Milano, Museo Diocesano Carlo Maria Martini: MARIO DE BIASI E MILANO. Edizione straordinaria

Mario De Biasi, Una coppia ammira la Galleria Vittorio Emanuele II dalle terrazze del Duomo.
Credito: Mario De Biasi Per Mondadori Portfolio

MILANO | MUSEO DIOCESANO CARLO MARIA MARTINI

DAL 14 NOVEMBRE 2023 AL 18 FEBBRAIO 2024

MARIO DE BIASI E MILANO
EDIZIONE STRAORDINARIA

La mostra celebra il centenario della nascita e raccoglie 100 tra le immagini più iconiche, alcune inedite, che il fotoreporter ha scattato a Milano,

sua città d’adozione, sua città d’elezione.

Un saggio visivo sull’opera di Mario De Biasi (1923-2013), fotografo versatile, definito da Enzo Biagi come “l’uomo che poteva fotografare tutto”. E in questo tutto ha prediletto il capoluogo lombardo, dove si trasferì a 15 anni. Così a cento anni dalla sua nascita, il Museo Diocesano di Milano gli dedica – dal 14 novembre 2023 al 18 febbraio 2024 – un’Edizione Straordinaria che raccoglie una serie di scatti iconici dedicati alla sua città d’adozione.   

La mostra “MARIO DE BIASI E MILANO. Edizione Straordinaria”, organizzata e prodotta da Mondadori Portfolio in collaborazione con il Museo Diocesano di Milano e curata da Maria Vittoria Baravelli con Silvia De Biasi, presenta 100 fotografie vintage, provini e scatti inediti di uno degli autori più apprezzati del secondo Novecento italiano, che per trent’anni documentò la storia del nostro Paese attraverso le pagine del periodico di Arnoldo Mondadori Editore, “Epoca”.

Il percorso espositivo – costituito da opere provenienti dall’Archivio Mondadori e dall’Archivio De Biasi – consentirà al pubblico di conoscere il linguaggio personale che il fotografo adattò a contesti molto diversi tra loro. E, in particolare, a Milano.

Il Duomo, la città, la gente e la moda, senza ordine o punteggiatura”, racconta Maria Vittoria Baravelli, “Milano è quinta e campo base, luogo di una danza infinita da cui De Biasi parte per tornare sempre, dedito a immortalare dalla Galleria ai Navigli, alla periferia, una città che negli anni Cinquanta e Sessanta si fa specchio di quell’Italia che diventa famosa in tutto il mondo“.

Uno sguardo lucido ed evocativo al tempo stesso, quello di De Biasi, capace di raccontare con immediatezza e originalità un momento controverso della storia d’Italia. Nelle trame ordinate dei suoi scatti si leggono infatti i cambiamenti storici e culturali del Paese, che negli anni ’50 e ’60 andava assestandosi su una rinnovata identità culturale. Rinascita che in Milano trovava sintesi e negli scatti di De Biasi eloquente espressione.

L’esposizione si snoda attraversando idealmente la città, dal suo centro nevralgico fino alle periferie. Ci sono i turisti che s’affacciano dal tetto del Duomo e che affollano i bar della Galleria Vittorio Emanuele II, ma anche i pendolari alla stazione ferroviaria di Porta Romana. E poi San Babila, l’Arco della Pace, lo zoo nei giardini di Porta Venezia, scorci di una Milano oggi impossibile dove le chiatte risalgono i Navigli e tutti si meravigliano del mondo che cambia.

L’approccio autoriale di De Biasi si arricchisce dell’acume giornalistico nel 1953, quando viene assunto come fotoreporter da Epoca. Rivista iconica del tempo, ideata sul modello dei periodici statunitensi illustrati, di cui facevano parte, tra gli altri, Aldo Palazzeschi e Cesare Zavattini.

