A Firenze e Venezia, Uzbekistan: L’Avanguardia nel deserto

ARTE D’UZBEKISTAN: L’AVANGUARDIA NEL DESERTO
Firenze, Palazzo Pitti, 17 aprile – 28 luglio
Venezia, Ca’ Foscari Esposizioni, 17 aprile – 29 settembre 

Doppia prestigiosa sede per Uzbekistan: L’Avanguardia nel deserto, mostra che racconta una pagina ancora poco nota dell’arte non europea della prima metà del ‘900, quella dell’Avanguardia fiorita in Uzbekistan . Il progetto espositivo è promosso e sostenuto dalla Fondazione Uzbekistan Cultura ed è curato da Silvia Burini e Giuseppe Barbieri, direttori del Centro Studi sull’Arte Russa di Ca’ Foscari, affiancati da un comitato scientifico internazionale. 150 le opere proposte, soprattutto dipinti su tela, affiancati da una raccolta di testimonianze della tradizione tessile uzbeka. I lavori provengono tutti dal Museo Nazionale di Tashkent e dal Museo Savickij di Nukus.

Articolata su due braccia, una fiorentina e una veneziana, l’esposizione si terrà nell’ex reggia medicea dal 17 aprile al 28 luglio, e a Venezia, a Ca’ Foscari, dal 17 aprile al 29 settembre.


Tommaso Galligani
Ufficio Stampa delle Gallerie degli Uffizi
tommaso.galligani@cultura.gov.it
 
Studio Esseci Sergio Campagnolo
Ref. Simone Raddi simone@studioesseci.net

Il Settore Musei Civici Bologna amplia l’offerta digitale del proprio patrimonio culturale

Avvio del percorso virtuale 
VN 360° sul Cimitero Monumentale della Certosa di Bologna
ENTRA

Settore Musei Civici Bologna | Museo civico del Risorgimento

Il Settore Musei Civici Bologna amplia l’offerta digitale del proprio patrimonio culturale con un nuovo virtual tour immersivo dedicato al Cimitero Monumentale della Certosa.

Il percorso è fruibile attraverso qualsiasi dispositivo con accesso a internet e con visori VR.

Il Museocivico del Risorgimento del SettoreMusei Civici Bologna è lieto di annunciare la realizzazione del virtual tour del CimiteroMonumentale della Certosa di Bologna, una nuova iniziativa che va ad ampliare e diversificare l’attività di promozione della conoscenza e valorizzazione culturale del complesso monumentale svolta in collaborazione con BolognaServizi Cimiteriali.
Il percorso è disponibile al link:

Dopo i tour virtuali virtuali dedicati al Museointernazionale e biblioteca della musica, al MuseoCivico Medievale e al Museo del Patrimonio Industriale, il Settore Musei Civici Bologna arricchisce l’offerta digitale nell’ottica di avvicinare un pubblico quanto più vasto possibile alla conoscenza del proprio patrimonio culturale.

Il progetto VN 360°, la cui ideazione e sviluppo sono stati affidati allo studio di comunicazione VeronesiNamioka, con la supervisione scientifica del Museo civico del Risorgimento per i contenuti storico-artistici, si avvale di tecnologie digitali che mettono al centro l’utente e i suoi sensi, nella navigazione immersiva, fruibile attraverso qualsiasi dispositivo con accesso a Internet e con visori VR.
Grazie all’alta definizione e alla cura dei dettagli del percorso, il viaggio virtuale all’interno dell’area monumentale del camposanto diventa un’esperienza di coinvolgente realismo, consentendo agli utenti di navigare e accedere a contenuti di approfondimento in lingua italiana e inglese sull’importante patrimonio storico-artistico e architettonico di uno dei cimiteri monumentali tra i più rilevanti nel mondo. Il visitatore può esplorare ogni angolo del percorso ripreso e scoprire gli spazi da punti di vista normalmente inaccessibili durante la visita fisica, come i dettagli di decorazioni pittoriche, elementi architettonici dei soffitti o decori scultorei di arcate e colonne.

Il percorso, arricchito da due intermezzi narrativi dell’attore e regista Matteo Belli, pone in evidenza uno degli aspetti che più definisce e distingue la Certosa di Bologna da qualunque altro cimitero in Europa: le architetture. I cimiteri moderni, nati con l’Editto napoleonico di Saint-Cloud dopo il 1804, sono di norma grandi aree delimitate da muri o loggiati in cui predominano gli spazi a verde per le tombe o le cappelle. Del tutto opposta la struttura della Certosa, in cui prevalgono gli edifici sulla natura, proprio come nella città dei vivi. E come nel centro storico della città, passeggiando si trovano porte, elementi artistici, memorie, monumenti collettivi.

Il connubio peculiare determinato dal susseguirsi di sale coperte, gallerie e portici, spesso incastrati l’uno dentro l’altro, e le opere scultoree che vi sono alloggiate è rappresentato attraverso 14 punti di interesse, selezionati per la loro rilevanza nella rappresentazione dell’evoluzione delle principali tendenze artistiche tra Otto e Novecento e la rievocazione di vicende cruciali nella storia locale, nazionale ed europea.
Si parte con il Monumento ai Martiri dell’Indipendenza (1868), opera di Carlo Monari realizzata grazie al contributo dei cittadini bolognesi e si prosegue nella Sala Gemina dove è situato il Monumento Contri, importante esempio del realismo borghese post-unitario.
Passando nella Sala delle Catacombe ci si sofferma davanti alla stele dedicata alle famiglie Spech – Salvi, simbolo degli ideali patriottici e repubblicani professati dallo stesso scultore Giuseppe Pacchioni che lo ha eseguito. Tra i personaggi eruditi, dediti allo studio delle lettere e della musica che vi riposano si segnala la cantante Adele Spech “italiana di sensi e d’intelletto quando l’esserlo costava spesso la vita”.
La tappa nell’elegante Galleria Tre Navate progettata da Coriolano Monti consente con lo sguardo di comprendere il mutamento sociale di metà Ottocento. Il grandioso monumento dedicato ad Antonio Bolognini Amorini, eseguito da Stefano Galletti nel 1864, è  testimone del gusto classicista ormai al tramonto, utile per onorare una importante figura nobiliare ancorata a valori politici conservatori.
Diversamente il marmo che ritrae il giovane Enea Cocchi, del 1868, rappresenta il nuovo stile artistico che si impone in questo periodo, il Realismo, che porta con sé i valori della classe borghese mercantile e commerciale favorevole all’unificazione del paese.
La Sala del Colombario, uno degli spazi storici coperti più vasti di Bologna, accoglie diversi capolavori. Nel percorso ne sono proposti due, entrambi opere di grande rilevanza che testimoniano l’età napoleonica di inizio Ottocento. Il primo è il grandioso Monumento a Gioacchino Murat re di Napoli e generale della cavalleria imperiale francese, realizzato nel 1864 dal più celebre scultore europeo del momento, Vincenzo Vela. Il marmo fu voluto dalla figlia di Gioacchino, Letizia, che non desiderò essere sepolta nella tomba di famiglia collocata a poca distanza, ma in un sepolcro tutto per sé in ricordo del padre. La seconda è posta al centro della sala ed è la tomba di Massimiliano Malvezzi Angelelli, su cui si impone il grandioso marmo di Lorenzo Bartolini (1833) che in origine era stato realizzato quale monumento funerario di Elisa Bonaparte, sorella dell’imperatore e granduchessa di Toscana.
Uscendo dal Colombario si entra negli spazi del Novecento per incontrare un capolavoro di Farpi Vignoli, scolpito in memoria del sindacalista Enio Gnudi, il primo sindaco comunista di Bologna che fu costretto alla fuga poche ore dopo l’insediamento a causa del grave fatto oggi noto come ‘Strage di Palazzo d’Accursio’ (21 novembre 1920). A pochi passi si trova il secondo capolavoro di Vignoli, il sarcofago Frassetto, in cui padre e figlio si guardano negli occhi in un eterno dialogo sul tema della morte.
La penultima tappa ci consente di ammirare il Chiostro VI realizzato all’inizio del Novecento su progetto di Filippo Buriani. Al centro si impongono i due monumenti realizzati successivamente tra 1932 e 1933: il Monumento ai martiri del fascismo ed il Monumento ossario ai caduti della Grande Guerra. Si tratta di due severe architetture fortemente volute dal regime in chiave propagandistica, per mettere in relazione l’epopea del Risorgimento con l’avvento del Fascismo, aspetto ulteriormente sottolineato dallo spostamento in questo luogo dei resti di Ugo Bassi – martire del Risorgimento Italiano – e della collocazione della tomba di Giosue Carducci – il “Vate d’Italia” – nel viale in asse visivo con il Chiostro.
La visita termina con la Galleria del Chiostro VI, in cui oltre a Buriani interviene Attilio Muggia nel progettare la bella struttura a cassettoni del soffitto, primo intervento in cemento armato di Bologna. La Galleria segna il paesaggio della Certosa con la grande cupola di rame, e la sua complessità bene si adatta alla descrizione della Certosa che ci ha consegnato la scrittrice Cristina Campo: “tenebroso palazzo dalle grandi fughe di porticati, corridoi, cortili, simili a uno scenario di tragedia spagnola rappresentata all’epoca dell’Alfieri: tutta demenza romantica, votata al mal sottile, agli amori proibiti e alle guerre redentrici ma sempre e solo, per me, tenebroso palazzo di fate”.

