Padova: Apre la mostra “American Beauty. Da Robert Capa a Banksy”

BANKSY, Flag (silver), 2006

AMERICAN BEAUTY
Da Robert Capa a Banksy

Padova, Centro culturale Altinate | San Gaetano

13 settembre 2023 – 21 gennaio 2024

Mostra a cura di Daniel Buso. Organizzata da ARTIKA in collaborazione con Kr8te ed il Comune di Padova, Assessorato alla Cultura.

American Beauty è una rosa solida e duratura, come il paese che rappresenta. Ma se i petali rimangono floridi a lungo, il gambo marcisce rapidamente.
Da questa metafora prende il via l’esposizione, American Beauty. Da Robert Capa a Banksy, con l’intento di offrire un ampio ritratto degli Stati Uniti, principale potenza globale al cui interno sopravvivono numerose contraddizioni.

Il Centro culturale Altinate | San Gaetano di Padova, dal 13 settembre 2023 al 21 gennaio 2024, accoglie 130 opere d’arte a stelle e strisce, selezionate per sviluppare una narrazione che illustri le ambivalenze made in USA. L’orgoglio patriottico e la modernità culturale da un lato, il feroce imperialismo militare e le persistenze dei fenomeni di intolleranza razziale dall’altro.

La mostra è organizzata da ARTIKA di Daniel Buso ed Elena Zannoni, in collaborazione con il Comune di Padova, Assessorato alla Cultura e Kr8te.

La mostra si pone l’obiettivo di raccontare alcune delle vicende chiave della storia statunitense negli ultimi cento anni. Come raccontare questa storia? Attraverso gli occhi attenti di decine di artisti che dagli anni Quaranta del Novecento si sono posati su questo grande paese, evidenziandone punti di forza e criticità. L’elemento che accomuna questi artisti è l’utilizzo della bandiera americana come elemento iconografico di partenza per la comunicazione del proprio contenuto ideologico e formale. Da Jasper Johns ad Andy Warhol, da Iwo Jima a Banksy, la bandiera è sempre stata uno strumento attraverso il quale inviare un preciso messaggio: dall’esaltazione alla denuncia, trasfigurando in positivo o in negativo il ritratto degli Stati Uniti. La “stelle e strisce” ha un valore totemico, rappresenta l’amalgama dei diversi popoli e religioni, che convivono in America. La bandiera è il simbolo di questo paese e del suo dominio globale caratterizzato dalla diffusione del capitalismo e dalla supremazia militare e tecnologica. In questa mostra sono rappresentate alcune tra le tappe fondamentali di questa nazione, da Iwo Jima a Martin Luther King, fino all’11 settembre, passando per la Pop Art e lo sbarco sulla luna, il Vietnam e la Silicon Valley.

La mostra ospita una selezione di 120 artisti internazionali. Sono presenti alcune tra le più importanti correnti della fotografa internazionale: come la street photography (Henri Cartier-Bresson, Vivian Maier) e la fotografia documentaria (rivoluzionata dai ritratti di Diane Arbus). La fotografia a colori è ben rappresentata da alcuni mostri sacri del medium come Steve McCurry, Annie Leibovitz e Vanessa Beecroft. La mostra accoglie anche alcuni movimenti artistici del Novecento che hanno elevato gli Stati Uniti a prima potenza nelle arti. Il primo movimento autenticamente americano, e destinato a diffondersi capillarmente in tutto il mondo, è stato la Pop Art (qui rappresentata da Rosenquist, Indiana e Warhol). La Pop Art ha rivoluzionato il modo stesso di concepire l’arte: accogliendo iconografie extra artistiche (come il fumetto e i prodotti da supermercato) e determinando perciò una compenetrazione tra cultura alta e cultura bassa. Il secondo movimento, che ha preso il via tra le strade di New York, è la street art. Dall’opera pionieristica di Keith Haring, la street art si è imposta in tutto il pianeta, sempre in bilico tra l’essere uno strumento di rivolta antiestablishment o un prodotto commerciale ambito dalle gallerie d’arte. La street art è attualmente la corrente artistica più diffusa a livello internazionale, erede della Pop Art. Banksy, Mr. Brainwash e Obey sono i suoi rappresentanti in mostra. L’artista di Bristol, di cui nessuno conosce la vera identità, ci porta nelle periferie americane tra ribellione giovanile e tentativo di rivalsa sociale. Obey (pseudonimo di Shepard Fairey) si è distinto per la fortunata campagna elettorale di Obama. In mostra è presente con due opere iconiche che raccontano il dibattito interno americano sulla difficile convivenza tra la leadership bianca e le minoranze etniche e religiose.


