A Milano la ricca tradizione dei presepi di carta, a partire dalla figura di Francesco Londonio

Francesco Londonio, Presepe del Gernetto, Milano Museo Diocesano Carlo Maria Martini

MILANO | MUSEO DIOCESANO CARLO MARIA MARTINI

DAL 1° DICEMBRE 2023 AL 28 GENNAIO 2024

La mostra ripercorre la storia di questa particolare forma d’arte, attraverso grafiche e dipinti dell’autore milanese, oltre al suo capolavoro, il Presepe del Gernetto, esposto per la prima volta dopo il suo restauro.

La rassegna celebra la nascita del Presepe, avvenuta per opera di San Francesco d’Assisi nel 1223 e quella di Francesco Londonio (1723-1783).

A cura di Alessia Alberti e Alessia Devitini

Dal 1° dicembre 2023 al 28 gennaio 2024, il Museo Diocesano Carlo Maria Martini di Milano ospita una mostra che ricostruisce la ricca tradizione dei presepi di carta, a partire dalla figura di Francesco Londonio (1723-1783), pittore e incisore milanese quasi esclusivamente legato a temi bucolici e pastorali e autore del Presepe del Gernetto, uno dei capolavori di quella particolare tipologia, conservato proprio al Museo Diocesano di Milano.

La rassegna, che comprende circa quaranta opere oltre al presepe della collezione del Museo Diocesano, curata da Alessia Alberti, conservatrice del Gabinetto dei Disegni e Raccolta delle Stampe “A. Bertarelli” del Castello Sforzesco di Milano e Alessia Devitini, conservatrice del Museo Diocesano di Milano, organizzata in collaborazione con le Raccolte Grafiche e le Raccolte Artistiche del Castello Sforzesco di Milano, col patrocinio di Regione Lombardia, sponsor Comieco, Ispe, Associazione Consiglieri Lombardia, celebra un doppio anniversario, ovvero l’ottavo centenario della prima rappresentazione del Presepe, avvenuta a opera di San Francesco a Greccio nel 1223 e il terzo centenario dalla nascita di Londonio.

Il percorso espositivo prende avvio con un nucleo di opere di Francesco Londonio, esempio della sua attività pittorica e grafica interamente dedicata al mondo pastorale: sono stati selezionati dipinti, studi e disegni, provenienti dalla Pinacoteca e dal Gabinetto dei Disegni del Castello Sforzesco, che illustrano temi e motivi di quella “formula” che riflette la visione del mondo tipica dell’artista, sospesa fra Arcadia e Illuminismo; da qui scaturisce ‘naturalmente’ la sua produzione di presepi di carta. Il confronto fra questo nucleo e il Presepe del Gernetto del Museo Diocesano permette di comprendere come la sua attività legata ai presepi non sia un semplice passatempo ma venga da lui considerata al pari della sua produzione più impegnata.

Francesco Londonio (Milano 1723 – 1783), Pastore che beve, pastora con cesto di uova, asino, pecore e capre, seconda metà del XVIII secolo (entro il 1762), olio su tela , 46 × 63,5 cm, Milano, Castello Sforzesco, Pinacoteca

Sono esposte in questa sezione anche una serie di acqueforti tutte incentrate sul mondo agreste e destinate al Conte Giacomo Mellerio, committente del Presepe del Gernetto.

Proprio a partire dai primi esempi realizzati da Francesco Londonio, i presepi di carta si diffondono in Lombardia e dai suoi modelli prende avvio una tradizione di presepi da ritagliare, documentata dalle opere della Civica Raccolta delle Stampe Achille Bertarelli, che ne confermano il perdurare della fortuna, dal Settecento fino all’inizio del XX secolo. Gli esemplari più antichi, incisi all’acquaforte e colorati a mano, risalgono al tempo di Londonio e sono legati alla produzione degli editori Remondini. In mostra anche una serie di cartoline di auguri e di biglietti pop-up di varie epoche, nella quale i presepi e la carta restano i protagonisti.

L’iniziativa si completa con la grande teca che ospita il Presepe del Gernetto, per la prima volta esposto interamente restaurato.

L’opera, che deve il nome alla villa Gernetto a Lesmo, in Brianza, per la quale fu realizzata, probabilmente su commissione del conte Giacomo Mellerio intorno agli anni sessanta-settanta del Settecento, si compone di circa 60 figure – tra le quali la Sacra Famiglia con i re Magi, pastori, paggi, fanciulli, contadini e animali – dipinte a tempera su carta e cartoncino sagomati. 

Catalogo Dario Cimorelli Editore.


FRANCESCO LONDONIO E LA TRADIZIONE DEI PRESEPI DI CARTA
Milano, Museo Diocesano Carlo Maria Martini(p.zza Sant’Eustorgio, 3)
1° dicembre 2023 – 28 gennaio 2024
 
Orari: martedì-domenica, ore 10.00-18.00
La biglietteria chiude alle ore 17.30
 
Informazioni: T. +39 02 89420019; www.chiostrisanteustorgio.it
 
Catalogo: Dario Cimorelli Editore
 
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Al MAN di Nuoro, Pininfarina Architecture e Patrick Tuttofuoco

«Il sole è un astro che segna il cammino verso uno sviluppo equo e sostenibile».
Harald Szeemann

a cura di Maddalena d’Alfonso

MAN, Nuoro

con la partecipazione di:
Museo Archeologico Nazionale Giorgio Asproni di Nuoro
Museo Archeologico Nazionale di Cagliari

24 novembre 2023 – 3 marzo 2024

Sullo sfondo di un anno che il MAN di Nuoro ha dedicato al dialogo fra arte e architettura, dopo l’omaggio alla scalinata di Odessa e ai workshop con le università di architettura di Cagliari, Alghero e Palermo, prende forma ora un progetto inedito studiato appositamente per gli spazi del museo.
La mostra Il Resto dell’Alba nasce da un confronto teorico fra l’artista Patrick Tuttofuoco, la curatrice museografa Maddalena d’Alfonso e l’architetto Giovanni de Niederhäusern, vicepresidente di Pininfarina Architettura. Il Resto dell’Alba è un’opera avvolgente che interpreta la nuova frontiera del virtuale dando un corpo fisico all’ipertecnologia del digitale.

Lo spazio dell’arte, infatti, è visto come un luogo esperienziale generato con strumenti di prototipazione virtuale, dove spazio e pubblico si integrano e si attivano a vicenda, traguardando il tempo dell’arte: da una parte quello storico, passato, rappresentato idealmente da una scultura nuragica, con tutto il suo portato mitico e assoluto insieme, come segno eterno di una presenza iconica delle nostre origini, “da dove veniamo”, il nostro retaggio arcaico; dall’altra parte, quello del futuro, digitale, il “dove andiamo” simbolizzato dall’immaginario incorporeo e aurorale della luce epifanica di un sole doppio, una prospettiva e, al contempo, una nuova genesi, ispirata alla classica iconografia del sole nascente, di matrice anarchica, speranza di un avvenire radioso, allegoria di una rigenerazione e di un nuovo senso dell’abitare dell’uomo sulla terra, così come teorizzato da Jean-Jacques Rousseau, Bruno Taut o Martin Heidegger. Tutto questo sta alla base di una forma progettuale potente e utopica, un’opera attraversabile in un viaggio allegorico, dove l’esperienza si sublima nella dimensione del simbolo.

L’ambiente progettato con strumenti di design parametrico di tipo generativo è interamente realizzato in alluminio tagliato con una tecnica denominata mesh clustering, per ottimizzare l’uso del materiale, la realizzazione a controllo numerico e l’assemblaggio a secco. Questo consentirà, a fine mostra, di disallestire l’opera e riutilizzare il materiale nella filiera del riciclo. Il sole doppio è una forma-oggetto composta dalla sfera incipiente e dal suo doppio, che è anche un’ombra luminosa, un inconcepibile cortocircuito sulla questione della fonte della luce e del calore.

La mostra, nel dialogo tra arte, architettura e museografia, propone al pubblico un’esperienza personale, in cui la dilatazione del momento dell’alba cristallizza uno stato di attesa, un tempo sospeso e pone l’osservatore di fronte a quesiti su un futuro sempre più innaturale ma nell’ottica di una reciprocità virtuosa fra natura e tecnologia. Fra passato e futuro, il visitatore incarna il presente. Il paesaggio museografico desunto dall’immaginario digitale del metaverso, fa percepire il fascino del disagio di essere troppo vicini al sole. Una sensazione che genera la riflessione su grandi temi comuni e attuali, da affrontare con urgenza sempre maggiore: dai più evidenti, relativi al cambiamento climatico, a quelli di ricerca sul design di supporto alla riduzione degli sprechi e sulle materie prime.

Il MAN promuove con questa mostra una condivisione su argomenti fondamentali, dalle questioni della sostenibilità sociale a quelle dell’inclusione, attraverso la coesistenza di arte, artificio e umano in un luogo aurorale. E pone al pubblico domande importanti: quale intricata relazione si sta instaurando tra la nostra esistenza nel mondo digitale e la presenza fisica? Che luoghi e spazi pensare per l’inclusività e per sensibilizzare su problematiche contingenti per la costruzione del futuro?

Il Resto dell’Alba

Tutti i numeri dell’installazione
539 strips di alluminio naturale Prefa
126.5 mq di opera
3130 rivetti
90 metri lineari di binari (mdf)
40 tubi neon dorati

Icona globale dello stile italiano, Pininfarina è nota per la sua impareggiabile abilità nel creare opere senza tempo, basate sui suoi valori di Tecnologia e Bellezza. Fondata in Italia nel 1930, Pininfarina ha oggi uffici in tutto il mondo, con un ambito progettuale che include trasporti, design industriale, architettura/interni e design automobilistico. I progetti più recenti di Pininfarina della divisione Architettura abbracciano località geografiche come la Turchia (la Nuova Torre di Controllo dell’aeroporto di Istanbul), gli Stati Uniti (il condominio di lusso 1100 Millecento a Miami), il Brasile (Cyrela, Vitra e Yachthouse, e le torri gemelle di Balneario Camboriu), l’Italia (Juventus Stadium a Torino, The New Stauffer Center for Strings a Cremona, Urban Lounge a Milano).  

Pininfarina Architettura ha inoltre vinto numerosi premi internazionali di architettura, di recente il Green Good Design Award 2022 per Urban Lounge, l’American Architecture Award 2020 con Yachthouse, l’International Architecture Award 2020 per Sixty6 e il Red Dot Award 2019 per il City of Miami Bus Shelter Designs. Con sedi a Torino, Milano,. Miami, New York e Shanghi, Pininfarina Architecture lavora con un team di 80 professionisti formati presso le più importanti istituzioni accademiche e centri di ricerca del mondo e con background multidisciplinari tra cui architettura, ingegneria, scienze sociali e interaction design, legati tra loro attraverso le esperienze professionali.

Project team: Giovanni de Niederhausern, Gianni Giuffrida, Simona Penna, Marco Caprani, Giuseppe Conti, Alessandro Mimiola, Silvia Sereno Regis, Giacomo Andreolli.

Patrick Tuttofuoco (Milano, 1974) Vive e lavora a Milano
Il lavoro artistico di Patrick Tuttofuoco è concepito come un dialogo tra individui e la loro abilità a trasformare l’ambiente che abitano, esplorando nozioni di comunità ed integrazione sociale al fine di combinare l’immediata attrazione sensoriale con il potere di innescare profonde risposte teoriche.

Tuttofuoco mescola Modernismo e Pop; egli spinge il figurativo nell’astratto, usando l’uomo come paradigma dell’esistenza, come la matrice e l’unità di misura della realtà. Da questo processo interpretativo e cognitivo, vengono prodotte infinite versioni dell’uomo e del contesto della sua esistenza, dalle quali vengono generate forme in grado di animare le sculture. Patrick Tuttofuoco ha partecipato alla 50° Biennale di Venezia (2003), a Manifesta 5 (2004), alla 6° Biennale di Shanghai (2006) e alla 10° Biennale di Havana (2009). I suoi lavori sono stati esibiti in diverse istituzioni come la Fondazione Sandretto Re Rebaudengo, (Torino 2006), il Künstlerhaus Bethanien, Berlino (2008) e Casa Italia, Pyeongchang (2018). Nel 2017 è stato selezionato dal Consiglio italiano grazie al progetto ZERO presentato a Rimini, Berlino e Bologna (2018).

Maddalena d’Alfonso (1972) Vive e lavora a Milano.
Maddalena d’Alfonso, è architetto, saggista e ricercatrice. Prende la qualifica di professore associato nel 2017 dopo il dottorato di ricerca in architettura degli interni e museografia nel 2004. Ha applicato la sua attitudine a coniugare l’attività di ricerca con la cultura museografica nell’ideazione e progettazione di mostre e programmi culturali per istituzioni pubbliche, fondazioni e musei. D’Alfonso è membro del consiglio scientifico di ICAMT – l’International Commitee for Architecture and Museum Techniques dell’ICOM dal 2019.

La mostra Il Paesaggio dei Diritti – Fotografare la Costituzione, da lei ideata e curata per il Comune di Milano, nel 2017 ha ricevuto la medaglia di rappresentanza del Presidente della Repubblica Italiana _e il suo libro Warm Modernity (Silvana 2016) ha ricevuto il Red Dot Award. Nel 2019 ha fondato l’agenzia Md’A Design Agency per offrire alla sua rete di lavoro servizi, progettazione e attività interdisciplinari riunendo architettura, curatela e gestione museale per implementare soluzioni sostenibili per l’architettura e la cultura sottolineando i temi relativi all’accessibilità e democraticità degli spazi pubblici e collettivi.


