Feltre (Bl): Nasce il primo festival dell’Araldica

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29 Settembre 2023 – 15 Ottobre 2023

Feltre (Bl)

FESTIVAL DELL’ARALDICA DI FELTRE

A ottobre Feltre (BL) ospiterà due settimane di incontri, spettacoli, conferenze e laboratori. Le anteprime al via in agosto con la mostra sui draghi.

Feltre, a ottobre, farà debuttare un nuovo e originalissimo Festival dedicato all’Araldica ovvero la disciplina che studia gli stemmi: un mondo fatto di segni, simboli, colori e figure più o meno fantastiche nati a partire dal medioevo e che costituivano gli emblemi d’identità di famiglie nobili e cittadinesche, uomini di chiesa, corporazioni, città, ordini.
Era un vero e proprio linguaggio per immagini e smalti ancora oggi visibile sulle vie e i palazzi di tante città e che a Feltre in particolare si è conservato con un numero straordinario di testimonianze.
Da qui – spiega l’Amministrazione cittadina – la scelta di realizzare a Feltre un Festival dell’Araldica, che offra a curiosi e appassionati l’opportunità di scoprire i messaggi e le storie racchiusi dietro gli stemmi: non solo quelli feltrini o veneti, cui verranno dedicati ovviamente dei momenti di approfondimento specifici, ma in generale tutte le insegne araldiche.
Sarà un viaggio attraverso la storia dell’Occidente europeo, alle radici culturali del nostro presente. Basti a questo proposito pensare come proprio gli stemmi siano gli antenati dei nostri “loghi”. Un esempio? Derivano proprio dagli stemmi molte maglie e simboli delle nostre squadre di calcio. E i colori che li caratterizzano raccontano storie incredibili su sensibilità e credenze del passato.

L’obiettivo della manifestazione, che si articolerà lungo le prime due settimane di ottobre, sarà sia offrire momenti di approfondimento agli studiosi della disciplina, sia proporre a curiosi e appassionati di tutte le età occasioni per conoscere un mondo tanto ricco quanto affascinante.

Interamente curato dall’Ufficio Cultura, Politiche Giovanili, Istruzione, Servizi all’Infanzia del Comune di Feltre con il patrocinio di Città di Venezia e Regione del Veneto, il Festival dell’Araldica è realizzato sotto gli auspici di sodalizi e realtà di riferimento del settore, che a titolo diverso hanno collaborato alla sua realizzazione: Associazione Nobiliare Regionale Veneta, Gran Priorato di Lombardia e Venezia dell’Ordine di Malta, Società Italiana di Studi Araldici.

Feltre (Bl), Palazzo Pretorio, Sala Stemmi

Il programma verrà svelato tra fine agosto e inizio settembre, ma da Feltre trapelano alcune succose anticipazioni.

Tra i relatori ci saranno studiosi di assoluto riferimento a livello internazionale come l’insigne medievalista Franco Cardini che parlerà di araldica e mezzaluna, spaziando tra la storia e la simbologia (15 ottobre) e con riferimenti anche al contesto veneto. Sarà dedicata alla percezione dei colori, tra medioevo ed età contemporanea, l’intervento (8 ottobre) di Riccardo Falcinelli, autore per Einaudi dei due titoli di straordinario successo “Cromorama” e “Figure” con il quale si indagherà quanto il colore condizioni il nostro sguardo sul mondo.

Non mancheranno approfondimenti rivolti a insegnanti, genitori ed educatori, uno spettacolo inedito di e con Luca Scarlini dedicato proprio all’araldica (7 ottobre), attività per i più piccoli e poi molteplici eventi e iniziative come la mostra mercato di libri d’arte, storia, araldica organizzata il 7 e 8 ottobre a cura e nel contesto del Mercatino dell’oggetto ritrovato e realizzata con il patrocinio e la presenza dell’Associazione Editori Veneti.

Un programma particolarmente ricco e intenso che avrà tre straordinarie anteprime a partire dal 10 agosto ovvero la mostra “Le prigioni della mente. Draghi, basilischi, rettili fantastici” alle antiche prigioni e due iniziative correlate: l’esposizione di un prezioso manoscritto quattrocentesco miniato al Polo Bibliotecario Feltrino e un ciclo di laboratori gratuiti per bambini e ragazzi sul tema dei draghi con Annamaria Canepa di Trame di storia.



Ufficio Stampa
Studio ESSECI di Sergio Campagnolo
Ref. Roberta Barbaro – roberta@studioesseci.net
T. 049663499
www.studioesseci.net

Roma, Aranciera di Villa Borghese: Apre al Museo Carlo Bilotti la mostra “RITRATTE. DONNE DI ARTE E DI SCIENZA”

“RITRATTE.
DONNE DI ARTE E DI SCIENZA

Al Museo Carlo Bilotti di Villa Borghese, dal 13 luglio una mostra fotografica dedicata
a donne italiane protagoniste nella scienza e nella cultura.

Mercoledì 12 luglio, ore 19.00
Museo Carlo Bilotti | Aranciera di Villa Borghese
Viale Fiorello La Guardia, 6
00197 – Roma RM

Dal 13 luglio, presso il Museo Carlo Bilotti di Roma, apre al pubblico “Ritratte. Donne di arte e di scienza“, una mostra fotografica dedicata ai volti, alle carriere e al merito di donne italiane che hanno conquistato ruoli di primo piano nell’ambito della scienza e dei beni culturali.

L’esposizione, promossa da Roma CapitaleAssessorato alla CulturaSovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, è curata e realizzata dalla Fondazione Bracco in collaborazione con Arthemisia.
Servizi museali Zetema Progetto Cultura.

La mostra, attraverso gli scatti del fotografo di fama internazionale Gerald Bruneau, mette in luce non solo la figura ma anche e soprattutto le capacità professionali di 40 donne che hanno raggiunto posizioni apicali nel loro settore.
Un itinerario eclettico di immagini e parole, che si snoda in luoghi spesso nascosti, tra vaste sale rivestite di marmi di palazzi d’epoca e laboratori di ricerca inaccessibili, per raccontare la guida sapiente di queste professioniste che non di rado propongono – attraverso la loro stessa biografia – un modello di governo inclusivo e ispirante.

Viviamo in un’epoca che invita ad agire collettivamente per raggiungere un bilanciamento di genere, partendo da pratiche essenziali, come il contrasto agli stereotipi che inibiscono vocazioni individuali e crescita sociale, l’evoluzione della lingua, come organismo vivo che dà forma al mondo, la disseminazione di modelli di ruolo, in grado di ridefinire i confini del possibile.
Il titolo della mostra è infatti programmatico. Un tempo, nella storia dell’arte, a essere raffigurati erano soprattutto i potenti, membri di famiglie nobili, aristocratici e regnanti che, in mancanza della fotografia, fissavano sulla tela la propria immagine. Una pratica che, per quanto riguardava le donne, investiva quasi unicamente le dame di buona nascita, la cui famiglia poteva permettersi l’onorario di un pittore e non di rado serviva per combinare matrimoni. Oggi “ritratte” amplifica il senso di uno sguardo nuovo, su donne finalmente visibili, protagoniste, centrali.
Ancora di più, la mostra offre l’incontro con queste storie vive, per ricordare il valore di determinazione, forza e competenza, per scoprire nuovi modelli di governo, per approfondire ambiti professionali insoliti, per ereditare spunti per un futuro equo, oltre i pregiudizi.

La mostra propone due percorsi espositivi distinti ma complementari, oggi riuniti per la prima volta in un’unica esposizione, fortemente voluta da Fondazione Bracco nell’ambito del proprio intervento di contrasto agli stereotipi di genere e di promozione delle competenze, concepiti rispettivamente come asse prioritario di intervento per raggiungere la parità e unico discrimine per qualsiasi sviluppo personale e collettivo.

Ritratte. Donne di arte e di scienza” alterna dunque storie di donne alla guida di primarie istituzioni culturali del nostro Paese e di alcune tra le più importanti scienziate italiane, in un ideale unione di saperi tra arte e scienza, un viaggio esemplare tra luoghi d’arte e laboratori scientifici.

Da un lato, le direttrici dei musei italiani, “luoghi sacri alle Muse”, spazi dedicati alla conservazione e alla valorizzazione del nostro patrimonio artistico, custodi del nostro passato e laboratori di pensiero per costruire il futuro, ma anche imprese con bilanci e piani finanziari, che contribuiscono in modo cruciale alla nostra economia. Oggi alla guida di importanti istituzioni culturali italiane ci sono professioniste che hanno raggiunto posizioni apicali grazie a competenze multidisciplinari, che uniscono una profonda conoscenza della storia dell’arte con capacità gestionali e creative. È ancora più importante sottolineare tale conquista alla luce dei dati disponibili, che mostrano come in tutta l’Unione europea le donne che si occupano di arte e cultura generalmente abbiano meno accesso alle risorse di creazione e produzione, siano pagate meno degli uomini e siano sottorappresentate nelle funzioni dirigenziali e decisionali, nonché sul mercato dell’arte.

