.

Immediatamente dopo la presentazione di Roma, partirà da Cuba il tour di presentazione del libro all’estero. Il 18 febbraio l’autore parteciperà alla Feria internacional del Libro de La Habana. Sempre nella capitale cubana, il 2 marzo Cristiano Berti terrà una conferenza nel Palacio de Segundo Cabo e il 3 marzo un seminario al Museo Nacional de Bellas Artes de Cuba.

Eredi Boggiano è un libro d’artista completamente privo di immagini. Il volume mette al centro la parola, prendendo la forma di un saggio storico. Frutto di cinque anni di ricerche, Eredi Boggiano fa parte del secondo dei “Cicli Futili” una serie di opere ibride nella quale Berti coniuga ricerca archivistica e artistica, per interrogarsi sulla capacità della storia di contribuire all’interpretazione della realtà in un mondo che mescola rapidamente culture e genti.

La struttura del libro è data da dodici capitoli seguiti da un’ampia sezione di fonti documentarie. Chiude il libro la conversazione con il critico d’arte e autore Seph Rodney, sull’arte e la rappresentazione e memoria della schiavitù di cui citiamo un passaggio: “La questione al centro di questo libro e del progetto artistico nel suo complesso è cosa fare di ciò che abbiamo ricevuto, sia che stiamo occupandoci del gruppo dei Boggiano, di te scrittore e interprete di una determinata storia, di un certo giallo storico e della cultura italiana che fa da cornice al suo mistero, e di me, erede di un ambiguo e disturbante lascito caraibico. (…) Tu hai cercato nel mistero dei Boggiano il materiale per un più ampio discorso su cosa siano i Caraibi. Trovo prezioso che tu abbia rivelato questa segreta storia di imprenditorialità, viaggi, sfruttamento, schiavismo, ambizione, mescolanza di etnie e culture, inesausta ricerca di auto-determinazione. Ti sei chiesto cosa farne, e hai risposto da ricercatore desideroso di dare alla storia una forma leggibile e comprensibile per il pubblico. E ti sei chiesto cosa farne come artista, districando fili nascosti e curiosi della storia dei Boggiano per vederli caricarsi di significato sul piano di una azione creativa. Hai detto: “l’arte è dare un senso alle cose, all’esistenza, attraverso ciò che non serve”.

Il volume fa parte di un più ampio progetto intitolato Cicli futili Boggiano, del quale fanno parte due altre opere sviluppate dall’artista: un’installazione parietale formata da due grandi alberi genealogici al cui apice stanno persone nate in Africa diramandosi poi attraverso matrimoni avvenuti nella prima metà dell’Ottocento e un video in cui alcune storie raccolte dall’autore nella zona in cui si trovava un tempo la piantagione di caffè di Antonio Boggiano intersecano la conversazione una famiglia di Boggiano afrocubani. La presentazione al pubblico di queste due altre opere è prevista per la fine del 2023.

Con questo secondo episodio dei suoi “Cicli Futili”, Berti torna a osservare le sorprendenti connessioni tra la cultura cubana e italiana, già protagoniste del suo precedente libroGaggini. Le Alpi e il Tropico del Cancro (Quodlibet, 2017), centrato sull’opera dello scultore genovese Giuseppe Gaggini per la città dell’Avana. Ed è proprio durante la ricerca artistica e storica per la stesura del suo primo libro d’artista che Berti scopre l’esistenza di Antonio Boggiano, quale intermediario commerciale tra il conte di Villanueva e lo scultore.

La schiavitù a Cuba era associata alla domanda di lavoro per sostenere le piantagioni; sull’isola fu abolita molto tardi, nel 1886. Più di un milione di schiavi africani furono portati a Cuba come parte del commercio di schiavi nell’Atlantico.

BIOGRAFIA CRISTIANO BERTI

CRISTIANO BERTI (Torino, 1967) è un artista visivo; vive e lavora a Jesi. Adopera principalmente i medium della fotografia, del video e dell’installazione. Tra le personali: Uqbar, Berlino (2017); Villa Croce Museo d’Arte Contemporanea, Genova (2015); Alert Studio, Bucarest (2014); Mole Vanvitelliana, Ancona (2012); P74 Center, Lubiana, Slovenia (2010); Stanica, Zilina, Slovacchia (2008); Carbone.to, Torino (2006, 2003, 2000). Tra le collettive: Paridad Jojaha (3a Bienal Intern. de Asunción, 2020); Récits des Bords de l’Eau (4me Biennale Intern. de Casablanca, 2018); Black Disguises (Museum of Modern and Contemporary Art, Rijeka, 2017); Residual (New Art Exchange, Nottingham, 2015); Overlapping Biennial (5th Biennial of Young Artists, Bucarest, 2012); Roma-Sinti-Kale-Manush (Autograph ABP, Londra, 2012); Da Guarene all’Etna (Fond. Sandretto Re Rebaudengo, Guarene, 2009); Artist-Citizen (49th October Salon, Belgrado, 2008);Speaking Volumes (Holter Museum of Art, Helena, US, 2008); Sexwork (NGBK, Berlino, 2006); BIG 2002, 2.a Biennale Internazionale di Torino (2002). Insegna all’Accademia di Belle Arti di Macerata. 

APPROFONDIMENTO SUI PROTAGONISTI DEL LIBRO

Antonio Boggiano.

Nato a Savona nel 1778, figlio di un orafo, partì per l’America a diciotto anni, su una fregata spagnola. Giunto a Cuba vi fece fortuna, stabilendosi nella città di Trinidad. Lì si sposò con una creola, María de las Nieves Hernández. I due ebbero tre figlie e due figli, ma una delle bambine morì subito. Incinta una sesta volta, María de las Nieves morì all’età di ventisette anni. Pochi anni dopo il vedovo e i quattro figli partirono per l’Italia.

