Castello di Rivoli: Michelangelo Pistoletto. Molti di uno

Michelangelo Pistoletto
Venere degli stracci, 1967 Fondazione per l’Arte Moderna e Contemporanea CRT
in comodato presso Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino
Foto Paolo Pellion
Courtesy Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino

Michelangelo Pistoletto. Molti di uno
a cura di Carolyn Christov-Bakargiev e Marcella Beccaria
2 novembre 2023 – 25 febbraio 2024
Manica Lunga
Inaugurazione: 1° novembre 2023

Il Castello di Rivoli presenta una grande mostra dedicata a Michelangelo Pistoletto (Biella, 1933) in occasione del suo novantesimo compleanno. Allestita negli spazi della Manica Lunga, il progetto dell’artista Molti di uno reinventa l’architettura ortogonale della Manica Lunga trasformandola in uno stupefacente groviglio armonioso, un dispositivo urbano irregolare e libero attraverso il quale raccogliere e rileggere tutta la sua arte in un gigantesco autoritratto che funziona come la mappa di una Città ideale dell’avvenire.
 
“Pistoletto è una delle figure dell’arte contemporanea a livello globale più poliedriche, innovative, creative e aurorali”, afferma Carolyn Christov-Bakargiev, Direttore del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea. “Attivo già nella seconda metà del ventesimo secolo, è capace di reimmaginare il mondo nel ventunesimo secolo attraverso la sua ‘formula della creazione’, all’insegna di un nuovo equilibrio trinamico tra naturale e artificiale che egli chiama Terzo Paradiso”.
 
Pistoletto è tra gli artisti che hanno ridefinito il concetto di arte a partire dalla metà degli anni sessanta del secolo scorso attraverso l’Arte povera. Già dalla prima metà degli anni cinquanta, l’artista si interroga sul concetto di identità personale e intraprende la via dell’autoritratto come espressione emblematica del suo pensiero secondo il quale il soggetto individuale prende vita in relazione agli altri divenendo un soggetto plurale. Dal 1962 realizza quadri specchianti, nei quali chi guarda e il mondo entrano nell’opera. Il superamento delle frontiere segnate dalla dimensione solo pittorica ha rappresentato per Pistoletto l’apertura a un paesaggio che si affaccia sulla contemporaneità dell’esistenza.
 “Ideata per la Manica Lunga”, afferma Marcella Beccaria, “Molti di uno è una città dell’Arte strutturata come architettura percorribile e composta da 29 Uffizi o stanze. Disegnati come spazi aperti e collegati tra loro, gli Uffizi includono metaverso, arte, scienza, filosofia, legge, diritto, architettura, comunicazione, politica, ecologia, sorveglianza, sport, matematica, spiritualità, religione, mitologia, formazione, nutrimento, simbologia, cosmologia, design, sepoltura, storia, urbanistica, moda, spazio, scrittura, salute, informatica, natura. I 29 Uffizi espongono la struttura che secondo l’artista è alla base della vita civile e sociale proponendo una vasta rete di interrelazioni e una propositiva condizione dinamica tesa ad abbattere muri e separazioni”. 

I 29 Uffizi sono tra loro comunicanti e interconnessi attraverso una serie di porte, ciascuna recante sull’architrave l’indicazione dell’attività specifica. La forma delle porte riprende il Segno Arte. Concepito dall’artista nel 1976, il Segno Arte è dato dall’intersezione di due triangoli, inscrivendo idealmente un corpo umano con braccia alzate e gambe divaricate. Il primo concetto di una architettura nell’architettura risale a Porte – Uffizi al MuHKA – Museum van Hedendaagse Kunst Antwerpen di Anversa. Riprende e sviluppa un precedente (Le Porte di Palazzo Fabroni) del 1995 ed è un dispositivo espositivo utilizzato più volte da allora, ma sempre rispecchiando una classificazione che si potrebbe dare alla società di quel momento e proponendo contemporaneamente una città ideale. L’articolazione della città in Uffizi riprende una riflessione alla quale l’artista ha dedicato spazio in La Formula della Creazione, 2022, libro nel quale egli esamina il proprio percorso, identificando 31 passi che, conducendo alla genesi di una nuova società, diventano punti cardinali alla base della Formula della Creazione.

Terzo Paradiso “1+1=3”, 2003-2023
Polistirene, tessuti, legno, acrilico
35 x 300 x 135 cm
Foto: Andrea Rossetti

La mostra svelerà una nuova opera-azione partecipativa nell’Uffizio Sorveglianza.
“Ma questa città futura è anche una città tecnologica, dei social media, e dell’intelligenza artificiale,” afferma Christov-Bakargiev, “è un mondo in cui lo specchio di un controllo costante, invisibile e ubiquo può portare alla necessità di reimmaginare la nozione di libertà. Cosa significa un mondo di homo cellularis, i cui gesti minimi sono registrati, misurati, archiviati, “estratti” a scopi predittivi? Uno specchio tecnologico che può rendere gli umani schiavi delle macchine AI, oppure capaci di crescere verso paradisi inattesi, a seconda di come, più o meno responsabilmente ed eticamente, verranno usati questi strumenti dai nostri discendenti? A questo Pistoletto ci fa riflettere, più che umanamente”.
 All’interno della visione di una nuova comunità eticamente responsabile, la mostra è anche un dispositivo per coinvolgere le persone, a partire dai lavoratori che a vario titolo operano all’interno e orbitano attorno al Museo rendendolo un microcosmo di una possibile città ideale. Ogni giorno, una persona dotata di un sapere e di una prassi specifica in un’area per la quale esiste uno dei 29 Uffizi sarà il responsabile catalizzatore della giornata: ad esempio un addetto stampa sarà responsabile dell’Uffizio Comunicazione, mentre il medico competente potrebbe collaborare in una giornata dedicata all’Uffizio Salute, tanto quanto un’Artenauta potrebbe condurre una giornata sull’educazione, così come un responsabile della caffetteria potrebbe seguire la giornata dedicata all’Uffizio Nutrimento, il giardiniere essere responsabile dell’Uffizio Ecologia e un curatore quello dell’Uffizio Arte, mentre una bibliotecaria potrebbe occuparsi della giornata dedicata all’Uffizio Scrittura. In questa maniera l’artista revitalizza e reinventa il concetto di mostra temporanea e contribuisce a realizzare pragmaticamente un nuovo mondo basato sulla Demopraxia.

Biografia di Michelangelo Pistoletto

Michelangelo Pistoletto. Foto Pierluigi Di Pietro
Courtesy Cittadellarte

Michelangelo Pistoletto nasce a Biella nel 1933. Inizia a esporre nel 1955 e nel 1960 tiene la sua prima personale alla Galleria Galatea di Torino. La sua prima produzione pittorica è caratterizzata da una ricerca sull’autoritratto. Nel biennio 1961-1962 approda alla realizzazione dei Quadri specchianti, che includono direttamente nell’opera la presenza dello spettatore, la dimensione reale del tempo e riaprono inoltre la prospettiva, rovesciando quella rinascimentale chiusa dalle avanguardie del XX secolo. Con questi lavori Pistoletto raggiunge in breve riconoscimento e successo internazionali, che lo portano a realizzare, già nel corso degli anni Sessanta, mostre personali in prestigiose gallerie e musei in Europa e negli Stati Uniti. I Quadri specchianti costituiranno la base della sua successiva produzione artistica e riflessione teorica. Tra il 1965 e il 1966 produce un insieme di lavori intitolati Oggetti in meno, considerati basilari per la nascita dell’Arte Povera, movimento artistico di cui Pistoletto è animatore e protagonista. A partire dal 1967 realizza, fuori dai tradizionali spazi espositivi, azioni che rappresentano le prime manifestazioni di quella “collaborazione creativa” che Pistoletto svilupperà nel corso dei decenni successivi, mettendo in relazione artisti provenienti da diverse discipline e settori sempre più ampi della società. Tra il 1975 e il 1976 realizza nella Galleria Stein di Torino un ciclo di dodici mostre consecutive, Le Stanze, il primo di una serie di complessi lavori articolati nell’arco di un anno, chiamati “continenti di tempo”, come Anno Bianco (1989) e Tartaruga Felice (1992). Nel 1978 tiene una mostra nel corso della quale presenta due fondamentali direzioni della sua futura ricerca e produzione artistica: Divisione e moltiplicazione dello specchio L’arte assume la religione. All’inizio degli anni Ottanta realizza una serie di sculture in poliuretano rigido, tradotte in marmo per la mostra personale del 1984 al Forte di Belvedere di Firenze. Dal 1985 al 1989 crea la serie di volumi “scuri” denominata Arte dello squallore. Nel corso degli anni Novanta, con Progetto Arte e con la creazione a Biella di Cittadellarte-Fondazione Pistoletto e dell’Università delle Idee, mette l’arte in relazione attiva con i diversi ambiti del tessuto sociale al fine di ispirare e produrre una trasformazione responsabile della società. Nel 2003 è insignito del Leone d’Oro alla Carriera alla Biennale di Venezia. Nel 2004 l’Università di Torino gli conferisce la laurea honoris causa in Scienze Politiche. In tale occasione l’artista annuncia quella che costituisce la fase più recente del suo lavoro, denominata Terzo Paradiso. Nel 2007 riceve a Gerusalemme il Wolf Foundation Prize in Arts, “per la sua carriera costantemente creativa come artista, educatore e attivatore, la cui instancabile intelligenza ha dato origine a forme d’arte premonitrici che contribuiscono a una nuova comprensione del mondo”. Nel 2010 è autore del saggio Il Terzo Paradiso, pubblicato in italiano, inglese, francese e tedesco. Nel 2012 si fa promotore del Rebirth-day, prima giornata universale della rinascita, festeggiata ogni anno il 21 dicembre con iniziative realizzate in tutto il mondo. Nel 2013 il Museo del Louvre di Parigi ospita la sua mostra personale Michelangelo Pistoletto, année un – le paradis sur terre. In questo stesso anno riceve a Tokyo il Praemium Imperiale per la pittura. Nel 2017 viene pubblicato il suo testo Ominiteismo e Demopraxia. Manifesto per una rigenerazione della società. Nel 2021 viene inaugurato a Cittadellarte l’Universario, spazio espositivo in cui l’artista presenta le sue più recenti ricerche, e nel dicembre del 2022 è pubblicato il suo ultimo libro, La formula della creazione, in cui ripercorre i passi fondamentali e l’evoluzione del suo intero percorso artistico e della sua riflessione teorica.


Castello di Rivoli
Piazza Mafalda di Savoia
10098 Rivoli – Torino
Info: +39 0119565222
come arrivare

Le attività del Castello di Rivoli sono realizzate primariamente grazie al contributo della Regione Piemonte.
Facebook | Twitter | Instagram

Ufficio Stampa Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea
Manuela Vasco | press@castellodirivoli.org | tel. 011.9565209
 
Consulenza Stampa
Stilema | anna.gilardi@stilema-to.it | tel. 011.530066

Trieste: da oggi la Biennale Internazionale Donna – 4° Esposizione internazionale d’Arte

Nataša Gregorič Nabhas
Šeherzada Ahmetović, Giorgio Rossi, Eunice Tsang

Biennale Internazionale Donna
4° Esposizione internazionale d’Arte – BID23ART

“Respirare con il mondo / Breathing with the World” 

Magazzino 26 – Porto Vecchio Trieste 

28 ottobre 2023 – 7 gennaio 2024

Inaugurazione: 27 ottobre 2023

Dal titolo “Respirare con il mondo / Breathing with the World“, la Biennale Internazionale Donna 2023 nella sua 4° edizione apre al pubblico da sabato 28 ottobre 2023 a domenica 7 gennaio 2024 a Trieste, al Magazzino 26 del Porto Vecchio (con orari: giovedì 10 – 13 e 16 -19, venerdì 16 – 21, sabato, domenica e festivi 10 – 19; costo biglietto intero 5 euro, ridotto 3 euro). Inaugurazione: venerdì 27 ottobre 2023, ore 15.00.

Realizzata dall’Associazione Biennale Internazionale Donna, in coorganizzazione con il Comune di Trieste e il supporto della Regione Friuli Venezia Giulia, BID23ART rappresenta un evento unico e di grande importanza per il panorama artistico e culturale, non solo a livello locale ma anche internazionale: i visitatori hanno l’opportunità di immergersi nell’arte contemporanea, scoprendo nuovi talenti e artiste affermate, lasciandosi ispirare dalle diverse prospettive e narrazioni.

Curata da Eunice Tsang” – ha sottolineato la presidente dell’Associazione Biennale Internazionale Donna architetto Šeherzada Ahmetović in occasione della conferenza stampa di presentazione – “BID23ART offre una piattaforma per celebrare e promuovere il ruolo delle donne nelle arti, nella cultura e nella società contemporanea. Durante il periodo di apertura della mostra, saranno organizzati eventi collaterali, tra cui incontri con le artiste, performance, presentazioni, eventi musicali e intrattenimento, nonché momenti formativi dedicati alla promozione dell’arte e della cultura. La nostra missione è creare un contenitore mirato a promuovere il lavoro della donna sotto molteplici aspetti” – continua Šeherzada Ahmetović – “e attraverso BID23ART, intendiamo creare un dialogo profondo tra l’arte contemporanea e il pubblico, stimolando riflessioni e connessioni che vanno al di là delle convenzioni”. 

“Trieste, da sempre crocevia di popoli e culture, città animata dall’ampio “respiro” del mare” – ha affermato l’Assessore alle politiche della cultura e del turismo del Comune di Trieste Giorgio Rossi – “pare essere il luogo ideale per questa mostra che, evocando poeticamente il tema de l’élan vital (la percezione intuitiva dell’esperienza e il fluire del tempo interiore), vuole celebrare il potere creativo della trasformazione e la capacità dell’arte di esprimere la speranza nel futuro, indagando contemporaneamente le dimensioni dell’ambivalenza, della criticità e dell’incertezza”.

Il titolo dell’esposizione di BID23ART “Respirare con il mondo / Breathing with the World” si ispira a un’immagine poetica tratta da uno dei Sonetti a Orfeo (1923) di Rainer Maria Rilke, il quale indagando l’intima connessione tra la vita e l’arte nelle sue varie forme espressive, ha cercato di mostrare quanto il potere evocativo della poesia sia in grado di tramutare i problemi dell’esistenza e di giustificare la realtà.

Questa Biennale intende dunque esplorare, mediante un innovativo approccio olistico, le molteplici forme espressive con cui artiste contemporanee di diverse generazioni e contesti culturali interrogano il loro rapporto con il mondo – inteso nel suo senso più ampio – dove il mondo esterno, visibile, è strettamente intrecciato con quello interiore. 

Il “respiro”, soffio vitale, poesia dell’invisibile, metafora di un’incessante e inesauribile forza rigeneratrice e ispiratrice, suggerisce simbolicamente un movimento di apertura e di connessione con il mondo attraverso modalità inesplorate di penetrazione delle sue diverse dimensioni: quella spazio-temporale, quella socio-culturale e, soprattutto, quella naturale di cui fanno parte tutti gli esseri viventi, verso la quale il consueto sguardo esclusivamente antropocentrico deve aprirsi alla consapevolezza che noi esseri umani siamo solo una delle infinite forme di vita da rispettare.

Ana Vivoda

L’esposizione propone in mostra 40 opere, scelte tra le molte candidate da tutto il mondo. La curatrice/artista Eunice Tsang presenta alcune opere di artiste affermate da lei selezionate, creando un dialogo con lo spazio e con il tema, invitando i visitatori a riflettere sulle suggestioni proposte dalla curatrice.

“È un grande onore unirmi a BID e immergermi nella scena creativa a Trieste e in tutta Italia” – ha dichiarato la curatrice Tsang. “Con BID23ART, spero di portare una visione basata sulle mie esperienze internazionali tra Hong Kong e l’Europa, per sfidare le narrazioni esistenti introducendo una moltitudine di voci creative, soprattutto dall’Asia, che amplificheranno l’interazione della Biennale con il pubblico. La parola respiro” – ha spiegato la curatrice Eunice Tsang – “evoca ritmi rigenerativi che sono finiti ma ciclici e incontri fisici che sono sensuali e a volte erotici; mentre “con il mondo” implica complesse interconnessioni che si estendono oltre i confini geopolitici che delimitano la nostra prospettiva antropocentrica, in un contesto di armonia e discordia”.

Nel contesto della sede della Biennale – il Porto Vecchio, un importante punto di riferimento della città che sta subendo una massiccia e complessa trasformazione – questa mostra cerca di immaginare la maschile e rumorosa vitalità del vecchio porto riempiendolo con una miriade di suoni e idee provenienti dalle 40 artiste. Tirando fuori le insidie e i cambiamenti delle correnti che sottendono alle tensioni transculturali di oggi, “Respirare con il Mondo” è un invito ad aprire le immaginazioni delle storie non scritte e dei sistemi matriarcali; a immergersi in lingue sconosciute che parlano di lavoro invisibile ed emotivo; e, ultimo ma non meno importante, a scoprire nuove modalità di cura e supporto per amici e estranei, non per respirare all’unisono, ma per concedersi reciprocamente lo spazio per respirare.