A cura di
Daniel Buso

Mostra organizzata da
ARTIKA di Daniel Buso ed Elena Zannoni
 
In collaborazione con
Comune di Padova, Assessorato alla Cultura e Kr8te
 
Spazio espositivo
Centro culturale Altinate | San Gaetano, Padova
 
Periodo espositivo
dal 13 settembre 2023 al 21 gennaio 2024
 
Per informazioni
+39 351 809 9706
email: mostre@artika.it
 
Ufficio Stampa: Studio ESSECI – Sergio Campagnolo
tel. 049.663499 rif. Roberta Barbaro roberta@studioesseci.net

Trieste, DoubleRoom arti visive: Inaugurazione delle mostra “Mascherini e i venti”

Marcello Mascherini, Colomba della Guerra, bronzo, 1969

Inaugurazione delle mostra
Mascherini e i venti
bronzi, bozzetti e acqueforti di Marcello Mascherini
a cura di Massimo Premuda
e fotografie di Massimo Gardone, Davide Maria Palusa e Mario Sillani Djerrahian

Giovedì 14 settembre, ore 18.30
DoubleRoom arti visive,
via Canova 9, Trieste
nell’ambito di L’Energia dei Luoghi #9 / Festival del Vento e della Pietra
organizzato da Casa C.A.V.E. 
Contemporary Art Visoglianovižovlje Europe

Per celebrare i 40 anni dalla morte del grande scultore Marcello Mascherini (Udine 1906-Padova 1983) si inaugura giovedì 14 settembre, alle 18.30, la mostra “Mascherini e i venti” curata da Massimo Premuda in collaborazione con Francesco e Leonardo Bordinal DoubleRoom arti visive di via Canova 9 a Trieste (visitabile da lunedì a venerdì dalle 17.00 alle 19.00 fino al,27 ottobre)uncorpus di bronzi, bozzetti e acqueforti, ma anche fotografie e documentazione originale dall’Archivio Mascherini in dialogo con le ricerche visive di tre autori di oggi, Massimo Gardone, Davide Maria Palusa Mario Sillani Djerrahian, che reinterpretano con il loro particolare occhio contemporaneo tre sculture del maestro inerenti i venti presenti sul territorio.

Inserita nell’ambito della nona edizione de L’Energia dei Luoghi / Festival del Vento e della Pietra, organizzato dall’associazione Casa C.A.V.E. di Visogliano/Vižovlje e sostenuto da Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Comune di Duino AurisinaFondazione Pietro Pittini e Fondazione Kathleen Foreman Casali, la mostraintende analizzare come Mascherini abbia affrontato, e genialmente risolto, il tema del vento, dell’aria e del volo. Viene proposto un nucleo significativo di opere di Mascherini, in particolare gabbiani, colombi e uccellacci della fine degli anni Sessanta e dei primi anni Settanta,che documentano l’interesse dell’artista sui fenomeni legati all’aria, avendo nella sua lunga carriera rappresentato, oltre a diversi drammatici volatili, i suggestivi venti del nostro territorio in tutte le loro possibili declinazioni: Bora, Scirocco e Libeccio.

