Riparte la tournée teatrale di Marco Goldin “Gli ultimi giorni di van Gogh. Il diario ritrovato”

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GLI ULTIMI GIORNI DI VAN GOGH

Il diario ritrovato

Spettacolo teatrale di e con Marco Goldin

Dalla Valle d’Aosta alla Sicilia, 11 nuove date per la terza parte della tournée teatrale di Marco Goldin

La terza, già annunciata parte della tournée teatrale di Marco Goldin, Gli ultimi giorni di van Gogh. Il diario ritrovato, riprende in questo autunno e più esattamente il 9 ottobre dal Teatro Manzoni di Milano. Da quando ha debuttato al Teatro Duse di Bologna a novembre dello scorso anno, gli spettatori accorsi nei vari teatri di tutta Italia sono stati oltre 20.000 per le prime 23 repliche.

La mappa di questa terza parte prevede altri 11 appuntamenti in altrettante città nell’arco di due mesi: da ottobre a Milano per concludersi nella capitale (l’11 dicembre con l’11ma replica).  Nel mezzo, anche un terzetto di date in Sicilia dove Goldin per la prima volta porterà uno dei suoi spettacoli (a Ragusa, Palermo e Catania). Si aggiungono Aosta, dove ugualmente Goldin calcherà le scene per la prima volta, e molti splendidi teatri che accoglieranno uno spettacolo considerato imperdibile.

Marco Goldin, Teatro Duse, Bologna. Foto di Simone Di Luca
9 ottobre, Milano, Teatro Manzoni
5 novembre, Parma, Teatro Regio
11 novembre, Cascina, Città del Teatro
12 novembre, Thiene, Teatro Comunale
18 novembre, Ragusa, Teatro Perracchio
19 novembre, Palermo, Teatro Golden
20 novembre, Catania, Teatro Verga
24 novembre, Ferrara, Teatro Nuovo
1 dicembre, Legnano, Teatro Tirinnanzi
2 dicembre, Aosta, Teatro Splendor
11 dicembre, Roma, Teatro Olimpico

La rappresentazione teatrale è liberamente ispirata al romanzo scritto da Marco Goldin, Gli ultimi giorni di Van Gogh. Il diario ritrovato (Solferino) che racconta le ultime settimane di vita del grande pittore. Goldin, con la sua consueta affabulazione appassionata e coinvolgente, è sul palcoscenico per raccontare un Van Gogh che potrebbe aver tenuto un diario proprio in quei giorni e per questo lo fa parlare con la sua voce, sempre appoggiandosi ai fatti realmente accaduti, dunque nella dimensione del verosimile.

A creare ancor di più l’atmosfera spirituale, eppure densa della carne e dei sogni della vita di Van Gogh, contribuiscono, eccezionalmente concesse, le musiche di Franco Battiato. Tutte insieme, e nell’uso che ne viene fatto, queste musiche costituiscono una parte fondante, un legame ancor più poetico per l’intero spettacolo. Arricchito poi dalle straordinarie animazioni video di Alessandro Trettenero.

Lo spettacolo “Gli ultimi giorni di Van Gogh. Il diario ritrovato” è prodotto da Imarts e gode del sostegno di Gruppo Euromobil dei fratelli Antonio, Gaspare, Fiorenzo e Giancarlo Lucchetta.

Biglietti acquistabili sul circuito TicketOne (su Vivaticket per la data di Thiene).


GLI ULTIMI GIORNI DI VAN GOGH. Il diario ritrovato
 
uno spettacolo di e con
Marco Goldin
 
tratto dal suo romanzo
Gli ultimi giorni di Van Gogh. Il diario ritrovato (edito da Solferino)
 
musiche
Franco Battiato
 
riprese in Olanda, Belgio e Francia
Luca Attilii e Fabio Massimo Iaquone
 
montaggio e animazioni video
Alessandro Trettenero
 
prodotto e distribuito da
International Music and Arts
www.internationalmusic.it
 
durata
90 minuti
 
Ufficio stampa
Studio ESSECI, Sergio Campagnolo
Ref. Roberta Barbaro, roberta@studioesseci.net
Tel. 049663499
www.studioesseci.net

Roma: AUTUMNA – Installazione sonora a Villa Carpegna

Ak2deru PrimaLinea, Autumna Villa Carpegna, vertical web

PrimaLinea Studio
Presenta

AK2DERU
AUTUMNA – VILLA CARPEGNA

Mostra personale
A cura di
PrimaLinea Studio

8 ottobre 2023, dalle 13.30 alle 19.30

Ingresso libero

Domenica 8 ottobre 2023 PrimaLinea Studio presenta Autumna – Villa Carpegna l’opera temporanea di Ak2deru che animerà il parco pubblico della villa. L’installazione visiva e sonora nell’area del ninfeo è patrocinata dal municipio XIII e coinvolge la grotta dell’asino, il ninfeo e la fontana. Autumna – Villa Carpegna offre al pubblico la possibilità di condividere un momento topico in cui celebrare la stagione autunnale e il suo recente equinozio, la natura e la comunità. I partecipanti vivranno un’esperienza immersiva generata dalla diffusione del suono della composizione corale microtonale – sviluppata appositamente per queste tipologie di installazioni – dai suoni ambientali e dagli elementi visivi disposti nell’area. L’opera è parte di Tempora: un ampio progetto di opere site-specific dedicate alle stagioni che da anni l’artista realizza in contesti sia naturali che urbani. L’opera di Ak2deru ha un forte carattere sincretico ispirato ai riti teisti e atei. La forte valenza tribale è scandita dalle composizioni sonore e dagli elementi visivi realizzati dall’artista, fra i quali: miniature, divertissement e ready-made. Autumna vuole ripristinare in una dinamica partecipativa il legame ancestrale con la natura che ad oggi esperiamo nella dimensione urbana e architettonica. Il lavoro di Ak2deru è basato sul rapporto tra spazio e tempo, infatti l’intervento si compie nella sua totalità grazie alla relazione di tutti elementi. In un momento così determinante per il nostro rapporto con la natura crediamo sia necessario ristabilire un legame felice con essa tramite una dinamica partecipativa e di condivisione.

Domiziana Febbi

Ak2deru, Autumna Villa Carpegna, 2023, digital painting

Ak2deru

Ak2deru (pseudonimo di Francesco Careddu) è nato a Tempio Pausania, il 2 novembre 1975. Dal 1998 vive e lavora a Roma. Ha studiato al Liceo Artistico di Tempio Pausania e dal 1998 al 2008 composizione musicale con Gian Paolo Chiti e Alvin Curran. E’ il fondatore dell’associazione culturale Dal Suono Sommerso, attiva dal 2007 al 2012 nel panorama della musica contemporanea. Dal 2008 al 2015 è assistente compositore di Alvin Curran.