Loreto Buttazzoni

La curatrice/artista Eunice Tsang
Eunice Tsang è una curatrice/artista con sede a Hong Kong. Ha fondato e cura Current Plans, uno spazio d’arte sperimentale che promuove il dialogo interdisciplinare attraverso l’organizzazione di mostre. Durante il suo periodo a Tai Kwun Contemporary, ha istituito la Biblioteca di Artist Books Asiatici, dove ha condotto ricerche e costruito una nuova collezione di pubblicazioni moderne e contemporanee dedicate agli artisti asiatici. Fa parte del team curatoriale che organizza l’annuale Booked Art Book Fair, in cui, per le ultime 5 edizioni, ha presentato esposizioni speciali in stretta collaborazione con gli artisti. I suoi progetti curatoriali alla Current Plans variano in scala e forma, ma mantengono sempre un focus sull’offrire una piattaforma unica per le menti più fresche di Hong Kong e dell’Asia, con mostre vibranti e immaginative che superano i confini delle discipline creative. I suoi interessi curatoriali si concentrano su come gli artisti sviluppano nuovi linguaggi e simboli in periodi di cambiamento politico e su come manovrare lo spazio liminale tra legale e illegale, realtà e finzione, utilizzando il realismo magico, il sarcasmo, l’umorismo e la creazione di miti.
Alcune delle sue collaborazioni recenti includono ‘Fancy Creatures: The Art of the Wig’ con Tomihiro Kono e Sayaka Maruyama, ‘Witches Own Without’ co-curata con Ali Wong Kit Yi e Lok Wong, ‘Only a Joke Can Save Us’ con Tiffany Leung e presentazioni di libri con Three Star Books e Kurt Tong.Tsang ha tenuto programmi e conferenze presso Tai Kwun Contemporary, il Museo M+, il Centro per il Patrimonio, le Arti e il Tessuto/Mill6 Foundation, Art Central, la Fiera d’Arte S.E.A.Focus e altro ancora. Nel 2021 è stata una curatrice residente presso la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo a Torino. Ha conseguito una laurea in Belle Arti alla Slade School of Fine Art dell’University College di Londra e un master in Gestione Culturale all’Università Cinese di Hong Kong.

Savina Capecci

LE ARTISTE PROVENIENTI DA OLTRE DIECI PAESI

Asamer Ulrike
Gmunden, Austria; Bachel Nora Vienna, Austria; Burgard-Kaser Beatrix Vienna, Austria; Buttazzoni Loreto Santiago, Chile; Capecci Savina Roma, Italia; Célin Jiang Paris, Francia; Centa Lučka Ljubljana, Slovenia; Cink Asta Vienna, Austria; Culetto Lea Trbovlje, Slovenia; d’Aprile Marie-José La Chaux de Fonds, Svizzera; de Eccher Riccarda Udine, Italia; Epp Gabriele Vienna,  Austria; Faidiga Fabiola  Trieste, Italia; Fiabane Lidia Belluno, Italia; Gregorič Nabhas Nataša Sempeter pri Gorici, Slovenia; Gregorovich Nevia Trieste, Italia; Grilli Valentina Milano, Italia; Höller Barbara Vienna, Austria; Jazvic Paulina Zagreb, Croazia; Lau Hiu Tung Hong Kong, Cina; Leelee Chan Hong Kong, Cina; Middelmann Naomi Lausanne, Svizzera; Müller-Funk Sabine Munich, Germania;
Oreskovic Lara
Zagreb, Croazia; Patermo Bettina Modling, Austria; Pazzagli Francesca Cattolica, Italia; Ivana Putincanin Zug, Svizzera; Rosso Cicogna Caroline Eupen, Belgio; Sasaoka Yuriko

Osaka, Giappone; Tizian Chiara Vicenza, Italia; Vivoda Ana Rijeka, Croazia; Weinstein Daphna Tel Aviv, Israele.

EVENTI COLLATERALI 

Arti e Performance

Il partner ufficiale per la realizzazione degli eventi dedicati alle arti performative è il teatro La Contrada di Trieste. Inoltre, l’attrice e regista Sara Alzetta porterà in scena tra le opere alcuni spettacoli da lei ideati, il primo dei quali “In Fuga” si terrà sabato 28 ottobre, al Magazzino 26, tra le opere nelle sale espositive del primo piano, alle ore 17.00, così descritto dalla stessa Alzetta: una banda di eterogenea umanità attraversa spaesata e coatta le sale della Biennale Internazionale Donna. Chi si è perduta, chi cerca un riscatto, chi un omicidio… Disperate o buffe, svagate o folli, tutte alla ricerca di un approdo. Come noi

Arte, architettura e rigenerazione urbana

BID23ART per la prima volta ha introdotto il modulo espositivo satellite, un’occasione per connettere il Magazzino 26 e il centro città, attraverso un processo più ampio di rigenerazione urbana in collaborazione con Caterina Rosso, giovane imprenditrice donna alla guida di Seed, realtà del gruppo Rosso Srl, che ha fornito uno spazio espositivo temporaneo unico nel suo genere.
Ancora una volta, la BID si è posta come un faro guida: nel 2017, ha aperto le porte del Magazzino 26, e oggi nel 2023, vuole contribuire attivamente a un significativo progetto di rigenerazione urbana creando una connessione tra il Porto Vecchio e il tessuto urbano di Trieste.

Beatrix Burgard-Kaser

GIURIA e PREMI

Sarà assegnato un premio per l’Opera d’Arte/Artista più votata dal pubblico. All’interno dell’esposizione sarà possibile esprimere la propria preferenza in forma anonima tramite un apposito box. Con questa iniziativa, si mira a promuovere una maggiore partecipazione e interesse da parte del pubblico e dei visitatori, aprendo un dialogo sull’arte in un contesto più democratico.

Il Premio sarà intitolato a Barbara Fornasir, socia fondatrice e architetto delle prime edizioni che ha investito il suo impegno nell’apertura del Porto Vecchio verso la città di Trieste. 

La cerimonia di premiazione del premio – sostenuto e consegnato da ENAIP FVG – si terrà a dicembre 2023 al Magazzino 26.

L’OFFERTA EDITORIALE E IL PROGETTO GRAFICO

Il catalogo ufficiale, dal titolo “Respirare con il mondo / Breathing with the World“, a cura di Eunice Tsang, è dedicato all’esposizione BID23ART e comprende, oltre al contributo originale della curatrice, una serie di saggi critici di esperti. Il catalogo è dedicato alla raccolta delle opere esposte.

L’identità grafica della BID23ART e il design delle pubblicazioni sono curati da Eunice Tsang secondo l’immagine della mostra.

PARTNER E SPONSOR

BID23ART è realizzata dall’Associazione Biennale Internazionale Donna, in coorganizzazione con il Comune di Trieste e il supporto della Regione Friuli Venezia Giulia, grazie al sostegno degli sponsor BBC Venezia Giulia, ENAIP FVG, Blasini Caffè by Antica Tostatura Triestina, Speranza Assicurazioni, Borgo delle Rose e dei partner Rosso Srl, La Contrada e iMagazine e con la collaborazione del Ministero della Cultura e Italia Nostra, nonché di Donatori ed Enti e Istituzioni internazionali.


Media relations e ufficio stampa
Aps comunicazione 040410910 / Federica Zar 3482337014 zar@apscom.it
Francesca Carmellino francesca@bid.trieste.it
Link alla cartella stampa digitale: https://shorturl.at/BJPUX
 
La Biennale Internazionale Donna è online sui canali social:
facebook: /BID23ART
https://www.instagram.com/biennale_internazionale_donna/
www.bid.trieste.it
Hashtag ufficiale: #BID23ART 

Aps comunicazione Snc
di Aldo Poduie e Federica Zar
viale Miramare, 17 • 34135 Trieste
Tel. e Fax +39 040 410.910
zar@apscom.it

Firenze, Museo degli Innocenti: ALPHONSE MUCHA. La seduzione dell’Art Nouveau

Questa immagine ha l'attributo alt vuoto; il nome del file è 07_Amants.jpg
Alphonse Mucha, Les Amants, 1895
Litografia a colori, 106,5×137 cm
© Mucha Trust 2023

ALPHONSE MUCHA.
LA SEDUZIONE DELL’ART NOUVEAU”

27 ottobre 2023 – 7 aprile 2024
Museo degli Innocenti, Firenze

Per la prima volta a Firenze, una straordinaria mostra dedicata ad Alphonse Mucha, padre dell’Art Nouveau.

Oltre 170 opere di incomparabile bellezza – tra cui manifesti, disegni e oggetti d’arte applicata della produzione di Mucha e una selezione di opere italiane che raccontano il contesto dell’evoluzione dello stile Art Nouveau – accompagneranno i visitatori in un viaggio nella Belle Époque quando Parigi, tra fine ‘800 e inizio ‘900, è al centro del mondo e Mucha l’artista più famoso.

Prodotta da Arthemisia, la mostra aprirà le porte il 27 ottobre 2023 al Museo degli Innocenti.

Dal 27 ottobre 2023 al 7 aprile 2024 il Museo degli Innocenti accoglierà la prima mostra a Firenze dedicata ad Alphonse Mucha, il più importante artista ceco, padre dell’Art Nouveau e creatore di immagini iconiche.
Alphonse Mucha nasce a Ivančice, nella Repubblica Ceca, nel 1860.
Fervente patriota e sostenitore della libertà politica dei popoli slavi, si dedica all’arte e nel 1887 si trasferisce a Parigi dove affina le sue arti e incontra la donna che cambierà per sempre la sua vita, Sarah Bernhardt, l’attrice più bella e famosa dell’epoca, che affida a Mucha la sua immagine rendendolo popolarissimo.
Nasce il mito delle “donne di Mucha”, e le aziende se lo contendono per reclamizzare i propri prodotti, dando vita alle intramontabili campagne pubblicitarie come quella del cioccolato Nestlé, dello champagne Moët & Chandon, e ancora delle sigarette, della birra, dei biscotti e dei profumi.
Mucha però non dimentica l’impegno patriottico e sociale. Nel 1910 torna a Praga e si dedica per quasi venti anni a quello che è considerato il suo più grande capolavoro, l’Epopea slava, opera colossale composta da venti enormi tele in cui racconta i principali avvenimenti della storia slava.

Mucha morirà a Praga nel 1939.

Alphonse Mucha
Mucha seduto davanti a “Gismonda”
Stampa digitale su carta,18×13 cm
© Mucha Trust 2023

Tra fine Ottocento e inizio Novecento Parigi era considerata il centro del mondo dell’arte. È la cosiddetta Belle Époque, c’è un grande entusiasmo, e Alphonse Mucha, anche grazie all’incontro con Sarah Bernhardt, diventa il più famoso e conteso artista dell’epoca. Le sue opere, le sue illustrazioni, i poster teatrali e la nascente pubblicità sono accessibili a tutti. Nasce con lui una nuova forma di comunicazione: la bellezza di fanciulle in fiore, ritratte in una commistione unica tra sacro e profano, voluttuose e seducenti figure, rappresentate con uno stile compositivo unico, sono diventate caratteristiche del famoso “stile Mucha”. Le sue immagini diventano subito famose in tutto il mondo, il suo stile è il più imitato, la potente bellezza delle sue donne entra nell’immaginario collettivo di tutti.

Un tuffo straordinario nell’Art Nouveau attraverso le opere di uno degli artisti più iconici e imitati – ha detto la vicesindaca e assessora alla Cultura Alessia Bettini –, ma anche un modo per ripercorrere le istanze dei popoli slavi di cui Mucha fu portatore per tutta la vita. Un importante collegamento anche con il nostro Galileo Chini, uno dei protagonisti dell’Art Nouveau in Italia.

Con il patrocinio del Comune di Firenze e dell’Ambasciata della Repubblica Ceca, la mostra è organizzata in collaborazione con la Fondazione Mucha e In Your Event by Cristoforo ed è curata da Tomoko Sato in collaborazione con Francesca Villanti.

La mostra vede come sponsor Generali Valore Cultura, partner Mercato Centrale FirenzeI GigliSamsonite e Unicoop Firenze, mobility partner Frecciarossa Treno Ufficiale, media partner QN La Nazione, educational partner Laba, technical support Mucha Trail e Prague City Tourism.

Con la mostra Alphonse Mucha. La seduzione dell’Art Nouveau riparte anche il progetto “L’Arte della solidarietà” realizzato da Arthemisia con Komen Italia, charity partner della mostra.
Unire l’arte con la salute, la bellezza con la prevenzione: è questa l’essenza di un progetto che vede il colore rosa della Komen Italia fondersi con i capolavori esposti nelle mostre.
Nel concreto, una parte degli incassi provenienti dalla vendita dei biglietti di ingresso della mostra verrà devoluta da Arthemisia per la realizzazione di specifici progetti di tutela della salute delle donne.
Con questa partnership Komen Italia chiude ottobre, mese della prevenzione, e si prepara al grande evento nazionale per festeggiare il suo 25esimo anno della “Race for the cure” il prossimo maggio 2024.

LA MOSTRA
Il percorso dell’esposizione, tematico e cronologico, presenta oltre 170 opere: manifesti, libri, disegni, olii e acquarelli, oltre a fotografie, gioielli, opere decorative, che permettono al visitatore di approfondire la complessità e l’eclettismo di Alphonse Mucha accanto a un nucleo di opere italiane che raccontano il contesto dell’evoluzione dello stile Art Nouveau in Italia.
Questa mostra vuole mettere in luce oltre al suo talento, il grande lavoro di ricerca e riflessione che ha accompagnato l’evolversi della sua arte, senza mai perdere di vista l’attaccamento alla sua terra d’origine, per la cui indipendenza lotterà tutta la vita.
Mucha credeva che l’arte non dovesse limitarsi a essere piacevole alla vista: doveva comunicare un messaggio spirituale, elevare gli spettatori e soprattutto parlare a tutte le persone.

Quando giunse a Parigi, l’incontro con la grande Sarah Bernard nel 1895 e la realizzazione del suo primo manifesto per la commedia Gismondalo rese famoso da un giorno all’altro. Da quel momento ideò tutti i manifesti per gli altri spettacoli di Sarah Bernard, da quello per La Dame aux CaméliasLa SamaritaineMedea fino a La Princesse Lointaine, scritto per la famosa attrice da Emond Rostand. Il manifesto, che ebbe grandissimo successo, ispirò poi Alphonse Mucha per la realizzazione della copertina della versione romanzata della stessa opera, dal titolo Iilsée. Princesse de Tripoli (1897).
Tutti questi manifesti sono esposti in mostra, come pure quello ideato per pubblicizzare le cartine per le sigarette JOB, considerato l’immagine iconica della“donna alla Mucha”: figura di una donna sensuale contrastata dal monogramma JOB sullo sfondo. L’arabesco creato dai suoi capelli e dalle spire di fumo che si alzano dalla sua sigaretta crea un ricco effetto decorativo. Qui Mucha introduce un motivo bizantino, simile a quello dell’affiche per Gismonda, con una cornice ispirata ai mosaici che aggiunge un tocco di solennità alla composizione finale.

L’arte prodotta in serie lo attraeva, perché poteva raggiungere e ispirare più persone. Nei manifesti per profumi, birra, biscotti, biciclette e sigarette, ha reso meno netta la barriera tra belle arti e arte commerciale, tra commercio e filosofia.
Nel 1894 venne aperto a Parigi il Salon des Cent dal poeta Léon Deschamps, editore dell’influente rivista d’avanguardia La Plume.  Scopo del salone era quello di promuovere le opere di artisti vicini alla pubblicazione bimestrale, inclusi Jules Chéret (1836–1932), Eugène Grasset, Toulouse-Lautrec, Georges de Feure (1868–1943) e i Nabis. Mucha, invitato da Deschamps a unirsi al gruppo nel 1896, come regalo di debutto e a dimostrazione della propria gratitudine, disegnò il manifesto della ventesima esposizione ospitata dal salone. L’anno seguente a Mucha fu concesso ampio spazio al Salon des Cent, dove ebbe modo di esporre l’incredibile numero di 448 opere.
Durante l’elaborazione dell’affiche per la mostra, nei suoi motivi decorativi Mucha incorporò vari elementi moravi, come il tradizionale copricapo ricamato indossato dalla ragazza e la corona di margherite, che rievoca i pascoli della madre patria. Inoltre, la giovane tiene in mano una penna e il disegno di un cuore sovrastato dall’incrocio di tre ghirlande (una di spine, una di fiori e una di frutti) allude al destino del proprio paese natale.

In corrispondenza dell’esibizione dedicata alle opere di Mucha presso il Salon des Cent, fu pubblicata un’edizione speciale della rivista La Plume perché fungesse da catalogo. Come si può vedere in mostra, la copertina fu disegnata dallo stesso Mucha e poi riutilizzata in molti numeri successivi della pubblicazione. La Plume si organizzò quindi per trasformarla in una mostra itinerante, poi portata a Vienna, Praga, Monaco, Bruxelles e New York, promuovendo l’artista sul palcoscenico internazionale.
In ragione della sua fama, a Mucha fu presto commissionato di disegnare vari manifesti pubblicitari e tra questi quello della Bicicletta Perfecta, prodotta da un’industri britannica. Nel manifesto esposto, la composizione è dominata da una figura femminile con lunghi capelli scompigliati dal vento, mentre della bicicletta se ne vede solo parte della ruota e del manubrio, a cui la ciclista si sta appoggiando. Con il suo sguardo sicuro e diretto, rappresenta il nuovo ideale di donna, che si gode il senso di libertà ed euforia.
Tutte le donne che Mucha rappresenta nelle sue opere, sono fluide, bellissime e leggere, ma lo sguardo è sempre diretto e forte, segno di un’emancipazione, che in quegli anni inizia a manifestarsi.
È lo sguardo di una donna nuova, che rivendica il diritto di una libertà e dignità che fino ad allora le è stata negata. È l’inizio della modernità, di cui Mucha, pur con un linguaggio influenzato dai Preraffaelliti di Hans Makart, dalle xilografie giapponesi, dalla bellezza della natura, dalla decorazione bizantina e da quella slava, si fa portavoce.

Nel 1896, mentre lavorava a un manifesto per il lancio del profumo Rodo, Lance Parfum Rodo, gli fu anche richiesto di creare l’etichetta e la scatola della fragranza. Lo stesso anno Mucha cominciò a collaborare con un famoso produttore di biscotti francese, Lefèvre-Utile (LU), arrivando a realizzare diverse grafiche per i materiali pubblicitari della società, nonché la decorazione di una latta per biscotti e di alcuni incarti.
Come si potrà vedere nelle opere e oggetti sopra citati, Mucha integrò intenzionalmente vari richiami tra le confezioni e i manifesti da lui realizzati tramite la riproduzione della stessa donna in qualità di “personaggio” associato ai prodotti, oppure riutilizzando lo stesso stile per i caratteri delle scritte. Così facendo, presentava gli articoli tramite messaggi visivi coerenti che ne aumentavano la visibilità sul mercato, una strategia ancora oggi ampiamente adottata dagli artisti grafici.