In particolare, nella declinazione della decorazione navale, tanti gruppi scultorei di Mascherini hanno preso il largo da Trieste sulle eleganti navi bianche, quale la raffinatissima motonave Augustus del 1951, riccamente decorata dai migliori artisti delle regione. In esposizione quattro spettacolari bronzi del maestro: “Colomba della Guerra” (1969), “La Guerra” (1970), “Uccellaccio” (1970) e “Gabbiano ferito” (1973) con relativi bozzetti e incisioni, che rappresentano un corpusdall’inconfondibile unità linguistica e che riflettono le preoccupazioni dell’artista per le sorti della società e del mondo. E ancora i disegni “Studio per gabbiano” e “Mare e vento” che, insieme al prezioso materiale proveniente dall’Archivio Mascherini, ci raccontano l’interesse del maestro per la natura che lo circondava, in particolare dopo il 1955, anno in cui si stabilì nella baia di Sistiana, “ponendolo in quotidiano contatto con un mondo geologicamente unico e tale da divenire importante motivo ispiratore nella sua produzione. Dopo gli anni dell’arcaismo e del mito classico, apparvero le scabrosità e le pietrosità che la natura forniva come motivi di confronto non più idilliaco, odoroso di selve e di salso, quanto piuttosto brutale e possente, riflesso di una società sempre più conflittuale.” (da Claudio H. Martelli)

La profonda e sofferta ricerca di Mascherini viene così messa in dialogo e contrasto con le fotografie omaggio di tre artisti contemporanei che hanno voluto rileggere a tanti anni di distanza le opere di uno dei più significativi scultori del Novecento italiano:  i bronzi “Bora” “Scirocco” del 1951, che decoravano la motonave Augustus e oggi esposti al MuCa, il Museo della Cantieristica di Monfalcone, e “Lotta di Chimere” del 1967, il gruppo bronzeo installato all’incrocio fra via Palestrina e via San Francesco nel Borgo Franceschino di Trieste.

Massimo Gardone (Genova, 1961) reinterpreta il mito della “Bora” di Mascherini attraverso un algido dittico fotografico stampato su HD Metal Print e montato su alluminio dal titolo “Soffio di Bora” che dialoga con “Bonjour”, un suggestivo mare sferzato dalla bora, tratto dalla serie “La Luce Del Vento”. Il lavoro trasforma con il soffio metallico della Bora, e sotto gli occhi dello spettatore, la superficie del mare in una distesa artica, cristallizzando il pelo dell’acqua e pietrificandolo in una fusione scultorea. E come afferma lo stesso fotografo: “ll bronzo in grafite. La scultura in disegno. Il tratto deciso graffia la superficie. La gioia è sorprendente, il divertimento manipolatore mi fa sorridere, mi mette di buon umore. Nei tratti gentili la musa soffia a fior d’acqua, il vento si fa visibile lasciando le sue orme. Una piccola canoa e un transatlantico si sovrappongono nel ricordo intimo di uno sguardo amorevole. Un omaggio garbato, e nulla più.”

Mario Sillani, Libero nella tempesta, 2023

Mario Sillani Djerrahian (Addis Abeba, 1940), figura storica della sperimentazione videofotografica, ci presenta invece l’esuberante vento “Scirocco”, che Mascherini aveva immaginato a cavallo di un pesce annunciante il suo passaggio soffiando in una conchiglia, mentre fugge dal museo e si libera nella tempesta. Nuovamente, nella ricerca di Sillani, il paesaggio irrompe nello spazio espositivo divenendo paesaggio mentale, o “endotico”, e la scultura prende letteralmente il volo in uno scatto dal taglio futurista per evadere dal museo e immergersi in dense nuvole cariche di umidità riportandolo in un ambiente che solo la mente può elaborare.