Dall’altro, le scienziate, con racconti che rafforzano ancor di più l’empowerment e il contrasto agli stereotipi di genere nella pratica scientifica. In mostra alcuni dei volti del progetto più ampio denominato #100esperte (100esperte.it): ideato dall’Osservatorio di Pavia e dall’Associazione Gi.U.Li.A. e sviluppato con Fondazione Bracco grazie al supporto della Rappresentanza in Italia della Commissione Europea, è una piattaforma online per accrescere la visibilità dell’expertise femminile, alimentata nel tempo con i profili di esperte italiane in settori strategici che vedono ancora una sottorappresentazione femminile a partire dalle discipline STEM (science, technology, engineering and mathematics).

Al centro della mostra Ritratte lo spettatore può osservare le vaste competenze, il merito, le qualità intrinseche o acquisite che hanno portato queste donne a rivestire ruoli di primo piano, nell’arte e nella scienza” sottolinea Diana Bracco, Presidente di Fondazione Bracco. “Nel percorso fotografico le protagoniste, che di norma vivono spazi di lavoro appartati, che siano musei o laboratori, sono finalmente oggetto di attenzione collettiva, sono riconosciute nel loro ruolo. Questo è il movimento necessario che siamo tutti invitati a compiere: riconoscere le competenze, renderle visibili. Da tempo con Fondazione Bracco, attraverso il progetto #100esperte e molte iniziative formative dedicate all’empowerment femminile, facciamo proprio questo: valorizziamo il merito e incoraggiamo nuove vocazioni, leve essenziali per sostenere le aspirazioni di bambine e ragazze, e per raggiungere una presenza paritaria di donne e uomini nelle posizioni apicali.”

Il potere ispirante di queste biografie è inestimabile. In quest’ottica, un percorso virtuale tratto dall’esposizione sulle direttrici di musei italiani, arricchito con interviste alle protagoniste, da oggi è parte della piattaforma “Art4ART”, il progetto del Gemelli ART (Advanced Radiation Therapy) centro di Radioterapia Oncologica del Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS.
Il Gemelli ART, in collaborazione con l’Associazione Romanini, offre ai pazienti la possibilità di fruire di contenuti artistici durante le terapie oncologiche. È infatti un’evidenza scientifica che la fruizione dell’arte, nel senso più ampio del termine, crea un ambiente favorevole per i pazienti riduce lo stress e permette di affrontare le terapie in modo più efficace.


Sede
Museo Carlo Bilotti | Aranciera di Villa Borghese
Viale Fiorello La Guardia, 6
00197 – Roma RM

Informazioni
T. +39 060608

Siti internet
www.fondazionebracco.com
www.museiincomuneroma.it
www.arthemisia.it

Social e Hashtag ufficiale
#Ritratte
@FondazioneBracco
@arthemisiaarte
@MuseiInComuneRoma

Ingresso gratuito

Ufficio Stampa Arthemisia
Salvatore Macaluso | sam@arthemisia.it
press@arthemisia.it | T. +39 06 69380306 | T. +39 06 87153272 – int. 332

1-pub. 07.07.23

Ascona (Svizzera), Museo comunale d’arte moderna: TERES WYDLER. NATURE IN TRANSIT

Teres Wydler, De Cultura, 1992, 125x300cm + 125x260cm, © Teres Wydler

Ascona (Svizzera), Museo comunale d’arte moderna

DAL 15 LUGLIO AL 1° OTTOBRE 2023

TERES WYDLER
NATURE IN TRANSIT

L’esposizione presenta cinque ambienti site-specific appositamente realizzati per l’occasione dall’artista concettuale elvetica, che invitano il pubblico a riflettere sulla relazione tra Natura e Artificio.

Dal 15 luglio al 1° ottobre 2023, il Museo Comunale d’Arte Moderna di Ascona (Svizzera) accoglie la personale dell’artista concettuale elvetica, Teres Wydler (Berna, 1945).

L’esposizione, dal titolo Nature IN Transit, curata da Mara Folini, direttrice del museo asconese, presenta cinque ambienti site-specific, appositamente realizzati per l’occasione, che invitano il pubblico a riflettere sulla relazione tra Natura e Artificio.

Fin dagli anni ottanta, Teres Wydler, ispirata da artisti americani della land art e della concept art quali Robert Smithson, Walter De Maria e Michael Heizer, ha individuato nella Natura il suo campo d’indagine privilegiato, o meglio nel contrasto tra la natura come forza primordiale, che sfugge al controllo dell’uomo, e la natura sempre più artificiale e ibrida, che costituisce il paesaggio addomesticato nel quale si svolge la nostra quotidianità.

Il suo lavoro si focalizza sull’indagine dei mutamenti che contraddistinguono la concezione della natura nell’era della tecnica.

“Teres Wydler – afferma Mara Folini, direttrice del Museo di Ascona e curatrice della mostra – è un’autrice originale che da oltre trent’anni porta avanti esperienze che pongono l’accento sul processo intellettuale e creativo che sta alla base della sua opera. Attraverso una pratica sperimentale, in cui la riflessione estetica si nutre di elementi scientifici, ha dato vita a delle vere e proprie “simulazioni sperimentali” in cui processi organici della Natura si incontrano con quelli artificiali della Cultura dell’uomo tecnologico, svelandone le contraddizioni”.

“Una mostra – prosegue Mara Folini – che in ultima analisi stimola il pensiero e la riflessione, che induce lo spettatore–attore a riposizionarsi in modo interconnesso con il resto del pianeta, con uno sguardo il più possibile allargato, inclusivo e circolare, capace di interagire con tutte le creature del pianeta e forse a rispondere alle sfide del mondo, come quella urgente ecologica, con pratiche interdisciplinari basate sulla partecipazione attiva”.

Teres Wydler, Artifice in Nature / Nature in Artifice, 2002/23, Installazione con erba fresca e frammenti di specchio ondulati, 75 x 100 x 95 cm ca. © Teres Wydler

Il percorso espositivo si apre con un’enigmatica installazione a parete, dal titolo Rosas (1987/2023), di natura cognitiva, con 30 rose essiccate fissate al muro con nastro adesivo nero, che disegna un piano cartesiano, e prosegue con l’installazione ambientale Artifice in Nature / Nature in Artifice (Artificio in natura / Natura in artificio) (2002/23) che prende la forma di una casa ricoperta da un prato verde, immersa all’interno di frammenti di specchi traslucidi riflettenti, dove artificio e natura sembrano vivere una osmosi perfetta.

La mostra prosegue con De Cultura del 1992, dove l’artista rende partecipi i visitatori di un processo di fotosintesi clorofilliana che la stessa ha sperimentato seminando direttamente dei semi sul supporto della carta e lasciandoli liberi di fare il loro corso bio-chimico-energetico. Contemporaneamente, Teres Wydler ha aggiunto a questo processo delle gocce di colore artificiale che “magicamente” si sono amalgamate con il tutto, restituendo visivamente un paesaggio organico dai mille colori.

Il quarto ambiente è costituito dall’installazione Nat.Hist. del 2023, che propone un reportage fotografico di animali imbalsamati dell’American Museum of Natural History New York, posti nel loro ambiente naturale ricostruito, e che Teres Wydler ha rielaborato, aggiungendo su ogni scatto un’area bianca, che segna la distanza tra un’esperienza viva affettiva-empatica e quella puramente oggettiva-razionale, quanto persuasiva e manipolatoria.

La mostra si chiude con l’ultimo ambiente dove spicca un ammasso di alghe verdi-blu, dalle infinite sfumature di colori. Si tratta dell’installazione video Aeons of Accumulations… (Eoni di accumulazioni…) del 2018, il cui titolo richiama il tempo in cui la terra si è originata. L’Eone è infatti un’unità geocronologica utilizzata in geologia, che corrisponde a 500 milioni di anni; in particolare il Proterozoico, periodo che va da 2500 a 545 milioni di anni fa, quando grazie a processi bio-chimici di accumulazione e sintesi si è originato il processo della fotosintesi clorofilliana, generando le prime forme di vita vegetale, ovvero le alghe, così indispensabili per la sopravvivenza nell’offrire l’ossigeno di cui la natura e i suoi esseri viventi hanno bisogno.

