È tornato ad Atene il frammento del Partenone custodito a Palermo

Accordo fra il Museo dell’Acropoli e il Museo Salinas. Dalla Grecia arrivano in Sicilia una statua della dea Atena e un’antica anfora geometrica. Previste comuni iniziative in partnership Sicilia-Grecia.


Cerimonia di ritorno del frammnento del Partenone da Palermo ad Atene. Courtesy of Acropolis Museum

È un accordo culturale di straordinaria importanza internazionale quello che la Sicilia ha sottoscritto con la Grecia, che prevede il trasferimento ad Atene del frammento di una lastra appartenente al fregio orientale del Partenone, attualmente custodito nel Museo archeologico regionale A. Salinas di Palermo. Si tratta del cosiddetto “Reperto Fagan”, frammento in marmo pentelico che raffigura il piede o della Dea Peitho o di Artemide (Dea della Caccia) seduta in trono. Un gesto, voluto dall’assessore regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, Alberto Samonà, condiviso con la Ministra greca della Cultura e dello Sport, Lina Mendoni, che per la cultura ellenica ha un valore fortemente simbolico: la Sicilia, in questo modo, fa, infatti, da apripista sul tema ritorno in Grecia dei reperti dei Partenone, dando il proprio contributo determinante al dibattito in corso da tempo a livello mondiale.
L’accordo, nato dalla proficua interlocuzione fra il Governo regionale – con l’assessore Samonà – e il Governo di Atene – con la Ministra Mendoni – è stato siglato dal Museo Archeologico Regionale “A. Salinas” di Palermo e dal Museo dell’Acropoli di Atene, ai sensi dell’articolo 67 del nostro Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, che prevede il trasferimento pluriennale e lo scambio di reperti archeologici tra le due prestigiose istituzioni museali, rispettivamente dirette da Caterina Greco e da Nikolaos Stampolidis.
Sottoscritto secondo la legge italiana, l’accordo prevede che per un periodo di 4 anni, rinnovabile una sola volta, il Salinas trasferisca al Museo dell’Acropoli di Atene il frammento appartenente al Partenone, attualmente conservato a Palermo perché parte della collezione archeologica del console inglese Robert Fagan, acquistata dalla Regia Università di Palermo nel 1820. In cambio, da Atene arriveranno a Palermo due importantissimi reperti delle collezioni del Museo dell’Acropoli, ciascuno per un periodo di quattro anni: si tratta di un’importante statua acefala di Atena, databile alla fine del V secolo a.C., e di un’anfora geometrica della prima metà dell’VIII secolo a.C. Un’intesa che prevede anche l’organizzazione di iniziative in comune che saranno realizzate in partnership dai due musei su temi d’interesse culturale di respiro internazionale.
La volontà della Sicilia, in realtà, è quella di un ritorno in Grecia a tempo indeterminato del reperto. A questo proposito, la Regione Siciliana, oltre a promuovere l’accordo culturale di valorizzazione reciproca fra le due realtà museali, ha chiesto al Ministero della Cultura della Repubblica Italiana un percorso che porti al felice esito di questa possibilità: la pratica è stata già incardinata ed è attualmente in discussione in seno al “Comitato per il recupero e la restituzione dei Beni Culturali” istituito presso il Ministero.
Il ritorno ad Atene del frammento conferma quel sentimento di fratellanza culturale che lega Sicilia e Grecia, nel riconoscimento delle comuni radici mediterranee e degli antichissimi e profondi legami tra i due Paesi. L’accordo sottoscritto rappresenta, infatti, un sigillo d’eccezione per quella koinè mediterranea che, iniziata al tempo della Grecia classica con le sue colonie nell’Italia meridionale e in Sicilia, ancora oggi connota gli intimi legami culturali tra l’Italia e la Repubblica Greca. Un accordo, che giunge al termine dell’anno in cui si è celebrato l’anniversario dell’avvio della lotta per l’indipendenza della Grecia e a poco più di tre mesi di distanza dalla Decisione del 29 settembre 2021 con cui la Commissione Intergovernativa dell’UNESCO per la Promozione della Restituzione dei Beni Culturali ai Paesi d’Origine (ICPRCP) ha richiamato “il Regno Unito affinché riconsideri la sua posizione e proceda in un dialogo in buona fede con la Grecia” che fin dal 1984 ha richiesto la restituzione delle sculture del Partenone, tuttora conservate presso il British Museum di Londra.

