Da oggi al Palazzo Ducale di Venezia la grande mostra “VITTORE CARPACCIO. Dipinti e disegni”

Vittore Carpaccio: Nascita della Vergine, ca. 1502/1503, olio su tela, 128,5 × 127,5 cm. Bergamo, Accademia Carrara

VITTORE CARPACCIO
Dipinti e disegni

Venezia, Palazzo Ducale, Appartamento del Doge

18 marzo – 18 giugno 2023

Mostra promossa dalla Fondazione Musei Civici Veneziani

In collaborazione con la National Gallery di Washington

A cura di Peter Humfrey, con Andrea Bellieni e Gretchen Hirschauer

Il Sindaco Luigi Brugnaro e Mariacristina Gribaudi, Presidente della Fondazione Musei Civici Veneziani, annunciano quello che si prefigura come il più atteso evento espositivo veneziano della stagione primaverile: la grande mostra ” Vittore Carpaccio. Dipinti e disegni” che, dal 18 marzo al 18 giugno, si potrà ammirare nell’Appartamento del Doge in Palazzo Ducale.

La grande retrospettiva si è potuta concretizzare grazie alla collaborazione tra i Musei Civici Veneziani e la National Gallery di Washington. La curatela del progetto è stata affidata Peter Humfrey, riconosciuto specialista del pittore e del suo contesto, con Andrea Bellieni, curatore dei Musei Civici di Venezia, e Gretchen Hirschauer, curatrice della pittura italiana e spagnola alla National Gallery of Art di Washington.

“La pittura di Vittore Carpaccio (1460/66 c. – 1525/26 c.) celebra – sottolinea la Presidente Gribaudi – la grandezza e lo splendore di Venezia al volgere del XV secolo, quando la città lagunare dominava un vasto impero marittimo e fioriva come centro di commerci internazionali e di cultura. I dipinti narrativi dell’artista – specie i famosi cicli realizzati per varie confraternite religiose – trasportano le storie sacre nella vita vera, collocandole in scenari fantastici, benché arricchiti con infiniti dettagli e riferimenti contemporanei. Ispirato dall’ambiente e dalla società della sua straordinaria città, Carpaccio unisce l’attenta osservazione della scena urbana con il suo particolare trasporto per il poetico e il fantastico”.

“Le sue opere, forse più di quelle di altri artisti veneziani del Rinascimento, rappresentano l’essenza della “venezianità”, ossia lo spettacolo sfarzoso e la mitologia della Repubblica Serenissima, in quel momento all’apogeo economico e culturale. Venezia , anche con questa mostra, celebra la sua storia, la sua tradizione, e un suoi illustre pittore che, con la sua arte, ha raccontato la Città, la sua bellezza riuscendo a tramandare fino a noi immagini di vita quotidiana di un passato che torna, così, a vivere” commenta il Sindaco Luigi Brugnaro.

Prestiti concessi generosamente da musei, chiese, istituti e collezioni private, d’Europa e degli Stati Uniti, consentono di riportare a Venezia opere da secoli lontane dalla laguna; talune inviate dallo stesso artista negli antichi territori un tempo legati alla Serenissima come l’Istria e la Dalmazia e mai finora tornate. Esse sono essenziali per poter ora proporre nelle sale dell’Appartamento Ducale un itinerario che documenta nella maniera più oggettiva e completa l’evoluzione dell’arte di Carpaccio. 45 dipinti di tema religioso, profano o di genere – tra essi alcuni di grandi dimensioni – evidenziano le grandi doti immaginative, narrative, descrittive, oltre alla sapiente tecnica pittorica dell’artista. Unitamente, un folto nucleo di disegni dimostra la sua speciale capacità di ‘studiare’ in maniera minuziosa e dettagliata la realtà, rivelando i suoi peculiari interessi per la natura, per la prospettiva, per i costumi del suo tempo, per gli effetti della luce.

Da notare che la precedente monografica dedicata al maestro veneziano risale al lontano 1963. “Con questa magnifica mostra, che giunge a conclusione di scoperte e nuove attribuzioni, nonché di restauri straordinariamente rivelatori, si è oggi in grado di proporre al pubblico e agli studiosi un’aggiornata rilettura storico-critica della pittura di Carpaccio e della sua evoluzione, dagli inizi e fino alle opere tarde, solitamente sminuite dalla critica”, afferma Andrea Bellieni, Responsabile del Museo Correr.

