Picasso, Depero, Klee, Sarzi, hanno guardato al “gioco creativo” come fonte di ispirazione estetica

Fortunato Depero, Gallina (Marionette dei Balli Plastici) 1918 (ricostruzione 1980) legno, 62 x 56 x 13 cm
Mart, Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto –
Fondo Depero (MD 0026-f) – Foto © Archivio fotografico e Mediateca Mart

MARIONETTE  E  AVANGUARDIA
PICASSO DEPERO KLEE SARZI

Reggio Emilia, Palazzo Magnani

17 novembre 2023 – 17 marzo 2024

Quella proposta dalla Fondazione Palazzo Magnani a Reggio Emilia, dal 17 novembre 2023 al 17 marzo 2024, è una mostra-spettacolo assolutamente originale, nel senso che una mostra così in Italia non si è mai vista. E nemmeno all’estero.
Ad andare in scena sarà “Marionette e Avanguardia. Picasso · Depero · Klee · Sarzi“, coordinata da James Bradburne, membro del Comitato Scientifico della Fondazione Palazzo Magnani.

L’esposizione si sviluppa attorno al concetto di “quarta parete”, ovvero la capacità di coinvolgimento emotivo che fa di uno spettacolo ben riuscito una realtà capace di immergere lo spettatore nella storia messa in scena. Quando una marionetta o un burattino rompe la quarta parete, conquista la fiducia del pubblico, dando allo spettacolo il potere di sfumare la divisione tra palcoscenico e mondo, tra arte e vita.

A capirlo bene sono stati quegli artisti – protagonisti del mondo dell’Arte e del Teatro di figura – che, piuttosto che liquidare le marionette e i burattini (in inglese si usa per entrambi il termine puppets) come semplici giochi per bambini, hanno preso sul serio il loro entusiasmo e anzi, hanno guardato al “gioco creativo” come a una fonte di ispirazione estetica per cercare nuove modalità di espressione visiva. La nozione stessa di “bambino” come distinto dall’adulto si è manifestata in vari modi nel corso del Novecento e ha stimolato alcuni artisti a sfruttare il potenziale educativo del “teatro di figura”, spesso apparentemente legato ai bambini, per creare un mondo migliore e migliorare i cittadini in un momento cruciale del loro sviluppo.

Mentre alcuni artisti vedevano il potenziale delle marionette e dei burattini per immaginare un mondo migliore, i satirici usavano spettacoli trasgressivi e pungenti per attaccare l’establishment politico. Rivolgendosi a un pubblico adulto e attingendo a una solida tradizione di satira politica del “teatro di figura”, i burattini, in particolare, sono stati usati anche per criticare le condizioni politiche e sociali. La miniatura di un burattino, infatti, lo rende un portavoce sicuro per una protesta a voce alta, perché la sua mordacità è mitigata dalla carineria. Chi potrebbe essere infastidito da un puppet? I burattini dicono la verità al potere in un modo in cui gli attori teatrali tradizionali non possono mai farlo.

A Palazzo Magnani ad accogliere i visitatori sono i costumi a grandezza naturale disegnati da Pablo Picasso per Parade, balletto coreografico che i Ballets russes di Sergej Djaghilev portarono in scena a Parigi nel 1917.

Poi una folla di puppets: le marionette (manipolate dall’alto) e i burattini (manipolati dal basso), dagli esemplari più antichi, come i Pulcinella o gli Arlecchino della Commedia dell’Arte, a quelli di Otello Sarzi, reggiano di adozione, realizzati con materiali sperimentali.

Due palcoscenici (a simulare una baracca e un castelet) allestiti nelle sale a piano terra, consentiranno a tutti i visitatori di cimentarsi con il “teatro di figura”. Grazie alla collaborazione con la Compagnia marionettistica Carlo Colla di Milano e l’Associazione 5T di Reggio Emilia, un ricco programma di micro-spettacoli/performance, interpretati da professionisti del “teatro di figura”, anima i fine settimana per tutta la durata della mostra. Vedendoli all’opera c’è da chiedersi: “Le marionette e i burattini vanno in paradiso quando muoiono?”, domanda del tutto naturale, collocandosi i puppets in una zona grigia, tra creature viventi e oggetti inanimati.

Alcuni protagonisti dell’Arte si sono “appropriati” e cimentati in questa forma d’arte per la loro qualità di incantesimo e ambiguità. I registi come mezzo per sostituire gli attori. Il sogno di dare vita agli oggetti e le conseguenze della loro autonomia hanno affascinato scrittori e artisti da Collodi a Capek, ma anche tanti artisti italiani come i futuristi Enrico Prampolini e Fortunato Depero: le marionette esprimevano un’estetica macchinica, erano astratte e, dopo la devastazione della Prima guerra mondiale, catturavano la triste realtà dei soldati di ritorno amputati e mutilati, come illustrato da Sironi, Carrà e de Chirico.

Fino alla fine degli anni Venti, Vienna era una delle capitali culturali europee e, insieme a Berlino, una fucina di creatività nell’arte, nel teatro, nella musica, nella filosofia e nelle scienze.

Alla fine dell’Ottocento, sull’onda dell’orientalismo, le classiche marionette giavanesi cominciarono ad apparire sulle scene europee. L’artista e illustratore austriaco Richard Teschner, in particolare, sviluppò l’arte della marionetta a bastone fino a raggiungere un punto culminante, che influenzò artisti da Parigi a Mosca.

Grazie alla riscoperta da parte di Oskar Schlemmer del classico di Kleist Sul teatro delle marionette (1810), le marionette, i giocattoli e i giochi per bambini divennero un elemento centrale della pratica del Bauhaus nella Weimar degli anni Venti: Paul Klee, Andor Weininger, Lothar Schreyer, Sophie Täuber Arp e Oskar Schlemmer.

L’indagine si sposta quindi sull’avanguardia russa con “Le marionette e la Rivoluzione”. Quando Lenin e la moglie Natalia Krupskaya decisero di combattere l’analfabetismo e di formare il nuovo cittadino sovietico, capirono che l’uso delle marionette era l’ideale e, lavorando con artisti, architetti e scrittori di primo piano, figure come Natalia Sats, Samuil Marshak, El Lissitzky, Aleksandra Ekster, Nina Efimova, hanno sperimentato nuove forme di teatro per bambini.

L’esposizione si completa con un omaggio a Otello Sarzi (Vigasio, VR 1922 – Reggio Emilia 2001) grazie alla stretta collaborazione con la Fondazione Famiglia Sarzi. Nato da una tradizione di burattinai che durava da generazioni, Otello fu un giovane aiutante della compagnia itinerante di famiglia che, nel tempo, entrò in contatto con alcuni dei protagonisti della scena artistica, teatrale e cinematografica italiana dell’epoca.  Nel 1957, a Roma, Otello inizia la sua opera creativa e innovativa con il “T.S.B.M.” Teatro Stabile Burattini e Marionette, intrattenendo importanti collaborazioni, mettendo in scena testi di Brecht (Un uomo è un uomo), Garcia Lorca (Il teatrino di Don Cristobal) e Arrabal (Pic-nic) e realizzando, con tecniche innovative, anche figure molto grandi. Ne è un esempio la figura gigante di carta realizzata da Otello Sarzi per lo spettacolo Mavra di Igor Stravinskij rappresentato al Festival “Due Mondi” di Spoleto nel 1984. La compagnia intraprende tournée anche all’estero e, nel 1969, si stabilisce presso Reggio Emilia, alternando presenze nazionali, europee e internazionali. Frequenti sono le collaborazioni con la televisione italiana. Numerosi i suoi spettacoli di rilievo, spesso anche tecnicamente molto complessi, ambiziosi e sempre caratterizzati da un forte impegno culturale e un’esplicita consapevolezza politica. Otello Sarzi rappresenta, in Italia, uno dei momenti più alti e importanti del “teatro di figura” nel secondo dopoguerra.

El Lissitzky
Interpretazione 3D di Giramondo, (IN DER ZEIT), “The Time Traveller” (1923)
costruzione e design di Henry Milner, 2009 da El Lissitzky, Figure.
Il Design plastico dello spettacolo elettro-meccanico
“Vittoria sul sole”
Vernice di cellulosa su legno, metallo, plexiglass, 60,5 x 42 x 28 cm
Paesi Bassi, Eindhoven, Collezione Van Abbemuseum
Photography: Perry van Duijnhoven, Eindhoven

Ritengo che l’obiettivo principale della mostra sia quello di aprire uno spazio dell’immaginazione in cui un bastone possa tornare a essere un cavallo, un drago o un flauto“, chiosa James M. Bradburne, che della mostra è il coordinatore scientifico.

Questa proposta assolutamente originale rappresenta un altro bel traguardo raggiunto da Palazzo Magnani nel segno non soltanto della qualità artistica, ma anche di una grande attenzione a due tratti distintivi della nostra comunità: l’estro, il genio e la fantasia del nostro territorio, qui testimoniati dalle opere di Otello Sarzi, e il sistema educativo, un’altra nostra eccellenza, pure protagonista di questo progetto“, dice il Presidente della Provincia di Reggio Emilia, Giorgio Zanni.

“Una mostra davvero unica – aggiunge l’Assessora alla cultura e al marketing territoriale del Comune di Reggio Emilia, Annalisa Rabitti – che parla di marionette e burattini come un mondo artistico, scoprendolo nel percorso dei grandi nomi dell’arte del Novecento come Picasso, Depero, Klee e mette in relazione questi grandissimi con Otello Sarzi, una figura poetica che ha segnato la storia artistica ed educativa di Reggio Emilia.  Questa, infatti, diventa un’occasione per valorizzare il nostro patrimonio cittadino e metterlo in connessione con il patrimonio internazionale del “teatro di figura”. Una mostra sognante, Marionette e Avanguardia parlerà un linguaggio trasversale, tanto ai bambini quanto al mondo degli adulti, che anche grazie a laboratori e incontri collaterali alla mostra, sarà l’occasione per far riemergere la parte più bella di noi adulti, la meraviglia tutta infantile che le marionette e i burattini sanno evocare”.

Rossella Cantoni, la Presidente della Fondazione Famiglia Sarzi, racconta: “Nel 2022, anno del centenario della nascita di Otello Sarzi, avevamo proposto alla Fondazione Palazzo Magnani una mostra che rendesse omaggio alla portata innovativa del lavoro dell’artista burattinaio. Successivamente la scelta compiuta dalla Fondazione Magnani e da James Bradburne, ha allargato molto gli orizzonti e gli obiettivi, accogliendo il nome di Otello Sarzi accanto ai prestigiosi Picasso, Depero, Klee, Teschner. Questa scelta ci rende pieni d’orgoglio per il riconoscimento alla grande creatività, alla tecnica rappresentativa e all’impegno sociale espressi da Otello Sarzi nei tanti decenni di vita e di lavoro espressi nella nostra Reggio Emilia“.

Dopo il lavoro svolto con le mostre “What a Wonderful World” e “L’arte inquieta. L’urgenza della creazione”, con questo progetto espositivo – dice Maurizio Corradini, Presidente della Fondazione Palazzo Magnani – la Fondazione prosegue nel suo progetto di valorizzazione del patrimonio locale, ponendolo in dialogo con i grandi movimenti artistici europei. La mostra sarà anche l’occasione per riscoprire una parte importante della vocazione educativa della nostra città, (quando personaggi straordinari si trovarono a lavorare fianco a fianco, sperimentando e innovando), nonché l’opportunità di riappropriarsi di quella forza creativa, quel potere di immaginazione, che ognuno di noi ha fin dalla tenera età, ma che fatica a mantenere nel corso della vita.”