“Il ritorno ad Atene di questo importante reperto del Partenone – sottolinea l’Assessore regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, Alberto Samonà – va nella direzione della costruzione di un’Europa della Cultura che affonda le proprie radici nella nostra storia e nella nostra identità: quell’Europa dei popoli che ci vede profondamente uniti alla Grecia, in quanto entrambi portatori di valori antichi e universali. E del resto, le molteplici e pregnanti testimonianze della cultura greca presenti in Sicilia sono la conferma di un legame antico e profondo. Grazie al governo Musumeci, la Sicilia torna al centro di una dimensione mediterranea, in cui il futuro comune passa per il dialogo e le relazioni con i Paesi che si affacciano sul “Mare nostrum”. L’accordo di collaborazione con il Museo dell’Acropoli di Atene ci permetterà, inoltre, di porre in essere iniziative culturali comuni di grande spessore e rilevanza internazionale che daranno la giusta visibilità alla nostra Regione”.
“Vorrei esprimere – sottolinea la ministra della Cultura e dello Sport della Repubblica Greca, Lina Mendoni – la mia più profonda gratitudine alla Giunta Regionale Siciliana e al suo Presidente Nello Musumeci, nonché all’Assessore Regionale ai Beni Culturali e dell’Identità della Sicilia Alberto Samonà. La nostra collaborazione affinché il frammento del Fregio Orientale del Partenone, oggi custodito presso il Museo Archeologico Regionale “A. Salinas” di Palermo, possa essere esposto per un lungo periodo presso il Museo dell’Acropoli insieme al proprio naturale contesto, è stata impeccabile e costruttiva. Soprattutto, desidero qui esprimere la mia gratitudine per gli instancabili e sistematici sforzi del Governo Siciliano e dell’Assessore Alberto Samonà per aver intrapreso la procedura verso l’accordo legale ai sensi del Codice dei Beni Culturali della Repubblica Italiana, affinché questo frammento possa ritornare definitivamente ad Atene. Dal novembre del 2020, quando sono iniziate le discussioni tra di noi, fino ad oggi, – prosegue la ministra Mendoni – l’Assessore Samonà ha sempre dichiarato in ogni modo il suo amore per la Grecia e per la sua Cultura. Nel complesso, l’intenzione e l’aspirazione del Governo Siciliano di rimpatriare definitivamente il Fregio palermitano ad Atene, non fa altro che riconfermare e rinsaldare ancora di più i legami culturali e di fratellanza di lunga data delle due regioni, nonché il riconoscimento di fatto di una comune identità mediterranea. In questo contesto, il Ministero della Cultura e dello Sport ellenico inizia con grande piacere la sua collaborazione con il Museo archeologico regionale “A. Salinas” di Palermo, non solo per l’esposizione presso di esso di importanti antichità provenienti dal Museo dell’Acropoli, ma anche per azioni e iniziative generali future. Con questo gesto, il Governo della Sicilia indica la via per il definitivo ritorno delle Sculture del Partenone ad Atene, la città che le ha create”.
“Desidero esprimere la massima soddisfazione – aggiunge Caterina Greco, Direttore del Museo Archeologico Regionale A. Salinas – per il raggiungimento di un obiettivo che mi ero posta fin dal mio arrivo al museo Salinas, due anni fa. Riportare ad Atene il frammento del fregio del Partenone che solo nel 1893 Walter Amelung riconobbe come un originale attico a torto confuso tra i marmi recuperati dal Fagan durante i suoi scavi a Tindari del 1808, significa infatti non soltanto restituire alla Grecia un pezzetto della sua più illustre storia archeologica, ma anche illuminare di nuova luce la vicenda complessa e affascinante del collezionismo ottocentesco, che contraddistingue i nostri più antichi musei e di cui la testimonianza della presenza a Palermo della “lastra Fagan” rappresenta un episodio tra i più intriganti”.
“L’approdo del Fregio palermitano presso il Museo dell’Acropoli – sottolinea il direttore del Museo dell’Acropoli di Atene, Nikolaos Stampolidis – risulta estremamente importante soprattutto per il modo in cui il Governo della Regione Siciliana, oggi guidato da Presidente Nello Musumeci, ha voluto rendere possibile il ricongiungimento del Fregio Fagan con quelli conservati presso il Museo dell’Acropoli. Questo gesto già di per sé tanto significativo, viene ulteriormente intensificato dalla volontà da parte del Governo Regionale Siciliano, qui rappresentato dall’Assessore alla Cultura ed ai Beni dell’Identità Siciliana Alberto Samonà, che ha voluto, all’interno di un rapporto di fratellanza e di comuni radici culturali che uniscono la Sicilia con l’Ellade, intraprendere presso il Ministero della Cultura italiano la procedura intergovernativa di sdemanializzazione del Fregio palermitano, affinché esso possa rimanere definitivamente sine die ad Atene, presso il Museo dell’Acropoli suo luogo naturale. In tal modo sarà la nostra amatissima sorella Sicilia ad aprire la strada ed a indicare la via per la restituzione alla Grecia anche per gli altri Fregi partenonici custoditi oggi presso altre città europee e soprattutto a Londra ed al Britisch Museum. Questa volontà, che rappresenta un fulgido esempio di civiltà e fratellanza per tutti i popoli, si sposa anche in un felicissimo ed emblematico connubio culturale con la decisione del 29 settembre 2021 espressa dall’Unesco nei riguardi del ritorno in Grecia delle sculture che si trovano presso il Museo londinese”.

La storia dell’arrivo in Italia del “reperto Fagan” e i tentativi di riconsegna alla Grecia

Il reperto archeologico, giunto all’inizio del XIX secolo nelle mani del console inglese Robert Fagan in circostanze non del tutto chiarite, alla morte di questi fu lasciato in eredità alla moglie che, successivamente, lo vendette tra il 1818 e il 1820 al Regio Museo dell’Università di Palermo, di cui il Museo Archeologico Regionale “Antonino Salinas” è l’odierno epigono.
Già in passato si sono avute interlocuzioni volte al ritorno ad Atene del frammento del fregio del Partenone e in particolare tra il 2002 e il 2003, in occasione della visita di Stato in Grecia del Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e in vista della realizzazione delle Olimpiadi ad Atene del 2004, fu aperto il dibattito sulla “restituzione” del manufatto. E ancora nel 2008, in occasione dell’inaugurazione del Nuovo Museo dell’Acropoli di Atene, si ripresero le trattative tra il Ministero Ellenico della Cultura e il Ministero Italiano dei Beni Culturali, attraverso la mediazione dell’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, che si era detto favorevole al ritorno del frammento in Grecia; ma anche in quell’occasione si raggiunse solo il risultato di prestare il frammento del Partenone ad Atene per un anno e mezzo, dal settembre 2008 al marzo 2010. Dopo il suo ritorno in Sicilia, negli anni successivi sulla vicenda della riconsegna permanente del reperto calò un velo e non se ne parlò più, se non riservatamente fra gli addetti ai lavori.
Per questa ragione, l’accordo sottoscritto tra i due musei coglie oggi un risultato di estrema rilevanza: perché dimostra concretamente la volontà della Sicilia di procedere sulla strada intrapresa, favorendo il definitivo ritorno ad Atene del frammento del fregio partenonico; e perché suggella la stretta collaborazione culturale tra due prestigiose istituzioni museali, entrambe di lunga ed antica tradizione.