PrimaLinea Studio è un collettivo artistico e curatoriale formato da Eliseo Sonnino, Domiziana Febbi, Riccardo D’Avola-Corte e Alessio D’Anelli con base a Roma ovest. Ha lo scopo di promuovere l’arte contemporanea sia all’interno del suo spazio espositivo che in ambito pubblico. Il lavoro di PrimaLinea Studio ha come focus l’arte pubblica e le esperienze artistiche che da essa provengono e che si declinano nei linguaggi esponibili in galleria. La ricerca di PrimaLinea Studio nasce dalla volontà di partecipare attivamente alla vita sociale della comunità mettendo a disposizione le proprie competenze e conoscenze per valorizzare il territorio e per diffondere il linguaggio artistico rendendolo comune, al fine di intensificare la relazione tra i cittadini che lo abitano e di ispirare senso di appartenenza.


Titolo: Autumna – Villa Carpegna

A cura di PrimaLinea Studio: Domiziana Febbi, Alessio d’Anelli, Eliseo Sonnino Testo critico di Domiziana Febbi
Con il patrocinio del Municipio Roma XIII Aurelio

Luogo: Ninfeo di Villa Carpegna, Piazza di Villa Carpegna, Roma. Ingresso libero Data: Domenica 8 Ottobre 2023
Orario: 15.30 – 19.30
 
Email: primalinea@mail.com Instagram: primalineastudio

Da Simona Pandolfi pandolfisimona.sp@gmail.com

Messina: Quei caratteri neri su un gioiello di Gino Coppedè spariscono o no?

Palazzo Magaudda a Messina, progettato da Gino Coppedè e sottoposto a restauro

Non si capisce bene, dopo gli ultimi sviluppi, se le due scritte “Mussolini” sul palazzo Magaudda, in corso di restauro, spariranno.
Il 15 settembre scorso la Soprintendenza di Messina ha effettuato un sopralluogo al palazzo in stile liberty eclettico, con la partecipazione del direttore dei lavori, della progettista del restauro, della restauratrice e dell’amministratore del condominio dell’is. 314 (via Garibaldi – via Cesare Battisti – via Castellammare). Si è immediatamente constatato che le scritte “Mussolini”, frutto di un rifacimento con colore smaltato nero, disturbano esteticamente la visione del prospetto dopo il recupero. Non hanno ragione di permanere in piena evidenza. La Soprintendenza considera opportuna la “velatura” delle scritte in modo da ridurne l’impatto visivo.

Ma l’Anpi, che per prima in città si è mossa su questa vicenda della “riemersione” e del rifacimento delle scritte, si chiede cosa si intenda per “velatura”. “La velatura è una tecnica pittorica che consiste nella stesura di uno strato di colore sopra un altro già asciutto. Lo strato fresco deve essere sufficientemente sottile da lasciare trasparire il tono sottostante”: così si legge su Wikipedia. E sulla Treccani: “Nella tecnica pittorica, il sottile strato di colore che il pittore distende sul dipinto ben secco, sia per intonarlo meglio, sia per addolcire il modellato, sia per modificare la forza di un tono; l’uso della velatura non è un ripiego, bensì un preordinato artificio”.

Insomma, si muovevano in questo senso gli interventi dell’Anpi, del Pd e del prefetto, degli architetti Celona e Marabello? Con tutte le cautele scientifiche del caso, trattandosi di “restauro”, è chiaro che quelle scritte non hanno ragione di persistere.

Se poi il problema è quello di far intervenire un camion col “cestello” e un operatore, visto che il ponteggio è stato spostato sull’altro lato del palazzo, l’Anpi di Messina chiarisce che è pronta ad accollarsi la spesa. Non sarà certo questo costo a fermare due idee dell’Associazione partigiani: il rispetto per storia urbana della Messina post-terremoto e la condanna di qualsiasi “esperimento” di esaltazione immeritata per chi tanto male ha fatto all’Italia e a Messina in particolare.


Anpi – Associazione nazionale partigiani d’Italia
Comitato provincia di Messina
Comunicato stampa 1° ottobre 2023

Messina: Alla Galleria d’arte Zancle Art Projet la minicollettiva LE CASE DEGLI ALTRI

Venerdì 13 ottobre, alle ore 18,00, a Messina, in via Legnano 32, inaugura la Galleria d’arte Zancle Art Projet, di Ivan Piccione e del Direttore Artistico Giovanni Cardillo. Il Progetto intende diventare punto di riferimento territoriale ed ha l’obiettivo di inserirsi nel circuito nazionale dell’arte contemporanea e della streetart, tramite mostre personali e collettive degli attuali suoi massimi rappresentanti. Inoltre, rappresenterà un’occasione per gli artisti messinesi, soprattutto emergenti e giovani, di trovare uno spazio che possa consentire loro di confrontarsi a livello nazionale.

L’inaugurazione avverrà con il vernissage di “LE CASE DEGLI ALTRI”; minicollettiva in cui gli artisti Daniele Cestari, Marta Mezynska e Tina Sgrò sono stati chiamati ad un dialogo serrato dalla storica dell’arte e curatrice Mariateresa Zagone, autrice del progetto espositivo e dello scritto critico. “La città è fatta di strade, di piazze, di case e di stanze.” Da qui titolo e scelta che stringono l’obiettivo su tre artisti italiani – di nascita o d’adozione – che possano confrontarsi su questo tema in modo che il risultato rappresenti un “capitolo”, breve ma significativo, dell’attuale figuratività italiana.

La casa riveste da sempre una molteplicità di significati che vanno ben oltre l’idea di luogo fisico. Se si pensa a “casa” non si visualizzano solo facciate, pareti, porte, tetti e finestre bensì visi, odori, colori, sensazioni ed emozioni. Non a caso, nella lingua inglese, ci sono due parole per indicare “casa”: house ed home. House è l’edificio, la costruzione fisica, il luogo da abitare. Home invece si riferisce all’ambiente familiare, all’intimità, ad un luogo affettivo.

Daniele e Marta, architetto il primo e figlia di architetto la seconda, affrontano la casa, l’edificio e l’insieme di essi. Di contro la home, e le storie che nelle sue stanze si sentono ancora respirare, sono il centro poetico delle opere di Tina Sgrò. A latere rispetto alla mostra, saranno esposte delle tele di Paolo Piccione, pittore messinese non giovanissimo ma la cui opera risulta coerente col tema proposto.

Il Progetto ZAP è patrocinato dal Consiglio dell’Ordine degli Architetti di Messina e della Fondazione Architetti nel Mediterraneo. La mostra sarà visitabile dal Lunedì al Sabato dalle ore 9,00 alle ore 13,00 e dalle ore 16,00 alle ore 19,00 (Sabato solo al mattino), fino al 18 Novembre.


