Al MAN di Nuoro, le Metamorfosi di Matisse

Henri Matisse, Nu couché II, 1927, bronzo, Musée d’Orsay Paris Photo © François Fernandez © Succession H. Matisse, by SIAE 2023.

Matisse | Metamorfosi

Museo MAN, Nuoro
14 Luglio – 12 Novembre 2023

A cura di Chiara Gatti
da un progetto di
Sandra Gianfreda, Kunsthaus Zürich con Claudine Grammont, Musée Matisse, Nizza

Henri Matisse è uno dei più grandi artisti del Novecento, ma di lui, paradossalmente, è ancora trascurata una parte importante di produzione. La figura di Matisse scultore non è, infatti, conosciuta nelle pieghe più sottili della sua ricerca. Sebbene la pittura sia sempre rimasta la sua modalità espressiva principale, il “suo” linguaggio e la forma di indagine del visibile cui si dedicò per tutta la vita, Matisse condusse in contemporanea una riflessione sulla scultura (e altresì sull’incisione) che fa di lui uno degli artisti più completi del secolo scorso. La sua versatilità ha esplorato varie tecniche simultaneamente, con curiosità e acuta sperimentazione. Sullo sfondo di questa intelligenza poliedrica, l’opera scultorea di Matisse rivela una vita parallela rispetto a quella del colorista, una doppia anima votata alla materia, al volume, allo spazio, che merita di essere posta in relazione – in quanto a processi e traguardi – con quella di altri grandi scultori del XX secolo, eredi della lezione di Auguste Rodin e divenuti geni dell’avanguardia. Da Brancusi a Giacometti, da Boccioni a Wotruba.

Matisse travaillant au Nu couché II , Nice, 1927, Photographie Marc Lenoir Photo © Archives Henri Matisse © Succession H. Matisse, by SIAE 2023. 

Per la prima volta in Italia, il Museo MAN dedica oggi una mostra alla scultura di Henri Matisse. Il progetto espositivo, a cura di Chiara Gatti, rilegge e adatta agli spazi del museo sardo, il concept inedito e complesso della mostra Matisse Métamorphoses organizzata nel 2019 dalla Kunsthaus di Zurigo e dal Museo Matisse di Nizza. Un progetto destinato a ripensare Matisse, a riconsiderare il ruolo della sua opera nel panorama dell’arte della prima metà del XX secolo, alla luce di una più ampia ricerca estetica che vede proprio nella scultura il veicolo per nuove e rivoluzionarie soluzioni formali. In questo affondo necessario, emerge come sia stata in particolare la figura umana il tema principe della sua tensione verso la sintesi. Dall’indagine sul corpo, la postura, il gesto o la fisionomia, Matisse ha sviluppato un percorso di riduzione geometrica dell’immagine che lo ha portato verso un’astrazione ai limiti del radicale. Come l’artista stesso affermò nel 1908 nelle sue Notes d’un peintre: «ciò che mi interessa di più non è né la natura morta né il paesaggio, è la figura». La figura, non per il suo pathos, il suo lirismo, gli stati d’animo o la flessione esistenziale, ma per il suo senso di presenza nello spazio e la sua ideale evoluzione nel tempo. Matisse ha interrogato infatti il corpo nella sua relazione con l’ambiente prossimo e con il mutare delle circostanze in un lasso di tempo dilatato. Ecco allora l’evoluzione di un dato naturalistico in una sintesi finale che sublima la contingenza in una dimensione di perfezione assoluta. Lo spazio condiziona, a sua volta, un sistema di relazioni sottili fra sostanza fisica e vuoto abitato, fra i gesti e le linee dinamiche che essi disegnano nell’aria.

La mostra prende avvio, dunque, da una analisi del metodo di creazione dell’artista e dal suo lavoro di trasformazione della figura in variazioni seriali. Il percorso allinea sequenze di bronzi, datate dai primi anni Dieci agli anni Trenta, e soggetti presentati nei loro diversi stati successivi e accostati alle fonti di ispirazione dell’artista, tra cui fotografie di nudi e modelle in posa, oltre a una selezione essenziale di pochi dipinti in cui i motivi stessi svelano la doppia anima della sua ricerca parallela, pittorica e scultorea, in particolare nell’affrontare i temi dominanti del nudo, della danza, dell’odalisca. Attraverso circa 30 sculture e una ventina fra disegni, incisioni, oltre a fotografie d’epoca e pellicole originali, la scultura di Matisse verrà posta in relazione con i soggetti di una vita, le sue magnifiche ossessioni legate alle forme femminili, alla ricerca fisiognomica sulle modelle, alle attitudini e alla plasticità dei volumi.

Sullo sfondo di questa ricerca composita, ecco allora molte figure uniche, come Le tiaré, di cui non esistono stadi differenti, mentre altre si ripetono a intervalli diversi, variando e trasformandosi, come il celebre ciclo di Jeannette (I-V). Da qui l’artista sviluppa infatti un approccio concettuale che può essere descritto come una sorta di metodo di progressione formale. Come in una “metamorfosi”, che ben spiega il titolo della mostra, le sue figure evolvono da una trascrizione naturale a una sintesi radicale del dato visivo.

Anche nella sua pittura – come è stato ampiamente studiato dalla critica in passato – è possibile rilevare tale processo di metamorfosi, senza però giungere mai a considerare veri e propri cicli di opere come “serie”, ma piuttosto come frutto di un lungo iter di elaborazione che trova nella scultura e nella grafica, accostate alla pittura stessa, strumenti di indagine connessi gli uni con gli altri, nell’idea di un confine liquido fra tecniche. Ne è un esempio l’Odalisca del Museo Novecento di Milano, che trova corrispettivi e relazioni sottili e chirurgiche con disegni e bronzi coevi e di cui la mostra allineerà l’intera sequenza.


Dettagli tecnici
In collaborazione con Kunsthaus Zürich, Musée Matisse de Nice Catalogo bilingue ita/en: Sole24ore Cultura
Testi di Sandra Gianfreda, Bärbel Küster, Chiara Gatti Con la partecipazione del Museo Archeologico di Nuoro
 
 
Ufficio Stampa
STUDIO ESSECI – Sergio Campagnolo Via San Mattia 16, 35121 Padova
Tel. +39.049.663499
referente Simone Raddi, simone@studioesseci.net www.studioesseci.net
 
MAN_Museo d’Arte Provincia di Nuoro
Via Sebastiano Satta 27 – 08100 Nuoro tel +39.0784.252110
Orario invernale: 10:00 – 19:00 (Lunedì chiuso) info@museoman.it

Venezia: Africa 1:1 Cinque artisti africani a Ca’ Pesaro Galleria Internazionale d’Arte Moderna 

Alexandre Kyungu, Untitled, 2023, incision on rubber, 160×113 cm, – Courtesy of AKKA Project e Africa First – Photo credit of Chris Dennis Rosenberg Kimbugwe.