La Statua di Atena e l’anfora che arriveranno al Museo Salinas da Atene

La statua (Akr. 3027), alta cm 60 e in marmo pentelico, raffigura la dea Atena vestita con un peplo segnato da una cintura portata sulla vita. Indossa un’egida stretta disposta trasversalmente sul petto, originariamente decorata con una gòrgone al centro, andata perduta. La figura sostiene il peso del proprio corpo sulla gamba destra, mentre con il braccio sinistro si appoggia probabilmente ad una lancia; la posa flessuosa e la resa morbida e avvolgente dell’abbigliamento sono tipiche dello stile attico dell’ultimo venticinquennio del V secolo a.C., influenzato dai modelli partenonici (c.d. “Stilericco”).
L’anfora (1961 ΝΑΚ 196), integra e di grandi dimensioni (alt. cm 41,5), è un importante esemplare della categoria della ceramica geometrica, una produzione caratteristica delle fabbriche ateniesi della prima età arcaica, che segna l’emergere di Atene fra le varie polis della Grecia. Si tratta di un’anfora utilizzata come cinerario, rinvenuta nel 1961 nella tomba 5 scoperta presso le pendici meridionali dell’acropoli, e rappresenta una vaso tipico del Geometrico Medio II, con corpo ovoide, alto collo svasato che termina con l’orlo rivolto verso l’esterno, e due piccole anse verticali sulla spalla. La decorazione, in gran parte a vernice nera, comprende sul collo una fascia recante un meandro delineato tra strisce orizzontali, mentre sulla pancia del vaso è dipinto un grande riquadro metopale con triangoli allineati; la parte inferiore del corpo e le anse sono decorate con sottili strisce parallele. La forma e lo stile inconfondibile, tipico di questa fase della ceramica attica, ne denotano la cronologia molto antica, risalente alla prima metà dell’VIII sec. a.C. (800-760 a. C.): un periodo, cioè, in cui non era ancora iniziata la colonizzazione greca della Sicilia, da cui solo successivamente derivò l’afflusso di materiali greci nella nostra isola.
L’arrivo in Sicilia di questi due significativi reperti delle collezioni del Museo dell’Acropoli, segna un decisivo cambio di passo nelle relazioni culturali tra la Sicilia e la Grecia, improntato alla piena pariteticità degli scambi culturali e a un reciproco rapporto di collaborazione che prevede anche lo sviluppo di iniziative comuni quali mostre, conferenze, ricerche scientifiche. È, infatti, la prima volta che dal famoso museo ateniese giungono in Sicilia e al Salinas, per un’esposizione di lungo periodo, testimonianze originali della storia della città che ha profondamente segnato, con la sua arte, l’intera cultura occidentale.


Assessorato Regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana – Museo A. Salinas

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IMMAGINE DI APERTURA Il Frammento del Partenone custodito a Palermo tornato ad Atene. Courtesy of Acropolis Museum

Su Sky Arte IL MIO NOME È LEGGENDA. Sesto episodio: Conte Vlad III di Valacchia – Dracula

Sky Arte presenta

IL MIO NOME È LEGGENDA

Sesto e ultimo episodio: Conte Vlad III di Valacchia – Dracula
“Sangue del mio sangue“

In onda martedì 4 gennaio 2022 alle ore 21:15 su Sky Arte
Disponibile anche On demand e in streaming su NOW

Sesto e ultimo episodio: Conte Vlad III di Valacchia – Dracula

Prosegue l’appuntamento settimanale di Sky Arte con Il mio nome è Leggenda, la produzione con Matilda De Angelis ideata e realizzata da Bottega Finzioni. Il sesto e ultimo episodio andrà in onda martedì 4 gennaio 2022 alle ore 21:15 su Sky Arte – disponibile on demand e in streaming su NOW – e approfondirà la storia del Conte Vlad III di Valacchia, oscuro personaggio dal quale prende origine il mito di Dracula.

Nelle foreste della Transilvania nel freddo novembre del 1431 nasce il figlio del condottiero Vlad II Dracul, un impavido militare appartenente all’Ordine del Drago.

Al tempo del suo primo vagito nessuno può sapere che il bambino, il cui nome è Vlad III di Valacchia, sarà uno dei più feroci esseri umani della Storia. Nel corso della sua carriera militare, infatti, sarò noto come Vlad Țepeș, che in rumeno significa “Vlad l’Impalatore”. Perché è proprio tramite l’impalamento che Vlad amava giustiziare gli ottomani, ovvero i nemici del Cristianesimo di cui era protettore.

Ho ucciso contadini, donne, vecchi e giovani che vivevano a Oblucitza e Novoselo (…). Abbiamo ucciso 23.884 turchi senza contare quelli che sono stati bruciati vivi nelle loro case o quelli le cui teste sono state tagliate dai nostri ufficiali…”. Sono le parole di un condottiero fiero e inarrestabile, che, malgrado abbia mietuto un numero sconfinato di vite umane con efferata spietatezza, non poteva nemmeno lontanamente immaginare che la sua sete di sangue, da metaforica che era, sarebbe divenuta effettiva, se non nella realtà, almeno nella finzione di uno dei romanzi più famosi di tutti i tempi. Perché, 420 anni dopo la morte di Vlad l’Impalatore, vede la luce il romanzo epistolare dello scrittore irlandese Bram Stoker Dracula, la storia del terrore gotica che, a partire dal personaggio dell’antico condottiero rumeno, reinventa una figura mitologica antichissima, trasformando una creatura priva di intelletto in un mostro intelligente, romantico e destinato a cambiare per sempre il concetto stesso di essere sovrannaturale, divenendone l’archetipo: il vampiro.

La sesta e ultima puntata de Il mio nome è Leggenda vedrà la partecipazione del mass-mediologo Roberto Grandi e della storica Elena Pirazzoli.

Il mio nome è Leggenda è una produzione originale Sky Arte, ideata e realizzata da Bottega Finzioni. Un programma di Michele Cogo, Giuseppe Cassaro, Gianmarco Guazzo e Antonio Monti, scritto da Michele Cogo e dagli ex-allievi di Bottega Finzioni Gianmarco Guazzo, Alberta Lepri e Silvia Pelati, con la produzione esecutiva di Giuseppe Cassaro e la regia di Antonio Monti. Hanno partecipato in forma di partnership il Comune di Bologna e Bologna Welcome, mettendo a disposizione una delle location più suggestive della città: il Salone del Podestà a Palazzo Re Enzo.

“Sangue del mio sangue“ – testi di Michele Cogo, Alberta Lepri Silvia Pelati.

Note delle autrici:

“Sangue del mio sangue” racconta di Vlad III Draculea, principe rumeno e condottiero assetato di sangue che ha ispirato Dracula di Bram Stoker. La sua è soprattutto la storia umana di un legame con un fratello amato con cui ha condiviso per anni la prigionia presso i Turchi, che diventa poi il suo nemico giurato fino alla morte (Alberta Lepri).