Arricchiranno la mostra una serie di attività collaterali – visite guidate, conferenze, attività formative e didattiche per scuole di ogni ordine e grado, corsi di aggiornamento per insegnanti – progettati e realizzati dal Dipartimento didattico della Fondazione Palazzo Magnani in collaborazione con Fondazione Reggio Children Fondazione Famiglia Sarzi; eventi esclusivi per aziende nonché progetti speciali per soggetti con fragilità in collaborazione con FCR – Farmacie Comunali Riunite (progetto Reggio Emilia Città senza Barriere), ASP Reggio Emilia Città delle persone, Consorzio Oscar Romero (progetto Strade), AUSL di Reggio Emilia, con l’obiettivo di parlare a diversi pubblici, nella consapevolezza che l’arte, fruita e praticata, sia la strada maestra per coniugare sviluppo individuale e coesione sociale.

Hanno contribuito alla realizzazione della mostra: Attolini Spaggiari Zuliani & Associati Studio Legale e Tributario, FCR- Farmacie Comunali Riunite, Coopservice Soc. Coop., NaturaSì e Emak S.p.A..  

La mostra è, inoltre, l’occasione per stimolare riflessioni attraverso una serie di incontri pubblici su tematiche storico-artistiche, ma anche di stretta attualità. Se da un lato viene approfondito il contesto storico dei movimenti e dei protagonisti della mostra, così come la dimensione pedagogica del burattino in alcune delle grandi tradizioni europee, fino alle sperimentazioni degli anni Settanta e Ottanta del Novecento che hanno fatto di Reggio Emilia una delle capitali mondiali della ricerca in ambito educativo, dall’altro l’attenzione è portata su alcuni aspetti meno noti del teatro di figura come il tema dell’embodiment e del doppio, fino agli automi e agli avatar digitali; l’utilizzo del teatro di figura come strumento per prendersi cura delle persone e delle relazioni, gli aspetti  filosofici, psicologici e psichiatrici ad esso correlati.

Giovanni Stanghellini, Mauro Sarzi, Alessandro Bergonzoni,  Fulvio De Nigris, Adriano Ferrari, Martina Mazzotta, Gabriele Vacis, Christian Fuchs, Nicoletta Misler,  Moreno Pigoni sono solo alcuni dei protagonisti che ci accompagneranno in questo viaggio meraviglioso.

Marionette e avanguardia nasce anche per far rivivere il valore della creatività e il potere  dell’immaginazione in ognuno di noi, per questo durante il primo weekend di apertura, tutto Corso Garibaldi sarà animato da eventi e spettacoli: ci sarà il mercato tradizionale con artigianato artistico, negozi aperti anche la domenica, performance sui trampoli, laboratori per famiglie e, naturalmente, spettacoli di burattini!


Mostra in collaborazione con:

Nel 2020 James M. Bradburne ha fondato il Centro Internazionale di Ricerca sulla Cultura dell’Infanzia (CIRCI) con la seguente missione: preservare, studiare e comunicare l’esperienza dell’infanzia e i valori della curiosità, della creatività e dell’apprendimento. CIRCI si impegna a difendere la competenza, la curiosità, l’immaginazione, l’ambizione, i desideri e i diritti umani fondamentali del bambino tramite ricerche archivistiche, progetti sperimentali e collaborazioni artistiche. Il centro è ospitato presso la Biblioteca Nazionale Braidense di Milano ed è coordinato da un consiglio di amministrazione indipendente e internazionale. Tra le ricerche condotte sino ad ora ed attualmente in corso di realizzazione: il libro per bambini nella collezione sovietica dei coniugi Hans Edward e Hedwig Adler; il libro per l’infanzia nella collezione dell’architetto viennese Otto Prutscher; la pedagogia della DDR nella collezione berlinese di libri per bambini di Hein Köster; la propaganda nella collezione dell’Archivio dei Quaderni di Scuola di Milano; la rappresentazione del conflitto nei disegni dei bambini (1914-2022); un’opera di marionette ispirata al racconto “Il viaggio sul pesce” di Tom Seidmann-Freud, nipote di Sigmund Freud.

La Fondazione, costituita nel 1996 per volontà di Otello Sarzi, si pone come fine la tutela e la valorizzazione del patrimonio artistico della Famiglia Sarzi, teatranti e burattinai da generazioni, nonché la promozione dei valori culturali ed artistici espressi durante la loro lunga attività professionale. Il 21 giugno 2019 viene inaugurato il nuovo percorso museale “La casa dei burattini di Otello Sarzi” che illustra la storia, l’attività e il pensiero di questa famiglia di teatranti divenuta protagonista del Teatro di figura nazionale e internazionale. La sede espositiva si trova a  Cavriago (Reggio Emilia) in Via Buozzi 2.


Ufficio stampa: Studio ESSECI di Sergio Campagnolo s.a.s.
Simone Raddi, tel. 049.66.34.99; simone@studioesseci.net

Ufficio stampa Fondazione Palazzo Magnani
Stefania Palazzo, tel. 0522.444409; s.palazzo@palazzomagnani.it

Museo Nazionale Romano, Terme di Diocleziano: “Dacia. L’ultima frontiera della Romanità”

MNIR, Elmo di Coţofenești

21 novembre 2023 – 21 aprile 2024

Museo Nazionale Romano – Terme di Diocleziano

Oltre 1000 opere provenienti da 47 musei della Romania esposte per la prima volta in Italia

Dal 21 novembre 2023 il Museo Nazionale Romano ospita nelle Aule delle Terme di Diocleziano la mostra “Dacia. L’ultima frontiera della Romanità”, la più grande e prestigiosa esposizione di reperti archeologici organizzata dalla Romania all’estero negli ultimi decenni, per ripercorrere lo sviluppo storico e culturale del proprio territorio nell’arco di oltre millecinquecento anni, dall’VIII sec. a.C. all’VIII sec. d.C.

La mostra, a cura di Ernest Oberlander direttore del Museo Nazionale di Storia della Romania, e di Stéphane Verger direttore del Museo Nazionale Romano, si riallaccia alle esposizioni di Madrid (Museo Archeologico Nazionale, 2021) e Bucarest (Museo Nazionale di Storia della Romani, 2022), ampliandone il percorso: a Roma infatti (fino al 21 aprile 2024) saranno presentati circa 1000 oggetti provenienti da 47 musei rumeni, oltre che dal Museo Nazionale di Storia della Repubblica di Moldova, per la prima volta esposti accanto ad alcuni reperti del Museo Nazionale Romano.

MNIR, Testa dalla tomba principesca di Peretu

La realizzazione dell’evento è stata possibile grazie all’Ambasciata della Romania in Italia, in partenariato con il Museo Nazionale di Storia della Romania e il Museo Nazionale Romano, al Ministero Romeno della Cultura, al Ministero degli Affari Esteri della Romania, al Ministero della Difesa Nazionale della Romania, all’Istituto Culturale Romeno tramite l’Accademia di Romania, al Ministero della Cultura italiano e alla Direzione generale Musei.

Posta sotto l’Alto Patronato del Presidente della Romania e del Presidente della Repubblica Italiana, la mostra segna un doppio anniversario per i rapporti bilaterali romeno-italiani: sono trascorsi infatti 15 anni dalla firma del Partenariato Strategico Consolidato tra la Romania e l’Italia e 150 anni dalla costituzione della prima agenzia diplomatica della Romania in Italia.

MINAC, Glykon di Tomis

L’esposizione, il cui tema centrale è la costruzione della Romanità, mette insieme importanti reperti – come il Serpente Glykon da Tomis, raffigurazione in marmo di un ‘demone buono’ che guarisce dalle epidemie; il magnifico elmo d’oro di Cotofeneşti di manifattura tracia, con varie scene di sacrificio; l’elmo celtico di bronzo da Ciumeşti, col sorprendente cimiero a forma di aquila; il tesoro gotico di Pietroasele del IV secolo d.C. – per seguire l’evoluzione storica dell’attuale Romania e raccontare i numerosi contatti e scambi avvenuti grazie all’abbondanza di risorse del territorio e alla posizione privilegiata tra l’Europa e l’Asia.


Museo Nazionale Romano
mn-rm@cultura.gov.it
Ufficio stampa Angelina Travaglini
mn-rm.eventi@cultura.gov.it

Ambasciata della Romania in Italia

roma@mae.ro

Ufficio stampa mostra “Dacia. L’ultima frontiera della Romanità”
Adele Della Sala
ads@ufficiostampa-arte.it

A Bologna Lippo di Dalmasio, il più noto e celebrato dei pittori bolognesi del tardo Medioevo

Scultore bolognese (inizio XV sec.) Sepolcro di dottore (Pietro di Boncompagni?), 1408 ca.
Pietra calcarea, cm 75 x 195 – Bologna, Museo Civico Medievale, n. inv. 1652

A cura di Massimo Medica e Fabio Massaccesi

Mostra promossa da Settore Musei Civici Bologna | Musei Civici d’Arte Antica e Dipartimento delle Arti – Alma Mater Studiorum Università di Bologna
In collaborazione con Pinacoteca Nazionale di Bologna

18 novembre 2023 – 17 marzo 2024
Museo Civico Medievale | Lapidario
Via Manzoni 4, Bologna


www.museibologna.it/arteanticaì

Musei Civici d’Arte Antica del Settore Musei Civici Bologna presentano la prima mostra monografica dedicata a Lippo di Scannabecchi detto Lippo di Dalmasio, il più noto e celebrato dei pittori bolognesi del tardo Medioevo, documentato a Pistoia e a Bologna dal 1377 al 1410.
Lippo di Dalmasio e le arti a Bologna tra Trecento e Quattrocento, a cura di Massimo Medica e Fabio Massaccesi, è visibile nel Lapidario del Museo Civico Medievale dal 18 novembre 2023 al 17 marzo 2024. L’inaugurazione si è svolta venerdì 17 novembre 2023 alle ore 17.30.

Promossa dai Musei Civici d’Arte Antica | Settore Musei Civici Bologna congiuntamente con il Dipartimento delle Arti – Alma Mater Studiorum Università di Bologna, con cui si rinnova in questa circostanza uno stretto rapporto di cooperazione e scambio di lungo corso, e in collaborazione con la Pinacoteca Nazionale di Bologna, l’iniziativa espositiva si configura idealmente come capitolo conclusivo di un ciclo di mostre dedicato ai principali protagonisti della pittura gotica bolognese, che con le loro prolifiche botteghe dominarono la scena cittadina tra Trecento e Quattrocento: Vitale da Bologna (2010), Simone dei Crocifissi e Jacopo di Paolo (2012) e Giovanni da Modena (2015).

Conferenza stampa della mostra Lippo da Dalmasio 16.11.2023

Attraverso un aggiornato lavoro di ricerca, la presentazione di due opere inedite e una campagna di restauri eseguiti per questa occasione, la mostra intende proporre una rivalutazione organica della personalità e del percorso di Lippo di Dalmasio in riferimento al contesto del sistema culturale in cui si trovò ad operare, restituendo nella sua reale collocazione storico-artistica l’ampiezza sfaccettata e l’altissima qualità tecnica della sua produzione, soggetta nei secoli a giudizi altalenanti, oltre la fama stereotipata di pittore prettamente devozionale.

Si devono ai critici d’arte seicenteschi bolognesi Francesco Cavazzoni (Pitture et sculture et altre cose notabileche sono in Bologna e dove si trovano, 1603) e Carlo Cesare Malvasia (Felsina pittrice. Vite de’ pittori bolognesi, 1678) le prime attestazioni di riconoscimento dell’artista come uno degli autori più compiuti della tradizione pittorica emiliana del XIV secolo e fonte di ispirazione per importanti innovatori barocchi come Guido Reni.
Il clima controriformato gli attribuì un primato nella frequentazione di soggetti mariani, cristallizzandone la fama di ‘pittore cristiano e devoto della Madre di Dio’ con l’attribuzione del soprannome “Lippo delle Madonne”, in parte giustificato dalla sopravvivenza di molte sue opere raffiguranti l’iconografia della Madonna con il Bambino detta “dell’Umiltà”, venerate come immagini miracolose e parte delle quali esposte in mostra (affresco Chiesa di Santa Maria della Misericordia; tempera su tela, BPER Banca; affresco inedito, collezione Michelangelo Poletti).
Le stesse ragioni che ne avevano consacrato la fortuna in base ai parametri del gusto post-tridentino contribuirono a decretarne la svalutazione nella percezione critica in epoca moderna. Nella letteratura artistica del XIX e XX secolo la sua arte venne considerata monotona, modesta e priva di originalità e la sua reputazione rimane ambivalente fino ad anni recenti (risale al 2013 la pubblicazione del primo studio monografico dedicato all’artista). Del resto, la considerazione qualitativa delle opere giunte fino a noi è stata ed è tuttora resa problematica anche dallo stato conservativo in cui ci sono pervenute. Molte, infatti, hanno perduto nel tempo le caratteristiche tecniche a causa del degrado ambientale e a interventi di restauro che ne hanno alterato l’originaria complessità.

