9- Edmondo De Amicis, Costantinopoli: La vita a Costantinopoli – Le memorie

9- La vita a CostantinopoliLe memorie

INDICE

L ’arrivo
Cinque ore dopo
Il ponte
Stambul
All’albergo
Costantinopoli
Galata
Il Gran Bazar
La vita a Costantinopoli
Santa Sofia
Dolma Bagcè
Le Turche
Ianghen Var
Le mura
L’antico Serraglio
Gli ultimi giorni
I Turchi
Il Bosforo

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In nessun’altra città d’Europa i luoghi e i monumenti leggendari o storici muovono così vivamente la fantasia come a Stambul, poiché in nessun’altra città essi ricordano avvenimenti così recenti ad un tempo e così fantastici. Altrove, per ritrovar la poesia delle memorie, bisogna tornar indietro col pensiero di parecchi secoli; a Stambul, basta retrocedere di pochi anni. La leggenda, o ciò che ha natura ed efficacia di leggenda, è di ieri. Sono pochi anni che nella piazza dell’At-meidan fu consumata l’ecatombe favolosa dei Giannizzeri; pochi anni che il mar di Marmara rigettò sulla riva dei giardini imperiali i venti sacchi che racchiudevano le belle di Mustafà; che nel castello delle Sette torri fu scannata la famiglia di Brancovano; che due capigì-basci trattenevano per le braccia gli ambasciatori europei al cospetto del Gran Signore, del quale non appariva che mezzo il viso, rischiarato da una luce misteriosa; e che fra le mura dell’antico serraglio cessò quella vita così stranamente intrecciata d’amori, d’orrori e di follie, che ci pare già tanto lontana. Girando per Stambul con questi pensieri, si prova quasi un sentimento di stupore al veder la città così quieta, così ridente di vegetazione e di colori. Ah, perfida! – si direbbe, – che cos’hai fatto di quei’ monti di teste e di quei laghi di sangue? Possibile che tutto sia già così ben nascosto, spazzato, lavato, che non se ne ritrovi più traccia? Sul Bosforo, in faccia alla torre di Leandro che sorge dalle acque come un monumento d’amore, sotto le mura dei giardini del Serraglio, si vede ancora il piano inclinato per cui si facevano rotolare nel mare le odalische infedeli; in mezzo all’At-meidan la colonna serpentina porta ancora la traccia della sciabolata famosa di Maometto il Conquistatore; sul ponte di Mahmut si segna ancora il luogo dove il sultano focoso freddò con un fendente il dervis temerario che gli scagliò in volto l’anatema; nella cisterna dell’antica chiesa di Balukli, guizzano ancora i pesci miracolosi che vaticinarono la caduta della città dei Paleologhi; sotto gli alberi delle Acque dolci d’Asia si accennano ancora i recessi dove una Sultana dissoluta imponeva ai favoriti d’un istante un amore che finiva colla morte. Ogni porta, ogni torre, ogni moschea, ogni piazza, rammenta un prodigio, una strage, un amore, un mistero, una prodezza di Padiscià o un capriccio di Sultana; tutto ha la sua leggenda, e quasi per tutto gli oggetti vicini, le vedute lontane, l’odore dell’aria e il silenzio, concorrono a portar l’immaginazione dello straniero, che s’immerge in quei ricordi, fuori del suo secolo e della città dell’oggi e di sé stesso; tanto che accade sovente, a Stambul, di riscotersi improvvisamente alla strana idea di dover tornare all’albergo. Come? – si pensa, – c’è un albergo?

Il capitolo è composto da 24 ritratti della città


Edmondo De Amicis
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Edizione elettronica tratta da Liber Liber

Opera di riferimento: “Costantinopoli” di Edmondo De Amicis, Fratelli Treves editori, Milano 1877

Alla edizione elettronica ha contribuito Vittorio Volpi, volpi@galactica.it

Revisione: Catia Righi, catia_righi@tin.it

Pubblicato su Liber Liber da Marco Calvo, al quale vanno i nostri ringraziamenti.

Costantinopoli è un libro di ricordi scritto da Edmondo De Amicis e pubblicato nel 1877. Il soggetto dell’opera è il viaggio di più giorni fatto nel 1874, in compagnia dell’amico pittore Enrico Junck, a Istanbul, capitale dell’Impero Ottomano, quale corrispondente per conto della rivista Illustrazione Italiana.

De Amicis ha elaborato l’opera raccogliendo tre anni dopo la visita le impressioni in un libro, parte dagli appunti presi durante il viaggio e parte da memorie personali.  Ne emergono molte informazioni sulla Istanbul del secolo XIX e sulla storia ottomana. L’opera originale comprendeva anche 45 incisioni di Enrico Junck. La prima edizione fu pubblicata nel 1877 in due volumi. Cesare Biseo ne illustrò un’edizione del 1882, a causa della prematura scomparsa di Junck.

Il Grande Bazar d’Istanbul in un disegno di Cesare Biseo tratto dall’edizione del 1882

L’opera riscosse un successo immediato e fu tradotta in molte lingue, oltre naturalmente al turco, ma ricevette anche critiche severe, come quella di Remigio Zena nel suo diario di bordo In Yacht da Genova a Costantinopoli (1887). Nel suo libro Istanbul – Memory of a City, lo scrittore turco Orhan Pamuk (premio Nobel per la letteratura 2006) ha definito Costantinopoli di Edmondo de Amicis il miglior libro scritto su Istanbul nell’Ottocento, seguito da Costantinopoli di Théophile Gautier (1852). Umberto Eco, nell’introduzione ad una nuova ristampa del 2005, ha affermato che la descrizione della città fatta da De Amicis appare come la più cinematografica.

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