Nova Gorica, Castello di Kromberk, Goriški muzej: “Il dinamismo della materia”

Colomba della Guerra, 1969

Castello di Kromberk > Goriški muzej > Nova Gorica
Fino all’11 febbraio 2024

Il dinamismo della materia
opere di Massimo Gardone, Zdenko Kalin, Janez Lenassi, Vladimir Makuc,
Marcello Mascherini
, Davide Maria Palusa, Mario Sillani Djerrahian e Vasja Žbona
a cura di Katarina Brešan e Massimo Premuda
in collaborazione con l’Archivio Mascherini
organizzata da Goriški muzej e Casa CAVE Visogliano/Vižovlje

Giovedì 9 novembre è stata inaugurata al Castello di Kromberk di Nova Gorica “Il dinamismo della materia”, una grande collettiva retrospettiva a cura di Katarina Brešan e Massimo Premuda in collaborazione con l’Archivio Mascherini per celebrare i 40 anni dalla morte dello scultore Marcello Mascherini (Udine 1906-Padova 1983) con un corpus di bronzi, bozzetti e stampe, ma anche fotografie, documentazione originale e i suoi attrezzi da lavoro.

In mostra oltre 50 opere fra cui le sculture di Mascherini e le fotografie di Massimo Gardone, Davide Maria Palusa e Mario Sillani Djerrahian che vengono messe in dialogo e contrasto con le vitali sculture di Zdenko Kalin (Solkan 1911-Ljubljana 1990), Janez Lenassi (Opatija 1927-Piran 2008) e Vasja Žbona (Miren 1945-Paris 2013) dalla Collezione d’Arte del Castello di Kromberk, insieme agli iconici uccelli di Vladimir Makuc (Solkan 1925-2016), di cui il Goriški muzej-Museo del Goriziano di Nova Gorica custodisce il prezioso fondo.

L’esposizione intende dunque analizzare come gli artisti italiani e sloveni abbiano affrontato, e genialmente risolto, il tema dell’aria, del vento, del movimento e del volo, e si inserisce nell’ambito della nona edizione de L’Energia dei Luoghi / Festival del Vento e della Pietra, organizzato dall’associazione Casa CAVE di Visogliano/Vižovlje e sostenuto da Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Comune di Duino Aurisina, Fondazione Pietro Pittini e Fondazione Foreman Casali., in proiezione di GO!25, Nova Gorica e Gorizia, Capitale Europea della Cultura 2025.

Massimo Premuda racconta così il concept dell’omaggio all’opera di Mascherini da parte di tre autori di oggi che reinterpretano a tanti anni di distanza con il loro particolare occhio contemporaneo tre sculture del maestro inerenti i venti presenti sul territorio: “In mostra un nucleo significativo di fusioni di Mascherini, in particolare gabbiani, colombi e uccellacci della fine degli anni Sessanta e dei primi anni Settantache documentano l’interesse dell’artista sui fenomeni legati all’aria, avendo nella sua lunga carriera rappresentato, oltre a diversi drammatici volatili, i suggestivi venti del nostro territorio in tutte le loro possibili declinazioni: Bora, Scirocco, Libeccio… tre nomi che ben descrivono la nostra macroarea e che con le loro peculiari caratteristiche sono forieri degli straordinari ed estremi fenomeni atmosferici dl nostro golfo! In particolare, nella declinazione della decorazione navale, tanti gruppi scultorei di Mascherini hanno preso il largo da Trieste sulle eleganti nave bianche, quale la raffinatissima motonave Augustus del 1951, riccamente decorata dai migliori artisti delle regione. In esposizione quattro spettacolari bronzi del maestro: “Colomba della Guerra” (1969), “La Guerra” (1970) , “Uccellaccio” (1970) e “Gabbiano ferito” (1973) con relativi bozzetti e incisioni, che rappresentano un corpus dall’inconfondibile unità linguistica e che riflettono le preoccupazioni dell’artista per le sorti della società e del mondo. E ancora i disegni “Studio per gabbiano” e “Mare e vento” che, insieme al raro materiale proveniente dall’Archivio Mascherini, ci raccontano l’interesse del maestro per la natura che lo circondava, in particolare dopo il 1955, anno in cui si stabilì nella baia di Sistiana, “ponendolo in quotidiano contatto con un mondo geologicamente unico e tale da divenire importante motivo ispiratore nella sua produzione. Dopo gli anni dell’arcaismo e del mito classico, apparvero le scabrosità e le pietrosità che la natura forniva come motivi di confronto non più idilliaco, odoroso di selve e di salso, quanto piuttosto brutale  e possente, riflesso di una società  sempre più conflittuale.” (da Claudio H. Martelli)
Infine viene presentato anche un nucleo di due opere che riprende il mito del volo e della caduta di Icaro con un’imponente fusione di oltre 2 metri del 1957 che simboleggia l’ambizione all’ascesa e con un bronzetto dei primi anni Settanta che ne raffigura la caduta, quasi a voler rappresentare visivamente l’attuale Sindrome di Icaro che, mutuata dal mito in psicologia, si riferisce a personalità di tipo narcisistico, spesso in posizioni sociali elevate che, sovrastimando i propri limiti, falliscono l’obiettivo.

