9- Edmondo De Amicis, Costantinopoli: La vita a Costantinopoli – Le rassomiglianze

9- La vita a CostantinopoliLe rassomiglianze

INDICE

L ’arrivo
Cinque ore dopo
Il ponte
Stambul
All’albergo
Costantinopoli
Galata
Il Gran Bazar
La vita a Costantinopoli
Santa Sofia
Dolma Bagcè
Le Turche
Ianghen Var
Le mura
L’antico Serraglio
Gli ultimi giorni
I Turchi
Il Bosforo

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Nei primi giorni, fresco com’ero di letture orientali, vedevo da ogni parte i personaggi famosi delle storie e delle leggende, e le figure che me li rammentavano, somigliavano qualche volta così fedelmente a quelle che m’ero foggiate coll’immaginazione, ch’ero costretto a fermarmi per contemplarle. Quante volte ho afferrato per un braccio il mio amico, e accennandogli una persona che passava, gli dissi: – Ma è lui, cospetto! non lo riconosci? – Nella piazzetta della Sultana-Validè ho visto molte volte il turco gigante che dalle mura di Nicea rovesciava i macigni sulle teste dei soldati del Buglione; ho visto dinanzi a una moschea Umm Dgiemil, la vecchia megera della Mecca, che spargeva i rovi e le ortiche dinanzi alla casa di Maometto; ho trovato nei bazar dei librai, con un volume sotto il braccio, Digiemal-eddin, il gran dotto di Brussa, che sapeva a memoria tutto il dizionario arabo; son passato accanto ad Aiscié, la sposa prediletta del Profeta, che mi fissò in volto i suoi occhi lucenti e umidi come la stella nel pozzo; ho riconosciuto nell’At- meidan la bellezza famosa della povera greca uccisa ai piedi della colonna serpentina da una palla dei cannoni d’Orban; mi son trovato faccia a faccia, allo svolto d’una stradetta del Fanar, con Kara-Abderrahman, il più bel giovane turco dei tempi d’Orkano; ho riconosciuto Coswa, la cammella di Maometto; ho ritrovato Karabulut, il cavallo nero di Selim; ho visto il povero poeta Fighani condannato a girare per Stambul legato a un asino, per aver ferito con un distico insolente il gran visir d’Ibrahim; ho trovato in un caffè Solimano il grosso, l’ammiraglio mostruoso, che quattro schiavi robusti riuscivano appena a sollevar dal divano; Alì, il gran visir, che non trovò in tutta l’Arabia un cavallo che lo reggesse; Mahmut Pascià, l’ercole feroce che strozzò il figlio di Solimano; e lo stupido Ahmet II che ripeteva continuamente: Kosc! Kosc! – va bene, va bene – accovacciato dinanzi alla porta del bazar dei copisti, vicino alla piazza di Bajazet. Tutti i personaggi delle Mille e una notte, gli Aladini, le Zobeidi, i Sindbad, le Gulnare, i vecchi mercanti ebrei possessori di tappeti fatati e di lampade meravigliose, mi sfilarono dinanzi, come una processione di fantasmi.

Il capitolo è composto da 24 ritratti della città


Edmondo De Amicis
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Edizione elettronica tratta da Liber Liber

Opera di riferimento: “Costantinopoli” di Edmondo De Amicis, Fratelli Treves editori, Milano 1877

Alla edizione elettronica ha contribuito Vittorio Volpi, volpi@galactica.it

Revisione: Catia Righi, catia_righi@tin.it

Pubblicato su Liber Liber da Marco Calvo, al quale vanno i nostri ringraziamenti.

Costantinopoli è un libro di ricordi scritto da Edmondo De Amicis e pubblicato nel 1877. Il soggetto dell’opera è il viaggio di più giorni fatto nel 1874, in compagnia dell’amico pittore Enrico Junck, a Istanbul, capitale dell’Impero Ottomano, quale corrispondente per conto della rivista Illustrazione Italiana.

De Amicis ha elaborato l’opera raccogliendo tre anni dopo la visita le impressioni in un libro, parte dagli appunti presi durante il viaggio e parte da memorie personali.  Ne emergono molte informazioni sulla Istanbul del secolo XIX e sulla storia ottomana. L’opera originale comprendeva anche 45 incisioni di Enrico Junck. La prima edizione fu pubblicata nel 1877 in due volumi. Cesare Biseo ne illustrò un’edizione del 1882, a causa della prematura scomparsa di Junck.

Il Grande Bazar d’Istanbul in un disegno di Cesare Biseo tratto dall’edizione del 1882

L’opera riscosse un successo immediato e fu tradotta in molte lingue, oltre naturalmente al turco, ma ricevette anche critiche severe, come quella di Remigio Zena nel suo diario di bordo In Yacht da Genova a Costantinopoli (1887). Nel suo libro Istanbul – Memory of a City, lo scrittore turco Orhan Pamuk (premio Nobel per la letteratura 2006) ha definito Costantinopoli di Edmondo de Amicis il miglior libro scritto su Istanbul nell’Ottocento, seguito da Costantinopoli di Théophile Gautier (1852). Umberto Eco, nell’introduzione ad una nuova ristampa del 2005, ha affermato che la descrizione della città fatta da De Amicis appare come la più cinematografica.

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