AFRICA 1:1
Cinque artisti africani a Ca’ Pesaro

Venezia, Ca’ Pesaro Galleria Internazionale d’Arte Moderna

Piano terra e Project room
20 maggio – 1 ottobre 2023 

In collaborazione con AKKA Project e Africa First by Serge Tiroche 

Venezia propone una ventata d’aria fresca proveniente dal continente africano: dal 20 maggio al 1 ottobre 2023, Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte Moderna accoglie AFRICA 1:1 Cinque artisti africani a Ca’ Pesaro, esposizione di opere site-specific create da Option Nyahunzvi (n. 1992 Zimbabwe), Pamela Enyonu (n. 1985 Uganda), Alexandre Kyungu (n. 1992 DRC), Boniface Maina (n.1987 Kenya) e Ngugi Waweru (n. 1987 Kenya).

L’esposizione è il frutto del progetto messo in atto da AKKA Project, Africa First e Ca’ Pesaro che, nello spirito della 18esima Biennale di Architettura, hanno dato vita a AFRICA 1:1 LAB, Artists Residency Program, progetto di residenza d’artista che ha portato 5 giovani artisti africani a sperimentare il vivace ambiente artistico veneziano e, al contempo, a offrire il loro personale contributo creativo alla città, che si prepara al preannunciato Laboratorio del Futuro della 18esima Biennale di Architettura curata da Lesley Lokko.

Ngugi Waweru, Conservative Bubble, 2023, mixed media and acrylics on canvas, 130×100 – Courtesy of AKKA Project e Africa First – Photo credit of Chris Dennis Rosenberg Kimbugwe.

Le residenze hanno visto la creazione di 5 spazi di lavoro, veri e propri studi, presso AKKA Project e al contempo l’immersione dei giovani artisti africani nel contesto culturale veneziano e di Ca’ Pesaro in particolare.
Attraverso lo studio della storia della Galleria, dei documenti originali e delle opere dei Maestri conservati nella collezione permanente, i cinque autori in residenza hanno costruito inediti dialoghi con la tradizione visiva della città e con la storia del Palazzo sul canal Grande.
L’arte contemporanea africana entra così negli spazi della Galleria Internazionale d’Arte Moderna con Pamela Enyonu, Alexandre Kyungu e Ngugi Waweru che introducono un’ampia riflessione sui temi dell’identità, del trauma e degli spazi socio-politici; Boniface Maina, invece, contribuisce al dialogo instaurato con le raccolte del Museo attraverso una visione surrealista, mentre Option Nyahunzvi esplora nuovi contesti di spiritualità.


Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte Moderna
Santa Croce 2076
30135 Venezia
Tel. +39 041 721127
capesaro.visitmuve.it

CONTATTI PER LA STAMPA
 
Fondazione Musei Civici di Venezia
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In collaborazione con
Studio ESSECI, Sergio Campagnolo
Roberta Barbaro: roberta@studioesseci.net

New York, Park Avenue Armory: TEFAF. 91 gallerie presentano arte moderna e contemporanea, gioielli, antiquariato e design da tutto il mondo

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TEFAF NEW YORK 2023

New York City, Park Avenue Armory

12–16 Maggio 2023

The European Fine Art Foundation (TEFAF) è lieta di presentare le opere di maggior rilievo di TEFAF New York, prevista dal 12 al 16 maggio 2023, con anteprima VIP su invito l’11 maggio. Questa selezione di 21 opere abbraccia arte moderna e contemporanea, gioielleria, antichità e design, riflettendo la qualità e diversità che caratterizzano l’offerta dei galleristi internazionali presenti a Park Avenue Armory.

TEFAF NY vedrà la partecipazione di 91 espositori, tutti massimi esperti nel proprio campo, tra cui 13 galleristi che prenderanno parte alla Fiera per la prima volta. L’evento si conferma un punto di riferimento che offre ad appassionati d’arte, collezionisti, professionisti del design e curatori l’opportunità di ammirare, nella stessa location, un ventaglio dinamico di opere di qualità museale.

Oltre alla parte espositiva, il TEFAF Programming ospiterà nei suoi incontri alcune delle menti più illustri del panorama mondiale, offrendo approfondimenti di settore e ispirando collezionisti e appassionati d’arte di ogni calibro. Inoltre, nelle stesse date della Fiera, TEFAF sarà presente in Rete con l’edizione di TEFAF Online, insieme a nuovi contributi editoriali della sua serie Stories e altri contenuti dedicati alla comunità TEFAF.

I membri della stampa possono richiedere l’accredito stampa qui.

Tutte le informazioni principali su TEFAF New York sono disponibili su www.TEFAF.com.

TEFAF

TEFAF è una fondazione no profit che sostiene l’esperienza e la varietà della comunità globale dell’arte, come dimostrano gli espositori selezionati per le sue due Fiere annuali di Maastricht e New York. TEFAF si pone come guida esperta per i collezionisti privati e istituzionali del mercato globale dell’arte, ispirando appassionati e compratori di tutto il mondo.

Bank of America

Bank of America è una delle istituzioni finanziarie maggiori del mondo che si rivolge a privati, piccole e medie imprese, e grandi corporation fornendo loro una gamma completa di prodotti e servizi bancari, d’investimento, di gestione patrimoniale, finanziari e di gestione del rischio. La società offre una convenienza impareggiabile negli Stati Uniti, servendo circa 67 milioni di privati e piccole imprese con circa 3900 filiali, 16.000 sportelli automatici e i suoi pluripremiati servizi bancari digitali dagli oltre 56 milioni di utenti verificati. Bank of America è un leader globale nella gestione patrimoniale, nell’attività bancaria per imprese e investimenti, nel trading in un vasto ventaglio di asset class: ha come clienti aziende, governi, istituzioni e privati di tutto il mondo. Bank of America offre un supporto da leader del settore a circa 3 milioni di piccole imprese a gestione famigliare attraverso prodotti e servizi innovativi e di semplice utilizzo. La società affianca i clienti nelle operazioni negli Stati Uniti e nei loro territori, e in circa 35 nazioni del mondo. Le azioni di Bank of America Corporation (NYSE: BAC) sono quotate alla Borsa di New York.

TEFAF Maastricht

TEFAF Maastricht è ampiamente riconosciuta come la fiera d’arte, antiquariato e design più importante del mondo. Con oltre 280 espositori di spicco provenienti da più di 20 nazioni, TEFAF Maastricht è la vetrina delle opere d’arte più prestigiose disponibili ogni anno sul mercato. Oltre alle sezioni tradizionali come dipinti degli Antichi Maestri, antichità e opere classiche, che interessano circa metà della Fiera, propone ai visitatori anche arte moderna e contemporanea, fotografia, gioielleria, design del XX secolo e opere su carta.