Il virtual tour VN 360° dedicato al museo ‘a cielo aperto’ della Certosa conferma l’attenzione del Settore Musei Civici Bologna verso la centralità degli utenti, con i loro diversi bisogni e interessi, e le potenzialità che le forme di racconto digitali offrono come mezzo di accesso e divulgazione del patrimonio, per rendere il pubblico più consapevole e desideroso di avvicinarsi senza la pretesa di una sostituzione totalmente equivalente alla visita fisica. L’intento è infatti quello di far sì che l’esperienza virtuale non costituisca un fine in sé, ma venga percepita come l’anteprima di un viaggio affascinante e coinvolgente che invita gli utenti a vivere con i propri sensi l’autenticità e la maestosità di questo bene culturale senza tempo. La tecnologia può raccontare storie, mostrare dettagli e offrire punti di vista inusuali, ma la sensazione di percorrere il suolo secolare della Certosa, contemplarne le bellezze artistiche e respirarne l’aria immersi nella quiete è un’esperienza irripetibile e ineguagliabile.

Il nostro Cimitero Monumentale della Certosa è una preziosa e unica trama di narrazioni e opere d’arte. – dichiara Elena Di Gioia, delegata alla Cultura di Bologna e Città metropolitana – Le biografie di chi vi riposa sono indissolubilmente intrecciate alla storia degli ultimi duecento anni della nostra città nel contesto europeo. Le opere scultoree di artisti importanti che hanno espresso la creatività dell’Ottocento e del Novecento si presentano come narrazioni in attraversamenti porticati, gallerie, spazi aperti, nicchie che il visitatore percorre con sorpresa e meraviglia. Questo percorso virtuale immersivo aggiunge la possibilità di una inedita e nuova narrazione iperrealista che esplora 14 punti di interesse della Certosa “come non l’avete mai vista”. Ogni visitatore virtuale può, infatti, creare la propria narrazione personale concentrandosi su dettagli o prospettive che solo il virtuale permette di fare. Questo scarto iperrealista del percorso virtuale, realizzato grazie alla competenza dello studio Veronesi Namioka, insieme allo staff del Museo Civico del Risorgimento e in collaborazione con Bologna Servizi Cimiteriali, creerà il desiderio di visitare fisicamente la Certosa da parte di chi non l’ha mai visitata e di allargare le possibilità percettive a punti di vista nuovi da parte di chi già l’ha visitata”.

Eva Degl’Innocenti
, direttrice Settore Musei Civici Bologna, sottolinea: “Il percorso immersivo del Cimitero Monumentale della Certosa di Bologna consente di porre le persone ancora più al centro grazie al virtual tour che amplia la loro conoscenza, il loro coinvolgimento e la loro partecipazione all’intera esperienza storico-culturale, artistica ed emotiva. Inoltre, per quanto riguarda l’accessibilità, VN 360° permette la visita a coloro che per esempio non potranno mai recarsi fisicamente alla Certosa, oltre che di integrare l’offerta per quei pubblici che sono difficilmente coinvolti da un’esperienza unicamente fisica, e di fidelizzare il pubblico già acquisito”.

Simone Spataro, presidente Bologna Servizi Cimiteriali, osserva: Bologna Servizi Cimiteriali sostiene con entusiasmo iniziative come questa che, avvalendosi del digital storytelling e in generale delle potenzialità offerte dalle più recenti innovazioni tecnologiche, contribuiscono alla valorizzazione del patrimonio artistico della città, e della Certosa. Si aprono, quindi, nuove e interessanti prospettive di comunicazione e coinvolgimento. Anche il Cimitero Monumentale della Certosa, dal 2021 Patrimonio dell’Umanità UNESCO, non potrà che beneficiare enormemente di questa nuova opportunità, finalizzata ad accrescere l’interesse e la partecipazione da parte di cittadini e turisti. Strumenti come il virtual tour VN 360° consentono di rendere i Beni Culturali più accessibili al pubblico e di approfondire la conoscenza di tutti gli spazi vivibili della Certosa, spronando anche la nostra Società a fare ancora di più e meglio per rendere sempre più fruibile un cimitero monumentale di importanza storica come quello di Bologna”.


Il complesso monumentale, il più vasto della città, è il risultato di oltre duemila anni di storia: prima necropoli etrusca, poi monastero certosino dal 1334 al 1796, infine cimitero dal 1801 a oggi. Attraverso la Certosa si può scoprire Bologna. Nel cimitero sono ospitate alcune figure importanti per la storia locale e nazionale, tra cui lo statista Marco Minghetti; i pittori Giorgio Morandi e Bruno Saetti; il premio Nobel per la letteratura Giosue Carducci e lo scrittore Riccardo Bacchelli; il cantante d’opera Carlo Broschi detto Farinelli, il compositore Ottorino Respighi e il cantante Lucio Dalla; i fondatori delle aziende Maserati, Ducati, Weber, Zanichelli.
La Certosa è stata per tutto l’Ottocento meta privilegiata del visitatore a Bologna. Lord Byron, Jules Janin, Charles Dickens e Theodor Mommsen hanno lasciato traccia scritta della loro passeggiata nel cimitero.
Dal 2021 la Certosa di Bologna è Patrimonio dell’Umanità UNESCO nell’ambito del progetto “Portici di Bologna”.
Nel sito dedicato www.storiaememoriadibologna.it/certosa sono disponibili centinaia di approfondimenti sulle opere, gli artisti e le persone che vi riposano.
La Certosa è visitabile nei seguenti orari: dall’1 marzo al 2 novembre ore 8.00 – 18.00; dal 3 novembre al 28 febbraio ore 8.00 – 17.00.


Informazioni
Info Point storico-artistico Cimitero Monumentale della Certosa
Ingresso Principale (Cortile Chiesa – portico nord) | Via della Certosa 18, Bologna
Aperto 
sabato e domenica ore 10.00 – 13.00 / 14.00 – 17.00
Tel. +39 051 6150840
infopointcertosa@comune.bologna.it

Museo civico del Risorgimento
Piazza Carducci 5 | 40125 Bologna
Tel. + 39 051 2196520 / 225583

www.museibologna.it/risorgimento | www.certosadibologna.it
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Elisabetta Severino – Silvia Tonelli
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Cinque anni di arte e cultura a Ferrara

Sono stati 1.197.160 i visitatori dei musei e degli spazi espositivi del Comune di Ferrara dal mese di luglio 2019 fino a gennaio 2024. 46 le mostre realizzate nei diversi monumenti, musei e luoghi di cultura: Castello Estense, Palazzina Marfisa d’Este, Museo Schifanoia, Biblioteca Ariostea, Casa Ariosto, Padiglione d’Arte Contemporanea, Palazzo Bonacossi e Palazzo dei Diamanti. Un ampio e variegato programma espositivo frutto della stretta e proficua collaborazione tra la Fondazione Ferrara Arte e il Servizio Musei d’Arte del Comune di Ferrara.

“Il bilancio positivo delle attività museali di questi cinque anni sottolinea il ruolo di Ferrara come città della cultura nelle sue numerose espressioni. Nonostante le note difficoltà del settore durante gli anni della pandemia da COVID-19, la programmazione dell’offerta culturale ferrarese non è mai stata interrotta. I dati presentati oggi ripagano del grande impegno profuso nel riaprire gli spazi espositivi, alcuni dei quali sono stati oggetto di un’importante opera di riqualificazione e restauro, come Palazzo dei Diamanti, chiuso per quasi due anni e ora restituito alla città più funzionale e fruibile. Allo stesso modo, il Padiglione d’Arte Contemporanea sarà presto la sede dello “Spazio Antonioni”, museo permanente che celebrerà il grande regista ferrarese Michelangelo Antonioni, premio Oscar alla carriera”, ha dichiarato il sindaco di Ferrara, Alan Fabbri.