Boggiano comprò un palazzotto dismesso da una famiglia nobile savonese, e trascorso qualche tempo si risposò, con la marchesa Francesca Pico. Da questo secondo matrimonio nacquero due femmine e due maschi, e anche in questo caso una delle bambine morì subito.

Boggiano manteneva in quegli anni forti interessi a Cuba, era attivo nel commercio di generi coloniali, che spediva in Italia, e di prodotti europei di ogni genere, che potevano servire dall’altra parte dell’oceano. Aveva inoltre un vasto terreno sulle montagne retrostanti Trinidad, dove faceva coltivare il caffè. Gli affari gli andarono dapprima bene, poi molto male (il naufragio di un suo brigantino, forti perdite per l’insolvenza di una ditta messicana…).

Si mise con un commerciante di Sampierdarena, aprendo una società in accomandita a Trinidad, ma dopo un inizio promettente, la dittà andò in fallimento. A questo punto Boggiano abbandonò la moglie e tornò a Cuba (era il 1842). A quel tempo i due maschi che aveva avuto da María de las Nieves si trovavano già oltre oceano. Gli altri lo raggiunsero nel 1851: partirono da Genova in quattro, mancava solo una delle ragazze, che era stata data in sposa a un possidente di Ceriale e dopo aver dato alla luce quattro figli, poco più che trentenne, era morta.

Dopo qualche anno senza aver più sue notizie, la marchesa Pico sospettò che lui fosse morto, e chiese di avere il certificato di decesso. Ne seguì un litigio a distanza. Boggiano non fece più ritorno, morì a Trinidad nel 1860. Tre anni prima aveva venduto la piantagione di caffè con 128 schiavi.

Berti e Boggiano.

L’autore si imbatte nel nome di Antonio Boggiano durante le ricerche del suo precedente lavoro (anch’esso della serie Cicli futili), trovandolo citato come intermediario nella committenza di due fontane monumentali per la città dell’Avana.

La citazione è nel libro di Eugenio Sánchez de Fuentes Peláez, Cuba monumental, estatuaria y epigráfica, edito all’Avana nel 1916. Boggiano è associato a un altro mercante, genovese: Gerolamo Rossi. Alla fine del 1834 i due ricevono dal Soprintendente alle Finanze di Cuba l’incarico di provvedere due fontane di marmo bianco, e individuano l’artefice adatto in Giuseppe Gaggini (1791-1867). Sono Boggiano e Rossi a stipulare il contratto con lo scultore. Saranno infine encomiati e ricompensati con una provvigione.

Cercando tra le carte consolari notizie sull’arrivo delle fontane a Cuba, Berti ritrova un fascio di lettere con le quali il ministero chiede notizie su un certo Antonio Boggiano, partito per Cuba quindici anni prima, lasciando la moglie senza alimenti, e che si suppone sia oramai morto. Il console risponde che un uomo di tal nome vive nella città di Trinidad. Sulla base di questa labile traccia, Berti decide di recarsi a Trinidad e di cercare negli archivi storici locali. Oltre alla conferma che l’uomo cercato dalla marchesa Pico coincide con il commerciante che più di venti anni prima si adoperava per la committenza delle fontane, a Trinidad Berti trova molti Boggiano dalla pelle più o meno scura. Nasce così l’idea di Eredi Boggiano e del più ampio lavoro intitolato Cicli futili Boggiano.

Eredi Boggiano.

Il libro è strutturato in dodici capitoli, cui seguono, dopo alcune annotazioni di carattere generale altrettante lunghe sezioni di riferimenti bibliografici e archivistici. Chiude il libro la conversazione con Seph Rodney.

I primi sei capitoli sono dedicati alla figura di Antonio Boggiano. L’attacco, alcuni inserti e il ricorso a salti temporali rompono lo schema del biografismo classico. Ad esempio, il primo capitolo inizia con una vicenda drammatica risalente agli anni trenta del novecento, protagonista Paco Boggiano, un commerciante e uomo politico di colore. Questi primi sei capitoli ricostruiscono i successi e gli insuccessi economici di Antonio Boggiano, i beni che possedette, la sua vita familiare.

Il settimo capitolo costituisce una sorta di diaframma. È dedicato a una minuziosa descrizione della casa-tempio di Kalunga a Trinidad, un luogo di culto ispirato alla regola del palo monte. Questo è l’unico capitolo del libro in cui non compare, neppure una volta, il cognome Boggiano.

Gli ultimi cinque capitoli sono dedicati agli schiavi di Boggiano e a una parte delle loro discendenze. Sono ricostruiti i nuclei famigliari che erano presenti nella piantagione di caffè (il cafetal), le rare donazioni di libertà e più frequentemente gli acquisti di libertà da parte degli schiavi (era legge consuetudinaria nelle colonie spagnole, che lo schiavo potesse ottenere la propria libertà versando il denaro del proprio prezzo nelle mani del padrone), le compravendite e il ruolo attivo nel mercato degli schiavi assunto da Boggiano negli anni dal 1812 al 1822, la sorte degli schiavi che furono venduti nel 1857 e che cambiarono per questo motivo, quasi tutti, il cognome, chiamandosi d’ora in avanti Sánchez, le vicende di alcuni discendenti che invece conservarono e trasmisero il cognome italiano.