Figlio del tuttora misterioso pittore Dalmasio (Bologna, 1315 circa – Bologna, 1374 circa) e nipote del noto artista Simone di Filippo Benvenuti detto Simone dei Crocifissi (Bologna, 1330 circa – Bologna, 1399), Lippo appartenne alla prestigiosa famiglia ghibellina degli Scannabecchi.
Come il padre, fu a lungo attivo in Toscana, a Pistoia, dove è probabile abbia intrapreso la sua attività, ottenendo le prime importanti commissioni. Tale esperienza dovette comunque incidere sulla sua prima formazione, portandolo poi a svolgere un importante ruolo di raccordo tra i due versanti dell’Appennino che gettò un ponte tra la tradizione stilistica neogiottesca riferibile ai fiorentini Orcagna (Andrea di Cione Arcangelo e i fratelli Jacopo e Nardo) e quella sviluppata nel solco di Vitale di Bologna, dalla quale deriva l’accento vivacemente comunicativo delle sue immagini sacre.

Ugualmente determinante dovette essere la sua parentela con Simone dei Crocifissi, con cui Lippo condivise, una volta rientrato a Bologna intorno al 1390, l’atteggiamento fortemente conservatore e “normalizzante” nei confronti dei modi più immaginosi di Vitale da Bologna. Ciò gli permise presto di contribuire al clima di intensa vitalità artistica fiorita intorno all’appena avviato cantiere di San Petronio (1390), come testimonia l’atto del suo coinvolgimento nel 1393 per la realizzazione di un’ancona su tela con la Madonna in trono e santi, ora perduta, per il temporaneo altare maggiore della Basilica, eseguita insieme a Giovanni di Ottonello.

Come risulta dall’ampia documentazione superstite, Lippo seppe abbinare, in questi anni, una carriera di grande successo, contrassegnata da prestigiose commissioni che ne fecero uno dei protagonisti assoluti della stagione pittorica gotico-internazionale a Bologna, ad una brillante ascesa sociale in ambito civico testimoniata dal conferimento di cariche pubbliche di rilievo, fra cui quella di notaio, cavaliere e giudice.

Partendo dall’intento di ricerca e valorizzazione del patrimonio conservato nelle raccolte permanenti dei Musei Civici d’Arte Antica di Bologna, il percorso espositivo si compone di 32 opere – tra dipinti su tavolaaffreschisculture e manoscritti – e si articola in tre sezioniTra Bologna e Pistoia: i rapporti con l’arte toscanaBologna 1390 e Un pittore per la città 1400-1410 verso il tardogotico. Accanto ai dipinti e agli affreschi di Lippo di Dalmasio, sono presentate opere di alcuni degli artisti più rinomati a lui contemporanei – Simone dei CrocifissiJacopo di PaoloNicolò di GiacomoGiovanni di Fra SilvestroDon Simone CamaldoleseLorenzo MonacoJacobello e Pierpaolo Dalle Masegne -, prestati per l’occasione da importanti musei, biblioteche, chiese italiane e collezioni private.

Lippo di Dalmasio e le arti a Bologna tra Trecento e Quattrocento Veduta di allestimento
Museo Civico Medievale, Bologna, 2023
Foto Roberto Serra

La prima sezione Tra Bologna e Pistoia: i rapporti con l’arte toscana ripercorre i problematici inizi dell’artista, facendo riferimento ai rapporti allora intercorsi tra Bologna e la Toscana, documentati anche nell’ambito della scultura (Andrea da Fiesole) e della miniatura (Don Simone Camaldolese e Lorenzo Monaco).

La seconda sezione Bologna 1390 ripercorre invece l’attività dell’artista dopo il suo rientro a Bologna, nel corso degli anni novanta del Trecento: appartiene a questo momento l’anconetta Lambertini firmata e datata 1394 (Bologna, Pinacoteca Nazionale) esposta per la prima volta a fianco delle ante laterali, oggi conservate al Museo Stibbert di Firenze.
Sempre da Firenze proviene dal Museo Casa Rodolfo Siviero una inedita Croce dipinta, recentemente riconosciuta a Lippo di Dalmasio da indipendenti ricerche di Daniele Benati ed Emanuele Zappasodi, che viene presentata a confronto dell’altra Croce delle Collezioni Comunali d’Arte di Bologna, ugualmente attribuita allo stesso artista, proveniente dalla chiesa di San Girolamo della Certosa e frutto di un ammodernamento integrale di un dipinto più antico.
Questa sezione consente inoltre la verifica di raffronti e influenze in relazione alle opere di alcuni dei più noti miniatori (Nicolò di Giacomo, Giovanni di Fra Silvestro) e pittori del momento come documentano le tavole esposte di Simone dei Crocifissi e di Jacopo di Paolo. Artisti con cui Lippo ebbe certamente occasione di interagire, come dimostra anche il polittico dei Pii Istituti Educativi (Bologna, Pinacoteca Nazionale), in cui uno spiccato neogiottismo si fonde con i ricordi della prima esperienza toscana.

L’ultima sezione Un pittore per la città 1400-1410 verso il tardogotico presenta la fase ormai matura dell’artista, scomparso nel 1410, ovvero quando il cantiere di San Petronio era già avviato da quasi vent’anni, durante i quali la città venne ad aprirsi alle più diverse sollecitazioni della cultura tardogotica di cui soltanto in parte Lippo seppe fare tesoro (Adorazione dei Magi, Bologna, Pinacoteca Nazionale), rimanendo profondamente legato fino alla fine alla sua formazione trecentesca.

La mostra si avvale di un comitato scientifico composto da Silvia Battistini, Daniele Benati, Giancarlo Benevolo, Gabriella Bernardi, Mark Gregory D’Apuzzo, Gianluca del Monaco, Fabio Massaccesi, Massimo Medica, Ilaria Negretti, Raffaella Pini, Angelo Tartuferi.

Il catalogo pubblicato da Dario Cimorelli Editore, a cura di Massimo Medica, Fabio Massaccesi e Silvia Battistini, contiene saggi di Giancarlo Benevolo, Raffaella Pini, Daniele Benati, Angelo Tartuferi, Fabio Massaccesi, Massimo Medica, Mark Gregory D’Apuzzo, Gianluca del Monaco, Ilaria Negretti, Silvia Battistini.

Nell’ambito della mostra viene organizzato un ciclo di conferenze di prossimo annuncio e di visite guidate a cura di RTI Senza Titolo S.r.l., ASTER S.r.l. e Tecnoscienza. Inoltre, dal 22 novembre, tutti i mercoledì dalle ore 14 alle 18 è disponibile al pubblico un servizio di mediazione culturale.
Si ringrazia Roberto Serra.


Albo dei prestatori:
Archivio storico civico e Biblioteca Trivulziana, Milano
Arcidiocesi di Bologna, chiesa di Santa Maria della Misericordia
Arcidiocesi di Bologna, Museo della Basilica di Santo Stefano
Biblioteca Apostolica Vaticana, Città del Vaticano
La Galleria BPER Banca, Modena
Diocesi di Pistoia, chiesa di San Bartolomeo in Pantano
Fondo Edifici di Culto, Museo della Basilica di San Domenico, Bologna
Fondazione Cassa di Risparmio in Bologna, Collezioni d’Arte e di Storia
Collezione Micherlangelo Poletti, San Martino in Soverzano (BO)
Collezione privata Savelli, Bologna
Fondazione Giorgio Cini, Venezia
Fondazione Magnani Rocca, Mamiano di Traversetolo (PR)
Fondazione Musei Civici Venezia – Museo Correr, Venezia
Museo Casa Rodolfo Siviero, Firenze
Museo Stibbert, Firenze
Pinacoteca Nazionale, Bologna
Settore Musei Civici Bologna | Museo Civico Medievale
Settore Musei Civici Bologna | Collezioni Comunali d’Arte
Settore Musei Civici Bologna | Museo Davia Bargellini
e tutti coloro che hanno preferito rimanere anonimi.


Informazioni
Settore Musei Civici Bologna | Musei Civici d’Arte Antica
Via Manzoni 4 | 40121 Bologna
Tel. +39 051 2193916 – 2193930
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Silvia Tonelli silvia.tonelli@comune.bologna.it – 
Elisabetta Severino elisabetta.severino@comune.bologna.it
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American Beauty a Padova – Focus: “Black Lives Matter”

AMERICAN BEAUTY
Da Robert Capa a Banksy

Padova, Centro culturale Altinate | San Gaetano

13 settembre 2023 – 21 gennaio 2024

Mostra a cura di Daniel Buso. Organizzata da ARTIKA in collaborazione con Kr8te ed il Comune di Padova, Assessorato alla Cultura.

La mostra American Beauty. Da Robert Capa a Banksy, presso il Centro culturale Altinate | San Gaetano di Padova, sarà visitabile fino al 21 gennaio 2024. 130 opere d’arte a stelle e strisce, realizzate da 120 artisti internazionali, sono state selezionate per dar vita ad una narrazione che illustri le ambivalenze made in USA. L’orgoglio patriottico e la modernità culturale da un lato, il feroce imperialismo militare e le persistenze dei fenomeni di intolleranza razziale dall’altro.

La mostra è organizzata da ARTIKA di Daniel Buso ed Elena Zannoni, in collaborazione con il Comune di Padova, Assessorato alla Cultura e Kr8te.

Una delle sezioni della mostra affronta le condizioni degli afroamericani negli Stati Uniti, iniziando dai movimenti civili degli anni Sessanta fino ai giorni nostri.

Nel 2013 ha iniziato a circolare l’hashtag #BlackLivesMatter, traducibile in “le vite delle persone nere contano”. Dall’hashtag ha preso il via un movimento per i diritti civili di grande attualità. Il Black Lives Matter si è sviluppato all’interno della comunità afroamericana statunitense, in reazione a svariati omicidi di persone nere da parte delle forze di polizia e, in particolare, contro l’assassinio (rimasto impunito) del diciassettenne Trayvon Martin. I sostenitori si sono scagliati, più in generale, contro le politiche discriminatorie ai danni della comunità nera. A partire dal 2020, il video del brutale arresto di George Floyd, culminato nell’omicidio, ha suscitato reazioni internazionali. La morte di Floyd è divenuta il simbolo della violenza sistematica della polizia, chiaro sintomo di un razzismo ancora endemico negli Stati Uniti. L’episodio è stato seguito da un’ondata di proteste senza precedenti in tutto il mondo, rendendo il Black Lives Matter un movimento internazionale. Il presidente Joe Biden ha parlato di “razzismo strutturale”, riportando l’attenzione su un tema che poteva sembrare superato. Il dibattito, negli ultimi tre anni, si è allargato portando l’attenzione sulle vite di tutti gli immigrati in Occidente, fino alla discussione sulla restituzione delle opere d’arte ai popoli saccheggiati durante il periodo coloniale. Tali riflessioni non sono chiaramente inedite nella società americana. L’intera storia del paese è attraversata da contraddizioni a sfondo etnico, spesso rimaste irrisolte. I frequenti casi di brutalità e uso della forza da parte delle forze dell’ordine statunitensi determinarono la nascita del movimento per i diritti civili già a partire dagli anni Sessanta del secolo scorso. La novità nell’episodio dell’omicidio di Floyd sta nel medium con cui è stato diffuso: un video su YouTube. La potenza pervasiva del digitale ha determinato una visibilità del fenomeno impensabile nei decenni precedenti.