Teres Wydler – Note biografiche

Teres Wydler (Berna, 1945). Negli anni settanta studia a Zurigo presso la F+F Schule für experimentelle Gestaltung e la Schule für angewandte Linguistik. Nel 1983 riceve una borsa di studio della Città di Zurigo con atelier a New York, dove risiede principalmente fino al 1987 e sviluppa il suo lavoro incentrato sulla processualità. Nel 1987 riceve una borsa di studio di Visarte Svizzera per un soggiorno e atelier a Parigi. Negli anni ‘90 lavora e tiene conferenze sul tema della luce e nel 2003-2004 è membro del gruppo di esperti del Plan Lumière, il progetto di illuminazione della città di Zurigo. Nel 1995 riceve al VideoArt Festival di Locarno il premio della Città per una sua video installazione; nel 1996 e nel 1999 partecipa a Media Skulptur al Kunsthaus Langenthal. Nel 2001 il suo progetto vince il concorso federale per il Centro sportivo nazionale della gioventù a Tenero di Mario Botta. Nel 2004 partecipa con un’installazione botanica alla mostra Lausanne Jardin 04 e nel 2005-2006 con installazioni luminose alla mostra Lichtkunst aus Kunstlicht presso il Zentrum für Kunst und Medientechnologie (ZKM) di Karlsruhe.

Sue importanti mostre personali si tengono nel 1996 alla IG Halle di Rapperswil, nel 2004 alla Villa am Aabach di Uster, nel 2007 al Kunstraum Dornbirn e al Museo cantonale d’arte di Lugano, nel 2011 al Kunstraum Engländerbau di Vaduz e nel 2018/2019 alla Fondazione d’Arte Erich Lindenberg – Museo Villa Pia di Porza.

Teres Wydler vive e lavora a Zurigo e a Intragna.


TERES WYDLER. Nature IN Transit
Ascona (Svizzera), Museo Comunale d’Arte Moderna (via Borgo 34)
15 luglio – 1° ottobre 2023
 
Orari:
martedì-sabato, 10.00 – 12.00; 14.00 – 17.00
Domenica e festivi, 10.30 – 12.30
Lunedì chiuso
 
Biglietti:
Intero, 10.00 fr.sv./euro
Ridotto, 7.00 fr.sv./euro (studenti, AVS, pensionati, gruppi)
Gratuito, giovani fino a 18 anni
 
Informazioni:
tel. +41 (0)91 759 81 40; museo@ascona.ch
 
Sito internet: www.museoascona.ch
 
Canali social:
Facebook @museoascona
Instagram @museocomunaleascona
TikTok museocomunaleascona
 
Ufficio stampa
CLP Relazioni Pubbliche
Anna Defrancesco, T +39 02 36 755 700;
anna.defrancesco@clp1968.it; www.clp1968.it

Venezia, Blue Gallery: Bruno, Auro & Celso CECCOBELLI in mostra. TRANS-PARENTI 

Bruno, Auro & Celso Ceccobelli 
TRANS-PARENTI

12 luglio | 18 settembre 2023

Inaugurazione: mercoledì 12 luglio 2023 ore 18.00

Blue Gallery

Campo S. Margherita 

Dorsoduro – 3061 Venezia

Trans-parenti è la nuova esposizione di Bruno, Auro e Celso Ceccobelli che inaugurerà mercoledì 12 luglio alle ore 18.00 alla Blue Gallery di Venezia e sarà visitabile fino al 18 settembre 2023.

Blue Gallery è il nuovo nome della galleria situata tra Campo Santa Margherita e il Ponte dei Pugni a Venezia, che si propone, mantenendosi sulla via della vecchia gestione, di esporre e dare risonanza ad autori con i quali stipulare contratti basati esclusivamente sull’apprezzamento artistico e sul rispetto personale, continuando a respingere la generale gestione attuale delle pratiche espositive e del sistema dell’Arte. Direttore artistico di Blue Gallery è Silvio Pasqualini, a sua volta pittore e Maestro d’arte che intercetterà gli artisti con i quali dar vita alla vecchia concezione di cenacolo artistico, ideale e reale. 

Il blu avio, colore distintivo di questo spazio, dà il nome alla galleria, in quanto tonalità che stimola la creatività e infonde sensazioni di benessere, come sospesi tra cielo e mare. 

La mostra Trans-parenti, vede protagonisti il Maestro Bruno e i figli Auro e Celso Ceccobelli in un’esposizione che omaggia l’arte del vetro ma anche l’arte del riuso. Le opere esposte, realizzate in vetro pressofuso o vetro riciclato, narrano il fascino dell’esoterismo e della simbologia del maestro Bruno Ceccobelli e l’enigma delle riflessioni contemporanee dei figli. 

Trait d’union la trasparenza, che è guardare “attraverso” le cose, coglierle nella loro essenza.

È proprio attraverso l’analisi dell’etimologia della parola “trans-parenza” e del suo concetto filosofico che i Ceccobelli parlano della storia dell’umanità costruita attraverso l’apparire ma anche attraverso i “parenti” che sono appunto la famiglia, intesa come nucleo appartenente al ciclo concreto e pratico della natura. 

Al contempo, la loro è una riflessione per rifuggire da una società materialista e inseguire prima una società liquida, poi una società trasparente, della nudità intesa come onestà. 

Bruno Ceccobelli ”Amena” 1997-2023, tecnica mista su vetro soffiato, 33 x 20 cm

Bruno Ceccobelli con i suoi vetri realizzati con la tecnica della pressofusione, riflette in particolare sulla condizione dell’esperienza del passato, della dimensione del “transporto”, ottenuta concretamente utilizzando come “pennello” il fuoco, che è luce e dimensione del nostro tempo. 

La “trans-parenza” diventa dunque la ricerca della propria essenza attraverso i legami e quindi attraverso la cultura e la storia, arrivando all’essenza dello stare in vita che è la chiave per la dignità e l’onestà personale. 

A questo proposito, lo stesso Ceccobelli scrive: “È stato il grande Gustav Mahler a coniare e a incarnare nella sua musica il vero spirito della tradizione: essa non è idolatria di ceneri di un passato estinto, ma è l’opera di riattivazione costante delle braci ardenti e delle fiamme di una secolare ricerca e conquista”. 

A& C Ceccobelli ”Aura dei Chakra” 2019, Pneumagrafìa con olio motore esausto e terre colorate su carte colorate e BobCat 553, 0 metri percorsi, finestrino Fiat 500 e calamite 69 x 65,5 cm

Auro&Celso Ceccobelli espongono dei pezzi che in parte si rifanno alla loro arte “garaggesca” e quindi del recupero di pezzi meccanici o di auto come i finestrini di una Fiat Cinquecento, in parte rimandano alla loro produzione più vicina alle riflessioni sul colore e alle corrispondenze con gli studi delle tradizioni religiose dell’induismo e alle nozioni dei chakra. 

Un’ulteriore riflessione sul concetto della transaparenza che è collegata alla purezza della natura, unica entità creatrice, mentre l’uomo non crea bensì assembla, o, come nel loro caso, recupera.

Le loro opere sono come delle reliquie, oggetti di scarto ai quali è stata data nuova vita e nuove possibilità. Accompagnati dalla loro riconoscibile ironia, Auro&Celso presentano ironicamente una “Madonna con Bambino” costituiti da pezzi di finestrino di auto, indicando come anche nella materia più impensabile, più brutta, possa esserci qualcosa di positivo da salvare e riqualificare.


Per l’inaugurazione della Blue Gallery, Bruno Ceccobelli è stato formalmente incaricato da Silvio Pasqualini nella redazione di un vero e proprio Manifesto artistico che possa essere di “rottura” con il Sistema dell’Arte e in linea con la gestione artistica della galleria.


Trans-Parenti
Di Bruno, Auro & Celso Ceccobelli
12.07>18.09.2023 
Opening 12.07 h.18
DOVE
BLUE GALLERY 
Dorsoduro 3061, Venezia 
ORARI DI VISITA
Da Martedi a Domenica 11-19 
o su appuntamento +39 3477030568

UFFICIO STAMPA 
Cristina Gatti 
press@cristinagatti.it

Al MAN di Nuoro, le Metamorfosi di Matisse

Henri Matisse, Nu couché II, 1927, bronzo, Musée d’Orsay Paris Photo © François Fernandez © Succession H. Matisse, by SIAE 2023.