Janez Lenassi, Burja, 1974

La profonda e sofferta ricerca di Mascherini viene così messa in dialogo e contrasto con le fotografie omaggio di tre artisti contemporanei che hanno voluto rileggere a tanti anni di distanza le opere di uno dei più significativi scultori del Novecento italiano:  i bronzi “Bora” e “Scirocco” del 1951, che decoravano la motonave Augustus e oggi esposti al MuCa, il Museo della Cantieristica di Monfalcone, e “Lotta di Chimere” del 1967, il gruppo bronzeo installato all’incrocio fra via Palestrina e via San Francesco nel Borgo Franceschino di Trieste.

Massimo Gardone (Genova, 1961) reinterpreta il mito della “Bora” di Mascherini attraverso un algido dittico fotografico stampato su HD Metal Print e montato su alluminio dal titolo “Soffio di Bora” che dialoga con Bonjour”, un suggestivo mare sferzato dalla bora, tratto dalla serie “La Luce Del Vento”. Il lavoro trasforma con il soffio metallico della Bora, e sotto gli occhi dello spettatore, la superficie del mare in una distesa artica, cristallizzando il pelo dell’acqua e pietrificandolo in una fusione scultorea. E come afferma lo stesso fotografo: “ll bronzo in grafite. La scultura in disegno. Il tratto deciso graffia la superficie. La gioia è sorprendente, il divertimento manipolatore mi fa sorridere, mi mette di buon umore. Nei tratti gentili la musa soffia a fior d’acqua, il vento si fa visibile lasciando le sue orme. Una piccola canoa e un transatlantico si sovrappongono nel ricordo intimo di uno sguardo amorevole. Un omaggio garbato, e nulla più.”

Mario Sillani Djerrahian (Addis Abeba, 1940), figura storica della sperimentazione videofotografica, ci presenta invece l’esuberante vento “Scirocco”, che Mascherini aveva immaginato a cavallo di un pesce annunciante il suo passaggio soffiando in una conchiglia, mentre fugge dal museo e si libera nella tempesta. Nuovamente, nella ricerca di Sillani, il paesaggio irrompe nello spazio espositivo divenendo paesaggio mentale, o “endotico”, e la scultura prende letteralmente il volo in uno scatto dal taglio futurista per evadere dal museo e immergersi in dense nuvole cariche di umidità riportandolo in un ambiente che solo la mente può elaborare.

Infine Davide Maria Palusa (Trieste, 1989) rilegge il potente gruppo scultoreo “Lotta di Chimere” che lo stesso Mascherini, in un’intervista del 1975, aveva così descritto: “Sono due chimere, meglio forse due culture che si scontrano, o due venti; bah, sono quello che vuoi immaginare tu, comunque sono due idee contrastanti”. Palusa interpreta questo violento scontro fra terribili forze contrarie come un incontro che, proprio attraverso i vuoti rimasti fra i due personaggi femminili urlanti, lascia spazio al fluire dell’aria e, perché no, anche alla possibilità di compenetrarsi di idee e punti di vista diversi, trasformando la lotta in abbraccio, proprio su uno spigolo di una casa, potente metafora dell’eterno scontro-incontro fra culture di cui la nostra terra di confine si è sempre nutrita. Pertugi dunque di una possibile riconciliazione?”