In una pubblicazione che si distingueva per la raffinata impostazione grafica, secondo il direttore Enzo Biagi, De Biasi era l’unico in grado di garantire sempre al giornale “la foto giusta”, anche se per guadagnarla doveva rischiare la vita tra pallottole e schegge di granata, nei tanti servizi bellici della sua carriera. Oppure confrontarsi con i grandi personaggi dell’epoca tra intellettuali, attrici e artisti.

Totalmente inediti i provini di Moira Orfei acrobata e i frame che precedono e seguono il celebre scatto Gli Italiani si voltano, realizzato nel 1954 per il settimanale di fotoromanzi Bolero Film, che Germano Celant scelse per aprire la mostra “Metamorfosi dell’Italia”, organizzata nel 1994 al Guggenheim di New York. L’immagine immortala un gruppo di uomini che osservano Moira Orfei, inquadrata di spalle e vestita di bianco mentre passeggia per il centro di Milano.

La mostra si chiude con la sezione “Da Milano alla Luna” che raccoglie una preziosa selezione di fotografie che De Biasi realizzò nei suoi viaggi extra europei: dall’India alla Rivoluzione di Budapest, dal Giappone alla Siberia, fino ad arrivare all’allunaggio con i celebri scatti a Neil Amstrong.

Mario De Biasi (Sois, Belluno 1923 – Milano 2013) si trasferisce a Milano a 15 anni dove diventa radiotecnico. Durante l’occupazione tedesca viene inviato a lavorare a Norimberga, dove trova per caso un manuale di fotografia e impara a fotografare da autodidatta. Tornato in Italia nel 1946 lavora presso la Magneti Marelli di Sesto San Giovanni e nel 1953 è assunto come fotoreporter dal periodico di Arnoldo Mondadori “Epoca”, con cui lavora fino al 1983. Durante questo trentennio realizza più di centotrenta copertine e indimenticabili reportage dall’Italia e da tutto il mondo: in Sud America, a Hong Kong, a Singapore, sull’Etna, in Africa. Rimangono celebri alcuni servizi come quello in Ungheria durante la rivolta del 1956 e quello della spedizione con Walter Bonatti in Siberia nel 1964. È molto apprezzato anche per i suoi ritratti “in maniche di camicia” ai protagonisti del tempo quali, solo per citarne alcuni,  Aristotele Onassis, Ray Sugar Robinson, Andy Warhol, Marlene Dietrich, Brigitte Bardot.

Pubblica oltre cento libri e riceve numerosi riconoscimenti internazionali.

Nel 1982 riceve il premio Saint Vincent di giornalismo e nel 2003 è insignito dalla FIAF (Federazione Italiana Associazioni Fotografiche) del titolo di “Maestro della fotografia italiana”. Il Comune di Milano riconosce la sua attività conferendogli l’Ambrogino d’oro nel 2006 e, dopo la sua scomparsa nel 2013, iscrivendone il nome nel Famedio del Cimitero Monumentale di Milano in una lapide dedicata ai “cittadini illustri, benemeriti, distinti nella storia patria”.


MARIO DE BIASI E MILANO
EDIZIONE STRAORDINARIA
Milano, Museo Diocesano Carlo Maria Martini(p.zza Sant’Eustorgio, 3)
14 novembre 2023 – 18 febbraio 2024
 
Orari: martedì / domenica, ore 10.00-18.00
La biglietteria chiude alle ore 17.30
 
Informazioni: T. +39 02 89420019; www.chiostrisanteustorgio.it
 
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Bologna di pietra – Regno minerale della città felsinea

Collezione di Mineralogia “Museo Luigi Bombicci”, Bologna
Veduta di allestimento (ala via Irnerio)

Settore Musei Civici Bologna e Sistema Museale di Ateneo – Università di Bologna presentano Bologna di pietra – Regno minerale della città felsinea, un nuovo progetto digitale curato dal Museo civico del Risorgimento per la divulgazione scientifica e la valorizzazione della Collezione di Mineralogia “Museo Luigi Bombicci”.
Una serie di sei video, pubblicati da oggi a cadenza settimanale sul canale YouTube 
Storia e Memoria di Bologna e in una playlist dedicata sul canale YouTube del Sistema Museale di Ateneo, racconta i materiali lapidei naturali e il loro impiego nelle costruzioni del territorio bolognese.