Da Mariateresa Zagone mtzagone@gmail.com

Roma, Rosso20sette arte contemporanea: Daniele Tozzi – Utopia a colori | Testo di Mirko Pierri

‘Utopia’ acrilico su legno 100×100 2023

Daniele Tozzi
Utopia a colori

A cura di Tiziana Cino e Stefano Ferraro
Testo di Mirko Pierri

Opening 7 ottobre 2023 ore 18.30

Rosso20sette arte contemporanea

Via del Sudario 39 – Roma

Fino all’11 novembre 2023

Da sabato 7 ottobre a sabato 11 novembre 2023, Daniele Tozzi sarà il protagonista della nuova esposizione di Rosso20sette arte contemporanea, Utopia a colori, con 14 nuovi lavori realizzati appositamente per l’evento, a cura di Tiziana Cino e Stefano Ferraro e con un testo di Mirko Pierri
Utopia a Colori è una vera e propria retrospettiva che ci fa scorgere orizzonti su cui nemmeno gli occhi dello stesso Daniele Tozzi si sono ancora posati. Attraversare le due stanze espositive della galleria è come attraversare la mente dell’artista, mettersi in contatto con la sua personale e singolare storia di designer, lettering artist, artigiano della materia, autore votato alla continua sperimentazione che protende sempre a soluzioni inedite e imprevedibili. Un fermo immagine di una fase di passaggio in cui la transizione diventa bussola e ci traghetta alla ricerca di indizi per scoprire ciò che solo l’intuizione dell’autore ha già colto e che possiamo soltanto tentare di decifrare. 

‘Carta straccia’ Tecnica mista su carta 50×70


Grazie Mare, se di clandestini abbiamo solamente i sentimenti più perversi” si legge nella chioma di una donna dipinta che, quasi fosse una sirena, ci attira all’interno dello spazio espositivo, dove veniamo catapultati nell’Utopia a Colori di Daniele Tozzi. L’opera ispirata alla poesia di Er Pinto, è un tributo al mare e a chi lo attraversa, spesso inseguendo l’utopia di un mondo migliore, dove trovare riparo, giustizia, ricchezza ed equità. Utopia che spesso, purtroppo, si trasforma in un lontano miraggio e il mare diventa l’ultima tappa di un viaggio disperato. […]Se l’utopia è ciò che ancora non si è realizzato e che, probabilmente, non si realizzerà mai, per l’artista è crescita, è tendere a qualcosa di nuovo che potrebbe stravolgere e cambiare per sempre il proprio percorso artistico e personale. E’ una meta verso la quale vale la pena spingersi anche se si ha coscienza che non sarà mai raggiunta: Daniele Tozzi mette in esposizione il frutto della sua ricerca incentrata sul percorso, sull’itinerario, sulle tappe intermedie tra l’atto creativo e la sua continua evoluzione. Ma utopia è anche spiritualità e interiorità, esternazione di un’intimità personale mai così esplicita nel lavoro dell’artista romano come in “J.A.I.O.” e “Just the 2 of us” opere dedicate ai suoi figli, visti anche loro come simboli di un futuro che si fa utopia. Il percorso espositivo non segue una linea temporale ma traccia un solco netto che ci guida come un atlante in un viaggio interiore e introspettivo attraverso la materia, i tagli, le linee, le ombre, la tela, la vernice acrilica, il pennello o lo spray, la carta e l’inchiostro, che giocano insieme in una danza tra ombre e luci, lettere, parole, forme, ritratti, sguardi umani e sagome animali.”
(dal testo critico di Mirko Pierri
Daniele Tozzi nasce a Roma nel 1981; dalla seconda metà degli anni novanta entra in contatto con la cultura hiphop e in special modo con il writing, passione che gli cambierà la vita. Studia grafica presso lo IED di Roma diplomandosi in Digital Design nel 2003 e subito dopo comincia a lavorare come graphic designer per aziende, specializzandosi nel disegno di lettere a mano. Dal 2015 collabora come freelance per agenzie di comunicazione e clienti privati, nazionali e internazionali. Ha tenuto corsi e workshop a Berlino, Milano, Torino, Ravenna, Roma, Napoli. Nel 2018 fonda Fuori Studio a Roma, con l’amico e collega Gabriele Cigna. Dal 2010 comincia la carriera artistica, esponendo presso gallerie, spazi espositivi e festival in Italia; negli ultimi anni è tornato a dipingere sul muro i suoi enormi calligrammi, inserendosi tra le tendenze dell’ultra contemporaneo. La passione tra studio del lettering e grafica si tramuta in originali tavole dipinte a china e acrilici colorati; caratteri tipografici prendono forma da citazioni di canzoni e testi, background culturale dell’artista, diventando complessi calligrammi. Le lettere diventano una forma d’arte che parla attraverso le opere. In un mondo sempre più rivolto al digitale, il ritorno alla scrittura manuale è spunto per una riflessione sui tempi (frenetici) moderni. “Il futuro è il passato…”


UTOPIA A COLORI

di Mirko Pierri

“Utopia a Colori” è una vera e propria retrospettiva che ci fa scorgere orizzonti su cui nemmeno gli occhi dello stesso Daniele Tozzi si sono ancora posati. Attraversare le due stanze espositive della galleria è come attraversare la mente dell’artista, mettersi in contatto con la sua personale e singolare storia di designer, lettering artist, artigiano della materia, autore votato alla continua sperimentazione che protende sempre a soluzioni inedite e imprevedibili. Un fermo immagine di una fase di passaggio in cui la transizione diventa bussola e ci traghetta alla ricerca di indizi per scoprire ciò che solo l’intuizione dell’autore ha già colto e che possiamo soltanto tentare di decifrare.

Grazie Mare, se di clandestini abbiamo solamente i sentimenti più perversi” si legge nella chioma di una donna dipinta che, quasi fosse una sirena, ci attira all’interno dello spazio espositivo, dove veniamo catapultati nell’Utopia a Colori di Daniele Tozzi. L’opera ispirata alla poesia di Er Pinto, è un tributo al mare e a chi lo attraversa, spesso inseguendo l’utopia di un mondo migliore, dove trovare riparo, giustizia, ricchezza ed equità. Utopia che spesso, purtroppo, si trasforma in un lontano miraggio e il mare diventa l’ultima tappa di un viaggio disperato. L’epilogo di una fuga obbligata per allontanarsi da fame, guerra e povertà. Un mare che diventa madre, che accoglie tra i flutti chi non ce l’ha fatta perché abbandonato, ma che non perdona chi disprezza i propri privilegi.

Emblematiche in tal senso sono alcune tra le sue più recenti opere come “Passaggi: strada” e “Transizione in viola”, nelle quali i colori guidano lo sguardo e ispirano emozioni mentre le forme interagiscono con i corpi di chi osserva e non restano incorniciate in un perimetro limitato, ma si completano in funzione dello sguardo, della prospettiva e del punto di vista dell’osservatore, invogliato a scrutare e ad entrare quasi fisicamente nel quadro. Lo spazio intorno, così, subisce l’influenza di questi moti avversi e contrari eppure sinergici, entrando a far parte dell’opera stessa.

Ogni materiale ligneo adoperato e selezionato dall’artista, racconta una storia differente. Sono parti di lavorazioni precedenti che vengono dipinte, assemblate e riutilizzate in composizioni tridimensionali come in “Utopia”, opera che dà il titolo all’intera esposizione. Sono negativi e positivi di lettere e forme astratte che riaffiorano raccontandoci la loro storia e sono presenti nelle ultime opere più sperimentali. E’ chiaro l’intento di oltrepassare il concetto di confine, della materia, del colore, del perimetro del quadro, entrando nello spazio reale e intersecandosi con ciò che lo attraversa. Una ricerca artistica che guarda altrove, al di là di ciò che già è stato creato, eppure affonda radici salde in 20 anni di evoluzioni e virtuosismi grafici dentro e fuori lo studio. Il graffiti-writing praticato in passato non è mai stato semplice esercizio di stile per l’artista. I graffiti sono segni che trasformano lo spazio urbano e a loro volta si trasformano, plasmati da esso.