Così Katarina Brešan sottolinea le possibili convergenze fra gli artisti sloveni e italiani in mostra: “Al Castello di Kromberk la mostra è stata arricchita con le opere di artisti, soprattutto scultori, della nostra collezione, e con opere che erano già esposte nella mostra permanente, ma che ora, in un contesto diverso, offrono nuove possibilità di lettura e interpretazione. Quando diventano oggetto di una riflessione che prende in considerazione la dinamica, il movimento, l’aria, il vento e il volo, le opere d’arte che conosciamo bene e che osserviamo frequentemente, si rivelano in un modo diverso e vi vediamo qualcosa di nuovo, di fresco. In precedenza le percepivamo in modo indipendente, ciascuna con la propria espressione, nel contesto dell’opera di ciascun artista, mentre ora sono unite da un nuovo filo rosso, nonostante le diverse origini concettuali, tecniche, luoghi e tempi di creazione. Si prestano ad incantarci di nuovo, specialmente quando mettiamo in dialogo il maestro italiano con i nostri artisti Zdenko Kalin (Solkan 1911 – Lubiana 1990), Vladimir Makuc (Solkan 1925 – Lubiana 2016), Janez Lenassi (Opatija 1927 – Pirano 2008) e Vasja Žbona (Miren 1945 – Parigi 2013). Su di loro è già stato scritto molto, li abbiamo visti in mostre personali, dove le loro opere sono state interpretate singolarmente, con temi da cui sono scaturite, attraverso materiali e tecniche che li hanno segnati.

Per la sua serie dedicata agli uccelli, Marcello Mascherini ha riflettuto sullo spazio e il volo, mentre Zdenko Kalin, suo contemporaneo e anch’egli un maestro nella scultura in bronzo, dieci anni prima nei suoi “Giochi tra bambini” si è dedicato al rapporto tra la materia e l’aria che la circonda, tra il pieno e il vuoto, tra il movimento e la quiete. Con queste sculture, che rappresentano un passo verso la scultura moderna slovena nonostante non rinneghino la tradizione, emerge tutta l’allegria, la giocosa spensieratezza dell’infanzia, diventando un contraltare alle angosciose composizioni di corpi sofferenti di Mascherini. Entrambi gli scultori, che hanno lavorato in ambienti specifici, in paesi confinanti ma con diverse condizioni sociali e politiche, hanno influenzato in modo significativo la produzione artistica del proprio tempo. Entrambi a loro modo hanno fatto ricorso alla sperimentazione, delineando la transizione verso una diversa comprensione della materia e dello spazio. Mascherini si è spinto verso una maggiore astrazione negli anni ’60, passando anche a composizioni biomorfe e zoomorfe, mentre Kalin si è concentrato principalmente sulla figura umana e sul ritratto. In un certo momento, soprattutto negli anni ’50, erano espressivamente molto simili, soprattutto nella percezione della figura, allungata, dinamica, con un senso per l’essenziale.

Gli uccelli e il volo sono tra i motivi più riconoscibili di un altro compaesano di Solkan, Vladimir Makuc, noto per essere un grande sperimentatore delle tecniche grafiche. La sua vasta opera include anche una pittura e scultura eccezionale, soprattutto a partire dalla metà degli anni ’70. Nel vuoto della campagna carsica, istriana e mediterranea, si svolge la vita semplice di varie specie di uccelli, che l’artista, nonostante la semplificazione di un disegno infantile, rende riconoscibili. Oltre a questi c’è spazio per quadrupedi e anche per l’uomo, ma tutti devono quasi adattarsi alle creature alate che planano sulle correnti d’aria, enfatizzate dalle immancabili frecce. Le composizioni sono in qualche modo dominate dal cielo, che in base al colore determina l’atmosfera e il momento del giorno. Nel mondo di Makuc compaiono anche elementi che suggeriscono che il mondo sta avanzando verso il progresso tecnologico, che però vengono lasciati in secondo piano. L’opera dell’artista è concentrata sull’intimità e contemporaneamente sull’universalità del tempo eterno della natura.

Alla “Bora” marmorea di Janez Lenassi si allaccia un’altra serie di sculture di Mascherini, che ha come oggetto l’interpretazione di diversi venti della nostra terra. Nel suo stile caratteristico, Lenassi ha lavorato il marmo bianco in modo minimale, dando l’impressione fosse tagliato e levigato dal vento. L’unico intervento evidente della mano umana è costituito dalla linea verticale che corre lungo la parte anteriore e termina con una forma concava in cima, conferendo un senso di equilibrio. Nonostante il formato verticale si opponga costantemente alle forti variazioni atmosferiche ben note ai residenti del Litorale, la bora è riuscita a lavorare la scultura da tutte le parti.

Seguendo Lenassi possiamo spostarci mentalmente nel centro di Nova Gorica, dove dal 1960 sorge il suo monumento a Edvard Rusjan, dedicato dall’artista a Icaro in veste di aviatore caduto. Un’opera quasi contemporanea a quella di Mascherini, così diverse eppure entrambe segnate da una forte verticalità, con le gambe radicate a terra e le ali rivolte verso il cielo.

