Milano: nella sede di Christie’s in Palazzo Clerici l’asta di raccolta fondi a favore del progetto “AIL accoglie. Vicini concretamente”

Paolo Ventura : La casa di Giulia, 2020, stampa fotografica, tiratura limitata, cm 42×59,5

MILANO | NELLA SEDE DI CHRISTIE’S IN PALAZZO CLERICI

LUNEDÌ 29 MAGGIO 2023, ore 19.30

LA X EDIZIONE DI
UNA MANO PER AIL

L’ASTA DI RACCOLTA FONDI A FAVORE DEL PROGETTO

‘AIL ACCOGLIE. VICINI CONCRETAMENTE’

L’iniziativa vedrà la vendita di opere donate da 30 importanti artisti, fotografi, architetti, designer contemporanei che hanno lavorato su un tema comune: Milano, città dove AIL opera da 47 anni.

Ogni creazione sarà accompagnata da una riflessione su Milano redatta da altrettanti milanesi illustri.

La mostra con tutti i lavori si terrà a Palazzo Clerici

da mercoledì 24 a venerdì 26 maggio 2023

In collaborazione con Christie’s

Lunedì 29 maggio 2023, alle ore 19.30, Palazzo Clerici a Milano sarà il fulcro di una iniziativa benefica di enorme importanza e grande valore sociale.
Nella residenza neoclassica nel cuore di Milano (via Clerici 5), sede milanese di Christie’s, si terrà la X edizione di Una mano per AIL, l’asta di raccolta fondi per finanziare il progetto ‘AIL Accoglie. Vicini concretamente’, che raccoglie tutte le attività di assistenza offerte gratuitamente ai pazienti oncoematologici e alle loro famiglie.

Una mano per AIL quest’anno coinvolge 30 importanti artisti, fotografi, architetti, designer contemporanei che hanno donato una loro opera che ha come tema comune la città di Milano, dove AIL opera da 47 anni.

E proprio Milano sarà il soggetto cui s’ispirano le riflessioni di trenta milanesi illustri (da Giorgio Armani a Giorgio Gaber, da Ferruccio De Bortoli ad Aldo, Giovanni e Giacomo, da Beppe Sala a Massimo Moratti, da Domenico Dolce e Stefano Gabbana alla Gialappa’s Band) che accompagneranno ciascuna opera e che saranno raccolte nel catalogo.

I lavori saranno esposti a Palazzo Clerici, da mercoledì 24 a venerdì 26 maggio, dalle 10.00 alle 19.00.

L’asta sarà battuta da Cristiano De Lorenzo, Managing Director Italy di Christie’s, coadiuvato dagli interventi di Lella Costa.

Una Mano per AILafferma Francesca Tognetti, presidente AIL Milano – compie dieci anni, un traguardo simbolico che attesta la sua capacità di rappresentare un momento di aggregazione creativo e generoso.

Nel corso di questi anni ha saputo evolvere per diventare molto più di un’asta benefica. Molto più di un incontro tra molteplici protagonisti, cittadini e sostenitori della nostra Associazione e di questo siamo orgogliosi”.

Sono centinaia gli artisti di grande valore – continua Francesca Tognetti – che hanno realizzato e donato ad AIL Milano, negli anni, opere preziose, a cui di volta in volta si sono affiancate altrettante personalità del mondo della cultura, dello spettacolo, dello sport e della scienza: tutti insieme testimoni sensibili e consapevoli di quanto sia importante essere uniti ed efficaci nella lotta contro i tumori del sangue, con e per AIL Milano. E grazie a loro sono state raccolte importanti risorse con le quali abbiamo realizzato progetti necessari e innovativi per la comunità ematologica del nostro territorio”.

I fondi raccolti grazie a questa X edizione di Una Mano per AIL saranno interamente destinati a incrementare e garantire la totale gratuità dei servizi offerti dal progetto AIL Accoglie. Vicini concretamente, che raccoglie tutte le attività di assistenza rivolte ai pazienti oncoematologici. Dall’ospitalità nelle Case AIL, al servizio di accompagnamento alle terapie, dall’Ambulatorio di supporto psicologico, al progetto di cure palliative precoci e simultanee, dal sostegno economico ai rimborsi delle spese di viaggio per i pazienti più fragili.

Ancora una volta tante mani si uniscono per AIL Milano, mani che si stringono intorno a persone che stanno attraversando un momento molto difficile della loro vita.

La lotta contro i tumori del sangue si vince progettando e agendo insieme.

AIL MILANO, UNA STORIA DI SOLIDARIETÀ E IMPEGNO

La nostra storia di impegno e solidarietà inizia nel 1976.

Operiamo nel nostro territorio con l’obiettivo di rispondere ai bisogni della comunità ematologica e avviamo nuove progettualità utili ai pazienti e ai Dipartimenti di ematologia.

Supportiamo la ricerca scientifica destinando risorse economiche sempre maggiori a favore di importanti studi clinici, alcuni dei quali stanno dando risultati insperati.

Ci dedichiamo al sostegno di pazienti in situazione di vulnerabilità a causa della malattia e del trasferimento per le cure nella nostra città.

Siamo un’organizzazione di volontariato che individua nella gratuità un elemento fondante della propria azione.

Tutti i servizi sono offerti a titolo gratuito perché la malattia colpisce anche la capacità di produrre reddito e siamo convinti che il nostro modo di agire abbia ripercussioni positive sul benessere dei pazienti e sull’armonia del loro vissuto familiare:

  • ospitiamo gratuitamente i pazienti obbligati a trasferirsi a Milano per seguire le cure nelle 14 Case AIL;
  • offriamo un servizio di accompagnamento alle terapie per coloro che necessitano cure continuative in Day Hospital e che non hanno una rete familiare d’appoggio;
  • diamo un supporto a pazienti e familiare grazie all’attività dell’Ambulatorio di sostegno psicologico;
  • prevediamo un sostegno economico ai pazienti più fragili;
  • creiamo continuità terapeutica di supporto e sollievo in ospedale come al domicilio, grazie al progetto Cure Palliative precoci e simultanee e assistenza domiciliare.

Anno dopo anno, Una Mano per AIL è cresciuta di importanza e visibilità, diventando un atteso appuntamento per collezionisti, appassionati d’arte e sostenitori di AIL.

Tutte le edizioni di Una Mano per AIL hanno potuto contare sul supporto di aziende partner, che hanno permesso di realizzare la manifestazione al netto dei costi.

Oltre cinquecento sono stati gli artisti e le personalità del mondo della cultura, dello spettacolo, della scienza e della musica, che hanno contribuito all’evento con le loro creazioni, esposte e battute all’asta da Christie’s.

Il risultato economico complessivo delle nove edizioni è stato di 1.320.000 euro interamente destinati alle attività di AIL Milano.

