Roma: LA__LINEA Arte Contemporanea inaugura “Linea Mares” dell’artista Luce Delhove

Luce Delhove, asper mare, 2023, tempera su viseline, cm 47×39

a cura di Virginia Carbonelli e Simona Pandolfi

Inaugurazione giovedì 23 novembre 2023, ore 18.00

Dal 23 novembre al 6 dicembre 2023

Orario settimanale: dal martedì al venerdì, ore 17.00/19.30

LA__LINEA Arte Contemporanea inaugura, giovedì 23 novembre 2023 alle ore 18.00 Linea Mares, una mostra personale di opere su carta e viseline dell’artista Luce Delhove che si forma a Roma, ma che opera tra Roma, Milano e Città della Pieve. In mostra saranno esposte le sue recenti opere grafiche: una serie di incisioni a bulino, puntasecca e rotella dal titolo “Linea mares”, che invitano ad entrare nei riflessi e nei moti dell’acqua attraverso segni incisi in maniera diretta su matrici di rame e stampati su carta con inchiostro nero. Inoltre saranno esposte una serie di opere su viseline, eseguite con la tecnica pittorica della tempera dove i protagonisti assoluti sono il colore azzurro, le sue trasparenze e le sue sfumature; attraverso lo spontaneo gesto pittorico che richiama alla mente il movimento dell’acqua, Luce Delhove conduce lo spettatore a riflettere sulle forme della natura oltre a mostrarci il suo universo interiore.


la__lineaartecontemporanea
Via di San Martino ai Monti, 46 – 00184, Roma
lalinea.arte@gmail.com
instagram: @lalineaartecontemporanea

Passato, presente e futuro in quattro mostre al MAN di Nuoro

Passato, presente e futuro in quattro mostre al MAN di Nuoro

Nuoro, Museo MAN
Via Sebastiano Satta 27

Il MAN di Nuoro apre la stagione invernale con due progetti originali,
che mettono a confronto passato e presente, per proiettarsi nel futuro.

Un progetto inedito dedicato a un dialogo ideale fra il classico e il Novecento, in cui il MAN indaga il nesso che, a distanza di secoli, collega la ricerca spaziale di Lucio Fontana con il valore dello spazio nelle composizioni di Giotto, unitamente alla presenza fortemente simbolica del colore oro nella sua reificazione dell’infinito e dell’altrove. Una tensione verso il trascendente che accomuna antichi e moderni.

126 metri quadri di opera, 539 strips in alluminio naturale riciclabile, 90 metri lineari di binari, 3130 rivetti di collegamento e 40 tubi al neon cangiante.
Tutti i numeri dell’installazione firmata a quattro mani da Pininfarina Architecture e Patrick Tuttofuoco.
Non solo automobili per il celebre marchio italiano, ma anche arte e architettura.
Così il design incontra la ricerca di un artista contemporaneo negli spazi del MAN di Nuoro.

In questa occasione saranno presentate in anteprima anche le mostre:

Storia di una amicizia, di una formazione comune, di un viaggio a nord per tre autori sardi che, fra i banchi dell’ISIA, vivace Bauhaus in salsa italiana, “scuola-laboratorio” ispirata dal concetto di sintesi delle arti, appresero lo spirito del lavoro di squadra e il valore del progetto totale.

Vincitore di Strategia Fotografia 2023, bando del Ministero della Cultura, l’artista sardo, di Nuoro, classe 1974, presenta al MAN un percorso inedito dedicato all'”Arte dell’abitare”. Da tempo la ricerca di Chironi si sviluppa attraverso progetti che prevedono che l’artista vivi e lavori in case e residenze d’arte in varie parti del mondo.
Fra cui, le architetture disegnate da Le Corbusier in 12 paesi.


Ufficio Stampa
Studio ESSECI di Sergio Campagnolo
tel. 049.66.34.99
Referente Simone Raddi: simone@studioesseci.net
 
MAN_Museo d’Arte Provincia di Nuoro
Via Sebastiano Satta 27 – 08100 Nuoro
tel +39.0784.252110
Orario invernale: 10:00 – 19:00
Orario estivo: 10:00 – 20:00
(Lunedi chiuso)
info@museoman.it

Editoria: “Al di là del buio”, l’ultimo romanzo di Vincenzo Valtriani

Il romanzo “Al di là del buio” tocca corde emotive profonde, esplorando la fragilità umana e il costante confronto con la vita e la morte.

La scrittura accattivante e coinvolgente dell’autore Vincenzo Valtriani trasporta il lettore attraverso una gamma di emozioni, dall’amore incondizionato al dolore straziante.

“Al di là del buio” si distingue per la sua capacità di trattare argomenti delicati con sensibilità, invitando i lettori a riflettere sulla complessità delle relazioni familiari e sulla resilienza dell’animo umano di fronte alle sfide della vita.

Una storia toccante e ben scritta che rimarrà con il lettore anche dopo la lettura.

Il romanzo si focalizza nel ritratto sentimentale di Emanuele, il protagonista, che ha perso la moglie, restando quindi vedovo, e che sta per perdere anche il figlio, ricoverato in ospedale in fin di vita come tossicodipendente. I due piani affettivi di marito e padre stanno per essere entrambi svuotati dolorosamente.
Emanuele, il primo personaggio che compare ed il protagonista del romanzo, è il padre. Attraverso di lui, viene fornita una perfetta rappresentazione del dolore, espresso in modo paterno, della sofferenza e del cordoglio.

In quegli istanti di agonia trascorsi nell’ospedale in cui il figlio Giacomo versa inesorabilmente in fin di vita, a Emanuele non resta altro che abbandonarsi al ricordo. Il primo tra tutti: il momento in cui il figlio venne concepito da lui e dalla moglie Luisa.
Poco dopo, un altro ricordo affiora nella mente di Emanuele: la scena della moglie Luisa. Lei si era ammalata di depressione: Emanuele l’aveva vista diversa, distrutta, lontana da quella che era stata. Anche in quel caso, si era domandato se avesse qualche responsabilità verso quella sua condizione ormai irrecuperabile, che l’aveva costretta alla degenza.

Attraverso la sua storia, si apre un rapporto con gli altri ospiti della casa di cura che non lo lasciano indifferente e con cui imbastisce uno scambio generoso di umanità con sguardo curioso e umanamente capace di vicinanza.
E nello stesso modo in cui Emanuele aveva assistito da marito impotente alla morte della moglie, ora si trovava ad assistere da padre con la medesima impotenza a quella del figlio.

Vinto dal sonno, si risveglierà quando il figlio è appena dipartito. Emanuele leverà al cielo una preghiera: “Che oltre il buio ci sia sempre la luce”.

L’autore Vincenzo Valtriani è nato a Pisa nel 1940 ed è ex Ufficiale di Marina Mercantile.
Laureato in “Scienze per la Pace” presso l’Università di Pisa, si è specializzato in Cooperazione internazionale e mediazione dei conflitti ed Esperto in Diritto Islamico

Ha pubblicato fino ad ora:

  • La Vita Antica
  • Mamma c’è in povero alla porta
  • Dai no global ai new global
  • L’Islam questo nostro sconosciuto
  • Al di là del buio
  • Dialogo tra un fedele musulmano e un laico italiano sul rapporto con Dio nella sua pratica divina

Appassionato di fotografia, collabora con varie associazioni per promuovere i Diritti Umani e Facilitare l’Integrazione, ha fatto parte della “Tavola Della Pace” per il Centro Gandhi.

Il romanzo “Al di là del buio” è stato pubblicato con PubMe, è disponibile sui migliori store online.


