Cosa vuol dire “coltivare il proprio giardino” ?

Pochi giorni fa ci è stata posta la domanda: “Cosa vuol dire coltivare il proprio giardino?”  Il riferimento diretto va a Candido, il famosissimo personaggio di Voltaire, il quale, nelle ultime pagine del libro che porta per titolo il suo nome, rigetta l’invito ad ogni nuova azione per dedicarsi al proprio giardino. Non molti sanno che Voltaire era un giardiniere dilettante e smanettava con utensili vari nelle sue tenute di Les Délices e Ferney. Un passatempo incredibilmente efficace per tenersi occupato e liberare la mente, quando non scriveva, studiava o partecipava ad illuminati salotti.

Naturalmente il giardino coltivato da Candido rappresenta una metafora. È il giardino delle qualità personali, che richiede di essere messo a frutto, senza troppo parlare, ma utilizzando la concretezza derivata da conoscenze ed abilità. Qualora si posseggano veramente.  Per quanto ci riguarda, vale ampliare il discorso dalle doti individuali alle risorse collettive riguardanti, ad esempio, quel ricco ed accessibile territorio di cultura e di natura proprio dell’Italia intera, da Nord a Sud. Molti tentativi sono stati compiuti, ma è necessario mettere a frutto, concretamente, questo giardino, creando un volano economico non indifferente, attraverso una programmazione virtuosa che sappia attivare i giusti processi d’attuazione.

Prendendo spunto da quella solida cultura scientifica, che discende, fra l’altro, proprio dal menzionato Voltaire e dagli illuministi, è possibile muoversi con un’attenta registrazione di fatti, senza farsi condizionare dal troppo disputare inconcludente. Occorre parlare meno e lavorare, perché solo allora la terra può rendere molto, e senza neanche una grande fatica. Un esempio? Lo forniva qualche anno addietro Piero Angela. Il noto giornalista televisivo raccontava «Ero vicino a Yellowstone, nello Stato americano del Montana. La strada era bloccata da una frana. Perciò ne hanno costruita un’altra, e intanto hanno organizzato un Centro per i visitatori, una specie di museo con la storia geologica della frana. Insomma, una calamità naturale è stata trasformata in attrazione turistica. Mi chiedo perché non si faccia lo stesso in Italia».

In verità ce lo domandiamo anche noi, e, considerando la grande attitudine ad assumere iniziative, chiediamo perché gli organi competenti in materia di turismo non considerino di organizzare un “grand tour” nel Montana per studiare e imparare come dal niente si possano creare spunti di attrazione. Questo naturalmente è uno sfottò. Tuttavia, figuriamoci cosa si potrebbe fare con quel grandissimo patrimonio storico, artistico e naturalistico, in gran parte sottovalutato e misconosciuto, che potrebbe davvero arricchire ogni angolo di territorio. Signori Munafò (altro personaggio, questa volta narrato da Sciascia che a Voltaire si ispira) non aspettate a diventare Candidi solo dopo essere emersi dalle macerie.

IMMAGINE DI APERTURA – Foto di pramit marattha da Pixabay

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