TEFAF New York

TEFAF New York è stata fondata all’inizio del 2016, originariamente sotto forma di due fiere d’arte ospitate ogni anno a Park Avenue Armory: TEFAF New York Fall e TEFAF New York Spring. Oggi TEFAF New York è un unico evento annuale che unisce arte moderna e contemporanea, gioielleria, antichità e design, grazie alla partecipazione di circa 90 dei maggiori galleristi di tutto il mondo. Tom Postma Design, noto per il suo lavoro innovativo per i più importanti musei, gallerie e fiere d’arte, ha progettato per la Fiera un design che interagisce con lo straordinario spazio che la ospita, aggiungendo un tocco al tempo stesso leggero e contemporaneo.


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Venezia, Museo del Vetro di Murano: Cento anni di NasonMoretti. Storia di una famiglia del vetro muranese

Cristalleria Nason & Moretti, Servizio Vittoriale, 1930, vetro ametista e rosso, ph: studiopointer.com

Cento anni di NasonMoretti.
Storia di una famiglia del vetro muranese

Murano (Ve), Museo del Vetro

19 maggio 2023 – 6 gennaio 2024

A cura di Cristina Beltrami e Chiara Squarcina

La mostra celebra una nota realtà muranese, la NasonMoretti che nel 2023 festeggia cent’anni di attività.
“Un’occasione” – come afferma la Presidente della Fondazione MUVE, Mariacristina Gribaudi – “per guardarsi indietro, svelare gli archivi e condividere con il pubblico del Museo del Vetro una storia aziendale importante fatta di oltre diecimila modelli”.

“La mostra – e il successivo volume celebrativo edito da Marsilio – daranno conto degli oggetti di maggior successo creati dalla fornace e delle collaborazioni con alcuni importanti nomi del design e dell’architettura, senza trascurare una sezione dedicata all’attualità a dimostrazione della vitalità di questa grande impresa familiare muranese”, anticipano Cristina Beltrami e Chiara Squarcina, curatrici dell’esposizione.

Cristalleria Nason & Moretti, Bottiglie in vetro acidato, anni cinquanta, ph: studiopointer.com

Nata nel 1923, come Cristalleria Nason & Moretti, l’azienda sceglie fin da subito uno specifico indirizzo – l’arte della tavola – e, con un piglio di profonda modernità, è capace di tenere fede alla tradizione tecnica del passato reinterpretandola secondo formule contemporanee e una lavorazione, già allora, semi-industriale per l’ampio utilizzo dello “stampo”. La prima sala accoglierà infatti il visitatore con un allestimento scenografico di grande effetto che metterà subito in evidenza come la peculiarità della NasonMoretti sia legata all’arte della tavola con oggetti dalle forme più varie e dalle colorazioni intensissime.

Il percorso espositivo prosegue cronologicamente dai servizi simbolo, come il Francesca del 1926, del quale si conserva un esemplare al Museo della Wolsfoniana di Genova, e il Servizio per il Vittoriale del 1930 in vetro nero e rosso corallo o il Rep, calice ufficiale delle tavole del Quirinale – sempre in uno stretto dialogo tra disegno e oggetto realizzato.

Forte di una palette ricchissima e di una costante apertura al nuovo la Nason & Moretti è divenuta un punto di riferimento del design, fin dal 1955 quando le coppe Lidia si aggiudicano il Compasso d’oro. Quella stessa serie di vetri che due anni più tardi, nel 1956, l’architetto Philip Johnson dona al museo MoMa di New York. A partire dalla metà degli anni cinquanta la Nason & Moretti è anche una presenza costante delle Biennali veneziane.
L’esposizione si chiuderà infine con una serie di vetri iconici più recenti – per lo più ancora in produzione e con alcune collaborazioni con artisti e designer contemporanei come Fabio Bortolani, Maria Grazia Rosin, Marco Zito, Matteo Zorzenoni.

“Questa mostra” – a sottolinearlo è il Sindaco di Venezia Luigi Brugnaro – “vuole essere non solo un momento di riscoperta e condivisione rispetto ad una realtà di un passato prestigioso ma intende omaggiare una delle eccellenze veneziane tra le più famose nel mondo. Celebrare il secolo di attività di una storica realtà del nostro territorio è anche onorare la tenace resilienza dei maestri vetrai muranesi che hanno saputo rimboccarsi le maniche e superare degli anni particolarmente difficili. Venezia e questa Amministrazione comunale, saranno sempre dalla parte di chi onora la tradizione veneziana e la esporta nel mondo ma, soprattutto, sarà sempre pronta a difendere questa arte perché possa continuare ad affascinare e ad incuriosire soprattutto le nuove generazioni”.
La famiglia Nason, profondamente unita, ribadisce infine: “Siamo orgogliosi di ricordare la storia della nostra azienda, ancora con un’impronta familiare come lo fu fin dagli esordi. Ripercorrere i modelli e le vicende del nostro passato ci ha riportato alla memoria tanti momenti che ci fanno guardare al futuro con ancora maggior fiducia”.


Maggiori informazioni ►qui
 
Museo del Vetro
Fondamenta Giustinian 8
30141 Murano
Tel. +39 041 739586
museovetro.visitmuve.it
 
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In collaborazione con Studio ESSECI
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Al M9 – Museo del ‘900 di Mestre Vitruvio Virtual Reality presenta la nuova video installazione “Nel Tumulto” nell’ambito della mostra “Rivoluzione Vedova”

Nel tumulto
Situazioni contrastanti simultanee

La nuova video installazione di Vitruvio Virtual Reality per la mostra “Rivoluzione Vedova” all’M9 – Museo del ‘900 di Mestre.

Un omaggio all’artista Emilio Vedova che coniuga in maniera creativa il linguaggio artistico informale con la tecnica di computer grafica 3D.

Fino al 26 novembre 2023

M9 – Museo del ’900
Via Giovanni Pascoli 11, Venezia-Mestre

In occasione della mostra “Rivoluzione Vedova” ideata e progettata da Fondazione Emilio e Annabianca Vedova e coprodotta con M9 – Museo del ‘900Vitruvio Virtual Reality ha curato, ideato e realizzato la video installazione site specific e l’area immersiva di proiezione per celebrare l’arte di Emilio Vedova. L’esposizione, a cura di Gabriella Belli, è visitabile fino al 26 novembre 2023 al terzo piano dell’M9 – Museo del ‘900 di Mestre.

La mostra apre un percorso inedito che sceglie l’arte contemporanea come strumento per esplorare e interpretare la storia sociale, culturale, politica ed economica del Novecento, una scelta che sottolinea il ruolo centrale di Emilio Vedova, la cui opera è interprete e testimone di un forte legame storico e civile con gli eventi che hanno segnato il XX secolo, mantenendo oggi la forza di una costante attualità.