Sara Bontempi
Redattrice editoriale 

Travel Blogger: https://www.iriseperiplotravel.com
Staff Radio Nord Borealis: https://www.radionordborealis.it/ 

Roma, Plus Arte Puls: mostra collettiva “IO SIAMO. Necessità di un’esperienza”

a cura di Ida Mitrano e Rita Pedonesi

Progetto promosso dall’Associazione Culturale in tempo

Inaugurazione 23 novembre 2023 ore 18.00

Plus Arte Puls
Viale G. Mazzini 1 – Roma

Fino al 3 dicembre 2023

Giovedì 23 novembre alle ore 18.00 presso Plus Arte Puls si inaugura la mostra IO SIAMO. Necessità di un’esperienza, promossa dall’Associazione Culturale in tempo di Roma, a cura di Ida Mitrano e Rita Pedonesi

Il progetto da cui nasce la mostra è il risultato di una riflessione sui mutamenti epocali che connota l’Associazione. Mutamenti che impongono grandi domande sulla condizione umana, sulla vita e, non per ultimo, sulla creatività e l’arte. In questa direzione, tra difficoltà e slanci, si è sempre mossa l’esperienza associativa, ormai quasi quindicinale, che afferma la necessità dell’arte e la sua funzione come processo creativo dell’essere che, attraverso l‘intelligenza della mano che sente e pensa, si esprime generando l’opera. Un processo che origina da una soggettività che oggi nella propria indicibile interiorità è capace di captare il senso e tradurre quei sintomi non verbalizzabili del disagio del vivere contemporaneo. Un cercare interiore, dove l’inconsapevolezza svolge un ruolo centrale e orientativo.

Al contrario, l’intelligenza artificiale, che può solo simulare e non generare, quando si sostituisce al processo creativo dell’essere, minaccia il binomio insostituibile di arte e umano, pena la perdita dell’identità. Con questo progetto l’Associazione intende dichiarare la priorità della difesa dei fondamentali della nostra specie e la sacralità dell’essere di cui l’arte è custode. Per questa ragione, gli artisti protagonisti del percorso Io siamo si autodefiniscono artisti dell’aura, riferendosi a Benjamin, per sottolineare quel quid imponderabile e unico che è l’opera.

Venti gli artisti dell’Associazione partecipanti: Anna Addamiano, Patrizia Borrelli, Ennio Calabria, Antonella Catini, Stefano Ciotti, Giovambattista Cuocolo, Dario Falasca, Carlo Frisardi, Simonetta Gagliano, Giuseppe Indaimo, Ana Maria Laurent, Danilo Maestosi, Lina Passalacqua, Alessandra Pedonesi, Stefano Piali, Marilisa Pizzorno, Nino Pollini, Vinicio Prizia, Rasta Safari, Nicola Santarelli. 

Le opere esposte sono state realizzate durante il percorso durato un anno, scandito da incontri che ha visto l’Associazione con i propri artisti, volta per volta protagonisti, in un dialogo entusiasmante, non facile, nell’identificare nuovi parametri, oltre quelli canonici di lettura dell’opera che ormai hanno perso senso e valore. Al progetto hanno partecipato e dato il loro contributo in catalogo: Ennio Calabria – presidente onorario dell’Associazione, Rita Pedonesi – presidente, Ida Mitrano, Tiziana CaroselliDanilo Maestosi e Carla Mazzoni. In catalogo figurano anche brevi riflessioni degli artisti.

Nel corso della mostra, sabato 2 dicembre dalle ore 17.30 alle ore 20.00, gli artisti dialogheranno con i visitatori interessati alla loro opera sui temi proposti dall’iniziativa e in relazione alla loro ricerca.


IO SIAMO
Necessità di un’esperienza

A cura di Ida Mitrano e Rita Pedonesi
Promosso da: Associazione Culturale in tempo
In collaborazione con Plus Arte Puls
Media Partner: associazione culturale blowart

Inaugurazione 23 novembre 2023 ore 18.00
Plus Arte Puls
Viale G. Mazzini 1 – Roma
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Fino al 3 dicembre 2023

Orari: lunedì ore 16.00 – 19,30; da martedì a sabato 11.00-13.00 / 16.00 -19.30; domenica 11.00 -13.00 
Associazione in tempo
intempo@live.it

Comunicazione
Roberta Melasecca
associazione culturale blowart – Melasecca PressOffice – interno14next

roberta.melasecca@gmail.cominfo@melaseccapressoffice.it

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La “Legomania” approda a Milano!

Dal 22 novembre presso gli spazi della Permanente in via Turati saranno ospitati meravigliosi e fantastici diorami, mai esposti prima in città, costruiti interamente coi mattoncini che hanno fatto impazzire generazioni di bambini e appassionati del mondo Lego.

Una mostra pensata per bambini e adulti, per giocare, per mettere alla prova la propria inventiva, per passare il tempo con la famiglia o coi propri amici e per sognare e divertirsi.

Dal 22 novembre il Museo della Permanente si prepara a inaugurare il Natale all’insegna del gioco, del divertimento e dello stare insieme.
Milano è infatti pronta ad accogliere LEGO LIFE, una straordinaria mostra pensata per tutte le famiglie e gli appassionati di ogni età dei moduli per le costruzioni più famosi al mondo.

Una mostra unica nel suo genere e ricca di tantissime novità!
Accanto ad alcuni immensi diorami – dettagliatissime riproduzioni di fantastici mondi in scala ridotta costruiti attraverso la passione e l’ingegno di alcuni tra i più grandi collezionisti Lego e costruttori d’Europa – ad accompagnare e intrattenere i visitatori sono state pensate ad hoc una coloratissima sala immersiva, una mostra di opere ispirate alla storia dell’arte e rielaborate in chiave Lego, un grande laboratorio dove i bambini possono sbizzarrirsi ad assemblare le proprie costruzioni e tanti giochi di ruolo in larga scala con i quali confrontarsi durante la visita.

Con il patrocinio del Comune di Milano, promossa dal Museo della PermanenteLEGO LIFE è una mostra prodotta e organizzata da Piuma in collaborazione con Arthemisia e vede come partner Il Mercato Centrale Milano.

La mostra, non è direttamente sponsorizzata da LEGO, è realizzata grazie ad alcuni dei più grandi collezionisti del mondo.


Orario apertura
Tutti i giorni 10.00 – 19.30
(la biglietteria chiude un’ora prima)
Siti e hashtag ufficiale
www.arthemisia.it
www.lapermanente.it
LegoLifeMilano

Informazioni
info@arthemisia.it

Biglietti
Intero € 14,00
Ridotto € 12,00
(bambini dagli 11 ai 18 anni e studenti universitari
con tesserino)
Ridotto speciale € 10,00
(bambini dai 4 agli 11 anni)

Uffici Stampa
Arthemisia

Salvatore Macaluso | sam@arthemisia.it
press@arthemisia.it | T +39 06 69380306

Museo della Permanente
Anna Miotto anna.miotto@lapermanente.it
T +39 02 6551445

Ufficio Stampa Comune di Milano
Elena Conenna elenamaria.conenna@comune.milano.it

Trieste: Alla Galleria Planetario la mostra “GRANDANGOLO 2” 

Gianni Dova, “Danza bretone”, olio su tela cm 148X114

ALLA GALLERIA PLANETARIO DI TRIESTE UNA COLLETTIVA SULLA FIGURAZIONE
VISTA DA ARTISTI ITALIANI E INTERNAZIONALI

Alla Galleria Planetario di Trieste è allestita la mostra “GRANDANGOLO 2” dedicata alla Figurazione vista da: Alberto Abate, Gianni Bertini, Paolo Borghi, Davide Coltro, Francesco De Grandi, Gianni Dova, Sam Drukker, Daniele Galliano, Carlo Maria Mariani, Bass Meerman, Concetto Pozzati, Pierluigi Pusole, Olga Tobreluts. Le opere esposte in Galleria (via Fabio Filzi 4), di “grande taglia” per le loro dimensioni, potranno essere ammirarle fino al 9 dicembre 2023, da martedì al sabato 11:00 – 13:00 o in altri orari solo per appuntamento (tel. 335205015 – 3386531478 – 3276862343 – info@galleriaplanetario.com).

