Foligno, Palazzo Trinci: Con “I LOVE LEGO” si inaugura il Natale all’insegna del gioco

“I Love Lego” a Foligno

“I LOVE LEGO”

La Legomania approda a Foligno.

Dal prossimo 7 dicembre presso Palazzo Trinci di Foligno saranno ospitati meravigliosi e fantastici diorami costruiti interamente coi mattoncini che hanno fatto impazzire generazioni di bambini e appassionati del mondo Lego.

Una mostra pensata per giocare, mettere alla prova la propria inventiva,
passare il tempo con la famiglia o coi propri amici e per tornare un po’ tutti a sognare e divertirsi.

Dal prossimo 7 dicembre Foligno si prepara a inaugurare il Natale all’insegna del gioco, del divertimento e dello stare insieme.
Palazzo Trinci è infatti pronto ad accogliere il pubblico con I LOVE LEGO, una mostra pensata per tutte le famiglie e gli appassionati di ogni età dei moduli per le costruzioni più famosi al mondo.

Città immaginifiche, ricostruzioni storiche, continenti inesplorati e interi villaggi abitati dalle popolarissime minifigures che, da sempre, sono presenti nell’immaginario collettivo del grande pubblico perché tutti, almeno una volta nella vita, ci si è trovati a mettere alla prova la propria inventiva e provato a costruire il mondo dei propri sogni.

In mostra saranno presenti 7 immensi diorami, dettagliatissime riproduzioni di fantastici mondi in scala ridotta costruiti attraverso la passione e l’ingegno di alcuni tra i più grandi appassionati e costruttori al mondo: dalle ambientazioni caraibiche dove scorrazzano i pirati a scene della seconda guerra mondiale; dalle riproduzioni di aree naturalistiche agli scorci delle vie del centro storico con quartieri, stazioni ferroviarie e strade; dalla conquista dello spazio sul suolo lunare alla suggestiva riproduzione della Roma del medioevo; ambientazioni realizzate in decine di metri quadrati con oltre mezzo milione dei mattoncini.

Ad arricchire la mostra e renderla più dinamica – tra boschi e palazzi, tra astronavi e pirati – il visitatore è invitato anche una divertente “caccia al personaggio”, una sfida nel rintracciare personaggi celebri (e non) nascosti all’interno delle installazioni: da Harry Potter a Dart Vader, diversi gli ospiti a sorpresa inseriti nelle divere installazioni che accompagnano nella visita tutti coloro che vogliono divertirsi a scovare tra i mattoncini.

E ancora, a dimostrare quanto i moduli Lego siano in grado di “creare arte a 360°”, in mostra a Palazzo Trinci immancabili saranno anche le tele di Stefano Bolcato, rivisitazioni in versione ‘omini LEGO’ delle più grandi e famose tele e capolavori della storia dell’arte, dalla Gioconda ai più attuali quadri di Frida Kahlo; ma anche le vignette/installazioni comiche del collettivo LEGOlize – autori nel 2016 dell’omonima pagina umoristica che oggi conta oltre 2 milioni di followers sui social – dove la comicità diventa arte.

La mostra I LOVE LEGO, promossa da Palazzo Trinci – Museo della Città e dal Comune di Foligno, è prodotta e organizzata da Piuma in collaborazione con Arthemisia.

La mostra, non è direttamente sponsorizzata da LEGO, è realizzata grazie ad alcuni dei più grandi collezionisti del mondo


Sede
Palazzo Trinci
P.zza della Repubblica, 25
06034 – Foligno (PG)

Date al pubblico
7 dicembre 2022 – 4 giugno 2023

Orario apertura
dal martedì alla domenica 10 – 13 / 15 -19

orario continuato 10 – 19 giorni di:
pasqua (9 aprile 2023)
pasquetta (10 aprile 2023)
25 aprile, 1 maggio  e 2 giugno

chiuso i lunedì non festivi, mattina del 25 dicembre e del 1 gennaio
(la biglietteria chiude 30 minuti prima)