Stefano Boeri : Bosco Verticale per AIL, 2023, tecnica mista su carta, cm 29,7×42

30 artisti per AIL

Pittori
Helga Aversa
Alessandro Busci
Stefania Fabrizi
Riccardo Gusmaroli
Marco Lodola
Petrus
Giuseppe Veneziano
Paolo Ventura
Velasco Vitali
Marta Volonté
 
Architetti e designer
Stefano Boeri
Mario Botta
Mario Cucinella
Michele De Lucchi
Antonio Facco
Francesca Lanzavecchia
Fulvia Mendini
Renzo Piano
Franco Raggi
Vitali Studio
 
Fotografi
Filippo Avandero
Marcello Bonfanti
Matteo Curti
Mario De Biasi
Rudy Falomi
Giovanni Hänninen
Irene Kung Valentina Lai
Isabella Magnani
Edoardo Romagnoli
Riflessioni di:
Aldo, Giovanni e Giacomo (attori)
Giovanni Allevi (musicista)
Giorgio Armani (stilista e imprenditore)
Claudio Bisio (attore)
Tito Boeri (economista)
Claudia Borreani (psiconcologa)
Prof. Paolo Corradini (ematologo)
Lella Costa (attrice)
Eleonora Criscuolo (psiconcologa)
Ferruccio De Bortoli (giornalista)
Domenico Dolce (stilista e imprenditore)
Elio (ELST- Musicista)
Jacopo Etro (imprenditore)
Angela Finocchiaro (attrice)
Elio Franzini (rettore Università degli Studi di Milano)
Stefano Gabbana (stilista e imprenditore)
Giorgio Gaber (cantante e attore)
Dalia Gaberscik (imprenditrice)
Giovanni Gastel (fotografo)
Gialappa’s Band (autori radiotelevisivi)
Gino e Michele (scrittori e umoristi)
Gad Lerner (giornalista)
Linus (direttore Radio Deejay)
Michele Mari (scrittore)
Massimo Moratti (imprenditore)
Francesco Onida (ematologo)
Alessandro Robecchi (scrittore)
Gabriele Salvatores (regista)
Nicola Savino (conduttore radiotelevisivo)
Javier Zanetti (dirigente sportivo)
Rudy Zerbi (conduttore radiotelevisivo)


UNA MANO PER AIL
Milano, Christie’s | Palazzo Clerici (via Clerici 5)
Lunedì 29 maggio 2023, ore 19.30
 
ESPOSIZIONE DELLE OPERE
Milano, Christie’s | Palazzo Clerici (via Clerici 5)
da mercoledì 24 a venerdì 26 maggio 2023, dalle 10.00 alle 19.00
 
Per informazioni:
AIL Milano OdV
Associazione Italiana contro Leucemie, linfomi e mieloma
Corso Matteotti, 1 – 20121 Milano
Tel 02.76015897 | info@ailmilano.it | www.ailmilano.it
 
Ufficio stampa
CLP Relazioni Pubbliche
Marta Pedroli | M. +39 347 4155017 | T. +39 02 36755700 | marta.pedroli@clp1968.it | www.clp1968.it

Genova: La quarta edizione del Festival del Tempo mette radici e rinnova la collaborazione con la Genova BeDesign Week

La quarta edizione del Festival del Tempo mette radici a Genova
e rinnova la collaborazione con la Genova BeDesign Week

Festival del Tempo 2023_Cross Love – quarta edizione

Genova BeDesign Week 2023_Scintille di design – quarta edizione

Il Festival del Tempo, giunto alla sua quarta edizione e sempre con la direzione artistica di Roberta Melasecca, rinnova la collaborazione con la Genova Design Week e approda nel capoluogo ligure sposando la tematica del 2023 incentrata sull’energia, Scintille di Design.  

Infatti gli artisti protagonisti del Festival del Tempo 2023 lavoreranno sul tema Cross Love: l’obiettivo è quello di scandagliare il concetto di “amore” come energia interiore e energia dell’anima, la quale spinge da sempre l’uomo a pensare e realizzare progetti arditi assumendo anche una dimensione collettiva e comunitaria nel momento in cui viene condivisa e compartecipata. 

Utilizzando media e modalità differenti per approfondire le tematiche proposte, dal 24 al 28 maggio 2023 è possibile andare alla scoperta dei progetti di Marco Angelini, Anahi Mariotti e Silvia Stucky inoltrandosi nel centro storico di Genova, nel cuore del Distretto del Design. Inoltre, dalla recente partnership con il Festival Spiritualia, svoltosi a Roma nei mesi di febbraio e marzo 2023, sabato 27 maggio la Chiesa di S. Bernardo sarà animata dalle note del progetto musicale Musica, il respiro del tempo con Stefano Sabene musicista e fotografo, Paolo Modugno ingegnere del suono e Giovanni Mirarchi, fisico teorico. 

Marco Angelini presenta, all’interno del Complesso di Santa Maria di Castello, l’installazione Salita verso il cielo: composta da tre piramidi in plexiglass di colore differente che contengono cuori colorati a dimensione naturale in dialogo con celle fotovoltaiche su una superficie specchiante, l’opera vuole far riflettere sul volto dell’amore come forza ed energia dell’anima indagando il rapporto fra il sacro, la vita e l’emozione. Il cuore è organo del nostro corpo, motore della vita e sede dei nostri sentimenti e rappresenta il legame profondo che esiste tra la dimensione dello spirito e quella del corpo. La vita trova nella forma del cuore un simbolo elementare, autenticamente sacro, di ciascun individuo. Le celle fotovoltaiche all’interno delle piramide rappresentano la metafora dell’energia poichè i pannelli fotovoltaici, che sono dispositivi composti da diverse celle, sono in grado di convertire l’energia del sole in elettricità: la Piramide, infatti, simboleggia una scala attraverso cui si sale verso il cielo e i quattro triangoli che partono dal quadrato di base della piramide esprimono le radiazioni solari raffigurate da fasci triangolari di raggi provenienti dal sole. Nella piramide risiedono, dunque, il calore e la luce divina.

Anahi Mariotti propone il sequel del progetto performativo-installativo presentato recentemente durante il Festival Spiritualia a Roma presso la Fondazione Francesca Romana: Magnolia. La Genova di mia madre, progetto vincitore di una menzione speciale durante la terza edizione del Festival del Tempo. Un percorso di 24h dentro le strade di Genova: un holter cardiaco a monitorare il battito, taccuini per imprimere visioni ed emozioni e una macchinetta fotografica istantanea. Il corpo dell’artista esplora la città sotto la guida di una voce intimamente conosciuta: quella della madre che ha vissuto a Genova quando era una bambina. È questa la città che l’artista ha scoperto in 24h, fatta di alberi, case, piazze, persone di una storia lontana nel tempo ma sorprendentemente presente nel ricordo. L’installazione sarà visitabile in Via del Canneto il Lungo. 

Silvia Stucky propone 100 fiori. Il loto cresce nello stagno fangoso, installazione, laboratorio e performance, con base nel Complesso di Santa Maria di Castello. Il fiore di loto cresce nello stagno fangoso, ha grandi foglie cerose (le foglie del loto sono idrofobiche, ovvero non trattengono e non assorbono l’acqua in superficie e hanno la peculiarità di restare sempre pulite, nonostante l’ambiente in cui crescono) sopra il livello dell’acqua e un lungo stelo che porta in alto il fiore immacolato. Nessuna contaminazione con il fango dove affondano le radici. Per questo simboleggia la purezza fisica e mentale che è capace di distacco dalle sofferenze terrene (attaccamento e desideri), simbolo di perfezione spirituale, energia interiore, amore per tutte le cose. Un simbolo sacro che concentra in sé compassione e saggezza, amore come energia dell’anima e amore come passione. I suoi significati simbolici sono molteplici legati al buddismo, al taoismo, alle tradizioni filosofiche di India, Cina, Giappone, Thailandia; in Egitto era anche simbolo di rinascita (i semi, infatti, hanno la capacità di rimanere vitali per secoli). 100 fiori di carta saranno creati: lasciati all’aperto non dureranno a lungo, così come la bellezza di ogni fiore è effimera (impermanenza無常 mujō), ma dureranno anni e anni se conservati con amore. L’artista realizzerà, dunque, i 100 fiori attraverso un laboratorio aperto al pubblico ed essi diventeranno una installazione diffusa nella città. Sono previsti momenti performativi che si concentrano sull’energia necessaria a poter sostenere nel tempo la postura e la concentrazione fisica e mentale per creare 100 fiori; dall’azione performativa concentrata ma aperta e condivisa nasce l’energia che sarà condivisa nella dimensione collettiva con il pubblico. I fiori creati dal pubblico potranno appartenere a chi li ha fatti; potranno diventare un regalo da offrire per amore o amicizia; oppure potranno aggiungersi e far parte dell’installazione diffusa.