Infine Davide Maria Palusa (Trieste, 1989) rilegge il potente gruppo scultoreo “Lotta di Chimere” che lo stesso Mascherini, in un’intervista del 1975, aveva così descritto: “Sono due chimere, meglio forse due culture che si scontrano, o due venti; bah, sono quello che vuoi immaginare tu, comunque sono due idee contrastanti”. Palusa interpreta questo violento scontro fra terribili forze contrarie come un incontro che, proprio attraverso i vuoti rimasti fra i due personaggi femminili urlanti, lascia spazio al fluire dell’aria e, perché no, anche alla possibilità di compenetrarsi di idee e punti di vista diversi, trasformando la lotta in abbraccio, proprio su uno spigolo di una casa, potente metafora dell’eterno scontro-incontro fra culture di cui la nostra terra di confine si è sempre nutrita. Pertugi dunque di una possibile riconciliazione?


info
DoubleRoom arti visive
via Canova 9-Trieste, lunedì > venerdì 17-19
349 1642362 – doubleroomtrieste@gmail.com
http://doubleroomtrieste.wordpress.com – https://www.facebook.com/doubleroomtrieste

Casa C.A.V.E. Contemporary Art VisoglianoVižovlje Europe
333 4344188 – casacave.art@gmail.com
http://casacave.eu – https://www.facebook.com/CasaCAVE.contemporaryArt

dott.ssa Federica Zar
Aps comunicazione Snc
di Aldo Poduie e Federica Zar
viale Miramare, 17 • 34135 Trieste
Tel. e Fax +39 040 410.910
zar@apscom.it

Venezia: HORTUS CONCLUSUS – Mostra di Sergey Kishchenko

A2_Vavilov2_edt-photomosaic2

SERGEY KISHCHENKO: HORTUS CONCLUSUS MEMORIA BIODIVERSITÀ MIGRAZIONE

Magazzino del Sale 3, Dorsoduro, Venezia 14 settembre-14 ottobre 2023

da mercoledì a sabato dalle ore 11.00 alle ore 18.00, ingresso libero

Preview per la stampa 14 settembre, ore 11.00 Inaugurazione 14 settembre, ore 18.00

progetto espositivo a cura di Silvia Burini e Giuseppe Barbieri assistant curator: Maria Redaelli

in collaborazione con Accademia di Belle Arti di Venezia e Centro Studi sull’Arte Russa (Dipartimento di Filosofia e Beni Culturali, Università Ca’ Foscari Venezia)

comitato scientifico: Giuseppe Barbieri, Silvia Burini, Riccardo Caldura, Erica Faccioli, Stefano Marotta, Olga Shishko

Tra infinite altre conseguenze, la guerra tra Russia e Ucraina ha determinato anche una delle migrazioni intellettuali più importanti del nostro tempo: centinaia di migliaia di persone, la più parte giovani, hanno abbandonato la Federazione Russa. Tra loro centinaia di artisti, di ogni ambito espressivo (dall’architettura alla musica, dal cinema alle arti visive). Per questo il Centro Studi sull’Arte Russa (CSAR) dell’Università Ca’ Foscari Venezia ha avviato nel febbraio scorso, in collaborazione con CYLAND e l’Accademia di Belle Arti di Venezia, un progetto scientifico internazionale: “Mapping Diaspora: arte russa in esilio”, con l’obiettivo di disegnare e aggiornare costantemente la mappa di ciò che quegli artisti hanno creato o stanno elaborando (www.mappingdiaspora.com/it). La direzione scientifica del progetto, cui hanno aderito i maggiori specialisti di arte russa in Europa e negli USA, è di Silvia Burini e Olga Shishko. Articolato in diverse sezioni (ConTesti, Dialoghi, Cronaca, Grants), prevede anche attività espositive, non solo a Venezia.

“Sergey Kishchenko: Hortus Conclusus. Memoria, biodiversità, migrazione” (Venezia, Magazzini al Sale, 14 settembre-14 ottobre 2023) è la prima di queste mostre e anche la prima personale in Italia di Sergey Kishchenko (Stavropol’, 1975): riunisce in modo significativo una sequenza di lavori che appartengono a ricerche avviate negli ultimi dieci anni, che hanno conosciuto un’accelerazione dopo la decisione dell’artista di abbandonare la Russia e il suo arrivo in Italia, dove ha visto riconosciuto il suo status di rifugiato politico.