Matisse | Metamorfosi

Museo MAN, Nuoro
14 Luglio – 12 Novembre 2023

A cura di Chiara Gatti
da un progetto di
Sandra Gianfreda, Kunsthaus Zürich con Claudine Grammont, Musée Matisse, Nizza

Henri Matisse è uno dei più grandi artisti del Novecento, ma di lui, paradossalmente, è ancora trascurata una parte importante di produzione. La figura di Matisse scultore non è, infatti, conosciuta nelle pieghe più sottili della sua ricerca. Sebbene la pittura sia sempre rimasta la sua modalità espressiva principale, il “suo” linguaggio e la forma di indagine del visibile cui si dedicò per tutta la vita, Matisse condusse in contemporanea una riflessione sulla scultura (e altresì sull’incisione) che fa di lui uno degli artisti più completi del secolo scorso. La sua versatilità ha esplorato varie tecniche simultaneamente, con curiosità e acuta sperimentazione. Sullo sfondo di questa intelligenza poliedrica, l’opera scultorea di Matisse rivela una vita parallela rispetto a quella del colorista, una doppia anima votata alla materia, al volume, allo spazio, che merita di essere posta in relazione – in quanto a processi e traguardi – con quella di altri grandi scultori del XX secolo, eredi della lezione di Auguste Rodin e divenuti geni dell’avanguardia. Da Brancusi a Giacometti, da Boccioni a Wotruba.

Matisse travaillant au Nu couché II , Nice, 1927, Photographie Marc Lenoir Photo © Archives Henri Matisse © Succession H. Matisse, by SIAE 2023. 

Per la prima volta in Italia, il Museo MAN dedica oggi una mostra alla scultura di Henri Matisse. Il progetto espositivo, a cura di Chiara Gatti, rilegge e adatta agli spazi del museo sardo, il concept inedito e complesso della mostra Matisse Métamorphoses organizzata nel 2019 dalla Kunsthaus di Zurigo e dal Museo Matisse di Nizza. Un progetto destinato a ripensare Matisse, a riconsiderare il ruolo della sua opera nel panorama dell’arte della prima metà del XX secolo, alla luce di una più ampia ricerca estetica che vede proprio nella scultura il veicolo per nuove e rivoluzionarie soluzioni formali. In questo affondo necessario, emerge come sia stata in particolare la figura umana il tema principe della sua tensione verso la sintesi. Dall’indagine sul corpo, la postura, il gesto o la fisionomia, Matisse ha sviluppato un percorso di riduzione geometrica dell’immagine che lo ha portato verso un’astrazione ai limiti del radicale. Come l’artista stesso affermò nel 1908 nelle sue Notes d’un peintre: «ciò che mi interessa di più non è né la natura morta né il paesaggio, è la figura». La figura, non per il suo pathos, il suo lirismo, gli stati d’animo o la flessione esistenziale, ma per il suo senso di presenza nello spazio e la sua ideale evoluzione nel tempo. Matisse ha interrogato infatti il corpo nella sua relazione con l’ambiente prossimo e con il mutare delle circostanze in un lasso di tempo dilatato. Ecco allora l’evoluzione di un dato naturalistico in una sintesi finale che sublima la contingenza in una dimensione di perfezione assoluta. Lo spazio condiziona, a sua volta, un sistema di relazioni sottili fra sostanza fisica e vuoto abitato, fra i gesti e le linee dinamiche che essi disegnano nell’aria.

La mostra prende avvio, dunque, da una analisi del metodo di creazione dell’artista e dal suo lavoro di trasformazione della figura in variazioni seriali. Il percorso allinea sequenze di bronzi, datate dai primi anni Dieci agli anni Trenta, e soggetti presentati nei loro diversi stati successivi e accostati alle fonti di ispirazione dell’artista, tra cui fotografie di nudi e modelle in posa, oltre a una selezione essenziale di pochi dipinti in cui i motivi stessi svelano la doppia anima della sua ricerca parallela, pittorica e scultorea, in particolare nell’affrontare i temi dominanti del nudo, della danza, dell’odalisca. Attraverso circa 30 sculture e una ventina fra disegni, incisioni, oltre a fotografie d’epoca e pellicole originali, la scultura di Matisse verrà posta in relazione con i soggetti di una vita, le sue magnifiche ossessioni legate alle forme femminili, alla ricerca fisiognomica sulle modelle, alle attitudini e alla plasticità dei volumi.

Sullo sfondo di questa ricerca composita, ecco allora molte figure uniche, come Le tiaré, di cui non esistono stadi differenti, mentre altre si ripetono a intervalli diversi, variando e trasformandosi, come il celebre ciclo di Jeannette (I-V). Da qui l’artista sviluppa infatti un approccio concettuale che può essere descritto come una sorta di metodo di progressione formale. Come in una “metamorfosi”, che ben spiega il titolo della mostra, le sue figure evolvono da una trascrizione naturale a una sintesi radicale del dato visivo.

Anche nella sua pittura – come è stato ampiamente studiato dalla critica in passato – è possibile rilevare tale processo di metamorfosi, senza però giungere mai a considerare veri e propri cicli di opere come “serie”, ma piuttosto come frutto di un lungo iter di elaborazione che trova nella scultura e nella grafica, accostate alla pittura stessa, strumenti di indagine connessi gli uni con gli altri, nell’idea di un confine liquido fra tecniche. Ne è un esempio l’Odalisca del Museo Novecento di Milano, che trova corrispettivi e relazioni sottili e chirurgiche con disegni e bronzi coevi e di cui la mostra allineerà l’intera sequenza.


Dettagli tecnici
In collaborazione con Kunsthaus Zürich, Musée Matisse de Nice Catalogo bilingue ita/en: Sole24ore Cultura
Testi di Sandra Gianfreda, Bärbel Küster, Chiara Gatti Con la partecipazione del Museo Archeologico di Nuoro
 
 
Ufficio Stampa
STUDIO ESSECI – Sergio Campagnolo Via San Mattia 16, 35121 Padova
Tel. +39.049.663499
referente Simone Raddi, simone@studioesseci.net www.studioesseci.net
 
MAN_Museo d’Arte Provincia di Nuoro
Via Sebastiano Satta 27 – 08100 Nuoro tel +39.0784.252110
Orario invernale: 10:00 – 19:00 (Lunedì chiuso) info@museoman.it

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Pisa, Museo della Grafica: Inaugurazione della mostra “Fashion, Sport, Tourism”

Il Museo della Grafica (Comune di Pisa, Università di Pisa) 
è lieto di invitarvi alla presentazione della mostra 

FASHION, SPORT, TOURISM 

Giovedì 13 luglio, ore 18:30

Per maggiori informazioni Cliccare il logo

Museo della Grafica – Lungarno Galilei, 9 – Pisa
Tel. 050/2216060 (62-66-67)
E-mail: museodellagrafica@adm.unipi.it
www.museodellagrafica.sma.unipi.it

Alla Magnani-Rocca, Boccioni prima del Futurismo

Giovanni Sottocornola, Mariuccia, 1903, pastello su carta

BOCCIONI 1900-1910

ROMA VENEZIA MILANO

Fondazione Magnani-Rocca
Mamiano di Traversetolo – Parma
9 settembre – 10 dicembre 2023

La Fondazione Magnani-Rocca dal 9 settembre al 10 dicembre 2023 nella sede di Mamiano di Traversetolo presso Parma dedica a Umberto Boccioni una grande mostra – a cura di Virginia Baradel, Niccolò D’Agati, Francesco Parisi, Stefano Roffi – composta da oltre cento opere, tra cui spiccano alcuni capolavori assoluti dell’artista.

La mostra si sofferma sulla figura del giovane Boccioni e sugli anni della formazione affrontando i diversi momenti della sua attività, dalla primissima esperienza a Roma, a partire dal 1899, sino agli esiti pittorici immediatamente precedenti l’elaborazione del Manifesto dei pittori futuristi nella primavera del 1910. Un decennio cruciale in cui Boccioni sperimenta tecniche e stili alla ricerca di un linguaggio originale e attento agli stimoli delle nascenti avanguardie. La mostra intende non solo documentare il carattere eterogeneo della produzione boccioniana, ma soprattutto ricostruire i contesti artistici e culturali nei quali l’artista operava.

Viene così fatta luce sulle vicende artistiche tra il 1900 e il 1910, offrendo un panorama più ampio su un periodo fondamentale per l’attività di Boccioni che permette di porre in prospettiva lo svolgersi della sua ricerca.

La mostra è suddivisa dunque in tre macro sezioni geografiche legate alle tre città che più di tutte hanno rappresentato punti di riferimento formativi per l’artista: Roma, Venezia e Milano le cui sezioni sono curate rispettivamente da Francesco Parisi, Virginia Baradel e Niccolò D’Agati.

All’interno di queste aree, approfondimenti su aspetti specifici – il rapporto con il mondo dell’illustrazione nel periodo romano, quello con l’incisione e le aperture internazionali legate ai viaggi – costituiscono ulteriori focus di indagine.

Lo studio delle fonti, a iniziare dai diari e dalla corrispondenza di Boccioni entro il 1910, e le recenti e approfondite indagini hanno portato nuovi elementi utili alla conoscenza di questa fase della sua attività. L’obiettivo, diversamente da quanto spesso accade nelle rassegne dedicate alla parabola divisionismo-futurismo, è quello di seguire la formazione boccioniana al di fuori di una logica deterministica legata all’approdo al futurismo, ma di cogliere la definizione di un linguaggio e di una posizione estetica in rapporto alle coeve ricerche che si strutturavano e che caratterizzavano i contesti coi quali l’artista entrò in contatto.