Maurice Sorrell, Shirley Chisholm, 1971

La fotografia di Steve Schapiro, esposta in mostra, ci porta nel 1965, nel cuore dell’evento che cambiò la storia dei diritti civili negli Stati Uniti. Schapiro, fotografo newyorkese fedele alla poetica di Cartier-Bresson, fu un osservatore molto attento delle rivendicazioni delle minoranze, impiegando spesso il proprio medium per il racconto delle manifestazioni a sfondo politico. Il 7 marzo 1965 si tenne la prima marcia che dalla cittadina di Selma tentò di arrivare a Montgomery in Alabama. Seicento persone, tutte afroamericane, manifestarono in modo pacifico per chiedere il diritto di voto e la fine della segregazione razziale. Il corteo fu vittima di una violenta carica della polizia. Le immagini degli scontri indignarono il mondo e convinsero il presidente Lyndon Johnson a promulgare la legge sul diritto di voto per i neri. La marcia venne organizzata da Martin Luther King. Nonostante gli scontri, il leader del movimento per i diritti civili della minoranza afroamericana ne organizzò in seguito altre due. Con l’ultima, il 25 marzo del 1965, riuscì a radunare 25 mila persone che raggiunsero il palazzo del governatore dell’Alabama dove King pronunciò uno dei suoi più celebri discorsi: “How long? Not long”. Obama nel 2015 tornò a Selma e propose a sua volta un emozionante discorso. Queste alcune delle parole pronunciate: “Un errore comune è pensare che il razzismo sia stato sconfitto, che il lavoro iniziato dagli uomini e dalle donne che erano presenti qui a Selma sia concluso, e che ogni tensione razziale rimasta sia frutto di situazioni contestuali. Sappiamo che la marcia non è ancora finita, che la battaglia non è ancora stata vinta”.

Steve Schapiro, March for freedom, Selma to Montgomery, 1965

Il fotografo Maurice Sorrell spese buona parte della sua carriera nello sforzo di catturare la storia del movimento per i diritti civili nel profondo sud. Non era insolito per Sorrell trovarsi di fronte a folle inferocite e cani poliziotto o essere esposto a gas lacrimogeni mentre fotografava i leader dei diritti civili. Tra questi un posto di primo piano spetta a Shirley Chisholm, la prima donna afroamericana ad essere eletta nel Congresso americano. Nata a Brooklyn negli anni Venti, Chisholm decise, fin dai tempi del college, di intraprendere la carriera politica. “Fighting Shirley”, così la chiamavano al Congresso, riuscì a introdurre più di 50 atti legislativi a sostegno dell’uguaglianza razziale e di genere, della condizione dei poveri e per la fine della guerra del Vietnam. La discriminazione, tuttavia, le impedì di partecipare alle primarie del Partito Democratico del 1972. Le fu vietato di prender parte ai dibattiti televisivi e, a seguito di una azione legale, le fu concesso di fare un solo discorso. Riuscì ad ottenere il 10% di voti, nonostante una campagna sottofinanziata e le costanti polemiche di politici e media americani.


A cura di
Daniel Buso

Mostra organizzata da
ARTIKA di Daniel Buso ed Elena Zannoni
 
In collaborazione con
Comune di Padova, Assessorato alla Cultura e Kr8te
 
Spazio espositivo
Centro culturale Altinate | San Gaetano, Padova
 
Periodo espositivo
dal 13 settembre 2023 al 21 gennaio 2024
 
Per informazioni
+39 351 809 9706
email: mostre@artika.it
www.artika.it
 
Ufficio Stampa: Studio ESSECI – Sergio Campagnolo
tel. 049.663499 rif. Roberta Barbaro roberta@studioesseci.net

Editoria: “Charlie sotto i portici” è il nuovo libro di Massimiliano Milesi

Liberamente ispirato ad un racconto di Murakami Haruki, Charlie sotto i portici è un libro incredibilmente affascinante.
“Un libro enigmatico, che lascia nel lettore tanta curiosità e desideri di approfondimento anche musicale.
Un racconto che si lascia leggere tutto d’un fiato e non cessa di stupirci.
Da leggere per rimettere “tutto” o “quasi tutto” in discussione… se non altro, proprio le nostre convinzioni più radicate.”

(dalla postfazione di Antonella Antonelli)

Di cosa parla Charlie sotto i Portici?
Un misterioso concerto a Roma nel 1953.
Realtà o invenzione?
Un vecchio nastro perso e ritrovato.
Foto inspiegabili.
Chi c’era quella sera a sentire Parker in Piazza Nicosia?

“Dopo cinque minuti arriva la sorveglianza. Qui, dopo la bomba di quel pazzo di qualche anno fa, adesso si sta parecchio attenti. Mi aprono tutte le stanze, e io -da solo – mi preparo all’articolo più importante della mia vita.”

Massimiliano Milesi – Biografia

Massimiliano Milesi nasce a Roma nel 1965.
Autore, regista, insegnante di teatro, saggista.
È anche un Monaco Buddhista e insegnante di Dharma della Scuola Kempon Hokke International.
Fonda la Permis de Conduire, formazione e produzione teatrale, nel 1992, successivamente la compagnia TeatroDaViaggio, nella quale porta avanti da anni una ricerca sul Teatro di Carlo Goldoni.
Ha diretto diversi teatri negli ultimi trent’anni; nel 2021 fonda, con la dramaturg e attrice Antonella Antonelli, il politecnico del monologo, presso il Teatro Elettra che entrambi dirigono assieme ad Alberto Buccolini.
Le sue regie hanno spaziato dal Teatro di ricerca negli anni ’90, alla commedia classica di Carlo Goldoni sino agli autori contemporanei europei e giapponesi.

Ha alle sue spalle anche una lunga attività di saggista, giornalista e conduttore radiofonico.

Pubblica “Teatro e Zen” nel 2014 (reality book), “Teatro 1” nel 2015 (edizioni Permis de Conduire), “Dinamica gesto carattere, il metodo DGC” nel 2019 (Fefè Editore).

Il libro “Charlie sotto i ponti” è pubblicato dalla Casa Editrice Pandilettere Edizioni, 108 le pagine.
Disponibile nelle migliori librerie e negli store online.


Sara Bontempi
Redattrice editoriale 

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Casalecchio di Reno, Bologna: Politicamente Scorretto. Il programma dell’ultima giornata

Politicamente Scorretto 2023:
Articolo 21. Libertà di pensare, diritto di sapere

Il programma di domenica 19 novembre 2023

Si conclude la XVIII edizione della rassegna curata da Carlo Lucarelli con la presenza di Neri Marcorè

Dal 14 al 19 novembre 2023 a Casalecchio di Reno (BO)

Teatro e musica: sono loro i protagonisti di domenica 19 novembre 2023, ultima giornata della XVIII edizione di Politicamente Scorretto. La rassegna curata da Carlo Lucarelli, ideata nel 2005 dal servizio Casalecchio delle Culture e promossa dal Comune di Casalecchio di Reno, che quest’anno ha fatto riferimento all’Articolo 21 della Costituzione Italiana proponendo come tema centrale “Articolo 21. Libertà di pensare, diritto di sapere”, si chiude con la partecipazione di uno dei più noti entertainer italiani: Neri Marcorè.

IL PROGRAMMA DI DOMENICA 19 NOVEMBRE 2023

Politicamente Scorretto 2023 si conclude domenica 19 novembre 2023 alle ore 17.00 presso il Teatro comunale Laura Betti con un grande evento dedicato alla musica e all’impegno sociale, in collaborazione con il Club Tenco. Quest’anno, l’associazione approda a Casalecchio di Reno con il prestigioso format “Il Tenco Ascolta” che vuole dare la possibilità ad artisti emergenti di farsi ascoltare da un pubblico selezionato e dai membri del Direttivo del Club Tenco. Durante la giornata si esibiranno: il cantautore bolognese CAMPI (nome d’arte di Andrea Campi), il cantautore e pianista bolognese Tizio Bononcini e la cantautrice toscana Dalia Buccianti. L’evento, a cura di Club Tenco, SIAE e Rockol, sarà presentato dal cantautore Massimo Schiavon, con la partecipazione in parole e in musica di Neri Marcorè.

Neri Marcorè

Attore, doppiatore, conduttore televisivo e radiofonico, imitatore e cantante italiano, Neri Marcorè comincia a recitare in radio locali già dai dodici anni ma si fa notare nel 1988 in tv quando vince una puntata di “La Corrida” di Corrado. Pur diplomatosi interprete parlamentare di inglese e tedesco a Bologna, Neri persegue la sua carriera televisiva facendosi strada sulla RAI nei primi anni Novanta, mentre nel 1993 sbarca anche in teatro con una pièce di Goldoni“La finta ammalata in musica”. Il piccolo schermo gli darà enormi soddisfazioni, insieme alla squadra di Serena Dandini, Corrado Guzzanti e Sabina Guzzanti in Pippo Chennedy Show e L’ottavo nano”. La svolta al cinema è nel 2003, quando Pupi Avati lo vuole come timido protagonista di “Il cuore altrove”, insieme all’attrice Vanessa Incontrada: ancora oggi risulta il suo impegno cinematografico più apprezzato, che gli regala una nomination ai David di Donatello e un Nastro d’Argento come migliore protagonista. Pochi anni dopo Avati gli farà sfiorare di nuovo il David, questa volta come migliore attore non protagonista, per “La seconda notte di nozze” del 2005.

Ha condotto dal 2001 al 2011, su Rai 3, in collaborazione con Piero Dorfles, “Per un pugno di libri”, telequiz per studenti basato sui libri e relativi autori. Attiva la sua presenza in fiction tv di richiamo: nel 2006 è il protagonista del biografico Papa Luciani – Il sorriso di Dio” di Giorgio Capitani ed è rimasto accanto al cast capitanato da Emilio Solfrizzi nelle due serie di Tutti pazzi per amore”. Negli ultimi anni al cinema è apparso nel cast di “Smetto quando voglio – Ad honorem” di Sydney Sibilia (2017), “Boys” di Davide Ferrario (2021), “I peggiori giorni” di Massimiliano Bruno ed Edoardo Leo (2023).

Il programma completo è consultabile sul sito www.politicamentescorretto.org.


Politicamente Scorretto è un progetto del Comune di Casalecchio di Reno in collaborazione con Carlo Lucarelli e con il sostegno e la co-progettazione della Regione Emilia-Romagna nell’ambito della L.R. 18/2016. Partner: Libera Associazioni Nomi e Numeri contro le mafie, Avviso Pubblico Enti locali e Regioni contro mafie e corruzione, ATER Fondazione, Ordine dei Giornalisti Emilia-Romagna, Fondazione Ordine dei Giornalisti Emilia-Romagna, Club Tenco, CDMPI – Centro di Documentazione del Manifesto Pacifista Internazionale, Percorsi di Pace, Libreria Carta Bianca, Giovani Reporter. Sponsor: Melamangio e Elior.