Biglietti
Intero € 12,50
Ridotto € 10,00

Informazioni e prenotazioni
T. +39 0742 330 584 /585

Sito
www.comune.foligno.pg.it

Hashtag ufficiale
#ILoveLegoFoligno

Ufficio Stampa Arthemisia
Salvatore Macaluso | sam@arthemisia.it
press@arthemisia.it | T. +39 06 69380306 | T. +39 06 87153272 – int. 332

Milano, Museo Diocesano Carlo Maria Martini: Il Presepe di carta di Francesco Londonio

DAL 2 DICEMBRE 2022

DUE NUOVE INIZIATIVE ARRICCHISCONO LA PROPOSTA CULTURALE DEL MUSEO DIOCESANO CARLO MARIA MARTINI DI MILANO

I visitatori potranno ammirare le 7 placchette di piombo del III secolo d.C. appartenenti al culto dei “Cavalieri Danubiani”, donate nel 2017 e recentemente restaurate, che entreranno nel percorso espositivo permanente del Museo e, per tutto il periodo natalizio, il settecentesco Presepe di carta di Francesco Londonio.

Da venerdì 2 dicembre 2022, la proposta culturale del Museo Diocesano Carlo Maria Martini di Milano si arricchisce di due nuove iniziative.

La prima, presenta le opere più antiche della collezione permanente del Museo; si tratta di sette placchette di piombo, databili al III secolo d.C., donate nel 2017 e recentemente sottoposte a un intervento di restauro.

I manufatti sono con ogni probabilità offerte votive, riferibili a un raro culto religioso di carattere misterico e iniziatico, diffuso soprattutto nell’area balcano-danubiana e noto esclusivamente da documenti iconografici, conosciuto come dei “Cavalieri Danubiani “(Equites Danuvini), attestato tra la fine del II e gli inizi del IV secolo tra le multietniche schiere dell’esercito romano.

Prive di iscrizioni, le placchette conservano simboli e immagini che tendono a ripetersi con leggere varianti, di non facile interpretazione ma immediatamente riconoscibili agli adepti. Generalmente inquadrate da un’edicola architettonica, le decorazioni sono disposte su più registri. Al centro appare frequentemente una dea, non identificata, verso la quale convergono i due cavalieri divini, gli Equites Danuvini; nel registro superiore il dio Sol.

Fra le scene ricorrenti si riconoscono il sacrificio dell’ariete (criobolium) e il banchetto con un pesce. Nella parte inferiore, quindi nella posizione simbolicamente più vicina alla terra a sottolineare il carattere cosmologico delle rappresentazioni, si trovano i probabili simboli dei quattro elementi: il serpente per la terra, una coppa kantharos per l’acqua, il leone per il fuoco e il gallo per l’aria.

La seconda, che accompagna i visitatori lungo tutto il periodo natalizio, propone fino al 29 gennaio 2023, il settecentesco Presepe di carta di Francesco Londonio, uno dei capolavori d’arte sacra del XVIII secolo milanese, composto da circa 60 personaggi, dipinti su carta o cartoncino sagomati, alti dai 35 ai 60 cm.

Il cosiddetto “Presepe del Gernetto”, dal luogo di provenienza, Villa Gernetto a Lesmo in Brianza, già nella raccolta Patrizi Cavazzi della Somaglia, è entrato a fare parte della collezione permanente del Museo Diocesano nel 2018 grazie alla donazione di Anna Maria Bagatti Valsecchi.

La maggior parte delle figure è stata dipinta da Francesco Londonio (1723-1783), uno dei più importanti artisti lombardi del Settecento, specializzato proprio in presepi, in scene campestri e raffigurazioni di animali.

Eseguito probabilmente fra il settimo e l’ottavo decennio del Settecento, fu commissionato dal conte Giacomo Mellerio, appassionato collezionista e proprietario della villa Gernetto.

L’allestimento proposto al Museo Diocesano divide il nucleo principale certamente riferibile a Francesco Londonio, da altri due gruppi, uno realizzato dallo stesso Londonio in una fase successiva e uno riferibile a un suo imitatore.