“Sangue del mio sangue”, la storia di Vlad III non ha davvero nulla da invidiare a quella di Dracula. È stato appassionante conoscere e raccontare la vita di un uomo le cui prodezze s’intrecciano a una storia più grande, fatta di popoli in conflitto tra loro, battaglie sanguinarie e terre da conquistare (Silvia Pelati).


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Si chiama #ENELINCIRCOLO ed è l’innovativo progetto di economia circolare di Enel Energia

Per il periodo natalizio Cronopios, con il sostegno di Enel Energia e la collaborazione del Comune di Bologna, porterà nella città di Bologna l’innovativo progetto di economia circolare: oggetti in disuso saranno trasformati in opere d’arte.

Dal 20 dicembre al 9 gennaio allestiti all’interno degli Spazi Enel della città centri di raccolta, dove sarà possibile partecipare all’iniziativa consegnando i propri oggetti in disuso. Nel centro città un percorso espositivo delle opere dell’artista Dario Tironi realizzate con oggetti di scarto raccolti nelle precedenti tappe dell’iniziativa.

A Bologna l’iniziativa che promuove l’economia circolare in chiave sostenibile

Si chiama #ENELINCIRCOLO ed è il nuovo ed innovativo progetto di economia circolare che Enel Energia dedica, durante il periodo delle feste natalizie, alla città di Bologna.

L’iniziativa, promossa da Cronopios con il sostegno di Enel Energia e la collaborazione del Comune di Bologna e ispirata ai principi della sostenibilità e del riciclo, prevede la possibilità di portare oggetti in disuso presso i sei negozi Spazi Enel della città emiliana personalizzati per l’occasione. All’interno degli store sono stati infatti posizionati dei mini silos dove i cittadini bolognesi potranno lasciare oggetti “inutili” che non usano più: soprammobili, giocattoli, dispositivi elettronici e molto altro, saranno ritirati dal personale dei negozi per poi tornare a nuova vita, trasformandosi in vere e proprie opere d’arte per aiutare a riflettere sulle tematiche ambientali ponendo l’accento, oltre che sul recupero del materiale quale fonte di energia, anche sulla circolarità dell’energia umana.

Dopo la raccolta è prevista, infatti, la fase creativa: i materiali di scarto saranno affidati alle mani e all’estro dell’artista Dario Tironi che li utilizzerà per realizzare vere e proprie opere d’arte. 

I cittadini di Bologna potranno conoscere da vicino la bontà del progetto attraverso un vero e proprio percorso espositivo, a cielo aperto, scandito dalle opere di Dario Tironi, realizzate con gli oggetti di scarto raccolti nelle precedenti tappe dell’iniziativa. Le opere esposte nel Cortile Guido Fanti di Palazzo d’Accursio, a Corte Isolani, nella Galleria Cavour e nello Spazio Enel di Piazza Liber Paradisus, saranno accompagnate da un totem illustrativo e da un sopporto didascalico, che inviterà i cittadini a recarsi presso gli Spazi Enel per partecipare attivamente al progetto che, dal 20 dicembre al 9 gennaio, coinvolgerà il capoluogo emiliano. Per i possessori della Card Cultura che si recheranno presso gli Spazi Enel per portare un oggetto, inoltre, sarà omaggiato il catalogo dell’iniziativa (fino ad esaurimento scorte). 

“#Enelincircolo – commenta Lucia Cortini, Responsabile Mercato Enel Emilia Romagna Marche – è un progetto unico ed innovativo nel suo genere in cui crediamo fortemente. Si tratta di un’iniziativa dedicata al riciclo e pensata per promuovere l’economia circolare, un modello virtuoso e concreto che, oltre ad avere effetti sulla tutela dell’ambiente, produce vantaggi in termini di competitività, innovazione e occupazione. Gli stessi principi che ispirano e caratterizzano il nostro lavoro quotidiano”.

Gli Spazi Enel Partner in cui è possibile aderire all’iniziativa, nel totale rispetto delle misure di sicurezza, sono quelli di via Massarenti 458 B, via E. Ponente 86E, via M. D’Azeglio 96B, via A. Costa 31 A, via San Donato 21 e p.zza Liber Paradisus 16. Ulteriori dettagli su enel.it.


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Roma, Vision & Global Trends – Maurizio Vezzosi: L’asse Londra-Washington contro il multipolarismo

AUKUS
Il ritorno dell’anglo-america sfera e le sue conseguenze

Giovedì 23 dicembre 2021
Palazzo Theodoli Bianchelli, Sala Conferenze – Camera dei deputati
Sito web

Presentiamo una delle relazioni che hanno articolato il programma della conferenza “AUKUS: Il ritorno dell’anglo-america sfera e le sue conseguenze” svoltasi venerdì 23 dicembre 2021 presso la sala conferenze della Camera dei Deputati. Le riprese del video, pubblicato su YouTube, sono di Radio Radicale.

Maurizio Vezzosi, analista e reporter freelance. Collabora con RSI Televisione Svizzera, L’Espresso, Limes, l’Atlante geopolitico di Treccani, il centro studi Quadrante Futuro ed altre testate. Ha raccontato il conflitto ucraino dai territori insorti contro il governo di Kiev documentando la situazione sulla linea del fronte. Nel 2016 ha documentato le ripercussioni della crisi siriana sui fragili equilibri del Libano. Si occupa della radicalizzazione islamica nello spazio postsovietico, in particolare nel Caucaso settentrionale, in Uzbekistan e in Kirghizistan. Segue con attenzione le transizioni politiche che si stanno concretizzando in Bielorussia ed in Armenia. È assegnista di ricerca presso l’Istituto di studi politici “S. Pio V”.

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Maurizio Vezzosi
L’asse Londra-Washington contro il multipolarismo.
Le implicazioni per lo spazio continentale ed il Mediterraneo

Su Sky Arte IL MIO NOME È LEGGENDA. Quinto episodio: Giovanni Battista Belzoni – Indiana Jones

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IL MIO NOME È LEGGENDA

Quinto episodio: Giovanni Battista Belzoni – Indiana Jones
“Giovanni Belzoni e i templi maledetti“

In onda martedì 28 dicembre 2021 alle 21.15 su Sky Arte
Disponibile anche On demand e in streaming su NOW

Quinto episodio: Giovanni Battista Belzoni – Indiana Jones

L’11 agosto 1816 a Luxor, in Egitto, il gigantesco busto di Ramses II viene caricato su un’imbarcazione sul Nilo direttamente dall’Inghilterra. A dirigere i lavori è un italiano: Giovan Battista Belzoni. Sarà proprio quest’uomo di 38 anni e dal fisico statuario ad ispirare George Lucas per il suo Indiana Jones. E sarà lui il protagonista del quinto episodio de Il mio nome è Leggenda, la nuova produzione originale Sky Arte con Matilda De Angelis ideata e realizzata da Bottega Finzioni. La nuova puntata andrà in onda martedì 28 dicembre 2021 alle 21.15 su Sky Arte e sarà disponibile on demand e in streaming su NOW.