Nel 1899 Mucha ricevette l’incarico per il prestigioso champagne Moet & Chandon di creare le grafiche di tutta la pubblicità di due tipologie di champagne, note come Imperial e White Star. Il primo fu commercializzato con il nome di Crémant Impérial, nonché come Dry Imperial Grand Crémant Impérialsempre qui esposti.
Mucha realizzò i design come coppia, ricorrendo allo stesso formato verticale lungo e al suo stile inconfondibile per entrambi i prodotti. Incluse la figura di una donna e di un motivo circolare ma, trattandosi di due champagne diversi, li presentò tramite immagini femminili differenti.

Un altro manifesto disegnato per PLM (Chemins de Fer de Paris à Lyon et à la Méditerranée), MonacoMonte-Carlo, proponeva un viaggio di sedici ore da Parigi a Monte Carlo a bordo di un treno di lusso. La ragazza raffigurata è colta a fantasticare dei piaceri che l’attendono presso il luogo di vacanza. La gioia evocata dall’esperienza turistica è sottolineata dalle sontuose ghirlande e dall’incurvarsi degli steli di fiore, che sembrano alludere alle ruote e ai binari del treno, così come dal panorama costiero mediterraneo che completa lo sfondo.

Pur prendendo ispirazione per le sue raffigurazioni dalle caratteristiche ornamentali di un’ampia selezione di stili e culture, incluse quelle di origine celtica, egiziana, greca, islamica, giapponese, ebraica, gotica, rococò e bizantina lo stile Mucha si è evoluto in modo organico dalle sue radici slave.
A partire dal 1896 cominciò a integrare nei suoi disegni elementi decorativi tradizionali della sua madre patria. In mostra il celebre calendario Champenois del 1898, la cui composizione include una giovane donna dall’aria sognante con un meraviglioso abito ricamato d’ispirazione slava, intenta a sfogliare le pagine di un libro di design decorativi. Il suo profilo spicca sullo sfondo creato da un’aureola (simbolo, per Mucha, dell’armonia universale) decorata con un motivo floreale elaborato.

Mucha riteneva che l’arte e la civiltà bizantine costituissero la culla spirituale della cultura slava. Nelle sue opere integrò una grande varietà di motivi decorativi ispirati all’arte bizantina, come mosaici, icone e sontuosi esemplari di abiti e gioielli come si può vedere dalla coppia di pannelli decorativi esposti Têtes Byzantines: Blonde e Têtes Byzantines: Brunette.

Ispirato anche da motivi celtici realizzò nel 1902 sempre altri due pannelli: Il brugo delle scogliere e Il cardo delle spiagge, dove le fanciulle rappresentate indossano nel primo abiti popolari bretoni, nel secondo il tipico abito nero e copricapo bianco della Normandia, entrambi però condividono nella composizione e decorazione la continuità culturale con le radici celtiche.

Le stagioni fu il primo set di pannelli decorativi prodotto da Mucha, pubblicato per la prima volta nel 1896 e destinato a trasformarsi immediatamente in una delle sue serie più popolari.
Nei quattro pannelli Mucha personifica le stagioni in diversi tipi di donne simili a ninfe, contornate dai quattro paesaggi stagionali. Il grande successo della serie ha portato alla realizzazione di molte varianti, tra cui il Calendario qui esposto che integra tutti e quattro i pannelli in una singola cornice ornamentale.
L’artista ceco realizzò anche un secondo set di pannelli raffiguranti i quattro momenti in cui è divisa la giornata: La Mattina, col volto fresco, è circondata da un bosco primaverile; Il Giorno vivace si gode un momento su una spiaggia estiva, la malinconica La Sera è persa in contemplazione tra il fogliame autunnale e, infine, La Notte riposa in una radura invernale illuminata dalla luce lunare Tutti i pannelli, in formato verticale identico, sono decorati con squisiti motivi floreali inseriti nell’arco a sesto acuto delle cornici, che rievocano l’architettura delle finestre in stile gotico.

In mostra si trovano anche alcune delle numerose litografie dei lavori realizzati dall’artista per la stampa di tessuti e carte da parati, prodotte in Francia e nel Regno Unito, oltre a una serie di esempi ornamentali, riprodotti sia per L’ Album de la Décoration (Album delle decorazioni) pubblicato a Parigi nel 1900, sia  in Combinaisons ornementales (Combinazioni ornamentali) pubblicato nel 1901 da Librairie Centrale des Beaux-Arts, Parigi, come libro in folio composto da sessanta litografie, oltre che di Mucha, di George Auriol (1863–1938) e Maurice Pillard Verneuil (1869–1942).
Documents décoratifs (Documenti decorativi) invece del solo Mucha è stato pubblicato nel 1902 da Librairie Centrale des Beaux-Arts, Parigi, come libro in folio composto da settantadue litografie. Mucha concepì il volume come manuale per artigiani, designer e studenti di belle arti, e presentava tutti gli aspetti del suo processo artistico. Non solo includeva dei campioni di design pronti all’uso per produttori ma anche una varietà di disegni che mostravano agli artisti l’intera procedura di stilizzazione, trasformando gli studi realistici ispirati al mondo naturale in motivi decorativi che potevano essere applicati ai prodotti.

I tre disegni mostrati qui sono stati preparati per Figures decoratives (Figure decorative), pubblicato nel 1905 come complemento del precedente Documents décoratifs. Il libro in folio composto da quaranta litografie si concentra sul tema dell’utilizzo del corpo umano come fonte di motivi decorativi ed esplora le figure di donne, ragazze e bambini in una varietà di pose integrate in cerchi, triangoli, rettangoli e molte altre forme geometriche.

Tra le molteplici attività di Alphonse Mucha, è da ricordare anche il suo interesse per la fotografia, che iniziò a metà degli anni ’80 del XIX secolo, mentre studiava presso l’Accademia di belle arti di Monaco.
A Parigi acquistò la sua prima fotocamera e iniziò a utilizzarla finché non divenne una parte importante del suo processo creativo. Durante la seconda metà degli anni ’90 del XIX secolo, per Mucha la fotografia cominciò ad assumere la connotazione di diario e quaderno degli appunti visivo, completando le sue bozze e i suoi disegni.
Le immagini dei modelli di studio costituiscono una grossa parte delle numerose fotografie scattate durante questo periodo e che qui si possono vedere in numerosi esempi. Spesso Mucha non lavorava coi modelli orientandosi sulla base di un piano specifico per un progetto preciso, ma si lasciava guidare dall’istinto, improvvisando una varietà di pose. Più avanti, avrebbe utilizzato molte di queste immagini per integrare i suoi studi o come fonte d’ispirazione per design e dipinti.

Mentre lavorava al design dei gioielli e degli espositori per Georges Fouquet (18621957) in vista dell’Esposizione di Parigi, Mucha si vide commissionare, sempre da Fouquet, le decorazioni del nuovo negozio, situato in rue Royale 6 e aperto nel 1901. Per questo compito, Mucha si occupò non solo degli interni, di cui si possono ammirare alcuni suoi disegni, ma anche della facciata dell’arredo, dell’illuminazione e di un’ampia selezione di oggetti ornamentali.

In mostra troviamo anche dei pannelli decorativi prodotti per la Boutique Fouquet che rappresentano quattro pietre preziose personificate da un corrispondente numero di sensuali figure femminili. Con questa serie, Mucha introdusse un nuovo stile compositivo, che incorpora l’idea di palette. Dividendo il formato lungo verticale in due parti, nella sezione superiore rappresentò una donna maestosa seduta, completando la scena con il suo distintivo motivo circolare sullo sfondo; nella parte inferiore, invece, raffigurò dei fiori in stile realistico. Il colore di ciascuna pietra (ocra per il topazio, rosso per il rubino, violetto per l’ametista e verde per lo smeraldo) determina l’atmosfera di ogni pannello e crea un richiamo visivo ai fiori che adornano l’abito della donna.
Durante gli anni ’90 del XIX secolo, parallelamente alla sua ricerca spirituale alimentata dalle influenze del misticismo, dell’occultismo e della teosofia, Mucha cominciò a interessarsi alla Massoneria, una fratellanza che proclamava di operare per il bene dell’umanità attraverso attività di beneficenza, solidarietà tra persone e la ricerca di valori intellettuali, morali e spirituali più elevati. Condividendone gli ideali, Mucha si unì alla Massoneria il 25 gennaio 1898 presso la loggia del Grande Oriente di Francia di Parigi, l’ordine massonico più antico e importante dell’Europa continentale.
L’influenza dello spiritualismo di Mucha, e soprattutto della filosofia massonica, si manifestò in un lavoro visionario pubblicato sotto forma di libro, Le Pater (Il Padre). Era un manifesto che esprimeva la sua visione personale sul progresso dell’umanità attraverso le parole della preghiera cristiana. Considerato dallo stesso Mucha una delle sue opere migliori, arrivò a esporne sia una copia che i disegni originali all’Esposizione di Parigi del 1900.
In mostra sono visibili alcuni degli studi preliminari, in cui si evidenzia come in questo caso Mucha sia ricorso a uno stile molto diverso da quello che aveva sempre distinto i suoi manifesti. Le Pater segnò il suo inizio come “artista” visionario”.

Alphonse Mucha fu un artista poliedrico. Era infatti capace di cercare fortuna nel mondo del commercio, ma anche di nutrire aspirazioni artistiche alte.
Non solo: la sua ambivalenza si nota anche nel fatto che tanto era moderno nel rappresentare i prodotti dell’industria francese, tanto era legato alla tradizione del suo popolo. Pur avendo vissuto per gran parte della sua vita all’estero, Mucha restò infatti sempre profondamente legato alla Moravia.
Disegnò alcuni manifesti, visibili nell’esposizione, sia per un per il coro degli insegnati moravi, che quello per la pubblicizzazione della sesta (Praga 1912) e ottava edizione (Praga 1926) del festival Sokol, un evento di rilevanza nazionale dedicato allo sport e alle attività patriottiche, a cui parteciparono anche organizzazioni Sokol di altre nazioni.

Di più, in lui non c’era solo un patriottismo filo-ceco, ma più in generale un ideale panslavista che voleva puntare all’unione di tutti i popoli slavi. Anche perché questi popoli erano spesso minacciati da vicini fin troppo aggressivi.
Per questo motivo, quando aveva ormai raggiunto la fama, decise di mettersi all’opera sul progetto che ribattezzò Epopea slava, composta da venti murali dipinti su tele enormi, rappresentando le sofferenze e le conquiste di tutti i popoli slavi nel corso di mille anni di storia.
Il suo obiettivo era quello di dipingere una serie di tele ispirate ai grandi momenti della storia dei popoli dell’est, che potesse servire da monito e lezione per le future generazioni. Un progetto assai ambizioso, che lo tenne occupato – tra viaggi, studi e ricerche – dal 1911 al 1928.
Alla fine, riuscì a completare venti tele, che donò alla città di Praga in occasione del decimo anniversario della formazione della Stato Cecoslovacco. Parlò delle sue idee dietro quest’opera: “Volevo parlare a modo mio all’anima della nazione, ai suoi occhi, che trasmettono pensieri istantaneamente alla coscienza. Una foto, credo, agisce in modo aggressivo. Senza ostacoli, penetra attraverso gli occhi dello spettatore nella sua anima… Sedotto dalla sua forma esteriore, si fermerebbe davanti ad essa, e forse ne cercherebbe il contenuto e il significato, trovandone infine l’essenza – Bellezza o Verità – per la quale un’opera d’arte si crea… Lo scopo del mio lavoro era costruire, creare ponti; perché dobbiamo tutti nutrire la speranza che l’umanità si unisca, e quanto più facile sarà tanto più si capiranno. Sarò felice se toccherà a me aver contribuito con le mie modeste forze a questa comprensione, almeno nella nostra famiglia slava”.

Ma ormai erano passati trent’anni dal suo momento di massimo successo, e l’Europa era profondamente cambiata.

A complemento dell’esposizione, una sezione a cura di Francesca Villanti, offre uno sguardo sullo sviluppo del nuovo linguaggio artistico nel nostro Paese. Un omaggio al fiorentino Galileo Chini (1873-1956), uno dei protagonisti dell’Art Nouveau in Italia, e alla città che ospita la mostra.

Pur con un leggero ritardo, anche l’Italia abbraccia la necessità di dar vita a un modello stilistico e iconografico capace di interpretare la modernità contemporanea. La fanciulla eterea, dai movimenti aggraziati e armoniosi, più volte immortalata da Mucha, diventa il simbolo dello stile Liberty – declinazione italiana dell’Art Nouveau – nel manifesto disegnato da Leonardo Bistolfi per la Prima Esposizione Internazionale d’Arte Decorativa Moderna Torino del 1902, la manifestazione che sancisce l’ingresso ufficiale dell’Italia sulla scena europea.
Tra gli artisti che partecipano all’Esposizione di Torino, spicca Galileo Chini che aderisce ai principi innovatori del Liberty a partire dalla fine degli anni ’90 del 1800.
L’artista fiorentino, viaggiando da sempre in tutta Europa, è profondamente attento agli sviluppi artistici e partecipa alle principali esposizioni internazionali, dove ha modo di confrontarsi con realtà differenti, di percepire lo spirito innovativo del nuovo e rivoluzionario linguaggio. Chini, pur restando testimone della tradizione antica, capace di cogliere gli stimoli, di elaborarli e declinarli con uno stile personale, diventa pioniere nella sperimentazione di forme audaci e innovative, rielabora con grande maestria le linee del passato arricchendole con le linee sinuose che dominano i principi di rinnovamento e di modernità espressiva dell’Art Nouveau.

Tra questi principi dettati dall’Art Nouveau e dalle secessioni mitteleuropee, ciò che affascina maggiormente l’artista toscano è la possibilità di estendere l’esperienza dell’arte a tutti i campi della vita quotidiana, come Mucha e artisti coevi condivide la convinzione della necessità di diffondere la bellezza a tutti gli strati sociali e di annullare il pregiudizio tra arti “maggiori” e “minori”.

Chini si dedica con grande fervore all’arte della ceramica, tanto che nel 1896 fonda l’Arte della Ceramica, una piccola fabbrica a Firenze che in breve tempo si fa interprete del gusto moderno, aggiornando i materiali tipici della sua manifattura secondo i dettami estetici del nuovo linguaggio.

Nelle opere pittoriche di quegli anni, pur conservando ancora tracce di una formazione simbolista, è evidente il fascino che le suggestioni moderniste esercitano sull’artista fiorentino.
Il tema del pavone, molto diffuso nell’Art nouveau, è un motivo iconografico che ha affascinato molti artisti modernisti fin dagli esordi, a partire dalla Peacock Room realizzata da James Whistler in Inghilterra o la decorazione di Alphonse Mucha nella gioielleria Fouquet a Parigi. Questo tema diventerà anche uno dei soggetti più frequenti nell’arte di Chini, soprattutto nella ceramica. In mostraappare in Allegoria della Pittura, un’opera su tela del 1895, nel Bozzetto per piatto-pavone (1899 ca.) e, tra le sue stupende ceramiche esposte, anche in Vaso con occhi penna di pavone (1919-1925).
Chini continuerà a rielaborare la figura del pavone nel corso degli anni, partendo dalla rappresentazione in chiave naturalistica delle prime opere fino ad arrivare a trasformarlo in un puro motivo ornamentale come dettaglio dell’occhio della coda piumata.


Sede
Museo degli Innocenti
Piazza della SS. Annunziata,13
50121 Firenze

Date al pubblico
27 ottobre 2023 – 7 aprile 2024

Orari
Tutti i giorni dalle ore 9.30 alle ore 19.00
La biglietteria chiude un’ora prima

Biglietti
Mostra + Museo degli Innocenti
Intero € 16,00 (audioguida inclusa)
Ridotto € 14,00 (audioguida inclusa)

Informazioni e prenotazioni
T. + 39 055 0981881

Informazioni didattica
didattica@arthemisia.it

Sito
www.arthemisia.it
www.museodeglinnocenti.it

Hashtag ufficiale
#MuchaFirenze

Ufficio Stampa Arthemisia
Salvatore Macaluso
sam@arthemisia.it |
press@arthemisia.it | T +39 06 69380306

Relazioni esterne Arthemisia
Camilla Talfani | ct@arthemisia.it

Milano, Museo Diocesano Carlo Maria Martini: BEATO ANGELICO. Storie dell’infanzia di Cristo

Beato Angelico, Visione di Ezechiele (Rota in medio rotae), particolare del primo pannello dell’Armadio degli Argenti. Firenze, Museo di San Marco

MILANO – MUSEO DIOCESANO CARLO MARIA MARTINI

28 ottobre 2023 –28 gennaio 2024

UN CAPOLAVORO PER MILANO 2023

BEATO ANGELICO
STORIE DELL’INFANZIA DI CRISTO

ANTA DELL’ARMADIO DEGLI ARGENTI

DAL MUSEO DI SAN MARCO A FIRENZE

a cura di Angelo Tartuferi, Nadia Righi e Gerardo De Simone

Una delle più complesse e affascinanti opere di Fra Giovanni da Fiesole, meglio noto come il Beato Angelico (Vicchio di Mugello 1395 circa – Roma 1455) sarà il Capolavoro per Milano 2023, iniziativa giunta alla sua 15^ edizione.
Dal 28 ottobre 2023 al 28 gennaio 2024, il Museo Diocesano Carlo Maria Martini di Milano accoglierà lo straordinario scomparto dell’Armadio degli Argenti dedicato alle Storie dell’Infanzia di Cristo, dall’Annunciazione alla Disputa fra i Dottori, introdotte dalla Visione di Ezechiele, proveniente dal Museo di San Marco a Firenze, che custodisce la più grande collezione di opere di Beato Angelico, uno dei maggiori pittori del Rinascimento italiano.