In questo contesto ben si inserisce l’installazione di Vitruvio Virtual Reality, studio bolognese specializzato in computer grafica che realizza spot pubblicitari, tour virtuali per mostre o eventi di moda, esperienze di realtà aumentata e virtuale. Vitruvio Virtual Reality recentemente con lo showroom VVR Fashion Metaverse ha guadagnato il posto di unico studio europeo finalista nella categoria Built Experiential del premio internazionale Metaverse Architecture and Design Awards creato dalla rivista statunitense Interior Design Magazine.

L’intervento è una sfida alla rappresentazione, una guida alla scoperta del segno e dei luoghi che hanno caratterizzato la vita dell’artista. Attraverso l’analisi del suo lavoro e del corpus teorico, il team multidisciplinare di Vitruvio Virtual Reality ha portato il proprio tributo con un corto in qualità cinematografica della durata di 3 minuti e 30 secondi pensato per essere proiettato in un apposito spazio immersivo composto da 4 pareti contrapposte (superficie totale 56 mq) che avvolgeranno il visitatore ponendolo al centro dell’immaginario del grande artista veneziano. Una sala immersiva che promette un’esperienza emozionale nel mondo gestuale e creativo di Vedova.

Nel tumulto: il concept

Nel tumulto” è un’opera multimediale site specific che si colloca all’incrocio tra la pittura, la filosofia, l’architettura e i segni di un immaginario visivo mutuato dal genius loci veneziano.

Mediante l’elaborazione tridimensionale dell’immagine restituita con una tecnica apparentemente bidimensionale, in bianco e nero, colori chiave del linguaggio pittorico dell’artista, abbiamo creato un’immedesimazione empatica tra fruitore e artista sotto forma di dialogo introspettivo con il contesto semiotico della città” così dichiara Simone Salomoni coordinatore del progetto e co-fondatore di Vitruvio Virtual Reality.

Il tema centrale dell’installazione è il rapporto tra l’artista e la città, che Vedova ha sempre considerato come fonte d’ispirazione. Il suo lavoro, infatti, è strettamente legato al contesto lagunare, alla sua luce, ai suoi colori e alle sue architetture. Nel video si esplora lo stato emozionale dell’artista, la traslazione semantica tra oggetto e segno, l’impulso cinestesico e la gestualità che diventa un’azione energica, quasi una performance. L’installazione di Vitruvio Virtual Reality completa così il percorso espositivo della mostra che racconta con centotrenta opere il punto di vista di questo grande artista ed intellettuale, mettendoci a confronto, attraverso i suoi lavori, con i capitoli “caldi” della nostra storia recente, dalle macerie della Seconda guerra mondiale agli avvenimenti della politica internazionale che hanno sconquassato il mondo negli anni Sessanta e Settanta e ben oltre, fino alle soglie del Duemila.  

Immergendosi “Nel tumulto” il visitatore, il cui punto di vista coincide anche con il piano pittorico, assisterà a una narrazione sviluppata su due livelli convergenti, scanditi da momenti di immedesimazione nell’azione-gesto in cui strati di segni e di pittura si sommano tra loro e da momenti contemplativi in cui emergono i luoghi e le architetture di Venezia che hanno ispirato i lavori di Vedova.

L’esposizione si avvale del patrocinio della Regione del Veneto e del Comune di Venezia ed è sostenuta in qualità di main sponsor da Generali Valore Cultura, il programma pluriennale di Generali Italia per rendere l’arte e la cultura accessibili a un pubblico sempre più vasto e per valorizzare la comunità e i territori, e dal Gruppo SAVE, sempre attento a promuovere iniziative culturali di rilievo.

Hanno contribuito Venezia Unica, AVA – Associazione Veneziana Albergatori e, in qualità di Official Partner, Camera di Commercio di Venezia Rovigo e Trenitalia.


INFORMAZIONI UTILI:
TITOLO VIDEO INSTALLAZIONE: Nel tumulto. Situazioni contrastanti simultanee
IDEATA E REALIZZATA DA: Vitruvio Virtual Reality
NELL’AMBITO DELLA MOSTRA: Rivoluzione Vedova
MOSTRA REALIZZATA DA: Fondazione Emilio e Annabianca Vedova, M9 – Museo del ‘900
MOSTRA A CURA DI: Gabriella Belli
DOVE: M9 – Museo del ‘900, Via Giovanni Pascoli 11, Venezia-Mestre
QUANDO: Fino al 26 novembre 2023
ORARI: mercoledì-giovedì-venerdì dalle 10 alle 18; sabato-domenica dalle 10 alle 19; lunedì e martedì chiuso. La biglietteria chiude un’ora prima.
COSTO BIGLIETTO MOSTRA: Intero 10 euro, Ridotto 8 euro
 
CONTATTI
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Genova, Palazzo Ducale: Aperta al pubblico la mostra “Cinque minuti con Van Gogh. A tu per tu con un Capolavoro”

Vincent Van Gogh, Paesaggio con covoni e luna nascente, 1889
Olio su tela, cm 72×91,3 – © Kröller – Müller Museum, Otterlo, The Netherlands

Dopo il grande successo di “Cinque minuti con Monet” a Palazzo Ducale di Genova torna il format che consente
di stare a tu per tu con i grandi capolavori della storia dell’arte.
Questa volta con l’artista più amato al mondo, Van Gogh.

La mostra è stata aperta al pubblico venerdì 12 maggio a partire dalle ore 15.00.

L’OPERA
Paesaggio con covoni e luna nascente, 1889

L’8 maggio del 1889 Vincent Van Gogh entra volontariamente nel manicomio di Saint-Paul-de-Mausole. Davanti a lui si apre la prospettiva di una triste esclusione dalla società: è destinato a vivere tra le urla e le intemperanze dei pazienti che manifestano di continuo la loro instabilità mentale. Per alleviare questa situazione, il fratello Theo riesce a procuragli la possibilità di avere a disposizione anche una camera dove dipingere, al primo piano della struttura. Per un anno, quella stanza sarà il suo atelier, illuminato dalla luce che penetra da una sola finestra, alla quale Van Gogh si affaccia ogni giorno. Il panorama che Vincent scorge da quel punto diventerà presto il soggetto dominante delle opere prodotte durante i mesi che trascorre come “pensionato internato”. Lo stesso campo di grano, dipinto ad ogni cambio di stagione, a diverse ore del giorno, quasi un’ossessione per lui.

In una lettera al fratello Theo Vincent confessa: “[…] attraverso la finestra con le sbarre di ferro posso scorgere un quadrato di grano in un recinto, una prospettiva alla maniera di Van Goyen, sopra la quale al mattino vedo sorgere il sole nel suo splendore“.