Il 27 maggio alle ore 16.00, nella Chiesa di San Bernardo, invece il Festival Spiritualia animerà la design week con il progetto Musica, il respiro del tempo, dialogo tra musica 3D, fotografia e fisica teorica con Stefano Sabene, performer del Traverse consort (Flauti traversi rinascimentali), fotografo, Paolo Modugno, ingegnere del suono e Giovanni Mirarchi, fisico teorico. Un metronomo al centro della chiesa: così inizia il viaggio esperienziale sulle diverse identità del tempo di questo programma. Un musicista e un fisico teorico accompagnano il pubblico in questo viaggio ideale tra Krónos – lo scorrere implacabile del tempo che scandisce la nostra esistenza – e Kairós, il momento giusto, quello nel quale avviene l’evento che decide una fase della nostra vita, o la cambia per sempre. L’installazione sonora esplora il tempo da una prospettiva uditiva: senza il tempo non c’è musica e questa è un’arte performativa che per definizione non può prescindere dal tempo per attuarsi. Ma quale tempo? L’installazione vive di materiali sonori campionati in diversi tempi, eppure tutti presenti nella performance live, che prende vita in una veste 3D. La fisica teorica esplora la natura del tempo nella sua relazione con lo spazio: un approccio che dalle scoperte di Albert Einstein a oggi ha rivelato realtà spesso distanti dalla nostra percezione del fenomeno. Anche la fotografia, che ha nel tempo d’esposizione un’ulteriore manifestazione di questa grandezza, concorre all’indagine condotta attraverso l’installazione sonora, l’arte figurativa e la fisica teorica. Le immagini fotografiche sono state realizzate  su un treno ad alta velocità, con tempi vicini al millesimo di secondo, e si contrappongono a immagini realizzate con tempi lunghissimi d’esposizione, evidenziando l’incidenza del tempo nella creazione dell’immagine. Il dialogo tra le diverse componenti dà così vita a un’esperienza olistica, multisensoriale, che apre a ulteriori sviluppi di questo progetto artistico  “work in progress”.

Inoltre mercoledì 24 maggio alle ore 16.45, presso Palazzo Ferretto, all’interno di un ricco palinsesto di conferenze, si svolgerà la presentazione del Festival del Tempo 2023: “Cross love – energia dell’arte e dell’arte partecipata” alla presenza della curatrice e degli artisti. 



INFO
Festival del Tempo 2023_Cross Love – quarta edizione
Genova BeDesign Week 2023_Scintille di design – quarta edizione
24-28 maggio 2023 dalle 10.00 alle 22.00
Genova – Distretto del Design
 
Progetti del Festival del Tempo di
Marco Angelini, Anahi Mariotti, Silvia Stucky

Progetto musicale Festival Spiritualia
Musica, il respiro del tempo
con Stefano Sabene, Paolo Modugno, Giovanni Mirarchi


A cura di Roberta Melasecca
Con il patrocinio di Cittadellarte Fondazione Pistoletto
Super partner GDW e FdT: ENEL
 
Genova Design Week
Associazione Distretto del Design APS
Via Chiabrera, 33 R – Genova
Tel.: +39 0102367619
segreteria@didegenova.it
https://www.didegenova.it
 
Festival Tempo
Associazione culturale blowart
Direttrice artistica Roberta Melasecca
tel. +39 3494945612
info@festivaldeltempo.it
www.festivaldeltempo.it
 
Ufficio stampa DiDe Distretto del Design
mail: tomaso.torre@libero.itpress.didegenova@libero.it
 
Ufficio Stampa Festival del Tempo
mail: press@festivaldeltempo.it

Biblioteca Regionale di Messina: 3° appuntamento del Maggio dei Libri – “Racconti del Peloro. Fiabe e cunti in riva allo Stretto” di Antonio Cattino 

Per il quarto appuntamento con il “Maggio dei Libri”, inscritto anche nel palinsesto degli eventi del Comune di Messina per gli aderenti al Patto per la Lettura, la Biblioteca Regionale “Giacomo Longo” propone la presentazione in prima assoluta del volume “Racconti del Peloro. Fiabe e cunti in riva allo Stretto” di Antonio Cattino, a cura della Dott.ssa Margherita Campanella e grafica di Josè Russotti, edito dal Museo Mirabile per i tipi del sodalizio culturale “Fogghi Mavvagnoti”, 2023. 

Per il quarto appuntamento con il “Maggio dei Libri”, inscritto anche nel palinsesto degli eventi del Comune di Messina per gli aderenti al Patto per la Lettura, la Biblioteca Regionale “Giacomo Longo” propone la presentazione in prima assoluta del volume “Racconti del Peloro. Fiabe e cunti in riva allo Stretto” di Antonio Cattino, a cura della Dott.ssa Margherita Campanella e grafica di Josè Russotti, edito dal Museo Mirabile per i tipi del sodalizio culturale “Fogghi Mavvagnoti”, 2023. Un viaggio attraverso le tradizioni, i miti e le vicende popolari dello Stretto di Messina per non smarrire, ma trattenere quale valore fondante, l’essenza e la rappresentazione corale di un mondo che più non è.

L’evento, che si preannuncia già avvincente, avrà luogo presso il Salone Eventi d’Istituto, venerdì 26 maggio, alle ore 17.30 e si aprirà con i Saluti Istituzionali e l’Introduzione da parte della Direttrice, Dott.ssa Tommasa Siragusa. Seguirà la declamazione di due poesie da parte della curatrice del testo, la Poetessa Margherita Campanella e il pregevole contributo del Prof. Giuseppe Restifo, già Ordinario di Storia Moderna dell’Università degli Studi di Messina, che traccerà uno spaccato di Messina nel 1950, epoca di ambientazione del volume. A seguire, saranno rese letture di brani tratti dal testo interpretate da Margherita Campanella, dall’Attrice Mimma Luciano e dal Grafico e Poeta Josè Russotti, e sarà dato spazio agli astanti per riflessioni e, ci auguriamo, per un coinvolgente dibattito cui ben si prestano le interessanti e affascinanti tematiche del testo. Infatti, dalla raccolta di racconti, cucita sui sogni e sentimenti personali dell’Autore e sulle tematiche socio- politiche della Città, emerge l’animo sensibile del messinese Antonio Cattino per spronarci a momenti di introspezione e interazione, con il Suo caleidoscopio di ricordi che scandagliano leggende e miti dell’universo chimerico degli epici Scilla e Cariddi.

Il momento culturale volgerà, quindi, alla fine con le conclusioni che saranno affidate al Prof. Giuseppe Rando, già Ordinario di Letteratura Italiana Unime e critico letterario, curatore delle notazioni finali del volume.

Il testo che l’Autore dedica a Messina e al Suo Stretto, e al ricordo della madre, esordisce con due poesie tratte dalla silloge “Rime Peloritane”, presentata nel 2021 proprio presso questa Biblioteca. Iniziano, quindi, “I Racconti del Peloro”, un sipario che si apre e si chiude su uno scrigno di preziosa messinesità, nove fiabe e cunti, che “si innestano sul substrato di inesauribile amore per la Città, della quale nel Prologo, il Letterato pone in risalto le più pregiate espressioni artistico-letterarie, senza trascurare il focus sulle “povere esistenze popolari” che hanno demarcato il vivere a Messina, almeno fino al secondo dopoguerra.”, come attesta la Dott.ssa Siragusa nella bella recensione che è parte integrante della pubblicazione, in uno a quella del Glottologo Enrico Caltagirone.

“I Racconti del Peloro” chiudono la carrellata di pagine messinesi con due storie imperniate sulla problematica cocente del bullismo e sul dualismo amore/morte. Le ultime pagine, infine, accolgono una storia realmente accaduta e, purtroppo, passata in sordina, quella del valoroso marinaio messinese Giuseppe Mangano, che morì ventenne il 9 luglio 1940 nella battaglia di Punta Stilo.