Giovanni Battista Belzoni, padovano, sembra aver vissuto tante vite diverse. Alto più di due metri e dotato di un fisico da culturista, in passato ha dimostrato la sua forza in spettacoli circensi in giro per il mondo. Ma per spostare il busto di Ramses II, pesante più di 7 tonnellate, serve un’altra qualità: l’ingegno. Sfruttando le sue conoscenze di ingegneria idraulica, piuttosto che le sue scarse nozioni archeologiche, Belzoni riuscì a portare a compimento l’impresa, che segnò l’inizio di altre “imprese” archeologiche.

Belzoni visse la sua straordinaria avventura in Egitto dal 1815 al 1819 tramite tre spedizioni in un periodo in cui impossessarsi di oggetti d’arte, sculture, statue dell’antica civiltà egizia rappresentava un’occasione di prestigio per gli Stati europei. Giovanni Belzoni si mise a viaggiare per il Paese scoprendo monumenti di grande valore, dedicandosi a scavi e a prospezioni archeologiche in zone anche poco note.

Nel 1819 Belzoni fece ritorno in Inghilterra, avendo procurato al British Museum importanti monumenti egizi, grazie ai quali la modesta collezione egizia era diventata molto importante. Questa è la storia di un uomo burbero ma appassionato, dotato di grande forza ma anche di un multiforme ingegno.

Saranno proprio queste qualità ad ispirare Indiana Jones, il personaggio protagonista di una delle saghe di maggior successo di George Lucas.

La quinta puntata de Il mio nome è Leggenda vedrà la partecipazione del mass-mediologo Roberto Grandi e dell’antropologo Davide Domenici.

Il mio nome è Leggenda è una produzione originale Sky Arte, ideata e realizzata da Bottega Finzioni. Un programma di Michele Cogo, Giuseppe Cassaro, Gianmarco Guazzo e Antonio Monti, scritto da Michele Cogo e dagli ex-allievi di Bottega Finzioni Gianmarco Guazzo, Alberta Lepri e Silvia Pelati, con la produzione esecutiva di Giuseppe Cassaro e la regia di Antonio Monti. Hanno partecipato in forma di partnership il Comune di Bologna e Bologna Welcome, mettendo a disposizione una delle location più suggestive della città: il Salone del Podestà a Palazzo Re Enzo.

“Giovanni Belzoni e i templi maledetti“ – testi di Michele Cogo e Gianmarco Guazzo.

Nota dell’autore Gianmarco Guazzo:

Tra i tanti modi per raccontare le mille vite di Giovanni Battista Belzoni, le cui imprese hanno ispirato la creazione del personaggio di Indiana Jones, ho scelto quello di calarmi nel ruolo dello spettatore di un film d’avventura, per intraprendere assieme al protagonista una caccia al tesoro un po’ diversa da solito. Un viaggio alla scoperta di quello che ci definisce, che ci porta a lasciare il nostro segno nel mondo e diventare, come nel caso di Belzoni, una leggenda pronta a ispirare le generazioni future.


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Su Sky Arte IL MIO NOME È LEGGENDA. Quarto episodio: Astrid Lindgren – Pippi Calzelunghe

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IL MIO NOME È LEGGENDA

Quarto episodio: Astrid Lindgren – Pippi Calzelunghe
“Non voglio crescere“

In onda martedì 21 dicembre 2021 alle 21.15 su Sky Arte 
Disponibile anche in streaming su NOW

Quarto episodio: Astrid Lindgren – Pippi Calzelunghe

Tutti conosciamo Pippi Calzelunghe come una ragazzina bizzarra e divertente. Eppure, non molti sanno che Astrid Lindgren, la scrittrice che ideò questo celebre personaggio, trasse ispirazione proprio da sé stessa. Di questo parlerà il quarto episodio de Il mio nome è Leggenda, la nuova produzione originale Sky Arte con Matilda De Angelis ideata e realizzata da Bottega Finzioni. La puntata andrà in onda martedì 21 dicembre 2021 alle 21:15 su Sky Arte, e sarà disponibile anche on demand in streaming su NOW.

Astrid Lindgren vendette più di 165 milioni di libri che hanno come protagonista Pippi Calzelunghe: una bambina che vive da sola con una scimmietta e un cavallo. Ha le trecce rosse che stanno dritte in orizzontale, un viso coperto di lentiggini e un sacco pieno di monete d’oro. Non va a scuola e sua mamma, diventata un angelo, la controlla e protegge dal cielo. Il suo papà, invece, è un pirata buono sempre in giro per il mondo. Pippi divenne uno dei personaggi più famosi della letteratura per l’infanzia, anche grazie ad una serie televisiva di successo prodotta alla fine degli anni Sessanta.

All’origine di tutto ciò c’è la mente creativa di Astrid Lindgren, nata in Svezia nel 1907. La sua numerosa famiglia era modesta e molto religiosa. Trascorrevano le giornate coltivando la terra e giocando all’aria aperta, anche nelle fredde giornate d’inverno. Da qui riprenderà l’ambientazione per i suoi libri. Astrid è molto brava nelle materie letterarie e nella scrittura, e nonostante l’ambiente rigido e religioso vive con leggerezza.

A sedici anni entra nel giornale del paese, dove lavora come correttrice di bozze e può leggere qualche articolo. Qui si innamora del suo capo, un uomo sposato. A soli 18 anni rimane incinta: non è la prima ragazza madre dell’epoca, ma questo non la protegge dallo scandalo. Si trasferisce quindi a Stoccolma, dove frequenta una scuola per segretarie e decide di affidare suo figlio appena nato, Lasse, ad una famiglia danese, sperando di poterlo riprendere con sé quanto prima.

