Vercelli: la grande mostra di Giacomo Manzù, rende la città una Capitale della scultura e dell’arte

GIACOMO MANZÙ.
“La scultura è un raggio di luna”

Vercelli, Arca ed ex Chiesa di San Vittore

10 marzo – 21 maggio 2023

Mostra a cura di Marta Concina, Daniele De Luca, Alberto Fiz

Intorno alla retrospettiva di Manzù, c’è una città tutta da scoprire: Vercelli. “La rassegna di Giacomo Manzù – afferma il Sindaco Avv. Andrea Corsaro – ha anche l’obiettivo di accrescere la conoscenza delle realtà locali, in particolare le istituzioni museali, l’università e le chiese diventando occasione preziosa per far conoscere la ricchezza del patrimonio storico e artistico della città.

Dopo l’evento dedicato a Francesco Messina, la mostra che oggi viene presentata, costituisce un’ulteriore occasione per riscoprire la grande arte plastica che ha caratterizzato il Novecento italiano facendo di Vercelli la città della scultura”.

La mostra allestita in diverse sedi inizia nella ex chiesa di San Marco, prestigioso contenitore interno noto come “ARCA” (collocato nella navata centrale della chiesa), al quale si accede oltrepassando il grande portale vetrato d’ingresso. L’articolazione dello spazio consente di visitare anche parte delle navate laterali ricche di storia, affreschi, pannelli esplicativi e la pregevole cappella Pettenati, recentemente restaurata. Il percorso della mostra conduce all’abside della chiesa ora organizzato come bookshop. Lo spazio di ARCA (essenzialmente un grande contenitore adatto a grandi eventi temporanei) è stato pensato secondo un progetto che conduce a valorizzare le opere esposte con la narrazione dei beni che riguardano l’evento.

La mostra proseguirà poi in alcuni spazi della ex chiesa di San Vittore, luogo un tempo religioso e oggi adibito ad esposizioni artistiche. 

La mostra è l’occasione per riscoprire una città ricca di sorprese. Il centro storico ha un impianto medioevale di particolare pregio che culmina nella nota piazza Cavour, riferimento di numerose manifestazioni cittadine, al cui centro sorge uno dei monumenti più caratteristici della città. Ma è possibile ipotizzare un itinerario particolarmente suggestivo attraverso vie, piazze, edifici, torri, l’antico broletto, piazza Risorgimento che consente di spaziare dal Medioevo al Novecento.

Sono poi molti i musei che meritano attenzione e tra questi si possono ricordare Il Museo del Tesoro del Duomo, il Museo Leone, il Museo Borgogna, il Museo Civico Archeologico e il Museo del Teatro Civico che formano un percorso di conoscenza vario e articolato. Di notevole significato sono le chiese della città. Sono ben 46 gli edifici sacri l’abbazia di Sant’Andrea e la cattedrale dedicata a Sant’Eusebio, oltre alla chiesa sconsacrata di San Vittore che, come detto, accoglierà parte della mostra dedicata a Manzù ed in particolare ove sarà collocato il Grande Cardinale Seduto di oltre due metri di altezza.

In quest’occasione poi l’allestimento della mostra crea una stretta relazione tra le opere di Manzù (accanto alle sculture non manca una serie di preziose opere su carta degli anni Quaranta e Cinquanta) e i luoghi di accoglienza.

ARCA è il luogo ideale per essere la sede principale della mostra. Le sculture in marmo, ebano e bronzo ci immergeranno nel mondo di Giacomo Manzù con una percezione di carattere visivo e sensoriale. Una scansione tematica consente di rileggere l’opera di Manzù in maniera lineare. ARCA è stata progettata nel 2007 come spazio aperto in grado di ospitare eventi artistici di natura differente.


Giacomo Manzù (1908 – 1991)

Breve Biografia
(a cura di Alberto Fiz)

Giacomo Manzù, pseudonimo di Giacomo Manzoni, uno dei maggiori scultori del Novecento, nasce a Bergamo il 22 dicembre 1908, dodicesimo di quattordici fratelli.

La famiglia non ha possibilità economiche, il padre calzolaio, arrotonda le magre entrate con l’attività di sagrestano ed il piccolo Giacomo può frequentare la scuola fino alla seconda elementare.

Nelle botteghe degli artigiani dove il futuro scultore impara a scolpire e dorare il legno, prende confidenza con altri materiali come la pietra e l’argilla, mentre frequenta i corsi di Plastica Decorativa presso la scuola Fantoni di Bergamo.

Durante il servizio militare a Verona, ha l’occasione di ammirare e studiare le porte di San Zeno e si appassiona ai calchi dell’Accademia Cicognini.