Si tratta di una delle ante dell’Armadio degli Argenti, così chiamato in quanto i trentasei scomparti che lo componevano erano in origine gli sportelli esterni dell’armadio ligneo che custodiva le offerte votive destinate all’immagine miracolosa della Vergine nella chiesa fiorentina della SS. Annunziata, ancor oggi tra le più venerate a Firenze.

Commissionata nel 1448 da Piero Cosimo de’ Medici, la tavola (123×123 cm), dipinta tra il 1450 e il 1452, periodo che vede il Beato Angelico al culmine della sua carriera, presenta una ricchissima sequenza narrativa, una vera e propria Bibbia illustrata, in cui tutti gli episodi sono inquadrati, in alto, da un cartiglio con una profezia del Vecchio Testamento e, in basso, dalla citazione del Vangelo corrispondente.

In questo ciclo pittorico in miniatura, dalle atmosfere intrise di luce e dai colori smaglianti caratteristici dell’Angelico, spiccano la delicata Annunciazione, uno dei temi prediletti del pittore in cui il dialogo fra l’Angelo dalle ali variopinte e la Vergine in umile preghiera avviene in un loggiato umanistico, l’intima e intensa Natività, con uno straordinario effetto di luce artificiale, e la Circoncisione, ambientata in un tempio che rivela anche l’aggiornamento del pittore sulle novità architettoniche del tempo.

La mostra è curata da Angelo Tartuferi, direttore del Museo di San Marco di Firenze, Nadia Righi, direttrice del Museo Diocesano di Milano, Gerardo De Simone, e vede il sostegno di Fondazione Bracco, in qualità di main sponsor.

Per tutta la durata dell’esposizione, il Museo Diocesano organizzerà una serie di proposte didattiche, rivolte agli adulti e agli studenti delle scuole, oltre ad eventi collaterali, come laboratori, conferenze, incontri, concerti e molto altro ancora.

Catalogo Dario Cimorelli Editore

Nelle passate edizioni il Museo Diocesano Carlo Maria Martini ha ospitato opere come la Deposizione (Pinacoteca Vaticana) e La cattura di Cristo (Dublino, National Gallery) di Caravaggio, l’Annunciata (Palermo, Galleria Regionale) e l’Ecce Homo (Piacenza, collegio Alberoni)di Antonello da Messina, la Natività di Lorenzo Lotto (Brescia, Pinacoteca Tosio Martinengo), la Natività di Filippo Lippi (Prato, Musei Civici), la Giuditta di Botticelli (Firenze, Uffizi), la Sacra Famiglia di Mantegna (Fort Worth, Texas, Kimbell Art Museum), l’Adorazione dei Magi di Albrecht Dürer (Firenze, Uffizi), l’Adorazione dei Pastori di Perugino (Perugia, Galleria Nazionale), l’Adorazione dei Magi di Veronese (Vicenza, chiesa di Santa Corona), l’Adorazione dei Magi di Artemisia Gentileschi (Cattedrale di Pozzuoli), l’Annunciazione di Tiziano (Museo e Real Bosco di Capodimonte, Napoli), la Predella della Pala Oddi di Raffaello (Musei Vaticani).


UN CAPOLAVORO PER MILANO 2023

BEATO ANGELICO. Storie dell’infanzia di Cristo. Anta dell’Armadio degli Argenti, dal Museo di San Marco di Firenze Milano, Museo Diocesano Carlo Maria Martini (p.zza Sant’Eustorgio, 3)
28 ottobre 2023 – 28 gennaio 2024

Informazioni: T. +39 02 89420019; www.chiostrisanteustorgio.it

Ufficio stampa

CLP Relazioni Pubbliche
Anna Defrancesco | T. +39 02 36755700
anna.defrancesco@clp1968.it | www.clp1968.it

Buren Contemporary presenta POLVERE SUL MONDO Mostra personale di Giulio Rigoni 

Giulio Rigoni, Manufatto #1, Olio su legno e foglia d’oro, 71 x 51 cm
Giulio Rigoni, Uomo in giallo, Olio su legno e foglia d’oro, 58 x 46 cm

Von Buren Contemporary presenta

Polvere sul mondo
mostra personale di
GIULIO RIGONI

Vernissage sabato 28 e domenica 29 ottobre 2023 dalle 18:00 alle 21:30

Curatrice e organizzazione: Michele von Büren

La mostra resterà aperta fino al 22 novembre

orari: 11:00-13:30 e 16:00-19:30; domenica e lunedì su appuntamento

Von Buren Contemporary
Via Giulia 13, 00186 Roma

Dopo il grande successo della mostra di Giulio Rigoni di esattamente un anno fa, Von Buren Contemporary è lieta di presentare il nuovo ciclo di opere dell’artista romano, raccolte in un’esposizione dal titolo Polvere sul mondo.
Polvere sul mondo raccoglie una serie di frammenti, immagini di un mondo passato e coperto dall’oblio. Un passato per lungo tempo dimenticato e che oggi torna alla luce. Si trovano personaggi intenti in arcani riti o lunghe processioni. Figure icastiche dallo sguardo perso nel tempo ed animali che, nella loro immobilità statuaria, ci sembrano raccontare storie senza tempo.

“Di tutto questo ne percepiamo il sottofondo fatto di lontani significati e simboli ma siamo poi in grado di capirne la loro essenza? Siamo in grado di guardare le stelle allo stesso modo di come facevano loro?”, chiede Rigoni.

Giulio Rigoni, Manufatto #2, Olio su legno e foglia d’oro, 71 x 51 cm

Nato a Roma nel 1976, Giulio Rigoni inizia a dipingere da autodidatta riuscendo ben presto a raggiungere uno stile molto personale che lo rende facilmente riconoscibile. Una pittura raffinata ed intimista a cavallo tra antico e moderno che attira velocemente su di lui la stima e l’interesse soprattutto del mondo del collezionismo privato. Diversi i riconoscimenti internazionali, tra cui la Biennale di Dakar, mostre a Boston, Parigi e recentemente a Londra.

Nella ricerca di equilibrio tra estetica classica e modo di concepire le forme in chiave contemporanea, la sua arte si carica di immagini irreali, spesso incantate, sospese in atmosfere che ci suggeriscono tempi lontani, mitici, lasciando allo spettatore il compito di decodificarne il senso secondo una interpretazione personale. L’apparente immobilità dei volti, i giardini, spesso in forma di labirinti, le infinite architetture e torri muovono tutte dalla sobrietà spiritualistica e ordinata della pittura tardo-medioevale. I piani prospettici si aprono, come wunderkammer, su stupefacenti scorci fiabeschi. Dal punto di vista tecnico, pur sperimentando l’utilizzo di diversi materiali come carta, ottone e tessuto, la sua cifra è quella della pittura ad olio su legno spesso impreziosita dalla foglia d’oro.


Ufficio stampa
Alessandra Lenzi | alessandralenzi.press@gmail.com

Castello di Rivoli: Lunch Talks @ GDI – Torino. Parlare d’Arte. Grandi artisti, grandi mostre, grandi temi

Lunch Talks @ GDI – Torino. Parlare d’Arte. Grandi artisti, grandi mostre, grandi temi 

Un programma del Castello di Rivoli in collaborazione con Gallerie d’Italia – Torino

Da giovedì 26 ottobre 2023, ore 13-14

Gallerie d’Italia – Torino, Arena
Piazza San Carlo 156, Torino

Dopo il successo della prima edizione, dal 26 ottobre 2023 tornano i Lunch Talks @ GDI – Torino. Parlare d’Arte. Grandi artisti, grandi mostre, grandi temi, un nuovo programma di incontri a cura del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea in collaborazione con le Gallerie d’Italia – Torino.
Lunch Talks @ GDI – Torino. Parlare d’Arte. Grandi artisti, grandi mostre, grandi temi offre l’opportunità di avvicinarsi all’arte contemporanea. Con un’attenzione particolare alla fotografia, alla sua nascita ed evoluzione, e al rapporto che la lega indissolubilmente alle altre forme di arte, le tematiche che saranno affrontate durante questa edizione dei Lunch Talks sono l’occasione per conoscere le opere di alcuni tra i più importanti artisti contemporanei, approfondire mostre epocali che hanno ridefinito il concetto di arte, ed esplorare i nodi tematici che animano il dibattito culturale contemporaneo.
 
Gli incontri sono tenuti da Carolyn Christov-Bakargiev, Direttore del Castello di Rivoli, Marcella Beccaria, Vice Direttore, Capo Curatore e Curatore delle Collezioni, e Marianna Vecellio, Curatore, che accompagneranno il pubblico in un affascinante viaggio nell’arte dei nostri giorni, condividendo le loro dirette esperienze e il loro continuo lavoro di ricerca.
 
Lunch Talks propongono una nuova forma di “pausa pranzo”. Gli incontri avverranno, dalle ore 13 alle ore 14, negli spazi dell’Arena delle Gallerie d’Italia di Torino, in un ambiente rilassato e informale. I partecipanti riceveranno un lunch box a cura di Costardi Bros e potranno concludere l’esperienza con una visita alle mostre allestite alle Gallerie d’Italia di Torino.
 
Il programma è a cura del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea in collaborazione con Gallerie d’Italia – Torino.
 
 Lunch Talks @ GDI – Torino
Parlare d’Arte.2
Grandi artisti, grandi mostre, grandi temi
a cura del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea
in collaborazione con Gallerie d’Italia – Torino
 
 
26 OTTOBRE 2023 (h. 13-14)
Carolyn Christov-Bakargiev, Lee Miller e Artisti in guerra
Il lunch talk esamina le fotografie scattate da Lee Miller durante la Seconda Guerra Mondiale e presenta ulteriori artisti che hanno vissuto contesti bellici e che hanno decantato testimonianze anche fotografiche della guerra.
 
9 NOVEMBRE 2023 (h. 13-14)
Marcella Beccaria, Otobong Nkanga
L’incontro approfondisce l’arte di Otobong Nkanga e i modi in cui l’artista, a partire dai suoi primi lavori fotografici, affronta importanti tematiche quali lo sfruttamento delle risorse naturali e la distanza che in molti casi separa gli esseri umani dal pianeta che li ospita.
 
16 NOVEMBRE 2023 (h. 13-14)
Marianna Vecellio, Fabio Mauri
L’appuntamento è dedicato all’artista e intellettuale romano Fabio Mauri e approfondisce il suo rapporto con il cinema, e l’uso e il riuso di foto e film per raccontare la storia e la memoria dell’essere umano.
 
30 NOVEMBRE 2023 (h. 13-14)
Carolyn Christov-Bakargiev, Pensieri Atlantici sulla Biennale di São Paolo 2023
Pensieri Atlantici su Coreografie dell’impossibile, 35esima edizione della Biennale di São Paolo, a cura di Diane Lima, Grada Kilomba, Hélio Menezes e Manuel Borja-Villel e attualmente in corso. La storia e lo sviluppo dei punti di vista decoloniali da Okwui Enwezor a oggi.
 
7 DICEMBRE 2023 (h. 13-14)
Marianna Vecellio, Giuseppe Penone / Paolo Pellion di Persano, Jannis Kounellis / Claudio Abate, Giovanni Anselmo / Paolo Mussat Sartor e Marisa Merz / fotografi diversi. Per un’immagine della vita dell’arte, la fotografia nell’arte a cavallo fra gli anni sessanta e settanta
Il lunch talk affronta l’uso della fotografia nell’Arte povera, nell’Arte concettuale e nella Land art, a cavallo fra gli anni sessanta e settanta.
 
14 DICEMBRE 2023 (h. 13-14)
Marcella Beccaria, La luce nell’arte
Da Caravaggio in poi, un viaggio alla scoperta della luce nella storia dell’arte, senza dimenticare la nascita della fotografia quale originale forma di “scrittura di luce”.

Prenotazione obbligatoria: torino@gallerieditalia.com
 
Il costo dell’attività è di € 22 e include un lunch box a cura di Costardi Bros e il biglietto d’ingresso al museo.


Castello di Rivoli
Piazza Mafalda di Savoia
10098 Rivoli – Torino
Info: +39 0119565222
come arrivare

Le attività del Castello di Rivoli sono realizzate primariamente grazie al contributo della Regione Piemonte.
Facebook | Twitter | Instagram

Ufficio Stampa Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea
Manuela Vasco | press@castellodirivoli.org | tel. 011.9565209
 
Consulenza Stampa
Stilema | anna.gilardi@stilema-to.it | tel. 011.530066


Ufficio Stampa Gallerie d’Italia
Silvana Scannicchio | silvana.scannicchio@intesasanpaolo.com 
Andrea Ferro | andrea.ferro1@intesasanpaolo.com 

Torino, Musei Reali, Sale Chiablese: AFRICA. Le collezioni dimenticate

Faretra e frecce; Somalia, seconda metà XIX secolo; legno, cuoio, cm 65 x 18 x 9;
Dono del Capitano di Vascello Sorrentino al re Umberto I, 1897

Torino, Musei RealiSale Chiablese

AFRICA. LE COLLEZIONI DIMENTICATE

Dal 27 ottobre 2023 al 25 febbraio 2024

Il 27 ottobre 2023 apre nelle Sale Chiablese la mostra AFRICA. Le collezioni dimenticate, a cura di Elena De Filippis, Enrica Pagella e Cecilia Pennacini, realizzata dai Musei Reali con la Direzione regionale Musei del Piemonte e il Museo di Antropologia ed Etnografia dell’Università di Torino (MAET), la collaborazione di CoopCulture e il supporto della Fondazione Santagata per l’Economia della Cultura per il programma di attività collaterali.

Tra il 2022 e il 2023 i Musei Reali e la Direzione regionale Musei hanno condotto interventi di recupero e restauro delle collezioni africane presenti nei depositi dell’Armeria Reale e nelle raccolte dei Castelli di Aglié e di Racconigi, e hanno sostenuto progetti di ricerca sugli album fotografici conservati alla Biblioteca Reale di Torino e nelle due residenze sabaude: centinaia di opere, sottratte all’oblio, sono state catalogate e restaurate. Nel corso del progetto è emersa la necessità di confrontarsi con esperti di storia africana e con le comunità di origine per costruire un dialogo, un ponte interculturale e una chiave di accesso alla realtà contemporanea dei nuovi cittadini, provenienti in particolare dal corno d’Africa. Da questa riflessione è scaturita la collaborazione con il MAET e con l’artista concettuale Bekele Mekonnen Nigussu, docente all’Università di Addis Abeba, il quale, grazie alla mediazione di Lucrezia Cippitelli, è stato ospite ai Musei Reali per una residenza di ricerca, finalizzata alla creazione di un’opera site-specific per la mostra.

Manto di gala di un capo etiope; Etiopia, circa 1936; Velluto viola ricamato a fiorami e ornati in oro; cm 126×95; Dalle collezioni di Vittorio Emanuele III. Dono di un comandante etiope (degiac) al re Vittorio Emanuele III di Savoia per il tramite di Rodolfo Graziani, 1936

Africa. Le collezioni dimenticate presenta, dal 27 ottobre 2023 al 25 febbraio 2024, oltre 150 oggetti tra statue, utensili, amuleti, gioielli, armi, scudi, tamburi e fotografie provenienti dalle collezioni sabaude e dal MAET di Torino, con prestiti dal Museo Civico d’Arte Antica di Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica di Torino e dal Museo delle Civiltà di Roma. Il percorso è suddiviso in cinque sezioni, organizzate intorno alle personalità torinesi presenti in Africa nella seconda metà dell’Ottocento, le cui raccolte sono confluite nelle collezioni pubbliche.

La prima sezione, Italiani in Africa: esploratori, avventurieri e consoli, è dedicata alle raccolte, tra il 1857 e il 1890, di Giacomo Antonio Brun Rollet, esploratore delle sorgenti del Nilo in Sudan, di Vincenzo Filonardi, armatore e console a Zanzibar nel 1882, e di Giuseppe Corona, attivo in Congo.

Le vie dello sfruttamento: ingegneri in Congo focalizza l’attenzione sul contributo di ingegneri e tecnici torinesi come Pietro Antonio Gariazzo, Carlo Sesti, Tiziano Veggia e Stefano Ravotti impegnati nella costruzione di infrastrutture coloniali in Congo, con una selezione di armi, strumenti musicali, tessuti e oggetti artistici e d’uso quotidiano.

La terza sezione, Conquistare la montagna: il Rwenzori, è dedicata alla spedizione del Duca degli Abruzzi e di Vittorio Sella sul massiccio al confine tra l’Uganda e l’attuale Repubblica Democratica del Congo, documentata da una straordinaria serie di immagini fotografiche.

La sezione Dalla spartizione dell’Africa all’aggressione coloniale raccoglie opere provenienti da Eritrea, Cirenaica e Tripolitania, Somalia, Etiopia: figurano soprattutto scambi e doni diplomatici, oltre a manufatti accumulati o depredati nel corso delle guerre coloniali italiane.

Il percorso termina con l’installazione dell’artista etiope Bekele Mekonnen, una reinterpretazione in chiave contemporanea delle relazioni documentate dalle opere esposte.

La mostra è resa possibile grazie  a un finanziamento della legge 77/2006 che sostiene progetti dei siti italiani posti sotto la tutela dell’UNESCO, come il sito delle Residenze sabaude, e a un contributo dei Musei Reali di Torino.