Ma la madre affidataria di Lasse si ammala gravemente. Astrid, sebbene sia sola e povera, decide di riprendere il figlio, riconquistando con fatica il suo amore.

Astrid affermò in seguito che senza il dolore per la separazione forzata dal figlio non sarebbe mai diventata l’autrice che conosciamo. Sposerà Sture Lindgren e nel 1934 darà alla luce una bambina, Karin. Proprio durante una malattia della figlia, Astrid inizierà a raccontarle favole. Nel 1941 darà vita a Pippi Calzelunghe: una ragazzina forte e coraggiosa, con un animo ribelle, che vive con un cavallo e una scimmietta e i suoi amici, Tommy e Annika.

Inizialmente gli editori temono che Pippi Calzelunghe avrebbe istigato i bambini alla ribellione, ma quattro anni dopo le prime storie vengono pubblicate. Da qui tutta una serie di successi, popolati da personaggi liberi e vitali in cui i bambini si rivedono. In un’intervista Astrid disse Ricodo bene com’è essere bambini, come un bambino senta e come reagisca”.

Il segreto di Astrid Lindgen sta nell’aver amato uno per uno i suoi lettori, aver donato loro un po’ di magia e di coraggio, diventando per loro un esempio. Femminista, sostenitrice del movimento operaio, in prima linea nella lotta per il riconoscimento dei diritti dei bambini, Lindgren è ancora oggi un’icona di modernità e libertà.

La quarta puntata de Il mio nome è Leggenda vedrà inoltre la partecipazione del mass-mediologo Roberto Grandi e dell’antropologo Davide Domenici.

Il mio nome è Leggenda è una produzione originale Sky Arte, ideata e realizzata da Bottega Finzioni. Un programma di Michele Cogo, Giuseppe Cassaro, Gianmarco Guazzo e Antonio Monti, scritto da Michele Cogo e dagli ex-allievi di Bottega Finzioni Gianmarco Guazzo, Alberta Lepri e Silvia Pelati, con la produzione esecutiva di Giuseppe Cassaro e la regia di Antonio Monti. Hanno partecipato in forma di partnership il Comune di Bologna e Bologna Welcome, mettendo a disposizione una delle location più suggestive della città: il Salone del Podestà a Palazzo Re Enzo.  

“Non voglio crescere“ – testi di Michele Cogo e Alberta Lepri.

Nota dell’autrice Alberta Lepri:

“Non voglio crescere”, la puntata dedicata alla storia personale di Astrid Lindgren, autrice di “Pippi Calzelunghe”, è un tuffo nella nostra infanzia. L’età d’oro dove potevamo diventare mille persone diverse, prima di diventarne una sola e rimpiangere quel tempo in cui non dovevamo scegliere.


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IMMAGINE DI APERTURA dal programma di Sky Arte con Matilda De Angelis

Pisa, Museo della Grafica – Incontro con Guido Strazza uno dei più grandi artisti contemporanei

Il Museo della Grafica di Palazzo Lanfranchi è lieto di invitarvi all’evento in diretta streaming:

PER GUIDO STRAZZA
Auguri a un Maestro

Martedì 21 dicembre ore 17:00

All’incontro con Guido Strazza, uno dei più grandi artisti contemporanei, nel giorno del suo compleanno, parteciperanno, Luca Arnaudo (Museo Civico di Cuneo), Carlo Birrozzi (Direttore dell’Istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione), Lara Conte (Università di Roma Tre), Daniele Ferrara (Direttore Regionale Musei Veneto), Luigi Ficacci, Micol Forti (Curatore Collezione Arte Moderna e Contemporanea dei Musei Vaticani), Barbara Jatta (Direttore dei Musei Vaticani), Renata Cristina Mazzantini (curatrice Quirinale Contemporaneo), Gianfranco Notargiacomo, Claudia Palma (Direttrice degli Archivi della Galleria Nazionale d’Arte Moderna), Lucia Tongiorgi Tomasi (Accademia dei Lincei), Alessandro Tosi (Università di Pisa).

Sarà possibile partecipare all’evento collegandosi a:
YouTube Sistema Museale di Ateneo: 
https://www.youtube.com/watch?v=nDYE5nwPvT0

Pagina Facebook Museo della Grafica 

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Per ulteriori informazioni:
Sito web museodellagrafica

Museo della Grafica – Lungarno Galilei, 9 – Pisa
Tel. 050/2216060 (62-66-67)
E-mail: museodellagrafica@adm.unipi.it
www.museodellagrafica.sma.unipi.itì

IMMAGINE DI APERTURA – Invito

Biblioteca Regionale Universitaria di Messina – Omaggio alla Scrittrice e Educatrice Rosita Orifici Rabe

Nel rispetto di ogni misura anti-Covid, e, naturalmente previa esibizione di Green Pass, la Biblioteca Regionale Universitaria “Giacomo Longo” di Messina, mercoledì 21 dicembre, alle ore 17, sarà lieta di ospitare, presso il Salone Eventi, la presentazione, in prima assoluta, della silloge poetica “Il Tempo della Memoria” di Rosita Orifici Rabe.

Omaggio alla Scrittrice e Educatrice Rosita Orifici Rabe

Il Tempo della Memoria.
Canti alla Vita e altre Opere

Salone Eventi mercoledì 21 dicembre 2021 ore 17

L’iniziativa culturale si aprirà con i saluti istituzionali e l’introduzione della Direttrice della Biblioteca Regionale, Dott.ssa Tommasa Siragusa, alla quale seguiranno, secondo una prestabilita scaletta, i contributi di Mons.Cesare Di Pietro, Vescovo Ausiliare della Diocesi di Messina-Lipari-Santa Lucia del Mela; del Prof. Domenico Venuti, Presidente dell’Associazione Nazionale del Fante-Sede di Messina; del Prof. Giuseppe Rando, già Ordinario di Letteratura italiana UNIME. Interverrà l’Artista messinese Maria Lidia Simone, creatrice dell’opera pittorica “La Venere dell’Amore”, copertina di “Il Tempo della Memoria”. Sarà presente l’Autrice.

Nel rispetto di ogni misura anti-Covid, e, naturalmente previa esibizione di Green Pass, la Biblioteca Regionale Universitaria “Giacomo Longo” di Messina, mercoledì 21 dicembre, alle ore 17, sarà lieta di ospitare, presso il Salone Eventi, la presentazione, in prima assoluta, della silloge poetica “Il Tempo della Memoria” di Rosita Orifici Rabe.