Partner dell’installazione

Materea per le lavorazioni computazionali e il servizio di produzione. www.materea.industries
Nieder, per le lavorazioni e lo shipping e l’installazione www.nieder.it
Alpewa e Prefa per la fornitura di lastre in alluminio naturale PREFA e dei rivetti  www.alpewa.com – www.prefa.it
Erco Per la consulenza illuminotecnica e la fornitura dei corpi illuminanti. www.erco.com
Brianza Plastica www.brianzaplastica.it

Progetto finanziato nell’ambito dei fondi Pnrr per l’accessibilità


Ufficio Stampa
STUDIO ESSECI – Sergio Campagnolo Via San Mattia 16
35121 Padova Tel. +39.049.663499
referente Simone Raddi, simone@studioesseci.net
www.studioesseci.net
 
MAN_Museo d’Arte Provincia di Nuoro
Via Sebastiano Satta 27 – 08100 Nuoro tel +39.0784.252110
Orario invernale: 10:00 – 19:00 (Lunedì chiuso) info@museoman.it

Roma, Von Buren Contemporary: The Grand Tour -Collettiva ispirata a viaggi ed avventure

Pietro Capone, Fruscii di parole, matita e inchiostro su carta, 30 x 42 cm

Colui che non ha viaggiato in Italia soffrirà sempre di un senso di inferiorità perché non avrà visto ciò che ogni uomo dovrebbe vedere
Samuel Johnson

Von Buren Contemporary presenta

Vernissage
domenica 10 dicembre 2023
dalle 17:00 alle 22:00

Testo di presentazione: Raffaele Milani
Curatrice e organizzazione: Michele von Büren

La mostra resterà aperta fino al 31 gennaio 2024

Von Buren Contemporary
Via Giulia 13, 00186 Roma

3 opere saranno donate e sorteggiate per sostenere 4Ukraine Humanitarian Aid

Von Buren Contemporary è felice di presentare THE GRAND TOUR, una mostra collettiva natalizia ricca e variegata, ispirata a un’era passata di viaggi e avventure.
A partire dal Seicento, era di moda, tra le famiglie benestanti, mandare i propri figli in giro per l’Europa per completare la loro istruzione introducendoli all’arte, alla storia e alla cultura del continente e in particolare dell’Italia. Questo rito di passaggio era conosciuto come Il Grand Tour. Generalmente comprendeva visite a Venezia, Firenze, Roma e Napoli e durava mesi, anche anni. Molti dei Grand Tourist acquistavano dipinti, sculture, stampe e altri souvenir che riportavano a casa per esibirli con orgoglio come ricordo del loro viaggio formativo.

Con la partecipazione di 34 artisti; una varietà di generi tra cui pittura, disegno, scultura, fotografia, collage e arte ceramica; e la ricreazione di una tradizionale Quadreria, la mostra The Grand Tour trasformerà la galleria stessa in un’installazione artistica in modo che i visitatori possano immergersi in un’esperienza festosa, che porta indietro nel tempo.

Alcuni degli artisti, tra cui Mattia BarbalacoPietro CaponeMihail DinisiucGabriele Luciani e Massimo Pulini, usano le loro formidabili abilità per evocare deliberatamente il mondo formale dei musei d’arte e delle accademie, mentre altri – Juan José Martínez CánovasCharlie MassonAgostino Rocco e Beppe Stasi – adoperano la loro tecnica sorprendente per un finale più giocoso, rivisitando le opere dei grandi maestri con un occhio contemporaneo.

Molte delle opere in mostra si concentrano sul paesaggio. Come souvenir dei loro viaggi, i Grand Tourist amavano acquistare le immagini dei loro luoghi preferiti, generando una forte domanda di pittori di paesaggi e vedute italiane. Justin BradshawLuis J. Fernández, Augusto GadeaMichelino IorizzoKristina MilakovicGuido Morelli e Marco Stefanucci esplorano vari aspetti di questa tradizione, mentre le fotografe Sofia Podestà e Vera Rossi catturano siti che erano una tappa obbligata per i turisti, tra cui l’Orto Botanico di Palermo che tanto incantò Goethe (Podestà) e l’incredibilmente romantico Giardino di Ninfa con le sue rovine coperte di fiori (Rossi). Hannah Ungaro-Pope, invece, basa la sua ricerca sull’idea di Goethe dell’Urpflanze, un archetipo vegetale da cui derivano tutte le altre piante e che Goethe sperava di trovare durante i suoi viaggi in Italia.

L’artista del collage Simona Gasperini e i pittori Saro Puma e Giulio Rigoni affrontano il tema in modo estroso, con opere dalla vena fortemente illustrativa, mentre il duo artistico Clamisart indaga la ricerca frenetica di souvenir associati al Tour con la creazione di piatti e ornamenti in porcellana.

Mario Mei e Tina Sgrò partecipano con suggestivi dipinti che ritraggono interni di musei e chiese di Roma, mentre gli scultori MaitiPaolo Migliazza e Claire Piredda si concentrano sulla figura umana con creazioni in cartapesta, resina e terracotta.

Il mondo della mitologia, tema dominante nelle opere ammirate e apprezzate da un Grand Tourist, è l’ispirazione per le sculture dell’artista napoletano Vittorio Iavazzo e del pittore romano Lorenzo Bruschini, mentre Lucianella Cafagna ci presenta un ritratto di grandi dimensioni su carta di una giovane ragazza che ricorda un’eroina del Grand Tour di Henry James o E.M. Forster.

Guardando fuori dall’Italia, l’artista romano Bato si ispira alle rovine di Babilonia mentre la fotografa Chiara Caselli incanta con una serie di vedute di Bukhara, l’antica città dell’Uzbekistan.

Il testo di presentazione della mostra è di Raffaele Milani, professore di estetica all’Università di Bologna e uno dei massimi esperti italiani in materia di paesaggio e letteratura del Grand Tour.

Tre opere saranno donate come premio in una lotteria di beneficenza a favore di 4Ukraine Humanitarian Aid, un’organizzazione no-profit con sede nel Regno Unito che raccoglie e consegna aiuti umanitari per i bambini e il popolo ucraino.


Ufficio stampa
Alessandra Lenzi | alessandralenzi.press@gmail.com | Tel: (+39) 320 5621416

TRASPOSIZIONI di Alessandro Burnelli – Arte contemporanea e teatrale nel cuore di Bologna

a cura di 
Sentirearte contemporary Art 

A Bologna nel Teatro Aldrovandi 1763 (una delle location più prestigiose della città).

Con il contributo:
Comune di Bologna
Ministero della Cultura
Regione Emilia Romagna 
Fondazione del Monte

In concomitanza con le date degli spettacoli teatrali “IL CAVALIERE INESISTENTE” di Italo Calvino, sarà presente la mostra pittorica informale “TRASPOSIZIONI” dell’artista Alessandro Burnelli, presso gli spazi del Teatrino 1763 di Villa Mazzacorati.

In questa occasione, sarà possibile incontrare l’artista e visitare la mostra ad ogni giorno di spettacolo.

La pittura di Burnelli è un’arte mentale, una creazione dell’intelletto.
Le idee di sentimenti che partono dalla mente e che si rafforzano nell’animo, vengono trasformati in immagini attraverso forme, segni e colori.
L’artista, come sottolinea Francesco Martani nella sua critica, porta sulla tela una luce vibrante, dalla quale fa emergere morfologie varie, caratterizzate da tenui timbri della materia cromatica. 

Mostra entrata libera

Debutta ufficialmente presso il Teatrino 1763 di Villa Mazzacorati il recital Il Cavaliere Inesistente, una produzione di Fraternal Compagnia APS per celebrare il centenario della nascita di Italo Calvino.

Grazie alla regia di Colette Tomiche, la favola di Calvino viene resa visuale in modo ludico: lo spettatore è guidato alla scoperta di un racconto che si ispira alla tradizione popolare dei pupi e dei cantastorie, attraverso suggestioni date da oggetti trasformati, ombre, canti e narrazioni, volti a solleticare l’immaginazione, per parlare dell’esserci e del non esserci: tutto ciò che c’è può essere o non essere.

Attraverso modalità espressive atte a mettere in risalto la poesia, l’irreale: ombre, trasparenze, stilizzazione, gioco nel gioco, un parallelo uditivo, olfattivo, sensoriale tra la cucina e il campo di battaglia.


Mostra entrata libera

Spettacolo teatrale
info 3492970142
 
Programma:
14-15-16 dicembre
Ore 20.00 mostra Trasposizioni dell’artista Alessandro Burnelli
Ore 21.00 inizio spettacolo Il Cavaliere Inesistente
 
17 dicembre
Ore 16.30 mostra Trasposizioni dell’artista Alessandro Burnelli
Ore 17.30 inizio spettacolo Il Cavaliere Inesistente
 
Teatrino 1763 Villa Mazzacorati
via Toscana 19
40141 Bologna
info 3492970142

II ed. del Premio “Giovan Battista Calapai e Theodora van Mierlo Benedetti”

Lunedì 11 dicembre 2023 alle ore 17.30, nella suggestiva cornice della Sala Conferenze “Mons. Luigi Di Liegro” di Palazzo Valentini, sede della Città Metropolitana di Roma Capitale che ha concesso il patrocinio, affiancati in un percorso sinergico dalla Consigliera delegata alle Politiche Sociali, Pari Opportunità, Cultura, Trasparenza e Anticorruzione Tiziana Biolghini, si svolgerà la Cerimonia di Premiazione della seconda edizione del Premio Internazionale Giovan Battista Calapai e Theodora van Mierlo Benedetti“. 

Infatti la Giuria del Premio – composta da Lorenzo Benedetti – Curatore e Storico dell’arte, Giuseppe Capparelli – Curatore e Storico dell’arte, Luca Centola – Artista, Mario De Candia – Giornalista e Curatore, Fabio De Chirico – Direttore Servizio II Arte contemporanea Direzione Generale Creatività Contemporanea Ministero della Cultura, Gianfranco Grosso – Artista, Francesco Nucci – Presidente Fondazione VOLUME!, Davide Sebastian – Artista, Simona Spinella – Curatrice e Storica dell’arte, Delphine Valli – Artista, e coordinata da Roberta Melasecca – Architetto e Curatrice e da Stefania Calapai – Presidente Angelo Azzurro, ha designato nel mese di ottobre i tre vincitori. 

Il Premio Giovan Battista Calapai” è stato assegnato a ANDREAS ZAMPELLA che riceverà un riconoscimento pari ad € 1300,00, una pubblicazione A-HEAD Edizioni dedicata al suo lavoro e l’opera “De amicitia” realizzata dall’artista Leandro Lottici, in forma di omaggio, che sarà consegnata dalla Presidente di Angelo Azzurro Onlus, Stefania Calapai e da Giuseppe Capparelli. 

La Menzione Speciale Theodora van Mierlo Benedetti” è stata assegnata a LAUREL HAUGE che riceverà un riconoscimento pari ad € 900,00, una pubblicazione A-HEAD Edizioni dedicata al suo lavoro e l’opera “De amicitia” realizzata dall’artista Leandro Lottici, in forma di omaggio, che sarà consegnata da Lorenzo Benedetti e Paolina Benedetti

Il “Premio Piero Gagliardi è stato assegnato a EDSON LULI che riceverà un riconoscimento pari ad € 700,00, una pubblicazione A-HEAD Edizioni dedicata al suo lavoro e l’opera “L’Abbraccio” realizzata dall’artista Leandro Lottici, in forma di omaggio, che sarà consegnata da Rossella Greco e Mina Welby

Il Premio Internazionale “Giovan Battista Calapai e Theodora van Mierlo Benedetti”, dedicato alla ricerca artistica di artisti under 35, è promosso da A-HEAD Project – Angelo Azzurro ONLUS e dedicato alla memoria di Giovan Battista Calapai e Theodora van Mierlo Benedetti, due figure centrali che hanno contribuito in modo determinante alla connessione tra la ONLUS dedicata alla lotta contro lo stigma dei disturbi mentali e il settore dell’arte, con la successiva nascita del progetto A-HEAD. Infatti Angelo Azzurro, attraverso il citato progetto, promuove l’arte contemporanea sviluppando un percorso conoscitivo delle malattie mentali sostenendo le ricerche artistiche in tutte loro le declinazioni. Quest’anno l’iniziativa prevede non solo il Premio Giovan Battista Calapai e la Menzione Theodora van Mierlo Benedetti, ma anche il Premio Piero Gagliardi per ringraziare il curatore di A-HEAD per l’encomiabile lavoro di questi anni.

Il progetto A-HEAD nasce nel 2017 per volere della famiglia Calapai per la lotta allo stigma dei disturbi mentali e dalla collaborazione tra l’Associazione Angelo Azzurro ONLUS ed artisti e dj di respiro internazionale: infatti con il progetto A-HEAD Angelo Azzurro, curato da Piero Gagliardi dal 2017, mira a sviluppare un percorso conoscitivo delle malattie mentali attraverso l’arte, sostenendo in maniera attiva l’arte contemporanea e gli artisti che collaborano ai vari laboratori che da anni l’associazione svolge accanto alle attività di psicoterapia più tradizionali. Data la natura benefica del progetto, con A-HEAD la cultura, nell’accezione più ampia del termine, diviene un motore generatore di sanità, nella misura in cui i ricavati sono devoluti a favore di progetti riabilitativi della Onlus Angelo Azzurro, legati alla creatività, intesa come caratteristica prettamente umana, fondamentale per lo sviluppo di una sana interiorità. Lo scopo globale del progetto è quello di aiutare i giovani che hanno attraversato un periodo di difficoltà a reintegrarsi a pieno nella società, attraverso lo sviluppo di nuove capacità lavorative e creative. 

