Ho già raccontato dell’architetto Louis Victor e della realizzazione di quella cortina di edifici porticati delimitanti i giardini del Palais Royal. Ma immaginereste voi che quei lavori interrotti proprio davanti al Palazzo, sul lato meridionale del perimetro edilizio, avrebbero contribuito, in modo del tutto occasionale, all’invenzione di una nuova tipologia edilizia che caratterizzerà Parigi nella prima metà del secolo XIX? Andiamo con ordine.
Nel 1786, i finanziamenti del progetto si prosciugano e non resta che recintare la parte ancora da erigere, della quale esistono al momento le sole fondazioni e nient’altro. Il Duca – quel Philippe Egalité diretto discendente del fratello del Re Sole – decide di rimpinguare il bilancio concedendo ad un imprenditore di elevare un capannone di legno. Serve a proteggere la “platea” di fondazione, ma nel medesimo tempo può essere sfruttato come spazio commerciale, come è avvenuto per le gallerie in pietra degli altri tre lati. Infatti, i negozi che vi sono stati aperti ai piani terreni pullulano di frequentatori che si riversano ad ogni ora del giorno in caffè, botteghe di alimentari e di bevande, negozi di modiste, venditori di tessuti, parrucchieri.
Quel che è peggio, i portici sono un via vai di persone anche ad ogni ora della notte: sfaccendati, giocatori d’azzardo, borseggiatori, prostitute. Una quantità oggi inimmaginabile di prostitute, che fanno di quelle arcate e di quei giardini un luogo di rendez-vous. Le fonti dell’epoca valutano che alle 600-800 ragazze che stabilmente vivono nelle “maisons privilégiées qui payaient le droit d’exposer des créatures habillées comme des princesses” (Balzac, Illusions perdues) vanno aggiunte le “rondinelle” che a sera si accompagnano ai clienti.
Con il quarto lato di legno (al posto del colonnato aperto di Victor che non s’è realizzato) gli affari si moltiplicano. Questo perché l’idea è realizzare un grande bazar con tre file parallele di negozi, disimpegnate da due gallerie interne, illuminate da grandi finestroni posti sotto la copertura di legno. Non più soltanto un lungo portico, ma una coppia di “passages couverts”. Nascono le Galeries de bois (le Gallerie di legno), alle quali da lì a qualche anno, esattamente nel 1792, si aggiungerà un altro corpo illuminato a vetri. È la Galerie vitrée, il primo percorso vetrato della storia. Balzac scrive a proposito: “Les Galeries de Bois étaient pour la prostitution un terrain public, le Palais par excellence, mot qui signifiait alors le temple de la prostitution”. Dunque con le gallerie in legno si completerà negli spazi pubblici del Palais Royal, quello che era stato cominciato negli ambienti privati. La licenziosità è praticata senza vincoli, tanto che invarrà il detto «faire leur palais».