Bologna, Collezioni Comunali d’Arte, Palazzo d’Accursio: Leggiadro Barocco

Giuseppe Marchesi detto Sansone
Clemente VIII restituisce agli Anziani le chiavi della città di Bologna, 1739-1740
Olio su tela
Bologna, Collezioni Comunali d’Arte

Collezioni Comunali d’Arte, Palazzo d’Accursio | Piazza Maggiore 6

Leggiadro Barocco.
L’attività giovanile di Giuseppe Marchesi detto il Sansone

A cura di Antonella Mampieri e Angelo Mazza

Periodo di apertura: fino al 2 settembre 2023

Orari di apertura: martedì, giovedì 14-19; mercoledì, venerdì 10-19; sabato, domenica, festivi 10-18.30; chiuso lunedì non festivi
Ingresso con biglietto museo: intero € 6 | ridotto €  4 | ridotto speciale giovani 19-25 anni € 2 | gratuito possessori Card Cultura
Telefono: 051 2193998

Sito web: 
www.museibologna.it/arteantica

Le Collezioni Comunali d’Arte di Bologna presentano la prima mostra monografica dedicata al pittore Giuseppe Marchesi (Bologna, 1699-1771), per riscoprire una figura artistica significativa che operò sul versante classicista della scuola bolognese del Settecento.
Promossa da Settore Musei Civici Bologna | Musei Civici d’Arte Antica e curata da Antonella Mampieri e Angelo Mazza, la mostra dossier si intitola Leggiadro Barocco. L’attività giovanile di Giuseppe Marchesi detto il Sansone.
Nella cosmopolita Bologna del XVIII secolo, la scena artistica si presentava quanto mai vivace. Tra i pittori più fecondi si distinse Giuseppe Marchesi, di temperamento irrequieto e di corporatura imponente, alla quale dovette il soprannome di Sansone. Allievo di artisti di spicco della generazione precedente, come Aureliano Milani e Marcantonio Franceschini, Marchesi si inserì nel solco della tradizione pittorica locale che trova nei Carracci e nei loro allievi – in particolare Guido Reni, Francesco Albani e Domenico Zampieri detto il Domenichino – il modello imprescindibile. Questo orientamento stilistico era sostenuto e promosso anche dalla principale istituzione artistica presente in città, l’Accademia Clementina, alla quale Marchesi appartenne, ricoprendo svariati incarichi, didattici e di direzione, fino alla nomina a Principe nel 1752. La successiva evoluzione artistica lo portò al progressivo abbandono di un’arcadica classicità a favore di una componente quasi manieristica, prossima per intensità alla maniera di Francesco Monti e Vittorio Maria Bigari.
L’esposizione è accompagnata da una omonima pubblicazione a cura di Antonella Mampieri e Angelo Mazza, con la collaborazione di Silvia Battistini, che contiene una prefazione di Massimo Medica, un testo di Mirko Bonora e saggi di Antonella Mampieri e Angelo Mazza.


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