“Quasi 1.200.000 ingressi nei musei e negli spazi espositivi a Ferrara, 46 le mostre realizzate. Al termine dei cinque anni di mandato, il numero totale di rassegne sarà di 53, tra cui l’attesa mostra dedicata alle geometrie visionarie di Escher, che inaugurerà a Palazzo dei Diamanti il prossimo 23 marzo. Questi numeri testimoniano l’ampia offerta culturale proposta al pubblico dalla Fondazione Ferrara Arte e dal Servizio Musei d’Arte del Comune di Ferrara, grazie a una programmazione ricca e diversificata, che ha spaziato dall’arte antica a quella moderna e  contemporanea, ai grandi artisti ferraresi. Desidero ringraziare in modo particolare Vittorio Sgarbi, oggi assente per altri impegni, presidente insostituibile della Fondazione Ferrara Arte e figura fondamentale nell’indirizzo espositivo che questa amministrazione comunale ha intrapreso e di cui oggi riportiamo gli esiti”, ha commentato Marco Gulinelliassessore alla Cultura, Musei, Monumenti Storici, Civiltà ferrarese e Unesco del Comune di Ferrara.

Bilancio “Arte a Ferrara 2019-2024”

La programmazione non si è mai interrotta, nemmeno nel difficile biennio 2020-21, quando l’emergenza pandemica ha imposto anche agli istituti della cultura mesi di chiusure e contingentamenti e determinato una drastica riduzione dei flussi turistici, dall’Italia e soprattutto dall’estero.

L’offerta culturale è stata ricchissima e diversificata nonostante questo difficile contesto segnato anche dalla chiusura per un anno e sette mesi di Palazzo dei Diamanti, riaperto nel febbraio 2023 dopo un importante e decisivo intervento di ristrutturazione, restauro e riqualificazione delle sale espositive e degli spazi esterni, compreso il giardino, così come della Palazzina Marfisa d’Este, non aperta al pubblico dal settembre 2022 per lavori post-sisma, e del Padiglione d’Arte Contemporanea chiuso all’inizio del 2023 per la sua trasformazione nel nuovo Spazio Antonioni, che sarà inaugurato entro l’estate.

La ricca programmazione espositiva ha toccato vari filoni di indagineGrande attenzione è stata dedicata all’arte ferrarese, a partire dalla straordinaria stagione del Rinascimento, con la mostra Schifanoia e Francesco del Cossa. L’oro degli Estensi organizzata in occasione della riapertura del Salone dei Mesi, dotato di un moderno impianto illuminotecnico, e quella che ha sancito l’inaugurazione dei nuovi spazi di Palazzo dei Diamanti dedicata a Ercole de’ Roberti e Lorenzo Costa, che ha registrato ben 70.229 visitatori ed è stata considerata dalla rivista «Finestre sull’arte» la terza mostra italiana più importante del 2023.

Virtuoso e necessario è stato il progetto di riscoperta dei grandi maestri ferraresi del secolo scorso: Gaetano Previati, Giovanni Battista Crema, Arrigo Minerbi e Achille Funi sono stati oggetto di importanti antologiche che hanno avuto il merito di valorizzare il patrimonio delle Gallerie d’Arte Moderna e Contemporanea di Ferrara. In questa prospettiva sono state presentate nella sala dei Comuni del Castello Estense, appositamente allestita per far conoscere al pubblico la straordinaria decorazione compiuta nel 1919 da Giovanni Battista Gianotti e Ettore Zaccari, mostre-dossier come Boldini. Dal disegno al dipinto. Attorno alla Contessa de LeusseDe Pisis. Il silenzio delle cose e La memoria infedele. La seduzione delle immagini da de Chirico a Schifano.

Ampio spazio è stato riservato all’arte del Novecento, con le retrospettive dedicate a maestri storicizzati assai noti come Antonio Ligabue e Piero Guccione, cui si sono affiancate quelle che hanno segnato la riscoperta di Adelchi Riccardo Mantovani e Carlo Guarienti.

Altrettanto esplorata è stata l’arte contemporanea: visitata da 65.138 persone è stata la mostra Un artista di nome Banksy; egualmente apprezzate quelle dedicate a Sara Bolzani e Nicola Zamboni, Małgorzata Mirga-Tas e Agostino Arrivabene, e agli artisti under 35 selezionati per la IX edizione del Premio Fondazione VAF. Doveroso è stato poi l’omaggio ai protagonisti della scena ferrarese, dallo scultore Sergio Zanni (che ha donato alla città una delle sue opere più significative, Foto di gruppo, ora esposta nel Palazzo Comunale) a coloro che hanno partecipato alla collettiva La città del silenzio. Artisti ferraresi per Antonioni.

Grande risalto ha avuto la fotografia: oltre alle antologiche dedicate a personalità di primo piano del panorama internazionale come Guido Harari e Nino Migliori, sono state presentate le originali ricerche di Arianna Di Romano, Claudio Koporossy, Silvia Camporesi, Franco Pinna e Italo Zannier.

Dopo il trasferimento delle opere della collezione Riminaldi nel Museo Schifanoia si è voluta mantenere viva l’attenzione sullo splendido Palazzo Bonacossi, con le mostre ad ingresso gratuito Fakes: da Alceo Dossena ai falsi Modigliani e Vittorio Cini. L’ultimo doge, cui seguirà in aprile la XX Biennale Donna.

Di tutte queste mostre recano testimonianza i pregevoli cataloghi progettati e pubblicati da Ferrara Arte Editore che ha altresì prodotto titoli di grande interesse come “Cerchiare il quadrato”. Franco Farina. Un progetto culturale a Palazzo dei Diamanti e Arte e letteratura nel nome di Roberto Longhi. Bassani, Pasolini, Testori. 

Sul versante museale è stato riaperto integralmente nell’ottobre 2021, a quasi dieci anni dalla chiusura causata dal terremoto, uno dei simboli della città, Palazzo Schifanoia: 21 sale, 1400 metri quadri di percorso, 250 opere e diverse integrazioni multimediali consentono ai visitatori di approfondire le fasi costruttive della delizia estense.

Sempre nel 2021 è stata riallestita la Madonna della melagrana, capolavoro di Jacopo della Quercia nel Museo della Cattedrale. Nell’occasione, in un’ottica di valorizzazione dello stesso museo, sono stati rinnovati gli apparati didattici, la segnaletica e il logo.

Come anticipato sarà presto inaugurato lo Spazio Antonioni, il museo dedicato al grande maestro del cinema moderno, mentre si dovrà attendere ancora qualche anno per l’apertura del Museo del Risorgimento e della Resistenza presso la Casa della Patria.

Oltre alla realizzazione di nuovi spazi e allestimenti l’amministrazione si è impegnata a perseguire obiettivi fondamentali come la tutela e la conservazione del patrimonio civico. Anche grazie al determinante supporto della Regione Emilia-Romagna e delle associazioni culturali cittadine sono state restaurate opere molto significative: l’immensa tela con l’Apparizione della Beata Vergine e san Pietro ai compagni di San Brunone (1695) di Giuseppe Avanzi ricollocata dopo circa ottant’anni, a seguito di un lungo e complesso restauro, sulla parete sinistra del presbiterio del Tempio di San Cristoforo alla Certosa; il consistente nucleo di straordinari gessi di Arrigo Minerbi presentati in occasione della monografica dedicata allo scultore ferrarese nel Castello Estense; il monumento sepolcrale dell’ufficiale pilota Pico Deodato Cavalieri, opera dello stesso Minerbi, conservato nel Cimitero Israelitico di Ferrara. Parallelamente si è svolto il restauro di opere tessili e materiali cartacei del Museo del Risorgimento e della Resistenza (il cui ricchissimo fondo documentale è stato sottoposto a una campagna di digitalizzazione) e dei dipinti e delle sculture della raccolta della Palazzina Marfisa d’Este. Il patrimonio civico si è inoltre arricchito di due capolavori destinati alle GAMC: le Muse di Gaetano Previati, donate alla città dalla Fondazione Giuseppe Pianori, e la Natura morta marina con peperoni, una melanzana e una conchiglia di Filippo de Pisis, concessa in deposito a lungo termine dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia. Inoltre è stato acquistato dagli eredi di Gaetano Previati un consistente ed eterogeneo fondo di materiali grazie alla partecipazione del Comune al bando Strategia fotografia 2020 promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea.

Da segnalare infine che nell’ambito dei bandi PNRR promossi dal Ministero della cultura, l’amministrazione comunale ha ottenuto un finanziamento di 500 mila euro per la rimozione delle barriere fisiche e cognitive e per consentire un più ampio accesso e partecipazione al Museo Schifanoia.