Qualche breve nota sugli artisti, le cui opere rappresentano un’importante testimonianza dell’arte contemporanea italiana e internazionale.
Alberto Abate ètra i principali esponenti del movimento artistico dell’Anacronismo di Maurizio Calvesi e della “Pittura Colta”, teorizzata dal critico Italo Mussa.
Gianni Bertini si è affermato come un protagonista del New  Realism” e della Mec-Art i movimenti teorizzati dal critico francese Pierre Restany; oltre a pittore è stato poeta scrittore, scenografo e critico. 
Paolo Borghi, lo scultore che ha lavorato con Paolo Portoghesi, con i critici Calvesi, Mussa, Pontiggia, è l’artista che ha realizzato a Trieste la “Nike” fuori dello stadio Rocco.
Davide Coltro è tra i migliori videoartisti protagonista da diversi anni con i lavori landscape, e quadri mediali.  

Francesco De Grandi, “Malerba”, 2005, olio su tela cm 180×250

Francesco De Grandi, nato e cresciuto a Palermo, dal 2016 è docente di pittura all’Accademia delle Belle Arti della sua città. Della generazione nata negli anni 60 è tra i migliori in Italia.
Gianni Dova, pittore che ha attraversato da protagonista i movimenti in Italia, dall’Astrazione geometrica, lo Spazialismo, la Pittura Nucleare fino alla fine della sua breve ed intensa vita Il Surrealismo.
Sam Drukker, pittore olandese che si ispira alla tradizione del suo Paese, le figure molto intense sono contemporanee alla pittura francese e belga. Nel 2004 la galleria Planetario ha progettato una personale dell’artista.
Daniele Galliano, nato nel 1961, diviene noto in Italia e fuori con la mostra del 1994 “Narcotica, frenetica, smaniosa, eccitante” poi partecipa alla Biennale di Venezia. Viene invitato a mostre internazionali I maggiori critici scriveranno su Galliano.
Carlo Maria Mariani sarà prima attratto dall’arte concettuale, con una pittura iperrealista, poi negli anni 80 della pittura neoclassica chiamata “Pittura Colta, teorizzata dal critico Italo Mussa, e dal “Postmodernismo” come veniva chiamata negli Stati Uniti, dove Mariani dal 1993 andrà a vivere.
Bas Meeman, pittore olandese che si forma alla Gerrit Rietveld Academie di Amsterdam. L’artista si distingue per dipingere la quotidianità con colori vivaci diretti capace di impressionare e suggestionare profondamente il visitatore.

Pierluigi Pusole, “Standard”, 2002, olio su tela cm 180×150

Pierluigi Pusole, inizia precocemente distinguendosi a Torino nella cosiddetta cultura “underground, la sua tecnica pittorica è molto rapida distinguendosi con le immagini prese da foto che tramette su carta e tela cambiando le figure fino a divenendo ombre colorate. Viene invitato a mostre in Italia e all’estero in Gallerie e musei importanti.
Olga Tobreluts, artista di San Pietroburgo, pioniere dell’arte digitale in Russia. Le opere sono rappresentazioni realistiche di soggetti mitologici.  L’artista si cimenta con la fotografia, la pittura e la scultura, le opere sono esposte nei principali musei internazionali.

Alberto ABATE 2001, “Il Monte di Venere, olio sutel CM 200X180
Gianni BERTINI 1977,” La Speranza” olio su tela emulsionata cm 195×120
Paolo BORGHI 2006, Il Tempo occulto” bronzo cm 60x18x16
Paolo BORGHI 2002, “Gaia” bronzo cm 162x32x30
Paolo BORGHI 1990 “La condizione del Mito” bronzo cm 55x60x35
Davide COLTRO 2006, Landscape, stampa lambda su alluminio cm 90×150
Davide COLTRO 2006, “Quadro Mediale” cm 90X70
Francesco DE GRANDI 2005, “Malerba” olio su tela cm 180×250
Gianni DOVA 1977, “Danza Bretone” olio su tela cm 148×114
Sam DRUKKER 2007, “Donna in abito blu” olio su tela cm 180×120
Daniele GALLIANO 2000, “Quando provo a fare meditazione” olio su tela cm 150×250
Carlo Maria MARIANI 1989, “Turris Eburneus” tecnica mista su tela cm 230×190
Bas MEERMAN 1997, “Der Kommunist”, olio su tela cm 175×160
Bas MEERMAN 1997, “The Bible””, olio su tela cm 175×160
Concetto POZZATI 2000, “L’ Uovo Maschile della Sentinella”, olio su tela, cm 70X 80
Pierluigi PUSOLE 2002 “Standard” olio su tela cm 180×150
Olga TOBRELUTS 2001 “San Sabastian” Digitale su tela cm 102×85


Aps comunicazione Snc
di Aldo Poduie e Federica Zar
viale Miramare, 17 • 34135 Trieste
Tel. e Fax +39 040 410.910
zar@apscom.it

Picasso, Depero, Klee, Sarzi, hanno guardato al “gioco creativo” come fonte di ispirazione estetica

Fortunato Depero, Gallina (Marionette dei Balli Plastici) 1918 (ricostruzione 1980) legno, 62 x 56 x 13 cm
Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto –
Fondo Depero (MD 0026-f) – Foto © Archivio fotografico e Mediateca Mart

MARIONETTE  E  AVANGUARDIA
PICASSO DEPERO KLEE SARZI

Reggio Emilia, Palazzo Magnani

17 novembre 2023 – 17 marzo 2024

Quella proposta dalla Fondazione Palazzo Magnani a Reggio Emilia, dal 17 novembre 2023 al 17 marzo 2024, è una mostra-spettacolo assolutamente originale, nel senso che una mostra così in Italia non si è mai vista. E nemmeno all’estero.
Ad andare in scena sarà “Marionette e Avanguardia. Picasso · Depero · Klee · Sarzi“, coordinata da James Bradburne, membro del Comitato Scientifico della Fondazione Palazzo Magnani.

L’esposizione si sviluppa attorno al concetto di “quarta parete”, ovvero la capacità di coinvolgimento emotivo che fa di uno spettacolo ben riuscito una realtà capace di immergere lo spettatore nella storia messa in scena. Quando una marionetta o un burattino rompe la quarta parete, conquista la fiducia del pubblico, dando allo spettacolo il potere di sfumare la divisione tra palcoscenico e mondo, tra arte e vita.

A capirlo bene sono stati quegli artisti – protagonisti del mondo dell’Arte e del Teatro di figura – che, piuttosto che liquidare le marionette e i burattini (in inglese si usa per entrambi il termine puppets) come semplici giochi per bambini, hanno preso sul serio il loro entusiasmo e anzi, hanno guardato al “gioco creativo” come a una fonte di ispirazione estetica per cercare nuove modalità di espressione visiva. La nozione stessa di “bambino” come distinto dall’adulto si è manifestata in vari modi nel corso del Novecento e ha stimolato alcuni artisti a sfruttare il potenziale educativo del “teatro di figura”, spesso apparentemente legato ai bambini, per creare un mondo migliore e migliorare i cittadini in un momento cruciale del loro sviluppo.

