Quel che non fecero i Barbari, lo fecero i Barberini – Chi l’ha detto?

La massima fu coniata a proposito di Urbano VIII (Maffeo Barberini) che tolse il bronzo di cui erano rivestite le travi del portico del Panteon per farne cannoni (chi dice più di ottanta, chi centodieci), e fare realizzare a Gian Lorenzo Bernini le quattro colonne e il baldacchino dell’altare maggiore in S. Pietro. Il fatto è narrato anche dai contemporanei. «Di cannoni il Papa presente ha molto contribuito alla mancanza (sic), che prima n’havea lo Stato Ecclesiastico…. Molti sono stati gettati di nuovo per Castel S. Angelo, col valersi anco del metal antico di cui era singolarmente adornato il tempio di tutti gli Dei, hoggidì detto la Rotonda. Onde nacque il motto di Pasquino: Quod non fecerunt Barbari, Barbarini fecerunt». Così, in una sua Relazione del 1635 l’ambasciatore veneto Contarini (Le Relazioni delia Corte di Roma, ecc., vol. I, Venezia, 1877, pag. 58). E un diarista contemporaneo, Giacinto Gigli, in questi termini descrive il malcontento popolare per tale profanazione: «Il popolo andava curiosamente a veder disfare una tanta opera, e non poteva far di meno di non sentire dispiacere et dolersi che una sì bella antichità, che sola era rimasta intatta dalle offese dei barbari e poteva dirsi opera veramente eterna, fosse ora disfatta». Oggi, grazie alle ricerche del prof. G. Bossi, si conosce l’autore di questa satira, che fu l’agente mantovano Carlo Castelli (Fraschetta, Bernini, la sua vita, le sue opere, pag. 59).


Quod non fecerunt Barbari, Barbarini fecerunt.

Carlo Castelli

Per il mese di agosto, sotto l’ombrellone, vi proponiamo un gioco, quello della citazione. Ha scritto bene, di recente, Aldo Grasso sul Corriere della Sera: «La citazione è insieme lo strumento e la nota dominante della società della sostituzione: in un’epoca dove tutto è già stato detto e visto non ci resta che procedere nella combinazione di nuove figure, assemblando spezzoni di frasi e sequenze. Trasformando la citazione in stornamento. Uno degli aspetti più seducenti della moderna storia delle idee è la loro perenne mobilità, la loro incessante trasformazione». Noi vorremmo trasformare la semplice citazione nel gioco del “Chi lo ha detto”. Fate la citazione e poi chiedete di contestualizzarne autore e senso. Un tempo questo era un passatempo praticato nei salotti, quest’anno proponetelo in spiaggia. Per farci da guida ci siamo rivolti a Giuseppe Fumagalli, che di libri ne maneggiava quotidianamente, essendo un bibliotecario, il quale amava anche scrivere. Nel nostro caso abbiamo fatto riferimento ad un suo libro: Chi l’ha detto? Come l’autore ha specificato in premessa, «contiene una copiosa scelta di citazioni da classici nazionali e stranieri, da prosatori e poeti e di frasi storiche, ossia di frasi dette in determinate circostanze da personaggi noti, e rimaste famose per ragioni diverse». Noi proviamo a scegliere le citazioni, voi provate a giocare.

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