Il programma 2024 sarà completato da progetti volti a implementare l’offerta culturale cittadina con l’obiettivo di coinvolgere pubblico sempre nuovo ed eterogeneo.

Dal 23 marzo 2024 Palazzo dei Diamanti accoglierà per la prima volta le opere di Escher, artista geniale e visionario, da sempre amato dai matematici e riscoperto in tempi relativamente recenti. Per l’occasione nelle sale dell’ala Tisi sarà allestita una colta mostra dossier che approfondirà la conoscenza di un particolarissimo genere di opere d’arte del Rinascimento, quello dei cofanetti istoriati “in pastiglia”, calati nella scenografica ambientazione creata dalle fotografie di Wunderkammer di Massimo Listri.

C’è grande attesa infine per la mostra Il Cinquecento a Ferrara. Mazzolino, Ortolano, Garofalo, Dosso (Palazzo dei Diamanti, 12 ottobre 2024 – 16 febbraio 2025) che costituisce la seconda tappa dell’ampia e ambiziosa indagine del tessuto culturale e artistico ferrarese inaugurata con la citata mostra su Ercole de’ Roberti e Lorenzo Costa e che proseguirà nei prossimi anni con quelle dedicate a Girolamo da Carpi, Bastarolo, Bastianino e Scarsellino.

Come è sempre stato per le mostre di Palazzo dei Diamanti, anche in questa occasione sarà organizzato un programma di iniziative culturali e didattiche: dagli appuntamenti per operatori e insegnanti alle conferenze tenute da illustri esperti, fino alle molteplici proposte didattiche all’insegna del coinvolgimento e della partecipazione attiva dei giovani fruitori.

Completano l’offerta espositiva le mostre monografiche programmate al Castello Estense (dal 6 luglio 2024) dedicate al pittore ferrarese Antonio Maria Nardi, prolifico autore della prima metà del Novecento, e a Maurizio Bottoni, uno dei più autorevoli interpreti della figurazione contemporanea.  


Ufficio Stampa
Studio ESSECI di Sergio Campagnolo
tel. 049663499
referente Simone Raddi: simone@studioesseci.net

All’Opificio in mostra il leggendario Reliquiario di Montalto

Reliquiario di Montalto delle Marche. Particolare: Deposizione.
Smalto en ronde-bosse su oro. Ai lati: teche porta-reliquie. Foto Opificio delle Pietre Dure

Dal 23 febbraio per la rassegna: Caring for Art. Restauri in mostra

Firenze, Museo dell’Opificio delle Pietre Dure
23 febbraio – 4 maggio 2024

A partire dal 23 febbraio è esposto al Museo dell’Opificio il Reliquiario di Montalto delle Marche, capolavoro dell’oreficeria gotica e rinascimentale, passato per i Valois, gli Asburgo, gli Este e il tesoro pontificio, poi donato alla cittadina marchigiana da papa Sisto V.
Per qualità e per storia il reliquiario è tra le opere di oreficeria più affascinanti di ogni tempo. Questo capolavoro, dopo l’intervento cui lo hanno sottoposto i professionisti dell’Opificio delle Pietre Dure, sarà presentato dal 23 febbraio al 4 maggio 2024, presso il Museo dell’Opificio nella sua sede storica in via degli Alfani 78 a Firenze.

A dieci anni di distanza dal restauro eseguito nel 2013 l’opera è tornata a Firenze per una accurata revisione, sia della struttura metallica che degli elementi smaltati. Su questi ultimi, in particolare, doveva essere verificata la tenuta dei consolidamenti effettuati in quella occasione e controllata l’eventuale comparsa di altri punti di fragilità. Era necessario inoltre ricollocare tre piccoli frammenti distaccati, tutti provenienti dal prato verde su cui poggiano le figure principali. Questo è l’unico elemento del reliquiario che è stato smaltato su argento e non su oro ed è pertanto più soggetto a fenomeni di alterazione, specialmente laddove si siano verificate fratture o cadute dello smalto. I tre frammenti sono stati riposizionati tramite micro-incollaggio e sono stati consolidati altri punti del prato che manifestavano segni di possibile distacco.

Reliquiario di Montalto delle Marche. Lastra posteriore
con candelabra tra girali. Foto Opificio delle Pietre Dure

Oggetto delicatissimo, dunque, il reliquiario risplende per la straordinaria raffinatezza tecnica, per la preziosità dei materiali. Realizzato in oro (fuso, smaltato en ronde-bosse , raffinata tecnica in cui lo smalto viene applicato su superfici a tutto tondo o in alto rilievo) e in argento (fuso, sbalzato, inciso, smaltato e in parte dorato ad amalgama di mercurio), circonda le scene toccanti legate alla passione di Cristo con diciannove zaffiri, venti spinelli, cinquantanove perle e un raffinato cammeo in sardonice di manifattura bizantina.

Pochi lavori di oreficeria possono vantare una storia collezionistica tanto documentata e di altissimo profilo quale la sua: la parte più antica dell’opera, in forma di tavoletta, era appesa nella cappella del Louvre stando all’inventario del tesoro di Carlo V di Francia (1338-1380), cui va presumibilmente attribuita la commissione dei magnifici smalti a tutto tondo su oro eseguiti forse da Jean du Vivier, orafo di corte. Un angelo biondo dalle grandi ali blu e bianche regge con le mani velate, offrendolo alla contemplazione, il corpo esanime di Cristo; un oggetto di devozione commovente e lussuosissimo insieme che presto passò ad altri Illustri proprietari. Nel 1439 risulta fra i beni dell’eredità di Federico IV d’Asburgo, dal 1411 duca d’Austria e conte del Tirolo; nel 1450 Leonello d’Este, coltissimo signore di Ferrara, lo acquista dal mercante tedesco Jachomo de Goldemont; già nel 1457 compare nell’inventario dei beni del cardinale veneziano Pietro Barbo, raffinato collezionista, poi papa dal 1464 al 1471 col nome di Paolo II. Sarà lui a trasferirlo nel tesoro pontificio e a dargli l’aspetto attuale, facendolo inserire in una struttura monumentale in argento dorato di straordinaria qualità.

Nel 1586 papa Sisto V preleva il prezioso oggetto e lo dona alla cittadina di Montalto nelle Marche, dove aveva avuto inizio la sua vita di uomo di chiesa. Nel donarlo, Sisto V limitò la sua ostensione pubblica a sole tre volte l’anno, poi ulteriormente ristretta al solo terzo giorno precedente la Pentecoste. Per poterlo prelevare per l’esposizione servivano quattro chiavi, affidate ad altrettanti maggiorenti della città. L’importanza per la collettività era tale che per salvarlo dalle razzie dei soldati napoleonici i cittadini si autotassarono per offrire 216 pezzi duri, equivalenti alla quantità di argento necessaria a fondere due grandi candelabri.

Ora all’interno della rassegna Caring for Art, giunta al suo quarto appuntamento, ciascuno avrà  l’opportunità di osservarlo con agio, di apprezzare il magistero tecnico che regge anche i minimi dettagli dispiegandosi anche nelle parti apparentemente secondarie, di avvicinarsi ad una sensibilità religiosa che univa immagini colme di patetico realismo e il fulgore delle gemme.

Per questa occasione si ringraziano Sua Eminenza Mons. Carlo Bresciani, Vescovo della Diocesi di San benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto e la Direttrice dei Musei sistini del Piceno Paola Di Girolami.


Ufficio Stampa Opificio delle Pietre Dure:
Studio ESSECI, Sergio Campagnolo
tel. +39. 049.663499
simone@studioesseci.net (rif. Simone Raddi)
 
Ufficio Promozione culturale Opificio delle Pietre Dure:
Maria Emilia Masci opd.promozioneculturale@cultura.gov.it

Il Museo Revoltella di Trieste ospita una straordinaria mostra dedicata a “VAN GOGH”

Vincent Van Gogh
Natura morta con un piatto di cipolle
Arles, inizio gennaio 1889
Olio su tela, 49,5×64,4 cm
© Kröller-Müller Museum, Otterlo,
The Netherland
“VAN GOGH”
22 febbraio – 30 giugno 2024
Trieste, Museo Revoltella

Dal 22 febbraio al 30 giugno 2024 il Museo Revoltella di Trieste ospita una straordinaria mostra dedicata a Van Gogh.

Oltre 50 capolavori dell’artista più amato dal pubblico di tutto il mondo – tra cui le opere iconiche quali “L’Arlesiana (da Gauguin)”, “Ritratto di uomo (Ritratto di Joseph-Michel Ginoux)”, “Il Seminatore” e “il Giardiniere” – saranno esposti a Trieste, in quella che si preannuncia essere, ancora una volta dopo il grande successo a Roma, la “mostra dei record”.