INFORMAZIONI UTILI
 
POLITICAMENTE SCORRETTO 2023 – XVIII EDIZIONE
QUANDO: dal 14 al 19 novembre 2023
DOVE: Casalecchio di Reno (BO)
Casa della Conoscenza, Via Porrettana 360
Teatro comunale Laura Betti, Piazza del Popolo 1
Casa per la Pace “La Filanda”, Via dei Canonici Renani 8

Tutti gli eventi sono gratuiti, fino ad esaurimento posti.
Gli spettacoli teatrali al Teatro Laura Betti sono a pagamento. Per informazioni sugli spettacoli si rimanda al sito: www.teatrocasalecchio.it  
 
REALIZZATO DA: Comune di Casalecchio di Reno in collaborazione con Carlo Lucarelli e con il sostegno e la co-progettazione della Regione Emilia-Romagna nell’ambito della L.R. 18/2016
COORDINATO DA: Servizio Casalecchio delle Culture

PARTNER: Libera Associazioni Nomi e Numeri contro le mafie, Avviso Pubblico Enti locali e Regioni contro mafie e corruzione, ATER Fondazione, Ordine dei Giornalisti Emilia-Romagna, Fondazione Ordine dei Giornalisti Emilia-Romagna, Club Tenco
SPONSOR: Melamangio, Elior
 
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Nova Gorica, Castello di Kromberk, Goriški muzej: “Il dinamismo della materia”

Colomba della Guerra, 1969

Castello di Kromberk > Goriški muzej > Nova Gorica
Fino all’11 febbraio 2024

Il dinamismo della materia
opere di Massimo Gardone, Zdenko Kalin, Janez Lenassi, Vladimir Makuc,
Marcello Mascherini
, Davide Maria Palusa, Mario Sillani Djerrahian e Vasja Žbona
a cura di Katarina Brešan e Massimo Premuda
in collaborazione con l’Archivio Mascherini
organizzata da Goriški muzej e Casa CAVE Visogliano/Vižovlje

Giovedì 9 novembre è stata inaugurata al Castello di Kromberk di Nova Gorica “Il dinamismo della materia”, una grande collettiva retrospettiva a cura di Katarina Brešan e Massimo Premuda in collaborazione con l’Archivio Mascherini per celebrare i 40 anni dalla morte dello scultore Marcello Mascherini (Udine 1906-Padova 1983) con un corpus di bronzi, bozzetti e stampe, ma anche fotografie, documentazione originale e i suoi attrezzi da lavoro.

In mostra oltre 50 opere fra cui le sculture di Mascherini e le fotografie di Massimo Gardone, Davide Maria Palusa e Mario Sillani Djerrahian che vengono messe in dialogo e contrasto con le vitali sculture di Zdenko Kalin (Solkan 1911-Ljubljana 1990), Janez Lenassi (Opatija 1927-Piran 2008) e Vasja Žbona (Miren 1945-Paris 2013) dalla Collezione d’Arte del Castello di Kromberk, insieme agli iconici uccelli di Vladimir Makuc (Solkan 1925-2016), di cui il Goriški muzej-Museo del Goriziano di Nova Gorica custodisce il prezioso fondo.

L’esposizione intende dunque analizzare come gli artisti italiani e sloveni abbiano affrontato, e genialmente risolto, il tema dell’aria, del vento, del movimento e del volo, e si inserisce nell’ambito della nona edizione de L’Energia dei Luoghi / Festival del Vento e della Pietra, organizzato dall’associazione Casa CAVE di Visogliano/Vižovlje e sostenuto da Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia, Comune di Duino Aurisina, Fondazione Pietro Pittini e Fondazione Foreman Casali., in proiezione di GO!25, Nova Gorica e Gorizia, Capitale Europea della Cultura 2025.

Massimo Premuda racconta così il concept dell’omaggio all’opera di Mascherini da parte di tre autori di oggi che reinterpretano a tanti anni di distanza con il loro particolare occhio contemporaneo tre sculture del maestro inerenti i venti presenti sul territorio: “In mostra un nucleo significativo di fusioni di Mascherini, in particolare gabbiani, colombi e uccellacci della fine degli anni Sessanta e dei primi anni Settantache documentano l’interesse dell’artista sui fenomeni legati all’aria, avendo nella sua lunga carriera rappresentato, oltre a diversi drammatici volatili, i suggestivi venti del nostro territorio in tutte le loro possibili declinazioni: Bora, Scirocco, Libeccio… tre nomi che ben descrivono la nostra macroarea e che con le loro peculiari caratteristiche sono forieri degli straordinari ed estremi fenomeni atmosferici dl nostro golfo! In particolare, nella declinazione della decorazione navale, tanti gruppi scultorei di Mascherini hanno preso il largo da Trieste sulle eleganti nave bianche, quale la raffinatissima motonave Augustus del 1951, riccamente decorata dai migliori artisti delle regione. In esposizione quattro spettacolari bronzi del maestro: “Colomba della Guerra” (1969), “La Guerra” (1970) , “Uccellaccio” (1970) e “Gabbiano ferito” (1973) con relativi bozzetti e incisioni, che rappresentano un corpus dall’inconfondibile unità linguistica e che riflettono le preoccupazioni dell’artista per le sorti della società e del mondo. E ancora i disegni “Studio per gabbiano” e “Mare e vento” che, insieme al raro materiale proveniente dall’Archivio Mascherini, ci raccontano l’interesse del maestro per la natura che lo circondava, in particolare dopo il 1955, anno in cui si stabilì nella baia di Sistiana, “ponendolo in quotidiano contatto con un mondo geologicamente unico e tale da divenire importante motivo ispiratore nella sua produzione. Dopo gli anni dell’arcaismo e del mito classico, apparvero le scabrosità e le pietrosità che la natura forniva come motivi di confronto non più idilliaco, odoroso di selve e di salso, quanto piuttosto brutale  e possente, riflesso di una società  sempre più conflittuale.” (da Claudio H. Martelli)
Infine viene presentato anche un nucleo di due opere che riprende il mito del volo e della caduta di Icaro con un’imponente fusione di oltre 2 metri del 1957 che simboleggia l’ambizione all’ascesa e con un bronzetto dei primi anni Settanta che ne raffigura la caduta, quasi a voler rappresentare visivamente l’attuale Sindrome di Icaro che, mutuata dal mito in psicologia, si riferisce a personalità di tipo narcisistico, spesso in posizioni sociali elevate che, sovrastimando i propri limiti, falliscono l’obiettivo.

Janez Lenassi, Burja, 1974

La profonda e sofferta ricerca di Mascherini viene così messa in dialogo e contrasto con le fotografie omaggio di tre artisti contemporanei che hanno voluto rileggere a tanti anni di distanza le opere di uno dei più significativi scultori del Novecento italiano:  i bronzi “Bora” e “Scirocco” del 1951, che decoravano la motonave Augustus e oggi esposti al MuCa, il Museo della Cantieristica di Monfalcone, e “Lotta di Chimere” del 1967, il gruppo bronzeo installato all’incrocio fra via Palestrina e via San Francesco nel Borgo Franceschino di Trieste.

Massimo Gardone (Genova, 1961) reinterpreta il mito della “Bora” di Mascherini attraverso un algido dittico fotografico stampato su HD Metal Print e montato su alluminio dal titolo “Soffio di Bora” che dialoga con Bonjour”, un suggestivo mare sferzato dalla bora, tratto dalla serie “La Luce Del Vento”. Il lavoro trasforma con il soffio metallico della Bora, e sotto gli occhi dello spettatore, la superficie del mare in una distesa artica, cristallizzando il pelo dell’acqua e pietrificandolo in una fusione scultorea. E come afferma lo stesso fotografo: “ll bronzo in grafite. La scultura in disegno. Il tratto deciso graffia la superficie. La gioia è sorprendente, il divertimento manipolatore mi fa sorridere, mi mette di buon umore. Nei tratti gentili la musa soffia a fior d’acqua, il vento si fa visibile lasciando le sue orme. Una piccola canoa e un transatlantico si sovrappongono nel ricordo intimo di uno sguardo amorevole. Un omaggio garbato, e nulla più.”

Mario Sillani Djerrahian (Addis Abeba, 1940), figura storica della sperimentazione videofotografica, ci presenta invece l’esuberante vento “Scirocco”, che Mascherini aveva immaginato a cavallo di un pesce annunciante il suo passaggio soffiando in una conchiglia, mentre fugge dal museo e si libera nella tempesta. Nuovamente, nella ricerca di Sillani, il paesaggio irrompe nello spazio espositivo divenendo paesaggio mentale, o “endotico”, e la scultura prende letteralmente il volo in uno scatto dal taglio futurista per evadere dal museo e immergersi in dense nuvole cariche di umidità riportandolo in un ambiente che solo la mente può elaborare.

Infine Davide Maria Palusa (Trieste, 1989) rilegge il potente gruppo scultoreo “Lotta di Chimere” che lo stesso Mascherini, in un’intervista del 1975, aveva così descritto: “Sono due chimere, meglio forse due culture che si scontrano, o due venti; bah, sono quello che vuoi immaginare tu, comunque sono due idee contrastanti”. Palusa interpreta questo violento scontro fra terribili forze contrarie come un incontro che, proprio attraverso i vuoti rimasti fra i due personaggi femminili urlanti, lascia spazio al fluire dell’aria e, perché no, anche alla possibilità di compenetrarsi di idee e punti di vista diversi, trasformando la lotta in abbraccio, proprio su uno spigolo di una casa, potente metafora dell’eterno scontro-incontro fra culture di cui la nostra terra di confine si è sempre nutrita. Pertugi dunque di una possibile riconciliazione?”

Così Katarina Brešan sottolinea le possibili convergenze fra gli artisti sloveni e italiani in mostra: “Al Castello di Kromberk la mostra è stata arricchita con le opere di artisti, soprattutto scultori, della nostra collezione, e con opere che erano già esposte nella mostra permanente, ma che ora, in un contesto diverso, offrono nuove possibilità di lettura e interpretazione. Quando diventano oggetto di una riflessione che prende in considerazione la dinamica, il movimento, l’aria, il vento e il volo, le opere d’arte che conosciamo bene e che osserviamo frequentemente, si rivelano in un modo diverso e vi vediamo qualcosa di nuovo, di fresco. In precedenza le percepivamo in modo indipendente, ciascuna con la propria espressione, nel contesto dell’opera di ciascun artista, mentre ora sono unite da un nuovo filo rosso, nonostante le diverse origini concettuali, tecniche, luoghi e tempi di creazione. Si prestano ad incantarci di nuovo, specialmente quando mettiamo in dialogo il maestro italiano con i nostri artisti Zdenko Kalin (Solkan 1911 – Lubiana 1990), Vladimir Makuc (Solkan 1925 – Lubiana 2016), Janez Lenassi (Opatija 1927 – Pirano 2008) e Vasja Žbona (Miren 1945 – Parigi 2013). Su di loro è già stato scritto molto, li abbiamo visti in mostre personali, dove le loro opere sono state interpretate singolarmente, con temi da cui sono scaturite, attraverso materiali e tecniche che li hanno segnati.

Per la sua serie dedicata agli uccelli, Marcello Mascherini ha riflettuto sullo spazio e il volo, mentre Zdenko Kalin, suo contemporaneo e anch’egli un maestro nella scultura in bronzo, dieci anni prima nei suoi “Giochi tra bambini” si è dedicato al rapporto tra la materia e l’aria che la circonda, tra il pieno e il vuoto, tra il movimento e la quiete. Con queste sculture, che rappresentano un passo verso la scultura moderna slovena nonostante non rinneghino la tradizione, emerge tutta l’allegria, la giocosa spensieratezza dell’infanzia, diventando un contraltare alle angosciose composizioni di corpi sofferenti di Mascherini. Entrambi gli scultori, che hanno lavorato in ambienti specifici, in paesi confinanti ma con diverse condizioni sociali e politiche, hanno influenzato in modo significativo la produzione artistica del proprio tempo. Entrambi a loro modo hanno fatto ricorso alla sperimentazione, delineando la transizione verso una diversa comprensione della materia e dello spazio. Mascherini si è spinto verso una maggiore astrazione negli anni ’60, passando anche a composizioni biomorfe e zoomorfe, mentre Kalin si è concentrato principalmente sulla figura umana e sul ritratto. In un certo momento, soprattutto negli anni ’50, erano espressivamente molto simili, soprattutto nella percezione della figura, allungata, dinamica, con un senso per l’essenziale.