Se l’utopia è ciò che ancora non si è realizzato e che, probabilmente, non si realizzerà mai, per l’artista è crescita, è tendere a qualcosa di nuovo che potrebbe stravolgere e cambiare per sempre il proprio percorso artistico e personale. E’ una meta verso la quale vale la pena spingersi anche se si ha coscienza che non sarà mai raggiunta: Daniele Tozzi mette in esposizione il frutto della sua ricerca incentrata sul percorso, sull’itinerario, sulle tappe intermedie tra l’atto creativo e la sua continua evoluzione. Ma utopia è anche spiritualità e interiorità, esternazione di un’intimità personale mai così esplicita nel lavoro dell’artista romano come in “J.A.I.O.” e “Just the 2 of us” opere dedicate ai suoi figli, visti anche loro come simboli di un futuro che si fa utopia.

Il percorso espositivo non segue una linea temporale ma traccia un solco netto che ci guida come un atlante in un viaggio interiore e introspettivo attraverso la materia, i tagli, le linee, le ombre, la tela, la vernice acrilica, il pennello o lo spray, la carta e l’inchiostro, che giocano insieme in una danza tra ombre e luci, lettere, parole, forme, ritratti, sguardi umani e sagome animali. E’ il caso di “Carta straccia #6” dove diversi livelli di carta strappata e riutilizzata, si sovrappongono in contrapposizione al soggetto principale che squarcia il supporto imponendo la sua presenza.

La storia di questo viaggio è legata indissolubilmente alle storie che ci racconta ogni supporto scelto, come le mappe di navigazione originali, vissute, consunte, usate in chissà quali traversate per chissà quali rotte e che ora ospitano “Sentirsi altrove”, “America Latina” e “Il gabbiano”: spiriti guida che ci illustrano l’arte del calligramma di cui Daniele Tozzi è maestro indiscusso.

L’utopia di cui ci parla Daniele Tozzi è qualcosa che si sviluppa nel futuro. La propensione a qualcosa di nuovo, diverso, inaspettato, in procinto di divenire. Non è soltanto evoluzione, ma una vera progressione di crescita interiore che si trasforma in materia tangibile, modellata dall’artista nella realtà e che a questa aggiunge senso e significati unici.

La forza dell’arte che produce è nell’azione, nella voglia che suscita di interpretare, decifrare, interrogarsi. I personaggi raccontati, le storie, le citazioni testuali, i colori, i materiali, la forma e i contenuti parlano a chi osserva e spingono alla condivisione di riflessioni universali oppure personali. La meta che ogni volta si raggiunge osservando un’opera di Tozzi è incontrare l’altro. Una meta che si sposta ogni volta più lontana: questo ci permette di essere entità attive, in continua evoluzione, in continuo movimento, alla ricerca dell’altro anche attraverso l’arte.


Daniele Tozzi
Utopia a colori
A cura di Tiziana Cino e Stefano Ferraro
Testo di Mirko Pierri

Opening 7 ottobre 2023 ore 18.30

Fino all’11 novembre 2023

Orari: dal martedì al sabato 11-19.00
Rosso20sette arte contemporanea
Via del Sudario 39 – Roma
info@rosso27.com
tel.06 64761113
www.rosso27.com

Ufficio stampa
Roberta Melasecca
Melasecca PressOffice – Interno 14 next
roberta.melasecca@gmail.com / 349.4945612
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Al MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna SABOTATE con grazia: un’infestazione di CHEAP

CHEAP – Sabotate con grazia al MAMbo

SABOTATE con grazia: un’infestazione di CHEAP al MAMbo

6 ottobre – 17 dicembre 2023

Opening giovedì 5 ottobre 2023 h 18.00

Dal 6 ottobre il progetto di arte pubblica su poster in dialogo con il Museo d’Arte Moderna di Bologna

Negli ultimi dieci anni, CHEAP ha abituato il pubblico ad un’idea di arte pubblica effimera, instabile come la carta dei poster che affigge in strada, partigiana come i contenuti politici e transfemministi che ha disseminato sul paesaggio urbano della città: oggi, il progetto di arte pubblica su poster con base a Bologna, arriva al MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna per celebrare un decennale all’insegna del sabotaggio come pratica artistica trasformativa.

Il Museo d’Arte Moderna di Bologna ospiterà installazioni di lavori già realizzati da CHEAP, parte dell’archivio fotografico che documenta i progetti in strada, alcune traduzioni di poster in formati atipici, riedizioni ripensate in prospettiva site specific: il tutto sarà disseminato tra spazi espositivi e non espositivi, dai bagni per il pubblico alla collezione del museo.

Elena Di Gioia, delegata alla Cultura di Bologna e Città metropolitana, dichiara: “I poster di CHEAP hanno abitato e infestato il nostro paesaggio urbano per dieci anni esprimendo, con forme originali e creative di arte pubblica, una tenace volontà di sorprendere i e le passanti con messaggi diretti e efficaci su temi spesso controversi, e proprio per questo necessari. I poster si sono sedimentati nella coscienza e nella memoria di chi li ha visti, anche se sono necessariamente sfumati con il passare degli anni e la sovrapposizione delle varie campagne. Importante è quindi questa iniziativa di abitare e infestare tutti gli spazi di MAMbo, che dimostra ancora una volta la propria giusta scelta culturale di aprirsi all’esterno, come è stato fatto in precedenza con gli spazi cittadini. Grazie all’incontro tra MAMbo e CHEAP è offerta la possibilità a chi varcherà la soglia di MAMbo di riportare a memoria i poster già incontrati e riflettere non solo sui temi proposti ma anche sul senso dell’arte pubblica e sulla possibilità di superare la soglia dei musei”.

Per Eva Degl’Innocenti, direttrice Settore Musei Civici Bologna: “Accogliendo il progetto SABOTATE con grazia, il MAMbo continua il percorso socio-culturale e creativo dell’identità museale: si misura e si mette in discussione con l’agire appropriativo e interstiziale di CHEAP e allo stesso tempo afferma la propria specificità di istituzione aperta alla complessità del contemporaneo”.

Aggiunge Lorenzo Balbi, direttore MAMbo: “Ogni azione intrapresa dal MAMbo si sviluppa intorno ad una riflessione sul suo essere spazio PUBBLICO, istituzione centrale per una comunità ed un territorio di riferimento. In questo senso mi sono sempre interrogato sul significato e l’importanza delle barriere tra “dentro” e fuori” il museo: se il MAMbo è uno spazio pubblico (come una piazza o un giardino), perché deve avere un dentro e un fuori? Perché un biglietto di ingresso? Perché degli orari di apertura? Ovviamente ci sono delle regole, delle collezioni da preservare, dei lavoratori da tutelare, ma abbiamo sempre ospitato con grande interesse progetti, come quello di CHEAP, che mettessero in “crisi” queste barriere, queste convenzioni, dimostrando come un museo contemporaneo debba mettersi costantemente in discussione, dimostrando di essere un organismo vivente e adattabile capace di rinnovarsi e sperimentare nuovi modelli”.