Leandro Lottici, classe 1979, ha studiato scultura presso l’Accademia di Belle Arti RUFA di Roma: come scultore lavora utilizzando diversi metalli, principalmente l’acciaio. Le opere di Leandro sono state acquisite da diversi enti governativi, tra cui il NAMOC – Museo Nazionale d’Arte Cinese di Pechino – Cina, Agenzia delle Dogane – Ministero delle Finanze e Fondazione Franz Ludwig Catel – Roma, Archivio dell’Ufficio Filatelico e Numismatico – Città del Vaticano. Le sculture monumentali sono visibili in diverse città italiane: Arrone – Terni, Fontenuova – Roma, Sissa – Parma, Cosenza e nella Città del Vaticano.

Le opere realizzate per il Premio, De amicitia e L’Abbraccio, sono in acciaio inox su base in plexiglass incisa e smaltata a mano. 


INFO
Premio Internazionale “Giovan Battista Calapai e Theodora van Mierlo Benedetti”
Seconda edizione – Premio alla ricerca artistica – Under 35
Cerimonia di Premiazione Premio Internazionale
“Giovan Battista Calapai e Theodora van Mierlo Benedetti”

Con il patrocinio della Città Metropolitana di Roma Capitale

Angelo Azzurro ONLUS
infoangeloazzurro@gmail.com
tel. 3386757976
https://associazioneangeloazzurro.org
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Ufficio Stampa Angelo Azzurro
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tel. 3401472901
Barbara Speca
barbaraspeca@libero.it

Ufficio stampa A-HEAD
Roberta Melasecca_Interno 14 next – Melasecca PressOffice
roberta.melasecca@gmail.com – tel. 3494945612
cartella stampa su www.melaseccapressoffice.it

Bologna: in anteprima mondiale “ANIMALI FANTASTICI. Il Giardino delle Meraviglie”

Giulio Marchetti, Anima, 2023
D-bond fresato su pannello rivestito,
76x50x2 cm

IN ANTEPRIMA MONDIALE,
APRE AL PUBBLICO LA MOSTRA

7 dicembre 2023 – 5 maggio 2024
Palazzo Albergati, Bologna

Una grande novità in arrivo a Bologna.
Una mostra d’arte? Uno zoo? Un sogno?
Benvenuti nel Giardino delle Meraviglie, in anteprima mondiale a Palazzo Albergati.

Il nuovo progetto presentato in anteprima mondiale da Arthemisia a Palazzo Albergati di Bologna “Animali Fantastici” è molto più di una mostra.
Rappresenta una nuova frontiera dell’intrattenimento, in cui si fondono animali, arte, magia, divertimento e sogno.
Il museo si trasforma in un immenso spazio aperto, in cui gli animali trovano il loro habitat ideale, accogliendo tutti, grandi e piccoli, esperti d’arte e curiosi.

Saranno oltre 90 gli animali che varcheranno la soglia magica di Palazzo Albergati, realizzati da 23 grandi artisti contemporanei.

È il primo zoo d’artista realizzato al mondo, privo di gabbie, senza distanze e animato da pitture, sculture e installazioni di animali di ogni specie; un superzoo che vedrà le sale nobili del Palazzo trasformarsi in un nuovo habitat museale, un safari pedonale dove le opere accompagnano il visitatore in una passeggiata dentro una favola, dove gli animali convivono nel più rispettoso degli ecosistemi artistici.

Con il patrocinio del Comune di Bologna, la mostra ANIMALI FANTASTICI. Il Giardino delle Meraviglie, ideata e curata da Gianluca Marziani e Stefano Antonelli, è prodotta ed organizzata da Arthemisia.
La mostra vede come media partnerRadio Birikina e mobility partnerCotabo.
Il catalogo è edito da Skira.


Gianluca Marziani: “SUPERZOO è la perfetta metafora di un mondo dove le enormi diversità e la molteplicità linguistica si sciolgono in una gigantesca famiglia allargata, una specie di pianeta ideale dove condividere spazi e risorse, senza disuguaglianze, confermando il teorema di Tom Regan che considera i diritti degli animali identici ai diritti degli umani. In questo mondo ideale, forse utopico ma certamente affascinante, il diritto al piacere e la percezione del dolore sono la chiave per considerare umani e animali su uno stesso piano normativo. Sapendo quanto sia difficile che ciò possa accadere nella realtà, ci siamo inventati questo viaggio espositivo con la migliore delle armi poetiche: l’arte visiva.”

SUPERZOO riparte dalle origini di un termine (żòo deriva dal greco e significa appunto “animale”) che attraversa l’intera vita sul Pianeta, ma non si tratta di un’area intesa come un parco con le gabbie. SUPERZOO riguarda, al contrario, la vita degli animali artistici liberi, un mondo parallelo che esiste nel tempo sospeso della mostra, rendendo lo spazio espositivo un ambiente sognante tra la vita reale e i mondi fantastici in cui altre vite sono ancora possibili.

Col SUPERZOO si partecipa a una rinnovata idea espositiva che diventa luogo partecipativo e inclusivo, un mondo parallelo in cui le opere richiamano film, romanzi, serie in streaming, documentari, oggetti di design, meme, reel, teorie filosofiche e tutto ciò che finora ci ha sempre affascinato del mondo animale. Le atmosfere suggestive degli allestimenti creano spazi in cui i nostri animali sembrano vivere da sempre, felici di un equilibrio vitale che coinvolge lo spettatore davanti allo spettacolo dell’Arte che diventa Natura.

GLI ARTISTI
Sono 23 gli artisti ipercontemporanei, tutti italiani e scelti tra coloro che hanno indagato l’universo animale con grande coerenza tematica: Giovanni Albanese, Camilla Ancilotto, Marco Bettio, Chiara Calore, Mario Consiglio, Valentina De Martini, Fulvio Di Piazza, Dario Ghibaudo, Massimo Giacon, Sandro Gorra, Giorgio Lupattelli, Giulio Marchetti, Marco Mazzoni, Andrea Nurcis, Luca Padroni, Max Papeschi, Valeria Petrone, Nicola Pucci, Gherardo Quadrio Curzio, Mario Ricci, Maurizio Savini, Lapo Simeoni, Velasco Vitali.
Autori eterogenei che toccano i linguaggi del volume plastico (sculture) e delle due dimensioni (disegno e pittura) per immaginare bestiari fantastici, giochi medievali, ibridi metamorfici, fantascienza, surrealismi pop, citazioni letterarie, una sorta di viaggio lungo i secoli che ribalta vecchie certezze e inventa una nuova zoologia.

LA MOSTRA
I due piani di Palazzo Albergati accolgono le diverse specie animali con un allestimento che ha eliminato gabbie, chiusure o delimitazioni. Ogni opera respira nel luogo con la sua energia primordiale, la sua capacità metaforica, la sua forza interpretativa. Tutte assieme dimostrano il valore polifonico di una visione omogenea del mondo, come se ogni artista, pur nei caratteri che lo distinguono, condividesse l’idea di una medesima azione sul mondo.

Io che diventa Noi. Noi che diventiamo Loro. Loro che inglobano ogni singolo Io.

NOI SIAMO è un claim narrativo che unisce gli artisti e gli spettatori con l’obiettivo di raccontare una grande famiglia dalla pluralità risolta.
Autore dopo autore, è stata aggiunta una parola al SIAMO… (ciascuna per ogni artista) per evocare atmosfere emozionali e familiari, tra indole e nuove ragioni, istinto ed evoluzione, evitando egocentrismi che non vanno bene quando lasci che i sogni luminosi scorrano liberi. L’artista si pone qui come archetipo collettivo, capofila morale di una lezione visiva che tocca ognuno di noi, senza distinzioni o limitazioni, incarnando quelle parole che caratterizzano le nostre emozioni e i nostri sentimenti, che producono azioni condivise e universali, che ci rendono parte attiva di un nuovo modo di abitare il mondo. SIAMO MOLTE COSE: perché solo nel comune ascoltare ci poniamo grandi obiettivi, solo nel comune sentire ci diamo grandi traguardi.

Giovanni Albanese SIAMO ALCHIMIA
C’era una volta un artista (e anche regista) pugliese che molto giovane si trasferì a Roma. Nella Capitale iniziò a osservare il mondo urbano con occhio sensibile, riciclando oggetti, materiali di scarto, ferraglie, lampadine, qualunque forma utile per costruire le sue sculture poetiche che, d’improvviso, prendevano vita, quasi fossero creature di un Doctor Frankenstein impegnato a dare ossigeno alle sue figlie meccaniche. Albanese ha messo luci fiammeggianti sugli oggetti, rendendoli messaggeri che indossano il fuoco senza bruciare; ha umanizzato vecchi calcolatori, ha costruito personaggi strambi e simpatici, ha ricreato le alchimie del movimento con la semplicità dei maghi e la poesia degli scultori. Guardiamo le sue tartarughe fantastiche che camminano, lente ma inesorabili, con le fiamme del futuro sulla loro schiena coriacea. E guardiamo bene quel caimano argentato che è la somma di centinaia di piccoli caimani, a conferma che l’opera può essere il risultato collettivo di uno sguardo comune. Un’alchimia in cui le cose vecchie rinascono per la festa e camminano, come sorridenti fuochi fatui, verso un domani migliore.

Camilla Ancilotto SIAMO METAMORFOSI
C’era una volta un’artista italiana di sangue svedese, una ragazza cosmopolita che a Roma aprì il suo atelier per trasformare alcuni giochi dei ricordi in un mondo creativo per adulti sensibili. Passo dopo passo, con inesorabile precisione, ha trovato le forme migliori per trasferire dentro l’opera il tema della partecipazione e condivisione, dandoci il potere di inventare le nostre soluzioni ludiche dentro il suo sistema meccanico e visuale. Ogni spettatore può azionare le sue creazioni e giocarci, nel rispetto che meritano le cose preziose quando accendono le nostre sinapsi (e toccano la buona educazione). Vi ricordate il Tangram, il gioco cinese con sette pezzi che formano un quadrato? Oggi quei mattoncini colorati sono talmente cresciuti da superarci in altezza e svettare come un esercito pacifico e “brasiliano” di animali colorati, sorta di Arlecchini Transformers dalle mutazioni informali. Stessa cosa per i quadri in stile pallottoliere, formati da griglie con elementi a tre facce: la forma iniziale si trasforma, sotto le nostre mani, in avvincenti metamorfosi che inventano animali tra l’impossibile e il plausibile, frutto della magia mimetica che rende l’arte una meraviglia sensoriale per cervelli vigili e cuori pulsanti.

Marco Bettio SIAMO FATTORIA
C’era una volta un ragazzo di Aosta che ascoltava il suo territorio potente, il verso geologico delle montagne, che annusava gli odori delle fattorie circostanti, degli animali che si portano storie arcaiche sulle spalle. Bettio ha concentrato il suo sguardo amorevole sugli animali scolastici del nostro paesaggio emotivo, immensi compagni di vita nel corso dei secoli, amici generosi che da sempre supportano le esigenze delle comunità umane. Gli asini che ci guardano con occhi intelligenti ed empatici, le scimmie che interrogano e smontano la nostra arroganza, i topolini bianchi che ribaltano le tristi fobie sui roditori, i cervi che si impongono con la loro stazza imperiale. Cogliamo il lato profondo dei loro occhi che dicono molto nel singolo dettaglio, sentiamo un’empatia crescente che avvolge i nostri migliori sentimenti, assorbiamo la loro energia universale scivolando nelle minuzie di un dipingere dal realismo sensoriale. Eccolo il potere della pittura, quella sensibile attitudine di giocare col vero attraverso una magia che imita e trasforma la realtà, ricreando sulla tela un bestiario domestico che conferma una cosa: se umani e animali soffrono e godono in modi simili, se cercano amore e piacere in modi simili, ecco che assieme a loro siamo protagonisti di pari grado nella fattoria del futuro. Anche se sembra pura utopia, non sarebbe bellissimo vivere in un posto del genere?

Chiara Calore SIAMO METICCI
C’era una volta un’artista veneta che costruiva immaginari pittorici minuziosi, così densi di elementi umani e animali da rompere la prospettiva centrale in un rompicapo centrifugo dal cuore barocco. Lo sguardo meticcio di Chiara dipinge vertigini ottiche che diventano metafora biologica di una fusione paritetica e atomizzata tra umani e animali. Tutti insieme appassionatamente: questi grovigli metamorfici stravolgono le distanze e gli equilibri a cui siamo abituati, insistendo su intrecci impossibili che sono la metafora di un tema fondativo per la civiltà, ovvero, mescolare razze e culture, lingue e idiomi, reale e immaginario, antico e attuale. Perché solo la cultura meticcia, così normale nell’evoluzionismo zoologico, rende più forte la genetica ma anche la morale dell’umanità. La sua è una promessa di apertura tra differenze che esistono in termini biologici ma non culturali; un’istanza di tolleranza universale in cui dosare istinto e ragione; una rivelazione di empatia che ci farà scoprire quante bellissime esperienze ci aspettano dietro ogni angolo della nostra vita. Perché l’ignoto, teniamolo a mente, è solo l’attesa rivelatoria di nuove avventure.