Antonio Cattino, versatile poeta e scrittore messinese, scrive in Lingua Italiana, Siciliana e in Dialetto Messinese (a parrata missinisa). I Suoi punti di riferimento sono le poetesse Maria Costa e Iolanda Insana, Giovanni Meli e Salvatore Camilleri. Dell’influenza che proprio la poetessa Costa ha sull’Autore, la Dott.ssa Siragusa afferma:”Come a più riprese ho pubblicamente riconosciuto, Antonio Cattino, in costante continuità ideale con la Cantrice dello Stretto, la fulgida stella Maria Costa, è custode e divulgatore di un patrimonio culturale immateriale d’immensa portata e esprime un profondo impegno etico-sociale.”

Si attendono numerosi partecipanti per un momento piacevole e stimolante grazie alla presentazione di un libro di agevole lettura, intenso e poliedrico, quasi colloquiale che, spinge il lettore a divenire interprete del colorito fraseggio.


Post dell’iniziativa culturale saranno presenti sulle pagine social della Biblioteca:

Chi non potrà prendere parte all’evento in presenza, potrà scrivere sui social commenti e domande da rivolgere ai Relatori durante l’incontro.
Nei giorni a seguire sarà disponibile il video.

Per INFO:     Ufficio Relazioni con il Pubblico
                       tel.090674564
                       urpbibliome@regione.sicilia.it
                                 (A cura di Ufficio Relazioni con il Pubblico. Maria Rita Morgana)

Pompei: nuove vittime emergono dallo scavo dei Casti Amanti – Due scheletri rinvenuti sotto il crollo di un muro

Non fu solo l’eruzione a causare la morte degli abitanti dell’area ma anche un terremoto concomitante

Subbuglio, confusione, tentativi di fuga e nel mentre terremoto, lapilli, correnti turbolente di cenere vulcanica e gas caldi. Fu l’inferno dell’eruzione del 79 d.C. Quello in cui si trovarono gli abitanti dell’antica città di Pompei, tra cui le ultime due vittime, di cui sono stati rinvenuti gli scheletri durante uno scavo nell’Insula dei Casti Amanti.

Vittime di un terremoto che ha accompagnato l’eruzione, ritrovate sotto il crollo di un muro avvenuto tra la fase finale di sedimentazione dei lapilli e prima dell’arrivo delle correnti piroclastiche che hanno definitivamente sepolto Pompei costituiscono la testimonianza sempre più chiara che, durante l’eruzione, non furono solo i crolli associati all’accumulo dei lapilli o l’impatto delle correnti piroclastiche gli unici pericoli per la vita degli abitanti dell’antica Pompei, come gli scavi degli ultimi decenni stanno sempre più investigando.

L’eruzione del Vesuvio del 79 d.C., inizia nella mattinata di un giorno autunnale, ma solo intorno alle 13:00 comincia la cosiddetta fase “Pliniana” durante la quale si forma una colonna eruttiva, alte decine di chilometri, dalla quale cadono pomici. Questa fase è seguita da una serie di correnti piroclastiche che sedimentano depositi di cenere e lapilli. I fenomeni vulcanici uccisero chiunque si fosse ancora rifugiato nell’antica città di Pompei, a sud dell’odierna Napoli, togliendo la vita ad almeno il 15-20% della popolazione, secondo le stime degli archeologi. Tra le cause di morte anche il crollo degli edifici, in alcuni casi dovuto a terremoti che accompagnarono l’eruzione, si rivelò una minaccia letale.

Gli scheletri sono stati ritrovati nel corso del cantiere di messa in sicurezza, rifacimento delle coperture e riprofilatura dei fronti di scavo dell’Insula dei Casti Amanti, che sta prevedendo anche degli interventi di scavo in alcuni ambienti. Giacevano riversi su un lato, in un ambiente di servizio, al tempo in dismissione per probabili interventi di riparazioni o ristrutturazione in corso nella casa, nel quale si erano rifugiati in cerca di protezione.  

L’ambiente e gli scheletri dello scavo dei Casti Amanti

I dati delle prime analisi antropologiche sul campo – pubblicati nell’E-journal degli scavi di Pompei – indicano che entrambi gli individui sono morti verosimilmente a causa di traumi multipli causati dal crollo di parti dell’edificio.

Si trattava probabilmente di due individui di sesso maschile di almeno 55 anni.

Durante la rimozione delle vertebre cervicali e del cranio di uno dei due scheletri, sono emerse tracce di materiale organico, verosimilmente un involto di stoffa. All’interno sono state trovate, oltre a cinque elementi in pasta vitrea identificabili come vaghi di collana, sei monete. Due denari in argento: un denario repubblicano, databile alla metà del II sec. a.C., e un altro denario, più recente, da riferire alle produzioni di Vespasiano. Le restanti monete in bronzo (due sesterzi, un asse e un quadrante), erano anch’esse coniate durante il principato di Vespasiano e pertanto di recente conio.

Il ritrovamento dei resti di due pompeiani avvenuto nel contesto del cantiere in opera nell’Insula dei Casti Amanti dimostra quanto ancora vi sia da scoprire riguardo la terribile eruzione del 79 d.C. e conferma l’opportunità di proseguire nelle attività scientifiche di indagine e di scavo. Pompei è un immenso laboratorio archeologico che negli ultimi anni ha ripreso vigore, stupendo il mondo con le continue scoperte portate alla luce e manifestando l’eccellenza italiana in questo settore”, dichiara il Ministro della cultura, Gennaro Sangiuliano.

Le tecniche dello scavo moderno ci aiutano a comprendere sempre meglio l’inferno che in due giorni distrusse interamente la città di Pompei, uccidendone molti abitanti: bambini, donne e uomini. Con le analisi e le metodologie riusciamo ad avvicinarci agli ultimi istanti di chi ha perso la vita – evidenzia il Direttore del Parco, Gabriel Zuchtriegel – In una delle discussioni di cantiere, durante il recupero dei due scheletri, uno degli archeologi indicando le vittime che stavamo scavando, ha detto una frase che mi è rimasta impressa e che sintetizza forse la storia di Pompei, quando, ha dichiarato: ‘questo siamo noi’. A Pompei, infatti, l’avanzamento delle tecniche non ci fa mai dimenticare la dimensione umana della tragedia, piuttosto ce la fa vedere con più chiarezza.”

Oggetti rinvenuti nell’ambiente dello scavo

Nella stanza in cui giacevano i corpi sono emersi anche alcuni oggetti, quali un’anfora verticale appoggiata alla parete nell’angolo vicino a uno dei corpi e una collezione di vasi, ciotole e brocche accatastata contro la parete di fondo. La cosa più impressionante è l’evidenza dei danni subiti da due pareti, probabilmente, a causa dei terremoti che hanno accompagnato l’eruzione. Parte della parete sud della stanza è crollata colpendo uno degli uomini, il cui braccio alzato rimanda forse alla tragica immagine di un vano tentativo di proteggersi dalla caduta della muratura. Le condizioni della parete ovest, invece, dimostrano la forza drammatica dei terremoti contestuali all’eruzione: l’intera sezione superiore si è staccata ed è caduta nella stanza, travolgendo e seppellendo l’altro individuo.

L’ambiente adiacente ospita un bancone da cucina in muratura, temporaneamente fuori uso nel 79 d.C.: sulla sua superficie si trova infatti un mucchio di calce in polvere in attesa di essere impiegata in attività edilizie, il che suggerisce che al momento dell’eruzione si stavano effettuando delle riparazioni nelle vicinanze. Lungo la parete della cucina si trova una serie di anfore cretesi, originariamente utilizzate per il trasporto del vino. Sopra il bancone della cucina, le tracce di un santuario domestico sotto forma di un affresco che sembra raffigurare i lares della casa e un vaso di ceramica parzialmente incassato nel muro che potrebbe essere stato utilizzato come ricettacolo di offerte religiose. Accanto alla cucina, inoltre, una stanza lunga e stretta con una latrina, il cui contenuto sarebbe defluito in un canale di scolo sotto la strada.