Si è deciso di non utilizzare il termine mostra, preferendo la suggestione di infestazione: “Alcunə artistə hanno definito CHEAP un virus, infestante e in grado di mutare insieme all’ambiente che la circonda: erano ovviamente tempi pre-Covid, tempi in cui una similitudine del genere sembrava meno mortifera. Ancora, raccogliamo l’invito di Donna Haraway a fare nostre strategie non umane: vogliamo farci infestanti come piante, che trovano il modo di intrufolarsi nello spazio pubblico facendosi strada nelle crepe e nelle fessure impreviste del paesaggio urbano. Infestante è anche il femminismo che invochiamo e che abbiamo declinato in un progetto in strada: questo ed altri lavori faranno capolino negli spazi del MAMbo“.

CHEAP – Sabotate con grazia al MAMbo

Insieme all’incursione negli spazi del museo, CHEAP ha previsto un public program di tre incontri: il 21 ottobre verrà presentato il nuovo libro del collettivo, “DISOBBEDITE con generosità” (edito da People), il cui titolo riprende uno dei poster più iconici di CHEAP, in un dialogo con Maysa Moroni, photo editor della rivista Internazionale; il 16 novembre il talk verterà sull’esperienza e sul libro edito da NERO edizioni “Civitonia”, con la presenza di Vanni Attili e Silvia Calderoni; il 14 dicembre sarà la volta della presentazione di un manifesto sull’arte pubblica, realizzato da CHEAP insieme alla docente e critica d’arte Fabiola Naldi.

Fabiola Naldi, a proposito dell’operazione del collettivo negli spazi del museo, scrive: “Non ho mai inteso lo spazio espositivo come un luogo dedicato, normato e rivolto solo alle pratiche artistiche più comunemente conosciute. CHEAP entra ed esce dal museo perché nasce come progetto esteso in cui i limiti (anche solo quelli delle dimensioni dei poster) diventano un pretesto da capovolgere e superare. In questa occasione l’intenzione è quella di misurarsi con i luoghi del MAMbo non esponendosi a “comando” ma dichiarandosi come possibilità, come riflessione, come tentativo di esprimere un atto di “occupazione” istituzionale”.

L’opening di SABOTATE con grazia è giovedì 5 ottobre dalle ore 18.00 alle 21.00, con ingresso gratuito.
Dal 6 ottobre al 17 dicembre il progetto sarà visitabile negli orari di apertura e nelle modalità di accesso previste dal museo.


CHEAP
www.cheapfestival.it  
Facebook: CHEAP
Instagram: @cheapfestival

MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna
Via Don Minzoni 14 | 40121 Bologna
Tel. +39 051 6496611
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Settore Musei Civici Bologna
www.museibologna.it
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Ufficio stampa CHEAP
Daccapo Comunicazione
info@daccapocomunicazione.it
Marcello Farno
Ester Apa

Ufficio stampa Settore Musei Civici Bologna
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Elisa Maria Cerra – Tel. +39 051 6496653 e-mail elisamaria.cerra@comune.bologna.it
Silvia Tonelli – Tel +39 051 6496620 e-mail silvia.tonelli@comune.bologna.it

Editoria: “Il buio straordinario”. Romanzo di Angelo Molica Franco

UNA BRILLANTE INVESTIGAZIONE LETTERARIA SULLA NASCITA
DELL’IDENTITÀ OMOSESSUALE NEL NOVECENTO

UN VIAGGIO NARRATIVO APPASSIONATO, INTIMO E POP

Angelo Molica Franco
Il buio straordinario

La nascita dell’identità omosessuale nel romanzo del Novecento

Angelo Molica Franco
People Editore
(pp. 230, euro 18)
Uscita in libreria 24 novembre

A inizio Novecento, nella Recherche, il barone di Charlus non lo ammetterà mai. Tantomeno Marcel Proust. Corre quasi tutto il secolo, e Pier Vittorio Tondelli e tutti gli Altri libertini vogliono gridarlo al mondo intero. Del resto, oggi si fa presto a dire “Io sono omosessuale”. Ma come nasce l’identità che si rivendica come propria nel momento in cui si pronuncia quella sentenza di riconoscimento e appartenenza?

Quando, a fine Ottocento, Freud scopre quel magma emotivo sommerso di passioni e istinti chiamato inconscio, in realtà sta sentenziando che il destino dell’essere moderno figlio del progresso sarà la crisi. Nel passaggio, con la rivoluzione industriale, dal mondo rurale al mondo nuovo, l’uomo da un lato spezza infatti le catene dell’imitazione e prosecuzione dei modelli del passato, ma al contempo perde i contorni della propria identità. Ed è in quel preciso momento di crisi della creazione, mentre i villaggi si trasformano in città e il treno mette in comunicazione la civiltà, che i diversi allargano l’orizzonte del proprio paesaggio e comprendono di non essere da soli.

Questa, dunque, è l’intuizione di partenza di Angelo Molica Franco, che cioè l’identità omosessuale moderna – un’idea slegata dai vecchi concetti di illegale pederastia o di peccaminosa sodomia – sia in tutto e per tutto un figlio indesiderato della Rivoluzione industriale. E per osservare da vicino il suo pieno sviluppo lungo tutto il Novecento, in questo incalzante saggio narrativo, l’autore sceglie di investigare nel campo più insidioso, il cuore umanoa partire dal riflettore più pungente della realtà: la letteratura.

Da L’immoralista di André Gide e Maurice di Edward Morgan Forster, passando per Sodoma e Gomorra di Proust e Addio a Berlino di Christopher Isherwood, fino ad arrivare a Frammenti di un discorso amoroso di Roland Barthes e Altri libertini di Tondelli, Molica Franco cerca e interpreta nelle pagine dei classici della letteratura omosessuale decennio dopo decennio le parole, i fatti, i costumi e la memoria delle generazioni di omosessuali nel secolo breve.

Ma soprattutto indaga nelle microstorie di protagonisti favolosi, testimoni con la propria esistenza di cosa sia il buio straordinario: non solo i noti Karl Heinrich Ulrichs o Amanda Lear; ma anche nomi obliati come il fotografo Wilhelm von Gloeden, noto per i suoi nudi maschili, o il pioniere dei diritti civili Edward Carpenter; e infine personaggi inediti quali Ferdinand Grimmil fratello omosessuale dei fratelli Grimm e anch’egli fiabista, o la prima drag queen di cui si ha notizia, il nero americano William Dorsey Swann. Questo affinché il gioco di specchi tra Storia e letteratura abbia un suo riscontro nelle vite vissute all’insegna del buio straordinario: un’eredità, un magma emotivo, una memoria collettiva che ogni omosessuale si porta dentro.

Con uno stile personale, l’autore riesce a coinvolgere il lettore in questa indagine finora mai affrontata, senza rinunciare a fuggevoli e luminose istantanee di racconto autobiografico, in modo da affiancare con discrezione i protagonisti del libro mentre abbandonano la colpa del buio, e allo stesso tempo alzare la temperatura della narrazione. Ne viene fuori un viaggio narrativo appassionato, intimo e pop, in grado di aprire squarci di luce su personaggi e opere letterarie del Novecento e naturalmente sulle vite degli scrittori che le hanno create.