INFORMAZIONI UTILI

Eredi Boggiano di Cristiano Berti
Edito da Quodlibet
pp.256
ISBN: 978-88-229-2008-9
PREZZO: € 25
SCHEDA DEL LIBRO: https://www.quodlibet.it/libro/9788822920089

PAGINA FACEBOOK DEL PROGETTO CICLI FUTILI: www.facebook.com/FutileCycles

SITO DELL’AUTORE: www.cristianoberti.it

Progetto realizzato grazie al sostegno dell’Italian Council (X edizione, 2021), programma di promozione internazionale dell’arte italiana della Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero della Cultura

PARTNER: Accademia di Belle Arti di Macerata, Artissima, Museo Nacional di Bellas Artes de Cuba (L’Avana), Instituto de Estudios Crìticos 17 (Città del Messico), University of Texas Arlington (Arlington, USA), Universidad de Màlaga – Facultad de Bellas Artes (Malaga, Spagna), Photography and the Archive Research Centre @University of the Arts London – London college of communication (Londra).

UFFICIO STAMPA
CULTURALIA DI NORMA WALTMANN

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Venezia, Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte Moderna: ILEANA RUGGERI. Riverberi

Ileana Ruggeri: Onde, acquarello. Collezione Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte Moderna

ILEANA RUGGERI. RiverberiVenezia, Ca’ Pesaro- Galleria Internazionale d’Arte Moderna
11 febbraio – 10 aprile 2023

A cura di Elisabetta Barisoni

La recente donazione di tre acquerelli di Ileana Ruggeri al Comune di Venezia per le collezioni di Ca’ Pesaro è occasione per una piccola ma preziosa rassegna della produzione recente dell’artista, articolata in due sale al primo piano del Museo, dall’11 febbraio al 10 aprile.
Il focus, oltre che sulle opere donate da Ileana Ruggeri al Comune di Venezia per le collezioni di Ca’ Pesaro, è incentrato su un’esposizione omaggio di opere rappresentative del lavoro dell’artista veneziana, che svolge da tempo una ricerca pittorica ai confini dell’astrazione sui riflessi di luce di Venezia e dell’acqua della sua laguna. Le atmosfere dei riflessi della laguna e le infinite sfumature del colore che caratterizzano la qualità artistica di Ruggeri emergono attraverso una raffinata selezione di opere su carta, dove si esprime lo sguardo interiore, poetico e onirico, dell’artista.

“Non appare fuori luogo l’inserzione del lavoro di Ruggeri, con una progetto quasi site specific, alla fine del percorso della collezione permanente di Ca’ Pesaro; anzi, l’ampia selezione di acquerelli e alcuni significativi lavori pittorici realizzati dall’artista sembrano quasi chiudere il cerchio che si apre all’inizio del percorso espositivo con le sale dedicate alla grande stagione capesarina. Le opere di Ruggeri permettono di suggerire chiudere un cerchio e allo stesso tempo di aprire nuove suggestioni sulla materia, inafferrabile, della laguna veneziana e sulla complessa rappresentazione della città più cangiante della modernità”, anticipa Elisabetta Barisoni, curatrice della mostra e Responsabile di Ca’ Pesaro .
Il cerchio che si chiude è quello con gli infiniti riferimenti cromatici e poetici alla grande stagione della pittura capesarina e alle visioni dei riverberi di Moggioli, Semeghini, Valeri, Rossi, solo per dire di alcuni. Le atmosfere dei riflessi della laguna e le infinite sfumature del colore hanno una lunga storia di ricerca che attraversa le avanguardie di inizio ‘900 e caratterizzano la qualità artistica di Ruggeri, che ne diventa moderna interprete. Sono visioni che emergono non solo nei paesaggi e nelle acque descritte con blu e verdi sapientemente dosati, ma anche nei bagliori del rosso, dell’arancio, del grigio che squarciano il cielo vibratile della laguna veneziana.
Nelle pitture ad olio emergono riverberi dell’architettura veneziana, edifici che paiono quasi emergere dalle atmosfere magiche della città o che in esse sembrano sprofondare, in un continuo gioco tra memoria e presente, tra dato reale e percorso visivo della mente. La capacità costruttiva e architettonica delle suggestioni di Ruggeri si esprime compitamente nella costruzione a dittici e trittici e nella vibrante descrizione dei paesaggi cittadini, come il mercato di Rialto e San Giorgio, o della vasta laguna delle Barene, cara alla tradizione del ‘900 veneziano.
La mostra, nata dalla volontà di presentare al pubblico una nuova donazione, diventa quindi occasione per offrire un rinnovato e appassionato sguardo su Venezia, quasi un’ode d’amore alla poesia della natura e dell’architettura della città.
“L’attività di mecenatismo e di incremento delle collezioni del Comune di Venezia per la Galleria Internazionale d’Arte Moderna attraverso lasciti e donazioni ha contribuito, negli anni, ad un continuo arricchimento delle raccolte e alla creazione di nuclei coerenti nel Museo”, sottolinea la Presidente di Fondazione Muve Mariacristina Gribaudi. Che aggiunge: “il focus dedicato a Ileana Ruggeri prende avvio dalle opere donate dall’artista, mantovana di origine ma veneziana per formazione e carriera. Sono esposti i delicati acquerelli recentemente entrati nelle collezioni della Galleria Internazionale d’Arte Moderna insieme ad un olio già pervenuto per le raccolte di Palazzo Fortuny, a comporre una mostra omaggio alla sua produzione più recente”.


Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte Moderna
Santa Croce 2076
30135 Venezia
Tel. +39 041 721127
capesaro.visitmuve.it

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Biblioteca Regionale di Messina: Gli Studi Innovativi di Giuseppe Rando. Seconda sessione

“Gli Studi Innovativi di Giuseppe Rando ”

Seconda sessione

Presentazione dei Volumi su Vittorio Alfieri

La Biblioteca Regionale Universitaria di Messina attende, presso la Sala Lettura, venerdì 10 febbraio 2023, alle 17, gli affezionati Fruitori e quanti nutrono interesse nei confronti della importante tematica letteraria, per la II Sezione de “Gli Studi Innovativi di Giuseppe Rando”, durante la quale saranno presentati i volumi “Vittorio Alfieri nella cultura e nella letteratura d’Italia e d’Europa.” e “Vittorio Alfieri e il Costituzionalismo. Tra politica, teatro e letteratura”, quest’ultimo testo proposto al pubblico in prima assoluta.