Van Goyen è un pittore olandese del Seicento – un artista barocco, proprio come l’autore degli affreschi della Cappella del Doge – uno specialista del paesaggio senza figure umane, un cultore dei colori tenui e delle atmosfere rarefatte del Nord Europa: anche all’interno del manicomio, durante uno dei periodi più duri della sua vita, Van Gogh non rinuncia a riflettere sulla storia dell’arte, si confronta con la pittura barocca cercando di inserire il suo lavoro nel solco di una nobile tradizione. Lui che si è sempre voluto sentire un pittore tra pittori, non un rivoluzionario e nemmeno un alieno, bensì un artista apprezzato per il suo talento.
Di quel campo coltivato esistono almeno dieci versioni, tutte diverse tra loro, tutte uniche.
All’inizio del mese di luglio 1889 dipinge Paesaggio con covoni e luna nascente, dove riprende uno schizzo che aveva disegnato in una lettera inviata a Gauguin: “Ne ho uno in preparazione al sorgere della luna sullo stesso campo dello schizzo della lettera di Gauguin, ma i covoni sostituiscono il grano. È giallo ocra opaco e viola […]”.
La terra si anima trasformandosi in una superficie mobile sulla quale i volumi dei covoni fanno eco ai pendii morbidi delle colline e ai crepacci dei monti.
Siamo all’ora del tramonto, la luna sta sorgendo dietro alle montagne e il grano si tinge di arancione, il tono violaceo dei monti rimanda già ad un paesaggio notturno, i tocchi di pennello risentono ancora del linguaggio inventato dai pittori impressionisti, al quale Van Gogh si sente intimamente legato.
Proprio come Monet aveva trattato i covoni e le cattedrali, così Vincent registra il mutamento della luce e dei colori di uno stesso punto di vista nel corso dei giorni e delle stagioni. Per mesi ripete instancabilmente il campo recintato da un muretto a secco con le montagne sullo sfondo, cambia semplicemente il momento della giornata o aggiunge piccoli dettagli: all’alba, al tramonto, alla sera, a volte inserisce un mietitore. Incredibilmente, nel periodo di maggiore instabilità mentale, riesce a portare avanti un progetto artistico estremamente razionale. Programma le sue sessioni di lavoro, studia gli effetti cromatici e calcola i gesti da compiere sulla tela.

Paesaggio con covoni e luna nascente
 è la prova che Vincent nemmeno a Saint-Remy ha mai dipinto in preda alle sue crisi psicotiche, ma ha sfruttato i suoi rari momenti di lucidità per comporre capolavori di chiara matrice impressionista, esaltati da pennellate sofferte e precarie, che segnano la strada verso l’Espressionismo.

Il Kröller-Müller Museum di Otterlo
In vita, Helene Kröller-Müller volle affidare all’arte il compito di traghettare la società verso il futuro, espandendo il mondo delle opere oltre il concetto del bello.
Desiderando ardentemente appagare l’intima e profonda esigenza di lasciare un segno del proprio passaggio sulla terra, Helene comprese il valore del contributo che sia lei che l’arte potevano dare.
Infatti, tra il 1907 e il 1938 mise insieme una raccolta senza eguali in Europa, che comprendeva dipinti di Picasso, Gris, Mondrian, Signac, Seurat, Redon, Cranach, Gauguin, Renoir e Latour.
Ma fu colei che, prima di ogni altro, seppe apprezzare l’opera di Van Gogh, a cui si sentì legata riconoscendo nella sua arte la sua stessa spiritualità personale e non dogmatica.
Riconoscendo nel pittore olandese lo stesso tormento che la pervadeva, Helene comprese il senso di modernità rivoluzionario nella violenta trascrizione della realtà contenuta nelle opere di Vincent. La ricerca di assoluto di Van Gogh la disorientava e affascinava; percepiva nei dipinti la stessa inquietudine che sente nella sua anima, che trova consolazione e pace grazie al valore terapeutico della pittura, la porta verso un universo altro.
È il 1908 quando acquista il primo dipinto di Van Gogh, poi altri tre nei mesi seguenti e poi altri e altri ancora fino a costituire la collezione di opere del pittore olandese più importante al mondo, seconda solo al Van Gogh Museum di Amsterdam.
Helene Kröller-Müller espose i quadri di Van Gogh in Europa e negli Stati Uniti incrementando, così, non solo la fama dell’artista ma anche quella della propria collezione, gettando le basi per convincere lo stato olandese a partecipare alla costruzione del museo. Lavori che iniziarono nel 1937 e che videro, un anno dopo, l’apertura al pubblico del Museo con Helene nel ruolo di direttrice.


Informazioni e prenotazioni
T. +39 010 8171600
www.palazzoducale.genova.it
www.arthemisia.it

Hashtag ufficiale
#CinqueMinutiConVanGogh

Biglietti
Intero
 € 8,00
Ridotto
 € 7,00

Ufficio Stampa Arthemisia
Salvatore Macaluso | sam@arthemisia.it
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Ascona (Svizzera), Museo comunale d’arte moderna: NANDA VIGO. Alfabeto Cosmogonico

Allestimento mostra Nanda Vigo. Alfabeto Cosmogonico, Museo Comunale d’Arte Moderna Ascona,
2 aprile – 25 giugno 2023, ©FotoStudio1 Ascona

ASCONA (SVIZZERA) – MUSEO COMUNALE D’ARTE MODERNA

FINO AL 25 GIUGNO 2023

LA PRIMA RETROSPETTIVA SVIZZERA DI NANDA VIGO

L’esposizione, dal titolo Alfabeto Cosmogonico, ripercorre l’iter creativo di una delle figure più significative del dopoguerra, attraverso 40 opere realizzate tra la fine degli anni Cinquanta e gli anni Duemila.

a cura di Alberto Fiz in collaborazione con Archivio Nanda Vigo

Il Museo Comunale d’Arte Moderna di Ascona (Svizzera) apre la stagione espositiva 2023 con la prima retrospettiva in Svizzera di Nanda Vigo (1936-2020), tra le figure più significative del dopoguerra, dal titolo Alfabeto Cosmogonico.
La mostra, in programma dal 2 aprile al 25 giugno 2023,curata da Alberto Fiz e realizzata in collaborazione con l’Archivio Nanda Vigo di Milano, analizza l’intero percorso creativo dell’artista attraverso 40 opere realizzate tra fine degli anni Cinquanta e gli anni Duemila, che documentano le fasi salienti della sua creatività.