Mentre alcuni artisti vedevano il potenziale delle marionette e dei burattini per immaginare un mondo migliore, i satirici usavano spettacoli trasgressivi e pungenti per attaccare l’establishment politico. Rivolgendosi a un pubblico adulto e attingendo a una solida tradizione di satira politica del “teatro di figura”, i burattini, in particolare, sono stati usati anche per criticare le condizioni politiche e sociali. La miniatura di un burattino, infatti, lo rende un portavoce sicuro per una protesta a voce alta, perché la sua mordacità è mitigata dalla carineria. Chi potrebbe essere infastidito da un puppet? I burattini dicono la verità al potere in un modo in cui gli attori teatrali tradizionali non possono mai farlo.

A Palazzo Magnani ad accogliere i visitatori sono i costumi a grandezza naturale disegnati da Pablo Picasso per Parade, balletto coreografico che i Ballets russes di Sergej Djaghilev portarono in scena a Parigi nel 1917.

Poi una folla di puppets: le marionette (manipolate dall’alto) e i burattini (manipolati dal basso), dagli esemplari più antichi, come i Pulcinella o gli Arlecchino della Commedia dell’Arte, a quelli di Otello Sarzi, reggiano di adozione, realizzati con materiali sperimentali.

Due palcoscenici (a simulare una baracca e un castelet) allestiti nelle sale a piano terra, consentiranno a tutti i visitatori di cimentarsi con il “teatro di figura”. Grazie alla collaborazione con la Compagnia marionettistica Carlo Colla di Milano e l’Associazione 5T di Reggio Emilia, un ricco programma di micro-spettacoli/performance, interpretati da professionisti del “teatro di figura”, anima i fine settimana per tutta la durata della mostra. Vedendoli all’opera c’è da chiedersi: “Le marionette e i burattini vanno in paradiso quando muoiono?”, domanda del tutto naturale, collocandosi i puppets in una zona grigia, tra creature viventi e oggetti inanimati.

Alcuni protagonisti dell’Arte si sono “appropriati” e cimentati in questa forma d’arte per la loro qualità di incantesimo e ambiguità. I registi come mezzo per sostituire gli attori. Il sogno di dare vita agli oggetti e le conseguenze della loro autonomia hanno affascinato scrittori e artisti da Collodi a Capek, ma anche tanti artisti italiani come i futuristi Enrico Prampolini e Fortunato Depero: le marionette esprimevano un’estetica macchinica, erano astratte e, dopo la devastazione della Prima guerra mondiale, catturavano la triste realtà dei soldati di ritorno amputati e mutilati, come illustrato da Sironi, Carrà e de Chirico.

Fino alla fine degli anni Venti, Vienna era una delle capitali culturali europee e, insieme a Berlino, una fucina di creatività nell’arte, nel teatro, nella musica, nella filosofia e nelle scienze.

Alla fine dell’Ottocento, sull’onda dell’orientalismo, le classiche marionette giavanesi cominciarono ad apparire sulle scene europee. L’artista e illustratore austriaco Richard Teschner, in particolare, sviluppò l’arte della marionetta a bastone fino a raggiungere un punto culminante, che influenzò artisti da Parigi a Mosca.

Grazie alla riscoperta da parte di Oskar Schlemmer del classico di Kleist Sul teatro delle marionette (1810), le marionette, i giocattoli e i giochi per bambini divennero un elemento centrale della pratica del Bauhaus nella Weimar degli anni Venti: Paul Klee, Andor Weininger, Lothar Schreyer, Sophie Täuber Arp e Oskar Schlemmer.

L’indagine si sposta quindi sull’avanguardia russa con “Le marionette e la Rivoluzione”. Quando Lenin e la moglie Natalia Krupskaya decisero di combattere l’analfabetismo e di formare il nuovo cittadino sovietico, capirono che l’uso delle marionette era l’ideale e, lavorando con artisti, architetti e scrittori di primo piano, figure come Natalia Sats, Samuil Marshak, El Lissitzky, Aleksandra Ekster, Nina Efimova, hanno sperimentato nuove forme di teatro per bambini.

L’esposizione si completa con un omaggio a Otello Sarzi (Vigasio, VR 1922 – Reggio Emilia 2001) grazie alla stretta collaborazione con la Fondazione Famiglia Sarzi. Nato da una tradizione di burattinai che durava da generazioni, Otello fu un giovane aiutante della compagnia itinerante di famiglia che, nel tempo, entrò in contatto con alcuni dei protagonisti della scena artistica, teatrale e cinematografica italiana dell’epoca.  Nel 1957, a Roma, Otello inizia la sua opera creativa e innovativa con il “T.S.B.M.” Teatro Stabile Burattini e Marionette, intrattenendo importanti collaborazioni, mettendo in scena testi di Brecht (Un uomo è un uomo), Garcia Lorca (Il teatrino di Don Cristobal) e Arrabal (Pic-nic) e realizzando, con tecniche innovative, anche figure molto grandi. Ne è un esempio la figura gigante di carta realizzata da Otello Sarzi per lo spettacolo Mavra di Igor Stravinskij rappresentato al Festival “Due Mondi” di Spoleto nel 1984. La compagnia intraprende tournée anche all’estero e, nel 1969, si stabilisce presso Reggio Emilia, alternando presenze nazionali, europee e internazionali. Frequenti sono le collaborazioni con la televisione italiana. Numerosi i suoi spettacoli di rilievo, spesso anche tecnicamente molto complessi, ambiziosi e sempre caratterizzati da un forte impegno culturale e un’esplicita consapevolezza politica. Otello Sarzi rappresenta, in Italia, uno dei momenti più alti e importanti del “teatro di figura” nel secondo dopoguerra.

El Lissitzky
Interpretazione 3D di Giramondo, (IN DER ZEIT), “The Time Traveller” (1923)
costruzione e design di Henry Milner, 2009 da El Lissitzky, Figure.
Il Design plastico dello spettacolo elettro-meccanico
“Vittoria sul sole”
Vernice di cellulosa su legno, metallo, plexiglass, 60,5 x 42 x 28 cm
Paesi Bassi, Eindhoven, Collezione Van Abbemuseum
Photography: Perry van Duijnhoven, Eindhoven

Ritengo che l’obiettivo principale della mostra sia quello di aprire uno spazio dell’immaginazione in cui un bastone possa tornare a essere un cavallo, un drago o un flauto“, chiosa James M. Bradburne, che della mostra è il coordinatore scientifico.

Questa proposta assolutamente originale rappresenta un altro bel traguardo raggiunto da Palazzo Magnani nel segno non soltanto della qualità artistica, ma anche di una grande attenzione a due tratti distintivi della nostra comunità: l’estro, il genio e la fantasia del nostro territorio, qui testimoniati dalle opere di Otello Sarzi, e il sistema educativo, un’altra nostra eccellenza, pure protagonista di questo progetto“, dice il Presidente della Provincia di Reggio Emilia, Giorgio Zanni.