Un’investigazione letteraria condotta con una lingua così elegante e appassionata da accendere nel lettore la voglia di tornare a leggere, o leggere per la prima volta, i classici passati in rassegna, come se la lente di osservazione di Molica Franco abbia donato loro un ulteriore spessore di umanità.

L’autore: Angelo Molica Franco

Angelo Molica Franco è giornalista culturale, scrittore e traduttore letterario. Scrive per il Venerdì di Repubblica e per Il Fatto Quotidiano. Il suo ultimo libro è A Parigi con Colette (Perrone, 2018). Suoi racconti e saggi sono apparsi su riviste, quotidiani e raccolte.


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Museo dell’Arte Classica – Sapienza Università di Roma: “ALLA RICERCA DEL BELLO: trent’anni di Martenot a Roma”

“ALLA RICERCA DEL BELLO: trent’anni di Martenot a Roma”

Arte e pedagogia in mostra nel Museo dell’Arte classica della Sapienza, tra le riproduzioni storiche dei capolavori della scultura classica esposti nei musei di tutto il mondo

Dal 9 novembre al 22 dicembre 2023

Museo dell’Arte Classica – Sapienza Università di Roma

Facoltà di Lettere e Filosofia, Piazzale Aldo Moro 5, Roma

Per celebrare il trentennale dell’Atelier Martenot a Roma, il Museo dell’Arte Classica nella Facoltà di Lettere della Sapienza, ospiterà una grande esposizione delle opere degli allievi che hanno seguito i corsi dell’École d’Art Martenot di Loris Liberatori, il primo ed unico insegnante nella Capitale autorizzato ad impiegare il Metodo sviluppato dalla psicopedagoga francese Ginette Martenot negli anni ’30.

La mostra, visitabile dal 9 novembre al 22 dicembre, intitolata “ALLA RICERCA DEL BELLO” sarà un’opportunità unica per immergersi nel mondo innovativo della psicopedagogia Martenot, una didattica dell’arte che educa lo sguardo a ricercare la bellezza fuori e dentro la persona. Oltre 100 opere, create dagli allievi di Loris Liberatori, saranno presentate al pubblico, offrendo una panoramica delle capacità creative che il Metodo Martenot ha ispirato in una nuova generazione di artisti. I visitatori potranno ammirare una varietà di stili e tecniche, testimonianza della versatilità e della potenza espressiva di questo metodo, in dialogo con gli oltre 1200 calchi in gesso dei capolavori della scultura greca e romana ospitati dalla Gipsoteca della Sapienza, uno straordinario “Museo dei Musei” che raccoglie copie d’epoca di capolavori esposti nei maggiori musei del mondo. Inoltre il pubblico avrà modo di ammirare i lavori realizzati in base alla progressione proposta dal metodo dell’École d’Art Martenot in una sezione didattica appositamente studiata per le sale del Museo insieme ai video e a pannelli didascalici e illustrativi.

Il metodo Martenot: educare con l’arte

Nato dalla genialità di Ginette Martenot (1902-1996), virtuosa musicista e pedagoga visionaria, il Metodo Martenot propone una formazione che va oltre l’arte in sé, educando lo sguardo e il pensiero alla comprensione della bellezza che ci circonda. 

Basato sul principio della “liberazione del gesto“, il Metodo Martenot non cerca solo il risultato artistico immediato, ma guida l’individuo in un percorso profondo di crescita verso l’arte, partendo dal concetto che tutti abbiamo delle capacità artistiche, che purtroppo il più delle volte sono nascoste, assopite dentro di noi.

La liberazione del gesto parte sempre da uno stato d’animo. Anche per una semplice curva, l’allievo dovrà porsi il problema di come sarà questa curva: sarà allegra, arrabbiata, malinconica? Poi questa curva potrebbe diventare un essere umano, un animale o un albero, non lo sappiamo. Il principio ispiratore parte sempre da un’emozione. Ogni segno è la conclusione di uno stato d’animo.” – così afferma Loris Liberatori, direttore dell’École d’Art Martenot di Roma.

Questo metodo ha rivoluzionato l’insegnamento dell’arte, aprendo strade inesplorate nella formazione di giovani e adulti alla scoperta della propria creatività. Nel Metodo Martenot, l’allievo è al centro dell’esperienza educativa e in ogni lezione scopre le proprie capacità. Ogni opera creata è un’espressione unica e personale, riflettendo le peculiarità e l’energia di chi l’ha realizzata. A differenza dell’approccio tradizionale, che spesso enfatizza la riproduzione di opere esistenti, il Metodo Martenot guida l’individuo in un percorso di crescita personale attraverso l’arte. Il risultato artistico diviene così una naturale conseguenza di questa evoluzione della psiche. Ogni opera diviene un insieme di movimento e colore, un’autentica espressione dell’individuo che l’ha realizzata.

La mostra al Museo dell’Arte classica della Sapienza Università di Roma

L’idea di celebrare questo trentesimo anniversario attraverso una mostra alla Gipsoteca della Sapienza è un omaggio al legame profondo tra l’arte classica ispirata dalla ricerca della perfezione estetica e la pedagogia Martenot che vuole valorizzare la bellezza dell’anima. Nella Gipsoteca, che conserva i gessi d’epoca delle massime sculture classiche esposte nei musei di tutto il mondo, le opere in mostra saranno infatti il risultato di una reinterpretazione di questi capolavori del passato eseguite dagli allievi dei corsi superiori Martenot.

L’allestimento, rispettoso dello spazio esistente, permetterà ai visitatori di scoprire aspetti innovativi nello studio e nell’analisi delle opere d’arte, nonché di comprendere la ricchezza del Metodo Martenot. Le opere create dagli artisti dell’Atelier Martenot racconteranno una storia unica, esprimendo la loro individualità attraverso una varietà di forme artistiche, tecniche e media.

L’Ecole d’Art Martenot di Loris Liberatori

Con quasi 200 Centri Martenot in Europa, tra cui Francia, Svizzera, Belgio, Spagna e in Italia, il Metodo Martenot ha lasciato un’impronta indelebile nel mondo dell’arte e della pedagogia. A Roma è L’Ecole d’Art Martenot diretta da Loris Liberatori il primo e unico centro autorizzato che applica nella Capitale il metodo elaborato dalla psicopedagoga francese. Presente nella zona di Viale Cortina d’Ampezzo (Roma Nord) da trent’anni, ha una vasta esperienza in corsi di disegno, pittura e scultura per adulti e bambini. I corsi Martenot sono riservati a piccoli gruppi (da un minimo di tre persone ad un massimo di cinque) con lezioni settimanali di circa un’ora. Il percorso formativo prevede sia una parte teorica dedicata alla storia dell’arte strettamente legata all’attività pratica con tutte le tecniche. Parallelamente Liberatori promuove stage su temi specifici di uno o due giorni all’aperto nel suo studio di Vignanello (Viterbo).

