Ridendo e scherzando discorriamo di libri

In Experiences, siamo convinti che ci siano “scrittori” e, ancor più, “lettori che scrivono”. I lettori che scrivono sono quelli che amano talmente ciò che leggono al punto di volerlo riscrivere, perfezionare, approfondire. Per loro la lettura è vita: “vivono per scrivere”. Mentre gli scrittori, quelli che troviamo in libreria pubblicati dalle case editrici più importanti, “scrivono per vivere”. Esercitano professionalmente l’attività intellettuale di romanzieri, saggisti, articolisti. Se non scrivono non si nutrono e se non si nutrono loro, non lo possono fare, di conseguenza, neppure quelli che lavorano nelle case editrici e alimentano onestamente tutta la filiera del mondo editoriale. Ecco perché gli editori selezionano attentamente ciò che editano. Come dargli torto? Perciò, quasi sempre, tenderanno a vendere solamente ciò che il pubblico potrebbe avere in animo di richiedere. Ne consegue che occorre capire cosa offrire. Se non si centra il target non si conquista il mercato. La questione, però, è che il mercato domanda ciò di cui è informato. Facciamo 2+2. A un editore conviene economicamente promuovere uno scrittore sconosciuto, oppure uno scrittore già famoso di suo? Anni fa scherzando hanno chiesto a un editore: se Umberto Eco ti spedisse il manoscritto del suo ultimo lavoro, che faresti? Immaginate la risposta? Senza dubitare l’editore ha replicato: «Manderei il suo libro in stampa senza neppure leggerlo».

Dunque, ripetiamo la domanda e tiriamo le somme. Quanto fa 2+2? Vale a dire: siete famosi? Non certo nel vostro condominio o come impiegati all’interno del Municipio o come professori del migliore Istituto scolastico della città. Siete o non siete personaggi famosi in Italia? No? Allora non rimane che rivolgersi all’editoria a pagamento, quella che chiamano vanity press, la stampa delle vanità. La stampa di chi è disposto a pagare, pur di vedere il proprio nome sulla copertina di un volume. Gli editori veri, al contrario, sono quelli che staccano un assegno per accaparrarsi l’autore più famoso del momento che permetterà loro di sostenere la propria catena editoriale. Ne consegue che gli scrittori veri sono quelli scoperti (o creati) dagli editori e proposti al pubblico. Per loro, tutti gli altri non vale prenderli in considerazione, e se volete includeteli nella categoria dei dilettanti o dei vanitosi.

Questo perché fare l’editore – considerano sempre gli editori – è un lavoro arduo e difficoltoso, che se fatto bene alla fine permette di campare famiglie. E non hanno torto. Quante copie venderebbe il libro di uno sconosciuto? Non conta nulla se chi lo ha scritto ci ha lavorato con trepidazione. Venderebbe tante copie, se il libro appena terminato fosse davvero un capolavoro, oppure, nel caso migliore, se il tocco magico di qualche editor lo trasformasse in qualcosa che il pubblico sta aspettando di comprare. Ma se voi siete dei tipi sui generis, per esempio come J. D. Salinger quando propose agli editori Il giovane Holden, dovrete tenere duro e aspettare il momento giusto per vedere una pubblicazione che potrebbe non arrivare mai.

Pensate, veramente, che un editore aspetti che gli sia recapitato un nuovo capolavoro in un plico cartaceo o in un file di posta elettronica? Certo che no! Per predisporre un programma di pubblicazioni, come già detto, un editore va a pescare fra chi fa lo scrittore per professione ed è già celebre agli occhi del grande pubblico. L’editore lo contatta, lo incensa, cerca di strapparlo alla concorrenza. Come ha fatto Roberto Calasso con Georges Simenon, quando lo convinse che con Adelphi avrebbe venduto in Italia le opere che Mondadori trascurava di tradurre e diffondere in libreria. Parliamo dei “romanzi duri” di Simenon, che non s’incentravano sulle storie poliziesche di Maigret. Così anche l’editore immaginario del nostro discorso, sicuramente meno dotato di Calasso, alla fine, riesce a strappare il contratto con un altrettanto immaginario autore famoso. In quel contratto non include soltanto l’inedito manoscritto pronto ad andare in stampa. L’editore, se è fortunato, porterà a casa l’intero catalogo delle opere del celebrato autore e, se questi è vivente, anche quelle che scriverà negli anni futuri.

Cominciamo a vederci più chiaro? È possibile che capiti come a Gesualdo Bufalino, che aveva anche lui qualche bel libro nel cassetto. Lui, fortunato, aveva per amico uno scrittore noto com’era Sciascia, che gli permise di rivelare il suo spirito creativo all’età di sessantuno anni. Con il romanzo Diceria dell’untore Bufalino vinse il prestigioso Premio Campiello. Con il romanzo Le menzogne della notte si aggiudicò, poi, il Premio Strega. Leonardo Sciascia stesso inizialmente faceva il maestro elementare, finché non convinse Enzo Sellerio, che faceva il fotografo, a mettere su la casa editrice che tutti oggi conoscono. Insomma, dopo avere scritto il libro sarebbe opportuno avviare anche la casa editrice che lo pubblicherà.