“Con tali essenziali obiettivi, dalla collaudata collaborazione di Fondazione Musei Civici di Venezia e National Gallery di Washington, con la cura scientifica di Peter Humfrey è nato il progetto della mostra nelle due sedi di Washington e Venezia, fondata su una selezione mirata delle più rappresentative opere dell’artista. L’intento è tracciare, in termini sia tematici che cronologici, il rigoroso sviluppo della pittura carpaccesca da una prospettiva aggiornata. In questo la mostra si avvantaggia anche di un consistente nucleo di disegni autografi del pittore, autore del più ampio corpus sopravvissuto di disegni “di studio” del primo Rinascimento” aggiunge Chiara Squarcina, Dirigente delle attività museali.

La mostra offre anche l’occasione, davvero unica, per ammirare finalmente riunite, le due parti di una scena già compiuta ed unitaria, separate in circostanze sconosciute verso la fine del Settecento: le “Due dame” del Museo Correr, possedute a Venezia da Teodoro Correr, si ricongiungono con la “Caccia in laguna”, già presente a Roma nella collezione dello zio cardinale di Napoleone e oggi nel Getty Museum di Los Angeles; si riforma così la conturbante scena con le due elegantissime nobildonne veneziane in annoiata attesa del ritorno dei mariti dalla caccia in laguna con archi e ‘ballotte’; una ‘storia’ psicologica raccontata da Carpaccio con sottile sensibilità e sublime fascino immaginativo (il grande storico inglese John Ruskin alla fine del secolo XIX ne fu letteralmente soggiogato), dipinta su quella che, in origine, quasi certamente era un’anta di porta a soffietto posta tra due ambienti di un raffinato, privatissimo interno veneziano.

Infine, per il visitatore appassionato la mostra non potrà che proseguire fuori Palazzo Ducale, in un itinerario cittadino che, sulle orme dei grandi viaggiatori, scrittori ed esteti di fine Ottocento – coloro che letteralmente riscoprirono grandezza e fascino di Carpaccio – raggiunge soprattutto i due capolavori del pittore, completi e intatti nello sedi d’origine o di elezione: il ciclo di sant’Orsola presso le Gallerie dell’Accademia e il ciclo di San Giorgio degli Schiavoni nella omonima Scuola.


Nota biografica

VITTORE CARPACCIO (1465 ca. / 1525 o 1526)

“Carpaccio” è una forma italianizzata derivata da “Scarpaza”, nome della famiglia di mercanti veneziani da cui nacque intorno al 1465 l’artista; dopo aver firmato un’opera giovanile “Vetor Scarpazo”, ha utilizzato varianti del latino “Carpatio” o “Carpathius” per il resto della sua carriera.

Nulla di sicuro si sa sulla formazione e sugli inizi della carriera di Carpaccio; è probabile che sia stato apprendista nella bottega dei Bellini, lavorando sia con Gentile che con Giovanni Bellini. Successivamente potrebbe aver viaggiato nel territorio italiano. La sua prima opera datata è l’Arrivo di Sant’Orsola a Colonia (1490), telero del vasto ciclo raffigurante la storia leggendaria della popolare santa, originariamente realizzato per la Scuola di Sant’Orsola (ora a Venezia, Gallerie dell’Accademia). In quegli anni, sebbene molto giovane e assai pochi dipinti sicuramente anteriori ci siano pervenuti, Carpaccio doveva già essersi affermato come pittore indipendente, tanto da ricevere una commissione di tale rilievo e importanza. Carpaccio è oggi conosciuto soprattutto per i cicli narrativi per le ‘scuole’ (confraternite laiche veneziane): oltre a quello di Sant’Orsola, eseguito nel corso degli anni Novanta del Quattrocento, ne realizzò per la Scuola di San Giorgio degli Schiavoni (unico ancora nella sede originaria) e per la Scuola degli Albanesi (oggi diviso in musei diversi a Venezia, Milano e Bergamo), entrambi databili al primo decennio del Cinquecento; infine, nel decennio successivo, il ciclo per la Scuola di Santo Stefano (anch’esso diviso in vari musei italiani e internazionali).