I dettagli scientifici dello scavo possono essere approfonditi attraverso gli articoli pubblicati sull’E-Journal di Pompei – scaricabile dal sito ufficiale del Parco www.pompeiisites.org – nuova piattaforma digitale rivolta alla comunità scientifica e al pubblico e finalizzata a fornire notizie e relazioni preliminari riguardanti progetti di scavo, di ricerca e di restauro nelle sedi del Parco.

E-JOURNAL DEGLI SCAVI DI POMPEI

Scarica l’articolo completo dal sito ufficiale

APPROFONDIMENTI

CRONOLOGIA DELL’ERUZIONE

La cronologia degli eventi succedutisi a Pompei durante l’eruzione del 79 d.C. è stata ricostruita coniugando la stratigrafia dei depositi e il resoconto dell’evento fatto da Plinio il Giovane in due lettere inviate a Tacito.

Precursori dell’eruzione

Fenomeni sismici precursori si verificano negli anni e nei giorni che precedono l’eruzione. In particolare, Plinio il Giovane riporta l’accadimento di terremoti per diversi giorni prima dell’inizio dell’eruzione.

L’eruzione

L’eruzione può essere divisa in tre fasi principali: una fase di apertura di breve durata, una seconda fase caratterizzata dalla formazione di una alta colonna eruttiva, dalla quale cadono lapilli e una fase finale caratterizzata dal succedersi di diverse correnti piroclastiche. Queste ultime sono misture di gas e particelle solide ad alta temperatura che scorrono al suolo per effetto della gravità e sono tra i fenomeni vulcanici più distruttivi.

Giorno 1

Durante la mattinata del primo giorno, un’esplosione nel cratere genera una nube di cenere che si espande a est del vulcano ma non raggiunge Pompei. Questa fase rappresenta l’apertura dell’eruzione.

Ore 13:00: Una colonna eruttiva comincia ad innalzarsi sul cratere raggiungendo decine di chilometri di altezza. Questa fase dura in totale circa 18-19 ore. Le eruzioni caratterizzate da questo tipo di fenomeni sono definite “Pliniane” a seguito della perfetta descrizione della forma della colonna eruttiva fatta da Plinio il Giovane. Egli la descrive come un albero di pino il cui tronco si espande nella parte alta in più rami. Ed in effetti le colonne eruttive sono formate da un “tronco”, che si innalza verticalmente in atmosfera, la cui parte sommitale si espande lateralmente in direzione del vento. Poco dopo l’inizio di questa fase e fino alle 20:00, pomici bianche cadono a Pompei accumulandosi sui tetti delle case e nelle strade. In questa fase la colonna eruttiva raggiunge un’altezza massima di 26 km.

A partire dalle 20:00 e fino alle prime ore del mattino del secondo giorno, a causa di una variazione della composizione chimica del magma eruttato, il colore delle pomici varia dal bianco al grigio. In questa fase la colonna eruttiva si innalza ulteriormente raggiungendo un’altezza massima di 32 km. In totale, alla fine della fase Pliniana, lo spessore del deposito di pomici è 2,8 m anche se spessori maggiori (fino a 5 m) posso verificarsi nei vicoli, a causa dello scivolamento dei lapilli lungo le tettoie spioventi, o per il drenaggio delle pomici attraverso i compluvia e successivo accumulo negli impluvia all’interno delle case. L’accumulo di lapilli provoca il seppellimento del piano terra degli edifici e il crollo dei tetti uccidendo i Pompeiani che non avevano tentato la fuga e avevano cercato riparo nelle case. Collassi parziali della colonna eruttiva generano delle correnti piroclastiche, nella notte tra il primo e il secondo giorno dell’eruzione, che però non raggiungono Pompei. 

Giorno 2

Ore 7:30: Una prima corrente piroclastica penetra dentro Pompei sedimentando pochi centimetri di cenere immediatamente sopra le pomici grigie. Questa corrente non crea grandi danni. Tra le 07:30 e le 08:00 una nuova breve fase da caduta sedimenta un sottile deposito formato principalmente da frammenti di lava e pomici.

Ore 08:00: Una seconda corrente piroclastica arriva in città. A differenza della precedente, questa corrente è estremamente energetica e violenta, interagisce con la struttura urbana, e segna la definitiva distruzione di Pompei. La parte bassa di questa corrente, ad alta concentrazione, viene incanalata e deflessa dai vicoli mentre la parte alta, più diluita e turbolenta, non risente degli ostacoli e scavalca gli edifici. La violenza dell’impatto di tale corrente piroclastica è testimoniata dagli ingenti danni che provoca. Essa è capace di abbattere pareti perpendicolari alla direzione di scorrimento, lasciando profonde e ampie brecce nei muri, talvolta danneggiando più pareti in sequenza. Questa corrente, inoltre, lascia dietro di sé una scia di morte uccidendo gli abitanti sopravvissuti alla fase di caduta dei lapilli. In alcuni casi, l’ultimo istante di vita delle vittime di questa corrente piroclastica, congelato dalla cenere, è arrivato fino a noi grazie alla tecnica dei calchi ideata da Giuseppe Fiorelli.

Altre correnti piroclastiche si succedono nel corso del secondo giorno dell’eruzione. Esse contribuiscono a seppellire definitivamente una Pompei ormai già completamente distrutta.


E-JOURNAL DEGLI SCAVI DI POMPEI

Le mostre del MUVE da non perdere a Venezia nei prossimi giorni

A Venezia è appena iniziata una nuova grande stagione espositiva che accompagnerà la città da qui a tutta l’estate. Ecco alcune splendide mostre organizzate dalla Fondazione Musei Civici assolutamente da non perdere.
Una proposta molto contemporanea a cui si aggiunge l’imperdibile monografica su Vittore Carpaccio a Palazzo Ducale.

Per richieste di accrediti stampa alle singole sedi è possibile compilare questo link


Ufficio Stampa
Studio ESSECI di Sergio Campagnolo
tel. 049663499
www.studioesseci.net

Rovigo, Palazzo Roverella: Renoir ha già superato i 50 mila visitatori, quando mancano ancora 6 settimane alla chiusura

Pierre-Auguste Renoir, Après le bain, 1876. Belvedere, Vienna

Pierre-Auguste Renoir L’alba di un nuovo classicismo

Rovigo, Palazzo Roverella
25 febbraio – 25 giugno 2023

Mostra a cura di Paolo Bolpagni

Nel fine settimana appena concluso, nonostante un tempo non proprio invogliante, “Renoir. L’alba di un nuovo classicismo”, proposta a Palazzo Roverella da Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, in collaborazione con il Comune di Rovigo e il sostegno di Intesa Sanpaolo, ha superato i 50 mila visitatori. Per l’esattezza i biglietti staccati sino al momento della chiusura della biglietteria domenica sera sono stati 51.383.

È un dato che conferma e supera le attese, raggiunto quando mancano ancora 6 settimane alla chiusura.

La mostra, curata da Paolo Bolpagni, ha dimostrato di essere riuscita a centrare un doppio obiettivo: piacere al largo pubblico e soddisfare, allo stesso tempo, anche chi in una grande esposizione cerca elementi di novità, confronti originali, l’andare oltre il già acquisito.

Ottimo anche l’andamento della mostra “territoriale” di Palazzo Roncale, dedicata a “Virgilio Milani e l’Arte del ‘900 in Polesine”, curata da Alessia Vedova. A poco più di un mese e mezzo dal suo inizio (la mostra su Milani è partita il 25 marzo), a visitarla sono già state oltre 7.000 persone, dato che conferma quanto sia ancora radicata, nell’intero Polesine, la popolarità dello scultore. Da sottolineare che l’esposizione ha sollevato l’interesse di diversi dei maggiori esperti nazionali di scultura del Novecento, che hanno preannunciato una visita alla mostra.