Il Settore Musei Civici Bologna e il Sistema Museale di Ateneo – Università di Bologna presentano Bologna di pietra – Regno minerale della città felsinea, un nuovo progetto digitale curato dal Museo civico del Risorgimento e dedicato alla Collezione di Mineralogia “Museo Luigi Bombicci”, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche ed Ambientali – BiGeA dell’Università di Bologna.

Il progetto intende promuovere la diffusione della conoscenza dei materiali lapidei naturali attraverso 6 video, della durata di 10-20 minuti ciascuno, commentati dall’esperto petrografo Giuseppe Maria Bargossi, Professore dell’Alma Mater e già Referente Scientifico della Collezione di Mineralogia “Museo Luigi Bombicci.. Gli episodi – i primi due da oggi e i successivi quattro a cadenza settimanale – saranno disponibili sul canale YouTube Storia e Memoria di Bologna e in una playlist dedicata sul canale YouTube del Sistema Museale di Ateneo.

Miscellanea materiali del regno minerale

La serie offre un’analisi sintetica dei principali aspetti che caratterizzano i materiali lapidei naturali:
• la ripartizione scientifica in funzione della loro genesi (Rocce Magmatiche, Rocce Sedimentarie, Rocce Metamorfiche)
• l’utilizzazione di criteri classificativi internazionali, basati sulla composizione mineralogica identificabile ad occhio nudo alla scala del campione a mano;
• la relazione fra la vocazione di impiego di questi materiali con la loro composizione mineralogica e le caratteristiche strutturali che permettono la loro ripartizione nei gruppi chiamati Graniti, Marmi, Pietre;
• lo stretto legame che esiste fra le caratteristiche mineralogico-petrografiche e fisico-meccaniche e la durevolezza dei materiali lapidei messi in opera.

Oltre ad illustrare le caratteristiche delle diverse “famiglie” di materiali lapidei ornamentali, ogni video contiene ampi riferimenti alla geologia delle aree di estrazione, del passato e del presente, e alle costruzioni del territorio bolognese in cui furono utilizzati, con specifico riguardo per quelle di rilevanza artistica e storica (edifici, monumenti, statue, pavimentazioni, colonne, scalinate), che saranno illustrati con circa 80 contributi video gradualmente disponibili nella stessa playlist.