L’esposizione, curata da Nadia Righi e Alessia Devitini, rispettivamente direttrice e conservatrice del Museo Diocesano di Milano, è anche l’occasione per presentare alcune figure restaurate di recente grazie al sostegno di Intesa Sanpaolo nell’ambito della XIX edizione del programma Restituzioni.

È possibile contribuire al restauro delle altre figure del presepe, aderendo al progetto For Funding di Intesa SanPaolo, facendo la propria donazione alla pagina dedicata, sul sito www.forfunding.intesasanpaolo.com.

Giovedì 1° dicembre 2022, alle ore 18.00, si terrà l’incontro Restauri e nuove acquisizioni, durante il quale Nadia Righi, direttrice del Museo Diocesano di Milano, e Francesco Muscolino, direttore del Museo Archeologico di Cagliari, presenteranno il volume Le placchette dei Cavalieri Danubiani.

La partecipazione è gratuita. Prenotazione obbligatoria tramite Eventbrite.

Le due iniziative si tengono in contemporanea con la 14^ edizione di Un Capolavoro per Milano che ospita la Predella della Pala Oddi, capolavoro giovanile di Raffaello, proveniente dai Musei Vaticani.


Le 7 placchette in piombo del III sec. d.C.
Dal 2 dicembre 2022

Il Presepe di carta di Francesco Londonio
2 dicembre 2022 – 29 gennaio 2023

Milano, Museo Diocesano Carlo Maria Martini (p.zza Sant’Eustorgio, 3)

Orari:
martedì- domenica, 10-18; chiuso lunedì

Biglietti:
Intero: € 9,00
Ridotto individuale: € 7,00
Ridotto gruppi: € 7,00
Ridotto parrocchie: € 7,00
Scuole e oratori: € 4,00
Cumulativo Chiostri intero: € 12,00
Cumulativo Chiostri ridotto individuale: € 10,00
Cumulativo Chiostri ridotto gruppi: € 10,00
Cumulativo Chiostri ridotto parrocchie: € 10,00

Informazioni: T. +39 02 89420019; www.chiostrisanteustorgio.it

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CLP Relazioni Pubbliche | Anna Defrancesco | T. +39 02 36755700  
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Milano, Museo Diocesano Carlo Maria Martini: LIVIO SENIGALLIESI. Diario dal fronte

Livio Senigalliesi, Operazione militare all’alba (Military Operation at sunrise)
2010 Somewhere in the north of Afghanistan. Embedded with US Rangers. Photo by Livio Senigalliesi

MILANO
MUSEO DIOCESANO CARLO MARIA MARTINI

DAL 25 NOVEMBRE 2022 ALL’8 GENNAIO 2023

LIVIO SENIGALLIESI
DIARIO DAL FRONTE

L’esposizione ripercorre l’intera carriera del fotoreporter milanese che ha documentato 25 conflitti in circa 30 anni di lavoro.

La rassegna presenta una selezione di 50 fotografie in bianco e nero e a colori, raccolte in scenari di guerra, dal Medio-Oriente al Kurdistan, dal Kuwait all’Unione Sovietica, all’Africa.

A cura di Barbara Silbe

Inaugurata il 25 novembre 2022, fino all’8 gennaio 2023 il Museo Diocesano Carlo Maria Martini di Milano ospiterà Diario dal fronte, una retrospettiva che ripercorre l’intera carriera di Livio Senigalliesi (Milano, 1956) fotoreporter tra i più apprezzati a livello internazionale che, in circa 30 anni di lavoro, ha raccontato 25 conflitti in tutto il mondo.

La rassegna, curata da Barbara Silbe, presenta una selezione di 50 fotografie in bianco e nero e a colori, raccolte in numerosi scenari di guerra, dal Medio-Oriente al Kurdistan, dal Kuwait all’Unione Sovietica, all’Africa a molti altri.

Un approfondimento è dedicato al Vietnam dove, ripercorrendo il ‘sentiero di Ho Chi Minh’, ha riportato gli effetti sulle popolazioni locali dell’Agent Orange, il defoliante alla diossina nebulizzato dall’aeronautica statunitense sulle zone di foresta dove si annidavano i Vietcong.