Intanto, in queste settimane, Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo sta completando la messa a punto del proprio programma espositivo rodigino per il prossimo triennio. Palazzo Roverella viene confermato come sede di grandi eventi espositivi di caratura nazionale se non anche internazionale, mentre Palazzo Roncale rafforzerà il suo ruolo di sede di approfondimento di tematiche territoriali di rilievo. Il programma, dopo i necessari confronti con le istituzioni rodigine, sarà ufficializzato nelle prossime settimane.


Info: www.palazzoroverella.com
tel 0425460093.

Fondazione Cariparo
 
Relazioni con i media:
dott.ssa Alessandra Veronese
Ufficio Comunicazione:
dott. Roberto Fioretto
comunicazione@fondazionecariparo.it
 
Ufficio Stampa: STUDIO ESSECI – Sergio Campagnolo
Tel. 049 663499; www.studioesseci.net;
simone@studioesseci.net, referente Simone Raddi

Roma, Palazzo Bonaparte: SEMBRA VIVO! Sculture iperraliste dei più grandi artisti contemporanei

Sam Jinks, Untitled (Kneeling Woman), 2015
Silicone, pigmenti, resina, capelli umani
30x72x28 cm, Collezione dell’artista
Image Courtesy: l’artista e Sullivan+Strumpf, Sydney

Per la prima volta in Italia, una stupefacente mostra dedicata alla grande scultura iperrealista internazionale, raccontata attraverso i più importanti artisti contemporanei.

“Sembra vivo!” sarà la frase più pronunciata davanti alle incredibili opere di Maurizio Cattelan, Ron Mueck, George Segal, Carole Feuerman e tantissimi altri.

Le opere sono così reali da confondere i visitatori trasportandoli in un mondo al confine tra vero e falso.

Arthemisia, dopo il grande successo delle mostre dedicate a Jago e a Leandro Erlich, ancora una volta propone un progetto nuovo e visionario sulla scena dell’arte contemporanea italiana.

Dal 26 maggio a Palazzo Bonaparte di Roma arriva per la prima volta una mostra dedicata alla scultura iperrealista, in cui sono esposte 43 mega-installazioni dei più grandi artisti contemporanei.
Le sculture sono impressionanti, è difficile distinguere un corpo vero da un’opera d’arte tanto i dettagli sono realistici, fin nei minimi dettagli.

Gli artisti esposti, 29 in tutto, sono i più importanti protagonisti a livello internazionale: da Maurizio Cattelan (presente con opere iconiche quali i piccioni dell’installazione “Ghosts” o la famosa banana, meglio detta “Comedian”) a Ron Muech che espone anche una gigantesca testa di uomo “Dark Place”, fino a George Segal, Carole Feuerman, Duane Hanson e molti altri ancora.

Kazu Hiro, Andy Warhol, 2013
Silicone polimerizzato al platino, capelli umani, resina, supporto cromato, 213x91x91 cm
Collezione dell’artista – Image Courtesy: l’artista

Una mostra che provoca, interroga e riunisce gli artisti che più di tanti altri hanno fatto discutere: cosa ha portato le sculture iperrealiste a creare un cortocircuito nella mente dei visitatori? Sappiamo che non sono reali, eppure quella pelle, i capelli, le barbe, le dita ci dicono il contrario. I corpi nudi ci scandalizzano, gli occhi ci ipnotizzano e quelle dimensioni a volte perfettamente in scala e a volte sbagliate ci confondono: Sembra vivo! Lo è davvero?

La mostra è ideata dall’Institut für Kulturaustausch, Germany, curata da Maximilian Letze in collaborazione con Nicolas Ballario ed è prodotta e organizzata da Arthemisia che, ancora una volta e dopo il grande successo delle mostre dedicate a Jago e a Leandro Erlich, propone progetti nuovi e visionari sulla scena dell’arte contemporanea in Italia.
La mostra vede come sponsor Generali Valore Cultura, special partner Ricola, mobility partner Atac e Frecciarossa Treno Ufficiale, media partner Urban Vision e partner Mercato Centrale Roma.

Il catalogo è edito da Skira.


Titolo
SEMBRA VIVO!
Sculture iperrealiste dei più grandi artisti contemporanei


Sede
Palazzo Bonaparte
Piazza Venezia, 5 (angolo Via del Corso)
00186 – Roma

Date al pubblico
26 maggio – 8 ottobre 2023

Biglietti
Intero
 € 16,00
Ridotto
 € 15,00

Informazioni e prenotazioni
T. + 39 06 87 15 111

Sito
www.mostrepalazzobonaparte.it
www.arthemisia.it

Social e Hashtag ufficiale
@arthemisiaarte
@mostrepalazzobonaparte
#IperrealismoRoma

Ufficio Stampa Arthemisia
Salvatore Macaluso
sam@arthemisia.it 
press@arthemisia.it | T. +39 06 69380306

Relazioni esterne Arthemisia
Camilla Talfani | ct@arthemisia.it

Bologna, Museo civico del Risorgimento: “Arriva Vittorio Emanuele! Dai festeggiamenti del 1860 alle celebrazioni del 1888”

G. Riccio, Vittorio Emanuele II, Litografia, 1860 ca.
Bologna, Museo civico del Risorgimento
© Museo Civico del Risorgimento di Bologna

Arriva Vittorio Emanuele!
Dai festeggiamenti del 1860 alle celebrazioni del 1888

A cura di Mirtide Gavelli e Otello Sangiorgi

20 maggio – 16 luglio 2023
Museo civico del Risorgimento
Piazza Carducci 5, Bologna

www.museibologna.it/risorgimento

In collaborazione con 8cento APS e Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano – Comitato di Bologna

Inaugurazione venerdì 19 maggio 2023 ore 17.30

Il Museo civico del Risorgimento di Bologna prosegue nell’attività di valorizzazione della propria collezione di oggetti di interesse storico-artistico e dell’ingente patrimonio bibliografico e documentario relativo alla storia d’Italia – e di Bologna in particolare – dalla fine del XVIII secolo alla Seconda Guerra Mondiale, dedicando un progetto espositivo a una pagina fortemente significativa della storia della città: la visita di Re di Sardegna Vittorio Emanuele II avvenuta nel 1860 in un clima di gioiosa partecipazione popolare.

La mostra Arriva Vittorio Emanuele! Dai festeggiamenti del 1860 alle celebrazioni del 1888, a cura di Mirtide Gavelli e Otello Sangiorgi, e promossa in collaborazione con 8cento APS e Istituto per la Storia del Risorgimento Italiano- Comitato di Bologna, si inaugura venerdì 19 maggio e resterà visibile fino al 16 giugno 2023.

Il 1860 fu un anno decisivo per l’Unità d’Italia: vennero annesse al Regno di Sardegna prima l’Emilia, le Romagne e la Toscana, poi le Marche, l’Umbria e, in seguito alla Spedizione dei Mille, tutta l’Italia meridionale. Ma ancor più dei Plebisciti per l’Annessione e delle imprese di Garibaldi, rimase impressa nella memoria collettiva cittadina la visita di Re Vittorio Emanuele II a Bologna, che si svolse nell’arco di quattro giorni dall’1 al 4 maggio 1860.

I diversi momenti che scandirono la fitta agenda di impegni vennero organizzati accuratamente, secondo un cliché che si andava consolidando, in  modo che ciascuno dei diversi – e a volte contrapposti – segmenti sociali in cui Bologna era suddivisa potesse essere raggiunto, coinvolto, indotto a manifestare il proprio consenso e a riconoscersi così, insieme agli altri, parte di una stessa comunità politica, quella nata dalle lotte per l’Indipendenza: l’Italia di Vittorio Emanuele. L’ingresso trionfale in città insieme al Ministro dell’Interno Luigi Carlo Farini, accolti dal sindaco Luigi Pizzardi e da un vero bagno di folla in una città addobbata a festa, l’incontro con le autorità, il ricevimento dei notabili alla festa da ballo nel Teatro Comunale, la parata militare, l’incontro con i poveri, largamente beneficati per l’occasione, la visita “turistica”, a San Luca e, ovviamente, alla Certosa, un evento specifico dedicato alle donne… a tutti questi eventi venne dato ampio risalto sulla stampa, e, nel tempo, vennero ricordati in incisioni, litografie, dipinti, tesi a perpetuare la memoria delle giornate reali.  

