Quando trovate qualcosa, prendetene nota – Chi l’ha detto?

In un romanzo di Charles Dickens, Dombey and Son (cap. XV), uno dei personaggi, il capitano Edward Cuttle, si compiace di ripetere queste parole. il capitano, delizioso vecchio marinaio, parla sempre per enigmi ed elargisce precetti morali. Per questo motivo la rivista letteraria Notes and Queries, fondata a Londra il 3 novembre 1849 da W. J. Thoms, assunse When found, make a note of come motto identificativo. Le Notes and Queries furono il primo esempio di rivista per la corrispondenza letteraria fra gli eruditi e gli studiosi di ogni genere. Ebbero presto degli imitatori. In Olanda col De Navorscher di Amsterdam nel 1851, in America con l’Historical Magazine and Notes and Queries di Boston nel 1862, in Francia con l’Intermédiaire des chercheurs et des curieux nel 1864, in Italia col Giornale degli Eruditi e dei Curiosi di Padova nel 1882.

L’Intermédiaire, nel suo primo numero (15 gennaio 1864), facendo la storia dei suoi predecessori scriveva che l’epigrafe delle Notes and Queries non era altro che il Singula quaeque notando di Orazio (ma quando mai ?). Per conto suo lo adottò come motto, lievemente cambiandolo in Singula quaeque legendo e richiamandosi idealmente ad un alveare, con le api in volo. Il motto in questione era accompagnato con altri due motti non meno significativi: Cherchez et vous trouverez / Il se faut entr’aider, che vogliono dire: “Cercate e troverete / Dobbiamo aiutarci a vicenda”.

Pur tuttavia, è veramente singolare che una rivista fondata per il culto della esattezza nelle ricerche e nelle citazioni, esordisca con uno sfarfallone: il Singula quaeque notando che molti veramente cercano in Orazio, non è affatto di Orazio. Basta consultare il minuziosissimo volume A Concordance to the Works of Horace di Lane Cooper, pubblicato a cura della Carnegie Institution a Washington nel 1916, per assicurarsi che la sentenza non si trova in Orazio, e che nulla di simile vi si trova, salvo un verso delle Satire (lib. I, sat. 4, v. 106): ut fugerem exemplis vitiorum quaeque notando, che però ha tutt’altro significato.


When found, make a note of.

— Charles Dickens

Per il mese di agosto, sotto l’ombrellone, vi proponiamo un gioco, quello della citazione. Ha scritto bene, di recente, Aldo Grasso sul Corriere della Sera: «La citazione è insieme lo strumento e la nota dominante della società della sostituzione: in un’epoca dove tutto è già stato detto e visto non ci resta che procedere nella combinazione di nuove figure, assemblando spezzoni di frasi e sequenze. Trasformando la citazione in stornamento. Uno degli aspetti più seducenti della moderna storia delle idee è la loro perenne mobilità, la loro incessante trasformazione». Noi vorremmo trasformare la semplice citazione nel gioco del “Chi lo ha detto”. Fate la citazione e poi chiedete di contestualizzarne autore e senso. Un tempo questo era un passatempo praticato nei salotti, quest’anno proponetelo in spiaggia. Per farci da guida ci siamo rivolti a Giuseppe Fumagalli, che di libri ne maneggiava quotidianamente, essendo un bibliotecario, il quale amava anche scrivere. Nel nostro caso abbiamo fatto riferimento ad un suo libro: Chi l’ha detto? Come l’autore ha specificato in premessa, «contiene una copiosa scelta di citazioni da classici nazionali e stranieri, da prosatori e poeti e di frasi storiche, ossia di frasi dette in determinate circostanze da personaggi noti, e rimaste famose per ragioni diverse». Noi proviamo a scegliere le citazioni, voi provate a giocare.

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