Con Vasja Žbona torniamo al bronzo e all’uccello, che in termini figurali è l’opera più riconoscibile nel suo repertorio. Tutte le sue sculture derivano dalla natura, suggerendo principalmente elementi vegetali e sono prevalentemente realizzate in legno, il suo materiale preferito. Žbona si è trasferito dal suo paese, Miren, nella metropoli parigina e ha fatto parte della cerchia dell’artista cubano Augustín Cárdenas. Come suo assistente, ha adottato approcci surrealistici e il cosiddetto biomorfismo, che astrae le forme principalmente dal mondo delle piante. Nel suo lavoro, Žbona ha tratto ispirazione principalmente dalla natura del suo paese natio, che non lo ha mai lasciato. Forse questa è la caratteristica che accomuna tutti gli artisti della mostra, tutti riportano il segno di questo pezzo di terra, anche coloro che si sono trasferiti qui, ambientandosi. Sono stati marchiati dalla sua struttura rocciosa, la vegetazione, la fauna, i venti, il mare… e anche dalle persone che generano una società così complessa, difficile, opprimente e allo stesso tempo leggera e giocosa, che mostra il suo lato migliore nella grande arte visiva.

Due eventi collaterali animeranno infine la mostra: alle 11 di domenica 3 dicembre 2023, “Questo felice giorno della cultura slovena”, e di giovedì 8 febbraio 2024, “Giornata della Cultura Slovena”, verranno condotte dai curatori due visite guidate bilingui per raccontare a più voci i possibili punti di incontro e divergenza fra le opere esposte degli artisti italiani e sloveni.


info
Castello di Kromberk > Goriški muzej
Grajska cesta 1, Kromberk, Nova Gorica
martedì > venerdì 9 > 17 | domenica e festivi 10 > 18
lunedì chiuso | sabato su prenotazione
biglietto intero 4€ | ridotto 2€
+386 (0)5 3351811 – goriski.muzej@siol.net
https://goriskimuzej.si/it/collezioni-permanenti/il-castello-di-kromberk

Casa CAVE Contemporary Art VisoglianoVižovlje Europe
casacave.art@gmail.com
http://casacave.euhttps://www.facebook.com/CasaCAVE.contemporaryArt

Aps comunicazione Snc
di Aldo Poduie e Federica Zar
viale Miramare, 17 • 34135 Trieste
Tel. e Fax +39 040 410.910
zar@apscom.it

Rovigo, Palazzo Roncale: la Quadreria tirata a sorte, per disfarsene

Vittore Ghirlandi detto Fra Galgario, Ritratto di ragazzo vestito all’orientale,
olio su tela (seminario)

Rovigo, Palazzo Roncale

2 dicembre 2023 – 10 marzo 2024

Mostra promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, a cura di Alessia Vedova, da una idea di Sergio Campagnolo.

Il prossimo appuntamento di Palazzo Roncale, sede espositiva della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, sarà con “Il Conte e il Cardinale. I capolavori della Collezione de Silvestri” (dal 2 dicembre 2023 al 10 marzo del 2024). La mostra, promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo in collaborazione con Comune di Rovigo, Accademia dei Concordi e Seminario Vescovile, nasce da una idea di Sergio Campagnolo ed è affidata alla curatela scientifica di Alessia Vedova.

L’esposizione si propone di portare nuova luce alla singolare vicenda che occorse all’imponente collezione d’arte, e non solo, appartenuta al casato de Silvestri. Nel 1877, i due ultimi eredi – il nobiluomo Gerolamo e il fratello cardinale Pietro – legarono la quadreria di famiglia, per metà al Seminario Vescovile, e per l’altra metà al Comune di Rovigo e all’Accademia dei Concordi. Senza però stabilire cosa dovesse pervenire a chi.  Il patrimonio da dividere tra le due istituzioni era imponente: oltre 200 opere. Un lascito che provocò una contesa al rovescio, dato che entrambi i co-beneficiari lottarono per “scaricare” all’altro il possesso della Collezione, considerandola troppo ingombrante e per nulla interessante. Il Seminario acquisì volentieri la collezione archeologica che i de Silvestri avevano lasciato insieme alla quadreria, mentre auspicarono che a farsi carico di quest’ultima fosse l’Accademia dei Concordi. Che era stata felicemente destinataria di un altro lascito della famiglia, la preziosissima Biblioteca Silvestrina, ricca di 40 mila documenti e volumi, tra cui capolavori unici come la trecentesca Bibbia Istoriata Padovana. Un’altra gemma del patrimonio, la Casa di Francesco Petrarca ad Arquà, i de Silvestri l’avevano già destinata al Comune di Padova, cui tutt’ora appartiene.