Attraverso il suo sguardo attento e imparziale, Senigalliesi ha costruito negli anni un archivio che si rivela oggi una preziosa testimonianza storica dei territori e delle popolazioni colpite dai conflitti, interessandosi particolarmente a fornire documentazione degli effetti “collaterali” che questi lasciano dietro di sé, soprattutto sui civili.

La mostra conduce a una ulteriore riflessione sui temi della pace. Proprio in questi mesi, infatti, cade la ricorrenza del 60° anniversario della Pacem in terris, enciclica di Papa Giovanni XXIII pubblicata nell’aprile del 1963. Il santo pontefice scriveva in un momento storico di grande cambiamento culturale ed economico, caratterizzato da una nuova fase delle relazioni internazionali dominata dalla minaccia nucleare al seguito della guerra fredda tra gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica, all’indomani della costruzione del muro di Berlino del 1961 e della crisi di Cuba del 1962, ponendo l’accento sui diritti dell’uomo, sul bene comune, sul rispetto delle minoranze, sulla comunicazione e il rispetto tra le nazioni, sui rifugiati politici e sul disarmo.

Argomenti di grande attualità ripresi più volte anche da papa Francesco che ricorda quanto la pace sia “anche una sfida che chiede di essere accolta giorno dopo giorno. La pace è una conversione del cuore e dell’anima” (messaggio per la LII giornata della Pace, 1° gennaio 2019) e “azione di costruzione di una nuova umanità” (Enciclica Fratelli tutti, 2020).

Livio SenigalliesiNote biografiche

Livio Senigalliesi (Milano, 1956) inizia la carriera di fotogiornalista nei primi anni ’80 dedicandosi ai grandi temi della realtà italiana, le lotte operaie e studentesche, l’immigrazione, l’emarginazione, i problemi del sud, la lotta alla mafia. Alla fine degli anni ’80 amplia il raggio delle collaborazioni e rivolge sempre di più la sua attenzione all’attualità internazionale pubblicando ampi reportage sulle maggiori testate nazionali ed estere.

La passione per la fotografia intesa come testimonianza e l’attenzione ai fatti storici di questi ultimi decenni l’hanno portato su fronti caldi come il Medio-Oriente ed il Kurdistan durante la guerra del Golfo, nella Berlino della divisione e della riunificazione, a Mosca durante i giorni del golpe che sancirono la fine dell’Unione Sovietica, a Sarajevo, dove ha vissuto tra la gente l’assedio più lungo della Storia. Ha seguito tutte le fasi del conflitto nell’ex-Yugoslavia e documentato le atroci conseguenze di guerre e genocidi in Africa e sud-est asiatico.

Negli ultimi anni ha focalizzato il suo impegno su due grandi temi: le vittime civili dei conflitti e la condizione umana degli immigrati in Italia. Oltre alle mostre e ai libri, realizza progetti didattici per gli studenti delle scuole affinché la sua testimonianza diretta avvicini i giovani ai temi della pace e della guerra ed alla comprensione delle migrazioni forzate.


LIVIO SENIGALLIESI. Diario dal fronte
Milano, Museo Diocesano Carlo Maria Martini (piazza Sant’Eustorgio 3)
25 novembre 2022 – 8 gennaio 2023

Orari:
martedì- domenica, 10-18; chiuso lunedì

Biglietti:
Intero: € 9,00
Ridotto individuale: € 7,00
Ridotto gruppi: € 7,00
Ridotto parrocchie: € 7,00
Scuole e oratori: € 4,00

Cumulativo Chiostri intero: € 12,00
Cumulativo Chiostri ridotto individuale: € 10,00
Cumulativo Chiostri ridotto gruppi: € 10,00
Cumulativo Chiostri ridotto parrocchie: € 10,00

Informazioni: T. +39 02 89420019; www.chiostrisanteustorgio.it

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Milano, Galleria Gaburro: JAN FABRE. La saggezza del Belgio

