L’insostituibile apporto dei giovani alla cultura

 

I volontari. A furia di adoperarsi gratuitamente si è loro sdilinquito lo stomaco. Sono sempre pronti quando le Istituzioni varano iniziative culturali edificanti e i giornali ne decantano la magnifica riuscita. Tuttavia, nonostante ogni contributo stanziato, ai volontari non va mai il becco di un quattrino. Per definizione aderiscono gratuitamente. Lo fanno per conquistarsi una “visibilità”, labile quanto il durare del giorno di festa. Ecco allora un’alternativa geniale: ricorrere a studenti e stagisti al fine di far loro acquisire la pratica necessaria ad un’attività professionale ancora tutta da acquisire. Al di là della prestazione, desteranno comunque simpatia. La presenza dei giovani è, dunque, basilare. Benché ministro, assessore, via via fino all’ultimo usciere, uno stipendio lo portano pur sempre a casa, ai giovani rimane soltanto una pacca sulla spalla, perché «loro sono il nostro futuro». Un leitmotiv che piace tanto. Ha una sua verità, ma il perdurare dell’inamovibile realtà delude ogni aspettativa, producendo giovani sempre più frustrati e progressivamente riluttanti. Senza speranza non potranno dare nulla: né a sé stessi né agli altri. Alla faccia del decantato “Sistema cultura”. Eppure il patrimonio esistente, unito agli investimenti da erogarsi per tutelarlo e salvaguardarlo, può incentivare attività grazie alle quali fare espletare ottime competenze. La politica preferisce, invece, sfruttare la cultura a scopo d’immagine e le Associazioni per raccogliere fondi e donazioni da investire prevalentemente altrove. Se però è vera la definizione che il volontariato è la prestazione gratuita di opere e mezzi disponibili, «a favore di categorie di persone che hanno gravi necessità e assoluto e urgente bisogno di aiuto e di assistenza» (Treccani), c’è da chiedersi: “bisogno e assistenza” a chi? Alle Istituzioni?

Pubblicato su 100NOVE n. 42 del 2 novembre 2017

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