Un programma di disseminazione accompagna la narrazione scientifica ed etica del percorso attraverso una serie di eventi, che intrecciano approfondimenti istituzionali e cultura visiva, performance musicali e artistiche. Il Public Programme, sviluppato dalla Direzione regionale Musei con i Musei Reali, l’Università di Torino e il supporto della Fondazione Santagata per l’Economia della Cultura, è teso a coinvolgere le istituzioni del territorio e i nuovi spazi culturali che operano con intenti sociali: attività per ragionare sulla storia delle relazioni tra l’Italia e l’Africa a partire dal patrimonio comune, aprire il dibattito su questioni che riguardano la decostruzione delle narrazioni coloniali, nuove cittadinanze, l’emergenza di storie e produzioni culturali ibride. Il programma, che includerà laboratori presso le scuole di Agliè e Racconigi, sarà ospitato al Circolo dei Lettori, ai Musei Reali, a Palazzo Madama – Museo Civico d’Arte Antica di Torino, al Museo d’Arte Orientale, al Castello di Racconigi, al Castello di Agliè, a Palazzo Carignano, nella Casa di quartiere San Salvario, all’Archivio Nazionale Cinematografico della Resistenza e coinvolgerà anche l’Associazione Donne Africa Subsahariana e II Generazione e il Centro Interculturale della Città di Torino.


AFRICA. Le collezioni dimenticate
Musei Reali – Sale Chiablese
27 ottobre 2023 – 25 febbraio 2024
Piazzetta Reale, Torino
 
Sito internet:
https://museireali.beniculturali.it/
 
Area stampa:
https://museireali.beniculturali.it/area-stampa/
 
Social
FB museirealitorino
IG museirealitorino
TW MuseiRealiTo
 
Ufficio stampa
CLP Relazioni Pubbliche
Anna Defrancesco T +39 02 36755700
anna.defrancesco@clp1968.it www.clp1968.it

Castello di Rivoli: Sensing Painting. Opere dalla Collezione d’arte della Fondazione CRC

Sensing Painting.
Opere dalla Collezione d’arte della Fondazione CRC

A cura di Carolyn Christov-Bakargiev e Marcella Beccaria
In collaborazione con Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo
27 ottobre 2023 – 28 gennaio 2024
Castello di Rivoli, Secondo piano, Sala 18
Inaugurazione: 26 ottobre 2023, ore 16

Sensing Painting. Opere dalla Collezione d’arte della Fondazione CRC presenta opere appartenenti alla Collezione della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, raccolte dal 2017 ad oggi attraverso ColtivArte, progetto promosso dalla stessa Fondazione e coordinato da una Commissione Scientifica di alto profilo composta dal Direttore del Castello di Rivoli Carolyn Christov-Bakargiev, dal Direttore dell’Art Institute presso la Academy of Art and Design FHNW di Basilea Chus Martínez e dal Direttore del Consorzio delle Residenze Reali Sabaude Guido Curto.
 
La mostra valorizza le linee guida in base alle quali è stata costruita la Collezione: tra queste in particolare la forte presenza di opere d’arte di giovani artisti del territorio piemontese e italiano, l’attenzione al panorama contemporaneo internazionale e la preminenza di opere pittoriche. Il progetto espositivo, che mette in mostra opere prodotte da 50 artisti, evidenzia come la pittura mantenga un ruolo fondamentale quale linguaggio espressivo, soprattutto nel contesto dell’attuale era digitale. Rispetto alla smaterializzazione che caratterizza un’ampia parte della quotidianità, la mostra invita il pubblico a un incontro attivo e diretto con le opere d’arte, dall’insostituibile valore esperienziale, fisico e sensoriale.
 
In linea con la grande attenzione che Fondazione CRC e Castello di Rivoli dedicano alle giovani generazioni e al tema dell’educazione, la mostra offre un ricco programma di laboratori gratuiti dedicati alle scuole. Per le scuole primarie e secondarie di primo grado, nell’ambito dei laboratori dedicati all’arte contemporanea, il Rondò dei Talenti, polo educativo e formativo realizzato dalla Fondazione CRC nel centro di Cuneo, accoglierà una volta a settimana il laboratorio Sensing Painting. Le attività saranno curate dalla Scatola Gialla, con la supervisione del Dipartimento Educazione del Castello di Rivoli. Per le scuole secondarie di secondo grado, è previsto un ricco programma inedito di visite e workshop correlati alla mostra e alla Collezione del Castello di Rivoli, a cura del Dipartimento Educazione del Museo, per ripensare alla storia della pittura in chiave contemporanea.
 
Inoltre, per promuovere la visita alla mostra, la Fondazione CRC mette a disposizione biglietti gratuiti d’ingresso per ogni residente in provincia di Cuneo e per un suo accompagnatore.
 
Francesca Lavazza, Presidente del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, dichiara “Questa importante collaborazione tra il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea e la Fondazione CRC si inserisce nel contesto di un dialogo attivo tra artisti emergenti, pubblico, istituzioni e la comunità nel suo insieme. La partecipazione delle scuole al ricco programma educativo collegato alla mostra favorisce l’avvicinamento delle giovani generazioni ai linguaggi dell’arte contemporanea, e in parallelo la riscoperta degli esponenti dei movimenti culturali del territorio”.
 
“Consolidando l’impegno nella promozione dell’arte,” dichiara Ezio Raviola, Presidente della Fondazione CRC, “la Fondazione CRC ha sviluppato negli ultimi anni un programma di acquisizioni che riflette la volontà di scoprire patrimoni artistici “nascosti” e di sostenere talenti emergenti. Il progetto Coltivarte, avviato nel 2017, è il cuore pulsante di questa attività e nasce con l’obiettivo di valorizzare il talento di giovani artisti tramite l’acquisizione di opere d’arte e la creazione di occasioni di fruizione aperte alla comunità. Una parte di questa collezione viene esposta nella straordinaria cornice del Castello di Rivoli: dopo il successo della mostra Pittura in Persona a Cuneo nel 2021, Sensing Painting continua la fruttuosa collaborazione tra le due istituzioni per offrire al pubblico, non solo cuneese, l’opportunità di immergersi nell’universo della contemporaneità artistica in questo evento dal respiro internazionale”.
 
Carolyn Christov-Bakargiev, Direttore del Castello di Rivoli, afferma “è stato un piacere collaborare con la Fondazione CRC fin dal 2017. Attraverso il progetto ColtivArte, questa nuova collezione piemontese è capace di testimoniare le ricerche principalmente in pittura più avanzate dei giovani, sia a livello locale sia internazionale. La pittura che potrebbe sembrare un mezzo obsoleto nell’era digitale, si riafferma come mezzo sensibile di verifica del proprio essere vivente, come nel titolo, Sensing Painting, che Marcella Beccaria, co-curatrice della mostra ha voluto attribuire a questo importante progetto”.
 
Artisti in mostra includono: Vernon Ah Kee, Cornelia Badelita, Nora Berman, Valerio Berruti, Rossella Biscotti, Anna Boghiguian, Nicola Bolla, Benni Bosetto, Sol Calero, Ludovica Carbotta, Guglielmo Castelli, Alex Cecchetti, Manuele Cerutti, Claudia Comte, Regina de Miguel, Barbara De Vivi, Patrizio di Massimo, Bracha L. Ettinger, Francesca Ferreri, Camille Henrot, Golnaz Hosseini, Anne Imhof, Diego Kohli, Agnieszka Kurant, Andrea Massaioli, Elena Mazzi, Daniele Milvio, Ad Minoliti, Pietro Moretti, Giuseppe Mulas, Rudi Ninov, Francis Offman, Seth Price, Tabita Rezaire, Mathilde Rosier, Giangiacomo Rossetti, Giuliana Rosso, Lin May Saeed, Erik Saglia, Georgia Sagri, Alan Sierra, Elisa Sighicelli, Ania Soliman, Marta Spagnoli, Victoria Stoian, Sarah Sze, Inka ter Haar, Paolo Turco, Alice Visentin, Zadie Xa.


Biografie degli artisti

Vernon Ah Kee (Innisfail, Queensland, 1967)
Vernon Ah Kee vive e lavora a Brisbane, nel Queensland. Ah Kee è membro delle popolazioni Kuku Yalanji, Waanji, Yidinji, Gugu Yimithirr e Koko Berrin. La sua pratica, che include disegno, scrittura, video, fotografia e installazione, ruota intorno a una critica della cultura australiana dal punto di vista dell’esperienza delle popolazioni aborigene. Le opere di Ah Kee rispondono alla storia della ritrattistica dei “primitivi” e riposizionano gli aborigeni in Australia quale popolo contemporaneo che abita spazi e tempi reali e attuali. Mostre personali includono: Vernon Ah Kee: The Island, Campbelltown Arts Centre, New South Wales (2020); Will I Live, Apartment der Kunst, Monaco (2017); Waru, Queensland Art Gallery | Gallery of Modern Art, Brisbane e Kick Arts, Contemporary Arts, Cairns, Queensland (2010). Mostre collettive includono: ESPRESSIONI CON FRAZIONI, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino (2022); A Year in Art: Australia 1992, Tate Modern, Londra (2021); 14th Istanbul Biennial (2015); unDisclosed: 2nd National Indigenous Art Triennial, National Gallery of Australia, Canberra (2012); Once Removed, Padiglione australiano, Biennale di Venezia (2009); 16th Biennale of Sydney (2008).

Cornelia Badelita (Radauti, Romania, 1982)
Cornelia Badelita vive e lavora a Torino. I suoi dipinti, che si sviluppano orizzontalmente, traggono ispirazione dalle predelle, le tele orizzontali che corredavano le pale d’altare quali appendici alla narrazione rappresentata nei pannelli centrali. Allo stesso modo, i quadri di Badelina sono storie accessorie, note a piè di pagina di una narrazione ignota allo spettatore. Mostre personali includono: Continuu, Galleria Peola Simondi, Torino (2022); Dublu, Galleria Maurizio Caldirola Arte Contemporanea, Monza (2021); Reflecție Repetiție, Galleria Alberto Peola, Torino (2021). Mostre collettive includono: Tra Ottocento vigezzino e arte contemporanea, Casa De Rodis, Domodossola (2022); Waiting for the Prince, Videoinsight Foundation, Torino (2021); Anni zero, il decennio liquido, BAM Biennale del Piemonte, Casa del Conte Verde, Rivoli (2020); Passare il segno, Pinacoteca Albertina, Torino (2017); Biennale del Piemonte, Il cuore sacro dell’Arte, Castello di Moncalieri (2015); Guardiani del tempo, Gemine Muse, MAO – Museo d’arte orientale, Torino (2010).

Nora Berman (Los Angeles, 1990)
Nora Berman vive e lavora a Los Angeles. Spaziando dalla performance alla pittura e alla scultura, la sua ricerca è incentrata su diversi aspetti della contemporaneità, tra cui le dinamiche di potere, il linguaggio, la religione, la spiritualità, la sessualità, la presenza digitale, il Dark Web, le teorie del complotto e la violenza. Con le sue visioni colorate, Berman cerca di rendere tangibile l’intangibile, di operare trasformazioni magiche, di dare forma a figure ultraterrene. Mostre personali includono: Heart Ships, Stars Gallery, Los Angeles (2022); Miracle Zone, Le Maximum, Los Angeles (2021); Sparkly22Miracles, Five Car Garage, Los Angeles (2020). Mostre collettive includono: Borderlinking, High Art, Paris (2020); Atlas of Heavens. “Next generation”, Kunsthaus Baselland, Basel (2018); Welcome to Longtang, Longtang, Zürich (2018); As Above, So Below: Portals, Visions, Spirits & Mystics, IMMA – Irish Museum of Modern Art, Dublin (2017); Friendly Takeover, Marta Herford Museum, Herford (2014).

Valerio Berruti(Alba, Cuneo, 1977)
Valerio Berruti dal 1995 vive e lavora a Verduno, Alba, in una chiesa sconsacrata del XVII secolo da lui restaurata. La sua ricerca include lo studio di antiche tecniche, tra cui quella dell’affresco. Assolute ed essenziali, le sue figurazioni sono spesso ispirate al mondo della famiglia, degli affetti e dell’infanzia. Mostre personali includono: Amai, Art Square Felissimo Museum, Kobe (2021); La giostra di Nina, Galleria Grande, Reggia di Venaria, Venaria (2020); Endless Love, Istituto Italiano di Cultura, Los Angeles (2018). Mostre collettive includono: Além de 2020, Arte italiana na pandemia, MAC – Museu de Arte Contemporãnea, San Paolo (2021); The Intuitionist, The Drawing Center, New York (2014); Detour, Centre Pompidou, Parigi (2008). Nel 2009 è stato tra gli artisti che hanno rappresentato il Padiglione Italia alla 53. Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia.

Rossella Biscotti(Molfetta, Bari, 1978)
Rossella Biscotti vive e lavora tra Rotterdam e Bruxelles. La sua produzione artistica attraversa il film, la performance e la scultura. Con ricerche d’archivio e indagini orali, l’artista esplora momenti oscuri della storia recente, analizzandone in particolare il sistema istituzionale, per ricostruire narrative individuali che si innestano nel presente. Mostre personali includono: Rossella Biscotti, new work, Witte de With, Rotterdam (2019); The City, Kunsthaus Baselland, Basel (2018); The Trial, GULAG History State Museum, Moscow (2016); The Undercover Man, Sculpture Center, New York (2014). Mostre collettive includono: 55. Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia (2013); 13th Istanbul Biennal, Istanbul (2013); dOCUMENTA (13), Kassel (2012); Manifesta 9, Genk (2012). Ha vinto, tra gli altri, il Premio ACACIA (2017), il Premio Quadriennale di Roma (2016), il Mies van der Rohe Preis, Kunstmuseen Krefeld (2013), il Premio Italia Arte Contemporanea, MAXXI, Roma (2010).

Anna Boghiguian(Il Cairo, 1946)
Di origine armene, Anna Boghiguian vive e lavora nomadicamente tra Europa, Asia, Africa e nelle Americhe, pur mantenendo lo studio e la casa al Cairo. Empatica osservatrice della condizione umana, nelle sue opere Boghiguian offre una interpretazione unica della vita contemporanea, tra passato e presente, poesia e politica, osservazione critica del mondo. Le sue opere combinano una umanità dispersa, sofferente e nomade, vittima della Storia e dei suoi conflitti. Mostre personali includono: Anna Boghiguian, Kunsthaus Bregenz (2022); Anna Boghiguian, Tate St Ives, St Ives (2019); The Loom of History, New Museum, New York (2018); Anna Boghiguian, Sharjah Art Foundation, Sharjah (2018); Anna Boghiguian, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino (2017). Mostre collettive includono: ESPRESSIONI CON FRAZIONI, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino (2022); Padiglione della Repubblica dell’Armenia, 56. Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia (2015), padiglione vincitore del Leone d’Oro per la migliore Partecipazione Nazionale; 14th Istanbul Biennial (2015); dOCUMENTA (13), Kassel (2012); Sharjah Biennial, Sharjah (2011); 11th International Istanbul Biennial (2009).

Nicola Bolla (Saluzzo, 1963)
Nicola Bolla vive e lavora a Torino. Affascinato dal mondo del collezionismo e dalle Wunderkammer, colleziona oggetti antichi e curiosi. Attraverso la sua pratica, che spazia dalla pittura alla scultura e all’installazione, Bolla produce delle vanitas, figure simboliche che rimandano all’idea di caducità della vita con teschi, animali, mandala, utilizzando svariati materiali, tra cui cristalli di Swarovski e carte da gioco. Mostre personali includono: Nicola Bolla. Senza Titolo!, Complesso della Cavallerizza, Torino (2022); Nicola Bolla, Mart – Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto (2021); Sonata A Kreutzer, Fondazione Ducci, Roma (2014). Mostre collettive includono: Animali a Corte. Vite mai viste nei Giardini Reali, Musei Reali, Torino (2022); Palazzo con vista, The Pool NYC, Venezia (2015); Orpheus Dream, Padiglione Italia, 53a Biennale di Venezia (2009).

Benni Bosetto (Merate, 1987)
Benni Bosetto vive e lavora a Milano. Al centro della sua pratica, che combina disegno, scultura, installazione e performance, è il corpo, decostruito e re-immaginato, e i suoi gesti. Ispirandosi a narrazioni antropologiche, religiose, a credenze popolari e alla storia dell’arte, le opere di Bosetto pongono lo spettatore in uno spazio senza tempo, in cui l’oggettività e le spiegazioni unitarie sono abbandonate a favore di una concezione frammentata della realtà. Mostre personali includono: Stultifera, MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna (2022); Il Portico, Almanac, Torino (2020); Ambiente X, Kunstraum, Londra (2019). Mostre collettive includono: Afterimage, MAXXI L’Aquila (2022); Io dico Io – I say I, Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea, Roma (2021); FUORI, Quadriennale d’Arte, Palazzo delle Esposizioni, Roma (2020).

Sol Calero (Caracas, 1982)
Sol Calero vive e lavora a Berlino. Con la pittura quale elemento centrale della sua pratica, Calero realizza lavori luminosi, colorati e vibranti, che riflettono sull’iconografia dell’America Latina e sui suoi cliché, e su questioni di genere, identità, rappresentazione, sfruttamento, migrazione, emarginazione. L’artista realizza anche grandi installazioni immersive, scenografie che ricordano set televisivi, dove la pittura si unisce alla scultura e al mosaico. Mostre personali includono: El barco de barro (The Clay Ship), Copenhagen Contemporary, Copenhagen (2020); El Autobus, Tate Liverpool, Liverpool (2019); Pica Pica, Düsseldorf Kunstverein, Düsseldorf (2018); La Sauna Caliente, Kunsthaus Bregenz, Bregenz (2016). Progetti curatoriali includono: Desde el Salón (From the Living Room). Sol Calero selects from the Hiscox Collection, Whitechapel Gallery, Londra (2021). Mostre collettive includono: ARS22 – Living Encounters, Museum of Contemporary Art Kiasma, Helsinki, 2022; Die Absurde Schönheit des Raumes, Hamburger Kunsthalle, Amburgo (2020); Amazonas Shopping Center, Preis der Nationalgalerie, Hamburger Bahnhof – Museum for Gegenwart, Berlino (2017); Salon of Hybrid Things, KW Institute for Contemporary Art, Berlino (2015). Calero, con Christopher Kline, gestisce il project space Kinderhook and Caracas a Berlino. È cofondatrice del progetto CONGLOMERATE.