Ideata e prodotta da Arthemisia, la mostra – curata dalla Prof.ssa Maria Teresa Benedetti e Francesca Villanti – è organizzata con il Comune di Trieste, in collaborazione con il Museo Kröller-Müller di Otterlo e l’eccezionale presenza della Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma.

La mostra vedrà anche, in via del tutto straordinaria, il ricongiungimento dei due coniugi Ginoux.

Dal 22 febbraio 2024 il Comune di Trieste e Arthemisia presenteranno al Museo Revoltella una straordinaria mostra dedicata all’artista più amato di ogni tempo, Vincent van Gogh.
Quella che viene presentata a Trieste è la cosiddetta “mostra dei record”, visitata in pochi mesi da 600.000 visitatori a Roma.

La mostra sarà arricchita da una presenza speciale: i due ritratti di Monsieur e Madame Ginoux (i proprietari del Café de la Gare di Arles frequentato da Van Gogh), realizzati nel 1890 e conservati rispettivamente l’uno presso il Kröller-Müller Museum di Otterlo – prestatore di quasi tutte le opere presenti in mostra – e l’altra alla Galleria Nazionale di Roma, a cui si deve anche il prestito di un’altra opera di grande bellezza: il Giardiniere.

Vincent van Gogh (Zundert, 30 marzo 1853 – Auvers-sur-Oise, 29 luglio 1890) ebbe una vita tormentata – come sottolineato da un’indagine di Maria Teresa Benedetti sulla scia di studiosi come Massimo Recalcati, nostro contemporaneo e altri più storici come Jasper, Bataille, Artaud e Testori -, trascorsa sul filo della pazzia, inquieta ed errabonda, fino al tragico finale che lo portò al suicidio ad appena 37 anni.
Come molti grandi artisti, la sua opera non fu compresa in vita ma oggi è l’artista più conosciuto al mondo, icona della storia dell’arte, amatissimo dal grande pubblico.
Nella mostra a Trieste – curata da Maria Teresa Benedetti e Francesca Villanti e realizzata con la collaborazione del Museo Kröller-Müller di Otterlo – saranno esposti oltre 50 capolavori di Van Gogh, arricchiti da ampi apparati didattici, video, sale emozionanti e scenografiche e molto altro.

La mostra, promossa e organizzata dal Comune di Trieste – Assessorato alle politiche della cultura e del turismo, con il supporto di PromoTurismo FVG e del Trieste Convention and Visitors Bureau, con il contributo della Fondazione CRTrieste, è prodotta da Arthemisia e realizzata in collaborazione con il Kröller-Müller Museum di Otterlo.
La mostra vede come sponsor e mobility partner Trieste Trasporti S.p.Asponsor Generali Valore Culturamedia partner la Repubblica e partnerCaffè degli Specchi e Antico Ristorante Tommaseo.
Il catalogo è edito da Skira.

Vincent Van Gogh
Pini al tramonto
Saint–Rémy, di
cembre 1889
Olio su tela, 93,5×74,2 cm
© Kröller-Müller Museum, Otterlo, The Netherland

In occasione della mostra su Van Gogh, con un unico biglietto d’ingresso si potrà visitare anche il bellissimo Museo Revoltella – Galleria d’arte moderna di Trieste che vanta una prestigiosa collezione: a partire dal ricchissimo lascito dell’omonimo barone Pasquale Revoltella – che ne fece la sua dimora fino al 1869 – fino alle più recenti acquisizioni di importanti esponenti dell’arte moderna e contemporanea.
È prevista, inoltre, una proposta promozionale a favore dei turisti denominata “Trieste ti regala le Grandi Mostre“. L’iniziativa mira a incentivare il turismo culturale in città grazie agli introiti dell’imposta di soggiorno: coloro che pernotteranno almeno due notti nelle strutture alberghiere convenzionate, riceveranno in omaggio la FVG Card – uno speciale pass che consente di scoprire il Friuli Venezia Giulia usufruendo di particolari vantaggi – che in questa particolare occasione consentirà l’ingresso gratuito ad entrambe le mostre in corso al Museo Revoltella “Van Gogh” e “Antonio Ligabue” (info su https://www.discover-trieste.it/Esperienze-e-pacchetti-turistici).
L’iniziativa è sostenuta da PromoTurismo FVG e dal Trieste Convention and Visitors Bureau.

LA MOSTRA
L’esposizione, che documenta in ordine cronologico l’intero percorso del pittore, parte dal racconto approfondito dei primi cinque anni di attività dell’artista, soffermandosi sugli scuri paesaggi della sua giovinezza e sulle numerose figure dedite al lavoro della terra.
Gli anni che vanno dal 1881 al 1885 sono determinanti, contano più di quanto non appaia dalle opere stesse. Van Gogh si limita principalmente al disegno, è consapevole di dover avere pieno possesso degli strumenti tecnici per poter diventare un pittore, “non dovete pensare che io abbia messo da parte l’acquerello o la pittura. Certo che ci penso, ma il disegno è l’origine di tutto” e ancora “non ho mai rimpianto un solo istante il fatto di non aver cominciato subito facendo acquerelli e pittura. So per certo che arriverò se continuerò a lavorare nonostante le difficoltà, in modo che la mia mano non abbia incertezze nel disegno e nella prospettiva“.



Informazioni e prenotazioni
T. +39 040 982781
didattica@arthemisia.it

Sito
www.arthemisia.it
www.discover-trieste.it
www.museorevoltella.it

Ufficio Stampa Arthemisia
Salvatore Macaluso | sam@arthemisia.it

press@arthemisia.it | T. +39 06 69380306 | T. +39 06 87153272 – int. 332

Roma, Plus Arte Puls: LINA PASSALACQUA – Io…e il mare | A cura di Ida Mitrano e Rita Pedonesi

LINA PASSALACQUA
Io…e il mare

Inaugurazione venerdì 1 marzo 2024 ore 17.30

Plus Arte Puls
Viale G. Mazzini, 1 – Roma

Venerdì 1 marzo, alle ore 17.30 presso Plus Arte Puls, si inaugura la personale di Lina Passalacqua dal titolo Io… e il mare, a cura di Ida Mitrano e Rita Pedonesi. 
In esposizione ventitré opere dove il mare, elemento costante nella vita dell’artista, diviene il soggetto centrale del ciclo pittorico, che in questa occasione presenta insieme ad una selezione inedita di medaglioni dipinti che richiamano particolari delle stesse opere. La mostra, che sarà itinerante, evidenzia la presenza significativa dell’artista nel cogliere i dinamismi e i mutamenti della contemporaneità attraverso l’unicità del suo processo creativo dialogante con l’elemento autobiografico e i caratteri del tempo.

Il ciclo realizzato dal 2020 al 2022, durante il tempo sospeso della pandemia, è rappresentativo del linguaggio artistico di Lina Passalacqua caratterizzato dall’incontro con il futurismo mediante le figure di Mario Verdone ed Enzo Benedetto negli anni Ottanta. Nel 2023 per i suoi novant’anni la GAM di Roma le ha dedicato un incontro inserito nel ciclo “Laboratorio Prampolini” – Donne & Futurismo, protagoniste dell’altro movimento con la proiezione in anteprima del documentario Lina Passalacqua – L’essenza geometrica delle passioni, regia di Giulio Latini che verrà riproposto durante il vernissage. 