Mario Consiglio SIAMO RESISTENZA
C’era una volta un artista pugliese in terra umbra, figlio del sud mediterraneo e di una luce perugina con le sue evocazioni rinascimentali. In realtà la luce solare non bastava a Mario, lui da sempre inseguiva tonalità più fredde nel suo nomadismo senza confini. A Berlino ha così generato la sua parte più cruda e notturna, di ascendenza punk ma con l’ironia di chi gioca a carte scoperte con la vita tutta. Rimaneva, però, un effetto calamita verso le origini italiche, un legame sentimentale con una terra che ha prodotto Perugino e Burri, artisti con modi opposti di fare arte, la luce da un lato e il buio profondo dall’altro. Mario ha messo insieme quei modi – Berlino e Perugia – di intendere lo spazio dell’opera, unendo fragile e durevole, aperto e chiuso, morbido e duro. Solo così si comprendono i suoi animali sezionati, figli di una cultura contadina che incontra una Berlino tra cieli grigi e cultura techno. Quelle bestie spaccate, bucate, riempite di sassi e altra materia naturale sono figlie secolari degli uomini, sono i sopravvissuti luminosi che resistono dopo le umane tragedie, che si portano dentro la luce di una speranza condivisa. Il bestiario di Mario ci ricorda le nostre fragilità, i pesi che ci portiamo appresso, le ferite che si rimarginano mentre lasciano cicatrici indelebili. Quei segni che feriscono le opere, dalle suddette sculture ai quadri con le loro tecniche eterogenee e spiazzanti, certificano la bellezza profonda di ogni imperfezione. Perché solo gli errori ci rendono più resistenti.

Valentina De Martini SIAMO APPARIZIONE
C’era una volta un’artista romana che giocava con il quadro come fosse la speciale finestra su una casa per animali fotogenici. I suoi ritratti a figura intera, frontale o di profilo, narrano di elefanti, tigri, balene, pecore e altri compagni di fantasie ad occhi aperti, trasformati per un istante in vanitose star da copertina. Sono esseri placidi che sembrano disporsi felici davanti al fotografo, pronti a farsi raccontare in un gioco tra le parti, dove l’animale si allinea all’obiettivo e l’artista aggiunge i suoi trucchi cosmetici. Un ironico gioco delle parti in cui tutto diventa apparizione lisergica, un teatro dell’essere che amplifica il verbo antispecista sui nostri amati quadrupedi. Valentina dialoga amorevolmente col suo bestiario, offrendo loro il centro del teatro di posa, creando forme del telaio a misura di animale, invitando noi spettatori a goderci lo spettacolo pittorico del loro status da superstar. Era importante che la mostra lo sottolineasse: gli animali sono i primi divi del nostro immaginario infantile, con loro formiamo la nostra coscienza e abilitiamo i nostri sentimenti benevoli. Tra cartoni animati e libri illustrati, cresciamo col pensiero costante su di loro, rendendoli compagni fedeli dei nostri viaggi ad occhi aperti. E allora eccoli qui, apparizioni di amabile bellezza, divi e divine per un lungo istante tra sogno e realtà.

Fulvio Di Piazza SIAMO MONDI
C’era una volta un artista palermitano che molto presto iniziò a rifugiarsi nei suoi paesaggi mentali. Fulvio rinforzò il tema del viaggio interiore usando il suo talento da pittore minuzioso, sulla scia ereditaria di Salvador Dalì, Max Ernst e Hyeronimus Bosch. Quadro dopo quadro, Di Piazza ha evocato o modificato atmosfere che anticipavano frammenti di cinema fantastico, basti pensare ai paesaggi ipernaturali di Jurassic Park, Avatar o Valerian e la città dei mille pianeti. La sua era ed è rimasta un’atmosfera tra preistoria e futuro indecifrabile, un pianeta pittorico dalla natura coloratissima e virale, costellato da animali fantasmagorici, esseri giganteschi oltre ogni plausibile realismo, rettili e anfibi mutanti con un DNA titanico. Il suo mondo è il pianeta dove gli animali sono padroni del racconto, dove il paesaggio verde veste ogni formazione geologica, dove le lingue e i rumori sono quelli di una biologia tra piante immense e animali alti come grattacieli. L’intero percorso di Fulvio è un mondo pittorico indipendente con le sue regole e i suoi protagonisti; quando lo guardiamo diventiamo gli archeologi del sogno che osservano qualcosa di assurdamente sublime. Chissà che la nostra memoria atavica non conservi le sensazioni che provarono i primi umani davanti ai mastodontici tirannosauri?

Dario Ghibaudo SIAMO DIVERSI
C’era una volta un artista che sembrava un esploratore di mondi medievali e fantascientifici, ossessionato da un folle sogno: costruire, sala dopo sala, il proprio Museo di Storia Naturale. In realtà il suo sarebbe diventato Museo di Storia Innaturale, come fosse un luogo parallelo dove scoprire animali mutanti che scatenano le nostre migliori fantasie letterarie e cinematografiche. Immaginate le teche, le librerie, i contenitori e quei mobili da museo in cui si dispongono uccelli, anfibi, pesci e altri animali imbalsamati o in tassidermia. Ghibaudo ha creato il suo museo ideale plasmando gli strambi esseri che la sua meravigliosa creatività ha reso possibili. Il suo bestiario fonde insetti e mammiferi, rettili e anfibi, rivoluziona le tipiche conformazioni zoologiche, arrivando a soluzioni che potrebbero apparire nel Trono di Spade o in altre fantasmagorie surreali. Qui in mostra abbiamo quattro creature, due distese a rilievo lungo il muro e due che vivono sul pavimento del museo: sono esseri anormali e spiazzanti, bianchi come latte, placidi nel loro quieto apparire, pieni di empatia nel loro sguardo amorevole. Forse sono esistiti, forse esistono da qualche parte animali di questa foggia, di certo il nostro Dario li rende più reali del vero, narrandoci particolari che aumentano la loro forza magnetica, il loro peso sul mondo, i loro messaggi per un futuro fantasioso e, forse, meno aggressivo del presente.

Massimo Giacon – SIAMO AMICI
C’era una volta un artista padovano (con studio a Milano) che ascoltava i consigli delle voci interiori: disegno, pittura, scultura, design, fumetto e musica, linguaggi diversi dentro una stessa orchestra figurativa che, secondo le sue vocine da dentro, avrebbero ricreato le tante tessere del mondo secondo Giacon. Quello di Massimo è un vero universo d’invenzione, popolato da una fauna che sembra fondere la Pixar e il cinema horror, il fumetto e il surrealismo storico, Ettore Sottsass (maestro di Massimo) e John Lasseter. Siamo tra umani e umanoidi, animali e animaloidi: ognuno diversamente mutante tra mille invenzioni fisionomiche, ognuno dalla personalità definita, ognuno ad occupare un carattere, un’indole, un preciso ruolo nel mondo giaconiano. Gli animali restano, ovviamente, gli artefici centrali di questa comunità in cui ogni assurdità si ribalta nel suo lato giocoso, nella festa che libera gli istinti e apre le azioni alla gioia primordiale. Ogni creatura di Massimo, esprimendo consapevolezza e felicità, indica una catena di amicizie e filiazioni, di comprensione per ogni diversità e alterazione. Non esiste confine o giudizio morale nel pianeta giaconiano, ed è bellissimo che un artista lo esprima tramite disegni, sculture e altre forme d’invenzione. A ribadire il chiaro messaggio ci pensa il nostro topo in ceramica policroma, guardiano del percorso che ride a squarciagola mentre indica le strade del futuro (o forse, semplicemente, la via d’uscita dalla mostra).

Sandro Gorra SIAMO MUTANTI
C’era una volta un artista che fece carriera come pubblicitario, negli anni in cui era bellissimo inventare campagne commerciali per giornali, riviste e televisione. Quando il mondo dell’advertising cambiò per entrare nei social media, il nostro Gorra stava spostando il suo fare creativo nel disegno e nella scultura, completate dai piccoli testi che diventano la voce ironica di ogni opera. Compiuto il salto al momento giusto, Sandro si è accorto di una passione folgorante per le giraffe, animale tra i più anomali per conformazione fisica e baricentro gravitazionale. Le sue simpatiche spilungone sono diventate la metafora dei sentimenti fragili, delle paure che ci portiamo dentro, della continua imperfezione che contraddistingue la specie umana. Le vediamo mentre perdono le proprie macchie, come un’identità che scivola via, come una memoria che perde colpi sotto il peso della Storia. Corrono, giocano, ballano, disperdendo le tessere maculate ma non la gioia di godersi il momento, di sorridere mentre la mutazione sta trasformando il loro abito. Siamo tutti mutanti, sembrano dirci le giraffe, ma non dobbiamo perdere la felicità di essere al mondo, di provare piacere e divertirci, ricordando la fragilità dei nostri corpi, l’imperfezione dei nostri sentimenti, la piccolezza di tutti noi davanti alle leggi dell’universo. Potremmo dire: la giraffa perde il pelo (maculato) ma non il vizio (per fortuna).

Giorgio Lupattelli – SIAMO ISTINTO
C’era una volta un artista umbro che aveva capito, fin dagli anni Novanta, quanto fosse utile collegare la pittura ai nuovi linguaggi tecnologici. Lupattelli ha sentito il richiamo della giungla mediatica, i mille versi tra cinema, televisione, musica e letteratura, un caleidoscopico flusso di nuove informazioni da processare e trasferire sul quadro. Giorgio dipinge con meticolosa precisione, simulando le immagini digitali con la loro lucentezza artificiale, senza perdere quel sottofondo di materia odorosa che è il cuore eterno della pittura. I temi indagati colgono fatti scientifici rilevanti, invenzioni che cambiano le nostre vite, personaggi rivoluzionari in ambito tecnologico; ogni ciclo somiglia ad un navigatore mediatico che intercetta le evidenze del progresso, quelle che Leonardo da Vinci, se tornasse in vita, userebbe per definire l’uomo vitruviano del futuro. In questa navigazione dai contorni pop ci sono presenze multiple di animali, raccontati con l’accento sul loro valore centrale nell’ecosistema. La sequenza dei sei primi piani su fondo nero, assieme alla scultura del ragno nero, ne è la prova definitiva: ognuno emana l’aura del proprio istinto, trasmettendo paura mentre, in realtà, chiede solo il rispetto del proprio status. Il nostro problema, se ci pensate un attimo, riguarda proprio l’arroganza di stravolgere le loro nature, non capendo che il rispetto inizia dove comincia la libertà altrui.

Giulio Marchetti – SIAMO ANIME
C’era una volta un artista nativo digitale, figlio di una cultura da smartphone dove i linguaggi creativi dialogano assieme con naturalezza e armonia. Giulio agisce su diverse piattaforme espositive: dal metaverso alle gallerie, dalle backrooms ai musei, creando opere stampabili di fattura elettronica ma anche sculture interattive e altri manufatti ibridi. Tutto questo mentre pubblica raccolte di poesie e persegue un progetto musicale indie-pop, col giusto obiettivo di connettere fili e contenuti delle sue molteplici nature espressive. La scultura ANIMAle, giocando con la fusione tra ANIMA e ANIMALE, diventa il ponte concettuale tra la parte fisica del suo lavoro e quella destinata al flusso liquido del web. Un disegno iniziale per poi creare una scultura di aura metallica, disegnata con un doppio font che produce azioni emotive mentre si rivela un magnete dai molteplici contenuti. La parola anima si traduce nel cuore pulsante della mostra, punto di partenza e arrivo per ogni ragionamento sui diritti umani e animali. L’anima contiene l’animale e ogni animale si porta dentro l’afflato magico della propria anima. Da questa fusione misteriosa, da questa magia che la scienza non può replicare, nasce il metodo sentimentale per un futuro in equilibrio. Un domani a misura di spirito collettivo, dove l’anima unirà sguardi e azioni sincronizzate.

Marco Mazzoni SIAMO PANACEA
C’era una volta un artista di Tortona che era attratto dalla tradizione popolare italiana, in particolare dalle arti segrete di guaritrici e levatrici nelle culture regionali (quella sarda in particolare). Mazzoni scoprì una vera passione per le figure femminili con un ruolo forte nelle antiche comunità locali: erano loro a conoscere le piante medicinali, in grado di curare e liberare la mente, sperimentando infusi e composti che univano la cultura botanica ai nettari del mondo animale. Purtroppo, dopo la Controriforma, l’autorità ecclesiastica le rese pericolose agli occhi delle comunità, usando maschilismo e ignoranza come arma per sminuirne il valore medico e pedagogico. Il nostro Mazzoni, figlio del laicismo moderno, sottolinea con amore il legame tra donne e piante, usando le farfalle per esaltare la bellezza iconografica dell’universo femminile. Il volto di donna si riempie di ali colorate, rivelando qualcosa di intimo, un afflato lisergico che porta la mente verso paradisi perduti e fantasmagorie dell’immaginario. Una panacea di cui le donne sono portatrici sane, ieri come oggi, agli albori della civiltà come nel prossimo futuro.