Ludovica Carbotta (Torino, 1982)
Ludovica Carbotta vive e lavora tra Torino e Barcellona. Il suo lavoro indaga l’individuo e il modo in cui abita l’ambiente che lo circonda. Combinando installazione, scultura, disegno, architettura, scrittura e performance, l’artista esplora ciò che definisce “fictional site specificity”, l’ideazione di luoghi immaginari o l’inserimento di luoghi reali in contesti di fantasia, riscoprendo l’immaginazione quale strumento di costruzione della conoscenza. Mostre personali includono: Monowe, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino (2019); Inches, Feet, Verse, Metre, Marsèlleria, New York (2018); MonoweRemnants from the future, Kiosko, Santa Cruz de la Sierra (2016). Mostre collettive includono: 58. Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia (2019); What’s Love Got to Do with It?, The Drawing Center, New York (2019); That’s IT!, MAMbo – Museo d’Arte Moderna, Bologna (2018). Nel 2018 ha vinto il New York Prize, Istituto Italiano di Cultura, New York, e nel 2016 la Menzione Speciale al Premio ITALIA, MAXXI, Roma. Carbotta è cofondatrice di Progetto Diogene, Torino, un programma di residenze internazionali, e di The Institute of Things to Come, un centro di ricerca su scenari futurologici.

Guglielmo Castelli(Torino, 1987)
Guglielmo Castelli vive e lavora a Torino. Attraverso la sua pratica, Castelli riflette sulla pittura osservando e dialogando con la storia dell’arte, la letteratura e molteplici spunti culturali. L’artista riconosce nella pittura uno tra i primi gesti umani compiuti con un’intenzionalità artistica a partire dai dipinti rupestri in epoca preistorica. Al centro dei suoi lavori si colloca la ricerca sul corpo, in una dimensione evanescente, onirica, in cui figurazione e astrazione si incontrano. Mostre personali includono: The Cabin LA Presents: A Curated Flashback, Green Family Art Foundation, Dallas, Texas (2023); Ornate Impotence, The Cabin, La Brea Studio Residency, Los Angeles (2020); Sia inteso come tutto ciò che non pesa, Le nuove frontiere del contemporaneo, Fondazione Coppola, Vicenza (2019); Goodmorning Bambino, Künstlerhaus Bethanien, Berlino (2018). Mostre collettive includono: Pittura italiana oggi, Triennale di Milano (2023); ESPRESSIONI CON FRAZIONI, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino (2022); FUORI, 17a Quadriennale d’arte 2020, Palazzo delle Esposizioni, Roma (2020); A Strong Desire, PS120, Berlino (2018); Biennale internationale d’art contemporain de Melle (2018); Recto/Verso 2, Fondation Louis Vuitton, Le Secours populaire français, Parigi (2018). Nel 2015 ha vinto il Premio speciale sezione Pittura del Combat Prize.

Alex Cecchetti(Terni, 1977)
Alex Cecchetti vive e lavora a Parigi. Inclusiva di coreografia, performance, pittura, scultura, video e poesia, la sua pratica è da lui definita “art of avoidance” (arte di evitare). I molteplici interessi dell’artista includono l’intelligenza delle piante e il rapporto tra umani e non umani. Mostre personali includono: Je suis un monstre marin, Museum of Contemporary Art of Haute-Vienne, Château de Rochechouart (2023); Occupie Paradit, Netwerk, Aalst (2020); At The Gate Of The Music Palace, Spike Island, Bristol (2018); Tamam Shud, Centre For Contemporary Art Ujazdowski Castle, Varsavia (2017). Tra le altre, ha realizzato performance presso MAXXI, Roma (2020); Serpentine Galleries, Londra (2019), Centre Pompidou, Parigi (2017). Mostre collettive includono: Persones Persons, Biennale Gherdëina ∞ (8), Dolomiti (2022); Da parte degli artisti: dalla casa al museo, dal museo alla casa. Omaggi alle opere della Collezione Cerruti. Capitolo 2, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino (2019); Plant Sex, Serpentine Galleries, Londra (2019). Nel 2019 ha partecipato a Per un rinnovamento immaginista del mondo. Il Congresso di Alba: 1956-2019, rievocazione organizzata dal Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino, e Fondazione CRC, Cuneo.

Manuele Cerutti (Torino, 1976)
Manuele Cerutti vive e lavora a Torino. La sua ricerca pittorica include l’attenzione al dettaglio, il frammento o l’oggetto, a partire da reperti che custodisce nel suo studio. Nelle sue opere quanto dipinto, per quanto piccolo e apparentemente insignificante, diventa un personaggio specifico, protagonista di grandi tableaux vivants e non nature morte. Mostre personali includono: Dona Ferentes, Studio Museo Felice Casorati, Pavarolo, Torino (2020); Gleiches zu Gleichem, Wilhelm Hack Museum, Ludwigshafen am Rhein (2017); Proprioception, Istituto Italiano di Cultura, Londra (2016). Mostre collettive includono: Prima che il gallo canti, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Guarene, Cuneo (2021); Ciò che vedo. Nuova Figurazione in Italia, MART, Museo di Arte Contemporanea di Trento e Rovereto, Rovereto (2020); Premio Lissone 2018, MAC – Museo d’Arte Contemporanea, Lissone (2018). Tra gli altri riconoscimenti, ha vinto l’Illy Present Future Prize nel 2004. È il vincitore dell’Italian Fellowship in Visual Arts 2021/2022 dell’American Academy in Rome. È cofondatore di Progetto Diogene, Torino.

Claudia Comte (Grancy, Svizzera, 1983)
Claudia Comte vive e lavora a Basilea. A partire dall’osservazione della natura e dei suoi mutevoli schemi, l’artista elabora ampie installazioni ambientali che incorporano il mondo dalla prospettiva dell’esperienza del digitale. Affrontando temi di urgente attualità come il cambiamento climatico, l’ecologia e l’inquinamento globale, l’artista racconta anche la memoria dei materiali e la saggezza del lavoro manuale. Mostre personali includono: From Where We Rise, Fundacíon Casa Wabi, Puerto Escondido (2023); After Nature, Museo Nacional Thyssen-Bornemisza, Madrid (2021); How to Grow and Still Stay the Same Shape, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino (2019-2021); I have grown taller from standing with Trees, Copenhagen Contemporary, Copenhagen (2019). Mostre collettive includono: Futuros abundantes, C3A Centro de Creación Contemporánea de Andalucía, Córdoba (2022); More, More, More, TANK, Shanghai (2020); Salon Suisse: ATARAXIA, evento collaterale alla 57. Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia (2016); The Language of Things, Public Art Fund, City Hall Park, New York (2016). Comte ha vinto, tra gli altri, il Prix de la Ville du Locle, Triennale de l’Art Imprime Contemporain (2015) e lo Swiss Art Award (2014).

Regina de Miguel (Malaga, 1977)
Regina de Miguel vive e lavora a Berlino. La sua pratica interdisciplinare, che comprende disegno, pittura, scultura, fotografia e video, riflette sulla presunta oggettività dei dispositivi scientifici di rappresentazione e sulle condizioni di produzione della conoscenza scientifica. Partendo da una ricerca che unisce filosofia della scienza, ecofemminismo e speculative fiction, nelle sue opere de Miguel sottolinea le relazioni mutevoli e multiformi che definiscono la realtà del singolo e i diversi legami che si stabiliscono con l’ambiente circostante. Mostre personali includono: Arbustos de nervios como bosques de coral, The Green Parrot, Barcellona (2021); Rising Anxiety, Maisterravalbuena, Madrid (2019); But reality has no synonyms, SAVVY Contemporary, Berlino (2018); Aura Nera, Centro Cultural Santa Mónica, Barcellona (2016); All knowledge is enveloped in darkness, Kunsthalle São Paulo, San Paolo (2014). Mostre collettive includono: Encuentros: obras de la Colección TBA21, Museo Nacional Thyssen-Bornemisza, Madrid (2023); Wie geht es jetzt weiter? Zwölf Erzählungen aktueller Kunst aus Spanien, Frankfurter Kunstverein, Francoforte (2022); Futuros abundantes, C3A Centro de Creación Contemporánea de Andalucía, Córdoba (2022).

Barbara De Vivi(Venezia, 1992)
Barbara De Vivi vive e lavora tra Venezia e Newcastle. La sua pittura rielabora temi iconografici che attraversano la storia dell’arte, in particolare relativi alla mitologia e ad antiche leggende, unite al proprio vissuto personale e familiare. Sulle tele prendono forma paesaggi onirici in cui i soggetti e i vari elementi in scena si configurano in racconti aperti, narrazioni frammentarie e allusive. Mostre personali includono: Artificial Arcadia, Photo Open Up, Padova (2023); Snap Trap, Palazzo Merulana, Roma (2021); Immaginifico, Spazio Siracusa, Agrigento (2019); La scintilla latente, Ca’ dei Ricchi, Treviso (2019). Mostre collettive includono: Come un’onda, come in volo, Museo Francesco Baracca, Lugo (2023); Les danses nocturnes, a cura di Eastcontemporary, Entrevaux (2021); Danae Revisited, Fondazione Francesco Fabbri, Pieve di Soligo (2021); Premio Francesco Fabbri, Villa Brandolini, Pieve di Soligo (2020); 101ma Collettiva Giovani Artisti, Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia (2017). Ha vinto il Combat Prize, sezione Pittura, nel 2017.

Patrizio di Massimo(Jesi, Ancona, 1983)
Patrizio di Massimo vive e lavora a Londra. Interrogandosi sull’idea del ritratto come veicolo di espressione e rappresentazione di precisi stati d’animo, l’artista include riferimenti alla storia della pittura e all’arte del Novecento. Giorgio de Chirico, Otto Dix e il movimento tedesco della Nuova Oggettività sono solo alcuni tra i numerosi riferimenti riscontrabili nelle opere dell’artista. Mostre personali includono: Antologia/Anthology (2013-2023), Musei Civici – Palazzo Pianetti, Jesi (2023); Il ciclo de La Risalita, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino (2020-2021); Patrizio Di Massimo, Palazzo Ducale, Urbino (2019); KURA., Fonderia Artistica Battaglia, Milano (2019); Me, Mum, Mister, Mad, Kunsthalle Lissabon, Lisbona (2014); The Lustfult Turk, Gasworks, Londra (2013). Mostre collettive includono: ESPRESSIONI CON FRAZIONI, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino (2022); Garden of Six Seasons, ParaSite, Honk Kong (2020), ÜberMauer, Biennale Arcipelago Mediterraneo, Palermo (2019); EVA International, Limerick (2018); Ennesima, Triennale di Milano (2015); Ritratto dell’artista da giovane, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino (2014); Premio Italia 2012, MAXXI, Roma (2012).

Bracha L. Ettinger (Tel Aviv, 1948)
Bracha L. Ettinger vive e lavora tra Parigi e Tel Aviv. La pratica dell’artista affonda le radici nel suo passato autobiografico, nella storia dei genitori sopravvissuti all’Olocausto, e analizza i concetti di trauma, oblio, sguardo femminile e “matrixial” (matriciale), di spazio dell’inconscio e di passaggio dall’invisibile al visibile enfatizzando le proprietà dell’arte di curare e guarire l’individuo e la società. I suoi dipinti sono caratterizzati da una dimensione in bilico tra astratto e figurativo ottenuta attraverso tratti finissimi, nonché l’applicazione di strati di colore e la definizione di forme che creano un’atmosfera obliqua fra oscurità e luce e invitano lo spettatore a immergersi in un tempo intimo e spirituale. Mostre personali includono: Bracha Lichtenberg Ettinger, Radicals, Parigi (2022); Bracha’s Notebooks, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino (2021); Bracha L. Ettinger: Eurydice – Medusai, 14th Istanbul Biennial (2015); Alma Matrix. Bracha L. Ettinger and Ria Verhaeghe, Fundació Antoni Tàpies, Barcellona (2010); Bracha L. Ettinger: Notebooks, KIASMA Museum of Contemporary Art, Helsinki (2006). Mostre collettive includono: Artists in a Time of War, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino (2023); Espressioni. La proposizione, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino (2021); Spaces in Crisis, Haifa Museum of Art (2020); Cuore di tenebra / Heart of Darkness, OGR Officine Grandi Riparazioni, Torino (2019); dOCUMENTA (13) (2012); ELLES [elles@centrepompidou], Centre George Pompidou, Parigi (2011).

Francesca Ferreri (Savigliano, 1981)
Francesca Ferreri vive e lavora a Torino. La sua ricerca artistica indaga il rapporto tra restauro e algoritmi matematici come punto di partenza di un processo di rappresentazione volto ad analizzare la materia in relazione alla sua dimensione spazio-temporale e alla percezione. Muovendo da oggetti o frammenti esistenti, attraverso una forma personale di “restauro”, Ferreri suggerisce nelle sue opere l’azione di ricostruire un oggetto immaginario. Mostre personali includono: Dona Ferentes, Museo Felice Casorati, Pavarolo (2022); GAUSSIANA, Museo Casa Morandi, Bologna (2020); Fuzzy Traces, P/////AKT – Amsterdam (2016). Mostre collettive includono: Eclettica!, Museo Ettore Fico, Torino (2022); Collezione (in) particolare, Museo d’Arte Contemporanea Lissone (2021); Failures of Cohabitation, M HKA, Anversa (2019).

Camille Henrot (Parigi, 1978)
Camille Henrot vive e lavora a New York. Con una pratica che spazia tra pittura, film, installazione, performance, disegno e scultura, Henrot trae ispirazione dalla letteratura, dalla mitologia, dall’antropologia culturale, dal cinema, dalla biologia evoluzionistica, dalla religione, della psicanalisi, dai social media e dalla quotidianità. Nei suoi disegni, l’artista predilige linee fluide, organiche, e colori pastello, rievocando il mondo infantile. Mostre personali includono: Is Today Tomorrow, National Gallery of Victoria, Melbourne (2021); Days are Dogs, Palais de Tokyo, Parigi (2017); IF WISHES WERE HORSES, Kunsthalle Wien, Vienna (2017); The Restless Earth, New Museum, New York (2014); The Pale Fox, Kunsthal Charlottenborg, Copenhagen (2014); Snake Grass, Schinkel Pavillon, Berlino (2014). Mostre collettive includono: Liverpool Biennial (2021); 9th Berlin Biennale, Berlino (2016); Taipei Biennial (2014); Gwangju Biennial (2014); 55. Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia (2013), dove ha vinto il Leone d’Argento. Ha inoltre vinto il Nam Jun Paik Award nel 2014 e l’Edvard Munch Award nel 2015.

Golnaz Hosseini (Teheran, Iran, 1990)
Golnaz Hosseini vive e lavora a Basilea. Nella sua pratica pittorica, Hosseini indaga il significato e la funzione delle strutture visive proprie del sistema di rappresentazione pittorico attraverso una pratica che sperimenta l’unione di astrazione e figurazione. Mostre personali includono: Herbarium, Life-Minimus, Salts-Mario Kreuzberg, Basilea (2023); Dry Mouth, Responsibility, Basilea (2020); Pentimento, Die Treppe, Basilea (2022). Mostre collettive includono: Amore, Social Club, Basilea (2023); I Hear A New World – 14 Miaows Of The Future. 25 Years Of Fondation Beyeler, Fondation Beyeler, Riehen (2022); Peace or Never «Next Generation», Kunsthaus Baselland, Basilea (2022).

Anne Imhof(Gießen, Germania, 1978)
Anne Imhof vive e lavora a Berlino e New York. Attraverso performance, pittura, scultura, installazione e suono, l’artista riflette sull’esperienza del mondo contemporaneo nel quale la fisicità è sempre più mediata dalla comunicazione digitale e dall’uso massiccio dei social media. Nuove forme di narcisismo, alienazione, distacco e specifiche gestualità sono alla base delle sue durational performances, azioni che Imhof realizza in stretta collaborazione con altri artisti e musicisti. Mostre personali includono: YOUTH, Stedelijk Museum, Amsterdam; Natures Mortes, Palais de Tokyo, Parigi (2021); SEX, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino (2020-21), Art Institute of Chicago, Chicago (2019), Tate Modern, Londra (2019); Angst, Kunsthalle Basel, Basilea (2016); Deal, MoMA PS1, New York (2015). Mostre collettive includono: The Paradox of Stillness, Walker Art Center, Minneapolis (2020); The Violence of Gender, Tai Kwun, Hong Kong (2019); Biennale de Montréal, Montréal (2016). Imhof ha rappresentato la Germania alla Biennale di Venezia del 2017, in occasione della quale ha ricevuto il Leone d’Oro per la migliore Partecipazione Nazionale. Ha inoltre vinto l’Absolut Art Award (2017) e il Preis der Nationalgalerie (2015).

Diego Kohli (Madrid, 1991)
Diego Kohli vive e lavora tra Barcellona e Berna. Nella sua ricerca pittorica, Kohli indaga l’effetto che la trasparenza del colore ha sulla spazialità dell’immagine. La riflessione sul gioco pittorico si combina con l’osservazione del mondo esterno e dei processi naturali, nel loro aspetto esperienziale ma anche formale e strutturale. Mostre collettive includono: Aschlimann Corti-Stipendium 2023, Kunstmuseum Thun (2023); Cantonale 22, Kunsthaus Langenthal (2022); PEACE OR NEVER, Kunsthaus Baselland, Basilea (2022); PamPam 22, Museo Reales de Atarazanas, Valencia (2022); Salon Brand New, Museo de Arte Contemporáneo CondeDuque, Madrid (2021).