Per oltre mille anni l’hortus conclusus è stato l’emblema, in Oriente e in Occidente, di un rapporto di intima sinergia tra l’uomo e la natura. Il perimetro che lo delimitava favoriva la percezione di un luogo di protezione dai drammi della storia e di manifestazione di un ordine superiore. Oggi l’accenno è piuttosto sul conclusus: parla di un mondo divenuto globale, rinchiuso e diviso tra pareti insormontabili, che disprezza la varietà della natura, vegetale e animale, standardizza la diversità, costringe a dinamiche di migrazione per fuggire da guerre, carestie, futuri senza speranze.

Questo mondo rinchiuso rivela sempre più le fragilità della vita umana, le incertezze sul futuro della biodiversità, la crescente necessità di una protezione anche attraverso la condivisione della ricerca scientifica. Sergey Kishchenko sa declinare queste dinamiche generali del nostro tempo anche su un registro personale, intimo, mostrando la sua capacità di fondere insieme, in raffinate strategie di conservazione della memoria, la grande e le piccole storie, al cospetto di una natura che tutte le abbraccia.

La più parte delle opere scaturiscono da una originale riflessione sulla leggendaria vicenda dell’agronomo, botanico e genetista vegetale russo, Nikolaj Ivanovič Vavilov (1887-1943), di recente tornato all’attenzione di pubblico e critica grazie al volume di Peter Pringle, che dedicò tutta la sua vita a cercare di trovare una soluzione al problema della fame in Russia e nel resto del mondo, secondo criteri di giustizia, uguaglianza e futuro. Pioniere degli studi sulla biodiversità e sul patrimonio naturalistico e culturale di tutti i popoli della Terra, ha esplorato più di 60 Paesi, riscrivendo la mappa geografica di territori fino ad allora inesplorati. Ha avviato il grandioso progetto della prima Banca di Semi e Piante commestibili al mondo, eroicamente difesa dai suoi ricercatori, durante l’assedio di Leningrado, ed esistente ancora oggi, nell’Istituto pansovietico di coltivazione delle piante (VIR), che dal 1967 porta il suo nome. Avversato dal regime staliniano, condannato a morte nel 1941, morì due anni più tardi per denutrizione nel carcere di Saratov.

Come ha notato Riccardo Caldura, Kishchenko «ripercorre le vicende dello scienziato, generando un affascinante, quanto rigoroso, percorso espositivo fra immagini, videoproiezioni, installazioni, richiamando non solo gli aspetti tragici della vicenda di Vavilov, da scienziato di livello assoluto a nemico del regime sotto Stalin, ma accennando anche alla più complessa tematica delle migrazioni provocate dalla penuria alimentare e dalle guerre. Nei nostri giorni, qui in terra, è la stessa esistenza dell’Hortus conclusus, immagine del paradiso, ad essere minacciata».

Recipe book substance

Nella prima sezione della mostra sono presenti opere che appartengono a due serie: nelle fotografie di Recipe book-Erbari di piante selvatiche (2014-2018) l’artista associa a pagine scientifiche di erbari autentiche ricette di sopravvivenza con le piante selvatiche, fornite da detenuti o composte durante l’assedio di Leningrado, con istruzioni su come raccogliere e cucinare le piante selvatiche, usare la sansa, la farina e la colla di caseina come cibo. La serie Pane quotidiano (2014) è invece dedicata al salvataggio della collezione genetica raccolta da Nikolaj Vavilov (alcuni suoi collaboratori preferirono morire di fame, durante l’assedio di Leningrado, piuttosto che intaccarla). Sono dittici accostati. La parte sinistra è un documento, la fotografia di un erbario di cereali salvati durante l’assedio (un foglio direttamente di mano dello stesso Vavilov). Il lato destro è un’incisione che rispecchia il documento in uno strato di cenere: da un lato emblema delle infinite tragedie umane della storia del pianeta; dall’altro, nei nodi degli steli delle piante, metafora di destini umani spezzati, distrutti dalla repressione e dalla guerra. La sezione presenta anche l’installazione Banca genetica, in cui bottiglie mediche contenenti soluzioni invasive e sostituti del sangue sono riempite con semi di cereali, come nella collezione conservata all’istituto di Vavilov nel Kuban, per comunicare che «i chicchi di cereali sono il sangue per l’umanità», senza il quale l’umanità non può esistere.