Allestimento mostra Nanda Vigo. Alfabeto Cosmogonico, Museo Comunale d’Arte Moderna Ascona,
2 aprile – 25 giugno 2023, ©FotoStudio1 Ascona

“L’opera di Nanda Vigo – afferma Alberto Fiz – rappresenta per lo spettatore l’occasione di un’esperienza immersiva e totalizzante resa esplicita dal progetto espositivo proposto ad Ascona che consente una serie d’interazioni con le opere. L’artista non crea dogmi ma attiva spazi di libertà dove va incontro a una dimensione impercettibile e imponderabile che sembra connettersi con talune problematiche della filosofia e della scienza”.

Il percorso, suddiviso per aree tematiche, si apre con una sezione dedicata all’architettura e per la prima volta vengono riscostruiti, grazie alla collaborazione con l’Accademia di Architettura di Mendrisio (hanno lavorato su disegni originali),  due progetti concepiti rispettivamente nel 1959 e nel 1965 come le Torri cimiteriali (in questo caso, il cimitero si sviluppa in altezza creando le “Twin Towers per i defunti”, come ha affermato Nanda Vigo) e il Monumento per i morti del Vajont, fondamentali per comprendere la sua ricerca successiva. Una serie di documenti video e fotografici illustrano alcuni dei suoi progetti più famosi come la Zero House (1959-1962), la prima delle sue architetture immersive o Scarabeo sotto la foglia (1965-1968) realizzata con Gio Ponti.

Il pubblico entra quindi in relazione con la sua indagine più famosa, quella della fine degli anni Cinquanta legata alla “cronotopia” che rappresenta la fusione del tempo (cronos) con lo spazio (topos) attraverso la luce. Per realizzare i Cronotopo, Nanda Vigo si serve di forme semplici: una struttura quadrangolare di metallo, entro cui inserisce lastre di vetri industriali che filtrano la luce. Quando questa attraversa i vetri, in maniera differente a seconda del momento della giornata (tempo) e dell’angolo con cui vengono colpiti (spazio), generano sensazioni di mutazioni, impressioni incerte di spazio e luminosità diversamente percepibili, capaci di trasportare il visitatore in un’altra dimensione. In mostra, s’incontrano cinque Cronotopo, oltre all’Ambiente Cronotopico del 1968 di oltre due metri e mezzo che consente di vivere un’esperienza immersiva: “La luce va e non ha dimensione e si può viaggiare lontano”, ha scritto a tal proposito Nanda Vigo che ha sempre concepito la sua ricerca in chiave ambientale.

Uscendo dalla sala dedicata alla “cronotopia” si entra in uno spazio dove il dinamismo della luce passa attraverso i Deep Space, realizzati tra il 2010 e il 2015, opere radianti o direzionali in vetro specchiato con all’interno una luce blu che richiama una dimensione cosmogonica.

Non manca poi una sezione dedicata ai Light Tree (1970-1985) che sviluppano un’innovativa idea di riflessione sullo spazio, dove natura e artificio trovano una nuova dinamica. I Light Tree hanno come riferimento la simbologia dell’albero e, come scrive Nanda Vigo: “radici nella terra, rami verso il cielo, figurazione logica, soprattutto se il ramo apporta la luce la cui propagazione nello spazio ci dà la formulazione matematica, l’unica non relativa”.

Al secondo piano, il visitatore viene accolto dalla Parete Cronotopica di oltre quattro metri, realizzata per l’occasione, in grado di modificare radicalmente la percezione complessiva del museo. La Parete Cronotopica rimarrà in permanenza al Museo di Ascona arricchendo la sua collezione d’arte contemporanea.

L’opera è stata eseguita in base ai progetti di strutture modulabili di Nanda Vigo che rappresentano un aspetto fondamentale dei suoi interventi architettonici, come dimostra la presenza della Parete Cronotopica nella sua casa milanese e in quasi tutti i suoi lavori fino ai più recenti.

La rassegna dà poi l’opportunità allo spettatore d’immergersi nei due Genesis Light, del 2006 e 2007, opere in cristallo nero e neon rosso che evocano, con infiniti rimandi, il cosmo e la sua simbologia.

Allestimento mostra Nanda Vigo. Alfabeto Cosmogonico, Museo Comunale d’Arte Moderna Ascona,
2 aprile – 25 giugno 2023, ©FotoStudio1 Ascona

In questa ampia disamina sul lavoro di Nanda Vigo la rassegna analizza in maniera approfondita il rapporto profondo che lega l’artista col mondo del design e in quest’occasione viene creato un vero e proprio spazio abitabile dove si ritrovano le sue creazioni più famose, tra cui il Mobile Cronotopo(1974)o la Golden Gate (1969), la sua lampada più celebre con la luce fluorescente che sembra scaturire direttamente dall’acciaio cromato. Tra gli altri oggetti iconici, la Due Più (1971) dove la seduta e gli schienali in pelo di Mongolia appaiono quasi sospesi dalla struttura in tubolare di acciaio o il lampadario Stars Fell on Alabama (2019) che strizza l’occhioalla musica jazz.

Uscendo dallo spazio dedicato al design, lo spettatore si trova di fronte ai Goral (nella filosofia buddista rappresenta la luce della creazione e nella religione ebraica il destino scelto da noi), due imponenti obelischi della contemporaneità realizzati nel 2015 che custodiscono al loro interno segnali luminosi che evocano universi immaginari.

In un percorso circolare, a concludere la mostra compare l’opera che ne dà il titolo Alfabeto Cosmogonico (anni ’80)con una serie di strutture trapezoidali di differenti dimensioni ricoperte di specchi. Le opere, in base alla loro disposizione, riflettono l’ambiente circostante che diventa parte integrante dell’installazione creando un linguaggio misterioso. Il meccanismo percettivo è reso esplicito dalla proiezione di Venerezia, Venezia è un’illusione cosmica del 1978, un raro film realizzato da Nanda Vigo che la vede protagonista di una performance, dove elementi specchianti interagiscono sia con l’architettura della città lagunare sia con il suo corpo utilizzando il medesimo linguaggio dell’Alfabeto Cosmogonico.

La mostra è accompagnata da un catalogo bilingue (italiano e inglese) edito da Magonza che prevede un’esauriente documentazione dell’allestimento al Museocon saggi di Ilaria Bignotti, Alberto Fiz, Fulvio Irace, Barbara Könches, Marco Meneguzzo e dell’Archivio Nanda Vigo.