Agnieszka Kurant (Łódź, Polonia, 1978)
Agnieszka Kurant vive e lavora a New York. La pratica di Kurant indaga temi quali l’intelligenza collettiva, le intelligenze non umane e lo sfruttamento del capitale sociale all’interno del capitalismo di sorveglianza. La sua ricerca si pone in dialogo con molteplici autori provenienti da diversi ambiti disciplinari, tra cui gli scritti sulla plasticità e gli automatismi di Catherine Malabou e Franco Bifo Berardi, il lavoro di Manuel DeLanda e gli scritti del neuroscienziato Antonio Damasio. Mostre personali includono: Agnieszka Kurant. Uncomputables, Kunstverein Hannover (2023); Agnieszka Kurant. Crowd Crystal, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino (2021); Errorism, Muzeum Sztuki, Łódź (2021); 019 Public Billboard Program, Design Museum Gent, Gand (2019); The End of Signature, Guggenheim Museum, New York (2015). Mostre collettive includono: Broken Nature, Museum of Modern Art, New York (2020); Cybernetics of the Poor, Kunsthalle Wien, Vienna (2020); 16th Istanbul Biennial (2019); Art and Space, Guggenheim Bilbao (2017); Storylines: Contemporary Art at the Guggenheim, Solomon R. Guggenheim Foundation, New York (2015); 72 hours of Truce, MoMA PS1, New York (2013).

Andrea Massaioli (Torino, 1960)
Andrea Massaioli vive e lavora a Torino. Attraverso pittura e scultura, l’artista compone paesaggi lirici e poetici, popolati da soggetti provenienti dal mondo animale e vegetale. Eventuali riferimenti all’essere umano sono resi come dettagli anatomici o figure di neonati. Nei suoi dipinti, Massaioli predilige l’utilizzo dell’oltremare, colore di cui apprezza il fulgore elettrico, non riproducibile digitalmente. Mostre personali includono: Deep Blue, Palazzo Botton, Castello di Castellamonte, Castellamonte (2016); Primordium, Galleria 41 Artecontemporanea, Torino (2008); Ciocca Artecontemporanea, Milano (2008); Chiudimi in un bacio, Studio Ercolani, Bologna (2004). Mostre collettive includono: Una infinita bellezza. Il paesaggio in Italia dalla pittura romantica all’arte contemporanea, La Venaria Reale, Venaria (2021); What can we see from silk road, 7th Beijing International Art Biennal, National art Museum of China, Pechino (2017); Imago Mundi – Luciano Benetton Collection: Praestigium Italia, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino (2015).

Elena Mazzi (Reggio Emilia, 1984)
Elena Mazzi vive e lavora a Torino e a Venezia. Partendo dall’esame di casi specifici, nelle sue opere rilegge il patrimonio culturale e naturale di determinati luoghi o situazioni, intrecciando fatti documentati e storie trasmesse dalle comunità locali, guardando alle complesse relazioni tra esseri umani, natura e cultura. Mostre personali includono: Di rame, cera, ferro, glicini e ghiaccio, PAV, Torino (2022); Routes, Der Tank, Basilea (2021); Silver Rights, ar/ge kunst Gallery, Bolzano e Sodertalje Konsthall, Stoccolma (2021); Una Boccata d’Arte. Spicule, Galleria Continua presso Cervo, Liguria (2019). Mostre collettive includono: Rethinking nature, MADRE, Napoli (2020-2021); That’s IT!, MAMbo – Museo d’Arte Moderna, Bologna (2018-2019), 14th Istanbul Biennial, Istanbul (2015). È vincitrice, tra gli altri, del bando pubblico Cantica21, promosso dal Ministero degli Esteri e dal Ministero dei Beni Culturali (2020), e della 7. edizione dell’Italian Council promosso dal Ministero dei Beni Culturali (2019).

Daniele Milvio (Genova, 1988)
Daniele Milvio vive e lavora tra Milano e Ansedonia, Grosseto. L’artista adotta molteplici linguaggi e formati, mantenendo un’attitudine pittorica anche nelle sculture di piccolo formato. Appropriandosi di repertori iconografici tradizionali, l’artista ne manipola simbologie e metafore. Nelle sue opere ricorrono figure scarne e convulse, fisionomicamente deturpate. Questi personaggi sono inseriti in luoghi che sembrano essere fuori dal controllo del tempo. Mostre personali includono Die besten Jahre unseres Lebens, Weiss Falk, Basilea (2019); Brache, Supportico Lopez, Berlino (2017). Mostre collettive includono The Estate, Kim? Contemporary Art Centre, Riga (2019); I sette messaggeri, Marselleria, Milano (2017).

Ad Minoliti (Buenos Aires, 1980)
Ad Minoliti vive e lavora a Buenos Aires. Nella pratica dell’artista, che comprende disegno, installazione, grafica digitale, il linguaggio dell’astrazione geometrica si mescola alle teorie di genere. Minoliti concepisce la pittura non come un mero formato espressivo ma piuttosto come un insieme di idee visive, spesso declinate in scenari post-umani, atte ad aprire nuove prospettive sulle nozioni di sessualità e biologia. Mostre personali includono: Biosfera Peluche/ Biosphere Plush, Tate St Ives (2022); Biosfera Peluche, BALTIC Centre for Contemporary Art, Newcastle (2021); Fantasias Modulares, MASS Moca, Massachusetts (2021); Atrium Project, Museum of Contemporary Art Chicago (2019). Mostre collettive includono: Forget Sorrow Grass, Guangdong Times Museum, Guangzhou (2019); Still I Rise, Nottingham Contemporary, Nottingham (2019).

Pietro Moretti (Roma, 1996)
Pietro Moretti vive e lavora a Roma. Le sue opere pittoriche rappresentano scene di vita quotidiana, con elementi autobiografici, traendo spunto da atmosfere fiabesche, dai fumetti e dal grottesco. In una tensione tra pittura figurativa e astratta e attraverso l’impiego di colori non naturalistici, i quadri di Moretti accentuano gli stati fisici e psicologici dei personaggi ritratti, immersi in un’atmosfera familiare e onirica al tempo stesso. Mostre personali includono: Le storture del cactus, Galleria Doris Ghetta, Milano (2023); Pietro Moretti – La carrozza Porosa e altri inizi, SARP Palazzo Previtera, Linguaglossa (2022). Mostre collettive includono: Figure Out, unosunove – arte contemporanea, Roma (2022), The Eternity Exhibition, My Beautiful City, The Painting Rooms, Londra.

Giuseppe Mulas (Alghero, 1995)
Giuseppe Mulas vive e lavora a Torino. La sua pratica artistica, che include pittura, scultura e installazione, indaga il tema del corpo e dalla sessualità, quest’ultima intesa come l’impulso a ricercare stimoli sensoriali nel reale. Il concetto di corpo è anche indagato in relazione al concetto di casa, lo spazio intimo della dimensione corporea, che nella contemporaneità vive una profonda trasformazione causata dalla digitalizzazione dei luoghi e delle esperienze. Mostre personali includono: Sleep Well Childhood, Galleria Alberto Peola, Torino (2020). Mostre collettive includono: 6 pittori, Museo Studio Felice Casorati, Pavarolo (2021); Artissima Unplugged, GAM – Galleria Civica di Arte Moderna e Contemporanea, Torino (2020).

Francis Offman (Butare, Ruanda, 1987)
Francis Offman vive e lavora a Bologna. La sua pratica si sviluppa come una forma di cura per lo scarto. Tutti i materiali adottati – tele, carta, cemento, gesso di Bologna, fondi di caffè e la pittura stessa – sono infatti recuperati e anche la decisione di non servirsi di telai discende da questa logica. L’abbandono del figuratismo è da ascrivere più alle labili e stratificate reminiscenze del proprio vissuto che ad una tensione verso l’Astrattismo europeo. Mostre personali includono: Quotidiana: Paesaggio, Quadriennale di Roma, Palazzo Braschi, Roma (2022); Francis Offman, Herald St | Museum St, Londra (2021); You Might Know, MA*GA, Gallarate (2021). Nel 2021, ha partecipato alla 19. Biennale dei Giovani Artisti dell’Europa e del Mediterraneo e nel 2023 alla Liverpool Biennial. Nel 2020, ha ottenuto il Premio Regione Emilia-Romagna per supportare e promuovere l’arte contemporanea.

Rudi Ninov (Teteven, Bulgaria, 1992)
Rudi Ninov vive e lavora a Francoforte. La sua pratica, che si compone di disegno, pittura e scultura, nasce da un interesse per il linguaggio, la fonetica, la costruzione dei fonemi e i meccanismi della scrittura. Nei suoi lavori forme astratte si combinano con la rappresentazione figurativa di oggetti, ritagli di fumetti e appunti scritti, proponendo storie di fantasia che indagano il linguaggio scritto come forma di esperienza personale sintetica. Mostre personali includono: Writing Paintings, Galleria Continua, San Gimignano (2023); Colour Notes in Epilogue, Fondazione Elpis, Portico e San Benedetto (2021); Flatlands, American University of Bulgaria, Blagoevgrad (2018). Mostre collettive includono: Brittle Power, Kunsthal 44Møen, Møn (2021); Pretty sure it’s just the wind, Swimming Pool and Goethe-Institut, Sofia (2021); ORBIT, Messeturm, Francoforte (2020); EY-Benefizauktion, Museum für angewandte Kunst, Francoforte (2019).

Seth Price (Gerusalemme, 1973)
Seth Price vive e lavora a New York. Price utilizza ogni tipo di medium, dalla scultura al film, dal web design alla musica, dagli abiti alla poesia, per scandagliare l’infinta flessibilità del mondo digitale, la sua immaterialità totalizzante e le profonde trasformazioni che la tecnologia ha operato sulla contemporaneità. Il processo di ripetizione, ingrandimento ed elisione fa dei suoi foto-collage delle pagine che compongono un racconto di superfici, tra le quali si riconoscono la pelle umana, la carta e la pellicola sintetica. Mostre personali includono: Da parte degli artisti: dalla casa al museo, dal museo alla casa. Omaggi alle opere della Collezione Cerruti. Capitolo 1, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino (2019); Seth Price: Danny, Mila, Hannah, Ariana, Bob, Brad, MoMA PS1, New York (2018); Social Synthetic, Stedelijk Museum, Amsterdam (2017). Mostre collettive includono: A Leap into the Void: Art beyond matter, GAMeC Bergamo (2023); Collection 1970 – Today, Search Engines, Museum of Modern Art, New York (2020); Phantom Plane, Cyberpunk in the Year of the Future, Tai Kwun Centre for Heritage & Arts, Hong Kong (2019); Art in the Age of the Internet, 1989 to Today, Institute of Contemporary Art, Boston (2018). Nel 2018 ha partecipato alla 13. Biennale di Shanghai.

Tabita Rezaire (Parigi, 1989)
Tabita Rezaire vive e lavora a Johannesburg. La sua pratica, che comprende arte digitale e video, ma anche forme artistiche più tradizionali come gli arazzi, esplora il colonialismo e i suoi effetti sull’identità, la tecnologia, la sessualità, la salute e la dimensione spirituale, proponendo una lettura della realtà che si discosta dall’egemonia della cultura occidentale. Mostre personali includono: Fusion élémen.terre, Les Abattoirs, Tolosa (2023), Premium Connect, Batalha Centro de Cinema, Porto (2022); Immaculate Symbiosis, Centraal Museum, Utrecht (2021); Premium Connect, Hiroshima Museum of Art (2019). Mostre collettive includono: CONNECTING, KANAL Centre Pompidou, Bruxelles (2023); NTU, Nolan Oswald Dennis, Tabita Rezaire, Bogosi Sekhukhuni, Kunsthalle Bern, Berna (2023); Helsinki Biennial 2023: New Directions, HAM, Helsinki Art Museum (2023); On Caring, Repairing and Healing, Gropius Bau, Berlino (2022); Reclaim the Earth, Palais de Tokyo, Parigi (2022); Rivus, Sydney Biennial (2022); Feminist Histories, MASP, San Paolo (2019); Biennale di Berlino (2016).

Mathilde Rosier (Parigi, 1973)
Mathilde Rosier vive e lavora nella Borgogna, in Francia. Attraverso la combinazione di disegno, pittura, film, danza e teatro, Rosier costruisce mondi rovesciati, la cui musica interiore coinvolge chi guarda, contribuendo alla perdita delle coordinate spazio-temporali. Le sue opere mettono in scena rappresentazioni mistiche di animali nella cornice di scenografie ispirate alla natura. Mostre personali includono: In the Fields of Intensive Prosperity, Fondation d’entreprise Pernod Ricard, Parigi (2023); Le Massacre du printemps, MADRE, Napoli (2020); Figures of Climax of the Impersonal Empire, Fondazione Guido Lodovico Luzzatto, Milano (2018). Mostre collettive includono: Kosmos Emma Kunz, Aargauer Kunsthaus, Aarau, 2021; Metamorfosi – Lasciate che tutto vi accada, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino (2018).

Giangiacomo Rossetti(Milano, 1989)
Giangiacomo Rossetti vive e lavora a New York. I suoi dipinti lasciano spazio a soggettività a un tempo funeste e idilliache. Le sue pennellate precise e i passaggi chiaroscurali echeggiano una tensione tipica del barocco europeo, aprendo a una ricerca sulle tecniche illusorie della pittura moderna e contemporanea. Mostre personali includono: Lesson #12 – Giangiacomo Rossetti “Tower 1”, Fiorucci Art Trust, Londra (2021); Le Fantasie, Greene Naftali, New York (2020); Bones of the Men, Mendes Wood DM, Bruxelles (2019); Deepstaria Enigmatica, Riverside, Berna (2018). Mostre collettive includono: ESPRESSIONI CON FRAZIONI, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino (2022); Winterfest: An Exhibition of Arts and Crafts, Aspen Art Museum (2020); Techniques of the Observer, Greene Naftali Gallery, New York (2019); Nightfall, Mendes Wood DM, Bruxelles (2018); Verlörung, Art Berlin, Berlino (2018).

Giuliana Rosso (Torino, 1992)
Giuliana Rosso vive a lavora a Torino. La sua ricerca si muove tra pittura e disegno, con contaminazioni tridimensionali che pone in relazione stretta con lo spazio reale. Il suo lavoro indaga una condizione umana di inquietudine costante, intrisa di sentimenti contrapposti dove l’infanzia e l’adolescenza ne diventano metafora. Mostre personali includono: But I Doubt, I tremble,I see (shaking edges and) the wild thorn tree, Pina, Vienna (2021); Soltanto ora, perdute, mi diventano vere, VEDA, Firenze (2019). Mostre collettive includono: Espressioni. La proposizione, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino (2020); Capriccio 2000, Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, Torino (2019); Expdanded Painting, Galleria Massimo Minini, Brescia (2019).

Lin May Saeed(Würzburg, Germania, 1973 – Berlino, 2023)
Lin May Saeed ha vissuto e lavorato a Berlino. Il suo lavoro sviluppa uno studio approfondito dei miti delle civiltà antiche e del loro influsso sul pensiero politico e sociale dei giorni nostri. Questi importanti temi sono spesso declinati in opere fatte con il polistirolo espanso, materiale le cui caratteristiche sono in contrasto con la scultura tradizionale. Mostre personali includono: Lin May Saeed. Im Paradies fällt der Schnee langsam, Georg Kolbe Museum, Berlino (2023); Lin May Saeed. Arrival of the Animals, The Sterling and Francine Clark Art Institute, Williamstown, Massachusetts (2020); Lin May Saeed: Biene, Studio Voltaire, Londra (2018). Mostre collettive includono: Eurasia – A Landscape of Mutability, M HKA Museum of Contemporary Art Antwerp, Anversa (2021-2022); Espressioni. La proposizione, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino (2021); Metamorfosi – Lasciate che tutto vi accada, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino (2018); 9. Biennale di Berlino (2016).

Erik Saglia(Torino, 1989)
Erik Saglia vive e lavora a Torino. Nella sua opera pittorica lo spazio assume un ruolo essenziale. L’impostazione delle griglie simmetriche è per l’artista un momento rituale scandito dal suono del nastro adesivo che si srotola sulla tela mentre i movimenti del suo corpo si fanno sempre più meccanici e precisi nel pitturare, verniciare o stendere colori spray. Mostre personali includono: Una tranquilla Apocalisse, Spazio Lampo, Chiasso (2020); Pregenesi, Palazzo Lancia, Torino (2018). Mostre collettive includono: Collezione (in) particolare, Museo d’Arte Contemporanea Lissone, Lissone (2021); Looklock, Palazzo Ercolani, Bologna (2021); Sphères, Galleria Continua, Les Moulins, Boissy-le-Chàtel (2013). È uno dei cofondatori di Spazio Buonasera, Torino (2015-2019).

Georgia Sagri (Atene, 1979)
Georgia Sagri vive e lavora tra Atene e New York. La sua pratica include performance, scultura, video, scrittura e disegno. Influenzata dal suo impegno come attivista e utilizzando spesso il proprio corpo e la propria voce come punto focale delle sue opere, Sagri indaga la costruzione dell’identità, le norme sociali e le strutture di potere contemporanee, mettendo in discussione e sovvertendo gli schemi comportamentali e i sistemi di credenze. Mostre personali includono: Case_L, Kunsthalle Friart Fribourg (2022); IASIStage of Recovery, de Appel, Amsterdam (2019); GEORGIA SAGRI and I, Portikus, Francoforte (2018); Mona Lisa Effect, Kunsthalle Basel, Basilea (2013); Antigone Model / ΜοντέλοτηςΑντιγόνης, KW Institute for Contemporary Art, Berlino (2013). Mostre collettive includono: YOYI! Care, Repair, Heal, Gropius Bau, Berlino (2022); Le Grand désenvoûtement Chapitre 1, Palais de Tokyo, Parigi (2022); Time Is Thirst, Kunsthalle Wien, Vienna (2019); dOCUMENTA 14, Atene e Kassel (2017); Manifesta 11, the European Biennial of Contemporary Art, Zurigo (2016); Secret Surface: Where Meaning Materializes, KW Institute for Contemporary Art, Berlino (2016); Biennale di Lione (2013); Whitney Biennial, New York (2012).