Il professore Giuseppe Maria Bargossi
descrive formazione di una pietra naturale

I marmi antichi della “Collezione Sarti”
Il Museo di Mineralogia dell’Università di Bologna venne istituito l’8 marzo 1860, quando il Gabinetto di Storia Naturale dell’Università fu diviso nelle sezioni di Mineralogia, Geologia e Zoologia. Il materiale mineralogico, consistente in circa novemila esemplari fra minerali e rocce, venne consegnato al Prof. Luigi Bombicci, senese, chiamato, all’età di 27 anni, a ricoprire la cattedra di Mineralogia e a dirigere l’omonimo museo. All’inizio il Museo potè disporre di locali poco idonei per cui l’opera indefessa di Bombicci fu indirizzata da un lato all’incremento delle collezioni, fino al raggiungimento di circa quarantaquattromila esemplari nel 1901, dall’altro alla ricerca di spazi sempre più ampi. L’attuale sede, al numero 1 di Piazza di Porta San Donato in Bologna, occupa il piano superiore dell’imponente nuovo edificio voluto da Bombicci per l’Istituto e Museo di Mineralogia e completato nel 1907, quattro anni dopo la sua morte.
Si tratta di un museo di importanza internazionale in quanto raccoglie collezioni di Mineralogia e di Petrografia sistematica e regionale, Meteoriti, Ambre siciliane del Simeto e Marmi antichi. Collezioni che rivestono un ruolo fondamentale per le attività didattiche e divulgative dell’Ateneo bolognese.
Nel 1876 l’architetto Antonio Sarti, che svolse la sua attività professionale a Roma, donò la sua ricchissima collezione di rocce ornamentali antiche e “moderne” a Luigi Bombicci, direttore del Museo di Mineralogia della Regia Università di Bologna, ove sono tuttora conservate.
La “Collezione Sarti” è una prestigiosa collezione di marmi antichi che nacque, come tante altre, nell’Ottocento, quando per soddisfare la richiesta del nascente collezionismo di marmi ornamentali, venne sfruttata la grande quantità di marmi che, a partire dal Settecento, era stata accumulata dai marmorari romani. Maestri nel costruire queste collezioni, che poi verranno acquistate dai musei di tutta Europa, sono i fratelli Belli e soprattutto, Faustino Corsi, considerato un pioniere tra i collezionisti di marmi antichi e uno dei primi a concepire un catalogo ragionato.
La “Collezione Corsi” con mille esemplari di marmo, è tuttora conservata nel Museo di Storia Naturale dell’Università di Oxford. La “Collezione Sarti” non è meno importante in quanto raccoglie più di seicento marmette di rocce ornamentali comprendenti graniti come il Granito di Assuan, porfidi come il Porfido rosso dell’Egitto ed il Porfido verde di Grecia, marmi come il Proconneso, il Pentelico, il Giallo antico ed il Cipollino, brecce come il Verde antico tessalico, il Pavonazzetto, la Breccia Corallina, la Breccia di Sciro ed il Bianco e Nero di Aquitania ed alabastri come l’Alabastro dell’Egitto. Tutti gli esemplari sono stati acquisiti digitalmente e vengono utilizzati per attività didattiche di alcuni corsi di laurea, fra cui Archeologia e culture del mondo antico, Science for the Conservation-Restoration of Cultural Heritage, Ingegneria dei processi e dei sistemi edilizi.

I marmi moderni della Collezione di Petrografia applicata
I materiali lapidei ornamentali e da costruzione, che ebbero un massimo di estrazione ed impiego durante l’Impero Romano, dopo secoli di abbandono, con il Rinascimento riacquistarono un ruolo prestigioso nella realizzazione delle opere monumentali: non solo vennero reimpiegati “marmi antichi”, ma ripresero vigore anche le attività estrattive. Tra Ottocento e Novecento, Italia, Spagna e Grecia si contesero il primato nell’estrazione e lavorazione dei materiali lapidei ornamentali; oggi con la globalizzazione le attività estrattive si sono sviluppate in tutti i Continenti.
La normativa europea, che regola l’impiego di questi materiali, impone la realizzazione di schede che definiscano le loro caratteristiche petrografiche e fisico-meccaniche. L’insegnamento di Petrografia applicata venne attivato per fornire una approfondita conoscenza di queste caratteristiche, fondamentali per un corretto impiego delle rocce ornamentali e di previsione della loro durevolezza una volta messe in opera. Vennero quindi raccolte alcune centinaia di marmette di rocce ornamentali provenienti da cave tuttora attive e venne così costituita la “Collezione di Petrografia applicata”, che può anche essere definita “Collezione di Marmi moderni”. Questo materiale didattico è a disposizione degli studenti di Scienze Geologiche e Naturali, Science for the Conservation-Restoration of Cultural Heritage ed Ingegneria dei processi e dei sistemi edilizi. La Collezione è esposta in alcune vetrine a parete nel corridoio di ingresso del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali nel palazzo di Piazza di Porta San Donato 1 in Bologna. Le marmette sono suddivise in funzione della loro genesi in rocce magmatiche (intrusive, effusive laviche ed effusive piroclastiche), sedimentarie (carbonatiche, clastiche terrigene, da precipitazione chimica ed evaporitiche), metamorfiche (serpentiniti, scisti, gneiss, granuliti). Mentre la classificazione genetica si basa esclusivamente sulla composizione mineralogica e su tessitura e struttura, la classificazione merceologica deve tener conto anche delle caratteristiche fisico-meccaniche dei materiali lapidei. Si hanno quindi tre gruppi di rocce, Graniti (di elevata durezza, perfettamente lucidabili e durevoli), Marmi (decisamente meno duri rispetto ai graniti, perfettamente lucidabili ma meno durevoli), Pietre (materiali lapidei lavorati allo spacco o tagliati a piano sega ma non lucidabili).