Jan Fabre, Sexy barrel organ (2017), legno, pigmenti, carta, polimerato, metallo, componenti elettroniche, tessuto, 146,6 x 145,2 x 42,1 cm

MILANO – GALLERIA GABURRO

DAL 2 DICEMBRE 2022 AL 12 FEBBRAIO 2023

JAN FABRE
LA SAGGEZZA DEL BELGIO

L’esposizione presenta una trentina di disegni di piccolo formato della serie Folklore Sexuel Belge e Mer du Nord Sexuelle Belge e una decina di sculture, per la prima volta esposte in Italia.

A cura di Giacinto Di Pietrantonio

Dal 2 dicembre 2022 al 12 febbraio 2023, la Galleria Gaburro di Milano (via Cerva 25) ospita una personale di Jan Fabre (Anversa, 1958), uno dei maggiori artisti contemporanei. Curata da Giacinto Di Pietrantonio, l’esposizione, dal titolo La saggezza del Belgio, presenta una trentina di disegni di piccolo formato della serie Folklore Sexuel Belge e Mer du Nord Sexuelle Belge e una decina di sculture, per la prima volta esposte in Italia, attraverso le quali, Jan Fabre s’interroga sull’identità belga, sulla sessualità e sensualità, passate al vaglio visivo del surrealismo, caratteristica che contraddistingue la sua opera, nonché l’intera arte belga.

Jan Fabre, che in questo caso si definisce ironicamente “Le Bon Artiste Belge”, propone un corpus di opere volte a cercare l’identità nazionale belga che non è unica, ma densa di differenze, a partire dalla presenza di tre comunità: fiamminga, vallone e quella di lingua tedesca. Queste aree a loro volta sono internamente ancor più frammentate, una diversità in cui cerca di ritrovare saggezza e unità per proporre ciò che può “connettere piuttosto che dividere”.

Su ogni disegno campeggia la spiritosa scritta ÉDITÉ ET OFFERT PAR JAN FABRE LE BON ARTISTE BELGE (Pubblicato e offerto da Jan Fabre, il bravo artista belga)che fa ricorso alla frase pubblicitaria della cioccolata “Côte D’OR, Le Bon Chocolat Belge” riportata sulle cartoline con immagini del folklore belga allegate negli anni sessanta alla nota cioccolata, forte simbolo alimentare identitario sovranazionale del Belgio. Fabre sceglie tuttavia di accompagnare i disegni con questa definizione non solo per la dolcezza che la cioccolata esprime, ma metaforicamente anche per il suo “lato oscuro”, in quanto nasce dal colonialismo belga in Congo, tema su cui l’artista lavora da anni.

Autodefinitosi “Guerriero della Bellezza”, con le sue opere agisce nell’arte e in difesa dell’arte, mettendosi in dialogo con il sapere scientifico, la saggezza popolare e il rapporto uomo-natura, facendo convergere tutto verso la centrale poetica della metamorfosi. Per questo Fabre agisce come un rivoluzionario del linguaggio che cerca di rovesciare lo stato delle cose, servendosi spesso del riferimento al carnevale quale azione di sospensione e rovesciamento della realtà. Le sculture sono stravaganti, ironiche e sgargianti come le tradizioni carnevalesche, folkloriche e teatrali del Belgio.

“Jan Fabre” – ricorda Giacinto Di Pietrantonio – “nel suo tentativo di rovesciare linguisticamente il mondo e le sue regole, rivede quelle della sessualità che in questo specifico caso portano Fabre a interagire con alcuni artisti di riferimento, fino al più “surrealista” di tutti i tempi: Hieronymus Bosch. L’iconografia e l’iconologia dei disegni e delle sculture di Fabre in mostra sembrano infatti uscire dai quadri dell’eretico artista rinascimentale fiammingo, dove elementi marini come conchiglie, uomini, animali e piante subiscono surreali e simboliche metamorfosi umano-animale in un’orgia di colori, forme e sessualità che Fabre rilegge saggiamente anche alla luce delle trasformazioni delle culture popolari”.

