Bisogna ascoltare con rispetto chiunque

 

Ogni tanto prendo una boccata d’ossigeno e torno sulle pagine di studiosi eccelsi, di quei punti focali di riferimento che mi hanno aiutato a ragionare sul mondo, suscitando in me continue sorprese. Un po’ come è capitato quest’oggi, riprendendo per caso di Eco quel delizioso libro su “Come si fa una tesi di laurea”. Una sua considerazione mi ha sempre irretito: «Ho imparato che se si vuole fare ricerca non bisogna disprezzare nessuna fonte, per principio». All’epoca le tesi si redigevano diteggiando sui tasti delle macchine da scrivere. Si memorizzavano brani con schede di lettura cartacee. I libri si consultavano persino nelle Biblioteche più sperdute o potevi rinvenirli anche nei mercatini. Come accadde ad Eco, che imparò l’umiltà scientifica, acquistando a Parigi su di una bancarella “L’idée du Beau dans la philosophie de Saint Thomas d’Aquin”, pubblicato a Louvain nel 1887 da uno sconosciuto abate Vallet: «un poveretto, che ripeteva idee ricevute e non aveva scoperto nulla di nuovo». Eppure, enunciata in modo marginale, distrattamente, e forse senza neppure comprendere l’importanza dell’asserzione, l’abate fornì al giovane Eco la chiave per superare lo scoglio interpretativo della sua tesi che lo aveva fatto arenare da tempo. L’aneddoto ha un seguito. Eco trasecolò, oltre vent’anni dopo, quando riprese quel libricino che lo aveva illuminato. L’abate Vallet non aveva mai formulato la notazione attribuitagli. Raccontava con stupore: «Era accaduto che leggendo Vallet (il quale parlava d’altro), e stimolato in qualche modo misterioso da quello che lui stava dicendo, a me era venuta in mente quell’idea e, immedesimato come ero nel testo che stavo sottolineando, ho attribuito l’idea a Vallet». Certe Chiavi Magiche, a volte, ce le fabbrichiamo da soli, quando sono così intense talune letture da diventare un dialogo irreale.

Pubblicato su 100NOVE n. 39 del 12 ottobre 2017

 

About the author: Sergio Bertolami