“Una mostra davvero unica – aggiunge l’Assessora alla cultura e al marketing territoriale del Comune di Reggio Emilia, Annalisa Rabitti – che parla di marionette e burattini come un mondo artistico, scoprendolo nel percorso dei grandi nomi dell’arte del Novecento come Picasso, Depero, Klee e mette in relazione questi grandissimi con Otello Sarzi, una figura poetica che ha segnato la storia artistica ed educativa di Reggio Emilia.  Questa, infatti, diventa un’occasione per valorizzare il nostro patrimonio cittadino e metterlo in connessione con il patrimonio internazionale del “teatro di figura”. Una mostra sognante, Marionette e Avanguardia parlerà un linguaggio trasversale, tanto ai bambini quanto al mondo degli adulti, che anche grazie a laboratori e incontri collaterali alla mostra, sarà l’occasione per far riemergere la parte più bella di noi adulti, la meraviglia tutta infantile che le marionette e i burattini sanno evocare”.

Rossella Cantoni, la Presidente della Fondazione Famiglia Sarzi, racconta: “Nel 2022, anno del centenario della nascita di Otello Sarzi, avevamo proposto alla Fondazione Palazzo Magnani una mostra che rendesse omaggio alla portata innovativa del lavoro dell’artista burattinaio. Successivamente la scelta compiuta dalla Fondazione Magnani e da James Bradburne, ha allargato molto gli orizzonti e gli obiettivi, accogliendo il nome di Otello Sarzi accanto ai prestigiosi Picasso, Depero, Klee, Teschner. Questa scelta ci rende pieni d’orgoglio per il riconoscimento alla grande creatività, alla tecnica rappresentativa e all’impegno sociale espressi da Otello Sarzi nei tanti decenni di vita e di lavoro espressi nella nostra Reggio Emilia“.

Dopo il lavoro svolto con le mostre “What a Wonderful World” e “L’arte inquieta. L’urgenza della creazione”, con questo progetto espositivo – dice Maurizio Corradini, Presidente della Fondazione Palazzo Magnani – la Fondazione prosegue nel suo progetto di valorizzazione del patrimonio locale, ponendolo in dialogo con i grandi movimenti artistici europei. La mostra sarà anche l’occasione per riscoprire una parte importante della vocazione educativa della nostra città, (quando personaggi straordinari si trovarono a lavorare fianco a fianco, sperimentando e innovando), nonché l’opportunità di riappropriarsi di quella forza creativa, quel potere di immaginazione, che ognuno di noi ha fin dalla tenera età, ma che fatica a mantenere nel corso della vita.”

Arricchiranno la mostra una serie di attività collaterali – visite guidate, conferenze, attività formative e didattiche per scuole di ogni ordine e grado, corsi di aggiornamento per insegnanti – progettati e realizzati dal Dipartimento didattico della Fondazione Palazzo Magnani in collaborazione con Fondazione Reggio Children Fondazione Famiglia Sarzi; eventi esclusivi per aziende nonché progetti speciali per soggetti con fragilità in collaborazione con FCR – Farmacie Comunali Riunite (progetto Reggio Emilia Città senza Barriere), ASP Reggio Emilia Città delle persone, Consorzio Oscar Romero (progetto Strade), AUSL di Reggio Emilia, con l’obiettivo di parlare a diversi pubblici, nella consapevolezza che l’arte, fruita e praticata, sia la strada maestra per coniugare sviluppo individuale e coesione sociale.

Hanno contribuito alla realizzazione della mostra: Attolini Spaggiari Zuliani & Associati Studio Legale e Tributario, FCR- Farmacie Comunali Riunite, Coopservice Soc. Coop., NaturaSì e Emak S.p.A..  

La mostra è, inoltre, l’occasione per stimolare riflessioni attraverso una serie di incontri pubblici su tematiche storico-artistiche, ma anche di stretta attualità. Se da un lato viene approfondito il contesto storico dei movimenti e dei protagonisti della mostra, così come la dimensione pedagogica del burattino in alcune delle grandi tradizioni europee, fino alle sperimentazioni degli anni Settanta e Ottanta del Novecento che hanno fatto di Reggio Emilia una delle capitali mondiali della ricerca in ambito educativo, dall’altro l’attenzione è portata su alcuni aspetti meno noti del teatro di figura come il tema dell’embodiment e del doppio, fino agli automi e agli avatar digitali; l’utilizzo del teatro di figura come strumento per prendersi cura delle persone e delle relazioni, gli aspetti  filosofici, psicologici e psichiatrici ad esso correlati.

Giovanni Stanghellini, Mauro Sarzi, Alessandro Bergonzoni,  Fulvio De Nigris, Adriano Ferrari, Martina Mazzotta, Gabriele Vacis, Christian Fuchs, Nicoletta Misler,  Moreno Pigoni sono solo alcuni dei protagonisti che ci accompagneranno in questo viaggio meraviglioso.

Marionette e avanguardia nasce anche per far rivivere il valore della creatività e il potere  dell’immaginazione in ognuno di noi, per questo durante il primo weekend di apertura, tutto Corso Garibaldi sarà animato da eventi e spettacoli: ci sarà il mercato tradizionale con artigianato artistico, negozi aperti anche la domenica, performance sui trampoli, laboratori per famiglie e, naturalmente, spettacoli di burattini!


Mostra in collaborazione con:

Nel 2020 James M. Bradburne ha fondato il Centro Internazionale di Ricerca sulla Cultura dell’Infanzia (CIRCI) con la seguente missione: preservare, studiare e comunicare l’esperienza dell’infanzia e i valori della curiosità, della creatività e dell’apprendimento. CIRCI si impegna a difendere la competenza, la curiosità, l’immaginazione, l’ambizione, i desideri e i diritti umani fondamentali del bambino tramite ricerche archivistiche, progetti sperimentali e collaborazioni artistiche. Il centro è ospitato presso la Biblioteca Nazionale Braidense di Milano ed è coordinato da un consiglio di amministrazione indipendente e internazionale. Tra le ricerche condotte sino ad ora ed attualmente in corso di realizzazione: il libro per bambini nella collezione sovietica dei coniugi Hans Edward e Hedwig Adler; il libro per l’infanzia nella collezione dell’architetto viennese Otto Prutscher; la pedagogia della DDR nella collezione berlinese di libri per bambini di Hein Köster; la propaganda nella collezione dell’Archivio dei Quaderni di Scuola di Milano; la rappresentazione del conflitto nei disegni dei bambini (1914-2022); un’opera di marionette ispirata al racconto “Il viaggio sul pesce” di Tom Seidmann-Freud, nipote di Sigmund Freud.

La Fondazione, costituita nel 1996 per volontà di Otello Sarzi, si pone come fine la tutela e la valorizzazione del patrimonio artistico della Famiglia Sarzi, teatranti e burattinai da generazioni, nonché la promozione dei valori culturali ed artistici espressi durante la loro lunga attività professionale. Il 21 giugno 2019 viene inaugurato il nuovo percorso museale “La casa dei burattini di Otello Sarzi” che illustra la storia, l’attività e il pensiero di questa famiglia di teatranti divenuta protagonista del Teatro di figura nazionale e internazionale. La sede espositiva si trova a  Cavriago (Reggio Emilia) in Via Buozzi 2.


Ufficio stampa: Studio ESSECI di Sergio Campagnolo s.a.s.
Simone Raddi, tel. 049.66.34.99; simone@studioesseci.net

Ufficio stampa Fondazione Palazzo Magnani
Stefania Palazzo, tel. 0522.444409; s.palazzo@palazzomagnani.it

Museo Nazionale Romano, Terme di Diocleziano: “Dacia. L’ultima frontiera della Romanità”

MNIR, Elmo di Coţofenești

21 novembre 2023 – 21 aprile 2024

Museo Nazionale Romano – Terme di Diocleziano

Oltre 1000 opere provenienti da 47 musei della Romania esposte per la prima volta in Italia

Dal 21 novembre 2023 il Museo Nazionale Romano ospita nelle Aule delle Terme di Diocleziano la mostra “Dacia. L’ultima frontiera della Romanità”, la più grande e prestigiosa esposizione di reperti archeologici organizzata dalla Romania all’estero negli ultimi decenni, per ripercorrere lo sviluppo storico e culturale del proprio territorio nell’arco di oltre millecinquecento anni, dall’VIII sec. a.C. all’VIII sec. d.C.