La seconda tranche del percorso è costituita da 8 pezzi della serie Macchie, buchi e fili (2019, tecnica mista), che allude alle sezioni del cervello di Lenin. In URSS era stato fondato l’Institut Mozga [Istituto di ricerca del cervello] per studiare quello del defunto e geniale leader. Gli scienziati internazionali che hanno studiato i dati disponibili sono spesso giunti alla conclusione che il cervello di Lenin mostrava caratteristiche tipiche dei malati di mente. Ma la serie riguarda e

rappresenta soprattutto la soggettività della storia, evidenziando le macchie bianche e i buchi neri della conoscenza storica, rivelando fili invisibili che collegano eventi completamente estranei. Alle otto tecniche miste fanno coerente riscontro due video: il primo testimonia l’incendio che distrusse lo studio dell’artista a Mosca nel 2016; il secondo, Abiti bianchi, ricava il titolo da un’affermazione dell’Apocalisse di Giovanni («Questi che sono vestiti di bianco chi sono e da dove vengono? […] Sono quelli che vengono dalla grande tribolazione…») ed è dedicato agli scienziati uccisi durante gli anni della dittatura staliniana.

Nell’ultimo tratto della mostra le immagini vegetali sin qui metaforicamente rappresentate sono incorporate in un’installazione: si tratta di materassi appartenuti a profughi e migranti, che Kishchenko ha rinvenuto nell’area di Malamocco, dove l’artista ha trovato rifugio e residenza. Con un puntuale rinvio alla tecnica di stampa giapponese Gyotaku, in una prospettiva di estetica “piatta”, essi diventano le proiezioni del mondo interiore e di tragedie personali, storie di persone senza volto. I rifugiati, sostiene l’artista, sono senza volto, così come le piante ci sembrano prive di intenzione e libero arbitrio, dato che una lunga tradizione della metafisica occidentale le colloca in fondo alla catena dell’essere. Due materassi sono collocati dietro lo schermo del video Bunker, sulle fortificazioni del Lido e di Pellestrina abbandonate dopo la Seconda Guerra Mondiale che esplicitamente ci invitano a riflettere sulla terribile e inevitabile vicinanza della guerra. Un altro materasso compare all’inizio del percorso, come epigrafe riassuntiva dell’intero percorso.


INFORMAZIONI

Magazzino del Sale 3, Dorsoduro, Venezia
14 settembre-14 ottobre 2023
da mercoledì a sabato dalle ore 11.00 alle ore 18.00, ingresso libero
 
Inaugurazione 14 settembre, ore 18.00

Progetto espositivo a cura di Silvia Burini e Giuseppe Barbieri
assistant curator: Maria Redaelli
in collaborazione con Accademia di Belle Arti di Venezia e Centro Studi sull’Arte Russa (Dipartimento
di Filosofia e Beni Culturali, Università Ca’ Foscari Venezia)

Comitato scientifico: Giuseppe Barbieri, Silvia Burini, Riccardo Caldura, Erica Faccioli, Stefano
Marotta, Olga Shishko

CONTATTI 
Cristina Gatti 
press@cristinagatti.it 

Cosenza – Finissage A-HEAD Project: Angelo Gallo – T(w)O EDGE due bordi_al limite

