Trieste, DoubleRoom arti visive: Inaugurazione delle mostra “Mascherini e i venti”

Marcello Mascherini, Colomba della Guerra, bronzo, 1969

Inaugurazione delle mostra
Mascherini e i venti
bronzi, bozzetti e acqueforti di Marcello Mascherini
a cura di Massimo Premuda
e fotografie di Massimo Gardone, Davide Maria Palusa e Mario Sillani Djerrahian

Giovedì 14 settembre, ore 18.30
DoubleRoom arti visive,
via Canova 9, Trieste
nell’ambito di L’Energia dei Luoghi #9 / Festival del Vento e della Pietra
organizzato da Casa C.A.V.E. 
Contemporary Art Visoglianovižovlje Europe

Per celebrare i 40 anni dalla morte del grande scultore Marcello Mascherini (Udine 1906-Padova 1983) si inaugura giovedì 14 settembre, alle 18.30, la mostra “Mascherini e i venti” curata da Massimo Premuda in collaborazione con Francesco e Leonardo Bordinal DoubleRoom arti visive di via Canova 9 a Trieste (visitabile da lunedì a venerdì dalle 17.00 alle 19.00 fino al,27 ottobre)uncorpus di bronzi, bozzetti e acqueforti, ma anche fotografie e documentazione originale dall’Archivio Mascherini in dialogo con le ricerche visive di tre autori di oggi, Massimo Gardone, Davide Maria Palusa Mario Sillani Djerrahian, che reinterpretano con il loro particolare occhio contemporaneo tre sculture del maestro inerenti i venti presenti sul territorio.

Inserita nell’ambito della nona edizione de L’Energia dei Luoghi / Festival del Vento e della Pietra, organizzato dall’associazione Casa C.A.V.E. di Visogliano/Vižovlje e sostenuto da Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Comune di Duino AurisinaFondazione Pietro Pittini e Fondazione Kathleen Foreman Casali, la mostraintende analizzare come Mascherini abbia affrontato, e genialmente risolto, il tema del vento, dell’aria e del volo. Viene proposto un nucleo significativo di opere di Mascherini, in particolare gabbiani, colombi e uccellacci della fine degli anni Sessanta e dei primi anni Settanta,che documentano l’interesse dell’artista sui fenomeni legati all’aria, avendo nella sua lunga carriera rappresentato, oltre a diversi drammatici volatili, i suggestivi venti del nostro territorio in tutte le loro possibili declinazioni: Bora, Scirocco e Libeccio.

In particolare, nella declinazione della decorazione navale, tanti gruppi scultorei di Mascherini hanno preso il largo da Trieste sulle eleganti navi bianche, quale la raffinatissima motonave Augustus del 1951, riccamente decorata dai migliori artisti delle regione. In esposizione quattro spettacolari bronzi del maestro: “Colomba della Guerra” (1969), “La Guerra” (1970), “Uccellaccio” (1970) e “Gabbiano ferito” (1973) con relativi bozzetti e incisioni, che rappresentano un corpusdall’inconfondibile unità linguistica e che riflettono le preoccupazioni dell’artista per le sorti della società e del mondo. E ancora i disegni “Studio per gabbiano” e “Mare e vento” che, insieme al prezioso materiale proveniente dall’Archivio Mascherini, ci raccontano l’interesse del maestro per la natura che lo circondava, in particolare dopo il 1955, anno in cui si stabilì nella baia di Sistiana, “ponendolo in quotidiano contatto con un mondo geologicamente unico e tale da divenire importante motivo ispiratore nella sua produzione. Dopo gli anni dell’arcaismo e del mito classico, apparvero le scabrosità e le pietrosità che la natura forniva come motivi di confronto non più idilliaco, odoroso di selve e di salso, quanto piuttosto brutale e possente, riflesso di una società sempre più conflittuale.” (da Claudio H. Martelli)

La profonda e sofferta ricerca di Mascherini viene così messa in dialogo e contrasto con le fotografie omaggio di tre artisti contemporanei che hanno voluto rileggere a tanti anni di distanza le opere di uno dei più significativi scultori del Novecento italiano:  i bronzi “Bora” “Scirocco” del 1951, che decoravano la motonave Augustus e oggi esposti al MuCa, il Museo della Cantieristica di Monfalcone, e “Lotta di Chimere” del 1967, il gruppo bronzeo installato all’incrocio fra via Palestrina e via San Francesco nel Borgo Franceschino di Trieste.

Massimo Gardone (Genova, 1961) reinterpreta il mito della “Bora” di Mascherini attraverso un algido dittico fotografico stampato su HD Metal Print e montato su alluminio dal titolo “Soffio di Bora” che dialoga con “Bonjour”, un suggestivo mare sferzato dalla bora, tratto dalla serie “La Luce Del Vento”. Il lavoro trasforma con il soffio metallico della Bora, e sotto gli occhi dello spettatore, la superficie del mare in una distesa artica, cristallizzando il pelo dell’acqua e pietrificandolo in una fusione scultorea. E come afferma lo stesso fotografo: “ll bronzo in grafite. La scultura in disegno. Il tratto deciso graffia la superficie. La gioia è sorprendente, il divertimento manipolatore mi fa sorridere, mi mette di buon umore. Nei tratti gentili la musa soffia a fior d’acqua, il vento si fa visibile lasciando le sue orme. Una piccola canoa e un transatlantico si sovrappongono nel ricordo intimo di uno sguardo amorevole. Un omaggio garbato, e nulla più.”

Mario Sillani, Libero nella tempesta, 2023

Mario Sillani Djerrahian (Addis Abeba, 1940), figura storica della sperimentazione videofotografica, ci presenta invece l’esuberante vento “Scirocco”, che Mascherini aveva immaginato a cavallo di un pesce annunciante il suo passaggio soffiando in una conchiglia, mentre fugge dal museo e si libera nella tempesta. Nuovamente, nella ricerca di Sillani, il paesaggio irrompe nello spazio espositivo divenendo paesaggio mentale, o “endotico”, e la scultura prende letteralmente il volo in uno scatto dal taglio futurista per evadere dal museo e immergersi in dense nuvole cariche di umidità riportandolo in un ambiente che solo la mente può elaborare.

Infine Davide Maria Palusa (Trieste, 1989) rilegge il potente gruppo scultoreo “Lotta di Chimere” che lo stesso Mascherini, in un’intervista del 1975, aveva così descritto: “Sono due chimere, meglio forse due culture che si scontrano, o due venti; bah, sono quello che vuoi immaginare tu, comunque sono due idee contrastanti”. Palusa interpreta questo violento scontro fra terribili forze contrarie come un incontro che, proprio attraverso i vuoti rimasti fra i due personaggi femminili urlanti, lascia spazio al fluire dell’aria e, perché no, anche alla possibilità di compenetrarsi di idee e punti di vista diversi, trasformando la lotta in abbraccio, proprio su uno spigolo di una casa, potente metafora dell’eterno scontro-incontro fra culture di cui la nostra terra di confine si è sempre nutrita. Pertugi dunque di una possibile riconciliazione?


info
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