Nel 1494 Carpaccio contribuì con un proprio dipinto all’ampio ciclo ‘a più mani’ raffigurante i Miracoli del Reliquiario della Vera Croce della Scuola Grande di San Giovanni Evangelista (ora a Venezia, Gallerie dell’Accademia). I teleri di Carpaccio realizzati per le Scuole contengono alcune delle immagini più memorabili della pittura rinascimentale veneziana: la vivace veduta urbana del Ponte di Rialto dal Miracolo della Vera Croce; San’Orsola dormiente nella sua camera da letto; San Giorgio che uccide il drago; Sant’Agostino nel suo studio con accanto il suo cagnolino.

Con la loro immediatezza narrativa, chiarezza spaziale, varietà di figure e appariscenza decorativa, le ‘storie’ di Carpaccio si collocano nella tradizione della pittura narrativa veneziana, sul solco e in parallelo di simili teleri di Gentile Bellini. Eppure, dalle sue opere spicca una personalità sorprendentemente originale, per vivacità aneddotica, spontanea umanità, nonchè per fantastiche ambientazioni architettoniche e paesaggistiche.

Non meno ‘iconiche’ sono altre sue immagini, come le due raffinatissime Due dame veneziane. Sorprendente è il suo speciale interesse per le specie botaniche e per il mondo degli animali, descritti analiticamente con intento indagatore assolutamente moderno e originale.

Nel 1507 ebbe definitivo riconoscimento col prestigioso incarico, pare raccomandato dal celebre Giovanni Bellini, per eseguire alcuni grandi dipinti storici destinati alla Sala del Maggior Consiglio di Palazzo Ducale (distrutti nell’incendio del 1577).

Il Carpaccio eseguì anche vari polittici e pale d’altare per chiese di Venezia e dello Stato veneto, dalla Lombardia alla Dalmazia; tuttavia, nell’ambito della pittura sacra, più efficaci solitamente appaiono le opere devozionali private di minori dimensioni, alcune delle quali dipinte con gli stessi inventiva e fascino dei gradi cicli.

Di Carpaccio possediamo, suddiviso in tante collezioni internazionali, il più ampio nucleo di disegni – studi compositivi d’insieme, o di dettaglio – pervenutoci da un pittore del rinascimento. L’analisi di tale importante corpus grafico ci mostra in concreto la ricetta delle sue sapienza compositivo-spaziale e grande padronanza di luce e colore, sperimentate col disegno su carta e poi riversate poi nei dipinti con tecnica fluida e sensibilissima.

La carriera di Carpaccio giunge al culmine, anche con il più generale riconoscimento del pubblico, tra il primo e il secondo decennio del nuovo secolo. Ma quello è anche il momento dell’irrompere a Venezia delle novità portate dai giovani pittori innovatori, in primis Giorgione, con la nuova poetica sentimentale servita dalla innovativa tecnica pittorica ‘tonale’. Carpaccio non fu insensibile a tali novità, ma sembra prenderne atto superficialmente, ossia per isolate felici suggestioni, rimanendo invece sempre fedele alla sua pittura analitica, minuziosa e prospettica. Così facendo Carpaccio progressivamente sembra distaccarsi dalla scena artistica veneziana assetata di novità; quindi lavora principalmente per lo ‘Stato da terra’, mandando opere soprattutto in Istria e Dalmazia, oltre che che verso i territori Treviso, Bergamo ecc. Parallelamente anche la sua ispirazione pare diminuire, ricorrendo frequentemente al riuso di modelli figurativi precedenti, nonché ricorrendo sempre più largamente all’aiuto di allievi e collaboratori (in primis il figlio Benedetto), per esecuzioni pittoriche certamente ancora d’effetto, ma non più minuziosamente accurate come nelle opere giovanili e della prima maturità totalmente autografe. Morì nel 1525 o 1526, lasciando a Venezia, ma non solo, una duratura fama di eccellenza pittorica. Sarà la storiografia della fine dell’Ottocento a recuperarne la figura, definitivamente consacrata nel Novecento quale il maggiore e più evocativo interprete, soprattutto con la forza immaginifica delle sue scenografiche visioni, architettoniche e naturalistiche, di quello che fu l’apogeo della civiltà rinascimentale a Venezia.


Fondazione Musei Civici di Venezia
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In collaborazione con
Studio ESSECI, Sergio Campagnolo
Referente Roberta Barbaro: roberta@studioesseci.net
 
Palazzo Ducale
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Tel. +39 041 2715911
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