Andrea Nurcis SIAMO UGUALI
C’era una volta un artista sardo che viveva a Roma. Era solitario per scelta, parlava poco e produceva opere crude ma di estrema raffinatezza, fatte con varie tecniche sulla scia delle ambizioni progettuali. Nurcis appartiene a coloro che non puoi classificare in modo canonico, al massimo lo puoi descrivere come un prolifico disegnatore che porta sui fogli la parte più profonda della propria interiorità. Una zona radicale dove lo sguardo si inabissa nel nero, pescando forme oniriche dentro le tenebre della ragione. Da diversi anni Andrea vive in campagna vicino Cesena e molto del suo tempo è dedicato all’agricoltura sostenibile e alla militanza tra gli antispecisti, tra coloro che considerano umani e animali in modo paritario e lottano per la salvaguardia zoologica. I disegni per la mostra sono la prova di quanto Nurcis entri nel cuore profondo del dolore attraverso un’estetica minuziosa ed elegantissima, dove le nozioni del bello si fondono con le emozioni della sofferenza, dei sentimenti feriti, delle ingiustizie da combattere. La sua arte è un atto d’amore per rivoltare la “diversità” in una bellissima normalità, una carezza silenziosa che disegna il mondo nuovo con precisioni fiamminghe e invenzioni magnetiche. Ricordate il cerchio vitruviano dell’uomo leonardesco? Andrea ci sussurra che non siamo soli, dentro il cerchio c’è ormai lo spazio per un animale a quattro zampe.

Luca Padroni SIAMO MIMETICI
C’era una volta un artista romano che respirava le vicende rionali dei grandi pittori, che assorbiva le invenzioni dei maestri in attività. Padroni è cresciuto con le orecchie aperte e gli occhi reattivi, assorbendo il meglio delle tecniche postmoderne, trovando un proprio realismo espressivo che sarebbe servito per adattare l’estetica al singolo ciclo, usando lo stile più consono alla tematica, costruendo la sua enciclopedia pittorica dei ricordi metabolizzati. Non dimentichiamo che esistono due modi opposti di fare pittura: da una parte inventando mondi oltre il reale, dall’altra imitando e trasformando il reale, che è il modo con cui Luca affronta il mondo e ne preleva frammenti metafisici, sospesi in un tempo figurativo che è l’anima della pittura quando si mimetizza dentro la realtà. Per l’occasione presentiamo un capolavoro di potenza e sintesi, un’apparizione simbolica nella giungla delle continue metamorfosi, dove un grande felino conserva la pelle fantastica di una chimera asiatica. Quella belva maestosa, quasi aliena nella sua trama violacea, compare come il fantasma delle libertà perdute, un nostro doppio selvaggio che insegue il cambiamento mentre conserva memoria delle necessarie radici. Un viaggio del cuore dentro una giungla delle origini, metafora cosmica di un luogo in cui tutto iniziò e dove tutto può ancora ricominciare.

Max Papeschi SIAMO STORIA
C’era una volta un artista con l’indole affilata del monello intelligente. Papeschi ha sempre pensato che l’arte fosse il modo migliore per cambiare alcune regole, ad esempio usando fiumi d’ironia per farci riflettere sulle tragedie del Novecento, sulle guerre e sui fascismi, sul male che la creatività trasforma in una risata satirica alla Monty Python. Il nostro artista distrugge i falsi miti, le figure dei dittatori ma gioca anche con il divismo e i codici del capitalismo rapace. Oggi presentiamo uno dei suoi cicli più profondi e digitalmente equilibrati – From Hiroshima with love – che si sviluppa lungo 21 immagini in bianconero, prese dalla rivista Life e modificate in chiave animalesca. Si parla di vicende tristi che sono state ribaltate in una satira bestiale, come se il teatro degli orrori fosse uno spettacolo in maschera che perde il suo potere tragico e ridicolizza i cattivi maestri. La serie in sequenza funziona come il montaggio di un film, dove la fusione tra uomo e animale ci fa rivedere il Novecento con pietas e giustizia, facendo scorrere gli eventi con la lucidità di un gioco dentro la Grande Storia, nel cuore della tragedia ma con l’arma che usava Aristofane: ridere per distruggere la banalità del male.

Valeria Petrone SIAMO MAGIA
C’era una volta una ragazza con la passione privata per il disegno su piccoli formati. La sua vita tra Milano e Roma è stata un’esperienza di figure e colori contrapposti, una doppia natura in cui sono nate le sue piccole donne fantastiche. Passo dopo passo, quelle femmine stravaganti e stilizzate sono cresciute, dipinte con linee sottili e colori morbidamente distesi, quasi sempre su fondali piatti che ne aumentano la personalità e il pathos. Ognuna di loro appartiene al mondo eclettico dei sogni letterari ad occhi aperti, un luogo del possibile in cui le magiche fanciulle si fondono con animali dalle molteplici simbologie. Volpi, gufi, serpenti e altre creature che aderiscono mimeticamente alle abitudini private delle simpatiche monelle. Sono tutte in primo piano, impeccabili davanti ad uno specchio ideale che restituisce il dialogo metamorfico con gli animali, la loro fusione di intenti e sguardi condivisi. Un pianeta fiabesco che entra in una nuova eleganza contemporanea, tra vanità e narcisismi, mostrarsi e nascondersi, apparire ed essere. La volpe non è più stola per vestirsi ma corpo vivo per condividere il mondo, così il gatto diviene maschera per meditare, così la gabbia per uccelli rende albero una ragazza dagli occhi vispi… Se una volta parlavamo di animali da compagnia, adesso possiamo dire che esiste una Compagnia delle Ragazze coi loro amici animali.

Nicola Pucci SIAMO SOGNO
C’era una volta un artista palermitano che divideva la casa con alcuni galli, liberi di gironzolare tra quadri e mobili, in cucina o camera da letto. Quei galletti domestici creavano strane immagini surreali, proprio perché l’occhio non è abituato a guardare gli animali fuori dal loro habitat. Se immaginate quei galli da appartamento capirete le ragioni che influenzano la pittura di Pucci ed entrerete nel cuore delle sue storie. Piccole avventure del quotidiano che ti spiazzano per la strana triangolazione tra umano, animale e ambiente. Un leone che custodisce un neonato, un cavallo che attraversa un vagone della metropolitana, una scimmia che partecipa ai riti domestici, un cane che fa giochi da ragazzi: piccole scene alla Magritte che diventano il cuore di un mondo unitario e poetico, una realtà parallela dove persone e animali condividono spazi, oggetti, abitudini. E’ il grande potere della pittura che costruisce avventure immaginarie dentro case, uffici, scale, mezzi di trasporto, luoghi all’aperto: ovunque la vita scorre ecco gli animali diventare fantastici nella loro libertà insospettabile e detonante. Noi e loro finalmente assieme, senza sottomissioni, senza paure reciproche, dentro la bolla narrativa di un sogno condiviso. Chissà se anche i nostri amati cani sognano di vedere i loro padroni al guinzaglio?

Gherardo Quadrio Curzio SIAMO MESSAGGERI
C’era una volta un artista di giovane età ma con una singolare chiarezza di idee. Capita di rado che i giusti pensieri si formino a presa rapida, di solito la pittura è un articolato percorso di false piste e reali trasformazioni che porteranno, nel tempo, alla visione più consona, in linea diretta con l’equilibrio interiore. Curzio ha coltivato da subito un immaginario che lo definisce per stile, indirizzo e personalità. E’ un mondo sospeso il suo, un luogo fantastico dove compaiono animali della nostra infanzia, soggetti metafisici di mondi favolistici che fanno brillare la pubertà e aprono alla leggerezza nel tempo adulto. Animali con l’aria dei messaggeri di belle notizie, cicogne che risuonano nell’atmosfera onirica dei quadri. Sembra di aprire una tenda e scoprire i teatrini di una fiaba senza tempo, una porticina su mondi illusori ma balsamici. In pochi istanti sei dentro il suo mondo, tra allegorie che risuonano nel colore liquido, nelle stesure oniriche di una visione parallela e catartica. Forse stiamo guardando il sogno di una cicogna che vorrebbe, solo per un istante, avere labbra per baciare e mani per carezzare.

Mario Ricci SIAMO ILLUSIONE
C’era una volta un artista che inventava illusioni nel suo studio a Genazzano, a pochi passi da un Castello che è il cuore possente di questa cittadina della campagna laziale. Ricci conosce a fondo le magie segrete della pittura, la sua capacità di distillare trucchi per i nostri occhi, di confonderci con giochi che sono il risultato di illusionismi da pennello. Le sue opere sembrano respirare, muoversi dal loro interno, come se animali o semplici oggetti domestici spingessero da dietro la tela, quasi a rompere la superficie e andare via, oltre la soglia già aperta da Lucio Fontana. Ma la pittura di Ricci è, appunto, un viaggio ironico nelle illusioni di cose che stiamo solo immaginando; quei piccoli movimenti sottotela nascono dal modo perfetto di dosare le pennellate, di giocare con le tonalità, evocando fantasmagorie che solo un quadro rende possibili. Un toro o uno squalo, piccole mosche e altri esseri che appartengono alla tela e sembrano sul punto di attraversare la pittura, per tornare nel mondo degli animali liberi, per volare via lasciando che rimanga il monocromo, come un abito svuotato che mantiene intatta la sua energia. Salutiamo le illusioni di Mario con un messaggio bellissimo: che tutti gli animali possano bucare le tele del mondo e liberarsi dalle catene, lasciando che i quadri vivano felici nell’estasi del colore, ricucito a puntino dopo la grande fuga zoologica.

Maurizio Savini SIAMO PELLE
C’era una volta un artista che cercava nuove pelli aderenti per le sue sculture figurative. Savini voleva cambiare la percezione delle forme, dare loro un vestito che diventasse epidermide di colore e odore, un abito con cui distinguersi nella folla e dimostrare la propria unicità nel conformismo grigionero del mondo. L’idea è stata una folgorazione, una formula che si è trasformata nella sua certificazione autentica: usare le Big Babol, la famosa gomma da masticare di colore rosa a forma di mattoncino. Il chewing-gum ha preso il centro della costruzione, vestendo un esercito di figure, animali e oggetti dai contenuti politici e sociali, inviando messaggi di libertà, democrazia e rinascita. Il rosa, non dimentichiamolo, era il rimosso freudiano nell’arte, molti avevano paura di usare una tinta dai mille pregiudizi, da tempo sinonimo di infanzia femminile e buoni sentimenti. Ma il nostro Savini non aveva paura di osare, al contrario ha capito che il rosa era la divisa del nuovo mondo, il modo migliore per affermare contenuti inclusivi sulla pelle dell’ovvio. Guardate negli occhi il gorilla dal rosa Barbie, adornato con la bandiera dell’Europa, possente e muscolare mentre aumenta la sua aura nell’estasi della pelle: quel rosa gustoso e zuccherato lo rende ancora più vero, più credibile, più potente che mai. Potremmo dire: l’abito non fa il monaco ma fa il giusto gorilla.

Lapo Simeoni SIAMO PREDATORI
C’era una volta un artista di Orbetello che allargava i suoi orizzonti geografici verso Londra ma anche i confini espressivi dell’opera. Per lui l’arte rimane un’operazione di conoscenza, relazioni, supporto, inclusione, un meccanismo emotivo e culturale con cui agire sul destino globale dei contenuti. I messaggi, considerando l’approccio onnivoro di Lapo, sono molteplici e cambiano tecnica a seconda delle necessità, degli utenti e dei contesti via via specifici. Qui abbiamo concentrato il massimo carico energetico su un’opera che fonde eleganza e potenza: un quadro d’astrazione gassosa che ingloba, nel gioco ottico delle distanze, un falco in tassidermia. Le radici di riferimento vanno verso Jim Dine e Jannis Kounellis, due maestri che, negli anni Sessanta, misero gli oggetti “vivi” nel circuito digestivo della pittura. A distanza di tempo, certe formule trovano nuova linfa con lo scatto di un “figlio” che diventa a sua volta padre delle proprie idee nel rispetto dei passaggi ereditari. L’opera si cala nel pieno presente, ragionando sui comportamenti predatori, su come la calma preceda nuove tempeste, sulle apparenze che nascondono sostanza e complessità. Un lavoro che ribadisce un carattere indomito della pittura, ovvero, essere un predatore estetico che si impossessa del mondo per ridarcelo nella forma che essa desidera.

Velasco Vitali SIAMO MEMORIA
C’era una volta un artista che amava le forme arcaiche, la potenza della terra, il sapore crudo della vita, la natura selvaggia delle pianure sotto cieli che portano dolore ma anche speranza di nuovi orizzonti. Velasco ci racconta storie di cani in branco che camminano lungo strade deserte, memorie nostalgiche di un mondo inquinato che spaventa i viventi, che fa ululare contro gli eccessi del progresso industriale. SI scivola tra spazi scarnificati come i corpi dei suoi cani, lungo orizzonti postnucleari in cui il branco diventa guardiano del tempo e guida nello spazio. Dentro il teatro vivo delle nostre paure ululano i cani magri di Velasco, custodi ferini della memoria collettiva, ultimi messaggeri di una caparbia resistenza davanti alle atrocità umane. Ascoltiamo i loro versi che rimbombano nel cielo denso, osserviamo i loro occhi che guardano lontano, carezziamo i loro corpi che reclamano amore. Quei cani siamo tutti noi davanti allo specchio del giudizio, quando osserviamo la sconfitta pensando che la colpa sia sempre altrui. Saremo resistenza nel branco solo quando noi umani diventeremo custodi della memoria comune.


