Paga Pantalon – Chi l’ha detto?

È questa una frase popolarissima, di cui sarebbe curioso di rintracciare la sicura origine. Cominciamo col dire che Pantalone, sin dal principio del sec. XVII era usato per raffigurare il popolo veneziano, sia perché, come crede Giuseppe Tassini (Curiosità Veneziane, vol. II, Venezia, 1863, pag. 105) il nome di Pantalone, forma dialettale per Pantaleone, fosse un tempo comunissimo sulle isole della laguna (S. Pantaleone è assai popolare a Venezia; la chiesa a lui dedicata, antichissima, poiché fu riedificata nel 1009 sotto il doge Ottone Orseolo, era una delle più estese parrocchie della città). Sia come metafora, Panta-leone dal piantare i leoni nelle terre conquistate, sia, com’è più probabile, dalla caratteristica maschera veneziana.

Sull’origine del detto, Cristoforo Pasqualigo nella Raccolta di Proverbi veneti (1882, pag. 256) scrive che il proverbio Pantalon paga per tutti «nacque alla fine del secolo XV, al tempo delle guerre di Ferrara, Napoli, Pisa e contro i Francesi e i Turchi, che cominciarono a rovinare la Repubblica di Venezia; la quale, ricchissima, pagava davvero per tutti in Italia». Ma non a torto altri ritengono che questo motto abbia origini assai meno antiche.

Tra le satire e caricature, che si diffusero all’epoca della caduta della Repubblica veneziana, è famosa quella uscita a Milano, che rappresenta i plenipotenziari in atto di partire in carrozza da Campoformio. L’oste che li aveva alloggiati corre loro dietro, gridando alla portiera: «Chi paga?». Gli risponde Pantalone, che viaggiava in serpa (il sedile scoperto della carrozza dove stava il cocchiere): «Amigo, pago mi!» (Giovanni De Castro, Milano e la Repubblica Cisalpina giusta le poesie, le caricature ed altre testimonianze dei tempi, 1879, pag. 167; cfr. anche Bertarelli. Iconografia Napoleonica, pag. 43).

Ne esistono varie edizioni, dove invece che da Pantalone la risposta è data da un veneziano qualunque. È dunque sempre il povero Pantalone che finisce per pagare gli errori e gli sperperi altrui: lui sa già, per lunga esperienza, che i suoi denari, ovvero i denari del contribuente, sono spesi nel modo peggiore. Questa è una convinzione che risale ad epoche precedenti, non a caso i latini, in modo meno scherzoso usavano l’espressione: Misera contribuens plebs a indicare che è sempre “La povera plebe che paga”.


Paga Pantalon.

Detto popolare

Per il mese di agosto, sotto l’ombrellone, vi proponiamo un gioco, quello della citazione. Ha scritto bene, di recente, Aldo Grasso sul Corriere della Sera: «La citazione è insieme lo strumento e la nota dominante della società della sostituzione: in un’epoca dove tutto è già stato detto e visto non ci resta che procedere nella combinazione di nuove figure, assemblando spezzoni di frasi e sequenze. Trasformando la citazione in stornamento. Uno degli aspetti più seducenti della moderna storia delle idee è la loro perenne mobilità, la loro incessante trasformazione». Noi vorremmo trasformare la semplice citazione nel gioco del “Chi lo ha detto”. Fate la citazione e poi chiedete di contestualizzarne autore e senso. Un tempo questo era un passatempo praticato nei salotti, quest’anno proponetelo in spiaggia. Per farci da guida ci siamo rivolti a Giuseppe Fumagalli, che di libri ne maneggiava quotidianamente, essendo un bibliotecario, il quale amava anche scrivere. Nel nostro caso abbiamo fatto riferimento ad un suo libro: Chi l’ha detto? Come l’autore ha specificato in premessa, «contiene una copiosa scelta di citazioni da classici nazionali e stranieri, da prosatori e poeti e di frasi storiche, ossia di frasi dette in determinate circostanze da personaggi noti, e rimaste famose per ragioni diverse». Noi proviamo a scegliere le citazioni, voi provate a giocare.

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