Rifiutare il lascito, definito dall’esperto dell’epoca come “cose da bottega di rigattiere”, non si poteva, così, dopo lunghe diatribe, la gara a disfarsene venne salomonicamente risolta dai numeri: le opere con un numero di inventario pari andarono al Seminario Vescovile, quelle dispari all’Accademia. Benignità della sorte, alla recente confluenza della Pinacoteca del Seminario nella Pinacoteca dell’Accademia, la collezione smembrata è tornata unita; recuperando l’originaria unità a cui avevano aspirato i due illustri donatori.

Sebastiano Bombelli , Triplice ritratto, olio su tela (seminario)

Perché tanta indifferenza per una così imponente collezione d’arte? A spiegarlo è la curatrice della mostra, Alessia Vedova: “Quella dei nobili de Silvestri è una tipica collezione privata dell’epoca: molte opere settecentesche o seicentesche, che al momento non erano particolarmente apprezzate, un buon numero di copie volute per scopo di studio o decorativo, ritratti, nature morte, piccoli paesaggi, opere devozionali. Nulla che veramente intrigasse gli Accademici o gli ecclesiastici”.

“Un giudizio che agli occhi di oggi appare davvero miope. Basti pensare alle grandi opere trecentesche e quattrocentesche di Nicolò di Pietro e Quirizio da Murano, tra i capolavori della attuale Pinacoteca, alle tele di Mazzoni, Nogari, Pittoni, Pietro Della Vecchia, Giambattista Piazzetta, Pietro Longhi, Fra Galgario…” 

“Questa mostra – continua la curatrice – riaccende i riflettori sulla Collezione e ne fa oggetto di una importante campagna di studi, preceduta da una nuova campagna fotografica. A quasi 150 anni dalla donazione, si analizzerà e documenterà questo patrimonio in gran parte finito nei depositi. L’indagine scientifica di tutte le opere continuerà anche dopo la mostra e in questo lavoro sarò affiancata da altri specialisti universitari. Al termine di questa ricerca, immagini e schede scientifiche dell’intera collezione saranno rese disponibili on line. Un altro progetto riguarda la messa on line dell’intera Bibbia Istoriata, manoscritto miniato oggi suddiviso tra Rovigo e la British Library di Londra.

La mostra proporrà al pubblico una selezione delle più significative opere della Collezione, ma com’è nella tradizione delle esposizioni di Palazzo Roncale, servirà anche a far conoscere al pubblico la storia del casato dei de Silvestri, presenti a Rovigo sin dal Ducato Estense. Non saranno indagate solo le figure dei due ultimi protagonisti ma anche quelle di altri membri di una famiglia che si è distinta per molti aspetti in città e nel Polesine. Naturalmente sarà presentata la vicenda del Cardinale Pietro, personalità di spicco nella Roma di metà Ottocento, momento cruciale per le sorti dello Stato Pontificio. Silvestri assunse l’incarico di seguire gli intessi dell’Impero Austroungarico presso il Soglio di San Pietro, salvo convincersi della necessità di unire Roma al nuovo Regno d’Italia, posizione naturalmente avversata dalla corte papale, al punto che alla sua morte non gli venne tributato alcun omaggio solenne. La sua salma venne silenziosamente tumulata al Cimitero del Verano e poi traslata nella tomba di famiglia a Rovigo.

Con la morte del Cardinale, nel 1875, preceduta di un anno da quella del fratello, la famiglia si estinse. Il palazzo e i beni non diversamente assegnati giunsero infine al Vescovo di Adria e da essi prese vita il “Patronato-Scuola de Silvestri per le fanciulle povere”. Un esempio davvero unico di munificenza, che la mostra consente, per la prima volta, di approfondire e documentare.

Info: Fondazione Cariparo www.fondazionecariparo.it


Rovigo – La mostra che dal 30 novembre sarà in Palazzo Roncale con il titolo “Il Conte e il Cardinale. I capolavori della Collezione Silvestri”, oltre a svelare una serie di notevolissime opere d’arte, porta in luce la  figura e la storia del  Cardinale,Pietro de Silvestri, che sull’Unità d’Italia aveva idee decisamente poco gradite al Papa del momento, Pio IX.

La mostra, promossa   dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo insieme all’Accademia dei Concordi, al Comune di Rovigo e al Seminario Vescovile, è ideata da Sergio Campagnolo e curata da Alessia Vedova.