Dopo l’interessante momento di incontro sul volume “Resistere a Messina. Reportages, lettere, racconti e saggi critici” fortemente esperenziale con partecipazione attiva da parte dei numerosi astanti, la Biblioteca Regionale Universitaria di Messina attende presso la Sala Lettura Venerdì 10 febbraio 2023, alle 17, gli affezionati Fruitori e quanti nutrono interesse nei confronti della importante tematica letteraria, per la II Sezione de “Gli Studi Innovativi di Giuseppe Rando”, durante la quale saranno presentati i volumi “Vittorio Alfieri nella cultura e nella letteratura d’Italia e d’Europa.” e “Vittorio Alfieri e il Costituzionalismo. Tra politica, teatro e letteratura”, quest’ultimo testo proposto al pubblico in prima assoluta.

L’iniziativa culturale, alla quale presenzierà l’Autore, si aprirà con i Saluti Istituzionali e l’Introduzione della Direttrice della Biblioteca, Dott.ssa Tommasa Siragusa, seguirà il prezioso contributo della Prof.ssa Paola Radici Colace, già Ordinario di Filologia Classica Unime, sul testo “Vittorio Alfieri nella cultura e nella letteratura d’Italia e d’Europa” e l’opera che viene presentata in prima assoluta “Vittorio Alfieri e il Costituzionalismo”. Fungerà da Moderatore il  Prof. Antonino Pugliese, già Ordinario di Clinica Medica Veterinaria Unime.

Il primo libro, “Vittorio Alfieri nella cultura e nella letteratura d’Italia e d’Europa.” racchiude gli Atti del Convegno tenutosi nel 2020 a Messina, presso l’Accademia dei Pericolanti, curato dallo stesso Prof. Rando che, per la pubblicazione, ne firma la presentazione e il capitolo “La lezione di Vittorio Alfieri nella vita e nei ‘pensieri’ di Leopardi”, analizzando quanto della vena patriottica e ideologica dell’Alfieri permei non solo la poesia, ma “tutta la personalità del Recanatese”.

“Vittorio Alfieri e il Costituzionalismo”, che questa Biblioteca è lieta di presentare in prima assoluta, corona l’intenso lavoro portato avanti negli anni dall’Autore, con pubblicazioni monografiche e periodiche, attività didattica e convegnistica e raccoglie, altresì, i più recenti studi alfieriani. L’opera è volta alla conoscenza più in profondità del Costituzionalismo Alfieriano e delle sue transcodificazioni saggistiche, teatrali e letterarie, con l’intento-speranza di coinvolgere un più vasto pubblico di lettori. Individua nella ragione morale lo scopo di argomentare sull’Alfieri, rivedendone le caratteristiche precipue di letterato e politico, diversamente canalizzate prima dell’analisi fatta dallo stesso Rando, id est diversificandole in toto.

Dal primo volumetto scritto ben quarant’anni addietro, uscito a Roma da Herder editore, e attraverso la produzione successiva sull’Alfieri, Rando approda alla figura calibrata sui principi del Costituzionalismo, capovolgendo ogni teoria precedentemente esposta in ambito letterario: Alfieri lo scrittore più frainteso della nostra letteratura, Alfieri inventore non accreditato della tragedia moderna con le opere drammaturgiche “Saul” e “Mirra”, Alfieri Costituzionalista sulla base della codifica nei suoi trattati dei teorici francesi della seconda metà del Settecento. E’ proprio quel primo volumetto si presentò alla critica del tempo come uno “Scriptum” del tutto “Innovativo”, ben apprezzato da autorevoli studiosi del calibro di Giuseppe Petronio e Arnaldo Di Benedetto, e considerato una lettura talmente importante da guadagnare, perfino, la meritoria ristampa.

Altri qualificati giudizi sanciscono ancora oggi quale indiscusso valore abbia il pensiero del Prof. Rando sull’Alfieri. Il Professore Ordinario di Storia delle Dottrine Politiche a Napoli, Stefano De Luca, nel suo saggio “Alfieri politico”, così si esprime: “fortemente innovativo, sotto molteplici punti di vista. Innovativo nel metodo […], innovativo nella scelta dei temi, […], ancor più innovativo negli esiti interpretativi, giacchè Rando sostiene che il pensiero politico dell’Astigiano si fonda su un insieme di principi ben definiti, esposti (almeno dalla Tirannide) con il vigore logico di un teorema e pienamente iscritti nel filone del costituzionalismo democratico settecentesco.” Il Professore Ordinario di Letteratura Comparata a Bari, Bartolo Anglani, nel suo saggio “La tragedia impossibile” così afferma: “Giuseppe Rando fin dal 1980 aveva affrontato la questione dell’Alfieri ‘politico’[…] aveva sostenuto per un verso  che egli era il più politico e il più innovativo degli scrittori del suo tempo e per un altro un convinto, radicale sostenitore della sovranità della legge, il più legalitario, forse, degli scrittori italiani di tutti i tempi” e citando il trattato “Della Tirannide” riporta le tesi espresse da Rando: “un’opera in cui l’Alfieri si rivela ‘come il critico più acuto e coraggioso del dispotismo illuminato, di cui mette in luce i limiti storici e istituzionali, non da posizioni astratte, libertarie, nichilistiche o reazionarie, ma tenendosi sul terreno storico del costituzionalismo moderno”.