Naturalmente stiamo scherzando, perché oggi non c’è più bisogno d’impelagarsi con notai, camere di commercio, grafici e tipografi, stamperie e distributori, edicole e librerie. Oggi si può caricare un file sull’applicazione Kindle di Amazon e fare un e-book o un libro di carta da richiedere on-demand. Solo che, sia nel caso di Amazon sia nel caso di tante piattaforme alternative da reperire in rete, spesso sarà lo stesso autore a comprare le uniche copie. La riprova è il data base delle vendite che, nella maggior parte dei casi, si mostrerà irrimediabilmente depresso. Perché? Chi ha il coraggio di domandarlo? Avete scelto la piattaforma e avete confezionato e caricato il tutto. Ma come milioni di persone hanno fatto prima di voi, ora che il libro è finalmente in vetrina, dovrete sgomitare con questi milioni di autori concorrenti, che al pari vostro attendono che il proprio libro salti all’occhio dei possibili acquirenti.

I libri, però, non saltano all’occhio da soli. Devono avere una spintarella. Lo sanno bene gli editori veri, i quali, come in precedenza non stavano ad aspettare che il capolavoro da stampare arrivasse per posta o per e-mail, ora devono inventarsele tutte perché si riveli oggetto d’attenzione da parte dei lettori che dovranno acquistarlo. Il problema è che neppure lo scrittore famoso vende niente se il pubblico non è a conoscenza dell’esistenza del nuovo libro. L’editore, quindi, cercherà di evidenziarlo negli stand aperti alle fiere del libro, di veicolarlo attraverso una buona distribuzione nazionale, di convincere i librai dispiegati sul territorio ad acquistarne preventivamente un certo numero di copie. Non finisce qui. L’editore accorto manderà le bozze alla grande stampa per anticiparne alcune pagine in anteprima. Invoglierà a valutare positivamente i contenuti. Grazie ad opportune manovre, il nuovo libro risulterà fra i primi nelle classifiche di vendita, soprattutto se accompagnato da paginoni di pubblicità a pagamento.

E non finisce neppure qui. Occorrerà sponsorizzare tour dell’autore in ogni città della penisola, giacché le vendite sono assicurate soprattutto durante le presentazioni. Ecco, quindi, che il libro dovrà partecipare alla miriade di premi estivi e alle trasmissioni televisive sui canali più seguiti. Qualcuno metterà persino in scena performance e spettacoli teatrali ed altri tutto quello che fantasiosi esperti di marketing tireranno fuori dal cappello. Che fatica! E che fiume di denaro speso! Tutto questo perché? Semplicemente perché un potenziale lettore incuriosito possa fare capolino in libreria e chiedere di sfogliare (sfogliare, non comprare!) il libro dello scrittore famoso.

Intanto le lancette del tempo girano e i giorni scorrono. Immaginiamo l’editore, con un occhio fisso sul calendario e l’altro sui tabulati delle vendite. Allo scoccare, grossomodo, di un trimestre occorrerà essere pronti a sostituire il titolo del capolavoro in libreria con una novità. Come mai? La giostra deve continuare a girare. La legge editoriale comanda che se il libro vende lo fa subito nelle prime settimane, quindi se le aspettative sono state disattese dovrà essere sostituito da un altro libro che possa assicurare maggiori fortune in libreria e migliori introiti. Perché anche il libraio fa parte della filiera delle vendite e quel tal famoso scrittore assicura a decine e decine di persone la tranquillità economica. Tenere aperta una libreria, va da sé, è un investimento economico. Pertanto, il libraio esporrà in vista il libro con potenzialità di vendita e collocherà negli scaffali inferiori quello che pochi richiederanno, specialmente se non lo vedono in bella mostra.

C’è davvero qualcuno che pensa che tutta questa macchina possa muoversi con l’opera di uno sconosciuto? Una tale organizzazione è costruita a tavolino e niente può essere improvvisato. Quindi, se qualcuno immagina di vedere apparire una segretaria con le bozze del futuro capolavoro e i componenti della casa editrice, in pausa, lasciare la tazza del caffè e la ciambella per strapparsi di mano il manoscritto, sta fantasticando la scena di una sitcom. La realtà è che si è spedita la fatica degli ultimi cinque o sei anni con tante speranze, ma non s’immaginava che i giochi fossero già fatti.

Il grande Elio Vittorini rigettava al mittente il Gattopardo di Giuseppe Tomasi di Lampedusa «nell’assoluta impossibilità di prendere impegni o fare promesse, perché il programma dei “Gettoni” è ormai chiuso per almeno quattro anni». I Gettoni davano il nome alla collana. Chi ha contattato una casa editrice si sarà reso conto che non c’è mai una collana dove inserire il titolo, perché effettivamente si concepito uno scritto singolare, nel senso letterale del termine. Un’opera che nessuno aveva messo in programma.

Insomma, prima della stesura di un libro occorrerebbe pensare già alla seconda parte del viaggio, ovvero a come entrare nella macchina editoriale e farsi accogliere per ciò che si vale realmente. Sempre se, davvero, si è decisi a fare un giro di giostra, vale a dire decisi a scovare chi mai pubblicherà il vostro lavoro letterario. Poi, una volta raggiunte le librerie, il volume starà due o tre mesi esposto per essere acquistato da un titubante lettore, altrimenti finire nel pacco delle rese subito dopo. Siete perplessi? Allora, riavvolgiamo il film che vi abbiamo descritto finora e ricominciamo daccapo. Pensiamo che forse ci sia una soluzione alternativa, ma occorre spendere qualche parola in proposito.

LEGGI ANCHE:
Ridendo e scherzando discorriamo di libri
Libri? Parlatene bene o parlatene male, non importa, purché se ne parli
Prossimamente su Experiences la “Biblioteca dei libri sfogliabili” e di libero accesso

About the author: Experiences