Pietro de Silvestri era nato a Rovigo il 13 febbraio del 1803 dal conte Carlo e da Antonia Dottori Sanson. Dopo gli studi letterari presso il Seminario rodigino, si laurea   all’Università di Padova in teologia e diritto.

È del 1826 l’ordinazione sacerdotale seguita dall’incarico nella parrocchia dei Ss. Francesco e Giustina e dall’insegnamento di discipline bibliche e della lingua ebraica nel Seminario diocesano.

Nel 1836 al giovane sacerdote rodigino giunge dall’Imperatore Francesco 1^ la nomina ad uditore per l’Austria alla Sacra Rota. Giunto a Roma  si mostra molto attivo nella riorganizzazione dell’antica istituzione, fino adiventarne decano.

Il prestigio che andava conquistandosi nella Curia Pontificia venne premiato, il  15 marzo 1858, dalla porpora cardinalizia decisa da Papa Pio IX. Pochi mesi dopo il governo austriaco gli conferisce l’incarico di protector nationis austriacae presso la corte papale, incarico di assoluta fiducia finalizzato a salvaguardare gli interessi e le relazioni privilegiate dell’Impero con il Papa e la Curia romana. In quanto cardinale, gli venne assegnata la titolarità della chiesa di San Marco  e residenza nel contiguo Palazzo Venezia, già sede dell’ambasciata della Serenissima a Roma.

Sono gli anni in cui matura l’Unità d’Italia e il cardinale si mostra uno “dè più favorevoli, dè più energici” alleati di Cavour presso la Curia romana. Il suo è un mutamento di campo che non passa inosservato. L’Austria gli toglie l’incarico di rappresentanza e la sede di Palazzo Venezia, mentre de Silvestri entra in conflitto con il potente Segretario di Stato, cardinale Giacomo Antonelli, e lo stesso Papa.

Considerato come “capo della cospirazione in Roma”, de Silvestri corre il concreto rischio di essere privato della stessa porpora cardinalizia. Queste ostilità gli consigliano un atteggiamento molto defilato.

Il suo ruolo e peso nella Questione Romana sono tutti da verificare. Le opinioni degli storici risultano molto contrastanti. C’è chi lo considera un “insignificante opportunista”, “soggetto di scarsi talenti” e chi gli riconosce una statura ben diversa.

La distruzione da lui voluta della corrispondenza e di altri documenti ha privato gli storiografi di testimonianze che avrebbero potuto meglio chiarire il suo ruolo politico.

Di certo la sua posizione all’interno della Curia Papale era del tutto compromessa, tanto che venne tenuto all’oscuro persino della convocazione del Concilio Ecumenico Vaticano 1^ e venne messo il veto sulla sua nomina ad Arcivescovo di Milano, pur caldeggiata nel 1867 dal Governo Italiano. Vittorio Emanuele II lo indicò, senza fortuna, tra i candidati al Soglio Pontificio graditi al Governo italiano.

Dopo Porta Pia, e il disfacimento dello Stato Pontificio, de Silvestri entrò a far parte della speciale commissione incaricata di riorganizzare la Curia.

Morì a Roma il 19 novembre 1875 e venne provvisoriamente sepolto, senza particolari onori, al cimitero del Verano per essere poi trasferito nella tomba di famiglia a Rovigo.

Pietro de Silvestri non fu, probabilmente, un finissimo stratega politico. Ma fu certamente uomo di grande cultura. Già da giovane era stato ammesso tra gli Accademici dei Concordi. Alla “sua” Accademia destinò la ”Silvestriana”, raccolta di 40 mila volumi tra i quali testi unici e rari, così come aveva già donato la Casa del Petrarca, possedimento di famiglia. E, infine, con il fratello conte Gerolamo, l’intera collezione d’arte e di archeologia dei de Silvestri, conferendone una metà al Comune e all’Accademia dei Concordi e l’altra al Seminario Vescovile. Gli altri beni mobili ed immobili di famiglia, in assenza dell’erede designato, finirono nella disponibilità del Vescovo di Adria.

Informazioni parzialmente tratte da: SILVESTRI, Pietro de di Alessandro Capone –
Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 92 (2018)


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Casalecchio di Reno, Bologna: Politicamente Scorretto. Programma di sabato 18 nov.