Nella presentazione critica Ida Mitrano scrive: «Lina Passalacqua guarda il mondo con la consapevolezza dell’oggi, non con la lente del passato. È in tal senso che il dinamismo e la simultaneità della sua pittura dialogano con il futurismo. La sua arte, infatti, acquisisce potenza nell’individuare i caratteri distintivi del nostro tempo, di cui l’artista coglie in particolare il “flash”, intuendone già nel 1989 la problematicità e le conseguenze sull’individuo: ‘viviamo nell’epoca del flash e tutto appare frammentario, anche i nostri sentimenti subiscono questa caratteristica. Sono impressionata dai flash della nostra epoca, dalle schegge di vita che ci colpiscono continuamente. Vivo in una società fatta di flash, che rischia di perdere la memoria storica e, forse, anche quella morale’. Era ancora troppo presto per parlare di perdita dell’identità umana, come invece sta accadendo. Un presente e un futuro sempre più gestiti e dominati dall’intelligenza artificiale e dai suoi algoritmi. Passalacqua ha avvertito l’invasività del flash e i suoi possibili effetti. Anticipatrice dello smarrimento umano, così come lo sono stati in altro modo, e su altri aspetti, i futuristi all’inizio del Novecento. Non a caso, la velocità di cui la sua pittura è espressione, lontana dal mito futurista della macchina, è quella delle tecnologie che produce la perdita di distanza tra sé e l’altro, tra l’artista e il soggetto che rappresenta. Dall’impatto tra il suo profondo e la realtà nasce la visione simultanea delle sue opere: frammenti, flash, vortici che compone e scompone alla ricerca di una sintesi poetica del reale che consente di ritrovare il senso dell’umano oggi perduto. Istanti che non si possono raccontare, ma solo fissare per un attimo, come l’artista stessa afferma. Per queste ragioni la sua pittura è testimonianza e denuncia dell’attuale stato delle cose come evidenziano alcune opere del suo ultimo ciclo Io… e il mare, realizzate tra il 2020 e il 2022. Un ciclo per certi aspetti biografico, perché il mare è un punto fermo nella sua vita. È il suo legame con il passato, con Genova, ma anche con il presente, la sua casa sul mare a Nettuno, dove crea diversi lavori, in particolare Vele, un ciclo dipinto tra il 1995 e il 2001. A questo, ne seguono altri: Voli (2002-2006), dove protagonisti sono gli elementi della natura, aria e acqua, terra e fuoco, Le quattro stagioni (2010-2013), Fiabe e Leggende (2015-2017). Io… e il mare nasce da una condizione che tutti noi abbiamo vissuto. Ventitré opere che hanno scandito il tempo della pandemia, un inedito lockdown che ha segnato la nostra vita, ma che non ha fermato la vitalità creativa di Lina Passalacqua e il suo rapporto con il mondo. Il ciclo rivela, ancora una volta, quel filo rosso che attraversa e lega la biografia e la sua arte. Io… e il mare, appunto. Un dialogo intimo e uno sguardo attento alla dimensione contemporanea dell’uomo. Un racconto per frammenti, per flash, dove ogni opera non è una semplice raffigurazione, ma una visione misteriosa, onirica della realtà. Mare come esperienza vissuta, ma anche come dimensione del profondo che rivela come la sua pittura così dinamica, così prorompente, sia al tempo stesso poetica e, anche se può sembrare contraddittorio ma non lo è, meditativa, soprattutto in quest’ultimo ciclo. Alla velocità inarrestabile del quotidiano, all’eco frastornante dell’epoca subentra l’ascolto di sé e del mondo che rendono oggi i suoi frammenti qualcosa di diverso dalla visione simultanea futurista e dalle scomposizioni dinamiche delle opere precedenti. Nel contesto attuale, quei frammenti sono i tasselli di un puzzle che non è più possibile ricomporre a causa di una condizione di incertezza e precarietà esistenziale ormai strutturale della nostra società. E, nell’assenza di qualsiasi punto di riferimento, la visione frammentata si traduce in un tentativo di riappropriazione del reale attraverso sé nell’unicità del processo creativo per affermare il valore dell’umano». 

Tra i vari riconoscimenti, si ricordano la Medaglia Commemorativa del Presidente della Repubblica in occasione del Premio di Pittura Città di Pizzo (2008), il Premio per il Neofuturismo (2009), Sezione Storica, al 2° concorso Nazionale Biennale d’Arte Città di Lamezia Terme, il Premio Speciale alla Carriera in occasione del 45esimo Premio Sulmona (2018). Nel luglio 2022, in occasione del Festival Dei Due mondi, le è stato assegnato il Premio Internazionale Spoleto Art Festival alla Carriera per “…le importanti attività che ha svolto e svolge nel campo della cultura e dell’arte.” Le sue opere figurano in importanti collezioni e musei d’arte contemporanea in Italia: al Museo del Presente di Rende (CS), nella Sala Permanente dedicata ai Futuristi Calabresi, assieme alle opere U. Boccioni, A. Marasco, E. Benedetto e altri; e all’estero, all’Estorick Collection of Modern Art di Londra. 

Durante il vernissage, alle ore 19.00, verrà proiettato il filmato di Giulio Latini: Lina Passalacqua. L’essenza geometrica delle passioni – @2023 Progetti Mediali srl. 


INFO

Io… e il mare
a cura di Ida Mitrano e Rita Pedonesi
Inaugurazione 1 marzo 2024 ore 17.30
ore 19 Proiezione del filmato di Giulio Latini
Lina Passalacqua. L’essenza geometrica delle passioni
@2023 Progetti Mediali srl

Plus Arte Puls
Viale G. Mazzini 1 – Roma

Fino al 16 marzo 2024
Orari
: lunedì ore 16.00 – 19.30; da martedì a sabato 11.00 -13.00 / 16.00 -19.30
tel. 333 8911952
r.pedonesi@gmail.com
Comunicazione
Roberta Melasecca
associazione culturale blowart – Melasecca PressOffice – interno14next
tel. 3494945612
roberta.melasecca@gmail.cominfo@melaseccapressoffice.it

Venezia: Re-Emerging Venezia | Mostra fotografica immersiva e progetto di ricerca sul lockdown e i suoi effetti

V. Masferrer-Oliveira, Sognavamo così, La Chiesa D’Oro da Dea della Laguna (2022)
Re-Emerging Venezia 

Una mostra fotografica immersiva e un progetto tra scienza e community che narra  il vissuto del lockdown e i suoi effetti sulla comunità e sulla laguna veneziana, diffondendo un messaggio di speranza e resilienza.

Date: dal 1° al 15 marzo 2024
Luogo: Procuratie Vecchie 139, Piazza S. Marco – Venezia

Anteprima stampa 29.02
dalle 11-alle 13 
Private view 2902 dalle 17.30

RE- EMERGING 
Beyond Lockdown 

A quattro anni dalla pandemia che nel 2020 ha cambiato il mondo, un team di artisti e scienziati, con il supporto di  CORILA ha dato vita a Re-Emerging  progetto scientifico e artistico internazionale. L’iniziativa, si propone di far emergere la consapevolezza degli effetti del lockdown nella comunità veneziana in città e in Laguna conservandone la memoria e trasmettendo un messaggio di speranza e apprezzamento per la resilienza umana in situazioni difficili. 

Il progetto mira a creare un archivio digitale di memoria collettiva del lockdown per l’elaborazione di un fermo immagine del nostro tempo, con una riflessione globale sulla nostra identità e sulla relazione con il mondo naturale che potrebbe e dovrebbe influenzare le scelte presenti e future.

Re-Emerging si impegna a coinvolgere un vasto  pubblico, eterogeneo per età, professione e tipologia di legame con Venezia, stimolando la riflessione e incoraggiando la partecipazione alla vita culturale e sociale, la connessione emotiva e lo scambio di opinioni. 

Il progetto prevede la partecipazione alla memoria collettiva del pubblico e in particolare dei ragazzi degli istituti scolastici con l’invio di testimonianze sotto forma di  immagini digitali di esterni catturate con i vari dispositivi tecnologici nel periodo di chiusura per la pandemia. 
I materiali si potranno caricare in autonomia e geolocalizzare sulla mappa interattiva  della pagina dedicata del sito https://www.re-emerging.it/it/aggiungi-il-tuo-ricordo/, verranno valutati e conservati da CORILA, COnsorzio per il coordinamento delle RIcerche inerenti al sistema LAgunare di Venezia,  sistematizzati poi con parole chiave in collaborazione con l’Università Ca’ Foscari e saranno accessibili gratuitamente online.

CORILA, nella persona di Caterina Dabalà rappresenta la direzione scientifica di Re- Emerging .
CORILA, con il suo impegno nella promozione e coordinamento della ricerca sulla laguna di Venezia, vede questo progetto  come un’occasione per condividere conoscenze e sensibilizzare il pubblico sull’importanza di rispettare il patrimonio naturale della città.
L’ente di ricerca ha contribuito con piacere a Re-Emerging, iniziativa innovativa che unisce il linguaggio scientifico con quello artistico capace di liberare le emozioni  promuovendo una riflessione sulla connessione tra l’uomo e la natura e superando la mera documentazione delle esperienze legate alla pandemia.

Alice Stocco ecologa e biologa ambientale, ricercatrice presso Università Ca’ Foscari di Venezia, L’obiettivo delle sue ricerche è l’indagine e l’applicazione di metodi e strumenti per rendere concretamente visibile il legame indissolubile tra gli ecosistemi e l’essere umano.

Silvia Rova biologa marina, ricercatrice presso Università Ca’ Foscari. I suoi studi si concentrano su come l’uomo dipenda dal funzionamento degli ecosistemi per molti aspetti del proprio benessere. 