L’iniziativa Bologna di pietra – Regno minerale della città felsinea rientra in un accordo quadro di durata triennale, siglato nel 2021 tra Settore Musei Civici Bologna e Sistema Museale di Ateneo – Università di Bologna, per promuovere la reciproca valorizzazione dei patrimoni culturali attraverso l’elaborazione di progetti di collaborazione, attività didattica, divulgazione scientifica ed innovazione tecnologica che prevedano lo scambio di informazioni, la realizzazione di percorsi comuni e l’organizzazione di conferenze, incontri, mostre tematiche.

Eva Degl’Innocenti, direttrice del Settore Musei Civici Bologna sottolinea: “Bologna di pietra – Regno minerale della città felsinea è il risultato di un progetto virtuoso congiunto del Settore Musei Civici Bologna e del Sistema Museale di Ateneo dell’Università di Bologna, in collaborazione con il Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche ed Ambientali – BiGeA dell’Università di Bologna, che permette al contempo la valorizzazione della ricerca scientifica, la diffusione della conoscenza e la fruizione pubblica attraverso i contenuti digitali”.

Roberto Balzani, presidente del Sistema Museale di Ateneo – Università di Bologna, spiega: “La collaborazione fra il Museo del Risorgimento di Bologna e la Collezione di Mineralogia “Museo Luigi Bombicci” del Sistema Museale di Ateneo per la realizzazione del progetto Bologna di pietra risale ormai ad alcuni anni fa. Il frutto maturo di questa esperienza è ora visibile: esso s’inquadra nella più ampia relazione fra istituzioni dell’Ateneo e della città in corso da tempo, sempre ricca di suggestioni e di arricchimenti reciproci. Una peculiarità secolare della nostra Bologna”.

Il professore Giuseppe Maria Bargossi
illustra il movimento Cefalopode (dettaglio)

Tra il Museo civico del Risorgimento e la Collezione di Mineralogia “Museo Luigi Bombicci”, in particolare, i rapporti di collaborazione sono stati avviati nel comune ambito di interesse per i materiali lapidei naturali impiegati nel Cimitero Monumentale della Certosa di Bologna, che dal 2022 ha portato alla realizzazione delle visite guidate Le Pietre della Certosa, in collaborazione con l’Associazione Amici della Certosa e con il coordinamento scientifico di Giuseppe Maria Bargossi e Giorgio Gasparotto, Professore Associato Confermato di Mineralogia presso il Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università di Bologna e attuale Referente Scientifico della Collezione di Mineralogia “Museo Luigi Bombicci”.
La città di Bologna e la sua Certosa offrono la possibilità di osservare una vasta gamma di materiali lapidei naturali appartenenti alle Culture Etrusca e Romana, al Medioevo, al Rinascimento fino all’Età Moderna. Questa variabilità è legata al contesto storico ed alla possibilità di cavare, lavorare e trasportare materiali lapidei provenienti dal territorio bolognese o da regioni e paesi anche molto lontani. Come un grande archivio, il cimitero contiene al suo interno il più interessante e completo catalogo per l’identificazione delle pietre dal 1800 in poi, un importantissimo esempio che risulta oggi un patrimonio di inestimabile valore. Agli occhi di un esperto si possono ricostruire i gusti, le mode, o la disponibilità dei materiali lapidei che servivano per realizzare manufatti commemorativi, alcuni di grande valore storico monumentale.

