Al PALP di Pontedera in 141 opere il percorso professionale di Andy Warhol con i suoi capolavori

Al PALP Palazzo Pretorio di Pontedera – dal 10 novembre 2021 al 20 marzo 2022 141 opere di Andy Warhol raccontano la storia del più pungente interprete della società di massa, testimone variopinto delle icone del suo tempo: Andy Warhol. ICONS!

Andy Warhol
Flowers, 1970
Serigrafia su carta, 91,4×91,4 cm
Collezione privata
© The Andy Warhol Foundation for the
Visual Arts Inc. by SIAE 2021 per A. Warhol

La mostra espone tutto il suo percorso professionale presentandone i capolavori di ogni periodo: partendo dalla coloratissima Liz (1964), arrivando all’immancabile Marilyn (dal 1985 al 1988). E ancora, tre splendide Cow (dal 1966 al 1976), accanto ad altre super icone: Brillo Box (1970), Flowers (1970), Eletric Chair (1971), senza dimenticare le Campbell’s Soup (1968).

La mostra, allestita in cinque sezioni, è capace di approfondire e narrare i diversi aspetti di Andy Warhol. Il percorso espositivo permette di scoprire la vita di questo straordinario personaggio partendo dai suoi primi lavori fino a quelli della fine degli anni Ottanta. Andy Warhol. ICONS! è il racconto dell’incredibile vita di un uomo, personaggio e artista, che ha cambiato i connotati del mondo dell’arte, ma anche della musica, del cinema e della moda, che ha stravolto radicalmente ogni definizione estetica precedente.

Prima sezione – Fame
Questa è la sezione che non solo ci svela gli aspetti più significativi del lavoro di Warhol, ma anche quella che ci parla della sua infanzia: Andy Warhol era un bambino riservato e sempre solo, che passava il tempo a collezionare le fotografie dei grandi divi di Hollywood che trova sui giornali: Humphrey Bogart, Cary Grant, Clark Gable… Sono questi i compagni di gioco di Andy, che a causa di una malattia della pelle viene preso di mira dai compagni ed è per questo che sviluppa una vera e propria idolatria nei confronti della madre. Da qui, da molto lontano dunque, arriva la fissazione di Warhol per le celebrità e questa sezione tratterà questo aspetto fondamentale, che andrà dai miti di Warhol fino ai frequentatori più celebri della factory. Da Liz Taylor a Marilyn Monroe, da Valentino a Mohammed Alì, sono molti i ritratti di celebrità, divi di Hollywood, grandi imprenditori e creativi che potremo avere in mostra, celebrando così l’aspetto più peculiare di Wharol, quello più pubblico e allo stesso tempo più intimo e personale: in questa sezione, infatti, sarà presentato anche il ritratto della madre. Inoltre, anche alcuni luoghi vengono trattati da Warhol come fossero grandi divi e per questo nella sezione saranno mostrate le opere raffiguranti la factory, ma anche quella del Washington Monument.

Seconda sezione – Daily
Warhol in poco tempo si afferma professionalmente e diventa un punto di riferimento per il mondo della creatività newyorchese. Fonda la Andy Warhol Enterprises Inc: ecco un altro aspetto rivoluzionario, Warhol diventa il primo artista/impresa. E se i grandi divi rincorrono Warhol, ecco che chiunque voleva seguirli ed entrare nel magico mondo di Andy, chiunque è disposto a mettersi in coda per essere trasportato nella sua dimensione. Warhol ci dice che la fede religiosa è credere in qualcosa che non si vede e che ha una trasposizione figurativa, proprio come i divi. Nessuno li ha mai visti in carne e ossa, ma fanno parte della nostra quotidianità: ed è ovvio che a quel punto, come fosse una sorta di escamotage per diventare idoli di una religione laica, chiunque cercava di farsi ritrarre da Warhol, perché essere un suo soggetto garantiva uno status. È anche così, con i tanti ritratti su commissione, che Warhol diventa uno degli artisti più pagati di sempre. In questa sezione trovate persone comuni e potenti, amici di un giorno o frequentatori assidui della Factory: Warhol riesce nella magia di rendere tutti superstar allo stesso modo.

Terza sezione – Still life
Nel 1962 Warhol inizia a usare la serigrafia e crea la serie di Campbell’s Soup, minestre in scatola che dagli scaffali dei supermercati, Warhol trasformava in opere costosissime. Ecco il cortocircuito, ecco la tempesta perfetta. Infatti, c’è la riconoscibilità dell’oggetto, che viene esaltato in quanto fulcro della contemporaneità, ma c’è anche un pesante e intelligentissimo ammiccamento alla storia dell’arte, perché con quelle latte Warhol non fa nient’altro che attualizzare il concetto di natura morta, cosa che poi negli anni ripeterà usando come oggetto il denaro, biglietti di grandi eventi, o più banalmente frutta dal sapore psichedelico.

Quarta sezione – World’s Life
Non dimentichiamo i politici: nel 1972 il primo soggetto a divenire contemporaneamente un quadro e una grafica di Warhol, è Mao. Un’altra intuizione folle e visionaria, usare le icone della politica alla stregua delle dive di Hollywood e questo succederà anche con altri soggetti (Kennedy, per esempio). Ed è proprio con il suo Vesuvio che Warhol comincia ad avvicinarsi alla questione ambientale, alla forza della natura.
Ma la politica interessa Warhol anche sotto un altro aspetto: nel 1983 realizza una serie che sembra discostarsi dal mondo provocatoriamente amorale che ha abbracciato fino a quel momento, dieci serigrafie che rappresentano altrettanti animali in via d’estinzione, e dice che non ci può essere opera d’arte più grande che l’azione di preservare la Terra. Non era la prima volta che Warhol dipingeva animali, infatti aveva già realizzato molti dipinti della serie Cow, tra il 66’ e il 76’, e non era la prima volta che si avvicinava alla natura, come nella serie dei fiori. In questa ricca sezione, oltre ai ritratti dei politici, dei fiori e la serie cow, andrà anche l’opera raffigurante il Vesuvio. Perché? Eccolo spiegato: nel 1975 compie il primo di una lunga serie di viaggi a Napoli, su invito del grande gallerista Lucio Amelio: a Warhol Napoli ricorda tanto la sua New York, stesso fermento, stessa vivacità culturale (è in quell’ambito che, nelle sue tante celebri frequentazioni di quegli anni, inizia un rapporto di forte amicizia con joseph Beuys, che è da considerare quasi l’antitesi di Warhol artisticamente parlando). Lo storico e regista Mario Franco ricorderà così quel periodo: «Warhol amava Napoli, il fuoco creativo che ha nelle viscere, il convivere fatalistico con la morte. Non c’è una Parigi, una Londra di Warhol, c’è la Napoli Warhol, col suo sterminator Vesuvio, la cui immagine replica ossessivamente in colori diversi». Ed è proprio con il suo Vesuvio che Warhol comincia ad avvicinarsi alla questione ambientale, alla forza della natura. In questa sezione andranno anche le immagini della sedia elettrica e quella delle lotte e proteste di strada.

Quinta sezione – Music
Anche le collaborazioni con il mondo della musica sono moltissime: una su tutte, basti citare il fatto che divenne il manager dei Velvet Undergruound, e realizzò anche la celebre copertina con una banana sbucciabile, il cui interno è rosa e lasciamo che ognuno possa immaginare da sé a cosa possa fare riferimento questa particolare scelta cromatica. Anche questa sezione sarà ricca: copertine di dischi, memorabilia, oggetti e ritratti dei tanti musicisti che popolano il mondo di Warhol.

About the author: Experiences