6- Edmondo De Amicis, Costantinopoli: Costantinopoli

6- Costantinopoli

INDICE

L ’arrivo
Cinque ore dopo
Il ponte
Stambul
All’albergo
Costantinopoli
Galata
Il Gran Bazar
La vita a Costantinopoli
Santa Sofia
Dolma Bagcè
Le Turche
Ianghen Var
Le mura
L’antico Serraglio
Gli ultimi giorni
I Turchi
Il Bosforo

Ma torniamo a Costantinopoli, e spaziamovi come gli uccelli nel cielo. Qui ci si può levare tutti i capricci. Si può accendere il sigaro in Europa e andare a buttar la cenere in Asia. La mattina, levandoci, possiamo domandarci: – Che parte del mondo vedrò quest’oggi? – Si può scegliere fra due continenti e due mari. S’ha a nostra disposizione dei cavalli sellati in ogni piazzetta, delle barchette a vela in ogni seno, dei piroscafi a cento scali; il caicco che guizza, la talika che vola, e un esercito di ciceroni che parlano tutte le lingue d’Europa. Volete sentir la commedia italiana? veder ballare i dervis? sentir le buffonate di Caragheuz, il pulcinella turco? udire le canzonette licenziose dei teatrini di Parigi? assistere alle rappresentazioni ginnastiche degli zingari? farvi raccontare una leggenda araba da un rapsodo? andare al teatro greco? sentir predicare un iman? veder passare il Sultano? Chiedete e domandate. Tutte le nazioni sono al vostro servizio: l’armeno per farvi la barba, l’ebreo per lustrarvi le scarpe, il turco per condurvi in barca, il nero per strofinarvi nel bagno, il greco per porgervi il caffè, e tutti quanti per truffarvi. Per dissetarvi, passeggiando, trovate dei gelati fatti con la neve dell’Olimpo; se siete golosi, potete bere dell’acqua del Nilo, come il Sultano; se siete deboli di stomaco, acqua dell’Eufrate; se siete nervosi, acqua del Danubio. Potete desinare come l’arabo nel deserto o come l’epulone alla Maison dorée. Per far la siesta, avete i cimiteri; per stordirvi, il ponte della Sultana Validè; per sognare, il Bosforo; per passar la domenica, l’Arcipelago dei Principi; per veder l’Asia Minore, il monte di Bulgurlù; per vedere il Corno d’Oro, la torre di Galata; per veder ogni cosa, la torre del Seraschiere. Ma è una città ancora più strana che bella. Le cose che non si presentarono mai insieme alla nostra mente, là si presentano insieme al nostro sguardo. Da Scutari parte la carovana per la Mecca e parte il treno diretto per Brussa, l’antica metropoli; fra le mura misteriose del vecchio serraglio, passa la strada ferrata che va a Sofia; i soldati turchi scortano il prete cattolico che porta il Santo Sacramento; il popolo fa festa nei cimiteri; la vita, la morte, i piaceri, tutto s’allaccia e si confonde. V’è il movimento di Londra e la letargia dell’ozio orientale, un’immensa vita pubblica e un impenetrabile mistero nella vita privata; un governo assoluto e una libertà senza confini. Per i primi giorni non si raccapezza nulla; pare che d’ora in ora o debba cessare quel disordine o seguire una rivoluzione; ogni sera, tornando a casa, ci sembra di tornare da un viaggio; ogni mattina uno si domanda: – Ma è proprio qui vicina Stambul? – Non si sa dove andare a battere il capo, un’impressione cancella l’altra, i desideri s’affollano, il tempo fugge; si vorrebbe restar là tutta la vita, si vorrebbe partire il giorno dopo. E quando poi s’ha da descriverlo questo caos? A momenti vi vien la tentazione di fare un fascio di tutti i libri e di tutti i fogli che ho sul tavolino, e di buttare ogni cosa dalla finestra.


Edmondo De Amicis
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Edizione elettronica tratta da Liber Liber

Opera di riferimento: “Costantinopoli” di Edmondo De Amicis, Fratelli Treves editori, Milano 1877

Alla edizione elettronica ha contribuito Vittorio Volpi, volpi@galactica.it

Revisione: Catia Righi, catia_righi@tin.it

Pubblicato su Liber Liber da Marco Calvo, al quale vanno i nostri ringraziamenti.

Costantinopoli è un libro di ricordi scritto da Edmondo De Amicis e pubblicato nel 1877. Il soggetto dell’opera è il viaggio di più giorni fatto nel 1874, in compagnia dell’amico pittore Enrico Junck, a Istanbul, capitale dell’Impero Ottomano, quale corrispondente per conto della rivista Illustrazione Italiana.

De Amicis ha elaborato l’opera raccogliendo tre anni dopo la visita le impressioni in un libro, parte dagli appunti presi durante il viaggio e parte da memorie personali.  Ne emergono molte informazioni sulla Istanbul del secolo XIX e sulla storia ottomana. L’opera originale comprendeva anche 45 incisioni di Enrico Junck. La prima edizione fu pubblicata nel 1877 in due volumi. Cesare Biseo ne illustrò un’edizione del 1882, a causa della prematura scomparsa di Junck.

Il Grande Bazar d’Istanbul in un disegno di Cesare Biseo tratto dall’edizione del 1882

L’opera riscosse un successo immediato e fu tradotta in molte lingue, oltre naturalmente al turco, ma ricevette anche critiche severe, come quella di Remigio Zena nel suo diario di bordo In Yacht da Genova a Costantinopoli (1887). Nel suo libro Istanbul – Memory of a City, lo scrittore turco Orhan Pamuk (premio Nobel per la letteratura 2006) ha definito Costantinopoli di Edmondo de Amicis il miglior libro scritto su Istanbul nell’Ottocento, seguito da Costantinopoli di Théophile Gautier (1852). Umberto Eco, nell’introduzione ad una nuova ristampa del 2005, ha affermato che la descrizione della città fatta da De Amicis appare come la più cinematografica.

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