Gli uccelli e il volo sono tra i motivi più riconoscibili di un altro compaesano di Solkan, Vladimir Makuc, noto per essere un grande sperimentatore delle tecniche grafiche. La sua vasta opera include anche una pittura e scultura eccezionale, soprattutto a partire dalla metà degli anni ’70. Nel vuoto della campagna carsica, istriana e mediterranea, si svolge la vita semplice di varie specie di uccelli, che l’artista, nonostante la semplificazione di un disegno infantile, rende riconoscibili. Oltre a questi c’è spazio per quadrupedi e anche per l’uomo, ma tutti devono quasi adattarsi alle creature alate che planano sulle correnti d’aria, enfatizzate dalle immancabili frecce. Le composizioni sono in qualche modo dominate dal cielo, che in base al colore determina l’atmosfera e il momento del giorno. Nel mondo di Makuc compaiono anche elementi che suggeriscono che il mondo sta avanzando verso il progresso tecnologico, che però vengono lasciati in secondo piano. L’opera dell’artista è concentrata sull’intimità e contemporaneamente sull’universalità del tempo eterno della natura.

Alla “Bora” marmorea di Janez Lenassi si allaccia un’altra serie di sculture di Mascherini, che ha come oggetto l’interpretazione di diversi venti della nostra terra. Nel suo stile caratteristico, Lenassi ha lavorato il marmo bianco in modo minimale, dando l’impressione fosse tagliato e levigato dal vento. L’unico intervento evidente della mano umana è costituito dalla linea verticale che corre lungo la parte anteriore e termina con una forma concava in cima, conferendo un senso di equilibrio. Nonostante il formato verticale si opponga costantemente alle forti variazioni atmosferiche ben note ai residenti del Litorale, la bora è riuscita a lavorare la scultura da tutte le parti.

Seguendo Lenassi possiamo spostarci mentalmente nel centro di Nova Gorica, dove dal 1960 sorge il suo monumento a Edvard Rusjan, dedicato dall’artista a Icaro in veste di aviatore caduto. Un’opera quasi contemporanea a quella di Mascherini, così diverse eppure entrambe segnate da una forte verticalità, con le gambe radicate a terra e le ali rivolte verso il cielo.

Con Vasja Žbona torniamo al bronzo e all’uccello, che in termini figurali è l’opera più riconoscibile nel suo repertorio. Tutte le sue sculture derivano dalla natura, suggerendo principalmente elementi vegetali e sono prevalentemente realizzate in legno, il suo materiale preferito. Žbona si è trasferito dal suo paese, Miren, nella metropoli parigina e ha fatto parte della cerchia dell’artista cubano Augustín Cárdenas. Come suo assistente, ha adottato approcci surrealistici e il cosiddetto biomorfismo, che astrae le forme principalmente dal mondo delle piante. Nel suo lavoro, Žbona ha tratto ispirazione principalmente dalla natura del suo paese natio, che non lo ha mai lasciato. Forse questa è la caratteristica che accomuna tutti gli artisti della mostra, tutti riportano il segno di questo pezzo di terra, anche coloro che si sono trasferiti qui, ambientandosi. Sono stati marchiati dalla sua struttura rocciosa, la vegetazione, la fauna, i venti, il mare… e anche dalle persone che generano una società così complessa, difficile, opprimente e allo stesso tempo leggera e giocosa, che mostra il suo lato migliore nella grande arte visiva.

Due eventi collaterali animeranno infine la mostra: alle 11 di domenica 3 dicembre 2023, “Questo felice giorno della cultura slovena”, e di giovedì 8 febbraio 2024, “Giornata della Cultura Slovena”, verranno condotte dai curatori due visite guidate bilingui per raccontare a più voci i possibili punti di incontro e divergenza fra le opere esposte degli artisti italiani e sloveni.


info
Castello di Kromberk > Goriški muzej
Grajska cesta 1, Kromberk, Nova Gorica
martedì > venerdì 9 > 17 | domenica e festivi 10 > 18
lunedì chiuso | sabato su prenotazione
biglietto intero 4€ | ridotto 2€
+386 (0)5 3351811 – goriski.muzej@siol.net
https://goriskimuzej.si/it/collezioni-permanenti/il-castello-di-kromberk

Casa CAVE Contemporary Art VisoglianoVižovlje Europe
casacave.art@gmail.com
http://casacave.euhttps://www.facebook.com/CasaCAVE.contemporaryArt

Aps comunicazione Snc
di Aldo Poduie e Federica Zar
viale Miramare, 17 • 34135 Trieste
Tel. e Fax +39 040 410.910
zar@apscom.it

Rovigo, Palazzo Roncale: la Quadreria tirata a sorte, per disfarsene

Vittore Ghirlandi detto Fra Galgario, Ritratto di ragazzo vestito all’orientale,
olio su tela (seminario)

Rovigo, Palazzo Roncale

2 dicembre 2023 – 10 marzo 2024

Mostra promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, a cura di Alessia Vedova, da una idea di Sergio Campagnolo.

Il prossimo appuntamento di Palazzo Roncale, sede espositiva della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, sarà con “Il Conte e il Cardinale. I capolavori della Collezione de Silvestri” (dal 2 dicembre 2023 al 10 marzo del 2024). La mostra, promossa dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo in collaborazione con Comune di Rovigo, Accademia dei Concordi e Seminario Vescovile, nasce da una idea di Sergio Campagnolo ed è affidata alla curatela scientifica di Alessia Vedova.

L’esposizione si propone di portare nuova luce alla singolare vicenda che occorse all’imponente collezione d’arte, e non solo, appartenuta al casato de Silvestri. Nel 1877, i due ultimi eredi – il nobiluomo Gerolamo e il fratello cardinale Pietro – legarono la quadreria di famiglia, per metà al Seminario Vescovile, e per l’altra metà al Comune di Rovigo e all’Accademia dei Concordi. Senza però stabilire cosa dovesse pervenire a chi.  Il patrimonio da dividere tra le due istituzioni era imponente: oltre 200 opere. Un lascito che provocò una contesa al rovescio, dato che entrambi i co-beneficiari lottarono per “scaricare” all’altro il possesso della Collezione, considerandola troppo ingombrante e per nulla interessante. Il Seminario acquisì volentieri la collezione archeologica che i de Silvestri avevano lasciato insieme alla quadreria, mentre auspicarono che a farsi carico di quest’ultima fosse l’Accademia dei Concordi. Che era stata felicemente destinataria di un altro lascito della famiglia, la preziosissima Biblioteca Silvestrina, ricca di 40 mila documenti e volumi, tra cui capolavori unici come la trecentesca Bibbia Istoriata Padovana. Un’altra gemma del patrimonio, la Casa di Francesco Petrarca ad Arquà, i de Silvestri l’avevano già destinata al Comune di Padova, cui tutt’ora appartiene.

Rifiutare il lascito, definito dall’esperto dell’epoca come “cose da bottega di rigattiere”, non si poteva, così, dopo lunghe diatribe, la gara a disfarsene venne salomonicamente risolta dai numeri: le opere con un numero di inventario pari andarono al Seminario Vescovile, quelle dispari all’Accademia. Benignità della sorte, alla recente confluenza della Pinacoteca del Seminario nella Pinacoteca dell’Accademia, la collezione smembrata è tornata unita; recuperando l’originaria unità a cui avevano aspirato i due illustri donatori.

Sebastiano Bombelli , Triplice ritratto, olio su tela (seminario)

Perché tanta indifferenza per una così imponente collezione d’arte? A spiegarlo è la curatrice della mostra, Alessia Vedova: “Quella dei nobili de Silvestri è una tipica collezione privata dell’epoca: molte opere settecentesche o seicentesche, che al momento non erano particolarmente apprezzate, un buon numero di copie volute per scopo di studio o decorativo, ritratti, nature morte, piccoli paesaggi, opere devozionali. Nulla che veramente intrigasse gli Accademici o gli ecclesiastici”.

“Un giudizio che agli occhi di oggi appare davvero miope. Basti pensare alle grandi opere trecentesche e quattrocentesche di Nicolò di Pietro e Quirizio da Murano, tra i capolavori della attuale Pinacoteca, alle tele di Mazzoni, Nogari, Pittoni, Pietro Della Vecchia, Giambattista Piazzetta, Pietro Longhi, Fra Galgario…” 

“Questa mostra – continua la curatrice – riaccende i riflettori sulla Collezione e ne fa oggetto di una importante campagna di studi, preceduta da una nuova campagna fotografica. A quasi 150 anni dalla donazione, si analizzerà e documenterà questo patrimonio in gran parte finito nei depositi. L’indagine scientifica di tutte le opere continuerà anche dopo la mostra e in questo lavoro sarò affiancata da altri specialisti universitari. Al termine di questa ricerca, immagini e schede scientifiche dell’intera collezione saranno rese disponibili on line. Un altro progetto riguarda la messa on line dell’intera Bibbia Istoriata, manoscritto miniato oggi suddiviso tra Rovigo e la British Library di Londra.

La mostra proporrà al pubblico una selezione delle più significative opere della Collezione, ma com’è nella tradizione delle esposizioni di Palazzo Roncale, servirà anche a far conoscere al pubblico la storia del casato dei de Silvestri, presenti a Rovigo sin dal Ducato Estense. Non saranno indagate solo le figure dei due ultimi protagonisti ma anche quelle di altri membri di una famiglia che si è distinta per molti aspetti in città e nel Polesine. Naturalmente sarà presentata la vicenda del Cardinale Pietro, personalità di spicco nella Roma di metà Ottocento, momento cruciale per le sorti dello Stato Pontificio. Silvestri assunse l’incarico di seguire gli intessi dell’Impero Austroungarico presso il Soglio di San Pietro, salvo convincersi della necessità di unire Roma al nuovo Regno d’Italia, posizione naturalmente avversata dalla corte papale, al punto che alla sua morte non gli venne tributato alcun omaggio solenne. La sua salma venne silenziosamente tumulata al Cimitero del Verano e poi traslata nella tomba di famiglia a Rovigo.

Con la morte del Cardinale, nel 1875, preceduta di un anno da quella del fratello, la famiglia si estinse. Il palazzo e i beni non diversamente assegnati giunsero infine al Vescovo di Adria e da essi prese vita il “Patronato-Scuola de Silvestri per le fanciulle povere”. Un esempio davvero unico di munificenza, che la mostra consente, per la prima volta, di approfondire e documentare.

Info: Fondazione Cariparo www.fondazionecariparo.it


Rovigo – La mostra che dal 30 novembre sarà in Palazzo Roncale con il titolo “Il Conte e il Cardinale. I capolavori della Collezione Silvestri”, oltre a svelare una serie di notevolissime opere d’arte, porta in luce la  figura e la storia del  Cardinale,Pietro de Silvestri, che sull’Unità d’Italia aveva idee decisamente poco gradite al Papa del momento, Pio IX.

La mostra, promossa   dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo insieme all’Accademia dei Concordi, al Comune di Rovigo e al Seminario Vescovile, è ideata da Sergio Campagnolo e curata da Alessia Vedova.

Pietro de Silvestri era nato a Rovigo il 13 febbraio del 1803 dal conte Carlo e da Antonia Dottori Sanson. Dopo gli studi letterari presso il Seminario rodigino, si laurea   all’Università di Padova in teologia e diritto.

È del 1826 l’ordinazione sacerdotale seguita dall’incarico nella parrocchia dei Ss. Francesco e Giustina e dall’insegnamento di discipline bibliche e della lingua ebraica nel Seminario diocesano.

Nel 1836 al giovane sacerdote rodigino giunge dall’Imperatore Francesco 1^ la nomina ad uditore per l’Austria alla Sacra Rota. Giunto a Roma  si mostra molto attivo nella riorganizzazione dell’antica istituzione, fino adiventarne decano.

Il prestigio che andava conquistandosi nella Curia Pontificia venne premiato, il  15 marzo 1858, dalla porpora cardinalizia decisa da Papa Pio IX. Pochi mesi dopo il governo austriaco gli conferisce l’incarico di protector nationis austriacae presso la corte papale, incarico di assoluta fiducia finalizzato a salvaguardare gli interessi e le relazioni privilegiate dell’Impero con il Papa e la Curia romana. In quanto cardinale, gli venne assegnata la titolarità della chiesa di San Marco  e residenza nel contiguo Palazzo Venezia, già sede dell’ambasciata della Serenissima a Roma.