A documentare questo percorso sono esposte alcune delle opere a olio su tela più note della prima produzione dell’artista, come Campagna romana del 1903 (MASI, Lugano), Ritratto della signora Virginia del 1905 (Museo del Novecento, Milano), Ritratto del dottor Achille Tian del 1907 (Fondazione Cariverona), Il romanzo di una cucitrice del 1908 (Collezione Barilla di Arte Moderna), Controluce del 1909 (Mart, Museo di Arte Moderna e Contemporanea di Trento e Rovereto), nonché tempere, incisioni, disegni.

L’accostamento di volta in volta alle opere di artisti come Giacomo Balla, Gino Severini, Roberto Basilici, Gaetano Previati, Mario Sironi, Carlo Carrà, Giovanni Sottocornola, spiega e illustra le ascendenze e i rapporti visuali e culturali che costruirono e definirono la personalità artistica di Boccioni.

Roma

Partendo dalla prima tappa che ha segnato indelebilmente l’evoluzione artistica di Boccioni, si dedica attenzione agli anni del soggiorno romano, quando Giacomo Balla aveva introdotto il giovane Boccioni alla nuova tecnica del divisionismo “senza tuttavia insegnarcene le regole fondamentali e scientifiche” come ricordava nelle memorie il compagno Gino Severini. In mostra, si documenta anche la produzione “commerciale” di Boccioni affiancandola ai modelli ai quali si rivolgeva l’artista per la realizzazione dei propri lavori, passando per i nuovi riferimenti visivi rappresentati dalla grafica modernista inglese con Beardsley. Questo, dal momento in cui il periodo romano non segnò solo il progressivo avvicinamento dell’artista alla pittura, ma anche a quello dell’illustrazione commerciale – la réclame – che rappresentava come prodotto artistico, una perfetta e “straordinaria espressione moderna”.

Nel primo focus dedicato si trova invece la “Mostra dei rifiutati” organizzata dallo stesso Boccioni, sempre durante il periodo romano, nel foyer del Teatro Costanzi per permettere agli oppositori delle tendenze ufficiali di esporre le proprie opere. La sezione si propone di ricostruire una parte di quell’esposizione.

Venezia

Il secondo polo della formazione boccioniana è rappresentato dai soggiorni padovani e dall’ultimo soggiorno veneziano che coincide con la Biennale del 1907. Questa sezione intende mettere a fuoco tanto il progredire della pittura di Boccioni, quanto la posizione estetica dell’artista rispetto a ciò che ha modo di osservare e conoscere a Venezia. Sono esposte le principali opere realizzate da Boccioni soprattutto durante l’ultimo soggiorno padovano prima di trasferirsi a Venezia, dove ha modo di mettere frutto quanto maturato a Parigi, e opere significative di pittori veneziani che l’artista stesso commenta nelle proprie riflessioni sulle Biennali. Ciò funge da importante testimonianza che permette al visitatore di comprendere appieno le inclinazioni e le predilezioni estetiche di Boccioni nei confronti di un’arte che rechi “un’impronta nobilissima di aspirazione a una bellezza ideale” come scrisse commentando la Sala dell’arte del Sogno.

Riguarda il periodo veneziano il secondo focus presente nella mostra relativo all’avvicinamento dell’artista al mondo dell’incisione, sotto la guida di Alessandro Zezzos. In tale sezione vengono infatti esposte opere grafiche di Boccioni che permettono di ricostruire lo sviluppo della sua attività incisoria nel periodo veneziano e successivamente milanese; per la prima volta vengono presentate le lastre metalliche incise da Boccioni, recentemente ritrovate.

Milano

Come terza tappa fondamentale per lo sviluppo della propria carriera artistica, Boccioni giunge a Milano nel settembre del 1907. L’importanza del confronto con il capoluogo lombardo è inserita nella mostra tramite l’accostamento delle opere di Boccioni a quelle degli artisti attivi a Milano a inizio secolo, in particolare Previati, cercando di mettere in evidenza il posizionamento dell’artista e l’originalità della sua ricerca all’interno di una frangia dell’avanguardia più sperimentale e di nicchia che aveva come punto di riferimento la Famiglia Artistica, associazione frequentata dallo stesso Boccioni che costituisce un importante punto di contatto fra l’artista e i futuri aderenti al movimento futurista.

Il catalogo Pubblicato da Dario Cimorelli Editore, comprende i saggi dei curatori e contributi scientifici che arricchiscono il volume in modo da renderlo non solo una testimonianza delle opere in mostra, tutte illustrate a colori, ma anche un valido strumento e un aggiornamento sugli studi boccioniani.


Boccioni 1900-1910
Fondazione Magnani-Rocca, via Fondazione Magnani-Rocca 4, Mamiano di Traversetolo (Parma).
Dal 9 settembre al 10 dicembre 2023. Orario: dal martedì al venerdì continuato 10-18 (la biglietteria chiude alle 17) – sabato, domenica e festivi continuato 10-19 (la biglietteria chiude alle 18). Aperto anche 1° novembre e 8 dicembre. Lunedì chiuso.
Ingresso: € 14 valido anche per le raccolte permanenti e il parco – € 12 per gruppi di almeno quindici persone – € 5 per le scuole e under quattordici anni. Il biglietto comprende anche la visita libera agli Armadi segreti della Villa.
Informazioni e prenotazioni gruppi:
tel. 0521 848327 / 848148   info@magnanirocca.it   www.magnanirocca.it   
Il sabato ore 16 e la domenica e festivi ore 11.30, 15.30, 16.30, visita alla mostra ‘Boccioni’ con guida specializzata; è possibile prenotare a segreteria@magnanirocca.it , oppure presentarsi all’ingresso del museo fino a esaurimento posti; costo € 19 (ingresso e guida).
Ristorante tel. 0521 1627509   whatsapp 393 7685543   e-mail marco@bstro.it
Mostra e Catalogo (Dario Cimorelli Editore) a cura di Virginia Baradel, Niccolo’ D’Agati, Francesco Parisi, Stefano Roffi.
                                     
Ufficio Stampa: Studio ESSECI  Sergio Campagnolo
Rif. Simone Raddi  simone@studioesseci.net  tel. 049 663499.
Cartella stampa e immagini: www.studioesseci.net
 
La mostra è realizzata grazie al contributo di:
FONDAZIONE CARIPARMA, CRÉDIT AGRICOLE ITALIA
Media partner: Gazzetta di Parma, Kreativehouse.
Con la collaborazione di: Angeli Cornici, Bstrò, Cavazzoni Associati, Società per la Mobilità e il Trasporto Pubblico.

Cosenza – A-HEAD Project: Angelo Gallo – T(w)O EDGE due bordi_al limite

Precipizi contemporanei – Angelo Gallo

A-HEAD Project: Angelo Gallo – T(w)O EDGE due bordi_al limite

A cura di Simona Spinella

Testi critici di Simona Spinella e Giuseppe Capparelli

Inaugurazione 14 luglio 2023 ore 18.00

Museo dei Brettii e degli Enotri
Vico Sant’Agostino 3 – Cosenza

Fino al 17 settembre 2023

Il giorno 14 luglio 2023 alle ore 18.00 A-HEAD Project di Angelo Azzurro ONLUS inaugura, negli spazi del Museo dei Brettii e degli Enotri di Cosenza, il progetto installativo T(w)O EDGE due bordi_al limite di Angelo Gallo a cura di Simona Spinella e con i testi critici di Simona Spinella Giuseppe Capparelli. La mostra, prima parte di un progetto che toccherà diverse città italiane ed europee, è un omaggio al curatore di A-HEAD, Piero Gagliardi

Il progetto si avvale del patrocinio della Città di Cosenza e si inserisce all’interno del Festival Invasioni 2023 in programma il 13 e 14 luglio. 

