Antichi mestieri: il maniscalco

 

Chi pensa che l’antico mestiere del maniscalco sia scomparso, si sbaglia. Sono presenti, infatti, in ogni manifestazione sportiva equestre, a tutt’oggi. Si sbaglia anche chi pensa che il maniscalco si limiti a mettere i ferri al cavallo. Tant’è, che per farlo, bisogna superare la delicata fase della pareggiatura e ferratura, con un adattamento degli zoccoli dell’equino e cure mediche su eventuali distorsioni naturali dello zoccolo. È un’attività che si svolge insieme al proprietario e ad un veterinario. Il mestiere è caratterizzato dall’antica arte della mascalcia, che si è sviluppata anche negli ultimi tempi. Ma se pensate che sia un mestiere semplice, continuate a sbagliarvi. La tecnica è talmente seria che, in Italia, si può apprendere solo nella scuola di Mascalcia presso il Centro militare veterinario, a Grosseto o nella scuola dell’esercito a Roma. Quindi, se scegliete di fare il maniscalco, cominciate a preparare le valigie.

Il ferro di cavallo
Il classico ferro di cavallo, a forma di U, rimane nell’immaginario collettivo, come portafortuna, anche se la cultura del cavallo sta via via scomparendo. Era uno strumento indispensabile nel passato, per ferrare cavalli o muli, rendendoli idonei ad un uso intensivo, senza il possibile consumo degli zoccoli. Fatto di ferro, con lo sviluppo tecnologico si trovano, oggi, ferri di cavallo anche in alluminio o plastica, e, in alcune varianti speciali, vengono prodotti in magnesio, titanio o rame. Tra le loro caratteristiche tipiche, erano contraddistinti da ramponi, elementi sporgenti verso il basso sulla parte posteriore del ferro, per aumentare la presa del cavallo sul terreno. Anche oggi i ferri forniti di ramponi vengono utilizzati in manifestazioni sportive con i cavalli. Naturalmente, erano forniti di fori per la chiodatura allo zoccolo (ma possono essere anche incollati).
Tale era l’importanza dei cavalli nella vita sociale delle varie civiltà, che si sono succedute nel tempo, che alla classica figura artigianale del fabbro, si associò quella del maniscalco, specializzato sul cavallo. Era lui che si occupava della produzione dei ferri di cavallo, la chiodatura e le altre attività legate alla mascalcia.

Tuttavia, se alla figura del cavallo si associa quella del ferro di cavallo, il loro rapporto non è così diretto. Gli studiosi, infatti, ritengono che i ferri di cavallo siano stati inventati ed adottati durante il medioevo nei paesi del nord Europa. Infatti, nel mondo classico non si fa menzione di ferrature, né nei testi, né nelle rappresentazioni pittoriche. La cosa è confermata dal fatto che sono citate malattie dello zoccolo tipiche del cavallo scalzo e non ferrato. Ciononostante, il ritrovamento di un reperto, databile intorno all’anno 294 (in epoca romana), e poi nel basso medioevo (in epoca gallo-romana), contraddicono la teoria citata. Era comunque un’attrezzatura militare, necessaria per dare più impatto e durezza alle cariche di cavalleria. Fu recepita e resa comune negli ultimi secoli, col cambiamento della superfice stradale.

Come portafortuna
Il ferro di cavallo è un “potente” portafortuna, con chiunque si parli. Appenderlo ad una porta è beneaugurante. Come tutti i portafortuna, però, non hanno delle regole certe, anzi si contraddicono. Può essere rivolto verso l’alto, oppure verso il basso, devono essere nuovi o usati, regalati o comprati, se, secondo le tradizioni, si può toccarli o no (il rischio è che invece porti sfortuna). In ogni caso, l’oggetto fortunato è portafortuna solo per il proprietario e non, per esempio, per uno che lo ha rubato da una porta.

Anche la fortuna ha un principio. La tradizione del ferro di cavallo nasce da una leggenda inglese, quella di Saint Dunstan.  Esperto fabbro, questi si trovò ad avere a che fare con il diavolo, che gli chiese di ferrare il proprio cavallo. Dunstan, con molto coraggio, invece, gli ferrò il suo di zoccolo (tutti i diavoli hanno gli zoccoli). Il diavolo rimase imprigionato. Quando, alla fine, il fabbro lo liberò, fu costretto a promettere di non entrare più in una casa protetta da un ferro di cavallo. Per inciso, il fabbro divenne l’arcivescovo di Canterbury. Più fortuna di così!

Essendo la tradizione contraddittoria, non poteva mancare un’altra interpretazione. Poiché il ferro di cavallo ha una forma che ricorda l’organo genitale della donna, la sua rappresentazione poteva “distrarre” il diavolo dall’entrare nella casa “protetta”. Molti storici, infatti, fanno notare che anche sul portone di alcune chiese medievali erano rappresentati degli apparati femminili, per distrarre e dissuadere il diavolo da valicare quella porta. Molte di queste raffigurazioni, però, sono state tolte nel tempo.

 

ENCICLOPEDIA TRECCANI: FERRATURA

VIDEO ANTICHI MESTIERI:
Scuola da Maniscalco dell’ Esercito – Cavalli a Roma
Mascalcia e Resine
Il maniscalco a NeroNorcia 2014, realizzazione dei ferri di cavallo e ferratura

 

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