Anche i grandi eventi del 1888 – VIII Centenario dell’Università ed Esposizione Emiliana – si svolsero nel segno di Vittorio Emanuele II, morto esattamente dieci anni prima: l’11 giugno fu inaugurato nella piazza principale della città (dedicata a lui fin dal 1859) un grandioso monumento equestre in bronzo eseguito da Giulio Monteverdi, mentre per le solenni celebrazioni universitarie venne scelto il 12 giugno, giorno in cui Bologna veniva liberata dalle truppe austriache e dal dominio papale.

La stessa Esposizione Emiliana, volta a celebrare il progresso nelle arti, nell’economia, nell’industria, nacque «sotto gli auspici e alla memoria del Padre della Patria» perché, come ebbe a dire Carducci, «gli auspici per l’avvenire» andavano derivati «dalle glorie del passato».

Attraverso oggetti e documenti conservati al Museo del Risorgimento, la mostra ripercorre questi  momenti fondamentali per la storia della città che, anche grazie alla presenza e alla memoria di Vittorio Emanuele II, in quei giorni si collocò al centro della scena nazionale.

Carlo Bossoli (Lugano, 1815 – Torino, 1884), Ingresso in Bologna di S.M. il Re, 1° maggio 1860, Galleria d’Arte Moderna di Torino, conservata al Museo Nazionale del Risorgimento di Torino
© Fondazione Torino Musei

Tra i pezzi esposti si segnala la bardatura da cavallo appartenuta a Vittorio Emanuele II, che venne spedita alla Marchesa Brigida Fava Ghisilieri Tanari dalle Regie Scuderie di Torino per «servire di modello di quella che coteste Signore hanno in animo di regalare al nostro Augusto ed Amatissimo Sovrano». Il manufatto era stato prodotto dal sellaio torinese Pietro Rigolino. La gualdrappa, in tessuto ricamato con fili d’argento, reca la figura di un leone con elmo alato, una catena spezzata al collo, e stemma Savoia schiacciante una serpe: si tratta di uno dei simboli più noti della Casa Reale. Due fonde da sella finemente decorate, fissate anteriormente all’arcione, servivano per alloggiare le pistole. La bardatura che fu offerta dalle donne dell’Emilia Romagna al Re Vittorio Emanuele nel corso della sua visita nel 1860 – molto più preziosa di questa – è oggi conservata al Gabinetto Storico del Palazzo del Quirinale di Roma.

Sono esposti inoltre componimenti poetici (spesso scritti in dialetto bolognese) e caricature relative alla visita pubblicate nei giornali satirici locali nonché le fatture e altri documenti relativi alla Grande Festa che si svolse al Teatro Comunale il 2 maggio 1860: un evento grandioso, allietato da un abbondante buffet allestito dalla già nota pasticceria Majani, che si protrasse fino alle cinque del mattino e alla quale parteciparono circa 5.000 persone.

Saranno inoltre esposte le fotografie originali dell”inaugurazione del monumento a Vittorio Emanuele II svoltasi l’11 giugno 1888, e della celebrazione ufficiale dell’VIII Centenario dell’Università, svoltasi il giorno successivo in Archiginnasio, col discorso tenuto da Giosuè Carducci, e i biglietti di invito alla cerimonia.

Grazie a codici QR, è inoltre possibile accedere al portale www.storiaememoriadibologna.it, con notizie e approfondimenti sugli oggetti esposti e le vicende narrate:
Il Re a Bologna
Monumento a Vittorio Emanuele II
Il Gran Ballo in onore del re d’Italia
Vittorio Emanuele II
Bardatura da cavallo
Fava Ghisilieri Brigida
Il Diavoletto – Giornale fantastico
Guardia Nazionale di Bologna
La ditta di marmisti Davide Venturi & Figlio

Durante il periodo di apertura sono organizzate le seguenti attività di mediazione ed educazione per il pubblico degli adulti e dei bambini, incluse nel biglietto di ingresso al museo:

venerdì 16 giugno e venerdì 7 luglio ore 17.30
visite guidate alla mostra

venerdì 9 giugno ore 15 e 16.30
laboratorio per bambini Desideri passeggeri – Realizza il tuo taccuino di viaggio.

La mostra fa parte di Bologna Estate 2023, il cartellone di attività promosso da Comune di Bologna e Città metropolitana di Bologna – Territorio Turistico Bologna-Modena.


Titolo mostra
Arriva Vittorio Emanuele!
Dai festeggiamenti del 1860 alle celebrazioni del 1888

A cura di
Mirtide Gavelli e Otello Sangiorgi

Promossa da
Settore Musei Civici Bologna | Museo civico del Risorgimento

Periodo di apertura
20 maggio – 16 luglio 2023

Inaugurazione
Venerdì 19 maggio 2023 ore 17.30

Orari di apertura
Martedì e giovedì 9-13
Venerdì 15-19
Sabato, domenica e festivi 10-18
Lunedì chiuso

Biglietti
Intero € 5 | ridotto € 3 | ridotto speciale visitatori > 18 anni e ≤ 25 € 2 | gratuito possessori Card Cultura

Informazioni
Museo civico del Risorgimento
Piazza Carducci 5 | 40125 Bologna
Tel. + 39 051 225583
www.museibologna.it/risorgimento
museorisorgimento@comune.bologna.it
Facebook: Museo civico del Risorgimento – Certosa di Bologna
YouTube: Storia e Memoria di Bologna

Settore Musei Civici Bologna
www.museibologna.it
Instagram: @bolognamusei

Ufficio Stampa Settore Musei Civici Bologna
Elisa Maria Cerra – Silvia Tonelli
via Don Minzoni 14 – 40121 Bologna
Tel. 051 6496653 / 6496620
ufficiostampabolognamusei@comune.bologna.it
elisamaria.cerra@comune.bologna.it
silvia.tonelli@comune.bologna.it

Forum Pa, Jelinic (Ceo ENIT): “Sos personale, il turismo non è un ripiego”

FORUM PA, JELINIC (ENIT): “MANCANZA DI PERSONALE NEL TURISMO? STIAMO SBAGLIANDO LA NARRAZIONE DELLE COMPETENZE. È DISINCENTIVANTE. SÌ A MAPPATURA E FORMAZIONE. LAVORARE NEL TURISMO NON È UN RIPIEGO” 

18 Maggio 2023

“Il sistema del turismo ha agito finora con limiti. Solo da un anno finalmente esiste un Ministero del turismo ad hoc con portafoglio proprio per sostenere il valore e il peso che il settore ha per tutto il comparto economico. La cattiva rappresentazione della filiera e la narrazione sbagliata della nomenclatura e della considerazione delle competenze a livello sociologico è stata finora disincentivante. Essere impiegati nel settore è da troppo tempo visto come un ripiego lavorativo. Non esiste lavoro di serie a e serie b. Di base c’ è un problema culturale.  Ci vuole una mappatura delle competenze e l’abbattimento della discrezionalità formativa lasciata a enti di formazione, presidi e camere commercio. Si genera frammentazione. 
Il tema della concorrenza è un tema importante dobbiamo essere competitivi e capaci di farci scegliere a livello internazionale tenendo presente che nel turismo la competizione non è tre imprese all’interno della nazione ma tra destinazioni quindi tra l’Italia e altre mete nel mondo. 
Se il turismo vale il 13 per cento del pil, numero anche ridimensionato rispetto alla portata se si tiene conto dell’indotto va tradotto in scelte politiche mirate e centrali perché è un comparto che genera valore a tutta l’economia. In questo contesto il sistema camerale e del mondo delle imprese è andato a colmare un gap che c’era e a cui la politica prima non dava risposte. 
Siamo qui oggi per cercare strumenti da tradurre in decisioni con politiche di formazione e riqualificazione del personale in qualità di risorsa strategia del settore”. Così Ivana Jelinic Presidente e Ceo Enit intervenuta a Forum Pa. 
 