Durante il lockdown del 2020, le due ricercatrici con la collaborazione del prof. Fabio Pranovi e Andrea Bianchi dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, hanno raccolto i sentimenti negativi e positivi che le persone stavano sperimentando, attraverso un sondaggio online. Le risposte di 274 partecipanti hanno evidenziato un aumento della consapevolezza sulla vulnerabilità individuale e l’effetto significativo delle scelte umane su  diversi livelli.

Nel contesto della pandemia, la vita quotidiana a Venezia ha subito notevoli trasformazioni: l’acqua dei canali era limpida, la superficie calma senza il consueto moto ondoso causato dalle imbarcazioni, e si è osservata una notevole presenza di avifauna in luoghi insoliti. 

Oggi, con il Covid-19 ormai endemico, Re- Emerging riflette sui ricordi dell’isolamento e dell’effetto di una improvvisa cessazione delle pressioni antropiche sulla Natura, offrendo un’opportunità di riflessione sui sentimenti della collettività durante il lockdown.

Dal 1 al 15 marzo 2024, nella prestigiosa sede delle Procuratie Vecchie a fianco della Torre dell’Orologio avrà luogo la mostra fotografica delle tre artiste coinvolte, manifestazione artistica di Re-Emerging.

L’esposizione ha carattere immersivo con l’ausilio di realtà aumentata, di una mappa digitale interattiva accompagnata dal tappeto sonoro dei rumori registrati durante la pandemia quando il tempo e il vociare si erano fermati.

Eravamo così di Gaby Wagner – Sentivamo così di Sophie Fauchier – Sognavamo così di Val Masferrer-Oliveira 

È il percorso fotografico lungo il quale si snoda la mostra, i tre stati emotivi rappresentati dalle opere delle Artiste, l’imponente bellezza di Venezia che si riflette lungo i canali, gli splendidi palazzi rinascimentali e le architetture gotiche della città vivono in un tripudio di luci, colori e assoluta perfezione nelle fotografie di Gaby Wagner, che realizza un reportage del primo lockdown 2020. 

Negli introspettivi scatti del 2021 di Sophie Fauchier trovano posto, con estrema delicatezza, il silenzio dei luoghi, la solitudine degli abitanti e l’abbandono di una città fra le più idolatrate al mondo. 

Le opere di Val Masferrer-Oliveira sfumano tra realtà e sogno, ricreando una Venezia sommersa, evocando echi della leggendaria città perduta di Atlantide, fotografie oniriche dove si fondono etereo e tangibile,  una visione poetica che diviene un avvertimento sulla fragilità di questa città così esposta ai  cambiamenti climatici. 

L’esposizione ha carattere immersivo con l’ausilio di realtà aumentata, di una mappa digitale interattiva accompagnata dal tappeto sonoro dei rumori registrati durante la pandemia quando il tempo e il vociare si erano fermati.

Un dialogo artistico e scientifico con il visitatore per portarlo a rivivere sentimenti e desideri che aveva provato durante quel tempo,  a confrontare la visione degli spazi di allora e di oggi a stimolare nuove riflessioni sugli effetti di eventi così significativi della nostra esistenza. 

La mostra dedica anche uno spazio ai risultati ottenuti dall’indagine scientifica dal team di ricerca di Ca’ Foscari che indagava le sensazioni dei cittadini durante l’isolamento insieme alle loro riflessioni sul rapporto individuale e collettivo con la Natura. 

L’ingresso è libero dal martedì alla domenica dalle ore 10 alle 18. 

1° Febbraio – lancio online del sito www.re-emerging.it accessibile per il caricamento dei materiali digitali e testuali del pubblico 

1° Marzo – Apertura della mostra fotografica interattiva e multimediale  Re – Emerging con le opere di Sophie Fauchier, Gaby Wagner, Val Masferrer-Oliveira

15 marzo – Chiusura mostra e messa online del virtual tour sul sito di riferimento www.re-emerging.it  con inizio della mostra virtuale.

2025

15 marzo 2025 – Termine della  raccolta delle memorie e del progetto online 

Marzo – Dicembre 2025 – Produzione dei Re-Emerging Papers che presenteranno la memoria collettiva raccolta nell’anno di lavoro.

Re-emerging ha ottenuto  il prestigioso patrocinio: 

  •  UNESCO/United Nations Decade of Ocean Science for Sustainable Development; che riconosce l’iniziativa, apprezzando l’importanza di comprendere e preservare il ruolo fondamentale degli ambienti acquatici e il contributo  a una  riflessione globale della nostra identità in  relazione con il mondo naturale per un futuro più sostenibile e armonioso.
  • Regione del Veneto
  • Città di Venezia Le città in festa
  • Europa Nostra 
  • European Heritage Hub 
  • CORILA Consorzio per il coordinamento delle ricerche inerenti al sistema lagunare di Venezia
  • Fondazione Venezia Capitale Mondiale della Sostenibilità 
  • Proprietà delle Procuratie Vecchie 139  
  • Roberto Coin s.p.a
  • Borgoluce Soc. Agricola s.s.
  • Rosa Salva Venezia 1879


PER PARTECIPARE AL PROGETTO 
Sito web www.re-emerging.it
Per l’upload delle testimonianze digitali (note e immagini) https://www.re-emerging.it/it/aggiungi-il-tuo-ricordo/ 
Instagram @re_emergingproject

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#beyondlockdown
#reemergingvenice

CONTATTI STAMPA 

Cristina GATTI 
 press@cristinagatti.it  

Giordana SAPIENZA 
giordana.sapienza@gmail.com 

Pisa, Museo della grafica: Inaugurazione della mostra “Giacomo Matteotti. Ritratto per immagini”

Il Museo della Grafica (Comune di Pisa, Università di Pisa)  è lieto di invitarvi all’inaugurazione della mostra 

Venerdì 23 febbraio, ore 17:00

La mostra è promossa dal Comitato nazionale per le celebrazioni del centenario della morte di Giacomo Matteotti e dall’Università di Pisa, per la gentile concessione del materiale da parte della Fondazione di studi storici “Filippo Turati”.

Intervengono:

  • Riccardo Zucchi, Rettore Università di Pisa
  • Maurizio Degl’Innocenti, Presidente Comitato per le celebrazioni del centenario della morte di Giacomo Matteotti
  • Stefano Caretti, Vice-presidente della Fondazione di studi storici “Filippo Turati”
  • Eugenio Giani, Presidente Regione Toscana
  • Michele Conti, Sindaco di Pisa
  • Alessandro Tosi, Direttore scientifico Museo della Grafica

Per maggiori informazioni Cliccare il logo

Museo della Grafica – Lungarno Galilei, 9 – Pisa
Tel. 050/2216060
E-mail: museodellagrafica@adm.unipi.it
www.museodellagrafica.sma.unipi.it

Gallarate (VA), Museo MA*GA: Torna il progetto educativo che offre percorsi teorico-pratici sul linguaggio tessile

INTRECCI #3 MA*GA E MISSONI PER L’ARTE E L’EDUCAZIONE
@ Stefano Anzini
GALLARATE (VA)
GENNAIO – DICEMBRE 2024
 
INTRECCI #3
MA*GA E MISSONI PER L’ARTE E L’EDUCAZIONE
 
Dopo il grande successo delle due edizioni precedenti, torna il progetto educativo che offre a studenti, docenti, pubblico del Museo e, per la prima volta, ai dipendenti della Maison Missoni, percorsi teorico-pratici sul linguaggio tessile.

Il Museo MA*GA di Gallarate (VA) e la Maison Missoni confermano la loro collaborazione nel nome dell’arte e dell’educazione e, in sinergia con la Fondazione Ottavio e Rosita Missoni, promuovono INTRECCI#3, la terza edizione del progetto con 200 laboratori educativi, a titolo gratuito, destinati agli studenti tra gli 11 e i 19 anni del territorio, oltre a masterclass per docenti e pubblico adulto, il tutto finalizzato a comprendere le profonde assonanze che legano la ricerca di Ottavio Missoni con le arti contemporanee.

INTRECCI#3 ha l’obiettivo ormai consolidato di offrire a studenti, docenti, frequentatori del Museo e, da quest’anno, anche ai dipendenti della Maison Missoni, percorsi teorico pratici sul linguaggio tessile. Fulcro delle attività è la dimensione progettuale del tessuto. I partecipanti, guidati dal personale specializzato del Dipartimento educativo del Museo, hanno l’opportunità di avvicinarsi alle fasi creative di Ottavio e Rosita Missoni attraverso l’incontro con le fotografie, i disegni, le opere e gli abiti esposti all’interno della Sala Arazzi Ottavio Missoni in dialogo con le opere delle mostre temporanee e della collezione permanente del MA*GA, in particolare laddove la poetica si concentra sulla composizione geometrica, il ritmo cromatico, la luce e il colore, elementi che sono le radici della storia del MA*GA e della Maison Missoni.