Politicamente Scorretto 2023:
Articolo 21. Libertà di pensare, diritto di sapere

Il programma di sabato 18 novembre 2023

La XVIII edizione della rassegna curata da Carlo Lucarelli continua con la quinta e penultima giornata dedicata alla letteratura

Dal 14 al 19 novembre 2023 a Casalecchio di Reno (BO)

Il programma della giornata di sabato 18 novembre 2023 di Politicamente Scorretto 2023 prevede numerosi appuntamenti dedicati alla letteratura. Il ricco programma di eventi ed ospiti della XVIII edizione della rassegna curata da Carlo Lucarelli, ideata nel 2005 dal servizio Casalecchio delle Culture e promossa dal Comune di Casalecchio di Reno, prosegue focalizzandosi sul tema “Articolo 21. Libertà di pensare, diritto di sapere”, in riferimento all’Articolo 21 della Costituzione Italiana.

Alle ore 15.00, sabato 18 novembre 2023, torna il consueto appuntamento con “La Letteratura indaga i gialli della politica” presso la Casa della Conoscenza, dove Carlo Lucarelli incontrerà e dialogherà con diversi autori. Si inizia con Paolo Borrometi autore di “Traditori” (Solferino Editore, 2023) che attraverso un reportage giornalistico ci accompagna in un viaggio nella storia d’Italia in cui denuncia i traditori, i criminali che mirano a creare confusione nel Paese per raggiungere i propri interessi illegittimi a discapito della verità. Perché tante stragi e delitti in Italia rimangono impuniti? È questa la domanda che l’autore Borrometi si pone e alla quale tenta di rispondere analizzando i tanti casi irrisolti del passato, dallo sbarco degli americani in Sicilia nel 1943 fino ad arrivare ai giorni nostri, passando per le bombe degli anni Settanta e la strategia della tensione: da Portella della Ginestra a via Fani, dall’Italicus al Rapido 904, da Bologna a Capaci Via d’Amelio, fino all’arresto del latitante Matteo Messina Denaro. Una storia approfondita, alternativa e potente del lato oscuro del Paese.

Si prosegue con il procuratore aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo Marzia Sabella, che porterà sul palco di Politicamente Scorretto il suo libro “Lo Sputo” (Sellerio Editore, 2022), un racconto che mette in luce il coraggio di una donna disperata, la prima a testimoniare contro la mafia. La protagonista è Serafina Battaglia, una donna siciliana senza paura e riverenza che ebbe il coraggio di denunciare l’associazione mafiosa di cui essa stessa aveva fatto parte, fino alla morte. In pagine pervase da un’ironia sottile seppur amara si susseguono delitti, funerali, lutti, vendette e sangue, ma senza nessuna enfasi o retorica, come un reportage in bianco e nero. Una storia vera che non è solo documentazione storica ma che, grazie all’abilità narrativa della scrittrice, diventa una vivida pagina letteraria.

Un’altra presentazione di rilievo sarà quella di “Trecento giorni di sole. La vita di mio padre Rocco, giudice scomodo” (Mondadori Editore, 2023), il libro autobiografico dell’avvocato Giovanni Chinnici. L’autore evidenzia i suoi stati d’animo quando all’età di diciannove anni perse il padre, ucciso sotto casa con la prima auto-bomba della mafia. Il giudice Chinnici, il “maestro” di Falcone e Borsellino, fu colui che alla fine degli anni Settanta capì l’importanza di lavorare affinché le istituzioni riconoscessero l’esistenza del fenomeno mafioso e lo affrontassero con gli strumenti adeguati. Colui che istituì quello che, qualche mese dopo il suo omicidio, divenne noto come il Pool antimafia di Palermo“Trecento giorni di sole. La vita di mio padre Rocco, giudice scomodo” è il racconto di un figlio che non ha avuto il tempo di parlare da uomo a uomo con suo padre, è il racconto di un magistrato che ha lottato per squarciare il velo su un fenomeno, quello mafioso, di cui pochi, allora, erano disposti a riconoscere l’esistenza. Il racconto di un uomo che, a costo della vita, ha lottato per rendere l’Italia un Paese migliore.

Infine salirà sul palco anche lo scrittore Francesco Marchi, autore del libro “E il rosso intonò una canzone” (Scatole Parlanti Editore, 2022), con la partecipazione di Marco Ognissanti, ex brigatista BR. La narrazione ruota attorno a Marco, un giovane agente di polizia che nell’autunno del 1979 viene assegnato alla Digos della Questura di Milano, dove si scontrerà con gli anni più duri e sanguinosi della lotta al terrorismo. Durante un servizio, un suo collega viene colpito mortalmente e Marco ha un attimo d’indecisione, così gli assassini riescono a fuggire. La ricerca dei responsabili dell’omicidio s’intreccia con le vicende personali dei protagonisti: il Rosso, Dracula, Sergio, Ciro, Nicola, Salvatore e il vecchio Arturo, mentre sarà la bomba alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980 che obbligherà Marco e i suoi colleghi a riflettere sul proprio lavoro. Attraverso le voci di poliziotti e terroristi, Francesco Marchi condivide con il pubblico un punto di osservazione particolare e personale sugli anni di piombo, una delle pagine più drammatiche della storia italiana.