Dopo un breve soggiorno a Parigi nel 1930 si stabilisce a Milano dove l’architetto Giovanni Muzio gli commissiona la decorazione della Cappella dell’Università Cattolica di Milano, lavoro che lo impegno per due anni.

Intanto realizza le sue prime opere in bronzo, si dedica al disegno, all’incisione, all’illustrazione e alla pittura.

Manzù comincia a modellare teste in cera e bronzo guardando a Medardo Rosso.

Nel 1932 prende parte a una mostra collettiva alla Galleria del Milione e nel 1933 espone una serie di busti alla Triennale

Nel 1934, alla Galleria della Cometa di Roma, tiene la sua prima grande mostra, insieme ad Aligi Sassu, con il quale divide lo studio.

Con l’opera Gesù e le Pie Donne vince il premio Grazioli dell’Accademia di Brera per lo sbalzo e il cesello.

Nel 1936 si reca a Parigi, con l’amico Sassu dove visita il Musée Rodin, conosce gli impressionisti e sviluppa i primi germi di ribellione che lo porteranno ad aderire al movimento di Corrente.

Considerato fra le personalità più significative della scultura italiana, nel 1939 inizia la serie dei Cardinali, ieratiche immagini in bronzo dalla schematica struttura piramidale avvolte nella massa semplice e potente della stola. Realizza poi il ciclo di bassorilievi in bronzo con le Deposizioni e le Crocifissioni in base a una poetica che si richiama a Donatello.

Negli anni Quaranta, come reazione alla violenza della guerra, Manzù riprende e riunisce sotto il titolo Cristo nella nostra umanità, le opere della Crocifissione e della Deposizione in cui il tema sacro viene utilizzato per simboleggiare prima la brutalità del regime fascista e poi gli orrori della guerra.

Nel 1941 Manzù ottiene la cattedra di scultura all’Accademia di Brera, dove insegna fino al 1954, quando si dimette per dissensi sul programma di studio.

Tra i molti riconoscimenti il suo nudo Francesca Blanc vince il Gran premio di scultura alla Quadriennale di Roma del 1942, mentre alla Biennale di Venezia del 1948, vince la medaglia d’oro per la serie dei Cardinali.

Nel 1945 si stabilisce a Milano e nel 1946 l’incontro con Alice Lampugnani è all’origine dell’importante opera Grande ritratto di signora e di un centinaio di disegni.

Nel 1947 Manzù illustra le Georgiche di Virgilio, e viene organizzata una grande mostra antologica dei suoi lavori al Palazzo Reale di Milano.

Nel 1954 prosegue l’attività d’insegnamento alla Sommerakademie di Salisburgo fino al 1960. A Salisburgo conosce Inge Schabel (1936-2018), che diventerà la sua compagna di vita e con cui avrà due figli, Giulia e Mileto. Lei e la sorella Sonja diventeranno da allora le modelle dei suoi ritratti.

In quel periodo inizia a lavorare  alla realizzazione della Porta della Morte per la basilica di San Pietro in Vaticano compiuta nel 1964. La porta vaticana, che lo impegna per diciassette anni, diviene l’epicentro di una poetica che, nel dialogare con la tradizione, ne rifiuta gli aspetti più strettamente accademici. Manzù realizza anche la Porta dell’Amore per il Duomo di Salisburgo (195 -1958), e la Porta della Pace e della Guerra per la chiesa di Saint Laurens a Rotterdam (1965-1968).

Ritorna poi alla figura a tutto tondo ed a temi più intimi come Passi di danza, Pattinatori Strip-tease e gli Amanti.

Nel 1964 si trasferisce in una villa nei pressi di Ardea, vicino Roma e nel 1969 viene inaugurato il Museo Amici di Manzù di Ardea.

Manzù si è occupato anche di teatro disegnando scenografie e costumi, tra cui quelli per l’ Oedipus rex di Igor Stravinskij nel 1965, per Tristano e Isotta di Richard Wagner nel 1971 e per il Macbeth di Giuseppe Verdi nel 1985.

Nel 1977 realizza a Bergamo il Monumento al partigiano e nel 1979 dona la sua intera collezione allo stato italiano. Del 1989 è la sua ultima grande opera, una scultura in bronzo alta sei metri posta di fronte alla sede dell’ONU a New York.

Giacomo Manzù muore a Roma il 17 gennaio 1991.


Ufficio Stampa: STUDIO ESSECI – Sergio Campagnolo
Tel. 049 663499; www.studioesseci.net
referente Simone Raddi, simone@studioesseci.net

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