Sono gli anni in cui matura l’Unità d’Italia e il cardinale si mostra uno “dè più favorevoli, dè più energici” alleati di Cavour presso la Curia romana. Il suo è un mutamento di campo che non passa inosservato. L’Austria gli toglie l’incarico di rappresentanza e la sede di Palazzo Venezia, mentre de Silvestri entra in conflitto con il potente Segretario di Stato, cardinale Giacomo Antonelli, e lo stesso Papa.

Considerato come “capo della cospirazione in Roma”, de Silvestri corre il concreto rischio di essere privato della stessa porpora cardinalizia. Queste ostilità gli consigliano un atteggiamento molto defilato.

Il suo ruolo e peso nella Questione Romana sono tutti da verificare. Le opinioni degli storici risultano molto contrastanti. C’è chi lo considera un “insignificante opportunista”, “soggetto di scarsi talenti” e chi gli riconosce una statura ben diversa.

La distruzione da lui voluta della corrispondenza e di altri documenti ha privato gli storiografi di testimonianze che avrebbero potuto meglio chiarire il suo ruolo politico.

Di certo la sua posizione all’interno della Curia Papale era del tutto compromessa, tanto che venne tenuto all’oscuro persino della convocazione del Concilio Ecumenico Vaticano 1^ e venne messo il veto sulla sua nomina ad Arcivescovo di Milano, pur caldeggiata nel 1867 dal Governo Italiano. Vittorio Emanuele II lo indicò, senza fortuna, tra i candidati al Soglio Pontificio graditi al Governo italiano.

Dopo Porta Pia, e il disfacimento dello Stato Pontificio, de Silvestri entrò a far parte della speciale commissione incaricata di riorganizzare la Curia.

Morì a Roma il 19 novembre 1875 e venne provvisoriamente sepolto, senza particolari onori, al cimitero del Verano per essere poi trasferito nella tomba di famiglia a Rovigo.

Pietro de Silvestri non fu, probabilmente, un finissimo stratega politico. Ma fu certamente uomo di grande cultura. Già da giovane era stato ammesso tra gli Accademici dei Concordi. Alla “sua” Accademia destinò la ”Silvestriana”, raccolta di 40 mila volumi tra i quali testi unici e rari, così come aveva già donato la Casa del Petrarca, possedimento di famiglia. E, infine, con il fratello conte Gerolamo, l’intera collezione d’arte e di archeologia dei de Silvestri, conferendone una metà al Comune e all’Accademia dei Concordi e l’altra al Seminario Vescovile. Gli altri beni mobili ed immobili di famiglia, in assenza dell’erede designato, finirono nella disponibilità del Vescovo di Adria.

Informazioni parzialmente tratte da: SILVESTRI, Pietro de di Alessandro Capone –
Dizionario Biografico degli Italiani – Volume 92 (2018)


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Casalecchio di Reno, Bologna: Politicamente Scorretto. Programma di sabato 18 nov.

Politicamente Scorretto 2023:
Articolo 21. Libertà di pensare, diritto di sapere

Il programma di sabato 18 novembre 2023

La XVIII edizione della rassegna curata da Carlo Lucarelli continua con la quinta e penultima giornata dedicata alla letteratura

Dal 14 al 19 novembre 2023 a Casalecchio di Reno (BO)

Il programma della giornata di sabato 18 novembre 2023 di Politicamente Scorretto 2023 prevede numerosi appuntamenti dedicati alla letteratura. Il ricco programma di eventi ed ospiti della XVIII edizione della rassegna curata da Carlo Lucarelli, ideata nel 2005 dal servizio Casalecchio delle Culture e promossa dal Comune di Casalecchio di Reno, prosegue focalizzandosi sul tema “Articolo 21. Libertà di pensare, diritto di sapere”, in riferimento all’Articolo 21 della Costituzione Italiana.

Alle ore 15.00, sabato 18 novembre 2023, torna il consueto appuntamento con “La Letteratura indaga i gialli della politica” presso la Casa della Conoscenza, dove Carlo Lucarelli incontrerà e dialogherà con diversi autori. Si inizia con Paolo Borrometi autore di “Traditori” (Solferino Editore, 2023) che attraverso un reportage giornalistico ci accompagna in un viaggio nella storia d’Italia in cui denuncia i traditori, i criminali che mirano a creare confusione nel Paese per raggiungere i propri interessi illegittimi a discapito della verità. Perché tante stragi e delitti in Italia rimangono impuniti? È questa la domanda che l’autore Borrometi si pone e alla quale tenta di rispondere analizzando i tanti casi irrisolti del passato, dallo sbarco degli americani in Sicilia nel 1943 fino ad arrivare ai giorni nostri, passando per le bombe degli anni Settanta e la strategia della tensione: da Portella della Ginestra a via Fani, dall’Italicus al Rapido 904, da Bologna a Capaci Via d’Amelio, fino all’arresto del latitante Matteo Messina Denaro. Una storia approfondita, alternativa e potente del lato oscuro del Paese.

Si prosegue con il procuratore aggiunto della Repubblica presso il tribunale di Palermo Marzia Sabella, che porterà sul palco di Politicamente Scorretto il suo libro “Lo Sputo” (Sellerio Editore, 2022), un racconto che mette in luce il coraggio di una donna disperata, la prima a testimoniare contro la mafia. La protagonista è Serafina Battaglia, una donna siciliana senza paura e riverenza che ebbe il coraggio di denunciare l’associazione mafiosa di cui essa stessa aveva fatto parte, fino alla morte. In pagine pervase da un’ironia sottile seppur amara si susseguono delitti, funerali, lutti, vendette e sangue, ma senza nessuna enfasi o retorica, come un reportage in bianco e nero. Una storia vera che non è solo documentazione storica ma che, grazie all’abilità narrativa della scrittrice, diventa una vivida pagina letteraria.

Un’altra presentazione di rilievo sarà quella di “Trecento giorni di sole. La vita di mio padre Rocco, giudice scomodo” (Mondadori Editore, 2023), il libro autobiografico dell’avvocato Giovanni Chinnici. L’autore evidenzia i suoi stati d’animo quando all’età di diciannove anni perse il padre, ucciso sotto casa con la prima auto-bomba della mafia. Il giudice Chinnici, il “maestro” di Falcone e Borsellino, fu colui che alla fine degli anni Settanta capì l’importanza di lavorare affinché le istituzioni riconoscessero l’esistenza del fenomeno mafioso e lo affrontassero con gli strumenti adeguati. Colui che istituì quello che, qualche mese dopo il suo omicidio, divenne noto come il Pool antimafia di Palermo“Trecento giorni di sole. La vita di mio padre Rocco, giudice scomodo” è il racconto di un figlio che non ha avuto il tempo di parlare da uomo a uomo con suo padre, è il racconto di un magistrato che ha lottato per squarciare il velo su un fenomeno, quello mafioso, di cui pochi, allora, erano disposti a riconoscere l’esistenza. Il racconto di un uomo che, a costo della vita, ha lottato per rendere l’Italia un Paese migliore.

Infine salirà sul palco anche lo scrittore Francesco Marchi, autore del libro “E il rosso intonò una canzone” (Scatole Parlanti Editore, 2022), con la partecipazione di Marco Ognissanti, ex brigatista BR. La narrazione ruota attorno a Marco, un giovane agente di polizia che nell’autunno del 1979 viene assegnato alla Digos della Questura di Milano, dove si scontrerà con gli anni più duri e sanguinosi della lotta al terrorismo. Durante un servizio, un suo collega viene colpito mortalmente e Marco ha un attimo d’indecisione, così gli assassini riescono a fuggire. La ricerca dei responsabili dell’omicidio s’intreccia con le vicende personali dei protagonisti: il Rosso, Dracula, Sergio, Ciro, Nicola, Salvatore e il vecchio Arturo, mentre sarà la bomba alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980 che obbligherà Marco e i suoi colleghi a riflettere sul proprio lavoro. Attraverso le voci di poliziotti e terroristi, Francesco Marchi condivide con il pubblico un punto di osservazione particolare e personale sugli anni di piombo, una delle pagine più drammatiche della storia italiana.

La quarta e penultima giornata della rassegna si concluderà sempre presso la Casa della Conoscenza alle ore 20.45 con “Il Caso Moro“, evento a cura di CGIL Bologna. Qui l’ex magistrato e scrittore Giuliano Turone, autore di “Italia occulta. Dal delitto Moro alla strage di Bologna, il triennio maledetto che sconvolse la Repubblica” (Chiarelettere Editore, 2019) dialogherà con Carlo Lucarelli e Gianni Monte, segretario CDLM_CGIL Bologna. La storia raccontata dall’autore porta i lettori in una sequenza impressionante di stragi, assassinii, complotti, tentativi di colpi di Stato: Moro, Pecorelli, Sindona, Ambrosoli, Mattarella, Amato, la strage di Bologna, la P2, Andreotti. Un insieme di fatti maturati in un arco di tempo ristretto (1978-1980) e rimasti il più delle volte senza giustizia, che sono stati recuperati e ricostruiti in un disegno complessivo ricco di frammenti e risvolti dimenticati o trascurati durante i processi. Con Turone, testimone e protagonista come magistrato di quella terribile stagione, ci addentriamo tra storie torbide e sconvolgenti che hanno come protagonisti criminali, terroristi e mafiosi, ma pure uomini delle istituzioni, veri traditori della Repubblica. Turone spiega e dimostra che è solo grazie al sacrificio di eroi valorosi tra magistrati, carabinieri, finanzieri e poliziotti, e all’impegno di alcuni politici tenaci e coraggiosi che l’Italia è riuscita a rimanere un Paese libero. Dunque è essenziale non dimenticare e informare le nuove generazioni su quelli che furono gli eventi che segnarono quegli anni terribili, spesso resi volutamente indecifrabili per coprire responsabilità e bugie.

Gli eventi saranno trasmessi in diretta streaming sulla pagina Facebook e il canale Youtube di Politicamente Scorretto.

Alla Casa della Conoscenza sarà inoltre presente il bookshop a cura della Libreria Carta Bianca.

Il programma completo è consultabile sul sito www.politicamentescorretto.org.


Politicamente Scorretto è un progetto del Comune di Casalecchio di Reno in collaborazione con Carlo Lucarelli e con il sostegno e la co-progettazione della Regione Emilia-Romagna nell’ambito della L.R. 18/2016. Partner: Libera Associazioni Nomi e Numeri contro le mafie, Avviso Pubblico Enti locali e Regioni contro mafie e corruzione, ATER Fondazione, Ordine dei Giornalisti Emilia-Romagna, Fondazione Ordine dei Giornalisti Emilia-Romagna, Club Tenco, CDMPI – Centro di Documentazione del Manifesto Pacifista Internazionale, Percorsi di Pace, Libreria Carta Bianca, Giovani Reporter. Sponsor: Melamangio e Elior.