Il Professore Giuseppe Rando per il quale ben si confà la massima dello stesso Alfieri “Volli, sempre volli, fortissimamente volli” per la costante tenacia spinta fino alla caparbietà nel conseguire mete ragguardevoli di studio e di lavoro, mai dimentico delle umili origini, sagace interprete di verità di vita, dai toni satirici, infuocati ma mai eccessivi, dallo sguardo profondo e l’atteggiamento affabile, aperto alla contesa ma non alla guerra, così scrive in terza persona nella premessa di “Vittorio Alfieri e il Costituzionalismo”: “La pubblicazione di questo e dei suoi precedenti volumi alfieriani dimostra, per altro verso, che nell’Italia democratica, si può resistere, con qualche successo e pagando magari qualche inevitabile scotto, ai deserti che talora ci assediano. E ciò valga come stimolo e incoraggiamento ai giovani capaci, che hanno l’istinto della ricerca e la schiena dritta.”

Vi attendiamo numerosi per scandagliare al meglio la figura dell’Alfieri che tanta parte ha avuto nella storia letteraria e non solo del nostro amato Paese e del quale l’Innovatore Prof. Giuseppe Rando è tessitore di teorie ante litteram. Ci auguriamo che possano nascere momenti di riflessione e condivisione in un dibattito dai toni entusiastici.

(A cura di Ufficio Relazioni con il Pubblico. Maria Rita Morgana)



L’ingresso è libero e non occorre prenotazione.

Quanti non potranno essere presenti fisicamente all’evento, potranno scrivere commenti o quesiti che verranno posti all’Autore e alla Relatrice nei post dedicati sulla pagina Facebook della Biblioteca:

In seguito, sarà pubblicata la ripresa video dell’evento.
Per INFO:
Ufficio Relazioni con il Pubblico
tel.090674564
urpbibliome@regione.sicilia.it

Nuovo Treno Metro Milano con “A bordo Ischia” – Taglio del nastro con il ministro Santanchè

ITALIA UNITA NEL SEGNO DEL TURISMO

VIAGGIO NEL VIAGGIO CON ISCHIA A BORDO DEI TRENI DELLA METRO 5 DI MILANO

10 ANNI DELLA LINEA,
MODELLO DI SVILUPPO SOSTENIBILE PER IL TURISMO INTERNAZIONALE

IL MINISTRO DEL TURISMO DANIELA SANTANCHÈ:

“UNA CAMPAGNA CHE UNISCE L’ITALIA. IL 2023 SARÀ L’ANNO DEL SORPASSO SUL 2019” 

6 Febbraio 2023

In un attimo dal Sud al Nord andando in metro: un viaggio nel viaggio quello offerto dalla campagna #ThisisIschia che “sale a bordo” della linea 5 di Milano. Per i suoi 10 anni ed in occasione della Bit (Borsa Internazionale del Turismo) Metro 5 accoglie il Sud ospitando le immagini più suggestive di una delle perle del Mediterraneo. Oltre ad alcuni spazi all’interno della stazione di San Siro, anche un treno della Lilla si veste interamente dei colori di Ischia, grazie alla nuova comunicazione immersiva. L’iniziativa voluta da Enit e Metro 5 con il Ministero del Turismo è un omaggio e un esempio di visione strategica omogenea della Penisola. 
Presentare la campagna #ThisisIschia in uno degli hub a più alta frequentazione è un modo per celebrare una delle espressioni di bellezza della Penisola e un esempio di solidarietà e unità del Bel Paese per promuovere l’offerta turistica in una zona messa a dura prova dai fenomeni naturali di novembre. 

La linea 5 della metropolitana di Milano è altamente tecnologica ed ecologica. Un servizio di trasporto pubblico driverless che riduce il traffico di superficie e riqualifica l’ambiente urbano con diciannove stazioni di accesso a un sistema di trasporto pubblico sostenibile, agile e interconnesso. 

Prosegue quindi anche a livello internazionale la campagna voluta da Ministero del Turismo e Enit che andrà avanti fino ad aprile 2023 nei principali hub italiani e internazionali con un’attenzione ai Paesi da cui proviene il maggior numero di turisti interessati all’Italia quali Germania, Uk, Usa, Francia, Spagna e Benelux e vede il coinvolgimento degli eroi locali, cittadini, soccorritori e operatori duramente colpiti dalla frana dello scorso novembre.

L’isola Verde fa da apripista anche a campagne più ampie declinate in seguito anche su varie regioni nostrane per creare un fil rouge di promozione univoca della Penisola coinvolgendo tutti gli appassionati dell’isola e dell’Italia.

Italiani e stranieri potranno condividere i propri scatti autografati dell’isola che saranno rilanciati con l’hashtag dedicato e gli strumenti messi a disposizione dalla campagna realizzata da Enit per il Ministero del Turismo. Inoltre una landing page dedicata consentirà di scegliere il proprio tour virtuale di Ischia in tempo reale e condividerla con utenti online.

“Non dimenticheremo mai la tragedia che si è abbattuta su Ischia lo scorso novembre, e questa campagna è stata pensata proprio per evitare che si aggiungesse un’altra tragedia, ossia quella della perdita di flussi turistici”, ha dichiarato il ministro del turismo Daniela Santanchè. “La stampa internazionale, infatti, aveva scritto di come Ischia fosse stata seppellita dal fango, e ciò ha causato tante, troppe disdette; di certo, noi non potevamo permettere che una realtà come Ischia – che fa del turismo la sua principale fonte di reddito – rischiasse di perdere la stagione turistica di Pasqua e quella estiva. Ecco perché oggi siamo qui, ma anche a Roma, a piazzale Flaminio, e poi ancora alla Bit: per diffondere questa campagna che, sebbene ovviamente focalizzata su Ischia, va messa sotto il cappello di ‘Italia’, che – ricordiamolo – è il terzo marchio al mondo”, ha proseguito il ministro, per poi concludere con una previsione: “In base ai dati in nostro possesso, il 2023 sarà l’anno del sorpasso sui numeri che il settore turistico ha fatto registrare nel 2019. C’è molto da lavorare, ma sono sicura che abbiamo tutte le carte in regola per far bene.”