Invito

A-HEAD Project: Angelo Gallo – T(w)O EDGE due bordi_al limite

A cura di Simona Spinella
Testi critici di Simona Spinella e Giuseppe Capparelli

Finissage 17 settembre 2023
ore 18.00

Domenica 17 settembre 2023 alle ore 18.00 si volgerà, negli spazi del Museo dei Brettii e degli Enotri di Cosenza, il finissage del progetto installativo, promosso da A-HEAD_Angelo Azzurro ONLUST(w)O EDGE due bordi_al limite di Angelo Gallo a cura di Simona Spinella e con i testi critici di Simona Spinella Giuseppe Capparelli
Interverranno Maria Cerzoso – Direttrice Museo dei Brettii e degli Enotri, Stefania Calapai – Presidente di Angelo Azzurro ONLUS, Carla Monteforte – Giornalista e sostenitrice del progetto e l’artista Angelo Gallo

T(w)O EDGE due bordi_al limite nasce da un confronto iniziale tra l’artista Angelo Gallo e il curatore di A-HEAD, Piero Gagliardi, sul concetto di riproducibilità e tiratura della grafica d’arte, che ha portato allo sviluppo di due opere: “Studio della scultura dell’ala. Opera unica di possibile tiratura illimitata“, una lastra di rame su cui Gallo ha inciso lo studio per un’ala e la scultura – installazione “Edge“, un’ala realizzata in resina e polvere di marmo. Tra le due opere poste una fronte all’altra, il Cyan Carpet, determina uno spazio, un luogo, un tratto di possibilità da percorrere; al centro c’è il ruolo del fruitore che è spinto a confronto con sé stesso in due modi completamente diversi (cit. Simona Spinella). Ed inoltre all’interno dello spazio installativo è anche collocato un piedistallo dove l’osservatore può posizionarsi e posare, interagendo e integrandosi con l’installazione stessa. Lo spazio e il tempo di fruizione così intesi, decretano che l’installazione ambientale si converta in luogo performativo dove il tempo del pubblico e la sua permanenza all’interno di esso diventano elementi fondanti. (cit. Giuseppe Capparelli) 

La mostra, prima parte di un progetto che toccherà diverse città italiane ed europee, è un omaggio al curatore di A-HEAD, Piero Gagliardi: infatti è dal 2017 che la ONLUS Angelo Azzurro sostiene e promuove l’arte contemporanea e gli artisti emergenti mediante il progetto A-HEAD, attraverso una pluralità di iniziative, tra le quali un premio dedicato alla ricerca di artisti under 35, giunto ora alla seconda edizione (il Premio Giovan Battista Calapai e Theodora van Mierlo Benedetti), mostre ed eventi, convegni e laboratori, al fine di sensibilizzare la collettività sulle problematiche derivanti dalle malattie mentali ed eliminarne lo stigma attraverso un percorso conoscitivo che utilizzi l’arte come strumento privilegiato. 

Il progetto si avvale del patrocinio della Città di Cosenza e si inserisce all’interno del Festival Invasioni 2023