“L’installazione T(w)O EDGE due bordi_al limite è intimamente congiunta ad una parola, ovvero dialogo. L’opera nasce da un confronto iniziale tra Angelo Gallo e Piero Gagliardi in relazione al concetto di riproducibilità e tiratura della grafica d’arte. Nasce così “Studio della scultura dell’ala. Opera unica di possibile tiratura illimitata”. […] T(w)O EDGE due bordi_al limite è il frutto di una serie di dialoghi che si sono fondati sul rispetto reciproco, è uno spazio ospitante di possibilità, è un insieme di relazioni, in cui il sistema di lettura e di fruizione dell’opera sono dialoganti. Quando parliamo di “possibilità” e di “relazione” ci rapportiamo alle due opere che compongono l’installazione con riferimento al concetto di riproducibilità. Difatti all’incisione, può essere concessa la possibilità di esser opera unica o di avere una tiratura illimitata, mentre l’istallazione opera unica, si moltiplica grazie all’interazione. Tra le due opere poste una fronte all’altra, il Cyan Carpet, determina uno spazio, un luogo, un tratto di possibilità da percorrere; al centro c’è il ruolo del fruitore che è spinto a confronto con se stesso in due modi completamente diversi. […] La scelta del titolo T(w)O EDGE due bordi_al limite quindi sta nel concetto del doppio che appartiene all’opera poiché composta da due opere, ma anche nella relazione con il fruitore che sta al centro nella dimensione biunivoca e genera l’alternanza dell’essere.” (dal testo critico di Simona Spinella)

“[…] Fra scultura e incisione, atto performativo e installazione ambientale, l’opera T(w)O EDGE due bordi_al limite di Angelo Gallo inalvea e contiene le tensioni dell’artista sulla sua poetica, sul suo linguaggio, sul suo pensiero. L’artista imposta la sua ricerca su un elemento fondante, la razionalità ammantata da un velo di indeterminatezza. […] Questo intervento artistico è composto dal dialogo fra una serie di elementi interconnessi fra loro che gestalticamente sono presentati al pubblico nella loro totalità, strutturata in modo organico, e non considerabili come elementi singoli e indipendenti. Il principio fondamentale della Psicologia della Gestalt o Psicologia della forma si fonda sul concetto che il tutto è superiore alla somma delle singole parti: secondo questa teoria ciò che percepiamo non è la somma di elementi, ma una sintesi della realtà. […] L’artista ‘sigillando’ la matrice di rame all’interno di un contenitore dichiara che l’opera è da considerarsi come lavoro unico e irriproducibile, ma contestualmente consegna nelle mani del suo possessore una possibilità: rompere il sigillo e aprire l’opera alla serialità, a reiterare l’atto artistico all’infinito. Questo trasferimento di volontarietà, dall’autore al proprietario dell’opera, è la chiave di lettura di tutta l’installazione. È l’elemento di incognita, di variabile di indeterminatezza che ci proietta in una condizione di sospensione, di probabile perdita dell”aura’, per dirla con Benjamin, che ne determinerà la sua riproducibilità. […] Altra componente significativa dell’installazione è la progettazione di uno spazio predeterminato entro il quale l’osservatore può muoversi e scegliere autonomamente dove situarsi. Non è un caso che l’autore collochi all’interno dello spazio installativo un piedistallo dove l’osservatore può posizionarsi e posare, interagendo e integrandosi con l’installazione stessa. Lo spazio e il tempo di fruizione così intesi, decretano che l’installazione ambientale si converta in luogo performativo dove il tempo del pubblico e la sua permanenza all’interno di esso diventano elementi fondanti. L’osservatore descrive un percorso alternativo, nel cui interno si percepiscono un senso di attesa e di scoperta, o meglio, di avvento, di qualcosa che deve ancora accadere.” (dal testo critico di Giuseppe Capparelli).

Precipizi contemporanei – Angelo Gallo

Angelo Gallo

Angelo Gallo nasce a Cetraro il 20 giugno 1988. L’infanzia e l’adolescenza la trascorre a Fagnano Castello, in provincia di Cosenza. Frequenta L’I.T.C.G. “E. Fermi” di San Marco Argentano diplomandosi come Perito Tecnico. Durante gli anni delle superiori si appassiona alla grafica e alla programmazione. Partecipa a vari seminari di Redazione, di Media-marketing e Comunicazione tramite Assform Confindustria Rimini. Ad un anno dal diploma consegue la qualifica professionale come “Progettista sicurezza informatica e web”. Si iscrive al corso di laurea in Informatica di SMFN presso l’Unical di Rende e dopo tre anni decide di cambiare percorso. Si trasferisce così all’Accademia di Belle Arti di Catanzaro dove trova il suo mondo riuscendo ad esprimersi ed a sviluppare il suo percorso diplomandosi di I e II livello. Percorso che presenta due lati, uno razionale, preciso, programmato, l’altro irrazionale, sconfinato, libero. Il lato razionale e pratico gli permette di mettere in atto le idee artistiche con consapevolezza e rigore. Condizionato dall’ordine e dal controllo della programmazione, dalla pulizia e le strutture della grafica, visualizza e produce. Il suo percorso precedente è parte fondamentale di quello attuale in quanto sviluppa opere interattive sensoriali oltre ai percorsi scultorei, pittorici e grafici. Seguito da noti critici e curatori, è presente in tutte le manifestazioni artistiche di rilevo e porta avanti la sua ricerca etico/artistica che è in continua evoluzione. Dal 2019 ha fondato il Laboratorio Sostenibile di via Gaeta, un laboratorio di incisione alla ricerca delle metodologie sostitutive Non-Toxic in stretta connessione con la Galleria 291Est/Inc. di Roma. Conosciuto particolarmente per le serie delle Anatomie Forzate, la serie delle Anatomie Sensibili e per l’unconventional Mail-Art Project “Random Recipient”. 

Il progetto A-HEAD nasce nel 2017 per volere della famiglia Calapai per la lotta allo stigma dei disturbi mentali e dalla collaborazione tra l’Associazione Angelo Azzurro ONLUS ed artisti e dj di respiro internazionale: infatti con il progetto A-HEAD Angelo Azzurro, curato da Piero Gagliardi dal 2017, mira a sviluppare un percorso ermeneutico e conoscitivo delle malattie mentali attraverso l’arte, sostenendo in maniera attiva l’arte contemporanea e gli artisti che collaborano ai vari laboratori che da anni l’associazione svolge accanto alle attività di psicoterapia più tradizionali. Data la natura benefica del progetto, con A-HEAD la cultura, nell’accezione più ampia del termine, diviene un motore generatore di sanità, nella misura in cui i ricavati sono devoluti a favore di progetti riabilitativi della Onlus Angelo Azzurro, legati alla creatività, intesa come caratteristica prettamente umana, fondamentale per lo sviluppo di una sana interiorità. Lo scopo globale del progetto è quello di aiutare i giovani che hanno attraversato un periodo di difficoltà a reintegrarsi a pieno nella società, attraverso lo sviluppo di nuove capacità lavorative e creative.

Il Museo dei Brettii e degli Enotri, sito dal 2009 all’interno del Complesso monumentale di S. Agostino, presenta una ricca collezione che inizia con reperti attribuiti ai primi abitatori dell’età della pietra (100.000 anni fa) e procede fino alla comparsa del popolo degli Enotri che, a partire dalla media età del Bronzo e durante l’età del Ferro (1.700 – 720 a.C.), intrattenne scambi commerciali con i Micenei e i Greci. Importanti i reperti di Torre Mordillo, di cui sono esposti gli oggetti della ricchissima necropoli, frammenti dei fregi dipinti e statuette fittili della colonia di Sibari con il santuario extraurbano di Cozzo Michelicchio, e i resti della necropoli di Thuri. Completano l’esposizione i resti romani dalla città di Cosenza e dal suo territorio e la collezione numismatica con monete dall’età magno greca a quella medievale e moderna. Il Museo si arricchisce di una collezione relativa alla storia del Risorgimento della Calabria, a cui si aggiungono volta per volta installazioni e mostre temporanee. Il Museo è anche polo culturale che ospita mostre temporanee, concerti e incontri istituzionali. 


INFO

A-HEAD Project: Angelo Gallo – T(w)O EDGE due bordi_al limite
A cura di Simona Spinella
Testi critici di Simona Spinella e Giuseppe Capparelli
Progetto promosso da A_HEAD di Angelo Azzurro ONLUS
Patrocinio: Città di Cosenza

Inaugurazione 14 luglio 2023 ore 18.00
Museo dei Brettii e degli Enotri
Vico Sant’Agostino 3 – Cosenza
www.museodeibrettiiedeglienotri.it
Facebook: www.facebook.com/MuseodeiBrettiiedegliEnotri
Twitter: @museobrettiics
Instagram: @MuseodeiBrettiiedegliEnotri
Fino al 17 settembre 2023
Orari: dal martedì al venerdì 9.00-13.00 / 16.30-19.30; sabato e domenica 10.00-13.00 / 16.30-19.30. Lunedì chiuso
Angelo Azzurro ONLUS
infoangeloazzurro@gmail.com
tel. 3386757976
https://associazioneangeloazzurro.org
www.facebook.com/Aheadangeloazzurro
www.instagram.com/angelo_azzurro_onlus
Ufficio Stampa Angelo Azzurro

Alessio Morganti
alessio.mrg@hotmail.it
tel. 3401472901
Barbara Speca
barbaraspeca@libero.it