“Ischia si fa capofila di un progetto di valorizzazione dei territori anche i meno noti raccontati attraverso gli occhi delle persone che li abitano. Condividere modelli e azioni su scala nazionale crea la giusta sinergia per una crescita armonica del turismo” dichiara Ivana Jelinic ceo Enit. 

“L’isola verde non sarà lasciata sola e la giornata di oggi è un altro tassello nella promozione nazionale e internazionale alimentando il desiderio di una vacanza in un’isola densa di eccellenze” sostiene Sandro Pappalardo consigliere cda Enit.

“Dopo le iniziative dedicate allo sport, Metro 5 è protagonista per comunicare le bellezze dell’Italia. Questa volta, grazie all’innovativa comunicazione immersiva, desideriamo aiutare Ischia e sosterremo in futuro altre destinazioni a supporto del turismo nel nostro Paese” commenta Serafino Lo Piano, Amministratore Delegato di Metro 5.


ENIT – AGENZIA NAZIONALE TURISMO ITALIANO
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Francesca Cicatelli – resp ufficio stampa Enit –
francesca.cicatelli@enit.it

Direzione Esecutiva
Comunicazione e Ufficio Stampa
VIA MARGHERA 2 – ROMA

Venezia, Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte Moderna, sale Dom Pérignon: MARCO PETRUS. Capricci veneziani

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MARCO PETRUS.
Capricci veneziani

Venezia, Ca’ Pesaro- Galleria Internazionale d’Arte Moderna, sale Dom Pérignon
11 febbraio – 10 aprile 2023

Mostra a cura di Michele Bonuomo
In collaborazione con M77 Gallery

Ca’ Pesaro rende omaggio alla grande mostra su Vittore Carpaccio allestita a Palazzo Ducale presentando l’ultimo ciclo di lavori del pittore Marco Petrus, raccolti sotto il titolo di Capricci. La serie prende spunto dalle linee, rigorosissime e misurate, delle tipiche braghe veneziane indossate da certe figure che animano le scene di alcuni teleri di Vittore Carpaccio e di Giovanni Mansueti, esposti nelle sale delle Gallerie dell’Accademia di Venezia.
La mostra sarà a Cà Pesaro dall’11 febbraio al 10 aprile, promossa dalla Fondazione MuVe in collaborazione con M77 Gallery, a cura di Michele Bonuomo.
“Con questa mostra la Galleria Internazionale d’Arte Moderna rinnova la sua vocazione di suggerire sempre nuove letture del passato con la lente del tempo presente. Di lente si può davvero parlare nel caso del nuovo ciclo di dipinti di Marco Petrus, che il pittore milanese fa derivare, più o meno direttamente, dalla visione e dallo studio attento delle opere di Carpaccio e di Giovanni Mansueti. In particolare, la serie trae suggestione dalle linee e dai pattern delle tradizionali braghe veneziane che vestono le figure nei grandi teleri esposti alle Gallerie dell’Accademia. Il primitivismo dei Maestri antichi diventa, nella serie Capricci, una traduzione mentale che astrae un particolare del dipinto o del ciclo pittorico e lo esplode sulla tela. Il processo parte da una minuziosa analisi dei dettagli decorativi e si sviluppa nella ripetizione e riproduzione delle trame cromatiche, esplicitandosi infine nella riflessione e inflessione dei ritmi che ne escono. Si realizza così una grande installazione che assume le dimensioni ed il significato di un nuovo ciclo pittorico”, afferma la Responsabile di Cà Pesaro, Elisabetta Barisoni.

“Dopo il progetto “Matrici” -2015- pensato per la città di Napoli, ideato a partire dalle geometrie delle architetture delle Vele di Scampìa, questo inedito repertorio di opere aniconiche dell’artista milanese è giocato tutto su un passaggio, mentale e concettuale – prima ancora che strettamente pittorico – che dal particolare tende all’universale”, scrive il curatore Michele Bonuomo. Che aggiunge: “E così, passando dal micro al macro e incrociando rimandi e riflessi come in un gioco di specchi, Petrus focalizza la sua attenzione su dettagli apparentemente marginali, quelli appunto suggeriti dai costumi veneziani presenti nella grande iconografia rinascimentale, per far progredire il suo costante e coerente processo di ricerca, centrato sulla forma e sul rigore della composizione e del colore che travalica pretesti e suggestioni iniziali, mettendo a punto una perfetta e atemporale geometria pittorica, e un meticoloso dispositivo compositivo e cromatico. Il nuovo ciclo di lavori di Petrus si pone anche come riflessione sulla fluidità, circolarità e ripetitività delle forme pittoriche: se infatti il punto di partenza dei Capricci è la suggestione dei quadri del Cinquecento veneziano, non avrebbe potuto essere concepito senza tenere ben presente la ricerca sulla forma sperimentata da tanta astrazione geometrica, e da altrettanta arte ambientale e spazialista.
I Capricci vanno intesi, dunque, come una sorta di gioco mentale e di esercizio pittorico. Ma anche come dichiarazione d’amore per la pittura e per le sue molteplici forme e possibilità: il ciclo in mostra si compone di ventisei tele di medio e grande formato, affiancate o sovrapposte, in un dinamico susseguirsi di rimandi, scambi, allusioni e citazioni che lo spettatore, come per un complicato rebus, è invitato a osservare e risolvere con la mente prima ancora che con gli occhi”.
“Il richiamo alla lezione dell’arte antica rinnova la volontà di Fondazione Musei Civici di far dialogare le attività e le collezioni delle proprie sedi museali, in un incontro e dialogo con la storia che possa attivare sempre nuovi interrogativi e nuovi stimoli culturali”, chiosa Mariacristina Gribaudi, Presidente della Fondazione Musei Civici di Venezia.