Si ripercorreranno le tappe della Sua vita di Educatrice esemplare e quella di apprezzata Scrittrice pluripremiata.

Saranno rese, inoltre, letture tratte dall’ultima silloge poetica della Orifici Rabe, per spronare alla riflessione e al susseguente confronto gli intervenuti. Le premesse al testo, la prefazione e l’introduzione, sono ascritte a illustri relatori, rispettivamente a S.E. Don Biagio Amata, al Cav. Gianni Ianuale e al Dr. Carmine Iossa.

La poesia, come in generale la scrittura dell’Autrice, è Meraviglia, espressione artistica illuminata dall’Anima, filtro escatologico d’Amore, soave regno metafisico. Le Sue versificazioni poetiche costituiscono, dunque, sinfonia dello spirito, per contribuire all’elevazione dei lettori e guidarli lungo il camminamento ispirato a valori caratterizzati quali altamente cristiani, sempre a fianco dei sofferenti e degli ultimi della terra.

Rosita Orifici Rabe

Dolce,empatica,comunicativa,dall’animo capace di reagire alle ingiustizie con indomita serenità. Un cuore plasmato dalla Fede che batte d’Amore per tutto l’immeso universo di affetti familiari, amicali e comunque in grado di includere altre esistenze. L’Autrice sa riscrivere,mai scevra di intensa Luce interiore,gli accadimenti dolci-amari della Vita.

Nativa di Castroreale Terme (Messina), nel 1935, trascorre gli anni della fanciullezza e della giovinezza a Barcellona (Messina), fino al compimento del diciottesimo anno d’età che, nel 1953, la vede convolare a nozze con l’amato Teodoro e trasferirsi a Messina. Un legame profondo e saldo, immutato, se non accresciuto nel tempo, quello suggellato con il marito, compagno di vita con il quale ha già festeggiato le “Nozze di Pietra”. Alla figura amorevole di sposa e madre, dal 1965 associa, quale valore aggiunto, quella di educatrice, che abbraccia, non come semplice occupazione lavorativa, ma come vera missione da vivere con intensità e totale dedizione nei confronti dei piccolissimi alunni delle scuole materne, dapprima in provincia di Messina e poi in città. Intorno al 1990, intraprende il percorso da bibliotecaria presso l’Istituto scolastico peloritano “Enzo Drago”. Anche in questo contesto, emerge la sua sensibiltà di educatrice fino a portarla a farsi carico delle ferite dei giovanissimi e ad intervenire con decisione su tutte quelle negatività che li avrebbero portati con sicurezza alla devianza, aiutandoli a ricucire rapporti familiari e sociali.

La radicata mitezza ha permeato tutta la Sua carriera di Educatrice scolastica e Pedagoga, e il profondo desiderio del dono di sé l’ha spinta e la spingerà a essere “Scrittrice ad oltranza”. Ha all’attivo quattro libri:“Una maestra racconta”,“L’ABC della vita”,“Album di un’anima poeta”,“Il volto dell’anima” e un nutrito numero pubblicazioni in antologie, rassegne dei contemporanei e dispense poetiche. La Rabe è socia di importanti associazioni culturali italiane e ha ricevuto numerosi riconoscimenti e premi nazionali.

Post dell’evento sono presenti sulle pagine social della Biblioteca:
https://www.facebook.com/bibliotecaregionaledimessina/?ref=bookmarks https://www.instagram.com/bibliotecaregionalemessina/?hl=it

e nei giorni a seguire sarà disponibile il video.

Per INFO: Ufficio Relazioni con il Pubblico tel.090674564 urpbibliome@regione.sicilia.it

IMMAGINE DI APERTURA – Locandina

#ENELINCIRCOLO – A Bologna l’iniziativa che promuove l’economia circolare in chiave sostenibile

Per il periodo natalizio Cronopios, con il sostegno di Enel Energia e la collaborazione del Comune di Bologna, porterà nella città di Bologna l’innovativo progetto di economia circolare: oggetti in disuso saranno trasformati in opere d’arte.

Dal 20 dicembre al 9 gennaio allestiti all’interno degli Spazi Enel della città centri di raccolta, dove sarà possibile partecipare all’iniziativa consegnando i propri oggetti in disuso. Nel centro città un percorso espositivo delle opere dell’artista Dario Tironi realizzate con oggetti di scarto raccolti nelle precedenti tappe dell’iniziativa

A Bologna l’iniziativa che promuove l’economia circolare in chiave sostenibile

Si chiama #ENELINCIRCOLO ed è il nuovo ed innovativo progetto di economia circolare che Enel Energia dedica, durante il periodo delle feste natalizie, alla città di Bologna.

L’iniziativa, promossa da Cronopios con il sostegno di Enel Energia e la collaborazione del Comune di Bologna e ispirata ai principi della sostenibilità e del riciclo, prevede la possibilità di portare oggetti in disuso presso i sei negozi Spazi Enel della città emiliana personalizzati per l’occasione. All’interno degli store sono stati infatti posizionati dei mini silos dove i cittadini bolognesi potranno lasciare oggetti “inutili” che non usano più: soprammobili, giocattoli, dispositivi elettronici e molto altro, saranno ritirati dal personale dei negozi per poi tornare a nuova vita, trasformandosi in vere e proprie opere d’arte per aiutare a riflettere sulle tematiche ambientali ponendo l’accento, oltre che sul recupero del materiale quale fonte di energia, anche sulla circolarità dell’energia umana.

Dopo la raccolta è prevista, infatti, la fase creativa: i materiali di scarto saranno affidati alle mani e all’estro dell’artista Dario Tironi che li utilizzerà per realizzare vere e proprie opere d’arte. 

I cittadini di Bologna potranno conoscere da vicino la bontà del progetto attraverso un vero e proprio percorso espositivo, a cielo aperto, scandito dalle opere di Dario Tironi, realizzate con gli oggetti di scarto raccolti nelle precedenti tappe dell’iniziativa. Le opere esposte nel Cortile Guido Fanti di Palazzo d’Accursio, a Corte Isolani, nella Galleria Cavour e nello Spazio Enel di Piazza Liber Paradisus, saranno accompagnate da un totem illustrativo e da un sopporto didascalico, che inviterà i cittadini a recarsi presso gli Spazi Enel per partecipare attivamente al progetto che, dal 20 dicembre al 9 gennaio, coinvolgerà il capoluogo emiliano. Per i possessori della Card Cultura che si recheranno presso gli Spazi Enel per portare un oggetto, inoltre, sarà omaggiato il catalogo dell’iniziativa (fino ad esaurimento scorte). 