Ufficio stampa per la Puglia
Serena Manieri
serenamanieri2@gmail.com

Ufficio stampa A-HEAD
Roberta Melasecca_Interno 14 next – Melasecca PressOffice
roberta.melasecca@gmail.com
tel. 3494945612
cartella stampa su
www.melaseccapressoffice.it

Torino, Musei Reali, Giardini Reali: LA ROSA DI DAMASCO. Dalla Siria a Torino

La Rosa di Damasco. Dalla Siria a Torino

MUSEI REALI  |  GIARDINI REALI
4 LUGLIO – 1° OTTOBRE 2023

LA ROSA DI DAMASCO
Dalla Siria a Torino

Una mostra fotografica, un’installazione artistica e un programma di eventi promuovono il patrimonio culturale siriano attraverso la conoscenza della secolare coltivazione e trasformazione del fiore, Patrimonio Immateriale dell’Umanità UNESCO

Inaugurato il 4 luglio e fino al 1° ottobre 2023, i Giardini dei Musei Reali accolgono La Rosa di Damasco. Dalla Siria a Torino, un progetto culturale ideato e condotto dai Musei Reali con il Syria Trust for Development e la Fondazione Santagata per l’Economia della Cultura, teso a promuovere il ruolo e l’importanza del secolare patrimonio culturale siriano nel bacino del Mediterraneo attraverso la Rosa di Damasco, uno dei prodotti più noti e iconici di quella regione.

Delicata, ma non fragile, apprezzata in tutto il mondo per il profumo, le proprietà officinali e l’utilizzo come spezia, la Rosa damascena è stata evocata in fonti letterarie, come nella raccolta Le mille e una notte, e lodata da poeti come Shakespeare e Nizar Qabbani. Per secoli i contadini siriani hanno tramandato di generazione in generazione le conoscenze e le abilità di coltivazione e lavorazione del fiore. In tempi moderni, la coltivazione della Rosa si è sviluppata nella piccola città di Al-Mrah, sulla catena montuosa del Qalamoun orientale, in un’area che si estende nella campagna a nord di Damasco. Alla fine del 2019, l’UNESCO ha iscritto nella Lista del Patrimonio Immateriale dell’Umanità le pratiche e i mestieri legati alla Rosa di Damasco nel villaggio di Al-Mrah.

Con l’inaugurazione della mostra fotografica La Rosa di Damasco. Dalla Siria a Torino e dell’installazione artistica Floral Tapestry of Craftsmanship, presenti nel Boschetto dei Giardini Reali fino al 1° ottobre 2023, prende avvio il programma che, dal 4 al 7 luglio, offre l’opportunità di approfondire l’arte, la storia, la letteratura e l’archeologia siriane attraverso cinema, incontri, dibattiti e omaggi musicali, alla scoperta del percorso della Rosa dal Medio Oriente al cuore dell’Europa e i molteplici intrecci con la cultura siriana.

LA ROSA DI DAMASCO. Dalla Siria a Torino

La mostra fotografica

Scientificamente nota come Rosa damascena, è un fiore dalla bellezza accattivante e dal profondo significato storico. Il suo fascino e il suo simbolismo hanno superato il tempo, rendendola oggetto di ammirazione e ispirazione. Le fotografie esposte, concesse dal Syria Trust for Development, propongono un viaggio per esplorarne il significato culturale e gli aspetti più affascinanti, dalle caratteristiche botaniche agli usi nella cosmesi e nelle preparazioni alimentari.

Dalla scorsa primavera, nel Boschetto dei Giardini Reali, l’aiuola del Bastion Verde accoglie centinaia di esemplari di Rosa damascena provenienti dalla Siria, un giardino che accompagna il pubblico verso la mostra fotografica e l’installazione artistica Floral Tapestry of Craftsmanship.

L’installazione artistica Floral Tapestry of Craftsmanship

L’opera rende omaggio alle attività artigianali che hanno prosperato in Siria per secoli e celebra la maestria e la bellezza delle pratiche artistiche. L’installazione, esposta di fronte al Bastion Verde, rappresenta una grande Rosa di Damasco, realizzata con attenzione meticolosa ai dettagli. Ogni petalo è composto da vari materiali come il vetro, la ceramica, la madreperla e con lavorazioni tradizionali come il rame inciso, la paglia intrecciata e il tessuto broccato. Nella cultura siriana, la Rosa damascena rappresenta la bellezza e l’interconnessione di forme d’arte diverse: ingigantendone le dimensioni e diventando scultura, l’installazione invita il pubblico ad apprezzare i dettagli intricati e le caratteristiche uniche di ogni petalo, che rappresentano l’individualità e la creatività siriane. Per enfatizzare ulteriormente l’attenzione sulla bellezza dei particolari, gli autori dell’opera hanno scelto di rimanere anonimi, celebrando così le abilità collettive.

Il Public Programme

Martedì 4 luglio alle ore 21, in collaborazione con il Museo Nazionale del Cinema di Torino-Cinema Massimo, all’Arena della Cavallerizza viene proiettato il pluripremiato documentario The Oath of Cyriac (Il giuramento di Ciriaco) di Olivier Bourgeois, in lingua araba con sottotitoli in italiano. La pellicola racconta la strenua lotta di archeologi, curatori e operatori culturali per preservare le monumentali collezioni di antichità del Museo Nazionale di Aleppo durante la guerra civile che ha sconvolto la Siria, e testimonia l’impegno per la salvaguardia del patrimonio, nella certezza che la sua scomparsa avrebbe cancellato definitivamente una parte della storia dell’umanità.

Mercoledì 5 luglio alle ore 16, in collaborazione con il Circolo dei Lettori di Torino, nella Sala da ballo al secondo piano di Palazzo Reale, si tiene l’incontro con lo storico e scrittore siriano Sami Moubayed, intervistato dal giornalista Carlo Cerrato, per illustrare la fortuna della Rosa damascena nella letteratura siriana, simbolo di bellezza e parte fondamentale del patrimonio culturale del Paese. La conferenza di Sami Moubayed introduce e contestualizza la storia del fiore rintracciandone le origini e la coltivazione nelle fertili terre siriane. Nel corso del tempo è diventata metafora dell’amore e il suo nome è sinonimo delle parole ‘bellezza’ e ‘femminilità’ anche nella lingua araba. Molti poeti e scrittori vi hanno fatto riferimento nelle loro opere, come i poeti Nizar Qabbani e Adonis e la scrittrice Ghada al-Samman.

Mercoledì 5 luglio alle ore 17.30, il Salone delle Guardie Svizzere di Palazzo Reale accoglie il concerto An Ode to the Rose, diretto dal Maestro Missak Baghboudarian, Direttore dell’Orchestra Sinfonica Nazionale Siriana, che nel 2010 ha ricevuto dal Presidente della Repubblica Italiana l’onorificenza di Commendatore “Stella della Solidarietà Italiana” per la sua attività svolta nel campo dello scambio culturale fra l’Italia e la Siria. Gli interpreti sono Mirna Kassis, voce; Valentina Corsi, voce; Tareq Abu Salameh, Oud; Salah Namek, violoncello; Lorenzo D’Erasmo, percussioni; Missak Baghboudarian, pianoforte. Il concerto è introdotto da Reme Sakr, Cultural Heritage Advisor del Syria Trust for Development.

Giovedì 6 luglio, alle ore 16.30, nella Sala da ballo al secondo piano di Palazzo Reale, il talk Cultural Heritage: A Bridge for Peace riunisce organizzazioni culturali, esperte ed esperti di conservazione del patrimonio, centri di ricerca e istituti educativi. L’obiettivo è facilitare il dialogo e la cooperazione, per condividere esperienze e approcci nella conservazione del patrimonio culturale e nella ripresa post-conflitto. L’incontro, introdotto da Houmam Saad, vicedirettore generale di Antiquities and Museums in Siria, vede la partecipazione di Enrica Pagella, direttrice dei Musei Reali, Laura Vigo, curatrice di Arte Asiatica e Archeologia presso il Montreal Museum of Fine Arts (MMFA), Sara Abram, segretario generale, e Silvia Sabato, responsabile dell’Ufficio Sviluppo Progetti e Fundraising del Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale”, Vito Messina, professore ordinario di Archeologia e Storia dell’Arte Iranica all’Università degli Studi di Torino, Carlo Lippolis, professore associato di Archeologia e Storia dell’Arte del Vicino Oriente Antico presso l’Università degli Studi di Torino, Rosita Di Peri, professore associato presso il Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università di Torino, Francesco Novelli architetto e ricercatore in Restauro Architettonico presso il Dipartimento di Architettura e Design del Politecnico di Torino e Davide Rolfo, architetto e professore associato di Composizione Architettonica e Urbana presso il Politecnico di Torino. Il talk è in lingua inglese.