Orario apertura
Tutti i giorni dalle 10.00 alle 20.00
Martedì chiuso
(la biglietteria chiude un’ora prima)

Biglietti
Intero
 € 15,00
Ridotto € 14,00

Informazioni e prenotazioni
T. +39 051 030141

Hashtag e tag ufficiali
#AnimaliFantasticiBologna
@arthemisiaarte

Sito
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Ufficio Stampa Arthemisia
Salvatore Macaluso | sam@arthemisia.it
press@arthemisia.it | T. +39 06 69380306

Relazioni esterne Arthemisia
Camilla Talfani | ct@arthemisia.it

Castello di Rivoli: Fabio Mauri. Esperimenti nella verifica del Male

“Non so ancora bene se a Dio interessi l’arte, non l’ho mai capito, tanto meno la mia, che sottolinea il male, per cui ho un certo occhio”.

F. Mauri, Un utile esperimento negativo, 2002

A cura di Carolyn Christov-Bakargiev, Sara Codutti e Marianna Vecellio
In collaborazione con Studio Fabio Mauri

16 dicembre 2023 – 24 marzo 2024

In occasione della donazione al Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea della grande installazione I numeri malefici, 1978, realizzata da Fabio Mauri (Roma, 1926–2009) per la XXXVIII Biennale di Venezia, il Museo presenta la mostra Fabio Mauri. Esperimenti nella verifica del Male.
Artista e intellettuale, Fabio Mauri nasce a Roma nel 1926 e inizia a pubblicare i suoi primi disegni e articoli quando aveva solo sedici anni sulla rivista “Il Setaccio” che aveva fondato insieme a Pier Paolo Pasolini a Bologna nel 1942. Ben presto il secondo conflitto mondiale investe violentemente la vita di Mauri: un trauma che lo porta successivamente a creare forme d’arte che attraversano la performance, l’installazione, il disegno, la scrittura, il tutto riferendosi alla pittura come simbolo dell’arte in generale.

“Mauri fa dell’artista un intellettuale o dell’intellettuale un artista”, afferma Carolyn Christov-Bakargiev, Direttore del Castello di Rivoli e curatore della mostra insieme a Sara Codutti e Marianna Vecellio. “Molti conoscono le famose performance di Mauri quali Ebrea (1971) o Che cosa è la filosofia. Heidegger e la questione tedesca (1989) che ho voluto ripresentare a Documenta a Kassel nel 2012″ prosegue Christov-Bakargiev “ma pochi avranno visto prima di questa mostra gli incredibili disegni religiosi realizzati nell’immediato dopoguerra a partire dal 1947. Questa mostra, principalmente di opere su carta, permette di approfondire le origini della sua opera che si manifesta come incredulità di fronte al perseverare del male nel mondo nonostante l’apparente progresso della modernità”.

La pratica artistica è per Mauri fin dall’inizio un campo di sperimentazione entro cui verificare diversi pensieri e teorie: nei suoi collage a fumetti, negli schermi, nelle proiezioni e performance, usando grafite, pigmenti, carte, oggetti, pellicole, corpi e suoni, l’artista ha costantemente cercato di comprendere la natura cifrata del mondo restituendola in precipitati di senso in forma di opere d’arte.
Attraverso oltre cento opere su carta e una collezione inedita di diari e libri provenienti dall’archivio dell’artista, questa mostra vuole mettere in luce alcuni tratti salienti del suo grande “Esperimento del mondo”.

Cresciuto in un’Italia segnata dalla Seconda guerra mondiale, Mauri, che ha vissuto in ambienti intellettuali in dialogo con autori tra cui Umberto Eco, Italo Calvino e Pier Paolo Pasolini, ha un’intuizione: lo schermo è diventato la principale “forma simbolica” del mondo, il segno della nuova civiltà mediatica. Nel 1957-58 con la serie degli Schermi inizia quindi ad analizzare il modo in cui cinema e televisione diventano parte della vita quotidiana, modificando l’esperienza della memoria e l’idea di finzione. Attraverso l’investigazione dello Schermo, Mauri esplora il tema del Male che sembra contraddire ogni logica di un cosmo ordinato dell’universo.
Oltre a presentare alcune immagini storiche dell’artista tra le quali, Ebrea, 1971, Vomitare sulla Grecia, 1972, Linguaggio è Guerra, 1975, e opere più recenti come Convincimi della morte degli altri capisco solo la mia, 2005, la mostra si focalizza su un’ampia selezione di quaderni e opere su carta.

La mostra, allestita al terzo piano del Museo, è dedicata ad Achille Mauri (Rimini, 1934 – Rosario, 2023) già Presidente dello Studio Fabio Mauri Associazione per l’Arte L’Esperimento del Mondo, che l’ha fortemente voluta.


Si ringrazia lo Studio Fabio Mauri Associazione per l’Arte L’Esperimento del Mondo

Le attività del Castello Rivoli sono primariamente rese possibili grazie alla Regione Piemonte

Si ringrazia l’Amico Benefattore Santiago Mauri

Nato a Roma il primo aprile del 1926, Fabio Mauri muove i primi passi nel mondo dell’arte all’inizio degli anni cinquanta esordendo nel 1954 con una mostra alla Galleria del Cavallino di Venezia seguita, nell’anno successivo, da una personale all’Aureliana di Roma. Mauri espone disegni su carta e dipinti a olio che si distinguono per un colorismo di matrice espressionista e fauves: «C’è in Mauri la volontà di far aggettare la materia. C’è l’idea che dove c’è un oggetto che esce dal quadro c’è espressionismo» scrive Pier Paolo Pasolini nel testo introduttivo alla mostra. Nel 1957 l’artista realizza il suo primo Schermo, opera germinale su cui si innesta tutta la successiva ricerca artistica. Tracciando una cornice nera intorno a un foglio bianco o tendendo la carta o la stoffa su di un telaio in legno che richiama la forma di un televisore, Mauri individua un campo di proiezione, superficie potenzialmente in grado di accogliere qualsiasi immagine, passata e futura, che trascende la rappresentazione pittorica introducendo un nuovo medium. Trasferitosi da Milano a Roma, Mauri affianca l’impegno nelle arti visive a quello di regista teatrale e lavora nella casa editrice dello zio Valentino Bompiani occupandosi specialmente della direzione artistica dell’Almanacco Letterario, della rivista “Sipario” e della consulenza per libri e copertine. Frequenta artisti e intellettuali dell’ambiente romano intorno a Piazza del Popolo, collabora a programmi televisivi, scrive canzoni per l’artista Laura Betti, è vicino ai poeti del Gruppo 63 con alcuni dei quali fonda la rivista “Quindici” e “La Città di Riga”. Negli anni sessanta Mauri espone le sue opere nelle gallerie La Salita di Gian Tomaso Liverani, La Tartaruga di Plinio De Martiis, l’Arco D’Alibert di Mara Coccia, il Mana Art Market di Nancy Marotta. Scrivono di lui Emilio Villa, Pierre Restany, Gillo Dorfles, Tommaso Trini, Cesare Vivaldi, Maurizio Calvesi, Achille Bonito Oliva. Nel 1960 Mauri fonda il gruppo Crack con Pietro Cascella, Piero Dorazio, Gino Marotta, Gastone Novelli, Achille Perilli, Mimmo Rotella, Giulio Turcato e il critico Cesare Vivaldi. Nel 1964 mette in scena L’Isola, commedia di teatro Pop concepita come un collage di letteratura, teatro e fumetti. L’attenzione verso i mass media e l’uso diretto delle immagini della società dei consumi porterà Mauri ad essere spesso incluso tra gli artisti della Scuola di Piazza del Popolo con cui condivide una personale ricerca in bilico tra Nouveau Réalisme e Pop Art americana. Ma proprio quando quest’ultima viene consacrata alla Biennale di Venezia del 1964, Mauri vi prende le distanze spostando sempre di più l’asse del suo lavoro verso una ricerca di segno ideologico. La prima opera a trattare questo tema è la performance Che cosa è il fascismo del 1971, seguita a pochi mesi di distanza dall’installazione con performance Ebrea in cui Mauri porta alla luce il grande rimosso dal boom economico, ovvero gli orrori prodotti dall’ideologia nazifascista. La giovinezza di Mauri era stata segnata da un grave trauma psicologico causato dalla presa di coscienza delle violenze che il regime andava perpetrando: una lunga crisi mistica e personale iniziata durante l’ultimo anno di guerra e protrattasi fino ai primi anni cinquanta, che porta il giovane artista ad essere ricoverato all’ospedale manicomiale Ville Turro di Milano, in un reparto destinato militarmente all’elettroshock, e in una clinica svizzera a Prangins, vicino a Ginevra. «Lo shock elettrico interrompeva il circuito ossessivo del pensiero che si presentava inossidabile, una sequenza levigata, senza fessure d’uscita. Circolava netto e intransigente, sempre uguale. Occupava il mio capo. Non potevo farne a meno, una catena logica, stretta, e feroce non dura, potevo alla cieca farne parte. L’io aggredito veniva dilaniato a vista» ricorda l’artista che alternava, alle cure psichiatriche, periodi di ritiro e silenzio entro monasteri ed altri istituti: «Credo fermamente di essere stato un malato grave e insieme, gravemente, un mistico. Le due cose manifestano analogie». Negli anni settanta videro la luce alcune delle opere più significative dell’artista come la performance Ideologia e Natura (1973), la mostra-installazione Warum eine Gedanke einen Raum verpestet? (1972), i libri d’artista Manipolazione di Cultura (1975) e Linguaggio è Guerra (1975), il multiplo Vomitare sulla Grecia (1972), le azioni Dramophone (1976) e Oscuramento (1975), l’installazione I numeri malefici (1978) esposta alla Biennale di Venezia del 1978, Insonnia per due forme contrarie di universo (1978) nata in seno alla sua collaborazione con l’Ufficio per l’immaginazione preventiva e il Muro d’Europa (1979) esposto alla galleria De Appel di Amsterdam. Dopo un primo breve matrimonio con l’attrice Adriana Asti, Mauri si lega sentimentalmente alla fotografa Elisabetta Catalano con la quale lavora fianco a fianco alla costruzione di immagini che diventeranno vere e proprie icone delle sue performance più importanti. Dopo la storica performance Intellettuale (1975), in cui Mauri proietta Il Vangelo Secondo Matteo sul petto di Pier Paolo Pasolini, l’artista realizza una serie di installazioni con proiezioni di opere cinematografiche su corpi e oggetti: tutto il mondo è schermo e il raggio di luce, che trasmette forme proprie di pensiero su superfici non neutre che ne intercettano il segnale, modifica il senso dell’oggetto dando vita a nuovi significati. Gli anni ottanta coincidono con l’inizio della ventennale docenza presso l’Accademia di Belle Arti de L’Aquila: insegnante appassionato, Mauri vi tiene il corso di Estetica della Sperimentazione affiancando le lezioni teoriche con un intenso lavoro laboratoriale durante il quale l’artista dà vita, insieme ai suoi studenti, alle performance Gran Serata Futurista 1909-1930 (1980) e Che cosa è la filosofia. Heidegger e la questione tedesca. Concerto da tavolo (1989) e al re-enactment di Che cosa è il fascismo. In questi stessi anni Mauri è pioniere della pratica delle conferenze-performance, lezioni frontali che introducono nel discorso parlato momenti performativi come atti linguistici che concorrono alla produzione del significato. Nel 1993, invitato a ripresentare l’installazione con performance Ebrea alla LV Biennale di Venezia, Mauri costruisce Il Muro Occidentale o del Pianto, opera monumentale composta da borse e vecchie valigie, emblema della divisione del mondo, dell’esilio e della fuga forzata di tutte quelle vite «costrette a espatriare, a trovare o portare con sé identità incenerite o divelte». Nel 1994 la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, sotto la sovrintendenza di Augusta Monferini, dedica a Mauri una grande mostra retrospettiva curata da Carolyn Christov-Bakargiev e Marcella Cossu. Nel 1996 Mauri smette di insegnare non senza aver radunato intorno a sé un gruppo di studenti che continuarono a lavorare come suoi assistenti nella costruzione di opere e allestimenti. Nel 2000 fonda lo Studio Fabio Mauri – Associazione per l’Arte L’Esperimento del Mondo finalizzata alla produzione e alla conservazione delle opere e dell’archivio dell’artista. Fabio Mauri ha lavorato con i suoi assistenti fino agli ultimi giorni di vita, sostenuto dalla compagna Piera Leonetti, dalle ex-compagne Marina Patriarca, Elisabetta Catalano e il fratello Achille, finché un tumore non se lo porta via il 19 maggio 2009, a pochi giorni dall’inaugurazione della mostra Etc. alla Galleria Michela Rizzo di Venezia. Le sue opere sono state negli anni esposte in prestigiose sedi internazionali come il PS1 di New York, il Walker Art Center di Minneapolis, il Moca di Los Angeles, il Philadelphia Civic Center Museum, il Centre Pompidou, Jeu de Paume e Le Bal di Parigi, “La Caixa” di Barcellona, le Staatliche Kunstsammlungen di Dresda, il Mamac di Nizza, la Fundación PROA di Buenos Aires. A partire dal 1994 gli sono state dedicate importanti retrospettive alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e Contemporanea di Roma, alla Kunsthalle di Klagenfurt, al Museo Le Fresnoy di Lille, al Palazzo Reale di Milano, al Museo Madre di Napoli, l’Heart Museum di Herning, al Museo del Novecento di Firenze e importanti sale alla Galleria d’Arte Moderna di Bologna, al Museo Punta della Dogana a Venezia, Palazzo Vecchio a Firenze, al Mamco di Ginevra, al Castello di Rivoli nonché a dOCUMENTA(13) di Kassel, alla 14ma Biennale di Istanbul e a sei Biennali di Venezia.