La mostra, a cura di Ernest Oberlander direttore del Museo Nazionale di Storia della Romania, e di Stéphane Verger direttore del Museo Nazionale Romano, si riallaccia alle esposizioni di Madrid (Museo Archeologico Nazionale, 2021) e Bucarest (Museo Nazionale di Storia della Romani, 2022), ampliandone il percorso: a Roma infatti (fino al 21 aprile 2024) saranno presentati circa 1000 oggetti provenienti da 47 musei rumeni, oltre che dal Museo Nazionale di Storia della Repubblica di Moldova, per la prima volta esposti accanto ad alcuni reperti del Museo Nazionale Romano.

MNIR, Testa dalla tomba principesca di Peretu

La realizzazione dell’evento è stata possibile grazie all’Ambasciata della Romania in Italia, in partenariato con il Museo Nazionale di Storia della Romania e il Museo Nazionale Romano, al Ministero Romeno della Cultura, al Ministero degli Affari Esteri della Romania, al Ministero della Difesa Nazionale della Romania, all’Istituto Culturale Romeno tramite l’Accademia di Romania, al Ministero della Cultura italiano e alla Direzione generale Musei.

Posta sotto l’Alto Patronato del Presidente della Romania e del Presidente della Repubblica Italiana, la mostra segna un doppio anniversario per i rapporti bilaterali romeno-italiani: sono trascorsi infatti 15 anni dalla firma del Partenariato Strategico Consolidato tra la Romania e l’Italia e 150 anni dalla costituzione della prima agenzia diplomatica della Romania in Italia.

MINAC, Glykon di Tomis

L’esposizione, il cui tema centrale è la costruzione della Romanità, mette insieme importanti reperti – come il Serpente Glykon da Tomis, raffigurazione in marmo di un ‘demone buono’ che guarisce dalle epidemie; il magnifico elmo d’oro di Cotofeneşti di manifattura tracia, con varie scene di sacrificio; l’elmo celtico di bronzo da Ciumeşti, col sorprendente cimiero a forma di aquila; il tesoro gotico di Pietroasele del IV secolo d.C. – per seguire l’evoluzione storica dell’attuale Romania e raccontare i numerosi contatti e scambi avvenuti grazie all’abbondanza di risorse del territorio e alla posizione privilegiata tra l’Europa e l’Asia.


Museo Nazionale Romano
mn-rm@cultura.gov.it
Ufficio stampa Angelina Travaglini
mn-rm.eventi@cultura.gov.it

Ambasciata della Romania in Italia

roma@mae.ro

Ufficio stampa mostra “Dacia. L’ultima frontiera della Romanità”
Adele Della Sala
ads@ufficiostampa-arte.it

A Bologna Lippo di Dalmasio, il più noto e celebrato dei pittori bolognesi del tardo Medioevo

Scultore bolognese (inizio XV sec.) Sepolcro di dottore (Pietro di Boncompagni?), 1408 ca.
Pietra calcarea, cm 75 x 195 – Bologna, Museo Civico Medievale, n. inv. 1652

A cura di Massimo Medica e Fabio Massaccesi

Mostra promossa da Settore Musei Civici Bologna | Musei Civici d’Arte Antica e Dipartimento delle Arti – Alma Mater Studiorum Università di Bologna
In collaborazione con Pinacoteca Nazionale di Bologna

18 novembre 2023 – 17 marzo 2024
Museo Civico Medievale | Lapidario
Via Manzoni 4, Bologna


www.museibologna.it/arteanticaì

Musei Civici d’Arte Antica del Settore Musei Civici Bologna presentano la prima mostra monografica dedicata a Lippo di Scannabecchi detto Lippo di Dalmasio, il più noto e celebrato dei pittori bolognesi del tardo Medioevo, documentato a Pistoia e a Bologna dal 1377 al 1410.
Lippo di Dalmasio e le arti a Bologna tra Trecento e Quattrocento, a cura di Massimo Medica e Fabio Massaccesi, è visibile nel Lapidario del Museo Civico Medievale dal 18 novembre 2023 al 17 marzo 2024. L’inaugurazione si è svolta venerdì 17 novembre 2023 alle ore 17.30.

Promossa dai Musei Civici d’Arte Antica | Settore Musei Civici Bologna congiuntamente con il Dipartimento delle Arti – Alma Mater Studiorum Università di Bologna, con cui si rinnova in questa circostanza uno stretto rapporto di cooperazione e scambio di lungo corso, e in collaborazione con la Pinacoteca Nazionale di Bologna, l’iniziativa espositiva si configura idealmente come capitolo conclusivo di un ciclo di mostre dedicato ai principali protagonisti della pittura gotica bolognese, che con le loro prolifiche botteghe dominarono la scena cittadina tra Trecento e Quattrocento: Vitale da Bologna (2010), Simone dei Crocifissi e Jacopo di Paolo (2012) e Giovanni da Modena (2015).

Conferenza stampa della mostra Lippo da Dalmasio 16.11.2023

Attraverso un aggiornato lavoro di ricerca, la presentazione di due opere inedite e una campagna di restauri eseguiti per questa occasione, la mostra intende proporre una rivalutazione organica della personalità e del percorso di Lippo di Dalmasio in riferimento al contesto del sistema culturale in cui si trovò ad operare, restituendo nella sua reale collocazione storico-artistica l’ampiezza sfaccettata e l’altissima qualità tecnica della sua produzione, soggetta nei secoli a giudizi altalenanti, oltre la fama stereotipata di pittore prettamente devozionale.

Si devono ai critici d’arte seicenteschi bolognesi Francesco Cavazzoni (Pitture et sculture et altre cose notabileche sono in Bologna e dove si trovano, 1603) e Carlo Cesare Malvasia (Felsina pittrice. Vite de’ pittori bolognesi, 1678) le prime attestazioni di riconoscimento dell’artista come uno degli autori più compiuti della tradizione pittorica emiliana del XIV secolo e fonte di ispirazione per importanti innovatori barocchi come Guido Reni.
Il clima controriformato gli attribuì un primato nella frequentazione di soggetti mariani, cristallizzandone la fama di ‘pittore cristiano e devoto della Madre di Dio’ con l’attribuzione del soprannome “Lippo delle Madonne”, in parte giustificato dalla sopravvivenza di molte sue opere raffiguranti l’iconografia della Madonna con il Bambino detta “dell’Umiltà”, venerate come immagini miracolose e parte delle quali esposte in mostra (affresco Chiesa di Santa Maria della Misericordia; tempera su tela, BPER Banca; affresco inedito, collezione Michelangelo Poletti).
Le stesse ragioni che ne avevano consacrato la fortuna in base ai parametri del gusto post-tridentino contribuirono a decretarne la svalutazione nella percezione critica in epoca moderna. Nella letteratura artistica del XIX e XX secolo la sua arte venne considerata monotona, modesta e priva di originalità e la sua reputazione rimane ambivalente fino ad anni recenti (risale al 2013 la pubblicazione del primo studio monografico dedicato all’artista). Del resto, la considerazione qualitativa delle opere giunte fino a noi è stata ed è tuttora resa problematica anche dallo stato conservativo in cui ci sono pervenute. Molte, infatti, hanno perduto nel tempo le caratteristiche tecniche a causa del degrado ambientale e a interventi di restauro che ne hanno alterato l’originaria complessità.