Marco Petrus

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Marco Petrus nasce a Rimini nel 1960, ma fin dalla prima infanzia vive con la famiglia a Milano. Figlio d’arte – il padre, Vitale Petrus (Kiev, 1934 – Milano, 1984), è un protagonista della scena artistica lombarda degli anni sessanta e settanta.
Fin dai primi anni manifesta un grande interesse per l’architettura, e in particolare per quella milanese, soprattutto nel suo aspetto “archetipico-mitologico” tipico degli anni trenta e quaranta, nucleo fondante e anticipatore di quelli che saranno gli straordinari sviluppi urbanistici del capoluogo lombardo nei decenni successivi.
Tra la fine degli anni novanta e i primi duemila, la sua pittura subisce uno scarto prospettico, aprendo il proprio sguardo analitico da una parte a indagare in maniera sempre più rigorosa la struttura stessa delle forme urbanistiche e architettoniche, dall’altra giungendo ad abbracciare, col suo sguardo fortemente caratterizzato, esempi di forme urbanistiche recenti o meno recenti di molte città e megalopoli europee, americane e asiatiche, quasi si trattasse di tratteggiare una variegata mappatura delle infinite forme architettoniche esistenti nel mondo.
La sua svolta più recente lo porta, in un lavoro di crescente stilizzazione della forma, dapprima ad affiancare alle rappresentazioni urbane le loro “corrispondenze” sul piano dell’astrazione, quindi a “congelare” la forma stessa del paesaggio urbano in un puro gioco di stilizzazioni astratte.
In questo modo la pittura, col suo analizzare sempre di più lo “spazio” della forma a partire dalle icone del paesaggio contemporaneo, muta progressivamente anche il proprio linguaggio e il proprio approccio formale sulla tela, sganciandosi via via dalla semplice riproposizione figurativa di elementi e scorci del paesaggio urbano, per farsi, invece, ricerca rigorosa e impeccabile sulla “pura forma” architettonica. Il lavoro di analisi della forma originaria diviene così il pretesto per una più vasta ricerca del senso stesso del dipingere e del rappresentare. Dal 2000 ha esposto a Santa Fe, a Milano, Mosca, Venezia, New York, Londra, Roma, Trieste, Napoli, nel 2018 si è tenuta al MARCA di Catanzaro: “Antologica 2003-2017”.



Ca’ Pesaro –
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Messina: Intervolumina propone IL GUSTO DEI RICORDI – Un interessante appuntamento di “scrittura autobiografica e ricette”

Clara Sereni con l’orsetto Mishka – Foto Cottinelli

NOIDONNE:
Ricordando Clara Sereni

L’associazione Intervolumina propone un interessante appuntamento di “scrittura autobiografica e ricette” dal titolo Il gusto dei ricordi. Il percorso ispirato dal libro di Clara Sereni, Casalinghitudine (Einaudi, 1987) è stato ideato e sarà condotto dalla nostra socia Mimma Stornanti (Libera Università dell’Autobiografia di Anghiari). 

Si snoderà in cinque incontri che si terranno di sabato dalle 10 alle 13 presso la Biblioteca dei Cappuccini di Messina (adiacente il Santuario Madonna di Pompei, Viale Regina Margherita 25).

Di seguito il calendario:
11 febbraio Sapori d’infanzia
25 febbraio Sapori delle stagioni e delle feste
11 marzo = Cibo per spiccare il volo
25 marzo  = Cibo come cura di se stesse/i e degli altri
1 aprile Le ricette del piacere

Per informazioni o per iscriversi inviare una mail all’indirizzo: info@intervolumina.it indicando: nome, cognome, indirizzo di posta elettronica, telefono.

Con la speranza che questa proposta incontri il “vostro gusto”.


Intervolumina
Viale Regina Margherita, 25
C/O Biblioteca Provinciale dei Cappuccini
Messina
 
Sito web: http://www.intervolumina.it
email: info@intervolumina.it

Biblioteca regionale di Messina: Mostra documentale sulle Foibe e l’esodo giuliano-dalmata

Locandina

La Biblioteca Regionale Universitaria “Giacomo Longo” di Messina, attende i suoi fruitori, presso la Sala Lettura, giovedì 9 febbraio 2023, alle ore 10.30 per l’inaugurazione della mostra documentale “10 febbraio Giorno del Ricordo. Conoscere per non dimenticare”.

La giornata commemorativa del 10 febbraio è stata istituita con la legge n. 92 del 30 marzo 2004 al fine di preservare la memoria delle vittime italiane e jugoslave e ricordare l’esodo degli istriani, fiumani e dalmati durante la seconda guerra mondiale.

I condannati alle “Foibe” in migliaia venivano legati l’un l’altro con il fil di ferro stretto ai polsi e spinti fin sull’argine delle ”fosse”, profonde cavità del territorio carsico. Sparavano i militari, ma soltanto sui primi del gruppo che, come macigni, trascinavano tutti gli altri giù nelle profondità.

Questo orribile epilogo non era la sola sorte predisposta per gli italiani della Venezia Giulia, della Dalmazia, dell’Istria, del Quarnaro e di Fiume (province allora annesse all’Italia), in moltissimi venivano tradotti in campi di prigionia e, tra questi, maltrattati e sottoposti alla lunga e estenuante marcia forzata verso quei luoghi, vi era chi trovava la morte durante il percorso.

Molti furono gli esodati, costretti a una vera e propria diaspora, e tra questi, gli stessi congiunti degli infoibati che vennero privati non soltanto dell’amorevole presenza fisica dei propri cari, ma anche lasciati nell’oscura e continua angoscia di non avere più di loro alcuna notizia, un lutto incomprensibile che si rinnova ininterrottamente.