Un’esperienza formativa per riflettere sulla relazione tra arte, moda e design che coniuga aspetti concettuali e pratici che conducono alla realizzazione di un tessuto a telaio, strumento che ha la straordinaria capacità di risvegliare nei partecipanti doti creative inedite e inaspettate.

INTRECCI #3 MA*GA E MISSONI PER L’ARTE E L’EDUCAZIONE
@ Stefano Anzini

Come afferma Emma Zanella, Direttrice del MA*GA, “la collaborazione tra MA*GA e Missoni, che dura ormai da quasi dieci anni, è una dimostrazione esemplare di come le partnership tra istituzioni museali pubbliche e aziende private possano portare cambiamenti nelle prospettive e nei modi di vivere la cultura e l’arte. INTRECCI si inserisce in questo senso come un universo che riunisce una comunità estremamente eterogenea ma accomunata da passione e curiosità. Ancora una volta, questa nuova edizione del progetto sottolinea la lungimiranza dell’imprenditoria italiana e la valorizzazione della memoria storica di un’azienda”.

“Vedendo lavorare i ragazzi con passione ed entusiasmo – dichiara Luca Missoni, Direttore Artistico dell’Archivio Missoni – ho pensato di dare l’opportunità di partecipare a questa esperienza a chi lavora in azienda, per condividere con i propri colleghi il piacere di creare un tessuto a telaio sperimentando così con il colore e la materia: gli elementi base della ricerca creativa del nostro brand da 70 anni”.

Durante i laboratori i ragazzi delle scuole secondarie realizzeranno nuove composizioni tessili utilizzando filati e tessuti messi a disposizione dalla Maison Missoni. Come hanno testimoniato i docenti che hanno partecipato alle prime due edizioni, le attività rinforzano trasversalmente gli studenti più fragili favorendo l’inclusione e la socializzazione nel gruppo, stimolano la collaborazione e la scoperta di potenzialità e abilità nascoste e contribuiscono a un miglioramento della propria autostima. All’ombra dei bellissimi Arazzi, anche i docenti e il pubblico del Museo avranno la possibilità di creare il proprio tessuto con infinite composizioni di colori e texture.

INTRECCI #3 MA*GA E MISSONI PER L’ARTE E L’EDUCAZIONE
@ Stefano Anzini

La grande novità per l’edizione 2024 di INTRECCI è il programma di masterclass dedicato ai dipendenti della Maison Missoni che potranno sperimentare, all’interno della Sala Arazzi Ottavio Missoni, l’utilizzo del colore in un contesto culturalmente ricco e stimolante. Guidati da Luca Missoni e Francesca Chiara, si racconteranno le profonde assonanze che legano la ricerca di Ottavio Missoni con le arti contemporanee; nella fase laboratoriale, i partecipanti realizzeranno piccoli tessuti intrecciando fili e colori così come accade nella storia di chi è parte dell’Azienda da molti anni e di chi è appena entrato nel mondo Missoni.

Con l’occasione, la Sala Arazzi Ottavio Missoni inaugura il nuovo allestimento, a cura dell’Archicio Missoni, con l’esposizione FASHION ILLUSTRATION. La Moda Missoni interpretata da Gladys Perint Palmer, dedicata ai lavori di illustrazione delle collezioni Missoni dagli anni Novanta.

Il programma di INTRECCI#3 guarderà, oltre al rapporto con la dimensione progettuale ed estetica di Missoni, anche ai contenuti del programma espositivo del MA*GA, che quest’anno spazia dalla ricerca storicizzata di una protagonista del secondo novecento quale Dadamaino, ai lavori contemporanei di Michele Ciacciofera e Davide Maria Coltro, passando per un focus sul disegno analitico di Giovanni Campus. Imperdibile appuntamento per il 2024 sarà in autunno il grande progetto dedicato al rapporto tra arti visive e design articolato in due esposizioni: da un lato, la mostra Arte e Design, con un percorso dagli anni Quaranta a oggi; dall’altro, la XXVII Edizione del Premio Gallarate, a cura di Chiara Alessi.  


Tutte le attività sono gratuite.
La prenotazione è obbligatoria (intrecci@museomaga.it; tel. 0331 706011)
 
Gallarate (VA), 25 gennaio 2024
 
INTRECCI#3
Gallarate (VA), Museo MA*GA (via E. De Magri 1)
Gennaio 2023 – giugno 2024
 
Info e Prenotazioni:
intrecci@museomaga.it; T. 0331 706011
www.museomaga.it
 
Ufficio stampa MISSONI SPA
press@missoni.it;
missoni.com
 
Ufficio stampa MA*GA
CLP Relazioni Pubbliche
Anna Defrancesco, T. +39 02 36 755 700; M. +39 349 6107625
anna.defrancesco@clp1968.it; www.clp1968.it

Roma: Linea Arte Contemporanea presenta la mostra “A mezz’aria” di Corina Surdu

Corina Surdu, BLUE TERRITORY, 2022-2023, xilografia, 600 x 600 mm. 2
A mezz’aria
Corina Surdu
 
a cura di Marina Bindella e Beatrice Peria
 
Inaugurazione:
venerdì 1marzo 2024, ore 18:00

LA LINEA ARTE CONTEMPORANEA
orario apertura: dal lunedì al venerdì 16:30 – 19:30
sabato su appuntamento

La Linea Arte Contemporanea presenta dal 1° marzo al 19 marzo 2024 la mostra di Corina Surdu A mezz’aria,a cura di Marina Bindella e Beatrice Peria. La mostra si compone di una quindicina di medie e grandi xilografie, e un libro d’artista. La mostra è accompagnata da una brochure con testi di Marina Bindella e Beatrice Peria, realizzato con il contributo dell’Accademia di Belle Arti di Roma.

Natura, visione e memoria si intrecciano strettamente nel lavoro della giovane e talentuosa artista che traduce liricamente e con grande consapevolezza espressiva e formale una poetica che, pur ancorata alla rappresentazione della meraviglia della natura, costruisce dei mondi altri, un analogon affettivo di percezioni lontane, già vissute ed elaborate, mutate di segno e di intensità nella solitudine della coscienza, dove si caricano di risonanze simboliche e di riferimenti illustri all’arte del passato.

I segni incisi dall’artista si attraggono e si respingono come in un campo magnetico e determinano, con i loro ritmi, la struttura della luce. Luce che è la vera protagonista del lavoro xilografico, esaltata in questi fogli dal blu di Prussia, il quale perde qui la sua referenzialità per acquistare una valenza spirituale.

Corina Surdu nasce nel 1993 in Moldavia. Nel 2015 ottiene il diploma triennale in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Roma con Pierluigi Berto e nel 2018 quello magistrale in Grafica d’Arte con Marina Bindella. Nel 2020 consegue il master in Grafica d’Arte Artlab, scuola IaD /Accademia di Belle Arti di Roma. Partecipa a varie mostre collettive e a diversi concorsi, fra i quali: nel 2023 XI Biennale dell’incisione italiana Contemporanea Domenico Fratianni, Campobasso; Morfogenesi, Struttura, Palazzo Odescalchi, Roma; Impressum est, Biblioteca Vallicelliana, Roma; Lasciare un segno, Palazzo Chigi, Formello. Nel 2021: Limes, Persistenze dell’universo dantesco nel tempo, Museo Civico della Media Valle del Liri; Mysterium Naturae, Spazio Urano, Roma; nel 2019 Antico Presente L’Accademia disegna, Museo Gregoriano Profano, Città del Vaticano (alla mostra è legata una donazione di tre lavori).

Tiene due mostre personali: nel 2018 Oltre la forma a cura di Pierluigi Berto, Galleria Chiaroscuro, Roma e nel 2019 Romanze senza parole, Auditorium Piero Calamandrei di La Scala Società tra Avvocati, Milano.

Ottiene i seguenti premi internazionali: nel 2023 primo premio XXXVII Edizione Fibrenus “Premio Carnello cArte ad Arte”; nel 2022 primo premio (sezione giovani) Biennale internazionale per l’incisione – Acqui Terme; nel 2019 il primo premio Espace Bonnefoys, Triennale Europea della Stampa contemporanea Estampadura, Toulouse.

Nel 2020 vince inoltre ex -aequo il Premio Paolo Picozza e il primo premio La Scala Art -Youth Artist Contest Milano; nel 2018 riceve una menzione speciale al Premio di Grafica Pietro Parigi, Firenze;

Lavora come tecnico di laboratorio presso la scuola di Grafica dell’Accademia di Roma, città dove vive e lavora.


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