Riscontri positivi arrivano direttamente dal ministero del turismo con Barbara Casagrande Segretario Generale – Ministero del Turismo che rileva con entusiasmo la nascita di nuove sinergia per questa prima volta del Ministero al Forum Pa che “ha scelto di esserci insieme alle parti sociali. 
I due punti fondamentali con cui si vuole fare turismo è quello di mettere al centro le persone per fare rete e ascoltare. 
Perché finzioni il sistema non bisogna dimenticare le persone. Siamo persone che credono nel nostro Paese e che vogliono che il nostro Paese sia conosciuto. Vogliamo che si venga a scoprirlo e vogliamo condividerlo, non tenerlo per noi. Abbiamo avviato i contatti con i rettori italiani per un lavoro di ricognizione dei percorsi frammentati sul turismo e intanto stiamo avviando un master ma resta da lavorare sulla formazione di primo livello oltre ad essere partito il liceo del Made In Italy. Tutto atterrerà sul portare del turismo digitale che nel 2026 sarà uno strumento straordinario”. 
 
Il tema della sostenibilità del mercato del lavoro turistico del reperimento del personale al centro del dibattito organizzato da Enit con il Ministero del turismo, Federalberghi, Federturismo. Una fotografia che rileva una carenza strutturale che deve indurre a divenire più attrattivi. 

“Va uniformato il percorso professionale perché altrimenti i territori si orientano senza una rotta e tutto è lasciato al buon senso degli operatori di turno. Anche se il turismo è stato un grande ascensore sociale perché spesso i direttori sono diventati tali facendo gavetta dal basso, è giusto anche che venga strutturato in considerazione dei volumi d’affari forti e lo sforzo di emergere rispetto alle altre nazioni.
Attualmente i problemi sono due: mancanza personale e quindi sarebbe necessario un intervento del governo sui compensi dei lavoratori e incentivi fiscali. E poi sul lungo periodo la situazione puó essere risolta a livello governativo disegnando percorsi di formazione standardizzati per tutte le categorie del turismo” afferma Marina Lalli Presidente – Federturismo Confindustria.

Un fenomeno non solo italiano quello della difficoltà di reperire personale qualificato. Lo segnala Alessandro Massimo Nucara Direttore Generale – Federalberghi e Presidente – Ente Bilaterale Nazionale del Turismo “è un problema è esploso ancora di più con la pandemia. La chiave di lettura è creare relazioni salde con i collaboratori  Lavorare mentre gli altri si divertono non è facile non è da tutti non è per tutti. E si entra nell’ottica di considerare il lavoro nell’ambito turistico come una missione oppure è necessario attivare delle politiche incentivanti”
 
Va incontro al tema la proposta della presidente di Isnart Loretta Credaro puntando “ad una certificazione delle competenze con credenziali individuate dopo un confronto pubblico e privato. La creazione di un’ academy che allinei la formazione per ridefinire il modello. Senza turismo non c’ è commercio. Occorre far crescere la consapevolezza in un sistema critico. Stiamo cercando di portare avanti percorsi di alternanza e affianchiamo nelle imprese turistiche e percorsi per le competenze trasversali”. 


ENIT – AGENZIA NAZIONALE TURISMO ITALIANO
enit.it

Francesca Cicatelli – resp ufficio stampa Enit –
francesca.cicatelli@enit.it

Direzione Esecutiva
Comunicazione e Ufficio Stampa
VIA MARGHERA 2 – ROMA

Economia e Inclusione: accordo tra Afrisicilia e CRAL ST Etna Valley di ST Microelectronics 

Economia e Inclusione: accordo tra Afrisicilia e CRAL ST Etna Valley di ST Microelectronics

Agricoltura, una scelta responsabile apre nuove prospettive. Gli ortaggi raccolti dai migranti prossimamente sulle tavole di 5mila soci del CRAL ST Etna Valley dipendenti della ST Microelettronics di Catania. Dal caporalato all’autonomia, l’inclusione passa dall’economia locale.

Inclusione, legalità e lavoro per un futuro certo. Bisogni quasi mai scontati per chi migra. In un campo etneo a coltivarli c’è la nuova cooperativa sociale Afrisicilia impegnata da pochi mesi nella produzione e nella commercializzazione di ortaggi a chilometro zero. I migranti che l’hanno costituita stanno compiendo i loro primi passi costruendo sinergie sul territorio, partendo dalle realtà a loro più vicine. Prossimamente il raccolto di Alioune, Benson, Diao, Fakeba, Mamadou e Seku sarà proposto ai 5mila dipendenti iscritti al Circolo Ricreativo Aziendale dei Lavoratori, grazie a un accordo tra Afrisicilia e il CRAL ST Etna Valley della ST Microelectronics di Catania.

«Cerchiamo sempre di organizzare attività sostenibili e soprattutto locali – spiega Davide Gangi, presidente del CRAL ST Etna Valley – Afrisicilia ha la sua sede di fronte alla ST Microelectronics, quando ci hanno proposto di supportare il loro percorso di contrasto al lavoro nero e di riscatto dallo sfruttamento, siamo stati molto felici di compiere una scelta responsabile. Abbiamo stipulato una convenzione, con l’obiettivo di sostenere le loro attività promuovendo tra i lavoratori iscritti al CRAL l’acquisto degli ortaggi raccolti ogni giorno a pochi passi dallo stabilimento».

Gli ortaggi stagionali saranno venduti a un prezzo equo, potranno essere ordinati e poi consegnati ogni giorno a chilometro zero, nella sede in cui i migranti vivono in cohousing, in Via Pantano d’Arci a Catania, nei campi messi a disposizione dall’Istituto Fermi Eredia di Catania.

«Questo primo accordo che abbiamo stipulato con il CRAL apre nuove importanti prospettive: faremo del nostro meglio per proseguire questo percorso di autonomia e di legalità qui in Sicilia – afferma Diao Diallo, presidente della cooperativa Afrisicilia – quando proponiamo i nostri ortaggi proviamo a diventare parte integrante della comunità e dell’economia locale. Siamo riusciti a coinvolgere i lavoratori iscritti al CRAL, sono tanti e lavorano qui vicino a noi, potranno venire e scegliere il raccolto del giorno. Stiamo già cogliendo per loro lattuga romana, sedano, cipolle, fave, cavolo cappuccio, finocchi e bietola rosa».

Afrisicilia nasce da un percorso formativo coordinato dal Centro per l’Istruzione degli Adulti CPIA Catania 2 in partenariato con l’Istituto Fermi Eredia, il Consiglio Italiano per i Rifugiati e il Centro Orizzonte Lavoro. Tutti i migranti coinvolti sono in possesso del permesso di soggiorno e purtroppo sono state vittime di caporalato, per superare la loro condizione fragile sono stati supportati nella creazione della startup. Hanno fatto propri i diritti del lavoro che fino a poco tempo fa gli erano stati negati: hanno acquisito le tecniche agrarie e le normative del settore ortofrutticolo; hanno superato tutti gli adempimenti burocratici per poter vendere gli ortaggi; finalmente lavorano legalmente e stanno avviando la gestione del budget per generare valore in mezzo ettaro di orto, prima d’ora incolto, sito tra il litorale della Plaia e la zona industriale di Catania. La loro farm è in via di sviluppo, prossimamente saranno recuperate anche delle serre che al momento versano in stato di abbandono. Saranno seminate nuove coltivazioni autoctone e anche quelle tipiche del Paese d’origine, come l’okra gradita e attesa dai loro connazionali.


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