Figlio del tuttora misterioso pittore Dalmasio (Bologna, 1315 circa – Bologna, 1374 circa) e nipote del noto artista Simone di Filippo Benvenuti detto Simone dei Crocifissi (Bologna, 1330 circa – Bologna, 1399), Lippo appartenne alla prestigiosa famiglia ghibellina degli Scannabecchi.
Come il padre, fu a lungo attivo in Toscana, a Pistoia, dove è probabile abbia intrapreso la sua attività, ottenendo le prime importanti commissioni. Tale esperienza dovette comunque incidere sulla sua prima formazione, portandolo poi a svolgere un importante ruolo di raccordo tra i due versanti dell’Appennino che gettò un ponte tra la tradizione stilistica neogiottesca riferibile ai fiorentini Orcagna (Andrea di Cione Arcangelo e i fratelli Jacopo e Nardo) e quella sviluppata nel solco di Vitale di Bologna, dalla quale deriva l’accento vivacemente comunicativo delle sue immagini sacre.

Ugualmente determinante dovette essere la sua parentela con Simone dei Crocifissi, con cui Lippo condivise, una volta rientrato a Bologna intorno al 1390, l’atteggiamento fortemente conservatore e “normalizzante” nei confronti dei modi più immaginosi di Vitale da Bologna. Ciò gli permise presto di contribuire al clima di intensa vitalità artistica fiorita intorno all’appena avviato cantiere di San Petronio (1390), come testimonia l’atto del suo coinvolgimento nel 1393 per la realizzazione di un’ancona su tela con la Madonna in trono e santi, ora perduta, per il temporaneo altare maggiore della Basilica, eseguita insieme a Giovanni di Ottonello.

Come risulta dall’ampia documentazione superstite, Lippo seppe abbinare, in questi anni, una carriera di grande successo, contrassegnata da prestigiose commissioni che ne fecero uno dei protagonisti assoluti della stagione pittorica gotico-internazionale a Bologna, ad una brillante ascesa sociale in ambito civico testimoniata dal conferimento di cariche pubbliche di rilievo, fra cui quella di notaio, cavaliere e giudice.

Partendo dall’intento di ricerca e valorizzazione del patrimonio conservato nelle raccolte permanenti dei Musei Civici d’Arte Antica di Bologna, il percorso espositivo si compone di 32 opere – tra dipinti su tavolaaffreschisculture e manoscritti – e si articola in tre sezioniTra Bologna e Pistoia: i rapporti con l’arte toscanaBologna 1390 e Un pittore per la città 1400-1410 verso il tardogotico. Accanto ai dipinti e agli affreschi di Lippo di Dalmasio, sono presentate opere di alcuni degli artisti più rinomati a lui contemporanei – Simone dei CrocifissiJacopo di PaoloNicolò di GiacomoGiovanni di Fra SilvestroDon Simone CamaldoleseLorenzo MonacoJacobello e Pierpaolo Dalle Masegne -, prestati per l’occasione da importanti musei, biblioteche, chiese italiane e collezioni private.

Lippo di Dalmasio e le arti a Bologna tra Trecento e Quattrocento Veduta di allestimento
Museo Civico Medievale, Bologna, 2023
Foto Roberto Serra

La prima sezione Tra Bologna e Pistoia: i rapporti con l’arte toscana ripercorre i problematici inizi dell’artista, facendo riferimento ai rapporti allora intercorsi tra Bologna e la Toscana, documentati anche nell’ambito della scultura (Andrea da Fiesole) e della miniatura (Don Simone Camaldolese e Lorenzo Monaco).

La seconda sezione Bologna 1390 ripercorre invece l’attività dell’artista dopo il suo rientro a Bologna, nel corso degli anni novanta del Trecento: appartiene a questo momento l’anconetta Lambertini firmata e datata 1394 (Bologna, Pinacoteca Nazionale) esposta per la prima volta a fianco delle ante laterali, oggi conservate al Museo Stibbert di Firenze.
Sempre da Firenze proviene dal Museo Casa Rodolfo Siviero una inedita Croce dipinta, recentemente riconosciuta a Lippo di Dalmasio da indipendenti ricerche di Daniele Benati ed Emanuele Zappasodi, che viene presentata a confronto dell’altra Croce delle Collezioni Comunali d’Arte di Bologna, ugualmente attribuita allo stesso artista, proveniente dalla chiesa di San Girolamo della Certosa e frutto di un ammodernamento integrale di un dipinto più antico.
Questa sezione consente inoltre la verifica di raffronti e influenze in relazione alle opere di alcuni dei più noti miniatori (Nicolò di Giacomo, Giovanni di Fra Silvestro) e pittori del momento come documentano le tavole esposte di Simone dei Crocifissi e di Jacopo di Paolo. Artisti con cui Lippo ebbe certamente occasione di interagire, come dimostra anche il polittico dei Pii Istituti Educativi (Bologna, Pinacoteca Nazionale), in cui uno spiccato neogiottismo si fonde con i ricordi della prima esperienza toscana.

L’ultima sezione Un pittore per la città 1400-1410 verso il tardogotico presenta la fase ormai matura dell’artista, scomparso nel 1410, ovvero quando il cantiere di San Petronio era già avviato da quasi vent’anni, durante i quali la città venne ad aprirsi alle più diverse sollecitazioni della cultura tardogotica di cui soltanto in parte Lippo seppe fare tesoro (Adorazione dei Magi, Bologna, Pinacoteca Nazionale), rimanendo profondamente legato fino alla fine alla sua formazione trecentesca.

La mostra si avvale di un comitato scientifico composto da Silvia Battistini, Daniele Benati, Giancarlo Benevolo, Gabriella Bernardi, Mark Gregory D’Apuzzo, Gianluca del Monaco, Fabio Massaccesi, Massimo Medica, Ilaria Negretti, Raffaella Pini, Angelo Tartuferi.

Il catalogo pubblicato da Dario Cimorelli Editore, a cura di Massimo Medica, Fabio Massaccesi e Silvia Battistini, contiene saggi di Giancarlo Benevolo, Raffaella Pini, Daniele Benati, Angelo Tartuferi, Fabio Massaccesi, Massimo Medica, Mark Gregory D’Apuzzo, Gianluca del Monaco, Ilaria Negretti, Silvia Battistini.

Nell’ambito della mostra viene organizzato un ciclo di conferenze di prossimo annuncio e di visite guidate a cura di RTI Senza Titolo S.r.l., ASTER S.r.l. e Tecnoscienza. Inoltre, dal 22 novembre, tutti i mercoledì dalle ore 14 alle 18 è disponibile al pubblico un servizio di mediazione culturale.
Si ringrazia Roberto Serra.