“La sua arte” – continua Giacinto Di Pietrantonio – “è sempre un andirivieni tra alto e basso, passato e presente, un modus operandi che lo tiene legato anche alla tradizione dei floridi corpi barocchi del concittadino Rubens soprattutto nella serie Mer du Nord Sexuelle Belge, in cui piccoli grassottelli cupidi e piccole veneri cicciottelle nascono da conchiglie marine. Dall’altra parte i disegni di Folklore Sexuel Belge per tavolozza e caratterizzazionechiudono modernamente il cerchio, guardando all’arte espressiva carnevalesca e grottesca del connazionale James Ensor dell’Entrata di Cristo a Bruxelles nel 1889. È la maturità artistica di Fabre che attinge alla Saggezza del Belgio, rileggendo la tradizione narrativa e visuale alternativa delle leggende popolari di un sapere che si perde nella notte dei tempi e che l’arte salva dall’estinzione”.

Jan Fabre – Note critiche e biografiche

Jan Fabre
photo e copyright Carlotta Manaigo

Artista della consilienza, operante dalla fine degli anni settanta come artista visuale, Jan Fabre si colloca nella scia della tradizione, soprattutto fiamminga e rinascimentale italiana, tempo in cui gli artisti operavano su e con più discipline in quanto promotori del rivoluzionario pensiero umanistico.

Nato ad Anversa, (Belgio), nel 1958, dove vive e lavora, Jan Fabre ha acquisito notorietà internazionale come uno dei più innovativi artisti della sua generazione per la sua capacità di padroneggiare non solo diverse discipline e temi, ma anche per una continua attitudine sperimentale nei confronti di problematiche e materiali.

Jan Fabre ha partecipato a importanti manifestazioni internazionali come la Biennale di Venezia (1984, 1990, 1997, 2007, 2009, 2011, 2017), Documenta Kassel (1987, 1992, 2017).

Tra le recenti mostre personali figurano quelle ospitate da importanti istituzioni come: Louvre, Parigi, (2008), Kunsthaus, Bregenz (2008), Kunsthistorisches Museum, Vienna, (2011) Musée d’Art Moderne, Saint Etienne, (2011), MAXXI, Roma (2014), Museo dell’Ermitage, San Pietroburgo (2016), Forte di Belvedere, Palazzo Vecchio, Piazza della Signoria Firenze (2016), Pinchuk Art Center, Kiev (2017), Musée d’Art Contemporain, Lyon (2017), Fondation Maeght, Saint-Paul-de-Vence (2018), Museo di Capodimonte, Napoli (2019). Diverse opere di Jan Fabre sono state commissionate per spazi pubblici in Belgio e all’estero. A Bruxelles è possibile ammirare sulla scalinata dei Musei Reali delle Belle Arti The Gaze Within (The Hour Blue) (2011-2013) e Heaven of Delight (2002) presso il Palazzo Reale. Ad Anversa, città natale dell’artista, l’opera The Man who Bears the Cross (2015) è ospitata all’interno della Cattedrale di Nostra Signora. Fabre ha realizzato un trittico nel solco di Rubens, Jordaens e Van Dyck per la chiesa di Sant’Agostino/AMUZ sempre ad Anversa. Come Heaven of Delight, questo trittico è realizzato con le elitre dello scarabeo gioiello. Ultime tra le sue installazioni site-specific sono quattro sculture di corallo rosso nella cappella di Pio Monte della Misericordia a Napoli (2019) che dialogano idealmente con il capolavoro di Caravaggio (Le sette opere di Misericordia).


JAN FABRE. LA SAGGEZZA DEL BELGIO.
Milano, Galleria Gaburro (via Cerva 25)
2 dicembre 2022 – 12 febbraio 2023

Orari:
martedì-sabato, 10-13; 15-19

Ingresso libero

Informazioni:
Tel. +39.02.99262529; info@galleriagaburro.com

Sito internet:
www.galleriagaburro.com

FB galleriagaburro
IG galleriagaburro

Ufficio stampa
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