“#Enelincircolo – commenta Lucia Cortini, Responsabile Mercato Enel Emilia Romagna Marche – è un progetto unico ed innovativo nel suo genere in cui crediamo fortemente. Si tratta di un’iniziativa dedicata al riciclo e pensata per promuovere l’economia circolare, un modello virtuoso e concreto che, oltre ad avere effetti sulla tutela dell’ambiente, produce vantaggi in termini di competitività, innovazione e occupazione. Gli stessi principi che ispirano e caratterizzano il nostro lavoro quotidiano”.

Gli Spazi Enel Partner in cui è possibile aderire all’iniziativa, nel totale rispetto delle misure di sicurezza, sono quelli di via Massarenti 458 B, via E. Ponente 86E, via M. D’Azeglio 96B, via A. Costa 31 A, via San Donato 21 e p.zza Liber Paradisus 16. Ulteriori dettagli su enel.it.


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Milano: Esami anatomici hanno condotto alla ricostruzione del volto di Sant’Ambrogio

Giovedì 2 dicembre 2021, nell’Aula San Satiro della Basilica di Sant’Ambrogio a Milano, è stato presentato il busto con la ricostruzione tattile facciale di Sant’Ambrogio, ottenuta sulla base delle reali fattezze del suo volto.

MILANO

PRESENTATA LA RICOSTRUZIONE
DEL VOLTO DI SANT’AMBROGIO

Ricostruzione del volto di Sant’Ambrogio

All’incontro erano presenti mons. Carlo Faccendini, abate parroco della Basilica di Sant’Ambrogio, Stefano Bruno Galli, assessore all’Autonomia e Cultura della Regione Lombardia, Cristina Cattaneo, Ordinario di Medicina Legale dell’Università Statale e direttrice del Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense (LabAnOf) e Davide Porta, responsabile tecnico del Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense (LabAnOf).

L’iniziativa è uno degli esiti dell’ampio programma di studi promosso dalla Basilica di Sant’Ambrogio per i 150 anni dal rinvenimento degli scheletri di Sant’Ambrogio, Protaso e Gervaso, condotto dall’Università degli Studi di Milano, in collaborazione con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la Città metropolitana di Milano.

“Sant’Ambrogio – afferma mons. Carlo Faccendini -, la sua figura, i suoi scritti, la tradizione legata alla sua storia, la sua Basilica, rappresentano un tesoro di inestimabile valore che occorre far conoscere e, con umiltà, continuare a conoscere”.

“Tanta gente – prosegue mons. Carlo Faccendini – viene in Basilica! Davvero tanta! Alcuni sinceramente preparati e documentati, altri più bisognosi di essere accompagnati. Tutto quello che concorre a ridurre questa distanza e ad avvicinare Sant’Ambrogio alla sua città ci sta quindi molto a cuore”.

“Sono sinceramente ammirato – sottolinea Stefano Bruno Galli – per l’incredibile risultato di questa ricostruzione del vero volto del Santo Patrono di Milano, Sant’Ambrogio. L’imminente ricorrenza del 7 dicembre – la più sentita da tutta la città e da ogni milanese – quest’anno si arricchisce di un prezioso manufatto e dell’occasione imperdibile ed emozionante di trovarsi letteralmente a tu per tu con il grande e indimenticato Vescovo della Milano del IV secolo. Si tratta di un motivo in più per visitare o per tornare a visitare il Museo della Basilica di Sant’Ambrogio. Regione Lombardia affianca con convinzione e concretezza non solo la valorizzazione del patrimonio ecclesiastico ambrosiano e lombardo, ma anche la realizzazione di quegli interventi strutturali che ne consentono la più ampia e la più agevole fruibilità”.

Proprio gli esami anatomici sul teschio del santo hanno condotto a una ricostruzione facciale tridimensionale del volto di Ambrogio, la più attinente alle reali fattezze del santo.

Queste indagini si fondano sul presupposto che la morfologia dei tessuti duri (il cranio) condizioni quella dei tessuti molli sovrastanti (il volto).

La tecnica di realizzazione, che si è affinata nel tempo fino a giungere a degli ottimi compromessi di successo, si sviluppa posizionando degli spessori in precisi punti del cranio, per guidare l’operatore nella ricostruzione, muscolo per muscolo, del volto del soggetto, dagli strati più profondi a quelli più superficiali. L’area esterna è stata modellata sulla base del profilo biologico ottenuto dall’attento studio dello scheletro.

Particolarmente preziosa è stata la collaborazione con persone con disabilità visiva che hanno aiutato gli operatori a ottenere un manufatto che fosse fruibile anche da un pubblico ipovedente.

“I resti dei santi – ricordano Cristina Cattaneo e Davide Porta -, in particolare quelli della Basilica di Sant’Ambrogio, possono rivelare realtà storiche sconosciute o misconosciute, ed è fondamentale poterlo condividere nella maniera più realistica possibile anche con i non vedenti”.

Il busto di Sant’Ambrogio, prodotto in resina poliuretanica sarà posizionato a breve nella cappella di San Vittore in Ciel d’oro, all’interno della Basilica di Sant’Ambrogio, quasi a suggerire un confronto con il ritratto del mosaico del V secolo. Le varie fasi progettuali sono state documentate in un video realizzato da Stefania Conrieri.

Nel corso della mattinata, sono inoltre stati presentati i lavori di eliminazione delle barriere architettoniche, finanziati dalla Regione Lombardia, che consentono un più agevole visita alla basilica di Sant’Ambrogio e ai suoi spazi interni ed esterni. Gli interventi hanno interessato l’ingresso di destra dal quadriportico alla Basilica e la posa di un ascensore interno che dalla Basilica sale al piano del Museo e consente la visione dei mosaici contenuti nella cappella di san Vittore in Ciel d’oro.

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IMMAGINE DI APERTURA Ricostruzione del volto di Sant’Ambrogio