Copertina Domus n. 653 con ritratto di Nanda Vigo, 1984,
Ph. Gabriele Basilico, courtesy Archivio Nanda Vigo

Nanda Vigo – Note biografiche

Nanda Vigo (Milano, 1936–2020) dimostra interesse per l’arte fin da giovanissima quando ha occasione di trascorrere del tempo in compagnia di Filippo de Pisis, amico di famiglia, e di osservare le architetture di Giuseppe Terragni. Dopo essersi laureata all’École polytechnique fédérale di Losanna decide di partire per l’America dove inizia un importante stage a San Francisco. Nel 1959 Vigo apre il proprio atelier a Milano. Dal 1959 frequenta lo studio di Lucio Fontana e si avvicina poi agli artisti che avevano fondato la galleria Azimut a Milano, Piero Manzoni e Enrico Castellani. In quel periodo tra viaggi e mostre in tutta Europa, Vigo conosce gli artisti e i luoghi del movimento ZERO in Germania, Olanda e Francia. Nella sua attività Vigo sviluppa un percorso interdisciplinare tra arte, design e architettura con molteplici progetti. Nel 1959 inizia la progettazione della ZERO House a Milano, terminata nel 1962. Tra il 1964 e il 1966 partecipa ad almeno tredici mostre ZERO e nel 1965 cura la leggendaria mostra ZERO avantgarde nello studio di Lucio Fontana a Milano. Tra il 1965 e il 1968 collabora e crea con Gio Ponti la casa Lo scarabeo sotto la foglia a Malo in provincia di Vicenza. Negli anni Sessanta inoltre lavora e realizza i Cronotopi, dal greco cronos (tempo) e topos (luogo). Nel 1971 viene premiata con il New York Award for Industrial Design per il suo sviluppo delle lampade (lampada Golden Gate) e nello stesso anno realizza uno dei suoi progetti più spettacolari per la Casa Museo Remo Brindisi a Lido di Spina nei pressi di Ferrara. Nel 1976 vince il 1° Premio St. Gobain per il design del vetro. Negli anni Settanta crea la serie di opere dal titolo Trigger of the Space, mentre nel 1980 realizza Alfabeto Cosmogonico. Degli anni Duemila fanno invece parte opere come Genesis, Deep Space e Galactica Sky. Scompare il 16 maggio 2020 a Milano e il 9 settembre le viene assegnato il premio XXVI Compasso d’Oro alla Carriera.


NANDA VIGO. Alfabeto Cosmogonico
Ascona (Svizzera), Museo Comunale d’Arte Moderna (via Borgo 34)
2 aprile – 25 giugno 2023
a cura di Alberto Fiz in collaborazione con Archivio Nanda Vigo
 
Inaugurazione: sabato 1° aprile 2023, ore 18.30
 
Orari:
martedì-sabato, 10.00 – 12.00; 14.00 – 17.00
Domenica e festivi, 10.30 – 12.30; 14.00 – 16.00
Lunedì chiuso
 
Biglietti:
Intero, 10.00 fr.sv./euro
Ridotto, 7.00 fr.sv./euro (studenti, AVS, pensionati, gruppi)
Gratuito, giovani fino a 18 anni
 
Informazioni:
tel. +41 (0)91 759 81 40; museo@ascona.ch
 
Sito internet: www.museoascona.ch
 
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Roma, Studio Campo Boario: FINISSAGE La città inservibile. Morfologie indisciplinate – A cura di Michela Becchis

La città inservibile.
Morfologie indisciplinate

A cura di Michela Becchis

Finissage 13 maggio 2023 ore 18.00-21.00

Studio Campo Boario
Viale del Campo Boario 4A – Roma

Fino al 13 maggio 2023 Studio Campo Boario presenta La città inservibile. Morfologie indisciplinateuna mostra-progetto a cura di Michela Becchis, realizzata con il contributo e l’organizzazione di Officine delle Culture APS

La città inservibile è il punto di arrivo di un percorso iniziato un anno fa e che ha visto dialogare in più occasioni 4 artiste e 4 studiose intorno al tema della città e dello spazio urbano. L’incontro fra le diverse sensibilità nell’indagare un “luogo” dalle molte identità, spesso permeato da visioni pregiudiziali, restituisce 4 mostre, molto differenti per medium e immaginari attivati, ciascuna con uno suo spazio definito all’interno di Studio Campo Boario ma tutte allestite in contemporanea: sono percorsi paralleli scaturiti dallo stesso campo di ricerca, frutto di una serie di riflessioni che si sono accavallate nel tempo. 

Il risultato è una intensa trama di relazioni che si rimandano l’un l’altra, offrendo un ventaglio di letture della città: sono letture lucide, conflittuali, illuminate da angolazioni impreviste, che criticano e frantumano qualsiasi cornice omologante. Quali corpi attraversano le nostre città? Quale sguardo oltrepassa la paura per elaborare al femminile pratiche di libertà? Come si può costruire uno spazio urbano dove l’inquietudine si trasformi in elemento conoscitivo e il turbamento in dispositivo per far emergere nuove visioni? 

Questo dialogo, non usuale e aperto, ha “formato” delle coppie che agiscono insieme in questo arcipelago di esposizioni:

Sonia Andresano con Michela Becchis, storica dell’arte e curatrice.
Un disordine difficilmente sanabile riempie lo spazio. Un dissesto che compromette l’equilibrio si espande in un sotterraneo romano. Sulla pavimentazione si specchia l’immagine di una risalita, in questa geometria del disagio, un paesaggio riemerge da una buca.

Francesca Balducci con Daniela Angelucci, docente di Estetica.
Le 12 tavole che compongono il lavoro di Balducci rappresentano paesaggi materici inglobati all’interno di figure. Frutto di una pratica di cammino condotta all’interno della città intesa come relazioni e imprevisti e testimonianza delle alterità incontrate, delle emozioni vissute nei luoghi attraversati.

Matilde Cenci con Federica Castelli, ricercatrice di Filosofia politica. 
Nel suo lavoro fotografico, Cenci costruisce una “città del desiderio” che accoglie elementi naturali e tecnologici con una sua mitologia, un suo passato, suoi abitanti: antichi disegni di cellule diventano le sue mappe e alcune creature alchemiche si presentano come idoli di un luogo urbano che sfugge a ogni binarismo.

Priscilla Pallante con Serena Olcuire, urbanista.
Uno studio preparatorio sulla percezione subliminale nello spazio urbano attraverso modelli, quantitative data, rappresentazioni, artifici. l’Umano e l’Artificiale collaborano ad una riflessione su quanto il pre-giudizio o l’assenza di uno sguardo giudicante possano condurre ad un’alterazione dei dati o, talvolta, alla loro sublimazione.


INFO
La città inservibile. Morfologie indisciplinate
A cura di Michela Becchis
Organizzazione: Officine delle Culture APS
Sonia Andresano/Michela Becchis
Francesca Balducci / Daniela Angelucci
Matilde Cenci / Federica Castelli
Priscilla Pallante / Serena Olcuire

Opening giovedì 20 aprile 2023 dalle ore 18.00 alle 21. 00
Studio Campo Boario di Alberto D’Amico
Viale del Campo Boario 4A – Roma

Finissage 13 maggio 2023 ore 18.00-21.00
Orari: dal giovedì al sabato 18.00 – 20.00 o su appuntamento
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Roma, Palazzo Bonaparte: SUCCESSO SENZA PRECEDENTI della mostra su VAN GOGH che chiude con oltre 580mila visitatori

Immagine dell’allestimento

LA MOSTRA
“VAN GOGH. Capolavori dal Kröller-Müller Museum”

Più di 3.000 persone al giorno, code incessanti dalla mattina alla sera, Piazza Venezia bloccata per la quantità di persone che hanno quotidianamente atteso di visitare la mostra più amata di sempre. Van Gogh a Palazzo Bonaparte di Roma è la mostra dei record.