Angelo Gallo

Angelo Gallo nasce a Cetraro il 20 giugno 1988. L’infanzia e l’adolescenza la trascorre a Fagnano Castello, in provincia di Cosenza. Frequenta L’I.T.C.G. “E. Fermi” di San Marco Argentano diplomandosi come Perito Tecnico. Durante gli anni delle superiori si appassiona alla grafica e alla programmazione. Partecipa a vari seminari di Redazione, di Media-marketing e Comunicazione tramite Assform Confindustria Rimini. Ad un anno dal diploma consegue la qualifica professionale come “Progettista sicurezza informatica e web”. Si iscrive al corso di laurea in Informatica di SMFN presso l’Unical di Rende e dopo tre anni decide di cambiare percorso. Si trasferisce così all’Accademia di Belle Arti di Catanzaro dove trova il suo mondo riuscendo ad esprimersi ed a sviluppare il suo percorso diplomandosi di I e II livello. Percorso che presenta due lati, uno razionale, preciso, programmato, l’altro irrazionale, sconfinato, libero. Il lato razionale e pratico gli permette di mettere in atto le idee artistiche con consapevolezza e rigore. Condizionato dall’ordine e dal controllo della programmazione, dalla pulizia e le strutture della grafica, visualizza e produce. Il suo percorso precedente è parte fondamentale di quello attuale in quanto sviluppa opere interattive sensoriali oltre ai percorsi scultorei, pittorici e grafici. Seguito da noti critici e curatori, è presente in tutte le manifestazioni artistiche di rilevo e porta avanti la sua ricerca etico/artistica che è in continua evoluzione. Dal 2019 ha fondato il Laboratorio Sostenibile di via Gaeta, un laboratorio di incisione alla ricerca delle metodologie sostitutive Non-Toxic in stretta connessione con la Galleria 291Est/Inc. di Roma. Conosciuto particolarmente per le serie delle Anatomie Forzate, la serie delle Anatomie Sensibili e per l’unconventional Mail-Art Project “Random Recipient”. 

Il progetto A-HEAD nasce nel 2017 per volere della famiglia Calapai per la lotta allo stigma dei disturbi mentali e dalla collaborazione tra l’Associazione Angelo Azzurro ONLUS ed artisti e dj di respiro internazionale: infatti con il progetto A-HEAD Angelo Azzurro, curato da Piero Gagliardi dal 2017, mira a sviluppare un percorso ermeneutico e conoscitivo delle malattie mentali attraverso l’arte, sostenendo in maniera attiva l’arte contemporanea e gli artisti che collaborano ai vari laboratori che da anni l’associazione svolge accanto alle attività di psicoterapia più tradizionali. Data la natura benefica del progetto, con A-HEAD la cultura, nell’accezione più ampia del termine, diviene un motore generatore di sanità, nella misura in cui i ricavati sono devoluti a favore di progetti riabilitativi della Onlus Angelo Azzurro, legati alla creatività, intesa come caratteristica prettamente umana, fondamentale per lo sviluppo di una sana interiorità. Lo scopo globale del progetto è quello di aiutare i giovani che hanno attraversato un periodo di difficoltà a reintegrarsi a pieno nella società, attraverso lo sviluppo di nuove capacità lavorative e creative.



A-HEAD Project: Angelo Gallo – T(w)O EDGE due bordi _ al limite

A cura di Simona Spinella
Testi critici di Simona Spinella e Giuseppe Capparelli
Progetto promosso da A_HEAD di Angelo Azzurro ONLUS
Patrocinio: Città di Cosenza
Fotografie di Isabella Marina e Cecilia Vaccari

Finissage 17 settembre 2023 ore 18.00

Museo dei Brettii e degli Enotri
Vico Sant’Agostino 3 – Cosenza
www.museodeibrettiiedeglienotri.it
Facebook: www.facebook.com/MuseodeiBrettiiedegliEnotri
Twitter: @museobrettiics – Instagram: @MuseodeiBrettiiedegliEnotri
Dal 14 luglio al 17 settembre 2023
Orari: dal martedì al venerdì 9.00-13.00 / 16.30-19.30; sabato e domenica 10.00-13.00 / 16.30-19.30. Lunedi chiuso
Angelo Azzurro ONLUS
infoangeloazzurro@gmail.com
tel. 3386757976
https://associazioneangeloazzurro.org
www.facebook.com/Aheadangeloazzurro
www.instagram.com/angelo_azzurro_onlus
Ufficio Stampa Angelo Azzurro
Alessio Morganti
alessio.mrg@hotmail.it
tel. 3401472901
Barbara Speca
barbaraspeca@libero.it
Ufficio stampa A-HEAD
Roberta Melasecca_Interno 14 next – Melasecca PressOffice
roberta.melasecca@gmail.com
tel. 3494945612
cartella stampa su
www.melaseccapressoffice.it