Alan Sierra (Sonora, Messico, 1990)
Alan Sierra vive e lavora a Basilea. I disegni di Sierra, centrali nella sua pratica che comprende anche scultura e performance, sono concepiti dall’artista come brevi testi i cui soggetti sono elementi ed esperienze di vita quotidiana, sovvertiti nei loro significati superficiali e riscritti secondo prospettive inedite. Mostre personali includono: Vísperas, la Capella, Barcellona (2022). Mostre collettive includono: El Gran Grito “Next Generation”, Kunsthaus Baselland, Muttenz (2023); Who Tells a Tale Adds a Tale, Denver Art Museum, Texas (2021), Omissísimo, Galeria Cavalo, Rio de Janeiro (2020).

Elisa Sighicelli (Torino, 1968)
Elisa Sighicelli vive e lavora a Torino. L’artista utilizza la fotografia per fare un lavoro sulla fotografia. Fondendosi con supporti tattili e materici, le sue immagini catturano gli echi del visibile, analizzando i modi in cui la realtà riflette su se stessa. Mostre personali includono: As Above, So Below, GAM – Galleria d’Arte Moderna, Milano (2023); Carla Accardi and Elisa Sighicelli, 55 Walker Street, uno spazio di Bortolami Gallery, kaufmann repetto, Andrew Kreps Gallery, New York (2020); Da parte degli artisti: dalla casa al museo, dal museo alla casa. Omaggi alle opere della Collezione Cerruti. Capitolo 3 – Elisa Sighicelli, Lumenombra Lumenicta, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino (2019). Mostre collettive includono: Stasi Frenetica, GAM – Galleria Civica d’Arte Moderna e Contemporanea, Torino (2020); Marking Time, MCA – Museum of Contemporary Art Australia, Sydney (2012). Nel 2009, è stata una delle artiste a rappresentare il Padiglione Italia in occasione della 53. Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia.

Ania Soliman (Varsavia, 1970)
Ania Soliman vive e lavora a Parigi. Incentrandosi sulla relazione tra natura e tecnologia, la sua pratica di disegno abbraccia processi di mappatura, colorazione e cancellazione. I materiali di partenza si trasformano in opere sovrascritte, tracciando l’esperienza intima dell’artista nel vivere lo spazio digitale, fatto di discontinuità, reti subliminali e ripetizioni virali. Mostre personali includono: Inside the Thing is Nothing, Pera Museum, Istanbul (2015), in occasione della 14th Istanbul Biennial; Semiwild, Museum of Cultures, Basilea (2014). Mostre collettive includono: Unprecedented Times, Kunsthaus Bregenz, Bregenz (2020); Metamorfosi – Lasciate che tutto vi accada, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino (2018). Nel 2010, ha partecipato alla Whitney Biennial, New York.

Marta Spagnoli (Verona, 1994)
Marta Spagnoli vive e lavora a Venezia. La sua pratica artistica si concentra sulla pittura e sul disegno, indagando la costante reciprocità tra l’esperienza umana, la dimensione animale e l’ambiente che li ospita. Nelle sue opere elementi organici, mitologici e antropomorfi si intrecciano tra loro e animano uno spazio in evoluzione, libero da collocazioni temporali e spaziali. Il bianco della tela è il punto di partenza per lo svolgimento cromatico e narrativo delle opere, in cui il colore e la sua materialità riscrivono costantemente la struttura di ogni immagine. Mostre personali includono: In primo luogo, Galleria Continua, Roma (2022); Earthly Body, Galleria Continua, Les Moulins (2021); Felicia Munera, Una Boccata d’Arte, Ronciglione (2020). Mostre collettive includono: De leur temps (7), un regard sur les collections privées françaises, Fonds régional d’art contemporain, Dunkerque (2023); DA→A Gli artisti della Collezione BLM 1998→2018, Fondazione Bevilacqua La Masa, Venezia (2022); Italian Twist, Fondazione Imago Mundi, Treviso (2021); Libere Tutte, Casa Testori, Novate Milanese (2019).

Victoria Stoian (Chișinău, 1987)
Victoria Stoian vive e lavora a Torino. La memoria della sua terra, la Moldavia, è all’origine delle sue opere pittoriche. Riferimenti a tradizioni culturali, ma anche a catastrofi naturali oppure a tensioni politiche sono tra i soggetti che animano i suoi dipinti. Nelle sue tele, l’artista riflette sul caos, la fragilità e il conflitto articolandoli attraverso una pittura libera, nella quale il disegno è prodotto dall’accostamento di precise pennellate. Mostre personali includono: Nistru-Confines, Alberto Peola, Torino (2018); Rallenting. Codri Earthquake, Studio la Città, Verona (2015). Mostre collettive includono: Eclettica, MEF – Museo Ettore Fico, Torino (2022); 1000 EVENTI Storie di galleria, Giuseppe Pero, Milano (2018); 906090, Giuseppe Pero, Milano (2017); I capricci del destino, Giuseppe Pero, Milano (2015).

Sarah Sze (Boston, 1969)
Sarah Sze vive e lavora a New York. Attingendo al mondo fisico e a quello digitale, l’artista assembla complesse opere multimateriche che abbracciano scultura, pittura, disegno, incisione, video e installazione. Microscopici e macroscopici, questi universi catturano gli osservatori proponendo inedite esperienze intrise dell’effimera temporalità di umili oggetti quotidiani. Mostre personali includono: Sarah Sze, Nasher Sculpture Center, Dallas, Texas (2023); Night into Day, Fondation Cartier pour l’art contemporain, Parigi (2020-2021); Off the Wall, San Francisco Museum of Modern Art, San Francisco (2020). Mostre collettive includono: .paint, Museum of Contemporary Art Chicago (2020); Surrounds, 11 Installations, The Museum of Modern Art, New York (2019). Nel 2016, ha ricevuto il Louise Blouin Foundation Award. Nel 2013, ha rappresentato gli Stati Uniti in occasione della 55. Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia. Nel 2021 l’artista ha presentato la sua prima installazione video ambientale e monumentale nel contesto del programma Art Basel Parcours.

Inka ter Haar (Duisburg, Germania, 1980)
Inka ter Haar vive e lavora a Basilea. Nei suoi dipinti, che raccontano storie di amore, sessualità, violenza e morte, ter Haar ritrae oggetti d’arredo quotidiani – sedie, tavoli, lampade… – resi attraverso campiture di colore piene e vibranti, in cui il corpo umano compare solo come frammento. Sospendendo le leggi della prospettiva, le immagini di ter Harr sottolineano l’illusione dello spazio pittorico. Mostre personali includono: FREUD ME – Matthias Dornfeld & Inka ter Haar, Waldburger Wouters, Bruxelles (2023); Inka ter Haar. LOVE, Kunsthaus Langenthal (2021). Mostre collettive includono: We are so many here, Kunsthalle Basel, Basilea (2022); A–PART, Kunsthalle Basel, Basilea (2021).

Paolo Turco (Cuneo, 1981)
Paolo Turco vive e lavora a Mondovì. I luoghi che esplora gli fornisco non soltanto lo spunto concettuale ma anche i materiali per realizzare le sue opere. Pietre, terra, legno, ma anche rifiuti, soprattutto in plastica, sono raccolti in piccoli vasetti in vetro. Chiusi con coperchi in metallo, questi vasetti sono accostati come fossero tessere di un mosaico, delineando composizioni che riproducono ed interpretano gli originali paesaggi incontrati. Mostre personali includono: D’acque, di fiori, di montagne, Museo Civico della Stampa, Mondovì (2008); Natural-mente, Accademia Albertina di Belle Arti, Torino (2002). Mostre collettive includono: Una infinita bellezza. Il paesaggio in Italia dalla pittura romantica all’arte contemporanea, Reggia di Venaria Reale, Torino (2021); Italia Giovane Stato, Fondazione Peano, Cuneo (2011).

Alice Visentin (Ciriè, Torino, 1993)
Alice Visentin vive e lavora a Torino. I dialoghi con la nonna materna e le donne del borgo di montagna da cui proviene la sua famiglia ispirano le sue opere pittoriche. Menestrelli, giganti, gigantesse e pastori sono alcuni tra i personaggi che ricorrono nelle sue opere. Presentati con dignità quasi regale, essi sono i protagonisti di racconti fantastici, nei quali l’umano e dettagli di natura si uniscono talvolta confondendosi gli uni con gli altri. Mostre personali includono: The morning tide of moods, Lateral Roma (2023); Malefate, Almanac Project, Torino (2021); Planète, Istituto Italiano di Cultura, Parigi (2021); Una Boccata d’Arte. Il comizio, la merenda, il canto, Galleria Continua, Avise (2020). Nel 2019 ha interpretato Enrico Baj in Per un rinnovamento immaginista del mondo. Il Congresso di Alba: 1956-2019, rievocazione organizzata dal Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino, e Fondazione CRC, Cuneo. Nel 2019 ha vinto il premio ACCADEMIBAC, promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea e dalla Fondazione La Quadriennale di Roma. È una delle cofondatrici di Spazio Buonasera, Torino (2015-2019). Nel 2023 è stata vincitrice di una borsa di studio in Arti Visive presso l’American Academy in Rome.

Zadie Xa(Vancouver, 1983)
Zadie Xa vive e lavora a Londra. Pittura, performance, video e tessuti sono mezzi attraverso cui l’artista si interroga su molteplici argomenti che, dall’ecologia, includono la fantascienza e le religioni antiche. Nelle sue opere, le tradizioni culturali coreane sono rilette in chiave post-digitale, dando vita a personaggi le cui storie propongono inedite mitologie. Mostre personali e performance includono: Child of Magohalmi and the Echoes of Creation, De La Warr Pavillion, Bexhill-on-Sea (2019); Tramway, Glasgow (2019); Yarat Contemporary Art Space, Baku (2019); Meetings on Art, 58. Esposizione Internazionale d’Arte La Biennale di Venezia (2019). Mostre collettive includono: Lee Scratch Perry The Orbzerver, Museo MACRO, Roma; Still I Rise: Feminisms, Gender, Resistance – Act 3, Arnolfini, Bristol (2019); Body Armor, MoMA PS1, New York (2018). Nel 2021 è tra le artiste invitate a Bodies of Water, 13. Biennale di Shanghai.


Castello di Rivoli
Piazza Mafalda di Savoia
10098 Rivoli – Torino
Info: +39 0119565222
come arrivare

Le attività del Castello di Rivoli sono realizzate primariamente grazie al contributo della Regione Piemonte.
Facebook | Twitter | Instagram

Ufficio Stampa Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea
Manuela Vasco | press@castellodirivoli.org | tel. 011.9565209
 
Consulenza Stampa
Stilema | anna.gilardi@stilema-to.it | tel. 011.530066


Ufficio Comunicazione Fondazione CRC
Francesco Bertello | francesco.bertello@fondazionecrc.it | tel. 0171.452771
 
Ufficio stampa locale
Autorivari studio associato | staff@autorivari.com | tel. 0171.601962
Fabrizio Pepino | f.pepino@autorivari.com 

Messina, FORO G gallery: Inaugurata la personale di pittura di Giovanni Gargano

La nuova mostra personale di pittura
di Giovanni Gargano

a cura di Roberta Guarnera
e testo critico di Mariateresa Zagone

Giorno 21 ottobre si è inaugurata presso la FORO G gallery di Messina la mostra personale, di pittura, di Giovanni Gargano dal titolo “10|20 linee di confine. Ricerca e forma del paesaggio”.
L’artista usa razionalmente qui e con attitudine minimal lo stile astratto, combinando diverse tecniche di colore in modo equilibrato, in forma verticale ed orizzontale.
A cura di Roberta Guarnera e con il testo critico di Mariateresa Zagone, è visitabile fino al 5 Novembre.

Nella foto da sinistra a destra: Mariateresa Zagone  (testo critico) Giovanni Gargano (artista) e Roberta Guarnera (curatrice della mostra e titolare della FORO G gallery)


Gli orari di visita sono:
Mercoledì 10 – 13 / 15.30 – 18.30
Giovedì 10 – 13
Venerdì 15.30 – 18.30
Sabato e Domenica 10 – 13

1- 2 NOVEMBRE 10 – 13
Fuori orario è possibile fissare un appuntamento su info@foroggallery.com


FORO G gallery
foroggallery.com
Via Lago Grande 43B 98165 Ganzirri (ME)

Instagram: @forog.gallery

Ospedale Villa Bellombra (BO): con l’arte fiorisce il benessere dei pazienti – Mostra di Elham M. Aghili 

Elham M. Aghili FIORITURA IN CORSO

Ospedale Villa Bellombra: qui l’arte fiorisce per il benessere dei pazienti

Fioritura in corso di Elham M. Aghili è il titolo della mostra che l’Ospedale Villa Bellombra di Casteldebole, a Bologna, si appresta ad accogliere per offrire ai pazienti e a tutti i visitatori un messaggio positivo e di rinascita. L’inaugurazione è prevista mercoledì 25 ottobre alle ore 15 alla presenza della direzione sanitaria e del personale dell’ospedale insieme all’artista iraniana Elham Aghili e alla curatrice Eleonora Frattarolo. 

Dopo la mostra fiabesca di Angelo Maisto, l’atrio dell’ospedale riabilitativo Villa Bellombra continua a popolarsi di opere ispirate alla natura, in una visione sempre onirica ma stavolta configurandosi in una dimensione tridimensionale.
Si tratta infatti di installazioni di fiori e piante costruite da Elham M. Aghili con una tecnica che utilizza i filati di scarto, sostenuti da un “anima” di capsule di medicinali in plastica, anch’essi scarti, in un’ottica di riciclo e sostenibilità dei materiali.

Grazie all’attenzione e all’investimento nel valore terapeutico dell’arte del Consorzio ospedaliero Colibrì, l’ospedale Villa Bellombra ha voluto destinare il proprio atrio a mostra d’arte permanente per rendere più leggera e piacevole l’atmosfera di un ambiente ospedaliero.

“Crediamo moltissimo nell’arte soprattutto quando porta con sè un messaggio sociale e inclusivo. Abbiamo scelto una artista donna anche in riferimento alla centralità che hanno le donne nel nostro Bilancio di Genere. Questa iniziativa artistica sarà arricchita ed integrata da una mostra diffusa nel giardino di Villa Bellombra che ospiterà delle opere in sintonia con i progetti riabilitativi dell’ospedale” – dichiara il Cav. del lavoro Averardo Orta amministratore delegato del Consorzio Colibrì.

Villa Bellombra – foto Giacomo Maestri

La mostra è un’iniziativa a cura di The Rooomconcept agency specializzata in tematiche legate alla sostenibilità ambientale, all’innovazione, alla creatività e alla responsabilità sociale.

“L’intervento di Elham M. Aghili a Villa Bellombra si configura come un grande prato collocato sul pavimento della hall, su cui sorgono fiori fantastici, piante surreali, fogliami immaginari. Una selva festosa costruita con filati coloratissimi che emana gioia di vivere ed energie positive” – queste le parole della curatrice della mostra Eleonora Frattarolo.

Elham M. Aghili

Elham M. Aghili si racconta

Sono sempre stata una grande osservatrice del rapporto tra l’essere umano, la natura e l’ambiente che lo circonda, e in esso ho individuato il mio viaggio nell’arte, provando a dare vita ad ambienti immersivi ed immaginifici che sono diventati man mano un micromondo personale parallelo a quello reale. Un micromondo tanto selvaggio, invasivo e quasi primitivo, quanto calcolato in ogni suo piccolo dettaglio. Grazie alle mie radici iraniane e al mestiere di famiglia, che mi hanno sempre portata a vivere a stretto contatto con i tappeti persiani, è stato istintivo riconoscere nei filati il materiale elettivo della mia ricerca, e ritrovare assonanze formali e simboliche con il processo di vita della natura per dare forma ed energia alla mia espressione artistica. I tappeti persiani sono una delle prime rappresentazioni figurative in tessile del giardino quale metafora del mondo,  metafora che nella mentalità persiana è vissuta come una visione interiore, oltre ad essere il nostro habitat. Una visione che in ogni modo cerca l’incontro col mondo, oggi caratterizzato da cambiamenti climatici devastanti, atroci guerre e pandemie globali. Ed è proprio In questo momento che anche nella mia ricerca l’arte ha continuato a svolgere il suo ruolo di sentinella. Gli intrecci si sono trasformati in ambienti ibridi, vivi e vivaci, talvolta immersivi. Come se il tempo si potesse fermare in un attimo a noi ignoto e fatato, in cui la vita si sovrappone alla sopravvivenza, lo stupore si sostituisce all’angoscia e il cambiamento torna a far fiorire la bellezza.

Elham M. Aghili

Eleonora Frattarolo curatrice della mostra racconta Elham M. Aghili

Nel comporre l’immaginario di fitta natura surreale ad alta densità, Elham M. Aghili si avvale di una pratica creativa nutrita di potente immaginazione e di una chirurgica abilità tecnica e fantastica. L’utilizzazione di filati Chanel usati, di capsule plastiche medicali adoperate come anime nelle singole opere, sono inoltre conseguenza di attenzione ecologica verso scarto e riciclo, e di sensibilità che nel manipolare e visionare il residuale, ne concepisce altra vita, ulteriori morfologie, moltiplicate e addizionate risultanze cromatiche. Le mani di Elham sono quindi mani fatate, in grado di tramutare fili singoli, solitari e modesti, in volumi plastici, scultorei, in splendidi fiori e piante avvincenti, dalle combinazioni coloratissime, sovradimensionate, stupefacenti. Energie cromatiche di una botanica che non attrae insetti, ma sembra proliferare e moltiplicarsi perché dotata di una linfa aliena nel nostro mondo, sconosciuta, davvero misteriosa. E a volte, a guardar bene, sembra anche che queste creature in forma di fiori e di piante siano incorporazioni materiche così esuberanti e movimentate anche perché traggono la propria fonte vitale non solamente dal suolo, dall’aria e dalla luce, ma addirittura da propensioni carnivore, pur sempre fiabesche, incredibili e sorprendenti.            

Eleonora Frattarolo


Ufficio stampa
AD Communications

Image
Tel. 051 0959972
Via Odofredo, 6 – 40136 Bologna
www.adcommunications.it