INFORMAZIONI UTILI
 
POLITICAMENTE SCORRETTO 2023 – XVIII EDIZIONE
QUANDO: dal 14 al 19 novembre 2023
DOVE: Casalecchio di Reno (BO)
Casa della Conoscenza, Via Porrettana 360
Teatro comunale Laura Betti, Piazza del Popolo 1
Casa per la Pace “La Filanda”, Via dei Canonici Renani 8

Tutti gli eventi sono gratuiti, fino ad esaurimento posti.
Gli spettacoli teatrali al Teatro Laura Betti sono a pagamento. Per informazioni sugli spettacoli si rimanda al sito: www.teatrocasalecchio.it  
 
REALIZZATO DA: Comune di Casalecchio di Reno in collaborazione con Carlo Lucarelli e con il sostegno e la co-progettazione della Regione Emilia-Romagna nell’ambito della L.R. 18/2016
COORDINATO DA: Servizio Casalecchio delle Culture

PARTNER: Libera Associazioni Nomi e Numeri contro le mafie, Avviso Pubblico Enti locali e Regioni contro mafie e corruzione, ATER Fondazione, Ordine dei Giornalisti Emilia-Romagna, Fondazione Ordine dei Giornalisti Emilia-Romagna, Club Tenco
SPONSOR: Melamangio, Elior
 
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Bergamo, Palazzo della Ragione: YAYOI KUSAMA. Infinito Presente

Yayoi Kusama, Fireflies on the Water, 2002. Mirrors, plexiglass, lights, and water, 111 × 144 1/2 × 144 1/2 in. (281.9 × 367 × 367 cm). Whitney Museum of American Art, New York; purchase with funds from the Postwar Committee and the Contemporary Painting and Sculpture Committee and partial gift of Betsy Wittenborn Miller 2003.322. © Yayoi Kusama. Photograph by Sheldan C. Collins

BERGAMO | PALAZZO DELLA RAGIONE

17 NOVEMBRE 2023 – 24 MARZO 2024

La mostra ospita Fireflies on the Water, una delle Infinity Mirror Room più iconiche dell’artista più popolare al mondo.

Esposta per la prima volta in Italia, l’opera proviene dalla collezione permanente
del Whitney Museum of American Art di New York.

A cura di Stefano Raimondi

Dal 17 novembre 2023 al 24 marzo 2024, Palazzo della Ragione a Bergamo sarà teatro di una straordinaria operazione artistica e culturale.
In occasione di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023, uno dei più antichi palazzi comunali d’Italia accoglierà la mostra di Yayoi Kusama (Matsumoto, Giappone, 1929), l’artista più popolare al mondo, secondo un sondaggio condotto dalla rivista The Art Newspaper, che porterà nel cuore della città orobica Fireflies on the Water una delle sue Infinity Mirror Room più iconiche, proveniente dalla collezione del Whitney Museum of American Art di New York.

“È una mostra ambiziosa e speciale – afferma il curatore Stefano Raimondi, fondatore e direttore di The Blank Contemporary Art -, resa possibile da un progetto articolato, che ha richiesto due anni di lavoro, e dai rapporti internazionali con il Whitney Museum of American Art, senza dubbio uno dei più importanti musei al mondo”.

“Yayoi Kusama – prosegue Stefano Raimondi – è un’artista amata in modo trasversale da più generazioni e pubblici, capace di meravigliare e stupire, e la stanza Fireflies on the Water è sicuramente la più adatta a sottolineare le tematiche che accompagnano Bergamo Brescia nell’anno della Capitale Italiana della Cultura, che affrontano i temi della resilienza, della cura, per aprirsi infine a una nuova dimensione piena di luce, energia e sconfinate possibilità”.

“La presentazione di questa importante mostra – sottolinea Giorgio Gori, sindaco di Bergamo – in un contesto storico di prestigio e di grande valore per la comunità quale è Palazzo della Ragione, è un segnale importante per la nostra città e per tutto il mondo dell’arte contemporanea nell’anno di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura”.

“Bergamo da tempo – prosegue Giorgio Gori -, grazie al grande lavoro di The Blank, di GAMeC e di altri soggetti di rilievo, lavora per promuovere e valorizzare l’arte contemporanea in città: quest’ultima è centrale nella programmazione del progetto di Capitale 2023, grazie all’esposizione di Kusama, alle installazioni di piazza della Libertà e del KilometroRosso, ma anche al cantiere per la nuova Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea della città, cantiere che avrà inizio proprio nel 2023 nell’attuale palazzetto dello sport della città”.

“Il fatto che un’istituzione importante come il Whitney Museum of American Art di New York – ricorda Nadia Ghisalberti, assessore alla Cultura del Comune di Bergamo – conceda un prestito di questo rilievo, trasmette il valore del percorso che Bergamo ha intrapreso da diversi anni nell’ambito dell’arte contemporanea e di pari passo del cammino fatto da The Blank, una realtà del territorio che è diventata un interlocutore culturale credibile e conosciuto a livello internazionale e un attore capace di promuovere la città e la comunità”.

L’allestimento, curato da Maria Marzia Minelli, si compone di un percorso introduttivo che approfondisce la ricerca di Yayoi Kusama attraverso poesie, filmati e documentazioni, creando uno spazio di condivisione fisica e digitale dell’esperienza vissuta e permettendo di entrare da più punti di vista nell’immaginario della celebre artista giapponese.

Al centro del percorso Fireflies on the Water è un’installazione dalle dimensioni di una stanza pensata per essere vista in solitudine, una persona alla volta.

L’opera consiste in un ambiente buio, rivestito di specchi su tutti i lati; al centro della sala, si trova una pozza d’acqua, che trasmette un senso di quiete, in cui sporge una piattaforma panoramica simile a un molo e 150 piccole luci appese al soffitto che, come suggerisce il titolo, sembrano lucciole.

Questi elementi creano un effetto abbagliante di luce diretta e riflessa, emanata sia dagli specchi che dalla superficie dell’acqua. Lo spazio appare infinito, senza cima né fondo, inizio né fine. Come nelle prime installazioni di Yayoi Kusama, tra cui l’Infinity Mirror Room (1965), Fireflies on the Water incarna un approccio quasi allucinatorio alla realtà. Sebbene legato alla mitologia personale dell’artista e al processo di lavoro terapeutico, quest’opera si riferisce anche a fonti varie come il mito di Narciso e il paesaggio giapponese nativo di Kusama.

Il luogo che accoglie l’installazione è ovattato nelle luci e nei suoni e l’arrivo alle soglie della stanza ha la valenza di un atto meditativo, di una contemplazione capace di portare il pubblico in una dimensione altra e diversa, un invito ad abbandonare il senso di sé e ad arrendersi a una sorta di magia meditativa.

Durante la mostra si svolgerà un ampio programma di laboratori progettati dai servizi educativi di The Blank per le scuole e le famigle. Yayoi Kusama. Infinito Presente è completamente accessibile alle persone sorde anche attraverso visite guidate in LIS – Lingua dei Segni.

Venezia, 1966 – XXXIII edizione della Biennale d’Arte di Venezia. Gli artisti Yayoi Kusama e Lucio Fontana durante la performance (pirata) Narcissus Garden ai Giardini della Biennale.
©Gianni Berengo Gardin/Courtesy Fondazione Forma per la Fotografia

Maggiori informazioni e dettagli sulle prevendite sul sito www.theblank.it

L’esposizione sarà accompagnata da un catalogo esclusivo, realizzato e pubblicato da Skira.

L’arte e la vita per Kusama sono indissolubilmente legate: Yayoi Kusama è nata in Giappone, a Matsumoto, nel 1929, da una famiglia agiata che aveva previsto per lei una precisa posizione nella società. Fin da bambina però Kusama comincia ad avere delle allucinazioni uditive e visive. Come la stessa artista ha raccontato è iniziato tutto in un campo di fiori: “C’era una luce accecante, ero accecata dai fiori, guardandomi intorno c’era quell’immagine persistente, mi sembrava di sprofondare come se quei fiori volessero annientarmi”.

L’arte si rivela fin da subito un elemento necessario e terapeutico, con la quale gestisce le sue allucinazioni. I suoi genitori, tuttavia, non accettano la sua passione, tanto che sua madre distrugge i suoi disegni prima che lei riesca a terminarli. È proprio per questo motivo che una delle prime forme d’arte di Yayoi Kusama sono i pois, elementi veloci da disegnare.

Dedicandosi con grande dedizione allo studio dell’arte, nonostante il parere contrario della famiglia, rimase colpita dai dipinti dell’artista Georgia O’Keeffe, moglie di Alfred Stieglitz, e decise di scriverle. Fu proprio dopo aver ricevuto la sua risposta che Yayoi Kusama si trasferì nel 1958 negli Stati Uniti, prima a Seattle e poi a New York. Qui all’inizio trova notevoli difficoltà nell’ambiente artistico, sia perché fortemente maschilista, sia per le sue origini giapponesi, ma ben presto comincia a farsi notare con le sue opere. Già negli anni sessanta Kusama consolida la sua posizione nell’avanguardia newyorkese e viene considerata una rivoluzionaria per l’epoca.

Dopo aver raggiunto la fama in tutto il mondo, nel 1973 Yayoi Kusama torna in Giappone e nel 1977 si fa ricoverare spontaneamente in un istituto psichiatrico dove vive ancora oggi. Ma questo non le ha in alcun modo impedito di affittare un atelier davanti all’ospedale, in cui si reca ogni giorno per dipingere. In questi anni infatti ha continuato a lavorare, collaborando anche con celebri marchi di moda, e a dedicarsi completamente alla sua ricerca, dipingendo quadri e scrivendo romanzi e poesie.


L’evento, promosso da The Blank Contemporary Art in intesa culturale con il Comune di Bergamo, si svolge nell’ambito di Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023. La sinergia tra istituzioni, imprese e arte è uno degli elementi che concorre alla crescita sociale e culturale della comunità. In questa prospettiva risulta particolarmente significativo il contributo di Camera di Commercio di bergamo  e la partecipazione come Main Sponsor di Isocell Precompressi S.p.A., il supporto come Main Partner di Banca Generali Private, Gruberg e MAGRIS, il sostegno di Alias (Design & Furniture), Art Care (Trasporto, produzione e allestimento), Carminati Adv (Media Partner), CLP Relazioni Pubbliche (Ufficio Stampa), CVO GROUP (Security Partner), Linda (Cleaning Partner), Merlino ( Kids Lab Furniture), Mida Ticket (Biglietteria), Phillips (Technical Partner), Achille Pinto (Educational Partner), Settecento Hotel (Accomodation Partner), Skira (Publishing Partner), Zenato (Wine Partner) e la partecipazione come Event Partner di Alluminio Agnelli, Dielle Ceramiche, Evelyne Aymon, Palazzo Monti.

La mostra è parte del programma del Festival di Arte Contemporanea ARTDATE, organizzato da The Blank e Palazzo Monti dal 9 al 26 novembre nelle città di Bergamo e Brescia.

La manifestazione Bergamo Brescia Capitale Italiana della Cultura 2023 vede Intesa Sanpaolo e A2A nel ruolo di Main Partner, Brembo nel ruolo di Partner di Sistema, Ferrovie dello Stato Italiane e SACBO quali Partner di Area. Il Ministero della Cultura e Regione Lombardia sono partner istituzionali insieme a Fondazione Cariplo, Fondazione della Comunità Bresciana e Fondazione della Comunità Bergamasca.


YAYOI KUSAMA. Infinito Presente
Bergamo, Palazzo della Ragione (Piazza Vecchia, 8A)
17 novembre 2023 – 24 marzo 2024
 
Orari e informazioni: www.theblank.it
T. +39.035.19903477; associazione@theblank.it
 
Biglietti in prevendita (incluse commissioni e diritti di prevendita)
Singolo intero: €14,50; Under 18 ridotto singolo: €12,50
Gruppi (min. 15 persone, max. 30 persone per slot): €13,50; Gruppi Scuole (min.15 persone): €6,00
Gruppi Scuole + Laboratorio (min. 15 persone, max. 30 persone): €8,50
Gratuito: insegnanti in visita con la classe; bambini 0-3 anni; disabili e accompagnatori
 
Visite guidate (minimo 7 persone): €70,00

Biglietteria online: www.midaticket.it

Prenotazioni scuole e gruppi
Le scuole e i gruppi potranno prenotare la visita e i laboratori al numero dedicato di assistenza +39 035 19903477 (da martedì a venerdì ore 9-13) o scrivendo a scuole@theblank.it e gruppi@theblank.it Tutte le informazioni dei laboratori sono presenti alla pagina web https://theblank.it/scuole-e-laboratori/

Ufficio stampa
CLP Relazioni Pubbliche
Clara Cervia | T. +39 02.36755700 | clara.cervia@clp1968.it
Marta Pedroli | T. +39 02.36755700 | marta.pedroli@clp1968.it | www.clp1968.it