La settimana della Rosa di Damasco si conclude al Teatro Romano, venerdì 7 luglio alle ore 21, con il concerto Una rosa per quattro sax a cura del Conservatorio Statale di Musica “Giuseppe Verdi” di Torino. Gli interpreti, allievi della Scuola di Sassofono del Maestro Pietro Marchetti, sono Micaela Stroffolino, sax soprano, Mariagrazia Massanova, sax contralto, Sofia Ferraro, sax tenore e Eugenio Enria, sax baritono, con brani di Händel, Bach, Mozart, Stevenson, Singelée, Iturralde, Williams. Il concerto, inserito nella rassegna Estate Reale – Torino crocevia di sonorità, è compreso nel biglietto di ingresso al Museo di Antichità, aperto dalle 19.30 alle 23.30 (ultimo ingresso ore 22.45).


LA ROSA DI DAMASCO. Dalla Siria a Torino
Torino, Musei Reali | Giardini Reali (piazzetta Reale, 1)
4 luglio – 1° ottobre 2023
 
Sito internet:
https://museireali.beniculturali.it
Programma, prenotazioni e costi:
https://museireali.beniculturali.it/events/la-rosa-di-damasco-a-torino-the-damascene-rose-in-turin/
 
Social
FB museirealitorino
IG museirealitorino
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Ufficio stampa
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Venezia, Ca’ Rezzonico Museo del Settecento Veneziano: Lino Tagliapietra. L’origine del viaggio

Lino Tagliapietra, Africa, L 44 x h 61,
Vetro soffiato con murrine e puntini applicati, 2014.
Photo credit Russell Johnson

” Probabilmente non ci sono due parole più rispettate ed onorate nella storia della moderna scultura in vetro di “Lino Tagliapietra”; egli costituisce il ponte vivente, la congiunzione cruciale tra l’augusta storia del vetro Veneziano e le continue meraviglie di quello che oggi noi chiamiamo il moderno movimento dello Studio Glass”

James Yood, The Hands of the Maestro

LINO TAGLIAPIETRA
L’origine del viaggio

Venezia, Ca’ Rezzonico – Museo del Settecento Veneziano

14 luglio – 25 settembre 2023 

Mostra a cura di
Fondazione Lino Tagliapietra
Fondazione Musei Civici di Venezia

Curata dalla Fondazione Lino Tagliapietra assieme alla Fondazione Musei Civici di Venezia, Lino Tagliapietra. L’origine del viaggio intende rendere omaggio a un artista viaggiatore, sperimentatore, alla costante ricerca di stimoli da trasferire nelle sue opere, tra ricerca appassionata, perfezionamento tecnico e sublimazione della bellezza del vetro.
Nato a Venezia nel 1934, Tagliapietra lavora con il vetro sin da quando divenne un apprendista già all’età di undici anni. Sin da giovane si è distinto come un talento unico a Murano, guadagnandosi il titolo di maestro, padroneggiando l’arte del vetro soffiato, a soli ventun anni. Il suo prolifico talento nell’isola del vetro nella laguna veneziana, assieme ad una curiosità incessante, lo porta presto a viaggiare molto, tanto che nel 1979 compie un viaggio in America e visita per la prima volta Seattle. Fu qui che introdusse gli studenti della Pilchuck School alle tradizioni della soffiatura del vetro veneziano, cementando così il suo nome nella storia della tradizione americana della soffiatura del vetro. Attraverso i suoi insegnamenti, Tagliapietra ha cambiato irrevocabilmente l’uso del vetro in America, stabilendo un nuovo futuro per questo mezzo, infuso con la conoscenza e l’abilità della tradizione italiana interpretata attraverso una nuova vibrante energia. Oggi questo viaggio fatto di creatività, colore e abilità realizzativa trova una nuova sede temporanea nelle rinnovate sale del Museo Ca’ Rezzonico di Venezia.

“Lino Tagliapietra è la rappresentazione vivente dell’anima veneziana e della eccellente maestria della lavorazione del vetro soffiato di Murano – commenta il Sindaco Luigi Brugnaro. Omaggiarlo con questa mostra non è solo onorare un grande maestro vetraio ma è riconoscere a lui di essere una delle figure principali nella collaborazione interculturale tra l’Italia e l’America. Una mostra con la quale vogliamo collocarlo come una figura internazionale unica e tra le più influenti per quanto riguarda la sua arte. Grazie quindi ai Musei Civici e a tutti coloro che stanno lavorando per allestire questa mostra: Venezia attraverso Tagliapietra celebra sé stessa e ribadisce il suo impegno nella promozione e tutela di un prodotto d’eccellenza”.

Allestite lungo un percorso progettato dall’architetto Chiara Lamonarca tra il primo e il secondo piano del palazzo, le 21 opere in mostra offrono uno spaccato della vasta produzione del Maestro realizzata negli ultimi trent’anni in aperto dialogo con i capolavori settecenteschi che le circondano. Accanto a lavori iconici come Dinosaur dal collo longilineo, FujiAsolaNiomeaOcaAfricaHopi raccontano di tecniche tradizionali muranesi come il vetro soffiato con canne, la filigrana, le murrine, l’incalmo, la doppia soffiatura o ancora processi tipici della seconda lavorazione quali la battitura e la molatura. Opere scultoree che hanno portato Lino Tagliapietra ad affermarsi come artista indipendente, antesignano di nuove stagioni e generazioni di artisti del vetro.

Lino Tagliapietra, Dinousaur,
L 25 x h 162 x p 19, 2008,
Vetro soffiato con canne.
Photo credit Russell Johnson

“Con questa esposizione, anticipa la Presidente MUVE Mariacristina Gribaudi, si vuole rendere omaggio a un artista viaggiatore, sperimentatore, curioso delle cose del mondo, ma che è sempre rimasto fortemente attaccato alle proprie origini. La capacità di Lino Tagliapietra è sempre stata quella di mettere insieme mondi e culture diverse sintetizzandole nella creazione delle sue opere”.

In mostra anche un’accurata selezione di pannelli realizzati tra il 1999 e il 2012 in vetro fuso realizzati sovrapponendo tecniche e colori diversi. Le suggestioni di partenza — dichiarate già nei titoli Finestra sul campielloPonticelloRio Grande – non solo rappresentano porte di accesso a luoghi cari al maestro ma raccontano anche delle grandi passioni, come la pittura di Rothko.
In questo caso opere pittoriche più che scultoree, in contrasto con la pratica di un artista che non ha quasi mai realizzato dei disegni preparatori.
Realizzati in graniglia di vetro con inserti di vetro solido o per mezzo dell’uso di canne e murrine a zanfirico, i pannelli sono senza dubbio tra i lavori più sperimentali ed impegnativi di Lino Tagliapietra, quelli in cui emerge l’inarrestabile, estrosa, sperimentale pulsione creativa.
Chiude l’esposizione al secondo piano il pannello Giuditta. Come una pala in vetro installata tra due pale d’altare, l’opera si distingue per i colori accesi e il profilo stilizzato che ne connota il soggetto. Una preghiera e un ringraziamento per una vita passata nel colore e nell’arte del vetro.

“Dopo la retrospettiva del 2012, e dopo la mostra a Murano negli spazi di In Galleria Art Gallery del 2019, questa sarà la prima mostra istituzionale nella mia città dopo tanto tempo – dichiara Lino Tagliapietra — e ritengo che Ca’ Rezzonico sia la collocazione migliore.
La grandiosità delle decorazioni del palazzo mi ha ispirato una selezione di opere apparentemente inusuale: grandi pannelli che ricordano dei dipinti e altre opere realizzate tutte con tecniche tipicamente veneziane, ma di ispirazione internazionale, a ridosso tra tradizione e arte moderna. Spero vivamente che questa mia mostra incontri il favore dei visitatori mostrando loro ancora una volta la meravigliosa versatilità del materiale che mi ha accompagnato per tutta la vita, il vetro.”

Lino Tagliapietra – ph. Russell Johnson

“Con oltre settant’anni di esperienza, all’età di ottantotto anni Tagliapietra continua le sue sperimentazioni incessantemente innovative. Nelle sue più recenti realizzazioni lo scultore rielabora l’antica tecnica del vetro colorato con lo stile distintivo dell’artista, inserendo delicatamente la filigrana soffiata a mano all’interno della tradizionale rete di una struttura in piombo. Atto creativo radicale, i pannelli, quest’ultima avventura nel mondo del vetro colorato conferma di come Tagliapietra abbia continuato nel corso della sua carriera a reinventare e ringiovanire la storia del vetro, avvicinandosi a tecniche secolari con un’energia rivitalizzante che non smette mai di creare nuove prospettive e iniziare nuove conversazioni che continuano a tracciare un percorso verso il suo futuro”, sottolinea la Dirigente Chiara Squarcina.



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Ca’ Rezzonico
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