La quarta e penultima giornata della rassegna si concluderà sempre presso la Casa della Conoscenza alle ore 20.45 con “Il Caso Moro“, evento a cura di CGIL Bologna. Qui l’ex magistrato e scrittore Giuliano Turone, autore di “Italia occulta. Dal delitto Moro alla strage di Bologna, il triennio maledetto che sconvolse la Repubblica” (Chiarelettere Editore, 2019) dialogherà con Carlo Lucarelli e Gianni Monte, segretario CDLM_CGIL Bologna. La storia raccontata dall’autore porta i lettori in una sequenza impressionante di stragi, assassinii, complotti, tentativi di colpi di Stato: Moro, Pecorelli, Sindona, Ambrosoli, Mattarella, Amato, la strage di Bologna, la P2, Andreotti. Un insieme di fatti maturati in un arco di tempo ristretto (1978-1980) e rimasti il più delle volte senza giustizia, che sono stati recuperati e ricostruiti in un disegno complessivo ricco di frammenti e risvolti dimenticati o trascurati durante i processi. Con Turone, testimone e protagonista come magistrato di quella terribile stagione, ci addentriamo tra storie torbide e sconvolgenti che hanno come protagonisti criminali, terroristi e mafiosi, ma pure uomini delle istituzioni, veri traditori della Repubblica. Turone spiega e dimostra che è solo grazie al sacrificio di eroi valorosi tra magistrati, carabinieri, finanzieri e poliziotti, e all’impegno di alcuni politici tenaci e coraggiosi che l’Italia è riuscita a rimanere un Paese libero. Dunque è essenziale non dimenticare e informare le nuove generazioni su quelli che furono gli eventi che segnarono quegli anni terribili, spesso resi volutamente indecifrabili per coprire responsabilità e bugie.

Gli eventi saranno trasmessi in diretta streaming sulla pagina Facebook e il canale Youtube di Politicamente Scorretto.

Alla Casa della Conoscenza sarà inoltre presente il bookshop a cura della Libreria Carta Bianca.

Il programma completo è consultabile sul sito www.politicamentescorretto.org.


Politicamente Scorretto è un progetto del Comune di Casalecchio di Reno in collaborazione con Carlo Lucarelli e con il sostegno e la co-progettazione della Regione Emilia-Romagna nell’ambito della L.R. 18/2016. Partner: Libera Associazioni Nomi e Numeri contro le mafie, Avviso Pubblico Enti locali e Regioni contro mafie e corruzione, ATER Fondazione, Ordine dei Giornalisti Emilia-Romagna, Fondazione Ordine dei Giornalisti Emilia-Romagna, Club Tenco, CDMPI – Centro di Documentazione del Manifesto Pacifista Internazionale, Percorsi di Pace, Libreria Carta Bianca, Giovani Reporter. Sponsor: Melamangio e Elior.


INFORMAZIONI UTILI
 
POLITICAMENTE SCORRETTO 2023 – XVIII EDIZIONE
QUANDO: dal 14 al 19 novembre 2023
DOVE: Casalecchio di Reno (BO)
Casa della Conoscenza, Via Porrettana 360
Teatro comunale Laura Betti, Piazza del Popolo 1
Casa per la Pace “La Filanda”, Via dei Canonici Renani 8

Tutti gli eventi sono gratuiti, fino ad esaurimento posti.
Gli spettacoli teatrali al Teatro Laura Betti sono a pagamento. Per informazioni sugli spettacoli si rimanda al sito: www.teatrocasalecchio.it  
 
REALIZZATO DA: Comune di Casalecchio di Reno in collaborazione con Carlo Lucarelli e con il sostegno e la co-progettazione della Regione Emilia-Romagna nell’ambito della L.R. 18/2016
COORDINATO DA: Servizio Casalecchio delle Culture

PARTNER: Libera Associazioni Nomi e Numeri contro le mafie, Avviso Pubblico Enti locali e Regioni contro mafie e corruzione, ATER Fondazione, Ordine dei Giornalisti Emilia-Romagna, Fondazione Ordine dei Giornalisti Emilia-Romagna, Club Tenco
SPONSOR: Melamangio, Elior
 
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