580.741 visitatori complessivi provenienti da ogni parte del mondo, 11.000 gruppi70.000 studenti e milioni di foto e commenti sui social e sulla stampa internazionale.

Non si ricordano, almeno negli ultimi 30 anni, mostre che abbiano raggiunto simili risultati.
Il motivo?
“Sicuramente Van Gogh è uno degli artisti più amati dal grande pubblico – dice Iole Siena, Presidente di Arthemisia, che ha prodotto e organizzato la mostra – ma il successo senza precedenti di questa mostra è legato anche e soprattutto a ciò che il pubblico ha trovato in mostra, che è molto di più delle sole opere. La nostra attenzione maniacale per tutti i visitatori, la ricchezza dei contenuti, l’aver accompagnato le opere con scritti, musica, video, lettere e scenografie coinvolgenti, ha fatto la differenza, ha fatto emozionare le persone, ha fatto conoscere Van Gogh nel profondo, ne ha fatto parlare. Le nostre mostre piacciono tanto e hanno risultati diversi dalle altre, perché noi amiamo e rispettiamo profondamente i visitatori, ogni nostro sforzo si rivolge al pubblico, ci immedesimiamo in chi paga un biglietto per apprendere ed emozionarsi. Credo che la differenza stia essenzialmente in questo, nell’amore che il pubblico percepisce quando entra in una mostra Arthemisia.”

Con il patrocinio del Ministero della cultura, della Regione Lazio, del Comune di Roma – Assessorato alla Cultura e dell’Ambasciata del Regno dei Paesi Bassi, la mostra è stata prodotta e organizzata da Arthemisia, realizzata in collaborazione con il Kröller-Müller Museum di Otterlo ed è stata curata da Maria Teresa Benedetti e Francesca Villanti.
La mostra ha visto come main sponsorAceasponsorGenerali Valore Culturaspecial partnerRicolamobility partnerAtac e Frecciarossa Treno Ufficialemedia partnerUrban Vision ed è stata consigliata da Sky Arte.
Il catalogo è stato editato da Skira con saggi a cura di Maria Teresa Benedetti, Marco Di Capua, Mariella Guzzoni e Francesca Villanti.

Le grandi mostre d’arte continuano a Palazzo Bonaparte, con due appuntamenti straordinari.
Dal 26 maggio apre al pubblico “SEMBRA VIVO! Sculture iperrealiste dei più grandi artisti contemporanei“, la prima esposizione in Italia di sculture così realistiche da sembrare vive.
Gli artisti esposti sono i più grandi della scena contemporanea internazionale e vanno da Ron Mueck a Maurizio Cattelan, a Sam Jinks, Patricia Piccinini, John DeAndrea, Berlinde de Bruyckere, Carole A. Feuerman, George Segal, Robert Graham e molti altri.
Tra le opere iconiche presenti in mostra i piccioni dell’installazione Ghosts (2021) e la famosa banana Comedian (2019) entrambe di Maurizio Cattelan, la gigantesca testa di uomo Dark Place (2018) di Ron Mueck e Cowboy with hay (1984/1989) di Duane Hanson.

E poi, dal 24 ottobre, sarà la volta della più grande esposizione mai realizzata prima d’ora su ESCHER, il genio olandese che nel giro di pochi anni, grazie anche alle mostre prodotte da Arthemisia nel mondo, è diventato uno degli artisti più amati dal grande pubblico.


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Salvatore Macaluso | sam@arthemisia.it
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Genova, Palazzo Ducale: mostra “Cinque minuti con Van Gogh. A tu per tu con un Capolavoro”

Vincent Van Gogh, Paesaggio con covoni e luna nascente, 1889
Olio su tela, cm 72×91,3 – © Kröller – Müller Museum, Otterlo, The Netherlands

Dopo il grande successo di “Cinque minuti con Monet” a Palazzo Ducale di Genova torna il format che consente
di stare a tu per tu con i grandi capolavori della storia dell’arte.
Questa volta con l’artista più amato al mondo, Van Gogh.

La mostra aprirà al pubblico venerdì 12 maggio a partire dalle ore 15.00.

Nel 2020, in pieno Covid, Palazzo Ducale di Genova e Arthemisia hanno lanciato un nuovo format: la fruizione “a tu per tu” con i grandi capolavori dell’arte.
La prima volta è toccato a Monet, padre dell’Impressionismo. Migliaia di visitatori hanno potuto godere della bellezza delle Ninfee come non succede mai nei musei o nelle mostre: da soli, in un rapporto intimo e intenso con l’opera d’arte.
Il format, di grande successo, ha ricevuto un importante riconoscimento, il premio Cultura+Impresa 2020-2021.

Questa volta tocca all’artista più amato al mondo, Vincent Van Gogh, di cui sarà esposta una delle sue opere iconiche, Paesaggio con covoni e una nascente realizzato a Saint-Rémy-de-Provence nel luglio 1889.

Nel periodo di maggiore instabilità mentale, Van Gogh realizza quest’opera durante il suo ricovero volontario presso il manicomio di Saint-Paul-de-Mausole e riproduce il panorama che scorgeva dalla finestra della sua cella: un campo di grano, dipinto ad ogni cambio di stagione, a diverse ore del giorno, che diventerà presto il soggetto dominante delle opere di questo periodo e quasi un’ossessione per lui.

Dal prossimo 12 maggio e fino al 10 settembre 2023, questo capolavoro sarà esposto a Palazzo Ducale nella Cappella del Doge, per essere ammirato in solitudine (o in coppia, o in famiglia, ma comunque in modo intimo ed esclusivo).
L’esposizione, a cura di Costantino D’Orazio, è promossa e organizzata da Palazzo Ducale Fondazione per la CulturaComune di GenovaRegione Liguria eArthemisia, in collaborazione con il Kröller-Müller Museum di Otterlo.
La mostra vede come sponsor tecnico Acuson.


Informazioni e prenotazioni
T. +39 010 8171600
www.palazzoducale.genova.it
www.arthemisia.it

Hashtag ufficiale
#CinqueMinutiConVanGogh

Biglietti
Intero
 € 8,00
Ridotto
 € 7,00

Ufficio Stampa Arthemisia
Salvatore Macaluso | sam@arthemisia.it
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