Una precedente occasione di cooperazione tra le due istituzioni si è realizzata nel 2021 nell’ambito di Duino&Book, manifestazione di divulgazione della cultura umanistica organizzata a Duino Aurisina, località del Friuli – Venezia Giulia vicina a Duino, a nord di Trieste, famosa per la nota cava di età romana. Durante l’ottava edizione della rassegna intitolata Storie di Pietre, di Angeli e di Vini è stato presentato in anteprima il video La pietra Aurisina nei monumenti di Bolognadedicato al racconto, anche attraverso immagini inedite, di manufatti e d’arte in pietra di Aurisina, di cui la città felsinea è ricca.
I resti degli organismi che nel Cretaceo superiore popolavano il mare basso e ricco di vita che si trovava al posto dell’attuale Carso triestino, accumulandosi nei fondali e cementandosi grazie alla calcite, si sono trasformati in rocce calcaree con uno spessore di centinaia di metri. La formazione, le caratteristiche, la varietà e l’uso nella storia della pietra Aurisina sono raccontate attraverso le centinaia di esemplari di marmette lucidate di rocce ornamentali, che comprendono anche i calcari provenienti da Aurisina e dal Carso triestino, presenti nelle collezioni di Petrografia applicata del Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche ed Ambientali e della Collezione di Mineralogia “Museo Luigi Bombicci” dell’Università di Bologna. Le varietà più pregiate, note come Aurisina Statuaria, Aurisina Granitello e Aurisina Fiorita, furono impiegate come rocce ornamentali nelle città romane di Tergeste e Aquileia e si diffusero lungo la costa adriatica fino a Ravenna e Ariminum e nella stessa Bononia. Splendidi reperti in Pietra Aurisina sono ancora oggi conservati e visibili presso il Museo Civico Archeologico, la Basilica di Santo Stefano, il Museo Civico Medievale e la Certosa di Bologna.

Il video è disponibile sul canale
YouTube Storia e Memoria di Bologna.


Crediti progetto Bologna di pietra – Regno minerale della città felsinea

Promosso da: Settore Musei Civici Bologna e Sistema Museale di Ateneo – Università di Bologna
Realizzato da: Museo civico del Risorgimento | Settore Musei Civici Bologna
Riprese, regia e montaggio: Luca Maria Papi Vecchi (Museo civico del Risorgimento | Settore Musei Civici Bologna)
Consulenza scientifica: Giuseppe Maria Bargossi

Informazioni
Museo civico del Risorgimento
Piazza Carducci 5 | 40125 Bologna
Tel. + 39 051 225583
www.museibologna.it/risorgimento | 
www.certosadibologna.it
museorisorgimento@comune.bologna.it
Facebook: Museo civico del Risorgimento – Certosa di Bologna
YouTube: Storia e Memoria di Bologna
Instagram: @certosadibolognaofficial

Settore Musei Civici Bologna
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Sistema Museale di Ateneo
Collezione di Mineralogia “Museo Luigi Bombicci”
Piazza di Porta San Donato 1, 40126 Bologna  
Tel. +39 051 2094922
sma.unibo.it/mineralogia

sma.mineralogia@unibo.it
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Instagram: @museiunibo
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Ufficio Stampa / Press Office Settore Musei Civici Bologna
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Silvia Tonelli silvia.tonelli@comune.bologna.it
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Messina, BRUM: “Il pensiero della Sicilia prima dei Greci”. Conferenza di Salvatore Dedola

Biblioteca Regionale Universitaria “Giacomo Longo”

Conferenza sulle popolazioni primitive in Sicilia

11 NOVEMBRE 2023 ore 16:30

Sala Lettura
via I Settembre,117-Palazzo Arcivescovile

Sabato 11 novembre 2023, alle ore 16:30, presso la Sala Lettura della Biblioteca Regionale Universitaria di Messina, si terrà la Lectio magistralis a cura del glottologo seminista, Prof.Salvatore Dedola “Il pensiero della Sicilia prima dei Greci. Conferenza sulle popolazioni primitive in Sicilia.”