Loris Liberatori

Loris Liberatori, Direttore dell’École d’Art Martenot di Roma e Segretario dell’Associazione Martenot Italia, ha guidato con passione e dedizione la diffusione di questo straordinario Metodo in Italia insieme alla sua crescita personale come artista conosciuto in Italia e all’estero. Nato a La Spezia nel 1958, Liberatori ha iniziato a dipingere giovanissimo, agli inizi degli anni ’70, fin da allora con numerosi riconoscimenti ed apprezzamenti da parte della critica. Liberatori si riconosce nell’area del Nuovo Figuratismo; i suoi riferimenti: dall’astrattismo storico di Afro e Burri, alla ricerca sul colore e la spiritualità del maestro franco cinese Zao Wou-Ki. Una carriera ininterrotta sempre in campo artistico, studi al San Matteo di Pisa, facoltà di storia dell’arte, e una specializzazione post universitaria nell’insegnamento psicopedagogico dell’Ecole d’art Martenot di Parigi. 

Ha realizzato numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero, tra le quali si ricordano Water of life (2016) presso gli Istituti Italiani di Cultura di Sidney e Melbourne e all’Ambasciata d’Italia a Canberra e la 54ª Biennale di Venezia, Padiglione Italia – Torino a cura di Vittorio Sgarbi (2011). Le sue opere sono esposte in importanti gallerie in Italia e all’estero e nelle collezioni permanenti della Farnesina e della Banca d’Italia.

Museo dell’Arte Classica – Polo Museale, Sapienza Università di Roma

Il Museo, attualmente diretto dal prof. Giorgio Piras, Direttore del Dipartimento di Scienze dell’Antichità, con la curatrice dott.ssa Claudia Carlucci, possiede una collezione di oltre 1200 calchi in gesso suddivisi in 56 sale, che riproducono in massima parte sculture greche esistenti in musei e collezioni di ogni parte del mondo; l’esposizione in ordine cronologico consente di illustrare concretamente ai visitatori lo svolgimento storico della scultura greca. Tra le opere ospitate dalla Gipsoteca: una collezione di impronte di gemme eseguite da Tommaso Cades tra il 1829 e il 1834; il calco del grande rilievo della Porta dei Leoni di Micene; il calco dell’Atena di Velletri; la ricostruzione dell’Atena fidiaca “tipo Medici”; la Demetra della Sala Rotonda dei Musei Vaticani; alcuni calchi delle sculture del Partenone; i calchi dell’altare di Pergamo e molti altri.

Roma, Museo dell’Arte Classica

INFORMAZIONI UTILI

TITOLO: ALLA RICERCA DEL BELLO: Trent’anni di Martenot a Roma
DOVE: Museo dell’Arte Classica – Sapienza Università di Roma – Facoltà di Lettere e Filosofia, Piazzale Aldo Moro 5, Roma
QUANDO: Dal 9 novembre al 22 dicembre (?)
A CURA DI: Loris Liberatori
OPENING: Giovedì 9 novembre 2023 ore 17.00
INGRESSO GRATUITO
ORARI: Il museo è aperto dal lunedì al venerdì dalle 08.00 alle 20.00

CONTATTI

Ècole d’art Martenot di Loris Liberatori
SITO: https://www.martenot.it/roma.htmlhttps://www.martenot-arts-plastiques.com
FACEBOOK: https://www.facebook.com/ecoledartmartenotdilorisliberatori/
 
Museo dell’Arte Classica – Polo Museale – Sapienza Università di Roma
SITO: https://web.uniroma1.it/polomuseale/museo-arte-classica

Palazzo Pitti: OBSCURED EXISTENCE la prima esposizione personale in Italia di Wang Guangyi

PALAZZO PITTI DAL
7 SETTEMBRE OSPITA
LA PRIMA MOSTRA PERSONALE IN ITALIA DI WANG GUANGYI, ARTISTA CINESE DI FAMA MONDIALE

IL LATO OSCURO DEL QUOTIDIANO:
‘OBSCURED EXISTENCE’

Inaugurata il 6 settembre fino al 10 dicembre la reggia medicea accoglie 28 lavori del celebre artista cinese, alcuni dei quali mai esposti in Occidente: al termine dell’esposizione l’autoritratto dell’autore entrerà a far parte della collezione delle Gallerie

Cosa si nasconde nella rassicurante familiarità degli ambienti domestici, nelle ombre degli spazi legati all’intimità della vita quotidiana? La ripetitività delle azioni quotidiane può essere interpretata come un rito quasi religioso? Queste e altre inquietanti domande vengono poste dalla mostra Obscured Existence  (Palazzo Pitti, dal 6 settembre al 10 dicembre 2023).

L’esposizione, composta da 28 dipinti di Wang Guangyi, è un percorso a tappe attraverso quattro distinti cicli, che indagano cosa sta davvero dietro la ritualità dei gesti di tutti i giorni e l’uso degli oggetti più comuni. Allo stesso tempo, le opere esplorano anche il modo in cui la cultura d’origine di ciascuno influenza la percezione di un’opera d’arte.  

Il viaggio si apre con Daily Life, dipinti incentrati sull’intimità dei piccoli gesti abituali di ogni giorno. In questa prima serie, Wang Guangyi si ritrae in momenti della vita privata, solo, inerme di fronte alla propria corporeità; la ripetitività dell’ordinario assume quasi la valenza di un rituale, mentre l’incedere meccanico dell’abitudine si carica di un’aura sacra. In questi attimi noncuranti l’uomo è capace di riconnettersi con se stesso: protette da quelle che l’artista definisce “strutture di potere”, le azioni individuali che si svolgono in uno spazio privato sono fessure sulla “nuda vita“, la parte di ognuno ancora immune dalle interpretazioni.

Wang Guangy – Daily Life No.2 – 2013 – 180x140cm, acrylic on canvas

Come quando, leggendo un libro, il senso della narrazione si svela man mano che la lettura procede, nella serie Ritual (che compone il secondo ciclo) la fragilità della figura umana lascia il posto alla mobilità inaccessibile dell’oggetto. Esso, spogliato della sua solita connotazione, diventa simbolo di una liturgia segreta e personale, traccia di un significato che supera la cosa, suscitando sensazioni contrastanti. In Ritual n. 3, per esempio, l’artista protegge un normale water di ceramica bianca tramite un cordone rosso sorretto da due colonnine in ottone, il tipico separatore in uso nei musei o nei luoghi sacri. Dal paradosso scaturiscono due sentimenti opposti: l’inquietudine dovuta  alla consapevolezza che qualsiasi luogo può essere dichiarato inaccessibile, e il sorriso  dovuto al fatto che si salvaguarda un oggetto di indubbia ordinarietà. In questo incontro di sensazioni, secondo l’artista, viene spronato il pensiero e quindi la consapevolezza di esistere.