Albo dei prestatori:
Archivio storico civico e Biblioteca Trivulziana, Milano
Arcidiocesi di Bologna, chiesa di Santa Maria della Misericordia
Arcidiocesi di Bologna, Museo della Basilica di Santo Stefano
Biblioteca Apostolica Vaticana, Città del Vaticano
La Galleria BPER Banca, Modena
Diocesi di Pistoia, chiesa di San Bartolomeo in Pantano
Fondo Edifici di Culto, Museo della Basilica di San Domenico, Bologna
Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, Collezioni d’Arte e di Storia
Collezione Micherlangelo Poletti, San Martino in Soverzano (BO)
Collezione privata Savelli, Bologna
Fondazione Giorgio Cini, Venezia
Fondazione Magnani Rocca, Mamiano di Traversetolo (PR)
Fondazione Musei Civici Venezia – Museo Correr, Venezia
Museo Casa Rodolfo Siviero, Firenze
Museo Stibbert, Firenze
Pinacoteca Nazionale, Bologna
Settore Musei Civici Bologna | Museo Civico Medievale
Settore Musei Civici Bologna | Collezioni Comunali d’Arte
Settore Musei Civici Bologna | Museo Davia Bargellini
e tutti coloro che hanno preferito rimanere anonimi.


Informazioni
Settore Musei Civici Bologna | Musei Civici d’Arte Antica
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American Beauty a Padova – Focus: “Black Lives Matter”

AMERICAN BEAUTY
Da Robert Capa a Banksy

Padova, Centro culturale Altinate | San Gaetano

13 settembre 2023 – 21 gennaio 2024

Mostra a cura di Daniel Buso. Organizzata da ARTIKA in collaborazione con Kr8te ed il Comune di Padova, Assessorato alla Cultura.

La mostra American Beauty. Da Robert Capa a Banksy, presso il Centro culturale Altinate | San Gaetano di Padova, sarà visitabile fino al 21 gennaio 2024. 130 opere d’arte a stelle e strisce, realizzate da 120 artisti internazionali, sono state selezionate per dar vita ad una narrazione che illustri le ambivalenze made in USA. L’orgoglio patriottico e la modernità culturale da un lato, il feroce imperialismo militare e le persistenze dei fenomeni di intolleranza razziale dall’altro.

La mostra è organizzata da ARTIKA di Daniel Buso ed Elena Zannoni, in collaborazione con il Comune di Padova, Assessorato alla Cultura e Kr8te.

Una delle sezioni della mostra affronta le condizioni degli afroamericani negli Stati Uniti, iniziando dai movimenti civili degli anni Sessanta fino ai giorni nostri.

Nel 2013 ha iniziato a circolare l’hashtag #BlackLivesMatter, traducibile in “le vite delle persone nere contano”. Dall’hashtag ha preso il via un movimento per i diritti civili di grande attualità. Il Black Lives Matter si è sviluppato all’interno della comunità afroamericana statunitense, in reazione a svariati omicidi di persone nere da parte delle forze di polizia e, in particolare, contro l’assassinio (rimasto impunito) del diciassettenne Trayvon Martin. I sostenitori si sono scagliati, più in generale, contro le politiche discriminatorie ai danni della comunità nera. A partire dal 2020, il video del brutale arresto di George Floyd, culminato nell’omicidio, ha suscitato reazioni internazionali. La morte di Floyd è divenuta il simbolo della violenza sistematica della polizia, chiaro sintomo di un razzismo ancora endemico negli Stati Uniti. L’episodio è stato seguito da un’ondata di proteste senza precedenti in tutto il mondo, rendendo il Black Lives Matter un movimento internazionale. Il presidente Joe Biden ha parlato di “razzismo strutturale”, riportando l’attenzione su un tema che poteva sembrare superato. Il dibattito, negli ultimi tre anni, si è allargato portando l’attenzione sulle vite di tutti gli immigrati in Occidente, fino alla discussione sulla restituzione delle opere d’arte ai popoli saccheggiati durante il periodo coloniale. Tali riflessioni non sono chiaramente inedite nella società americana. L’intera storia del paese è attraversata da contraddizioni a sfondo etnico, spesso rimaste irrisolte. I frequenti casi di brutalità e uso della forza da parte delle forze dell’ordine statunitensi determinarono la nascita del movimento per i diritti civili già a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso. La novità nell’episodio dell’omicidio di Floyd sta nel medium con cui è stato diffuso: un video su YouTube. La potenza pervasiva del digitale ha determinato una visibilità del fenomeno impensabile nei decenni precedenti.

Maurice Sorrell, Shirley Chisholm, 1971

La fotografia di Steve Schapiro, esposta in mostra, ci porta nel 1965, nel cuore dell’evento che cambiò la storia dei diritti civili negli Stati Uniti. Schapiro, fotografo newyorkese fedele alla poetica di Cartier-Bresson, fu un osservatore molto attento delle rivendicazioni delle minoranze, impiegando spesso il proprio medium per il racconto delle manifestazioni a sfondo politico. Il 7 marzo 1965 si tenne la prima marcia che dalla cittadina di Selma tentò di arrivare a Montgomery in Alabama. Seicento persone, tutte afroamericane, manifestarono in modo pacifico per chiedere il diritto di voto e la fine della segregazione razziale. Il corteo fu vittima di una violenta carica della polizia. Le immagini degli scontri indignarono il mondo e convinsero il presidente Lyndon Johnson a promulgare la legge sul diritto di voto per i neri. La marcia venne organizzata da Martin Luther King. Nonostante gli scontri, il leader del movimento per i diritti civili della minoranza afroamericana ne organizzò in seguito altre due. Con l’ultima, il 25 marzo del 1965, riuscì a radunare 25 mila persone che raggiunsero il palazzo del governatore dell’Alabama dove King pronunciò uno dei suoi più celebri discorsi: “How long? Not long”. Obama nel 2015 tornò a Selma e propose a sua volta un emozionante discorso. Queste alcune delle parole pronunciate: “Un errore comune è pensare che il razzismo sia stato sconfitto, che il lavoro iniziato dagli uomini e dalle donne che erano presenti qui a Selma sia concluso, e che ogni tensione razziale rimasta sia frutto di situazioni contestuali. Sappiamo che la marcia non è ancora finita, che la battaglia non è ancora stata vinta”.

Steve Schapiro, March for freedom, Selma to Montgomery, 1965

Il fotografo Maurice Sorrell spese buona parte della sua carriera nello sforzo di catturare la storia del movimento per i diritti civili nel profondo sud. Non era insolito per Sorrell trovarsi di fronte a folle inferocite e cani poliziotto o essere esposto a gas lacrimogeni mentre fotografava i leader dei diritti civili. Tra questi un posto di primo piano spetta a Shirley Chisholm, la prima donna afroamericana ad essere eletta nel Congresso americano. Nata a Brooklyn negli anni Venti, Chisholm decise, fin dai tempi del college, di intraprendere la carriera politica. “Fighting Shirley”, così la chiamavano al Congresso, riuscì a introdurre più di 50 atti legislativi a sostegno dell’uguaglianza razziale e di genere, della condizione dei poveri e per la fine della guerra del Vietnam. La discriminazione, tuttavia, le impedì di partecipare alle primarie del Partito Democratico del 1972. Le fu vietato di prender parte ai dibattiti televisivi e, a seguito di una azione legale, le fu concesso di fare un solo discorso. Riuscì ad ottenere il 10% di voti, nonostante una campagna sottofinanziata e le costanti polemiche di politici e media americani.


A cura di
Daniel Buso

Mostra organizzata da
ARTIKA di Daniel Buso ed Elena Zannoni
 
In collaborazione con
Comune di Padova, Assessorato alla Cultura e Kr8te
 
Spazio espositivo
Centro culturale Altinate | San Gaetano, Padova
 
Periodo espositivo
dal 13 settembre 2023 al 21 gennaio 2024
 
Per informazioni
+39 351 809 9706
email: mostre@artika.it
www.artika.it
 
Ufficio Stampa: Studio ESSECI – Sergio Campagnolo
tel. 049.663499 rif. Roberta Barbaro roberta@studioesseci.net