Dopo i Saluti Istituzionali e l’Introduzione, la Direttrice, Avv. Tommasa Siragusa, coordinerà l’intervento del Maestro Paolo Lanza, Iconografo Bizantino, che si è formato alla scuola dei Monaci del Monte Athos e dei Maestri Russi, attingendo dunque sia dalla scuola greca, che slava, con un imprinting molto personale. Il Maestro Lanza maneggia bene l’arte, avendo conseguito la Laurea in Beni Culturali, e ricoprendo anche il ruolo di Critico d’Arte. A seguire, la Direttrice avvierà la conferenza a cura del Prof. Dedola.

Alla ricerca delle radici delle civiltà delle antiche popolazioni presenti in Sicilia, attraverso la dotta disquisizione dell’illustre Esperto, si ripercorrerà il pensiero della Trinacria prima dei Greci, anche a mezzo di narrazioni dei miti e delle leggende ancestrali del territorio, ricco bagaglio ben radicato nelle tradizione della nostra amata Sicilia e che costituiscono “Patrimonio culturale immateriale” di rilevante importanza. Attraverso gli affascinanti racconti che rievocherà, di volta in volta, il Prof. Dedola, ci addentreremo nei meandri del pensiero arcaico per meglio comprendere il nucleo iniziale delle credenze popolari che ancora oggi si rispecchiano nell’Identità Siciliana.

Salvatore Dedola è glottologo (ramo: Germanista, tesi di laurea sulla lingua gotica). Si è formato alla scuola romanza e indo- europeista, cioè alla scuola di Max Leopold Wagner, nonché alla scuola del germanista Paolo Ramat. Per l’archeologia, si è formato alla scuola di Giovanni Lilliu. È socio da 50 anni del Club Alpino Italiano, del quale è stato Presidente in Sardegna ed a Cagliari. Da studioso appassionato affronta lo scibile della Sardegna, materia per materia, con un metodo tutto proprio, il metodo “olistico”, ossia esaminando le grammatiche ed i dizionari relativi ad ogni lingua apparsa nel Mediterraneo sin dall’origine della scrittura. In tal guisa, l’indagine tiene conto delle lingue chiamate “romanze”, di quelle chiamate “indoeuropee”, delle lingue semitiche, della lingua sumera, della lingua egizia. Lo stesso metodo, applicato al sardo ed a tutte le lingue mediterraneo-europee, è stato utilmente applicato, infine, alla lingua gotica. Ha inaugurato una Collana Semitica presso l’Editrice “Grafica del Parteolla”, pubblicandovi le seguenti opere: “I Pani della Sardegna”, “La Flora della Sardegna”, “I Cognomi della Sardegna”, “La Toponomastica in Sardegna”, “Monoteismo Precristiano in Sardegna”, “Grammatica della Lingua Sarda Prelatina”; “Enciclopedia della Civiltà Shardana” (cinque tomi); “Nuovo Dizionario Etimologico della Lingua Sarda”; “Dizionario Etimologico del Sassarese”; “Stele di Nora – Colonna di Santu Jacci – Vaso di Strisáili, Vaso di Dueno”; “Pellìtos Sardos, Vēr Sācrum”. Infine Dedola ha pubblicato la riedizione migliorata de “I Cognomi della Sardegna” nonché la “Grammatica Storica ed Etimologica della Lingua Sarda”. Ultima opera è il “Dizionario Etimologico della Lingua Gotica”. È in preparazione il “Dizionario Etimologico della Lingua Mediterranea”, un ponderoso dizionario in più tomi dove vengono confrontate etimologicamente tutte le lingue (e “dialetti”) delle sponde mediterranee.

(a cura di Maria Rita Morgana)


Post dell’iniziativa culturale saranno presenti sulle pagine social della Biblioteca:

Chi non potrà prendere parte all’evento in presenza, potrà scrivere sui social commenti e domande da rivolgere ai Relatori durante l’incontro.
Nei giorni a seguire sarà disponibile il video.

Per INFO:     Ufficio Relazioni con il Pubblico
                       tel.090674564
                       urpbibliome@regione.sicilia.it