Wang Guangy – Ritual No.3 – 2015 – 180x140cm – acrylic on canvas

Il seme della mostra, però, arriva a piena fioritura solo con la serie  Obscured Existence, che dà il titolo anche al concetto che l’ha generata. Riprendendo un’antica tecnica pittorica cinese, il Wu Lou HenWang Guangyi inonda le sue figure di una fitta sgocciolatura che ne cancella l’aspetto ordinario per rivelarne un’anima oscura, mistica, inafferrabile. Determinato a dimostrare come sistemi sociali differenti portino a una diversa comprensione del mondo, il pittore si immerge nell’iconografia occidentale, descrivendo le forme della tradizione cristiana attraverso un linguaggio a loro estraneo, orientale e personale. In Enlarged Medusa, ispirato dallo scudo di Caravaggio conservato alle Gallerie degli Uffizi, l’artista sovrappone all’ immagine una particolare griglia a nove quadri, retaggio della tradizione cinese, che riduce la percezione estetica dell’originale e ne sminuisce l’intensità emotiva. Ne consegue che gli osservatori, spiazzati dall’imprigionamento della testa di Medusa, si ritrovano così a dover “scavalcare” visivamente il famosissimo dipinto di Caravaggio, per afferrare invece la verità sepolta nell’opera.

Wang Guangy – Obscured Existence – Pietà – 2022 – 140x180cm – acrylic on canvas

Il percorso si chiude con il ciclo The shadow of memory, che registra quel che resta del nostro passaggio nella memoria di un luogo. 

Da segnalare, infine, che l’autoritratto di Wang Guangyi, al termine dell’esposizione, verrà donato alle Gallerie, entrando così a far parte della più vasta e prestigiosa collezione museale di questo tipo di opere al mondo.

Il direttore degli Uffizi Eike Schmidt: “l’artista tratta spazi “normali” e semplici oggetti d’uso con lo stesso rispetto, indagando in essi e nella loro traduzione pittorica un’anima trascendentale. Da questa prospettiva riesce ad unire – senza confonderle – le tradizioni occidentali e orientali in modo originale e innovativo. Con questa mostra si conferma la vocazione universale delle Gallerie degli Uffizi, aperte alle ricerche sul passato e alle voci più interessanti e importanti dell’arte contemporanea“.

Il curatore Demetrio Paparoni“Nel Novecento la svolta nell’arte cinese l’ha data la generazione di Wang Guangyi. Nella seconda metà degli anni Ottanta lui è tra quanti in Cina hanno dato vita a una rivoluzione linguistica e contenutistica con lo stesso spirito che tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo ha animato in Europa l’azione delle avanguardie storiche. Il peso assunto dalla sua ricerca filosofica e spirituale, portata avanti attraverso la pittura, la scultura, le grandi installazioni, fa di Wang Guangyi uno dei grandi protagonisti della Storia dell’arte contemporanea cinese”.

L’artista Wang Guangyi: “Ho visto per la prima volta le opere dei maestri nella collezione degli Uffizi trent’anni fa. Questi lavori hanno avuto un impatto profondo su di me. Mi sentivo come se avessi scoperto una nuova altissima montagna da scalare. La mostra che si apre oggi qui vuole essere sia il mio omaggio ai maestri di un tempo che uno sguardo indietro alla mia giovinezza. A mio modo di vedere, la storia è vuota/non significa nulla. Solo la storia dell’arte può testimoniare l’esistenza degli esseri umani”.

WANG GUANGYI, CENNI BIOGRAFICI

Wang Guangyi nasce il 19 gennaio 1957 a Harbin, nella provincia di Heilongjiang, Cina, e si laurea all’Accademia d’Arte di Zhejiang nel 1984. Raggiunge la fama internazionale negli anni ’80 con la serie Great Criticism, in cui sovrappone immagini della propaganda maoista a loghi di marchi americani, mettendo in evidenza come l’ideologia cinese prometta un mondo migliore allo stesso modo della propaganda occidentale dei beni di consumo. Artista multimediale, autore di installazioni di grandi dimensioni, Wang è noto in particolare per la capacità di far interagire immagini tratte dall’arte occidentale con altre tipiche della cultura asiatica, ma anche la filosofia delle due diverse aree geografiche. Ha partecipato alla Biennale di Venezia nel 2013 e le sue opere si trovano nelle collezioni permanenti di musei pubblici in tutto il mondo, tra cui il nuovo M+ a Hong Kong, i musei di Shenzhen, Guangdong, Shanghai, Chengdu e Pechino, la Tate Modern a Londra e il San Francisco Museum of Modern Art.


Ufficio Stampa delle Gallerie degli Uffizi,
Tommaso Galligani, tommaso.galligani@cultura.gov.it

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A Trieste “SEED MIRROR” – In piazza Libertà, il progetto di RTE Group in vista di BID23ART

“SEED MIRROR” A TRIESTE
PER RIFLETTERE SUL FUTURO DEGLI SPAZI URBANI

In piazza Libertà, il progetto di RTE Group in vista di BID23ART

Esplorare il potenziale trasformativo di uno spazio urbano attraverso un oggetto: questa è la finalità del modulo “Seed Mirror” in allestimento nell’area della ex Sala Tripcovich, in piazza della Libertà a Trieste, che tanta curiosità sta destando nei cittadini.
“Si tratta di uno studio urbanistico” – afferma l’arch. Caterina Rosso, giovane imprenditrice di RTE Group e responsabile del progetto “Seed”, rivelando la sinergia in atto con la Biennale Internazionale Donna BID23ART, in programma dal 28 ottobre al 7 gennaio al Magazzino 26 –”che mira a immaginare possibili scenari futuri per questo importante luogo, che potrebbe acquisire una rilevanza significativa nei prossimi anni in considerazione alla sua localizzazione strategica, all’ingresso della città e del Porto Vecchio, punto di passaggio per i turisti in arrivo dalla stazione ferroviaria e da quella dei pullman, nonché dal vicino parcheggio”.
“Seed Mirror” come oggetto possiede un alto valore estetico, che già da solo rappresenta motivo d’attrazione, le sue superfici riflettenti suscitano infatti curiosità e coinvolgimento, favorendo l’iterazione con i passanti, cittadini e turisti.
“Il modulo è frutto della ricerca creativa e tecnologica del nostro team di professionisti” – spiega Caterina Rosso – “per interpretare e definire le emozioni dell’abitare, tra funzione ed estetica, con una particolare attenzione rivolta al tema della sostenibilità e alla riduzione delle emissioni inquinanti”.

L’iniziativa è stata ideata e realizzata dall’arch. Šeherzada Ahmetović, Presidente della Biennale Internazionale Donna, in coorganizzazione con il Comune di Trieste, in vista di BID23ART: “Seed Mirror” sarà un “oggetto” capace di narrare una storia e al contempo tracciare una visione futura sui modi di vivere la città e abitare gli spazi. Sarà il punto di partenza per esplorare nuove prospettive attraverso eventi mirati dedicati ai temi della rigenerazione urbana, con l’obiettivo di contribuire al rinnovamento culturale ed estetico di Trieste, promuovendo il dialogo tra architettura, arte e comunità.

RTE Group è la holding che riunisce diverse espressioni della propensione imprenditoriale della famiglia Rosso, attiva da oltre 50 anni. Il core business è l’edilizia, con forte attenzione all’innovazione tecnologica, alla formazione, alla diversificazione, alla parità di genere. E’ da questa visione che si è originato il progetto “Seed”, seguendo la suggestione di “trasformare l’immaginazione in concretezza”.


dott.ssa Federica Zar
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