Castello di Rivoli
Piazza Mafalda di Savoia
10098 Rivoli – Torino
Info: +39 0119565222
come arrivare

Le attività del Castello di Rivoli sono realizzate primariamente grazie al contributo della Regione Piemonte.
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Ufficio Stampa Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea
Manuela Vasco | press@castellodirivoli.org | tel. 011.9565209
 
Consulenza Stampa
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Monte Porzio Catone (RM), Villa Mondragone: Volume Camera Book_2 e Master MILLArt Lab

Immagini della Mostra

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Sabato 9 dicembre 2023 alle ore 16.30, presso la Sala del Teatro di Villa Mondragone sarà presentato il volume Camera Book_2 edito da Fausto Lupetti Editore da cui la mostra omonima, a cura di Massimo Arduini, promossa dall’Accademia di Belle Arti di Roma in collaborazione con l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, visitabile presso Galleria del Corridore di Villa Mondragone fino al 30 dicembre 2023. Contestualmente verrà presentato il Master MILLArtLab – La letteratura e linguaggi dell’arte a.a. 2023-2024 a cura di Florinda Nardi dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”. 

Interverranno: Marcella Pisani (presidente Villa Mondragone, docente Tor Vergata Archeologia classica), Cecilia Casorati (direttrice ABA Roma, docente Fenomenologia Arti Contemporanee), 

Fausto Lupetti (Editore, Bologna), Florinda Nardi (docente Tor Vergata, Letteratura italiana e responsabile MILLArtLab), Lamberto Pignotti (Artista, scrittore), Dario Evola (docente ABA Roma, Estetica), Rosanna Ruscio (docente Brera Milano, storica dell’Arte), Ada De Pirro (Storica dell’Arte), Andrea Lelario (docente ABA Roma, artista), Massimo Arduini (docente ABA Roma, curatore ed artista).  

Camera Book_2 è un libro-opera, ed una mostra, che rappresenta quanto prodotto negli ultimi anni dagli studenti dei corsi di Editoria d’arte, Tecniche dei procedimenti a stampa e di Tecniche dell’Incisione/Grafica d’Arte dell’Accademia di Belle Arti di Roma, tenuti dal professore Massimo Arduini. Non solo, viene documentata l’attività di molti anni dove si sono allacciate relazioni con artisti, colleghi, laboratori, professionisti, studio visit e workshop. Ne risultano Libri d’arte, publishing artistico, sperimentazioni grafiche e tipografiche, originali composizioni verbo-visive, ma anche opere di affermati autori del mondo dell’arte e accademico, che si susseguono nelle pagine del volume – e nella mostra – come in un carosello dell’inventiva giovanile a fianco ad un repertorio di proposte e di un focus davvero sorprendente oltre che di grande qualità. Il tutto all’insegna dell’ancestrale rapporto tra parola e immagine.   

Il Master di I livello MILLArtLAB – La letteratura e i linguaggi dell’arte ha l’obiettivo di far conseguire specializzate competenze artistiche e professionali nel mondo della letteratura, delle arti grafiche e dello spettacolo che, tenendo conto della pluralità dei linguaggi e delle innovazioni nelle tecniche, consentano lo sviluppo della ricerca e della sperimentazione. In particolare, il percorso di studi permette di approfondire le relazioni fra la letteratura e le altre arti, suddividendosi in tre indirizzi specifici: Arti grafiche; Teatro; Cinema e audiovisivo. L’intero percorso permetterà agli studenti e alle studentesse di accrescere le loro competenze teoriche e pratiche direttamente nei laboratori e nelle stamperie per la conoscenza delle tecniche tradizionali che hanno caratterizzato l’evoluzione delle arti grafiche; nei teatri e nelle sale di posa per effettuare un’esperienza concreta della produzione teatrale e dell’audiovisivo. L’edizione dell’a.a. 2023-2024 nasce dalla fusione di due esperienze pregresse significative: il Master ArtLab Linguaggi della grafica d’arte – che ha visto insieme le istituzioni dell’Accademia di Belle Arti di Roma con l’Università di Tor Vergata attraverso la collaborazione dei coordinatori prof.ssa Florinda Nardi e il Maestro Andrea Lelario – e il Laboratorio MILLA – Scritture Letterarie per le scene dello Spettacolo dell’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” fondato dal prof. Rino Caputo più di vent’anni fa e ora diretto dalla prof.ssa Nardi con il supporto di collaboratori esperti del settore quali Silvia Manciati (attrice, drammaturga), Donata Carelli (sceneggiatrice), Marco Todisco (regista e operatore cinematografico).

Nel volume e nella mostra i contributi di: Ada De Pirro, Alberto D’Amico, Alessandra Castellani, Andrea Lelario, Carlo Alberto Bucci, Cecilia Casorati, Chiara Giorgetti, Claudio Zambianchi, Dario Evola, Diego Mormorio, Enrico Pusceddu, Fausto Lupetti, Florinda Nardi, Franco Antolini, Gabriella Bocconi, Gianfranco D’Alonzo, Lamberto Pignotti, Marina Bindella, Massimo Arduini, Nedda Bonini, Paolo Albani, Piero Varroni, Roberto Piloni, Rosanna Ruscio, Sabrina Mezzaqui, Tiziana Contino. Camera Book_2 fa seguito a Camera book, libro consimile, in “fine publishing” a tiratura limitata, apparso nel 2016, sempre per la cura di Massimo Arduini.


INFO

CAMERA BOOK_2
Nuove condivisioni, formati e linguaggi.
Grafica, Publishing Artistico e Libro Opera
A cura di Massimo Arduini
Fausto Lupetti Editore, Bologna, 2023, pp. 385Promosso da: Accademia di belle Arti di Roma
Allestimenti espositivi in collaborazione con: Università degli Studi di Roma Tor Vergata
Staff organizzativo: Chiara Protani, Andrea Lelario,  Aurora Benni
Grafica: Cristina Bellonia, Elena Morano, Anastasia Marangoni
Allestimenti: Poliedrica snc., Marco Pettinari, Alessandro Ilari
Contributi in Edizione di: Ada De Pirro, Alberto D’Amico, Alessandra Castellani, Andrea Lelario, Carlo Alberto Bucci, Cecilia Casorati, Chiara Giorgetti, Claudio Zambianchi, Dario Evola, Diego Mormorio, Enrico Pusceddu, Fausto Lupetti, Florinda Nardi, Franco Antolini, Gabriella Bocconi, Gianfranco D’Alonzo, Lamberto Pignotti, Marina Bindella, Massimo Arduini, Nedda Bonini, Paolo Albani, Piero Varroni, Roberto Piloni, Rosanna Ruscio, Sabrina Mezzaqui, Tiziana Contino
Redazione e Progettazione grafica: Anastasia Marangoni, Artur Yur, Aurora Benni, Chiara Protani, Cristina Bellonia, Elena Morano, Elisa Pierangelini, Francesca Cerioni, Miriana Pistillo, Martina Cerretani, Massimo Arduini 
In copertina
Design: C. Protani, A. Marangoni, E. Morano 
Images credits: Yiuan Zijie (Immagine grande), Simona Sanfilippo 
Logo
Guendalina Fazioli 
(restyling) C. Protani, A. Marangoni, E. Morano 
 
MILLArtLab – La letteratura e i linguaggi dell’arte
Coordinatrice Florinda Nardi
Sito: https://master.scuolaiad.it
Tel.: 06-72594881 o 06-72595244
Mail: master@scuolaiad.it o laboratoriomillatorvergata@gmail.com
 
Mostra visibile sino al 31 dicembre 2023
Orari: 10-17 sabato e domenica e dal lunedì al venerdì con orari da verificare sul sito c/o contatti
Biglietti: ingresso mostra 2€; visita alla villa e alla mostra 10€, ridotto (13-18 anni) 5 €
Villa Mondragone Galleria del Corridore
Via Mondragone, 4  – Monte Porzio Catone (RM)
Portineria: +39.06.94019400 – info@villamondragone.ithttps://villamondragone.it

Accademia di Belle Arti di Roma
Contatti: Massimo Arduini +39.349.5132263 – m.arduini@abaroma.ithttps://abaroma.it
 
Comunicazione e ufficio stampa
Roberta Melasecca – Melasecca PressOffice – Interno 14 next – blowart
tel 349 494 5612 – roberta.melasecca@gmail.cominfo@melaseccapressoffice.it
Cartella stampa su www.melaseccapressoffice.it

Roma, Giardini Piazza Dante: 33 canti 33 artisti. “E quindi uscimmo a riveder le stelle – Paradiso”

E quindi uscimmo a riveder le stelle… 
Cantica del Paradiso

A cura dell’Associazione Arco di Gallieno 

Inaugurazione 9 dicembre 2023 ore 12.00
Giardino di Piazza Dante – Roma

Installazione permanente

Sabato 9 dicembre 2023 alle ore 12.00, presso i Giardini di Piazza Dante, verrà inaugurata l’ultima installazione del progetto E quindi uscimmo a riveder le stelle…, la Cantica del Paradiso, promosso dall’Associazione Arco di Gallieno, con il patrocinio di Roma Capitale, del Municipio I Roma Capitale, del Comitato Nazionale per i 700 anni della morte di Dante, dell’Istituto Dante Alighieri, e con il supporto della Soprintendenza Capitolina la quale ha coordinato tutte le fasi dell’allestimento. 

Interverranno l’Assessora all’Agricoltura, Ambiente e Ciclo dei rifiuti Sabrina Alfonsi, gli artisti e i curatori del progetto. 

Nell’ambito dei festeggiamenti per celebrare i 700 anni dalla morte di Dante Alighieri, dopo le due installazioni di 67 formelle in ceramica firmate da altrettanti artisti e ispirate alle Cantiche dell’Inferno e del Purgatorio ed inaugurate nel 2021 e nel 2022, l’Associazione Arco di Gallieno presenta il proseguimento del progetto sulla Divina Commedia per il giardino di piazza Dante con le ultime 33 formelle dedicate al Paradiso. A completamento dell’intero progetto, sarà quindi creato un percorso all’interno del giardino per segnalare la posizione di tutte le formelle relative alle tre Cantiche: il percorso con i tre itinerari sarà visibile su un pannello introduttivo all’ingresso principale. 

Arco di Gallieno si propone di riflettere sull’immaginario dantesco e sulle suggestioni che i diversi artisti possono trarre da esso, ognuno con la propria sensibilità e peculiare cifra artistica. L’intervento proposto, oltre a voler celebrare questo importante personaggio della letteratura italiana, conferma la vocazione dell’Associazione a valorizzare i luoghi del rione come già avvenuto in passato con altri progetti, proposte ed eventi.


L’Associazione Culturale Arco di Gallieno nata nel 2017 raccoglie 29 artisti del Rione Esquilino ed è impegnata in una serie di attività culturale sul territorio con lo scopo di rivitalizzare un rione ricco di potenzialità non sempre espresse.

  • 2017 e 2018. Open Studio. Ciclo di visite mensile agli ateliers degli artisti dell’Associazione per due anni consecutivi. 
  • 2018. Progetto Stend/art. Installazione provvisoria di stendardi d’artista lungo i portici di Piazza Vittorio per la durata di due mesi. 
  • 2017/2018/2019. Adott/art. Creazione di un museo diffuso del Esquilino work in progress. Tre edizioni attraverso l’installazione permanente di opere realizzate dagli artisti dell’Associazione nelle botteghe del Rione da loro adottate. www.Adottart.it. 
  • 2018. MATEMU. Laboratorio artistici per adolescenti presso il Centro Giovani e Scuola d’arte MATEMU. 
  • Luglio 2018. En Plein Air. All’interno della Rassegna “Notti di cinema a Piazza Vittorio” allestimento di un set fotografico per la realizzazione dei ritratti dei visitatori con successivo invio delle fotografie ai partecipanti. 
  • Ottobre 2018. Partecipazione alla Rassegna “Rome Art Week” con le immagine di “En Plein Air” proiettate nella Piazza di S. Eusebio sul muro della Caserma della Polizia. Restituzione al Rione e alla sua gente di un’esperienza umana importante e memorabile. 
  • Novembre 2018. Mostra collettiva alla Casa dell’Architettura di una selezione dei ritratti di “En Plein Air” rielaborati dagli artisti stessi.
  • Natale 2018. Perfareunalberocivuoleunsacco. Giardini di Piazza Vittorio. Intervento provocatorio sul tema dei rifiuti urbani accompagnato da flashmob/performance con recupero di bottiglie di birre raccolte in luogo. 
  • Aprile 2019 Esquilinogram. In collaborazione con la galleria Sala 1La prima mostra d’arte in Italia concepita on line per Instagram e organizzata secondo dei criteri curatoriali. 
  • 2020. Mostra degli Stendardi di artisti. Casa dell’architettura. 
  • Dicembre 2019. Mostra dei bozzetti di ENTASI: progetto di allestimento sulle colone di Piazza Vittorio, l’ispirazione dell’installazione è nata in riferimento ai paramenti con i qual venivano addobbate le colonne delle navate delle chiese romane in occasione di importanti eventi religiosi. 
  • 2020. ENTASI. La realizzazione del progetto sul territorio è stata rimandala a causa del COVID . 
  • 2021. Elaborazione in corso del Progetto “E quindi uscimmo a riveder le stelle …”. Per le celebrazioni dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri. 
  • 2021. Installazione permanente nei Giardini di Piazza Dante di 34 formelle di ceramica per il progetto “E uscimmo a riveder le stelle” (Inferno). 
  • 2022. Installazione permanente nei Giardini di Piazza Dante di 33 formelle di ceramica per il progetto “E uscimmo a riveder le stelle” (Purgatorio).
  • 2023. Istallazione permanente nei Giardini di piazza Dante di 33 formelle di ceramica relative alla Cantica del Paradiso a conclusione del percorso definitivo ispirato alla Divina Commedia di Dante. Il progetto composto di tre percorsi (ognuno per ogni Cantica) è stato realizzato in collaborazione con la Sovrintendenza Capitolina, avendo ricevuto il patrocinio del Comune e del Municipio nonché del Comitato Nazionale per le celebrazioni dei 700 anni di Dante e della Società Dante Alighieri.