Post dell’iniziativa culturale saranno presenti sulle pagine social della Biblioteca:

Chi non potrà prendere parte all’evento in presenza, potrà scrivere sui social commenti e domande da rivolgere ai Relatori durante l’incontro.

Attendiamo anche le Vostre testimonianze. Potrete consegnarle giorno 9 febbraio, nel corso della manifestazione o inviarle sulla casella di posta elettronica dell’Ufficio Relazioni con il Pubblico. Previa autorizzazione, verranno esposte in Biblioteca e troveranno spazio sulle pagine Social d’Istituto.

Nei giorni a seguire sarà disponibile il video.

Per INFO: Ufficio Relazioni con il Pubblico
tel.090674564
urpbibliome@regione.sicilia.it

È online il nuovo numero di ArtOnWorld magazine bimestrale internazionale e multimediale fondato da Carmela Brunetti

É online il numero 10 di ArtonWorld.com il magazine bimestrale internazionale e multimediale di informazione scientificaarteculturafinanzadirittopsicologiaambiente, fondato a Roma da Carmela Brunetti

The 10th issue of ArtonWorld.com, the international bi-monthly multimedia magazine with scientific informationart, culturefinancelaw, psychologyenvironment, founded in Rome by Carmela Brunetti, is online.

Il nuovo anno si apre all’insegna di nuove proposte artistiche nel panorama internazionale italiano, asiatico e americano. L’Asia attira i collezionisti americani, e i mercati finanziari sono sempre più concentrati sulle novità degli NFT e sui Maestri del’900 italiano. In copertina abbiamo l’opera di YI ZHU da Pechino con un focus centrato sulla sua ricerca dedicata al decostruttivismo e al ricostruttivismo nell’arte figurativa attuale. Una parte di questa collezione sarà in mostra in primavera nella Fiera Internazionale dell’Arte a New York.

Fra i Musei Internazionali spiccano il National Museum of Contemporary Art Athens, il SFMOMA di San Francisco con una mostra dedicata ai cambiamenti climatici

Per gli eventi fieristici italiani non manca ArteFiera di Bologna con la presenza della Fondazione Furla.

Ai numerosi lettori di tutto il mondo è dedicato lo Speciale Cultura e Arte di Rimini, la città italiana più amata dal regista Federico Fellini. Con questo speciale scoprirete le offerte turistiche e i musei da visitare in città.

Per la sezione dedicata alla Neuroscienze proponiamo una suggestiva intervista allo scienziato Luca Ticini. Nell’ambito della psicologia Roberto Anchisi affronta l’argomento intrigante e complesso come la Verità e l’Apparenza. Il testo è affiancato da una bellissima opera di Florine Offergelt e da una illustrazione stimolante realizzata da Stefano Casiraghi.

Dal Brasile intrigano le sculture dell’artista Luiz Campoy, mentre dall’Austria quelle di Eufrosina Sabiescu.

Per la Fotografia Internazionale sono stati selezionati gli autori Konrad Hellfeuer e Andréa Lobel.

Ad incuriosire il lettore sono le dediche scritte dall’artista marchigiana Rita Vitali Rosati.

La sezione interviste agli autori e artisti segnalano quella dell’artista belga Victor Vergauwen, dell’olandese Otten Arie e di Marco Raddino in Svizzera. Per la serie dei grandi autori sono stati scelti i testi di Cristiano Berti Alessandro Andreolli.

Per le vendite in Asta di Christie’s a New York scoprirete l’imponente collezione di André Leon Talley.

Resta collegato alla piattaforma www.artonworld.com l’azienda leader nella comunicazione multimediale internazionale indipendente e sostenibile di arte, scienze, psicologia, mercato e finanza, con la sua produzione di cataloghi di artisti inediti.

Ogni due mesi è online il magazine artonworld.com, con oltre 180.000 visualizzazioni al giorno.

The new year opens with new artistic proposals on the Italian, Asian and American international scene. Asia is attracting American collectors, and the financial markets are increasingly focused on new NFT and Italian 20th century Masters. On the cover we have the work of YI ZHU from Beijing with a focus on his research dedicated to deconstructivism and reconstructivism in current figurative art. Part of this collection will be on show in the spring at the International Art Fair in New York.

In the sector international museums there is a focus on the National Museum of Contemporary Art Athens and SFMOMA in San Francisco with an exhibition dedicated to climate change.

Italian trade fair events include ArteFiera in Bologna with the presence of the Fondazione Furla.

Dedicated to the many readers from all over the world is the Special Culture and Art of Rimini, the Italian city most loved by film director Federico Fellini. With this special you will discover the tourist offers and museums to visit in the city.

For the Neuroscience section, we offer an evocative interview with scientist Luca Ticini. In the area of psychology, Roberto Anchisi tackles the intriguing and complex topic of Truth and Appearance. The text is accompanied by a beautiful work by Florine Offergelt and a stimulating illustration by Stefano Casiraghi.

From Brazil, the sculptures of artist Luiz Campoy intrigue, while from Austria those of Eufrosina Sabiescu.

For International Photography, authors such as Konrad Hellfeuer and Andréa Lobel were selected.

Enticing the reader are the dedications written by the Marche artist Rita Vitali Rosati.

The interviews with authors and artists section reports on Belgian artist Victor Vergauwen, Dutch artist Otten Arie and Marco Raddino in Switzerland. Texts by Cristiano Berti and Alessandro Andreolli were chosen for the Great Authors series.

For Christie’s New York Auction Sales, discover the impressive collection of André Leon Talley.

Stay connected to the platform www.artonworld.com the leading independent and sustainable international multimedia communication company for art, science, psychology, market and finance, with its production of unpublished artists’ catalogues.

Every two months, the magazine artonworld.com is online, with over 180,000 views per day.


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Anno III n.10 febbraio 2023
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