INFO

E quindi uscimmo a riveder le stelle… 
Cantica del Paradiso
33 canti – 33 artisti
Un progetto ideato e a cura dell’Associazione Arco di Gallieno 
Con il patrocinio di: Roma Capitale, Municipio I Roma Capitale, Comitato Nazionale per i 700 anni della morte di Dante, Istituto Dante Alighieri
Con il supporto della Sovrintendenza Capitolina

Inaugurazione 9 dicembre 2023 ore 12.00
Giardino di Piazza Dante – Roma


Associazione Arco di Gallieno
arcodigallieno@gmail.com

Comunicazione
Roberta Melasecca
associazione culturale blowart – Melasecca PressOffice – interno14next
tel. 3494945612
roberta.melasecca@gmail.cominfo@melaseccapressoffice.it
Cartella stampa su www.melaseccapressoffice.it

Venezia: EFFETTO DOMINO Sogni e approdi della Serenissima | mostra di Concetta De Pasquale

Concetta DE PASQUALE

a cura di Marco Marinacci 

09.12.23 – 09.01.2024

Inaugurazione  Sabato 9 dicembre ore 18.00

Blue Gallery 

Rio Terà Canal – S. Margherita
Dorsoduro 3061, Venezia

Effetto Domino, sogni e approdi della Serenissima dell’artista Concetta De Pasquale a cura di Marco Marinacci, è la nuova esposizione della veneziana  Blue Gallery di Silvio Pasqualini, visitabile dal 9 dicembre 2023 al 9 gennaio 2024 con inaugurazione sabato 9 dicembre alle ore 18

L’artista, con l’esposizione dal titolo evocativo e intrigante, punta il sestante nautico su Venezia e i suoi porti storici, invitandoci ad intraprendere un viaggio onirico tra le antiche carte nautiche dell’800.
Da qui l’attenzione ai porti della Serenissima come luoghi di approdo non solo storico e commerciale di una Città che vive sull’acqua, ma approdi trasformati dall’artista con un linguaggio emozionale ed artistico, in luoghi dell’anima.

La mostra di Concetta de Pasquale, “pittrice di bordo” si apre con un dialogo tra l’installazione Effetto Domino del 2020 (opera realizzata con tessere di domino su carta nautica e sabbia) e una sequenza di opere recenti realizzate ad olio e foglia oro su carte nautiche dei porti storici di Venezia dell’Archivio dell’Istituto Idrografico della Marina Militare di Genova.

Il concetto di “Effetto Domino” diventa così un filo conduttore che guida il visitatore attraverso un percorso poetico di trasformazione e rigenerazione.

Scrive l’artista:
“Effetto Domino è una espressione che viene utilizzata per indicare un cambiamento di equilibri che si determina in un tempo di casualità ma con un preciso effetto di inesorabilità, come nel crollo sequenziale delle tessere del Domino. Il gioco del Domino che ha antichissime origini orientali, mi ha sempre affascinato per la sua capacità di mettere in relazione elementi apparentemente unici ma correlati tra loro. Nelle carte nautiche, dove è contenuto simbolicamente il tempo conscio ed inconscio di chi va per mare, si depositano pensieri, sogni, desideri nei minuziosi segni matematici delle rotte tracciate dai naviganti. Mi piace associare questa specificità del tempo della vita contenuta nelle carte nautiche al gioco del Domino che attraverso le sue tessere, poste le une di seguito all’altra, riesce ad intessere all’infinito relazioni dell’Uno con il Tutto… così, attraverso direzioni convergenti o contrarie si intesse la splendida variegata Rotta della Vita”.

Dal testo critico di Marco Marinacci: 
La Serenissima è oggetto da tempo di una mirata poetica dell’artista-navigatrice, che ritrova nei suoi canali la forza sorgiva dell’acqua.

Acqua che è stata di volta in volta, per Concetta De Pasquale, custode di viaggi sacri, come quello dedicato alle “Reliquie in viaggio” per il progetto Biennale 2022; ospite di performances dedicate al suo fluire vitale; testimone di rotte che l’hanno portata dal Mare Nostrum fino in Indonesia (…) ,ma con questa poetica dedicata alla città in forma di pesce (così la definì lo scrittore veneziano Tiziano Scarpa), la De Pasquale si cimenta con la narrazione della storia e delle rotte che hanno attraversato nei secoli la sua laguna.

L’osmosi tra corpo fisico dell’artista, da sempre in dialogo diretto col supporto cartaceo, e memoria dell’acqua, elemento primigenio e ammantato di vita propria, emergono in queste opere su Carta Nautica creando un nuovo immaginario, in un connubio di forme e colori che si attraversano, si trasformano alchemicamente, si danno forza e si mitigano, fino a entrare danzanti nei porti con una nuova veste sacra.

Veste dalla trama reticolare, in cui la nostra civiltà dimentica dei miti antichi rischia di rimanere intrappolata…e così Venezia può apparire, al turista come al flaneur, un lungo labirinto senza uscita, in cui si fa strada l’idea di Caos.

Ma l’artista tesse il suo filo d’Arianna, e ce lo dona nell’Installazione”Effetto domino”: pregna di numerologia e influssi cabalistici, di cui la Laguna è intrisa, ci rivela il potere magico di un’arte che ci consegna, nel suo concetto di mimesis, il suo significato più arcano di percorso auratico.

Verso un’origine, di cui il porto, come il ventre materno, è segno e simbolo.

In questo scenario affascinante e ricco di significati, la Blue Gallery di Silvio Pasqualini diventa uno specchio per il passato e il presente di Venezia, offrendo al pubblico, che desidera esplorare questo viaggio artistico senza tempo, un’opportunità unica di immergersi nelle profondità dell’anima della Serenissima. 

Blue Gallery, situata tra Campo Santa Margherita e il Ponte dei Pugni a Venezia, con la nuova direzione si impegna a promuovere artisti basandosi esclusivamente sull’apprezzamento artistico e sul rispetto personale, respingendo le pratiche espositive convenzionali. Il direttore Silvio Pasqualini, Maestro d’arte e pittore, intende creare un cenacolo artistico ideale e reale, dove gli artisti possano esprimersi liberamente.

Il  blu avio, colore distintivo di questo spazio, ispira sensazioni di benessere e creatività, come se ci si trovasse sospesi tra cielo e mare.

Concetta De Pasquale – Effetto Domino, 2020, acquerello,
carte nautiche, sabbia e legno -120×55 cm

Concetta De Pasquale, nasce a Salò (BS) nel ‘59, si laurea in Lettere Moderne specializzandosi in Storia dell’Arte all’Università di Urbino. Successivamente si laurea in Pittura all’Accademia di Belle Arti di Brera, a Milano, dove frequenta gli studi degli scultori Fausto Melotti e Nanni Valentini, suoi maestri nell’uso minimale e rigoroso della materia. Dopo le prime esperienze con materiali diversi, la sua attenzione si ferma sulla carta che diventa supporto privilegiato per una pittura organica essenziale ed intima che indaga il corpo nella sua doppia valenza, fisica e spirituale. La sua è una pittura visionaria che scaturisce dall’esperienza che il proprio corpo compie incontrando direttamente la carta, segni, impronte e tracce di una esperienza che prima di essere pittorica è mentale e spirituale.

Negli anni il suo percorso artistico si fa sempre più intenso arricchendosi, durante i suoi molteplici viaggi, di importanti scambi artistici con personalità di spicco nel mondo dell’arte e della cultura, scrittori, architetti, fotografi, registi e musicisti, con i quali intraprende un dialogo creativo realizzando in team libri d’arte, spettacoli, performance ed installazioni.

Dopo gli anni di insegnamento al Liceo Artistico, oggi vive e lavora nel suo studio sul mare, in Sicilia, intraprendendo spesso viaggi in barca a vela come “Pittrice di bordo” per realizzare personalissimi taccuini di viaggio e per tracciare rotte reali e immaginarie su vecchie carte nautiche.

Dal 1979 ad oggi ha esposto in spazi pubblici e gallerie private in Italia e all’estero: Stoccolma, Lisbona, Parigi, Nizza, Principato di Monaco, Londra, Madrid, Strasburgo, Budapest, Bruxelles, Berlino, Lugano, Dubai, Indonesia. Per la città di Messina nel 2010 ha progettato e realizzato una scultura monumentale “L’abbraccio dell’Angelo” commissionatale dal Comune per la piazza del Teatro Vittorio Emanuele.

È stata invitata a prendere parte a Residenze d’Artista e a partecipare a Rassegne d’Arte internazionali come, la Biennale Internazionale d’Arte Contemporanea a Firenze nel 2003 curata da John Spike; Le avventure della forma nel 2012, curata da Marco Moretti alla Fondazione Terre Medicee di Seravezza; al Padiglione Italia della 54° Biennale di Venezia, e nel 2015 ad Artisti di Sicilia e all’ Expo di Milano curate da Vittorio Sgarbi; a BIAS curata da Chiara Modica Donà dalle Rose nel 2018 e 2020 Palermo, Sicilia, Venezia, Egitto, Israele. Nel 2019 è stata invitata ad esporre le sue opere al Salone Nautico Internazionale di Genova dall’Istituto Idrografico della Marina Militare e da Swiss Logistics Center e ContainerLab che hanno curato la sua partecipazione anche nel 2019 e nel 2021 a WopArt works on paper a Lugano e ad Azimut – Milano nel 2022 e la sua recente grande mostra Viaggio a Tetide presentata da Luca M. Venturi allo Spazio Arte in Chiasso, Svizzera nel 2023.

Ha partecipato recentemente alla 59° Esposizione Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia con il progetto PostUmano Reliquie in viaggio, nell’ambito del Padiglione San Marino. Nel 2023 è stata invitata dall’Ambasciata d’Italia e dall’Istituto Italiano di Cultura di Jakarta, ad esporre al Museum Pasifika di Bali e al Sulasar Sunaryo Art Space di Bandung con la sua personale “The Breathing Sea”, e invitata alla Fondazione Pedro Cano di Blanca in Spagna nella mostra “TrecArte”.

Sue opere sono presenti in Musei e in importanti Collezioni pubbliche e private in Italia e all’Estero.

Marco Marinacci, allievo di Flavio Caroli, ricopre le cattedre di Storia dell’arte moderna e Storia dell’arte contemporanea presso le Facoltà di Architettura e di Design del Politecnico di Milano, seguendo l’orientamento della ricerca del maestro, volto a illuminare i “primari” dell’arte occidentale, e fissando le basi disciplinari dell’epistemologia dell’arte.

Saggista, pubblicista, critico e curatore, dopo aver collaborato alle grandi mostre di Palazzo Reale di Milano, è direttore straordinario per il ciclo “grandi mostre” del Museo Maga di Gallarate.

Approda quindi alla direzione di istituzioni private attive nella valorizzazione e conservazione del patrimonio storico-artistico nazionale.

Dal 2017 è professore straordinario, sposando il progetto di didattica a distanza eCampus per portare la nuova disciplina su tutto il territorio nazionale, cui si aggiunge l’attività di docenza internazionale.

Dal 2013 è fondatore ed editor in chief della prima rivista di settore che si presenta anche come laboratorio disciplinare sperimentale attraverso un format accademico multimediale: Tempoearte. Dal 2015 è direttore scientifico del Centro Studi Milano ‘900, centro archivistico e osservatorio permanente sull’arte contemporanea e sulla cosiddetta Scuola di Milano. Nel 2017 dà vita alla Fondazione Primato, istituzione volta alla valorizzazione e conservazione delle espressioni artistiche dei maestri del XX secolo.


MOSTRA

Effetto Domino  – sogni e approdi della Serenissima
Di Concetta De Pasquale
09.12.2023 > 09.01.2024
Vernissage 09.12.23 ore 18.00

DOVE
Blue Gallery, Rio terà Canal –  S. Margherita, Dorsoduro 3061, Venezia

ORARI DI VISITA
Orari apertura mostra: 10.30 – 13 / 15.30 – 19.30
Per appuntamento: 349 66 39 827 – 347 70 30 568

UFFICIO STAMPA
CRISTINA GATTI 
PRESS & PR
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